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Autore: 7vite    01/10/2017    1 recensioni
La vita di Doremi e le sue amiche è cambiata definitivamente da quando le sei apprendiste hanno deciso di rinunciare per sempre all'uso dei poteri magici, scegliendo di restare a vivere nel mondo degli esseri umani.
Le loro strade si sono divise, ognuna di loro ha intrapreso un cammino diverso, promettendosi però di restare amiche per sempre.
Ed è qui che le incontriamo nuovamente, alle prese con i problemi che affliggono tutte le adolescenti.
Riusciranno a gestire le nuove avversità senza l'aiuto della magia?
Genere: Commedia, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- DELUSIONE D’AMORE -

 
Correva senza sosta nella notte. Il freddo gelido lacerava il suo volto, ma non le importava. Lacrime calde le rigavano il viso, il naso le colava.
Non si era fermata quando il ragazzo aveva urlato il suo nome al parco e non si sarebbe fermata nemmeno adesso, avrebbe continuato a correre, sperando che il vento che le sferzava sul volto avrebbe scacciato quell’immagine dalla sua testa.
“non è vero, non è vero, non è vero!”
Continuava a ripetersi, ma era impossibile ingannarsi, i suoi occhi avevano visto tutto quanto distintamente. Shin stava abbracciando e baciando una sua vecchia compagna di scuola.
Poco le sarebbe importato se ciò fosse successo l’anno precedente, ma adesso era tutto diverso.
Aveva promesso alla sua amica Doremi che avrebbe fatto in modo che quei due si mettessero insieme, le aveva garantito che quello sarebbe stato il suo regalo di Natale.
Mai aveva sospettato che Shin potesse avere una ragazza a Sapporo, il suo oniichan* l’aveva nascosto bene.
“Che cosa le dico adesso? Lei mi odierà a morte per averle mentito… Ma io non lo sapevo!”
Continuava a pensare, mentre correva nel buio senza sosta. Ad un tratto si fermò, accasciandosi contro un muro e lasciandosi scivolare.
“Lei è la migliore amica che io abbia a Misora, e adesso la perderò. La perderò per colpa di quello stupido di Shin. Perché ci ha tenuti all’oscuro di tutto? Perché ha dovuto farmi questo?”
Picchiò un pugno contro il muro, provando una fitta di dolore.
“Perdonami Doremi...”
 
Sua madre l’aveva trovata poche ore dopo. L’aria fredda della notte l’aveva fatta ammalare, rendendola debole, fino a quando non si era addormentata per strada.
Venne condotta a casa, dove Iwao l’adagiò sul letto, coprendola fino al collo. Kasumi le aveva poggiato un panno umido sulla fronte, aspettando che la figlia riprendesse conoscenza.
«Tutto quel correre deve averla fatta sudare.»
Disse Iwao guardandola respirare affannosamente.
«Cosa le sarà passato in mente? Perché si è comportata in questo modo?»
La donna conosceva la verità. Poche ore prima Shin era tornato a casa di corsa, e quando non aveva trovato la sorella in casa, le aveva raccontato tutto l’accaduto, ma non aveva avuto il coraggio di fare lo stesso col padre.
Kasumi e Shin scesero allarmati per strada, cercandola nei luoghi a lei più cari: casa di Rei, la scuola elementare, persino il vecchio asilo che aveva frequentato, fino a quando, finalmente, non l’avevano trovata sdraiata su un angolo vicino l’abitazione dei nonni materni. Kasumi sospettava anche cosa doveva averla spinta a reagire in quel modo; sapeva che Doremi si era invaghita di Shin, l’aveva inutito la sera in cui era stata ospite in casa loro.
«Io non capisco perché sia corsa via in quel modo!»
Le confidò Shin, quando rimasero da soli.
«Capisco che non dev’essere stato un bello spettacolo da vedere, ma questo mi sembra semplicemente troppo. Insomma mamma, cos’ho fatto di male?»
Kasumi guardò la figlia dormire profondamente.
«Di questo parlerai con Makoto quando si sarà ristabilita.»
Il ragazzo non comprendeva, ma annuì obbediente.
«Piuttosto, adesso capisco come mai ci tenessi tanto a tornare a Sapporo per le vacanze natalizie.»
Insinuò con un sorrisino,mettendo Shin in imbarazzo.
«La piccola Kari, eh? È sempre stata una bella ragazza, ma pensavo che tra voi ci fosse semplicemente una forte amicizia. Se nemmeno io ho scoperto la verità, lascia che ti faccia i miei complimenti per l’ottima dissimulazione.»
Shin si grattò il capo.
«Mamma non mi sembra il momento di parlare di queste cose, pensa piuttosto alla salute di tua figlia!»
«Ma io ci sto pensando. Sfortunatamente per te però, sono in grado di occuparmi di due figli alla volta.»
 
 
Makoto si risvegliò poco più tardi. Sua madre si era addormentata su una sedia in camera sua. Guardò fuori dalla finestra, doveva essere notte fonda. Cercò di mettersi a sedere, ma la testa le faceva troppo male. Senza volerlo emise un gemito che destò Kasumi dal suo sonno leggero.
«Ti sei svegliata, finalmente.»
La ragazza rimase in silenzio.
«Ci hai fatti preoccupare tutti quanti: me, papà, Nobuo e Shin.»
Quando sentì l’ultimo nome fece una smorfia.
Kasumi si sedette sul suo letto, parlandole a voce molto bassa, quasi bisbigliando.
«Perché sei arrabbiata con tuo fratello?»
Sua figlia non rispose.
«Lascia che ti dica una cosa; so che vuoi tantissimo bene a Doremi, e per quanto anche a me piaccia tanto quella ragazzina,  non puoi certo forzare i sentimenti di tuo fratello nei suoi confronti.»
Makoto era rimasta ferita da quelle parole. Come faceva a sapere?
Kasumi fece una pausa per darle il tempo di assimilare e rispondere, ma quando vide che ciò non accadde, procedette.
«Ormai dovresti sapere che un sentimento nasce spontaneo come un fiore, e come un fiore va curato giorno per giorno. Non si può semplicemente decidere di innamorarsi di qualcuno.»
Makoto serrò i pugni.
«Come pensi che Shin possa innamorarsi di lei se nemmeno la conosce? Due persone hanno bisogno di imparare a conoscersi lentamente, di condividere interessi, di essere sulla stessa lunghezza d’onda. Tuo fratello è molto più grande di Doremi,ed ha altre cose che gli frullano nella testa, mi capisci?»
Makoto annuì impercettibilmente, mentre nuove lacrime nascevano dai suoi occhi. Quando parlò per la prima volta, lo fece con voce strozzata.
«Ma mamma, io gliel’ho promesso. Se adesso mi rimangio tutto, lei inizierà ad odiarmi.»
Kasumi l’accolse in un abbraccio, lasciandola singhiozzare appoggiata al suo petto.
«Non ti odierà, fidati di me. Doremi è una brava ragazza, capirà la faccenda, capirà che non è certo colpa tua se le cose tra i due non possono funzionare.»
La cullò come una bambina piccola, lasciando che versasse tutte le lacrime che aveva, col cuore spezzato causato da un amore non corrisposto, sebbene quell’amore non fosse il suo.
 
Il mattino seguente Shin andò a farle visita.
«Buongiorno, mamma mi ha detto che la febbre è diminuita. Come ti senti?»
Le domandò con voce affabile. Makoto non rispose, non lo degnò nemmeno di uno sguardo. Shin sospirò profondamente, abbandonandosi su una sedia.
«Ascoltami, so bene che sei arrabbiata con me e desideri non parlarmi, è solo che non capisco cos’ho fatto per meritarmi tutto questo astio.»
Makoto s’irrigidì sul letto.
«Non è come pensi. Il mio non è odio, bensì vergogna.»
Shin spalancò gli occhi, avvicinandosi alla sorella.
«Ma di cosa stai parlando? Se uno dei due deve essere imbarazzato, quello sono io dato che…»
Shin non continuò la frase, ma arrossì lievemente.
«…Beh, lo sai…»
«Non è per quello. Mi sento una sciocca per esser corsa via in quel modo, immagino di avervi fatto prendere un colpo! La verità, Shin, è che tu piaci parecchio alla mia amica Doremi.»
Gli occhi di Shin ebbero un bagliore, finalmente era tutto chiaro.
«Io le ho promesso che te ne avrei parlato, e che alla fine voi due vi sareste messi insieme. Quando ti ho visto in compagnia di quella ragazza, mi sono sentita stupidamente tradita da te. So che la cosa non ha nessun senso, ma mi sono preoccupata perché in questo modo non avrei potuto mantenere la promessa fatta a Doremi,e ho temuto che lei potesse odiarmi per questo, ed io non voglio che ciò accada, perché è la migliore amica che io abbia a Misora!»
Shin si alzò per prendere posto di fianco a lei sul letto.
«Per prima cosa lascia che ti dica che è stato veramente stupido da parte tua fare una simile promessa. Non si possono gestire nemmeno i propri sentimenti, figurarsi quelli degli altri! Doremi è una ragazzina molto carina, e sembra anche decisamente simpatica, ma per me è troppo piccola.»
Makoto abbassò la testa.
«Ho combinato un guaio, non è così?»
«Non è niente a cui non si possa porre rimedio. Ciò che ti suggerisco di fare è di parlarle con sincerità, sono certo che lei comprenderà. Se il vostro legame è davvero così forte come credo, sappi che ti perdonerà.»
Shin le poggiò un dito sotto al mento, costringendola ad alzare gli occhi per incrociare il suo sguardo.
«Promettimi solo che non commetterai mai più un simile errore. Anche se hai agito con le migliori intenzioni del mondo, quello che hai fatto non è per niente bello.»
Makoto annuì, mentre gli occhi le si inumidivano un’altra volta.
«Volevo scusarmi con te, fratellone. Tu ti sei sempre comportato bene con me, ed io ieri sono quasi arrivata ad odiarti. Non te lo meriti affatto, mi dispiace. E mi spiace anche di avervi fatto impensierire tutti quanti.»
Contro ogni previsione, Shin sorrise.
«Di questo non devi preoccuparti, è normale che fratelli e sorelle litighino, ed è anche normale che a volte arrivino persino a pensare di odiarsi. Ma adesso la questione è stata risolta, non è così?»
Finalmente Makoto allargò le labbra in un sorriso, annuendo.
«Volevo dirti ancora un’altra cosa, prima che tu te ne vada.»
I lineamenti del ragazzo si rilassarono ancora di più.
«Ma certamente, dimmi tutto ciò che vuoi…»
«Dove hai imparato a baciare in quel modo?»
Shin s’irrigidì, diventando paonazzo.
«Ma cosa dici?»
«Guarda che ti ho visto bene, te ne stavi nascosto da occhi indiscreti, le tenevi le mani sui fianchi quasi all’altezza del sedere…»
«STA’ ZITTA! UNA RAGAZZINA DELLA TUA ETÀ NON DOVREBBE NEMMENO IMMAGINARE CERTE COSE!»
Urlò Shin portandosi le mani alle orecchie, mentre correva da una parte all’altra della stanza. Makoto mise il broncio sollevando le braccia.
«Se lo so è solamente perché ti ho visto farlo!»
«Non voglio più che tiri fuori questo discorso, ci siamo intesi? Altrimenti me la pagherai!»
Makoto iniziò a canticchiare una filastrocca stonata.
«Shinichi e Kari / si tengono le mani / si bacian con passione / e parlano d’amore…»
Shin si infilò le dita in profondità dentro le orecchie, urlando a squarciagola.
«lallalaa, tanto non ti sento, lalalalalal, son diventato sordo!»
Nobu salì le scale di corsa, attirato da quel fracasso, trovandosi davanti una scena comica quasi surreale.
Con una goccia sulla nuca chiuse la porta alle sue spalle e decise di tornare la piano di sotto.
«Vivo in una famiglia di matti!»

 

DIZIONARIO (JUST IN CASE)
*Oneechan
(o semplicemente Niichan): fratello maggiore.
  
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