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Autore: ROW99    03/10/2017    1 recensioni
Essere soli è una delle cose più devastanti che possano colpire la vita di una persona, ma spesso la luce è nascosta più vicino di quanto sembri, magari negli occhi di qualcuno di insospettabile!
Dal testo: Non è facile avere amici quando sei troppo intelligente. Sembri sempre troppo alto, troppo lontano per chi vive una vita normale. Minaho non ricorda un periodo della sua vita in cui non sia stato solo. Forse, nei suoi primi ricordi, prima dell’incidente che gli porterà via il padre, vi era una stilla di felicità, ma poi tutto era crollato.
nb: Minaho e Manabe frequentano la Raimon, ma in una sezione diversa dai protagonisti di IE go
Genere: Drammatico, Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Manabe Jinichirou, Minaho Kazuto
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Never know how much I love you, never know how much I care
When you put your arms around me, I get a fever that's so hard to bear
You give me fever - when you kiss me, fever when you hold me tight
Fever - in the the morning, fever all through the night.


-A domani ragazzi! Preparatevi… la finale è tra meno di due settimane!

L’allenatore Endou salutò con la mano la squadra. Gli allenamenti erano stati spossanti, e la sosta in gelateria non era stata certo sufficiente a far riprendere i ragazzi! Tutti non vedevano l’ora di andarsene a riposare.

Minaho e Manabe salutarono i compagni all’incrocio davanti alla scuola e imboccarono la strada di casa. Era un pomeriggio molto luminoso e tiepido.La città era in piena attività e i ragazzi erano pieni di gioia.
-Min… Min ci credi che è tutto andato per il meglio? Non… non mi sembra vero!

Manabe saltellava come un bambino. L’arancione rise… era raro vedere il suo amico, di solito così serio, comportarsi così. Anche lui era emozionato… però non si sentiva proprio di correre e saltare. Aveva freddo…
-Ehi Manabe, ma la temperatura è… è scesa di colpo o sbaglio? Che… che venga a piovere?
Il lilla guardò il cielo stupito. Non c’era l’ombra di una nuvola…-Mh… non credo Min… a me poi sembra che sia una giornata molto tiepida! Si potrebbe quasi stare in maglietta…

Minaho lo guardò dubbioso. Perché allora lui si sentiva congelare, e gli facevano così male i muscoli? Non si sentiva quasi più le gambe dalle ginocchia in giù…
Manabe fissò l’amico. L’arancione era molto pallido e si stringeva nella felpa.
-Ehi… ehi Min ma va tutto bene? Hai… hai un aspetto strano… prima non lo avevo notato…
-Io? No… perché dovrei… dovrei avere un aspetto strano? -L’arancione sorrise. La verità era che si sentiva molto debole… ma perché?

Il lilla si avvicinò all’amico e lo osservò con occhio clinico. Gli prese il polso e gli guardò delicatamente la pupilla… Minaho sentiva sonnolenza… che cosa gli stava succedendo?
L’arancione stava quasi per fermare Manabe e riprendere il cammino quando… il lilla, senza preavviso, gli appoggió le labbra sulla fronte. Solo uno sfioramento leggero, ma Minaho arrossí come un peperone.
-Ma cos… Man… che… che…
Manabe sorrise. -Min… hai la febbre! Ma come mai… hai preso freddo per caso?
L’arancione sospirò. Si era ricordato della doccia fredda della mattinata. -Dannata fretta! – pensò.


Minaho raccontò tutto a Manabe che lo riprese dolcemente, ma poi gli sorrise.
-Tieni, mettiti questa e poi vieni vicino a me.
Il lilla si tolse la felpa e la diede all’amico.
-Ma… Ma così prenderai freddo… -Minaho provó a rifiutare.
-Sst… sono solo pochi minuti! -Manabe chiuse con un dito la bocca all’amico. -Taxi!!

Un veicolo si fermò a bordo strada. Manabe pregò silenziosamente di avere abbastanza soldi… era uscito con il portafogli semivuoto.

Il lilla fece sedere l’amico e gli accarezzò una guancia, quindi riferì l’indirizzo all’autista che parta velocità sostenuta.
-Man… guarda che… che sto più che bene! -L’arancione sorrise scosso dai brividi. Odiava l’influenza, ma sapeva per esperienza che la sapeva combattere bene. Gli bastavano un paio di giorni per liberarsene del tutto.
-Non metto in dubbio… ma pensi che saresti riuscito a tornare a casa a piedi? Da come tremi dubito che tu te li senta più, i piedi… e io non sarei riuscito a portarti in braccio per così tanta strada! -Manabe sorrise all’amico cercando di sdrammatizzare.
Minaho dovette arrendersi all’evidenza… e comunque erano ormai arrivati.


-Sono quindici yen. -L’autista si accomodó gli occhiali.
-Ma… Ma non è possibile! È troppo poco!  -Manabe non capiva. -Ricontrolli… non voglio approfittare della sua buona fede…
L’uomo sorrise. -Porta dentro il tuo amico, ha bisogno di riposo… quando faccio servizio ambulanza tariffa dimezzata!
Manabe non fece in tempo a ringraziare quel buffo ometto che era già sparito dietro l’angolo, lasciandolo sul marciapiede con un palmo di naso.


Il lilla portò dentro Minaho, che al calduccio di casa si sentì subito meglio.
-Aspetta qui e mettiti comodo sul divano… vado a prendere il termometro e qualche coperta.
Tempo due minuti e Minaho era infagottato come un involtino in due trapunte, i piedi in un catino pieno di acqua calda. Dalla mole di coperte spuntava una testa arancione decisamente contrariata con in bocca un termometro azzurro.

-Beeene… fai vedere… dai! Pensavo peggio! Trentotto e cinque… per fortuna non è troppo alta. -Manabe sorrise. -Vedrai che presto starai meglio.
Minaho non si sentiva poi così male… anche se “sentire” era un concetto relativo. Aveva così freddo che non gli sembrava più di avere mani e piedi.

-Mh… vediamo…-Manabe si sistemó gli occhiali sul naso mentre con la mano sinistra reggeva uno dei suoi libri di medicina. -Allora… adesso ti prendo un’aspirina per abbassare la febbre... Le coperte le hai… dobbiamo scaldarti le estremità. Hai freddo a mani e piedi?
Minaho sorrise depresso. -Perché, ho ancora delle estremità?
-Simpaticone! -Manabe ridacchió. -Dammi le mani…  
Il lilla prese le mani dell’amico. Erano gelide. -Minaho, ma quanto sei freddo? Aspetta… - Il ragazzo iniziò a massaggiargliele. -così va meglio?
Minaho sorrise. -Molto meglio!


-Tieni Min… prendi questa. -Il lilla porse all’amico una pasticca e un bicchiere d’acqua. -Non è niente di che… semplice Tachipirina per farti passare la febbre. -Manabe sapeva che l’amico non aveva un bel rapporto con le medicine dopo la morte della madre.
-Mh… di cosa sa? -La voce lamentosa di Minaho non riusciva a nascondere la sua ansia.  Aveva visto la madre spegnersi davanti a lui imbottita di antidepressivi… non riusciva a pensare alle medicine senza ricordare quel trauma.

-Sa… sa di medicina, ma la devi buttare giù… ci vuole poco Min… dai… poi starai meglio, te lo giuro! -Manabe gli sorrise incoraggiante.
-Io… io non la prendo quella cosa Man! -Minaho mise il broncio. Manabe non riuscì a non intenerirsi.
-Mh… ci penso io! Aspetta un secondo…

Manabe volò in cucina e tornó dopo pochi minuti con qualcosa stretto nel pugno. -Guarda qua cosa ho portato!
Il ragazzo aprì il palmo. Aveva preso una caramella gommosa all’arancio, che sapeva essere un punto debole del suo migliore amico.
-Prendi la medicina… e poi ti mangi questa per rifarti la bocca, ok? -Manabe fece l’occhiolino all’amico.
Minaho bofonchió qualcosa… ma due minuti dopo stava succhiando la sua caramella. Il lilla sorrise dolcemente.


Tempo nemmeno mezz’ora e la medicina aveva fatto effetto. La febbre si era abbassata fin quasi a sparire e Minaho si era addormentato. Ora russava felice sul divano.
Manabe gli appoggió la mano sulla fronte e sentì che era sudato. -Ovvio… la temperatura scende… -pensò.
L’amico si era scoperto muovendosi nel sonno… evidentemente sentiva caldo. Manabe pensò di cambiarlo, non voleva che il sudore gli si gelasse addosso.
Salì in camera e prese un pigiama dal cassetto dell’amico. Non poté evitare di far cadere gli occhi sulla parete. Minaho aveva appeso una loro foto insieme che aveva fatto stampare in grande formato. Il lilla sorrise.

-Min… scusa se ti muovo… continua pure a riposare. Ti cambio i vestiti.
L’arancione bofonchió qualcosa nel sonno. Manabe gli sbottonó la divisa e gliela  sfiló dolcemente, quindi fece lo stesso con camicia e pantaloni.
-Minaho… perdonami… cercherò di non guardare… -Il lilla ridacchió. Prese un asciugamano e tamponó dolcemente il petto dell’amico, quindi gli infilò la maglietta del pigiama e i pantaloncini. Con la mano gli scostó un ciuffo arancione dalla fronte e gliela asciugó con un fazzoletto.
-Ora va meglio… riposa Min, ne hai bisogno.


Quando Minaho si svegliò si sentiva molto meglio. Il freddo era sparito, e così i dolori muscolari. Ringraziò mentalmente Manabe per averlo costretto a prendere la medicina… aveva bisogno di stare bene per il giorno dopo, doveva tornare a scuola!
Si accorse di essere in pigiama. Arrossí al pensiero di Manabe che lo spogliava… si pentí di aver ceduto al sonno, ma poi non poté fare a meno di ridere pensando al lilla che, tutto vergognoso, gli toglieva i pantaloni.
Si alzò in piedi stiracchiandosi e si diresse verso la cucina… aveva fame!

-Man… ehi Man, ho visto che mi hai cambiato… grazie. Però non vorrei che la vista dei miei bellissimi pettorali ti avesse troppo sconvolto… sai com’è… -Minaho ridacchió.
Manabe era di spalle intento a cucinare. Si voltó di colpo con un gran sorriso.

-Ehi… Min! Che bello che stai meglio! Guarda che non è stato… ho dovuto… ecco… non volevo che ti si raffreddasse il sudore addosso! E poi non ho guardato … insomma… i tuoi muscoli, ecco!
Il ragazzo era arrossito. Minaho rise guardandolo con affetto. -Sta di fatto che la mia bellezza ti ha stregato! Del resto so di essere troooppo fascinoso!
Manabe lo fissò ironico. -Ah.Ah.Ah… che simpatica canaglia! Invece di prenderti gioco del tuo povero migliore amico vatti a preparare per la cena… ti vedo affamato! E non stare scalzo… prendi freddo!
Minaho fece ironicamente il verso all’amico. -Va bene mamma! Vado a mettermi i calzini mamma! È pronta la cena mamma?

Manabe gli lanció una fetta di pane come un freesbee. Minaho la afferrò agevolmente e le diede un morso. Scoppiarono a ridere in contemporanea.


I due ragazzi si sedettero al tavolo con una discreta voglia di spazzolarsi qualunque cosa si trovasse nel raggio di un kilometro.
-Ho una fame! -Minaho era commosso di fronte all’abbondanza della tavolata. -Tu non sai quanto ti adoro…

Manabe sorrise e gli fece l’occhiolino. -Mangia… devi riprenderti! Mi ci sono impegnato in questa cena, sai? È la nostra cena della vittoria! Ho fatto anche le polpette di pesce che ti piacciono tanto…
Minaho non se lo fece dire due volte. Fece onore alla cena dell’amico e poi si buttò con lui sul divano a guardare la televisione.
-Man… grazie per tutto quello che hai fatto per me oggi. Ti voglio bene. Vieni qui… devo contagiarti!

Minaho abbracció strettissimo Manabe che scoppiò a ridere.
-Mh… non penso che tu sia infettivo, sai? Altrimenti non starei qui vicino a te! Ti avrei già chiuso in camera con come unico contatto con l’esterno un buco nella porta! -Il lilla fece una faccia buffissima.

Passarono una serata tranquilla. La febbre non era risalita… doveva essersi trattato di una semplice sfebbrata dovuta più allo stress che ad altro. Manabe ne fu molto contento… l’amico ne aveva già passate troppe.
Per sicurezza comunque decise di rimanere con lui tutta la notte. Si infilarono insieme sotto le coperte ridendo.

-Man… questa notte cercherò di non scalciare… scusa per l’altra sera…
Manabe lo abbracció. -Ma va… io dicevo per ridere… sei tenerissimo quando dormi, stai tranquillo e rilassati il più possibile, ne hai bisogno. Aspetta… ti faccio un massaggio al collo.
Minaho non lo avrebbe mai ammesso, ma adorava le attenzioni del suo amico. Si addormentó dolcemente sotto il suo tocco, con il sorriso sulle labbra.


-Min! Ehi min, che succede?
Manabe si era svegliato di soprassalto sentendo l’amico urlare. Aveva acceso la lucetta sul comodino e aveva afferrato gli occhiali, senza i quali vedeva poco e niente.

Minaho era pallido e sudato. Stava tremando.
-Hai fatto un brutto sogno? -Il lilla gli prese la mano.
Minaho annuì con la testa, un po’ imbarazzato.
-Capisco… mi dispiace… ma non ti preoccupare, è lo stress che si scioglie… in realtà è un segno buono. Vuole dire che stai buttando fuori tutta la paura di questi giorni, sai?
-Io… scusa Man… scusa se ti ho disturbato.
-Nessun disturbo Min… basta che tu stia bene. Vuoi che tenga accesa la luce?

L’arancione fece cenno di no con la testa. -Non… non ti preoccupare, ce la faccio. -Sì sforzó di sorridere.
Il lilla non era tanto sicuro che il suo amico stesse dicendo la verità, ma lo accontentó. Spense la luce e si voltó verso la porta. -Min… abbracciami se vuoi. Io sono qui, e non devi avere paura di niente perché ti difenderó!


Passò qualche minuto.  Minaho si pentí di aver chiesto a Manabe di spegnere la luce… vedeva un sacco di ombre spaventose…anche se in realtà si trattava solo dei mobili, del lampadario e delle luci della strada che filtravano attraverso le tende.
Aveva sognato un essere che si nascondeva nel buio… qualcosa che doveva aver visto in un film horror, poco tempo prima. Rimpianse amaramente le sue scelte televisive… iniziava a sentire il cuore battere forte.


-Man… Man sei sveglio?
Il lilla mugugnó nel sonno, quindi si svegliò. -Mh… Min… dimmi… non… non riesci a dormire vero?
-Io… in realtà.. sí... -Minaho si vergognó della voce infantile che gli era uscita… ma come era possibile che appena sentita la voce del suo amico il suo timore fosse sparito?
-Cosa possiamo fare? Vuoi una camomilla? Vado a fartela… -Il lilla sbadiglió.
-No… non ti devi alzare… sei stanco… scusa per tutto il disturbo che ti do! -Minaho era davvero imbarazzato.
-Nessun… nessun disturbo Min. Vorrei aiutarti… -Il lilla sbadiglió ancora. – vorrei aiutarti ma non so come…

Minaho si fissava i pollici. -Ecco… ecco una cosa ci sarebbe…

-Dimmi… dimmi tutto, non aver paura.
-Io… posso… ecco… posso toccarti i capelli? È una cosa che mi rilassa tantissimo…

Manabe rimase un attimo senza parole. I suoi capelli erano off limits! Ne sapeva qualcosa l’arancione, costretto ad aspettare ore per il bagno, visto che fra shampoo, balsamo e pettine ci impiegava un’era geologica.
Minaho si accorse della sua esitazione. -Vabbè… scusami… non dovevo chiedertelo… notte…
Il lilla sospirò e si rimise disteso… prendendo la mano dell’amico e appoggiandosela sui capelli.

-Solo perché sei tu… e sono circostanze eccezionali, ed io ho eccezionalmente sonno!
Minaho sorrise. -Grazie!! Ti devo un favore… e ti voglio bene.
L’arancione giocherelló una decina di minuti con i ciuffi dell’amico, quindi si addormentó come un sasso. Manabe si voltó dalla sua parte e gli mise un braccio intorno alle spalle.
 
Vedendo il suo sorriso beato pensò che ne fosse valsa la pena.
   
 
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