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Autore: KiarettaScrittrice92    04/10/2017    1 recensioni
Questa è Rainbow city, una delle più belle metropoli francesi, musicale e alla moda. Tutti coloro che vivono qui amano la danza e i vestiti. Tutti qui si stanno dando da fare per realizzare i propri sogni.
E' arrivata un'altra ragazza amante della musica, chissà di che colore sarà il sogno che troverà questa ragazza.
Bene mettiamoci comodi e diamo un'occhiata alla storia di Marinette.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Rue Vert

«È ridicolo! Assolutamente ridicolo!» borbottò furiosa la bionda guardando fuori dalla finestra e vedendo i due ragazzi salire sulla limousine nera.
«Hai perfettamente ragione Chloé, è ridicolo!» la scimmiottò Sabrina, scuotendo il caschetto rosso che le arrivava appena alle spalle.
«Voi due pensate di continuare la lezione, oppure rimanete a guardare la finestra tutto il tempo?» domandò loro Tikki, osservandole con aria severa, facendo voltare Chloé che aveva ancora quell’espressione adirata in volto.
«Guardi che è colpa sua. Avevo finalmente l’occasione di stare con Adrien e seguire le lezioni qui con lui e lei invece che fa? Lo spedisce a fare il giro di Rainbow City con quell’incapace di Dupain-Cheng.»
La donna sollevò le sopracciglia, quasi stupita e allo stesso tempo divertita di quello che la ragazza aveva appena detto.
«Chloé per favore, smettila con queste assurdità e rimettiti in posizione.» le rispose tranquillamente.
«Non è forse vero?» ribatté ancora lei, rimanendo nella sua posizione, facendo sospirare l’insegnante.
«Se l’ho fatto ci sarà un motivo non credi? Loro hanno bisogno di un percorso diverso dal tuo. Tu hai già una buona base per quanto riguarda la danza e il canto, mentre loro no.»
«Sì, ma...»
«Chloé, non lo ripeto più torna al tuo posto, oppure esci dall’aula.» la interruppe lei mettendo le mani sui fianchi. A quell’ennesimo rimprovero la bionda si ammutolì e, silenziosamente, si rimise al suo posto nella sala, dando la possibilità a tutta la classe di ricominciare la lezione di ballo.

 

Marinette era rigida come un blocco di ghiaccio: continuava a fissare le sue gambe, fasciate dal jeans, su cui teneva poggiate le mani, senza riuscire a dire una parola. Il pensiero di essere in un’auto, proprio di fronte ad Adrien la innervosiva non poco. 
In realtà non erano soli, c’era l’autista: un uomo nerboruto dal volto scimmiesco e sempre serio che a malapena li calcolava, tenendo le mani sul volante e seguendo la strada; e poi c’era la segretaria, impassibile, sedeva di fianco ad Adrien e continuava a guardare il suo tablet, probabilmente nel tentativo di risistemare l’agenda carica d’impegni del giovane modello. Il ragazzo invece in quel preciso istante stava guardando il paesaggio fuori, ma spesso avvertiva il suo sguardo addosso.
In quell’auto regnava il più assoluto silenzio, nemmeno una mosca si sarebbe degnata di volare e rovinare quell’assenza di rumori con il suo ronzio. Probabilmente furono i cinque minuti più lunghi della sua vita e il pensiero che avrebbe dovuto fare quel breve viaggio ogni volta che avrebbe dovuto cambiare quartiere le metteva i brividi. No, la prossima volta sarebbe andata a piedi, così che non avrebbe speso soldi per i biglietti della metro, ma non si sarebbe nemmeno sentita in imbarazzo in quel modo.
Quando però l’auto si fermò, perché erano arrivati a destinazione, tutto quell’imbarazzo svanì, non appena la portiera si aprì e scese dalla limousine. La meraviglia di quel quartiere la colpì in pieno, lasciandola completamente senza parole.
Un fiume, decisamente più piccolo della Senna parigina, costeggiava la parte sud in cui si trovavano loro e oltre il ponte pedonale dalla ringhiera color pino che dovevano attraversare, c’era un’intera zona immersa nel verde. Gli alberi la facevano da padroni, ma non erano in giardini o parchi. No, semplicemente vi erano viali costeggiati da alberi, perfettamente curati ed ognuno con il suo spazio per crescere.
«Bello vero?» chiese Adrien affiancandola e guardando anche lui avanti a sé.
«Meraviglioso!» rispose lei, quasi in un sussurro non riuscendo a scollare lo sguardo da quello spettacolo.
«Benvenuta a Rue Vert!» esclamò entusiasta lui, facendo qualche passo in avanti e piazzandosi proprio davanti a lei con le mani spalancate, come a voler indicare tutto quanto.
«G-grazie…» balbettò Marinette, arrossendo e abbassando lo sguardo.
«Signorino Adrien, si ricordi che domani pomeriggio alle diciassette dovete farvi trovare qui.» disse Nathalie, portandosi l’indice sul naso e sollevando su di esso gli occhiali dalla montatura rossa; tutto questo mentre l’autista posizionava di fianco ai due ragazzi i loro bagagli.
«Sì Nathalie, tranquilla, sarò puntuale come un orologio svizzero. – disse il ragazzo sorridendo alla segretaria, per poi prendere in mano la valigia e rivolgersi alla sua nuova compagna di avventure – Andiamo?»
Lei rispose con un semplice cenno di testa e dopo aver salutato e ringraziato i loro accompagnatori, si mise lo zaino in spalla, prese la valigia e assieme al biondo iniziò a percorrere il ponte, attraversando così il fiume che li separava dalla loro prima prova in quella colorata città.
«Pe-perché si chiama v-viale se è un intaro quartiare… intero quartiere?» chiese, dannandosi per quella sua balbuzie. Possibile che quel ragazzo le facesse quell’effetto? Non aveva mai balbettato in vita sua, perché proprio con lui?
«In realtà sono solo un paio di viali, ma sono parecchio grandi e larghi, le stradine secondarie sono talmente piccole che ci stanno a malapena un paio di negozi. Il nome Rue Vert, viene da quello principale in cui c’è l’accademia. Nonostante tutto però le auto non possono entrare in questo quartiere, per questo il gorilla ci ha lasciato al ponte.»
«Il gorilla?» chiese un po’ dubbiosa la brunetta, guardandolo stranita.
«Oh sì, è così che chiamo il mio autista. A dirla tutta non credo nemmeno di conoscere il suo vero nome.» rispose divertito.
Arrivarono dall’altro lato del ponte e si ritrovarono proprio in quel viale principale di cui il ragazzo le aveva parlato.
«L’Académie Rue Vert è lì, in fondo al viale.» disse indicando un grosso edificio verde e molto elegante, sembrava quasi un classico teatro dell’opera, ma con quel colore particolare, assumeva uno stile e un’eleganza tutta sua. Sarebbero dovuti andare lì, in modo da iscriversi al corso e poter accedere agli alloggi dei dormitori, per poter così posare le valige.
Di nuovo passarono quella breve passeggiata di un paio di minuti in assoluto silenzio, ma questa volta non era l’imbarazzo a zittirla. Era troppo intenta a guardarsi attorno per prestare attenzione al modello che le camminava a fianco e che ogni tanto la guardava divertito con quei bellissimi occhi che s’intonavano perfettamente con l’ambiente che li circondava.
Sul quartiere traspariva eleganza e classe. Ogni albero era perfetto e identico a tutti gli altri, ogni palazzo perfettamente tenuto, con i loro colori che variavano dal crema, all’ocra fino ad arrivare a un verdino pallido. Il viale su cui camminava era lastricato di ciottoli rettangolari e marroncini. Persino le persone che camminavano come loro per il viale davano l’aria di essere talmente eleganti e sicure di se stesse, da farle sembrare quasi finte. Non erano vestite in chissà quale modo particolare, ma qualsiasi cosa indossavano parevano tutte talmente rilassate nei loro abiti perfettamente lucidi e curati che per un attimo lei si sentì quasi una pezzente a camminare nella loro stessa strada.

 

Adrien non poteva fare a meno di guardarla: c’era qualcosa in lei che lo divertiva. Il suo guardarsi attorno meravigliata, come non avesse visto nulla del genere, il suo modo impacciato di approcciarsi con lui, ma soprattutto quel suo strano carattere che passava da insicuro e dubbioso a determinato e deciso.
«Ah… Ti dispiace se passiamo un’attimo per quel negozio? A Col Blanc non c’era l’occorrente adatto per le lezioni di danza classica.» disse all’improvviso indicando un piccolo negozio dalle pareti verdi, che in vetrina esponeva un bellissimo body, completo di tulle e decorazioni, che ricordava molto quello che veniva usato dalle ballerine dell’Opera per “Il lago dei cigni”.
«Certo che no! Effettivamente anche io devo prendere un body per le prove. Non posso certo farle con i pantaloni da ginnastica!» disse con tono scherzoso lui, ma a quella sua battuta lei non rise, anzi arrossì all’improvviso e si fiondò dentro il negozio facendo suonare il campanello all’ingresso.
Sospirò, mentre sul viso gli si dipingeva un sorriso divertito: era adorabile quando faceva così. Scosse la testa, cosa accidenti stava dicendo? Lei era soltanto un’amica, non poteva certo trovare adorabile un’amica.
Sollevò lo sguardo, lanciando un’occhiata all’insegna del negozio che riportava in verde la scritta Mille fils d’Herbe, con dietro dipinto un prato. Dopodiché entrò, facendo suonare anche lui la campanella appesa sulla porta.
Marinette era già immersa nella sua breve sessione di shopping, di fianco a lei il commesso del negozio, un ragazzetto mingherlino con un caschetto rosso acceso che gli cadeva liscio in testa.
«Quello è perfetto per le lezioni in accademia. È il miglior modello di body che abbiamo.» disse intimidito, mostrando però un sorriso entusiasta.
«Mmh… Forse lo dovrei provare…» pensò la ragazza ad alta voce, fissando il pezzo di stoffa rosa che teneva in mano.
«Certo il camerino è di là.» rispose subito lui indicandole la rientranza del negozio sul cui lato vi era una tenda color menta.
Marinette si diresse tranquillamente verso il punto indicato, con il vestito in mano, chiudendosi poi la tenda alle spalle, mentre il ragazzo, continuava a fissare quel telo verde, come se sperasse di poter vedere attraverso.
Adrien emise un finto colpo di tosse, attirando così la sua attenzione. I due si fissarono per qualche secondo. Quel ragazzo non gli piaceva, quando mai un commesso non dava il benvenuto ai clienti e si occupava solo di una persona?
«Esistono body da uomo?» chiese con tono duro.
«Sì… Da quella parte.» disse indicando a malapena l’angolo del negozio in cui si trovava l’abbigliamento maschile, per poi tornare ad osservare la tenda del camerino.
Il biondo gli lanciò un’ultima occhiata, innervosito da quel suo comportamento, per poi dirigersi agli scaffali indicatigli. 
Stava guardando i vari modelli, cercando quello più adatto a lui, quando il suono degli anelli della tenda, che scorrevano sul tubo che serviva a sostenerla attirarono la sua attenzione. Si voltò e ciò che vide lo lasciò senza fiato.
Marinette indossava quel bellissimo body rosa e lucido. Le stava perfettamente, sostenendole alla perfezione il seno appena pronunciato, ma soprattutto scoprendole le gambe sode e atletiche, segno inevitabile dei vari esercizi che comunque aveva sempre fatto nel tentativo di diventare una brava ballerina.
«Come mi sta?» chiese un po’ rossa in volto, guardandolo. Stava per aprire la bocca per rispondere, quando qualcuno lo fece al posto suo.
«Meravigliosa!» disse il rosso, piazzandosi davanti a lei.
«Davvero?» fece di nuovo lei, gli occhi illuminati dall’emozione.
«Assolutamente sì. Ti sta divinamente. Sarai la più bella di tutta l’accademia.» rispose lui entusiasta.
Seriamente, quel ragazzo non gli piaceva neanche un po’, chi si credeva di essere? Non era a lui che aveva chiesto un parere e anche se fosse non aveva nessun diritto di rivolgersi così a Marinette. 
«Beh io prendo questo!» disse quasi urlando, attirando così l’attenzione di entrambi e mostrando loro il semplice body nero da uomo che aveva in mano.
«Ehm sì… – rispose il ragazzo tornando dietro il bancone della cassa, mentre le sue guance assumevano lo stesso colore dei suoi capelli, come si fosse reso conto solo in quel momento di come si era comportato – Faccio un conto unico?» Adrien stava per rispondere di sì, ma Marinette lo fermò prima.
«No grazie. Io pago solo il mio, potresti aggiungermi anche un paio di scarpette? La mia taglia è la ventisette.»
«Certo, vado subito a prenderle in magazzino.» rispose il rosso con un altro enorme sorriso, che irritò nuovamente il giovane modello.
«Bene, io intanto mi rimetto i miei vestiti.» disse tranquillamente Marinette, tornando dietro la tenda.
Poco dopo erano nuovamente sul viale principale di Rue Vert.
«È davvero simpatico Nathaniel, non è vero?» chiese Marinette sorridente, quasi luminosa.
A quelle parole percepì un’orribile sensazione al petto, come se una morsa gli avesse stretto il cuore, impedendogli quasi di battere. Cercò di ignorare quel dolore e con fare disinvolto le rispose.
«Beh, c’è di meglio!» disse passandosi una mano fra i capelli biondi e guardandola quasi maliziosamente.
«Oh sì, decisamente…! – disse guardandolo quasi incantata – Cioè volevo dire… Ovvio che sì… Dicevo così per dare, per dire…» borbottò poi rossa in volto tornando a guardare il viale lastricato.

  
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