Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: whitecoffee    05/10/2017    3 recensioni
❝“Potresti abbassare il volume della tua maledetta musica? Sono almeno quarantacinque minuti che non faccio altro che sentire “A to the G, to the U to the STD”. Per quanto tu sia bravo a rappare, il mio esame è più importante. Grazie”
-W
“N to the O to the GIRL to the KISS MY ASS”
-myg
“Senti, Agust Dick, comincia a calmarti, che non ci metto niente a romperti l’amplificatore e pure la faccia.”
-W❞
rapper/photographer!YoonGi | non-famous!AU | boyxgirl
-
» Storia precedentemente pubblicata sul mio account Wattpad "taewkward"
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Min Yoongi/ Suga, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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XXVIII.
Boy meets Shame

“No, let's not put a label on it
Let's keep it fun”

(Tove LoCool Girl)

 

  W I N T E R  

 

Ero. In. Ritardo. Mortale ritardo.
Ovviamente, l’ultima lezione universitaria era finita alle sette e mezza, con mio sommo orrore. E l’autobus aveva procrastinato il suo arrivo di dieci minuti. Costringendomi quindi a ripassarmi il trucco s’uno di quegli scomodi sedili addossati al finestrino, facendo attenzione a non ficcarmi il pennellino per l’ombretto in un occhio. Perché avrei dovuto truccarmi nel bus? Perché l’unica volta in cui sapevo con anticipo che avrei visto tutti gli amici di YoonGi, andava sfruttata. Normale amministrazione, se solo il conducente non avesse deciso di prendere, di proposito, l’unica strada con il maggior numero di buche sull’asfalto che ci fosse, per condurmi a casa. In parole povere, un disastro. Dall’inizio alla fine.
Ero arrivata nei pressi del mio condominio alle otto e ventisette. Miracolosamente. E avevo visto un giovane infilarsi nel cancelletto d’ingresso, così ne avevo approfittato per scivolare silenziosamente alle sue spalle, senza prendermi la briga di cercare le chiavi di casa nella borsa, perdendo ulteriore tempo. Il ragazzo si accorse della mia presenza solo nei pressi dell’ascensore, dove mi salutò con un educato sorriso. Lo guardai, percorrendone i tratti con gli occhi, domandandomi se si trattasse di un inquilino che non avevo mai visto. Certamente coreano, zigomi alti, colorito roseo e ridenti occhi scuri. Il singolare colore aranciato dei suoi capelli mi colpì molto, costringendomi ad osservarli più a lungo di quanto avrei dovuto, ottenendo di farlo ridere. Erano dello stesso colore dei mandarini maturi, e delle zucche di Halloween. Chissà come, mi fecero pensare al calore dell’autunno, con le foglie che crepitavano sotto i piedi e l’odore di castagne al forno.
«Vuoi toccarli?» Chiese, strappandomi dalla mia dimensione onirica. Battei le palpebre, arrossendo.
«Come?»
«I miei capelli. Li stai osservando come fanno i bambini con le caramelle» commentò, e si coprì le labbra con le dita, cercando di non ridere nuovamente. Arrossii. Anche lui era piacevole, da guardare. Si beava di quella leggiadria che mi ricordava le statue. La perfezione squadrata dell’epoca greca antica. Non era avvenente come JiMin, o affascinante come NamJoon. E nemmeno impeccabile come Jin. Lui era semplicemente bello, nell’armonia dei suoi tratti del volto, nell’espressione amichevole e nelle proporzioni corporee. Sarebbe stato benissimo al centro della tela di un quadro neoclassico, abbigliato con abiti del diciannovesimo secolo e armato di quello sguardo fiero, ineccepibile.
«Scusami» balbettai, distogliendo lo sguardo e sprofondando le mani nelle tasche dell’ampio cappotto. Fissai la spia rossa dell’interruttore dell’ascensore, che indicava la lenta discesa del mezzo. Il cui viaggio avesse appena attraversato il secondo piano.
«Non intendevo dire che mi dispiacesse» rispose, e seppi che stava sorridendo.
«Vivi qui?» Gli domandai, arrischiandomi a guardarlo di nuovo, prendendo coraggio. Scosse la testa, e i lisci capelli d’arancia ondeggiarono, seguendo il movimento della testa.
«Un mio amico sta dando una cena a casa sua. Ha invitato l’intera comitiva» m’informò. E annuii. Ma guarda. Che caso. «Detto fra noi, ho tutta l’idea che lo stia facendo per presentarci la sua nuova ragazza» mi sussurrò complice, chinandosi verso il mio orecchio. Ridacchiai.
«Ah sì?» Chiesi, mentre l’ascensore giungeva finalmente davanti a noi e la spia mutava da rossa a verde. Lo vidi spalancarne le porte e attendere che io entrassi per prima. Lo ringraziai e ottenni un sorriso educato. Un gentleman. Chissà da chi fosse, quella famigerata cena. Magari lo conoscevo.
«A che piano vai?»
«Terzo».
«Ma va’? Anch’io» convenne, premendo il dito sul pulsante. E qualcosa scattò nella mia testa. Una vaga sensazione, che non mi comunicava niente di buono.
«Il mio amico è sempre stato un tipo introverso, e raramente permette alle sue amicizie femminili di conoscerci» riprese, appoggiandosi con la schiena contro la parete dell’ascensore, incrociando le braccia e guardando fisso davanti a sé. «Ovviamente, non ci ha detto che la tipa misteriosa è… beh, la sua, di tipa. Ma, sotto sotto, lo pensiamo tutti. È questione di giorni. Intuito maschile» e sorrise. Lo imitai di riflesso, e l’ascensore arrestò la sua breve corsa silenziosa. Lo guardai nuovamente aprire le porte, facendomi cavallerescamente uscire per prima. E solo quando mi arrestai di fronte alla porta di YoonGi, premendo il dito sul campanello, lui mi lanciò un’occhiata stranita.
«Tu…» fece per dire, ma l’uscio si spalancò. E mi ritrovai un felicissimo JungKook spalmato addosso, che mi stringeva le braccia alla vita, distogliendomi da qualsiasi conversazione avessi mai potuto avere in quell’istante. Il profumo del suo deodorante alla lavanda m’investì, mescolandosi al delizioso odore di cibo che proveniva sicuramente dalla cucina, saturandomi almeno tre sensi su sei.
«Merida!» Esclamò, dondolandosi piano a destra e a sinistra, proprio come faceva anche Alex, quando mi vedeva. Sorrisi mio malgrado, pensando a quanti anni di galera mi sarei dovuta fare, per un contatto fisico del genere. Battei gentilmente le mani sull’ampia schiena del giovane, nel modo più casto ed inequivocabile possibile, implorando mentalmente il karma di non punirmi. Il moro sciolse la stretta solo per salutare il ragazzo dell’ascensore.
«Hobi» lo accolse, sventolando una mano nella sua direzione. Capelli d’arancia gli rivolse un cenno del capo, con fraternità. E poi, il suo sguardo cadde su di me. E lessi il terrore nei suoi occhi.
«Winter…?» Chiese, ed io annuii, mio malgrado. Sforzandomi di non ridere.
«Cazzo, che figura» mormorò, coprendosi il volto con le mani. Non feci in tempo a rincuorarlo, che JungKook fece scivolare le sue dita nelle mie, trascinandomi con sé.
«Tae! C’è Merida! E anche HoSeok» Esclamò. E potei udire l’inconfondibile “miss” dell’altro ragazzo, giungere da un’altra stanza. Lanciai un’ultima occhiata confusa al giovane dell’ascensore. Sperando che non se la prendesse troppo con se stesso, per ciò che avesse detto pochi minuti prima. Infondo, non poteva saperlo. E non volli ammettere a me stessa che le sue parole mi avessero piacevolmente divertita. Nemmeno per sbaglio.


 



 


#Yah!: e niente, per la prima volta è stato Hobi a fare una figuraccia, evviva il karma. Ho fatto il sondaggio che la Big Hit ha gentilmente proposto sul sito, e sono sempre più convinta che sia opera del Big Brother. Già ce li vedo a fare un comeback metal a causa dei miei suggerimenti.
 

   
 
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