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Autore: ROW99    05/10/2017    1 recensioni
Essere soli è una delle cose più devastanti che possano colpire la vita di una persona, ma spesso la luce è nascosta più vicino di quanto sembri, magari negli occhi di qualcuno di insospettabile!
Dal testo: Non è facile avere amici quando sei troppo intelligente. Sembri sempre troppo alto, troppo lontano per chi vive una vita normale. Minaho non ricorda un periodo della sua vita in cui non sia stato solo. Forse, nei suoi primi ricordi, prima dell’incidente che gli porterà via il padre, vi era una stilla di felicità, ma poi tutto era crollato.
nb: Minaho e Manabe frequentano la Raimon, ma in una sezione diversa dai protagonisti di IE go
Genere: Drammatico, Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Manabe Jinichirou, Minaho Kazuto
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Viva il vino spumeggiante
Nel bicchiere scintillante,
Come il riso dell’amante
Mite infonde il giubilo!…

L’invito del mister era stato come un fulmine a ciel sereno.

Minaho e Manabe, tornando a casa dagli allenamenti, non smettevano un istante di parlare e di fare ipotesi di tutti i tipi. Endou aveva promesso che gli avrebbe parlato di una possibile soluzione ai loro problemi… chissà cosa aveva in mente! Conoscendolo, bisognava aspettarsi qualcosa di grosso, di molto grosso!

-Man… secondo me ha trovato un avvocato amico suo che polverizzerà quelli dei  tuoi genitori! -Minaho sorrideva entusiasta.
-Ma no… o forse sì? Non ne ho idea! -Manabe allargò le braccia con un sospiro. Erano davvero in alto mare!
-E se… e se avesse parlato direttamente con i tuoi genitori?
-No… -Man scosse la testa. -Impossibile! Non lo avrebbero nemmeno ascoltato, è assolutamente certo.


Parlando e facendo congetture i due ragazzi si erano ritrovati in pieno centro. L’aria del primo pomeriggio profumava di foglie secche e di caffè caldo, mentre un allegro vociare proveniva dai bar sulla strada dove si attardavano gli impiegati in pausa reticenti a tornare al lavoro.
-Senti Man… compriamo qualcosa per stasera? Che ne so.. Un dolce?
-È una bellissima idea! Anche perché… -Manabe si sistemó gli occhiali sul naso. -Anche perché… meglio prevenirci. Sai… la cucina della moglie del mister…
Minaho fece una faccia disgustata. -Non farmela ricordare… non oso pensare a cosa troveremo in tavola questa sera!
Entrambi scoppiarono a ridere, mentre entravano nella migliore pasticceria della zona.


-Mh… Min, che ne pensi di un panettone? Il panettone fa sempre allegria!
Minaho sospirò ridacchiando. -Man… il panettone si mangia a Natale… siamo alla fine di ottobre… non trovi sia un po’ prestino?
Il lilla fece una faccia perplessa. -Bhe… in effetti… tu cosa proponi?
-Io? Fammici pensare… -Minaho si portò la mano al mento. -Biscotti? Fanno troppo pomeriggio tra amici… torta gelato? Arriverebbe liquida… torta alla crema? Troppo a rischio allergie… e se prendessimo una bella crostata?
A Manabe si illuminarono gli occhi.
-Sei un genio!!


Due minuti dopo un ragazzo lilla e uno arancione uscivano dal negozio con in mano un.pacchetto profumato. Crostata more e lamponi, la loro preferita!
-Allora… abbiamo tutto il tempo di riposarci un paio d’ore prima di prepararci per uscire… sei stanco Min? -Manabe aprì il cancelletto di casa.
L’arancione sorrise. -No… non particolarmente… tu? Oggi in allenamento hai sforzato molto… vuoi che ti prepari qualcosa di caldo? La tua gamba è ancora debole…

Manabe lo guardò sornione. -Debole? Ne sei proprio sicuro? Questa mattina non mi sembrava così debole! -Il lilla scoppiò a ridere, memore del pestone tirato al suo migliore amico.
Minaho fece una faccia buffissima fingendo di essere offeso. -Ehi! Guarda che mi hai fatto male… potevi rompermi il piede, ecco!
-O povero piccino… vuoi che ti dia un bacino? Le possibilità sono del settanta per cento, sai?
-Manabe… -I due ragazzi erano entrati e Minaho aveva chiuso la porta… a chiave. -Inizia a scappare!

Il lilla sparí su per le scale come una scheggia impazzita, seguito a ruota dell’amico che rideva come un matto. Adorava quando facevano un po’ i bambini… gli sembrava di risarcire Manabe per tutte le volte che, da piccolo, non era stato accettato o era stato escluso dai giochi dei suoi coetanei.

-Guarda che ti prendo… anche se ti sei nascosto! -Minaho si aggirava di stanza in stanza con fare furbesco.
Silenzio… dove si era cacciato il suo amico? Entrò in camera sua.
-Maaaaaaaan? Dove sei? Ti devo fare i grattini! Vieni fuori, piccolo panda coccolone!
Manabe, che intanto se ne stava appostato sotto il letto e il cui campo visivo non andava oltre i piedi dell’arancione, faticava a non tradirsi per colpa della ridarella… e del rossore! Panda coccolone?
 Aspettò che l’amico fosse voltato di spalle, quindi uscì dal suo nascondiglio e gli saltò addosso. Minaho si sbilanció pericolosamente finendo a pancia all’aria sul letto. Manabe lo bloccò.

-E ora chi comanda? Eh, Carotino? -Il lilla sorrideva trionfante.
-E va bene… mi arrendo! Non sono pronto per tattiche di guerriglia da esperto della giungla!
Scoppiarono a ridere. -Ascolta Man… ti va di vedere un film mentre aspettiamo? Shindou mi ha detto che danno un bell’horror fra dieci minuti!

Il lilla sorrise. -Ci sto!


I due ragazzi passarono l’ora seguente a sgranocchiare patatine sul divano, godendosi la trasmissione. Era un film inquietante, con una certa dose di sangue… Manabe non era impressionato (sapeva ben riconoscere la finzione cinematografica!) mentre Minaho non sembrava troppo a suo agio…

-Ehi Min, guarda che se hai paura cambiamo canale…
-N… no tranquillo! Io non ho… non ho mai paura!!
Il lilla lo fissò perplesso. -Mh… sarà…

Fuori dalle finestre il sole incominciava a tramontare e le ombre si allungavano dolcemente sulla casa. Avevano ancora più di un’ora di luce prima del buio.

Sullo schermo correvano le immagini di un turpe omicidio. Minaho non lo avrebbe mai ammesso, ma quella cosa lo inquietava… lui voleva fare il detective, era vero, ma si immaginava sulle scene del crimine dopo il crimine stesso, non durante, come spettatore!
Si strinse le ginocchia al petto ritirando le gambe sul divano… aveva paura che qualcosa lo afferrasse. -Quanto sono infantile! -Pensò.

Manabe ridacchiava tra sé e sé. Troppo intelligente per non leggere negli occhi dell’amico il suo disagio, aspettava un suo cenno di cedimento per intervenire.
Minaho, da parte sua, cercava di dissimulare il terrore che provava. Malediceva la sua debolezza e soprattutto la scelta di guardare un film del genere! Per fortuna che Manabe era  vicino a lui…

-Min… ho bisogno di andare in bagno... torno tra due minuti… Aspettami!
Sbam. Come non detto! All’arancione si geló il sangue nelle vene… da solo no! Assolutamente no! Eppure il suo orgoglio non voleva cedere…


Il lilla, sorridendo sornione, si alzò e si diresse verso le scale… la paura del suo amico era palpabile. Minaho aveva gli occhi fissi e quasi tremava, ma non aveva nessuna intenzione di cedere! Ne andava della sua reputazione…
Sentì i passi del lilla allontanarsi. Si sforzó di pensare a cose allegre, di non concentrarsi sul film, ma il buio che avanzava lo faceva impazzire di angoscia. Temeva di sentire una mano afferrargli la spalla, o peggio…

La televisione stava trasmettendo una scena apparentemente calma… la protagonista tranquilla nella sua camera… ma ecco inquadrato l’armadio.  Il buio si percepisce fra le ante socchiuse… un rumore simile a un gemito e la luce che inizia ad andare e venire…

-Arghh!

Minaho sentí qualcosa appoggiarsi sulla sua gola. Qualcosa di simile a una lama di metallo gelido… una mano gli toccó la spalla…
Il ragazzo urló con tutto il fiato che aveva in corpo. Cadde a terra gridando e tenendosi la testa nascosta tra le braccia, implorando pietà.

-Ehi!

Minaho urló ancora più forte, stava piangendo.

-Ehi! Min sono io!

Il lilla si tolse dalla faccia il passamontagna che aveva recuperato in fondo a un cassetto e sventoló il suo “coltello” … nient’altro che un mestolo da cucina!
-Perdonami… non potevo resistere!! Sei troppo buffo!!

Minaho però non rideva. Continuava a piangere accucciato ai piedi del divano coprendosi il viso con le mani e respirando in maniera irregolare.
Il lilla si inginocchió davanti a lui. -Ehi… scusami… volevo solo farti uno scherzo… io non… non è che volessi…
Minaho tiró su col naso. -P…perché… perché lo hai… io… io mi… -Riprese a singhiozzare.

Manabe si sentiva in colpa… effettivamente ci era andato giù pesante, e poi non aveva tenuto conto del fatto che la paura dell’amico avesse radici più profonde… nei suoi ricordi della morte dei genitori.
-Senti… sono stato un cretino, ok? Non… non avrei dovuto fare una cosa così stupida. Ti prego… guardami… -Il lilla scostó le mani dal viso dell’amico. -È tutta colpa mia! Solo colpa mia… chiedimi qualunque cosa… voglio farmi perdonare…

Minaho si strinse al petto dell’amico, senza parlare. Si sentiva ridicolo, ma non aveva potuto trattenersi… pensò a Manabe ed ebbe anche lui un piccolo senso di colpa. Non voleva farlo sentire colpevole.
-Lascia stare… devo essere sembrato così buffo! Scusa… scusa tu per questa scenata da bambino piccolo…

-Min… -Manabe strinse a sé l’amico. -Non sei sembrato affatto buffo… mi hai stretto il cuore… sono stato sciocco a farti uno scherzo del genere. Non sei infantile… con tutto quello che hai passato… avrai dovuto pensarci… e invece… -Il lilla sospirò. -Aspetta, ho un idea! Guarda guarda cosa ti permetto di fare…
Manabe si mise carponi vicino all’amico e chinó la testa. -Vai… ti lascio giocare con i miei capelli finché vuoi… spero che apprezzerai il sacrificio!

Minaho si intenerí come neve al sole… non poté trattenersi dal sorridere. Come poteva tenere il broncio a Manabe… era impossibile! Impossibile… e poi non era colpa sua… gli aveva solo fatto uno scherzo…

-E va bene… perdono accordato! Preparati però… qualcosa mi dice che questa sera andrai da Endou con un bel paio di treccine!


Per fortuna Minaho si era limitato a scherzare… il lilla non avrebbe retto alla vergogna di un taglio di capelli “treccioso”… sarebbe sembrato una piccola Heidi incrociata geneticamente con Camilla, la mucca lilla…
Questi erano i pensieri del ragazzo mentre si dirigeva, con Minaho al suo fianco completamente ristabilito dallo spavento e sorridente come non mai, verso la casa dell’allenatore.

Si erano fatti una bella doccia e avevano indossato i loro vestiti più belli… non immaginavano che tipo fosse la moglie del mister… meglio essere eleganti e profumati! In mano Manabe reggeva il pacchetto con la crostata, mentre Minaho un mazzolino di fiori comprato al volo all’angolo del viale… era stata un’idea dell’ultimo minuto.

-Sembriamo due allegri sposini! -Minaho ridacchió.
-Già…  speriamo che nessuno ci veda conciati così… -il lilla si allentó il nodo del farfallino che gli stava quasi opprimendo la gola. -altrimenti domani lo saprà tutta la scuola!


La casa dell’allenatore era in una palazzina vicino al campo al fiume. Niente di speciale in quanto a dimensioni, ma molto carina e con un bel cortile.
-Man… io suono… sei pronto?
-Prontissimo! -Manabe gli fece l’occhiolino.

Suonarono al campanello e si fecero riconoscere. La voce dell’allenatore sembrava imbarazzata…
-Ehm… Ciao ragazzi! Venite pure… mia moglie ci… ci ha preparato il suo famoso sushi… è già quasi in tavola!

Minaho e Manabe ringraziarono felici. Fecero per entrare nel vialetto quando la voce dell’allenatore proveniente dal citofono li fece tornare un istante indietro.

-E… a riguardo della cena… una preghiera mentre salite le scale forse aiuterebbe… io sto già implorando il cielo da ore, circa da quando lei ha acceso il fornello sotto alla pentola del riso!

   
 
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