Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: __roje    05/10/2017    1 recensioni
-- QUESTA STORIA CONTIENE SCENE DI SESSO ESPLICITE! --
Aki Nomura è solo un ragazzo di 16 anni che ha sempre sognato di poter condurre una vita scolastica del tutto normale, fatta di amicizia e nuovi amori. Tuttavia la realtà in cui si trova non è affatto così; a causa di diversi eventi il suo carattere è diventato molto più rude e introverso e i primi due anni di scuola non sono stati esattamente ciò che credeva ed una delle ragione è la continua presenza nella sua vita di quello che una volta era il suo migliore amico: Hayato Maeda. Un ragazzo di straordinaria bellezza che viene definito da tutti "Principe" per i suoi tratti e i suoi modi, ma la realtà è ben altra infatti Aki scoprirà presto i nuovi gusti sessuali della persona che credeva di conoscere bene e da quel momento tutta una serie di strani eventi cominceranno a susseguirsi nella vita di questo giovane ragazzo.
IKIGAI: è l'equivalente giapponese di espressioni italiane quali "qualcosa per cui vivere" o "una ragione per esistere" o "il motivo per cui ti svegli ogni mattina".
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO 14

“So che ti sembrerà strano ma ti prego esci con me!”
Qualcuno che possa amarlo davvero. Qualcuno che lo meriti davvero perché io non posso.
Mai avrei creduto che quel momento arrivasse tanto velocemente, eppure quella che avevo sentito era proprio una dichiarazione d’amore, chiara e concisa, la stessa che da me Hayato non avrebbe mai sentito.
Cominciai stranamente a sudare, le mani divennero fredde però e ogni mio muscolo si irrigidì nella dolorosa attesa di una risposta da parte sua. Se volevo lasciarlo libero allora perché ero così agitato.
“Come hai detto?” chiese per conferma Hayato.
Il ragazzo lo lasciò andare, “Mi dispiace... mi dispiace davvero tanto ma non riesco più a nasconderlo, non dopo averti incontrato faccia a faccia in quel centro commerciale. Ti ho sempre amato, SEMPRE!” scandì bene la parola, “Anche al dojo, non facevo che guardati da lontano, so bene che questa cosa è strana e ho anche cercato di convincere me stesso che è sbagliato ma io... non posso più reprimere ciò che provo!”
“Hikaru...”
“Ti prego!” lo zittì, “Non devi rispondermi adesso, ti prego di pensarci bene e di non odiarmi dopo questo, l’ultima cosa che voglio è che tu possa odiarmi.” Mi sembrò così disperato.
“Non ti odio tranquillo” Quindi quel ragazzo si chiamava Hikaru e aveva frequentato il dojo a suo tempo, l’ennesima persona di cui non avevo memoria eppure Hayato sembrava conoscerlo così bene. L’atteggiamento schivo di prima era completamente svanito lasciando posto ad un grosso dispiacere che gli si leggeva in faccia. “Ma non posso ricambiare i tuoi sentimenti quindi è inutile illuderti o farti aspettare”
Hikaru lo fissò sorpreso per quella risposta così repentina, mi parve quasi sul punto di piangere.
“Ho già qualcuno a cui tengo.”
Il cuore sussultò nel petto al suono di quelle parole. Era impossibile, non dopo il modo in cui lo avevo trattato, non dopo tutti i miei no, come poteva ancora dire una cosa del genere credendoci così tanto, non aveva senso. Eppure erano state proprio quelle le parole, a quel punto non volli più ascoltare altro, volevo evitare di vedere la reazione o l’espressione di delusione sul volto di quel ragazzino perché non lo meritava. Per me nessuno meritava di essere ferito, non se provava un amore così sincero eppure era lo stesso modo in cui avevo trattato Hayato non avendo rispetto dei suoi sentimenti. Ero stato pessimo.
Tornai a casa pensando a lungo, e le gambe piuttosto che condurmi verso la mia abitazioni si fermarono proprio davanti alla sua. Dentro di me un mix di emozioni che non sapevo spiegare, non era ancora amore quello che provavo e dovevo essere sincero verso Hayato, ma di certo tenevo a lui o meglio avevo sempre tenuto a lui fin da piccoli quindi anche quel tipo di affetto si poteva definire amore? Mi chiedevo se sarei mai stato degno di ricevere il suo amore e se sarei stato capace di ricambiare un giorno. Non ero pronto a lasciarlo andare, non volevo che nessun altro me lo portasse via dopotutto.
Aspettai per non so quando davanti casa sua, sapevo che non c’era nessuno dentro e restai li, aspettando che tornasse da un momento all’altro, seduto davanti alla porta. Ero completamente assorto nei miei pensieri, il cuore sottosopra ma la voglia di vederlo era tanta. Davvero tanta..
“Oi..EHI STUPIDO!” e un calcio mi fece sussultare scivolando di lato, “Che fai ti addormenti per strada come i barboni adesso?”
Era lui, si proprio lui e mi resi conto di essermi appisolato davanti casa sua, così imbarazzato a morte mi rimisi in piedi ricomponendomi, mi resi conto subito che era abbastanza tardi. Com’è che ci aveva messo così tanto a tornare a casa? “Dove diavolo eri? Ti sto aspettando da ore!”
Hayato ignorò la mia domanda e aprì la porta di casa entrandovi, visto che mi ignorava lo seguii a ruota dentro finché non mi avesse rivolto la parola. “Hayato!”
Lo vidi poggiare a terra la borsa e togliersi la giacca “Lasciami in pace e tornatene a casa.”
“No! Dobbiamo parlare lo sai.”
Si accomodò sul divano nel piccolo salotto sulla destra e mi scrutò freddo, “Parlare? E di cosa? Torna quando il ciclo ti sarà passato visto che hai qualche problema con la rabbia.”
Ancora con quella storia della ragazza! Sapevo che non saremmo arrivati a nulla, se entrambi avessimo continuato con quel modo di fare saremmo finiti col litigare ancora.
“M-mi dispiace...” dissi prima a bassissima voce quasi impercettibile.
Hayato inarcò il sopracciglio confuso, “Come prego? Che hai detto?” e mostrò l’orecchio.
“HO DETTO SCUSA VA BENE?! BRUTTO IDIOTA!”
Piombò il silenzio. Ero incredulo di averlo detto sul serio, e di aver come sempre usato un tono per nulla carino ma ero imbarazzato, ero andato contro il mio orgoglio per lui e nemmeno se ne era reso conto. Mi sentii sprofondare, mai avrei voluto che qualcuno vedesse quel lato di me, quella parte vulnerabile o emotiva che in quel momento stava venendo fuori, perché solo lui era capace di farmi arrabbiare così tanto.
“Mi hai sul serio chiesto scusa?” Mostrò una faccia da ebete e pensai al diavolo!
“Come non detto fottiti me ne vado!”
Hayato allora mi afferrò per la mano fermandomi, mi resi conto di essere allora in pericolo. “Baaka” disse e mostrò un sorriso così sereno e divertito che il mio cuore ebbe un altro capitombolo. “Mi hai aspettato tutto questo tempo solo per chiedermi scusa?”
“Ora non vantartene capito?”
Mi strinse senza preavviso a se, petto contro schiena e sentii la sua presenza, così come il suo inconfondibile profumo dolce, “Troppo tardi” rispose mentre lo sentii respirare profondamente sulla mia spalla.
Hikaru si era dichiarato a lui e lo aveva respinto solo perché pensava continuamente a me, i suoi sentimenti erano più veri di quanto credessi e cominciai a pensare di potermi davvero fidare di lui, ma al tempo stesso sapere che era serio nei miei confronti mi fece capire che non potevo prenderlo in giro, non potevo prendere quei suoi sentimenti e deriderli, né farlo soffrire, se fossi stato una persona migliore avrei dovuto lasciato libero ma essendo egoista e sicuramente molto peggio di lui volevo che continuasse ad amarmi, e che nessuno me lo portasse via perché mi piaceva essere abbracciato e baciato da lui anche se l’avrei continuato a negare.
Poi tornai alla realtà e mi resi conto di ciò che stava accadendo “Di grazia che stai facendo?” Hayato ignorò completamente la mia domanda, e la mia irritazione e continuò ad accarezzarmi i fianchi cercando un modo per infilarvici sotto. “Hayato!”
“Abbiamo fatto pace no? Ora posso toccarti di nuovo.”
“Non ho mai detto che puoi spogliarmi! Lasciami andaree!” cercai di liberarmi, di scappare da quella sua presa. Senza volerlo avevo abbassato la guardia, ero entrato nella tana del lupo e se non fossi scappato in tempo mi avrebbe divorato completamente.
Hayato ignorò il fatto che volessi scappare e cominciò a baciarmi il collo, lentamente, leccandolo e un brivido mi percorse tutto il corpo poi mi morse dolcemente l’orecchio e altri spasmi, per poco non mi partì un urlo.
“Lo so che sei spaventato ma non ti farò nulla finché non vorrai.”
“Eh? Che significa questo! Lasciami allora!”
“Non andrò fino in fondo ma non ti lascerò andare ora che sei mio.”
Con la coda dell’occhio lessi nei suoi occhi una strana determinazione che mi fece tanta paura e senza preavviso fui sollevato da terra, da dietro, e lasciato cadere a pochi passi da dove ero sul divano del salone. La cosa mi lasciò senza parole, e sapere di essere sul divano fece salire ancora più l’allarme dentro di me.
Non ebbi il tempo di pensare a tante cose, né di immaginare cosa sarebbe potuto accadere che Hayato mi sovrastò, mettendosi seduto su di me per bloccarmi e mi fissò in maniera troppo sensuale per un ragazzino di appena sedici anni. Dove aveva tenuto nascosto tutto quel sex appeal?
“Sul serio Hayato cominci a farmi paura!”
Il corpo non rispondeva più, ero pietrificato, intrappolato da quegli occhi azzurri così belli e accattivanti. Era ipnotico e cominciai a capire perché tutti gli sbavassero dietro così tanto, chissà quante avrebbero voluto trovarsi al mio posto mentre il mio unico desiderio era filarmela via.
Hayato ricominciò a toccarmi, stavolta mirò ai pantaloni e cominciò a passarvi le dita in cerca della lampo. La cosa mi fece sudare freddo e immediatamente portai le mani lì per impedirglielo, e in tutta risposta Hayato afferrò le mie mani e le bloccò ai lati del mio volto avvicinandosi ancora più pericolosamente al mio viso. Era così vicino da potermi specchiare nei suoi occhi e poi lo fece, cominciò a baciarmi molto passionalmente infilando la sua lingua nella mia bocca.
Immaginai di provare disgusto per un tale atto ma non fu così. Fui letteralmente catturato da quel bacio così profondo, e rispetto agli altri fu molto più seducente del solito tanto che avvertii uno strano calore nelle parti basse. Capii immediatamente che tutto ciò doveva finire all’istante prima che fosse troppo tardi così raccolsi tutte le mie forze, tutta l’energia che avevo e lo spinsi via in malo modo riuscendo finalmente a rimettermi in piedi.
Come prima reazione mi pulii la bocca e lo fissai in cagnesco “Maledizione ti avevo detto di fermarti!”
Hayato si mise a sedere come se nulla fosse, “Non sembrava dispiacerti però.”
“Come? Ma se ho cercato di scappare tutto il tempo!”
Con un occhiata indecifrabile sfoderò un sorriso di soddisfazione “E dimmi piccolo ipocrita quello come lo spieghi?”, con l’indice puntò qualcosa in basso, lo seguii con lo sguardo e mi osservai, in basso e notai con mio sconcerto che nei pantaloni era visibile una chiara erezione. Impossibile! Ma era successo, mi ero eccitato per un solo bacio e per giunta con un ragazzo.
La cosa mi sconvolse più di quanto pensassi al punto che mi morirono le parole in gola. “Tranquillo non sei il solo, non devi sentirti in imbarazzo. Guarda un po’” e mi maledissi per averlo fatto.
Sollevai lo sguardo su lui e lo trovai a gambe divaricate mostrandomi con fare compiaciuto che era nelle mie stesse condizioni, la cosa però non mi disgustò affatto, anzi non fece che aumentare il calore che già sentivo dentro, così come lo strano desiderio che provavo di soddisfarlo. “Quando ancora faremo questo gioco del tira e molla? Quand’è che accetterai che anche tu mi vuoi eh?”
“I-io.. ecco..”
“Sono a casaa!” si chiuse la porta dell’ingresso e Hayato sbuffò seccato della cosa.
Capii subito che si trattava del suo fratellino Kou, e non volevo che mi vedesse in quello stato. Il panico mi assalì e Hayato se ne accorse, mi indicò con la mano le scale e scappai via di lì.
Che imbarazzo! Che vergogna! Mi rinchiusi nel bagno in attesa che quella sensazione svanisse da sola, ma la mia mente non faceva che ripercorrere tutto quello che era successo. Il modo in cui mi aveva guardato, le sue carezze e la sfrontatezza con cui parlava di quelle cose non facevano che far tornare l’erezione. Ero gay anch’io quindi? O c’era una spiegazione più logica a tutto ciò?
Passai in quel bagno il quarto d’ora più lungo di tutta la mia vita e quando finalmente ne fui fuori trovai Hayato che cercava di tenere lontano Kou dalla sua roba cacciandolo via con un piede mentre il bambino senza arrendersi cercava di evitare l’arto gettandosi contro il fratello più grande. Fu una scena davvero epica, ma il mio unico desiderio fu di riprendere il famoso principe così posato che perdeva le staffe con un bambino.
“Ti ho detto no Kou. Piantala!”
“Perchèèè uffà fammi giocare un po’ con la tua roba baka!” Pronunciò quel baka con lo stesso tono del fratello maggiore e la cosa non mi stupì, erano fratelli dopotutto. Finalmente il più piccino si accorse della mia presenza e mi fissò stranito, in maniera quasi disgustata mettendomi molto a disagio. “Che ci fa lo sfigato qui?” e mi indicò con sufficienza.
“Ehi!” tuonai nervoso “Dovresti portare più rispetto verso le persone più grandi di te, non credi?”
“Non vedo nessuno a cui debba il mio rispetto francamente” tagliò corto con sufficienza e lasciò il salone in direzione delle scale dandomi le spalle.
Ero sotto shock che un bambino di quanti anni, forse otto o nove anni, usasse già un tono così freddo e maleducato. Nel guardarlo attentamente notai una certa somiglianza con il comportamento che Hayato aveva avuto un passato con quasi tutti i nostri compagni di classe.
“Perdonalo, non ha tanti amici” si intromise Hayato.
“Chissà a chi somiglia eh.”
Hayato fece finta di non sentire e andò dritto in cucina. Non mi sbagliavo affatto, erano identici e forse quel loro comportamento così schivo, burbero era dovuto al fatto che avevano sempre vissuto da soli, senza conoscere il calore di una famiglia che li aspettasse a casa.
Erano quasi le otto e mi domandavo quand’è che la loro mamma avrebbe fatto ritorno, si stava facendo piuttosto tardi e non sembravano per nulla preoccupati. Era giusto chiederglielo? Era inopportuno?
“Vuoi cenare qui?” domandò di colpo stupendomi. Non mi aveva mai invitato per davvero a cena da lui, di solito da bambini ero sempre stato io a restare contro la sua volontà, quel gesto mi rese molto felice ma mi irritò anche un po’. Forse l’aveva fatto solo perché adesso ero il suo diciamo ragazzo, mentre come amico non me l’avrebbe mai neppure domandato.
“Credo che mia madre mi stia aspettando e abbia già cucinato anche per me.”
“Ah, capisco..”
Quella sua risposta sembrò celare una certa delusione ma seppe nasconderla e lo vidi trafficare con degli avanzi presi dal frigo, e insieme a ciò mise a riscaldare un po’ di riso.
“Tua madre torna tardi?”
“Mia madre è fuori per lavoro, tornerà la settimana prossima.”
Quindi ipotizzando erano soli da un po’ guardando lo stato in cui versava il frigo, ma il resto, tutta la casa era splendente, e probabilmente avevano qualche donna delle pulizie che si occupava di tutto.
Sua madre era via, e suo padre in America. Se non ci fosse stato Kou lì probabilmente Hayato avrebbe passato ogni singolo giorno completamente solo, e chissà se non era già successo. Il pensiero di saperlo da solo mi strinse lo stomaco in una morsa che mi procurò una sensazione poco piacevole.
D’impulso gli andai incontro bloccandogli la mano “Venite a cena da me dai!” sorrisi.
Piombò un imbarazzante silenzio e la mia euforia sparì di colpo davanti agli occhi gelidi di Hayato che mi fissava seccato, “Mia madre è via da tre giorni non siamo stati ancora abbandonati, baaaka!” e mi diede un pizzicotto sulla guancia con una certa forza.
“Idiota volevo solo essere gentile!” borbottai cercando di liberarmi.
“No, tu hai provato pena per me è diverso.”
Mi liberai finalmente allontanandomi “Ti sbagli! Non ho bisogno di provare pena per chiedere a qualcuno di venire a cena da me, ma si tratta di essere gentili. Mia madre avrà già cucinato qualcosa e visto che non posso rimanere potete venire tutte e due da me.”
Pensai di non riuscirci, di non essere capace di tenergli testa perché francamente parlando lui era molto più forte di me sotto tanti aspetti, e sembrava sempre così irraggiungibile eppure, contro ogni mia aspettativa, dopo nemmeno un quarto d’ora ci ritrovammo tutti e tre: io, Hayato e Kou nell’ingresso di casa mia e mia madre nel trovarsi davanti ospiti parve seriamente sotto shock, non tanto perché fossero i nostri vecchi vicini ma perché avevo portato finalmente un amico a casa dopo secoli.
“Perdoni il disturbo” si inchinò Hayato con educazione davanti a mia madre e questa arrossì per l’imbarazzo.
Si sarebbe sicuramente ripetuta la stessa scena del centro commerciale.
“Oh cielo Hayato-kun non devi essere così formale con me lo sai!” ridacchiò lei come una scema, “Ko-chan indossa pure le ciabattine di Mei, penso ti vadano bene.”
Kou la guardò stranito ripetendo il nomignolo che aveva appena sentito ma Hayato gli diede una gomitata invitandolo a non commentare la cosa. In quel momento pensai che sarebbe stata una lunga serata.
La mamma ci sapeva fare però, seppe mettere quei due a loro agio facendoli accomodare a tavola non come estranei bensì come ulteriori membri della famiglia. Addirittura cominciò a tirare le guance di Kou facendolo irritare tantissimo, più volte lo vidi diventare rosso dalla rabbia cercando di trattenersi sotto le occhiatacce del fratello. Hayato invece si comportava egregiamente, recitando perfettamente la parte del principe educato e di buone maniere quale era, conquistando ancora di più la mamma per i suoi modi.
Mei invece cercava di intrattenere l’unico bambino presente ma senza successo, “Allora lo guardi Doraemon?” domandò ingenuamente la mia sorellina.
“No è da bambini.”
“Appunto, tu sei un bambino” gli rise in faccia. Kou arrossì indispettito e le tirò un codino facendole male, ma senza che dovetti intervenire Mei seppe rispondere con un morso sul braccio. E la cosa mi fece ridere tanto.
“Quindi vostra madre è di nuovo in viaggio per lavoro.”
“Sì, signora. Tornerà la settimana prossima e finalmente starà un po’ a casa.”
“Non deve essere facile cucinare da solo per te e Kou, se ti serve qualcosa non farti problemi e venite qui quanto volete, sarete sempre i benvenuti.”
“La ringrazio molto.”
Sì, era tutto perfetto. La cena proseguì serena e in certe momenti Hayato si fece anche scappare qualche risata nel momento stesso in cui Mei disse una delle sue sciocchezze. Pensai di aver fatto bene ad averli portati a casa, e mi si riempì il cuore di rivederlo di nuovo sotto il mio tetto dopo così tanto tempo, sembrava non essere cambiato nulla sebbene ormai non fossimo lì come amici bensì come uscenti/fidanzati. A tal pensiero mi venne da fissare la mamma, chiedendomi come l’avrebbe presa se avesse saputo la verità, ne sarebbe stata disgustata? Impressionata? Che reazioni avrebbero mai potuto avere le persone davanti a tale notizia.
Molto più tardi Kou e Hayato andarono via e li accompagnai io stesso alla porta per salutarli, ma il più piccolo dei due mi ignorò facendomi la linguaccia scappando via.
“Lo odio...” borbottai irritato.
Hayato sghignazzò divertito “Gli sei simpatico non ti preoccupare.”
“Oh bene, se questo lo chiami essergli simpatici.”
“Io e Kou abbiamo gusti molto simili, non mi stupirebbe scoprire che gli piaci.”
Quell’affermazione mi lasciò senza parole facendomi sbiancare “Non dirle certe cose... ti prego.”
Hayato scoppiò a ridere, una risata spontanea che fece battere il mio cuore più forte. Non doveva fare così, non doveva mostrarmi questi suoi lati così belli o sarei stato ancora più confuso di quanto non lo fossi già.
Pensando a tutt’altro avevo completamente abbassato la guardia e Hayato ne approfittò afferrandomi bruscamente per il colletto della camicia e tirandomi verso di lui per baciarmi. Lo faceva sempre! Se ne fregava continuamente di dove fossimo eppure non volli respingerlo e lo lasciai fare permettendogli ancora una volta di toccare le mie labbra con le sue in un bacio veloce.
“Buona notte” pronunciò una volta distaccatosi da me, e io completamente intontito non ebbi che dire, lo fissai con sguardo assente e la cosa lo fece ridacchiare compiaciuto, e andò via.
Amore o non amore, provavo sicuramente dell’affetto per quel ragazzo. Qualcosa a cui non sapevo ancora dare un nome, ma sicuramente era un sentimento profondo o il mio cuore non avrebbe iniziato a battere così forte, o non avrei permesso a nessun altro di baciarmi come invece gli lasciavo fare. Ma era troppo presto, ero un inetto in certe cose, completamente ignorante in tal materia e i ricordi del passato non fecero che spegnere quella sensazione. Un tempo ero stato convinto di essere innamorato di qualcuno, avevo dato tutto me stesso con la speranza di poterle stare vicino e invece.. ero stato schiacciato, respinto, e da ciò avevo imparato che l’amore non sempre premia, che non sempre è corrisposto e una simile sensazione di delusione mai più l’avrei voluta rivivere. Mi chiedevo quindi se con Hayato sarebbe stato lo stesso? Un tempo gli era bastato così poco per ferirmi, era stato così cattivo con me e ora improvvisamente era dolce e premuroso. Sarebbe durato?
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: __roje