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Autore: hart    05/10/2017    6 recensioni
Una visita inaspettata, troppo alcol e tutto cambia.
SwanQueen/DragonQueen
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Malefica, Regina Mills
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Era quasi mezzanotte, Regina era sdraiata sul divano a leggere un libro. La casa era sempre silenziosa quando Henry passava le serate con Emma e i due idioti, e da quando Robin era morto. Si sentiva sola, ma c'era abituata. Chiuse meglio la vestaglia di seta nera che nascondeva la sottoveste color ghiaccio che le arrivava sopra il ginocchio. Guardò l'orologio, sospirò e chiuse il libro dopo aver segnato la pagina dove era arrivata. 
 Emma percorse quasi di corsa il breve vialetto che la condusse alla porta bianca. I suoi occhi registrarono il numero dorato di tre cifre attaccato al legno dipinto, ormai più che familiare. Bussò quattro volte, con forza, frettolosamente, l'altra mano in tasca e le spalle contratte. Passò il peso da un piede all'altro, incapace di stare ferma.
Regina si irrigidì sentendo qualcuno che bussava alla porta. Si alzò dal divano, posando il libro sul tavolino e si diresse verso la porta. L'aprì e si sorprese nel trovarvi Emma. Un secondo dopo però la sorpresa fu sostituita dalla paura.
«Emma che ci fai qui? È successo qualcosa a Henry?»  chiese con la voce che lasciava trasparire il terrore che provava.
 Emma la guardò con gli occhi spalancati, lucidi. Scosse la testa. Aveva i capelli legati in una coda, e il viso era provato da una qualche forma di preoccupazione o ansia. 
«Henry sta bene. Lo so che è tardi, ma... posso entrare?»  le chiese, esprimendo tutto il suo bisogno con lo sguardo sperduto, quello che spesso si era dipinto sul suo volto durante l'adolescenza.
Regina rilasciò un sospiro di sollievo alle sue parole. Squadrò la donna davanti a sé, osservando il suo viso teso e preoccupato. Si strinse nelle spalle, rabbrividendo per l'aria fresca che entrava dalla porta. Si scostò leggermente dando modo allo sceriffo di entrare.
«Grazie.» mormorò la bionda, varcando la soglia e voltandosi poi verso di lei mentre aspettava che chiudesse la porta. Il suo viso, se possibile, si fece ancora più teso. L’altra donna chiuse la porta e si girò verso di lei.
«Stai bene?» chiese incrociando le braccia sotto il seno.
La risposta automatica affiorò in un lampo, lambendo le labbra della bionda, ma si trattenne appena in tempo. No, non era andata lì per mentire. 
«No.» rispose sincera, guardandola negli occhi. Spostò le mani per infilare i pollici nelle tasche posteriori dei jeans scuri. «No, non sto bene, tu?» le chiese poi, nel disperato quanto consapevolmente inutile tentativo di deviare l'attenzione da se stessa.
«Vieni Swan.» le disse Regina andando vicino al tavolino dove teneva il suo sidro e versandolo in due bicchieri. «Che succede? Credo di non averti mai visto in questo stato senza che ci fosse qualche nemico che volesse ucciderti.» disse porgendole il bicchiere ambrato e scrutandola in cerca della risposta alla sua domanda.
Emma sostenne a stento il suo sguardo che, da sempre, sembrava volerle penetrare l'anima. Una sensazione di conforto la scaldò quando Regina la chiamò per cognome, senza usare più quel 'Miss' che tanto la faceva sentire in soggezione, come da tempo ormai faceva. La seguì nel salotto, osservandola mentre versava il sidro, come quella sera di molti anni prima, e accettò di buon grado il bicchiere. Sorrise con tensione alle sue parole, più che altro stirando le labbra in una linea sottile.
«Hook.» disse soltanto, bevendo poi un lungo sorso di sidro, più che altro per paura di andare avanti, di lasciar andare tutto quel flusso di emozioni che sentiva premere contro la sua lingua, impaziente di liberarsi.
 Regina sollevò un sopracciglio sentendo il nome del pirata. L’immagine di lui si delineò netta e improvvisa nella sua mente, lasciando dietro di sé l’usuale sentore di marcio che la disgustava nel profondo. Si sedette sul divano e la invitò con la mano a fare lo stesso.
«Cosa ha fatto quel pirata con una mano sola? Non ti corre più dietro come un cagnolino?» chiese, sorridendo nonostante tutto, per poi bere un sorso di sidro. Emma esitò, ma alla fine si sedette accanto a lei, mantenendo comunque una certa distanza, come sempre. Leggermente di traverso sul morbido cuscino rivestito di pelle, si piegò in avanti, le gambe allargate e i gomiti appoggiati poco prima delle ginocchia. Le mani tenevano il bicchiere, entrambe, rigirandolo cautamente tra le dita. Fissò il sidro per un po', poi alzò gli occhi su Regina.
«Lo fa. È questo il problema.» rispose, laconica.
«Cosa ti aspettavi? L'hai addomesticato come tale non volevi questo?» chiese Regina accavallando le gambe e bevendo un altro sorso del liquido ambrato. Emma rimase per un attimo a bocca aperta a quelle parole.
«Non l'ho affatto addomesticato!» esclamò poi, il colore che tornava, seppur lieve, sul suo viso. «È lui che non mi si è più scollato di dosso da quando ci ha dato un passaggio a Neverland!»
«Forse perché qualcuno l'ha baciato, se non mi sbaglio... » replicò Regina con un velo di irritazione nella voce.
 Emma sospirò, bevendo il sidro prima di risponderle. 
«Credevo che avrebbe smesso, se l'avessi accontentato. Ormai aveva insistito tanto che mi sembrava di fargli un torto, rifiutandolo.» confessò a voce bassa, cupa.
Una mezza risata sfuggì alle labbra della mora.
«Fammi capire tu baci una persona perché vuoi togliertelo di torno? E poi ti metti insieme a questa persona, vai all'inferno per questa persona, vuoi darli il tuo cuore e tutto questo solo perché volevi togliertelo di torno?» chiese sarcastica finendo di bere per poi riempirsi nuovamente il bicchiere.
Emma sospirò di nuovo, prendendo tempo grazie al poco sidro che le era rimasto. Non sapeva davvero perché stesse con Hook, perché non fosse riuscita a lasciarlo andare. Gli voleva bene ormai, questo era sicuro. Ma sapeva di non amarlo, come non aveva amato Neal, non davvero. Non voleva perderlo, come non aveva voluto perdere Neal, ma non perché la sua vita non potesse continuare senza di loro. Sapeva che sarebbe potuta andare avanti. Lo sapeva, perché era stata sola tutta la vita, e ce l'aveva fatta. Non che sarebbe stata sola, senza Killian. Ma lui le regalava attenzioni, la corteggiava, la desiderava. E non voleva accontentarlo, perché forse, dopo, non l'avrebbe più desiderata tanto ardentemente.
«No...» rispose dopo attimi di riflessione a Regina. «Non è così.»» continuò debolmente, incerta. «Io..» cominciò, ma poi non riuscì a continuare.
«Allora cosa? Scusa non riesco a capire... Lo ami e hai paura? O no non lo ami e fai delle scelte assurde... E ancora non mi hai detto cosa ti ha messo così in crisi. Cosa ha fatto di terribile il pirata esattamente?» chiese l’altra continuando a bere per poi sollevare la bottiglia per offrirle un altro po’ di sidro. Emma allungò il bicchiere. Stava iniziando ad iperventilare. Aveva bisogno di altro alcool.
«Vuole che conviviamo.» spiegò, guardando il bicchiere. Alzò solo gli occhi su di lei, con uno sguardo spaventato sul volto pallido.
 Regina mantenne il proprio viso inespressivo e le riempì il bicchiere.
«Davvero? Il pirata fa proprio sul serio...»  ammise continuando a bere. «E tu... di cosa hai paura esattamente? Non ti senti pronta o non vuoi proprio convivere con lui?»
Emma la ringraziò con un cenno del capo per il sidro, quindi lo bevve come fosse acqua. 
«Non voglio. Io... non lo amo.» disse. Si sentì subito più libera appena ebbe pronunciato quelle parole. Finalmente si era tolta quel peso, lo aveva detto a qualcuno. Qualcuno che avrebbe capito, forse. Sperava. Aveva bisogno che lei capisse.
La mora si meravigliò molto per quella risposta, e non lo nascose.
«Non lo ami?» ripeté, incredula «Swan, mi sorprendi ogni giorno...» disse con una risata.
 Emma rimase seria, anche se, di nuovo, quando Regina pronunciò il suo cognome le si scaldò il cuore. Con Killian non le era mai successo, realizzò, sebbene l'avesse sempre chiamata così.
«Quindi cosa hai intenzione di fare?» continuò l’altra, piegando le gambe e portando così i polpacci a contatto con le cosce, il peso del corpo sugli stinchi e sul fianco appoggiato allo schienale del divano. Emma spostò lo sguardo sulle sue gambe per qualche istante, vedendola muoversi. Lo abbassò poi mentre beveva ancora del sidro, quindi tornò a guardarla negli occhi. Si strinse nelle spalle.
«Non lo so.»  ammise. «Gli spezzerei il cuore se lo lasciassi, e non voglio che soffra a causa mia. Non voglio che soffra in generale, gli voglio bene. Però... come... come faccio a restare con lui?»  chiese, smarrita.
Regina inarcò le sopracciglia.
«Non puoi restare con una persona che non ami solo perché non vuoi fargli del male, lo farai in ogni caso...Il giorno che ti innamorerai che farai?» le chiese guardandola negli occhi. «Soffrirebbe ancora di più…»
 Emma rimase a lungo in silenzio, affondando nel suo sguardo denso. 
«Perchè Zeus l'ha fatto tornare?» chiese in un sussurro, con gli occhi che si inumidivano. «Se lo lasciassi... potrebbe...» Non osò dare voce alle sue paure. Temeva che Killian potesse decidere di uccidersi. Aveva scelto lei al posto di suo fratello, ma, tolta lei, non aveva nessun'altro per restare. La mora poggiò una mano sulla sua.
«Non è colpa tua. Non lo ami non puoi fartene una colpa... Ma secondo me dovresti dirgli la verità.»  le disse stringendo leggermente la sua mano.
Emma sentì qualcosa di simile ad una scarica elettrica attraversarle il braccio a quel contatto. Non era la magia di Regina, che ormai percepiva chiaramente, riconoscibile tra mille altre. Era quella sensazione che la assaliva ogni volta che la donna era vicina, da sempre, come se qualcosa dentro di lei la riconoscesse. 
«Come si fa a guardare qualcuno a cui vuoi bene negli occhi e spezzargli il cuore?» chiese, rendendosi conto un attimo dopo di ciò a cui poteva sembrar alludere la sua domanda, e pentendosi delle proprie parole.
 Regina abbassò lo sguardo. «Lo chiedi alla persona sbagliata...»  mormorò «Io ho sempre distrutto cuori...» disse risollevando lo sguardo. Emma si accigliò, dispiaciuta nel vedere che le sue parole avevano avuto l'effetto che meno voleva.
«Non intendevo questo. Mi dispiace.» mormorò, detestandosi. Bevve ancora sidro e si riempì di nuovo il bicchiere da sola.
«Di cosa? È la verità... Forse hai sbagliato porta, saresti dovuta andare dai tuoi...»  le rispose. La scrutò di nuovo poi, una domanda che sorgeva spontanea a seguito della sua stessa frase. «Perché sei venuta qui dalla regina cattiva invece che andare dai due idioti?» chiese riempendosi anche lei il bicchiere. Emma aggrottò la fronte, infastidita da quel termine.
«Smettila, 'Gina. Non sei la regina cattiva. Sei mia amica, per questo sono venuta qui. Ormai i miei stravedono per Killian. David, almeno. Non credo di poter parlare di questo con loro.»
«Sì, i tuoi sembrano adorarlo nonostante il suo passato... C'è anche da dire che danno seconde occasioni a tutti, ne sono la prova vivente...» ammise l’altra «Anche se io con lui non l'avrei fatto, ma solo perché io non perdono facilmente...»
 Emma la guardò rimanendo in silenzio per qualche istante, riflettendo sulle sue parole.
«Ti hanno dato molte occasioni, a quanto ne so.» ribatté in favore dei suoi, senza volerla attaccare, tuttavia, ma solo come dato di fatto. «Sì, be', non è di certo uno stinco di santo, ma... a loro non ha fatto niente. È normale che lo perdonino, suppongo.»
«Già... » disse Regina bevendo ancora, stringendo poi forte il bicchiere mentre ripensava a tutto il dolore che le aveva procurato quando l'aveva fatta rapire da Greg e Tamara. Certe volte di notte ancora si svegliava sudata e con il cuore a mille, quasi sentisse ancora quelle scosse su tutto il corpo.
Emma notò il suo disagio. Rifletté per qualche secondo prima di parlare. Sapeva di dover andarci cauta con Regina, o non si sarebbe mai aperta con lei. 
«... Loro. Perché a loro non ha mai fatto niente.» ribatté, guardandola negli occhi. «Immagino sia diverso quando qualcuno ti fa del male, però. Insomma, è normale che sia difficile perdonarlo, o che non ci si riesca affatto...» disse, prendendola molto, molto larga.
«Il perdono non è la cosa che mi riesce meglio, soprattutto dopo che uno mi ha consegnato nelle mani dell'uomo che mi ha torturato per ore lasciandomi in fin di vita...» ribatté seccamente Regina.
Emma sobbalzò a quella rivelazione, rovesciando parte del sidro. Pulì il divano con un gesto della mano, evocando la sua magia senza neanche pensarci mentre fissava a occhi spalancati la donna davanti a sé.
«Cos...? Ti ha...?» balbettò, scioccata.
«Swan il divano...» la rimproverò la mora, per poi rilassarsi e bere ancora vedendo che non si era rovinato. «Allora il tuo fidanzato non ti racconta tutto...» aggiunse poi tornando a guardarla negli occhi.
 Emma scosse il capo, ancora con la bocca aperta. Finì il sidro, poi guardò male il bicchiere e si rivolse alla mora.
«Non hai niente di più forte?» le chiese. Come se fosse lei quella traumatizzata, si rimproverò poi mentalmente. Ancora non riusciva a pensare a ciò che le avevano fatto Greg e Tamara, come se la sua mente lo rifiutasse. Sapere che Hook era complice di quell'orrore la disgustò.
 Regina fece apparire una bottiglia di tequila e le riempì il bicchiere facendo lo stesso con il suo.
«Ad ogni modo, è una tua scelta, pensa bene a quello che vuoi e agisci di conseguenza....non credo di essere la più adatta per questo: fosse per me, quel pirata sarebbe già morto...»
Emma bevve la tequila, storcendo la bocca poi per il sapore forte d'alcol. 
«Come... come ha potuto consegnarti a loro?» chiese poi, infuriata.
«Dovresti chiederlo al tuo ragazzo.»  rispose bevendo tutto di un sorso il liquido. Si riempì di nuovo il bicchiere. «Un altro giro Swan?»
Emma bevve la tequila che restava nel suo bicchiere tutto d'un sorso, quindi le porse il bicchiere vuoto, annuendo.
«Anche due.»  rispose, ripensando ancora alle azioni di Killian. Si diede della stupida, dell'ingenua. La redenzione di Regina l'aveva portata a pensare che chiunque potesse ricominciare, essere una bella persona. Evidentemente non era così. La guardò mentre beveva. Ebbe l'istinto di prendere il cellulare e mandare un messaggio al pirata, ma poi si sarebbe presentato lì, e non aveva voglia di vederlo, quindi ci rinunciò.
 Regina le riempì il bicchiere e nuovamente anche il suo fu pieno.
«Swan credo che dopo questo bicchiere dovresti andare, i tuoi saranno preoccupati…» disse svuotando nuovamente il bicchiere, sentendo l'alcool iniziare a fare effetto.
 «Non ho sedici anni, Regina.» obiettò la bionda, bevendo un sorso. Evitò di bere subito tutta la tequila, perché già la testa si era alleggerita, e il sangue iniziava a circolare con più energia nelle sue vene, o almeno così le sembrava.
«E io non vorrei che avessi un incidente tornando a casa, Henry se la prenderebbe con me.» ingiunse l’altra.
Emma inarcò le sopracciglia, pensando mentre beveva un altro sorso. Si strinse nelle spalle.
«Hai una stanza libera, no?» le chiese, senza aspettarsi veramente una risposta. «Perché lo ha fatto?» chiese poi, tornando sul doloroso argomento di poco prima. Non riusciva a toglierselo dalla testa.
«Ti stai auto-invitando a casa mia?»  chiese Regina con una risata che ben presto sparì dal suo visto.  Emma sorrise nel sentirla ridere, poi la guardò, ascoltandola, seria. «Swan non lo so, a quel tempo era un’altra persona, adesso sarà sicuramente cambiato per te, gli avranno offerto qualcosa... la libertà, la vendetta...»
Emma si leccò le labbra, sentendo il sapore della tequila su di esse. Ne bevve ancora prima di replicare: «Qualsiasi cosa gli abbiano offerto, doveva sapere cosa ti avrebbero fatto...» disse con la rabbia che ribolliva negli occhi, scuriti dalla dilatazione delle pupille.
Regina diede una scrollata di spalle.
«Era lì mentre lo facevano, quindi anche se all'inizio non l'avesse saputo si è goduto lo spettacolo.»  replicò bevendo un altro bicchiere. La tequila stava facendo più effetto di quello che aveva considerato, la testa era leggera. «Spero che si sia divertito.»
 Emma sbiancò a quelle parole, sentendo la testa girare. Bevve un altro sorso, il che non migliorò la situazione.
«Credo di odiarlo, ora...» borbottò.
 «Solo perché è riuscito dove molti hanno fallito? Io mi complimenterei con lui.» Regina bevve ancora. «Quindi vuoi lasciarlo?»
 Emma la guardò come se avesse appena detto la cosa più stupida del mondo.
«È riuscito a farti del male, e dovrei complimentarmi con lui? Sei la mia famiglia... se parte della mia famiglia...» si corresse un istante dopo, guardando il bicchiere come se avesse parlato al posto suo. Pensò di posarlo, invece bevve un altro sorso di tequila. «Certo che voglio lasciarlo. Che soffra, il bastardo. Poteva dirmelo, poteva dirmi un sacco di cose, e poteva resistere all'oscurità, e poteva...» si bloccò. Bevve ancora.
 «Famiglia...» mormorò Regina  «È strano detto da te... detto da chiunque immagino...Visto quello che rappresento.» Ormai l'alcool aveva fatto il suo effetto. «Credi che non sappia che nonostante tutto molti qui mi vorrebbero morta?»
 Emma la guardò male.
«Nessuno ti vuole morta, Regina. Smettila di odiarti.» sbottò. Anche su di lei l'alcol stava funzionando a meraviglia.
 «Odiarmi? Cosa ti fa credere che io mi odi?» chiese la mora sporgendosi verso di lei, la vestaglia mezza aperta.
 Lo sguardo di Emma cadde dal viso della mora. Si leccò le labbra e dovette bere ancora tequila per riuscire a rialzarlo.
«Lo vedo.» rispose, lo sguardo leggermente appannato. «Lo sento, diavolo Regina, ti conosco! Lo so che ti odi più di quanto chiunque possa fare!» esclamò, riprendendosi grazie a quello sfogo.
 «Tu non sai nulla di me Swan...» disse l’altra avvicinando il viso al suo. «Mi conosci? Cosa sai di me?»
 Il respiro della Salvatrice si accorciò, accelerando. Si lasciò inghiottire dal suo sguardo. Ebbe veramente l'impressione di cadere in quegli occhi scuri e profondi, e si ritrovò a sporgersi verso di lei. 
«Abbastanza...» rispose in un roco mormorio.
 «Abbastanza...» ripeté Regina, la sua voce molto più calda di quella di Emma. «… sai quello che sanno tutti, quello che hai letto in quel libro...»  ribatté guardandola negli occhi, la bocca improvvisamente secca. Si leccò le labbra.
 «No.» rispose decisa la bionda, passando lo sguardo su quelle labbra vellutate, seguendo il percorso della sua lingua. Tornò poi a guardarla negli occhi, sbattendo una volta le palpebre. «Conosco te, non il tuo passato. Di quello non mi interessa.» disse.
«Non ti interessa il mio passato? È quello che mi ha resa quello che sono, nel bene e nel male...più nel male dovrei aggiungere.» rise e una ciocca di capelli ricadde sul suo viso
Emma guardò quella ciocca scura scivolare sul viso della donna, affascinata dalla piega morbida e ordinata dei suoi capelli. La sua risata calda toccò punti che nessuno aveva mai raggiunto.
«Nel bene, direi... Di male io non vedo proprio niente...» mormorò osservandola.
Regina sollevò lo sguardo su di lei, sorpresa.
«Non vedi il male quando mi guardi?» le chiese sistemandosi la ciocca di capelli dietro l'orecchio.
 Emma scosse appena il capo, continuando ad osservarla.
«No. Fai... fai paura vestita da regina cattiva, devo ammetterlo, ma... non... non sono mai riuscita a vederti come qualcuno di diverso dalla Regina che conosco. Neanche nella Foresta Incantata.» disse, ricordando i momenti passati al cospetto della regina nel passato. «O con la magia di Ingrid. È stato Killian a fermarmi, nella Foresta Incantata, quando ti abbiamo vista. Io come un'idiota stavo correndo da te.» rise, bevendo un altro sorso di tequila e svuotando così il bicchiere, che posò sul basso tavolino di vetro. «Penso che mi avresti davvero uccisa lì, e lo sapevo, davvero, ma... non lo so. Io vedevo te, come sei ora.»
«Stavi correndo da me Swan?» Regina sorrise. «Ti saresti divertita con lei.. Lei di più...» disse maliziosa con uno strano luccichio negli occhi.
 Emma aggrottò la fronte, confusa dal suo atteggiamento, all'inizio. 
«Eh?» chiese, smarrita.
 «Lei era molto cattiva...Non hai idea di cosa ti avrebbe fatto...» sussurrò l’altra. « Ma forse ti sarebbe piaciuto...»
 Emma sentì il suo basso ventre contrarsi a quelle parole. Arrossì, rendendosi conto solo in quel momento dell'effetto che la voce, lo sguardo e le parole di Regina stessero avendo su di lei. Ma era troppo ubriaca per essere imbarazzata, o anche solo per trattenersi, come aveva sempre fatto.
«Di sicuro.» disse prima di baciarla, spingendo la lingua prepotentemente tra le sue labbra.
 Regina spalancò gli occhi ma rispose al bacio, il suo cervello era annebbiato dall'alcool, troppo per realizzare cosa stesse facendo. Intrecciò la lingua con quella della bionda, le sue mani andarono a afferrarle la maglia tirandola su di sé.
 Emma lasciò fuggire un basso gemito, quasi un grugnito mentre la baciava e veniva trascinata sopra la donna. Si appoggiò al bracciolo del divano per non caderle addosso. Si staccò un attimo da lei, guardandola. Regina ricambiò lo sguardo per un secondo, il suo offuscato, il fiato corto per il bacio appena finito. Si morse il labbro osservando il suo viso.
 Emma spostò il peso sulle gambe, in modo da non doversi appoggiare al divano. Prese quindi la vestaglia di Regina tra le dita e la aprì di scatto, strappandola in parte, per poi assalire nuovamente le sue labbra in un bacio affamato, quasi violento. Regina passò le braccia sulla sua schiena accarezzandola mentre passava la lingua sulla sua bocca. Emma accarezzò il suo corpo attraverso la sottoveste di seta, assaporando le sue labbra. Le prese il seno tra le mani, stringendo appena, gemendo. Da quanto desiderava farlo, senza rendersene conto?
La mora gemette sulla sua bocca quando la sua mano si soffermò sul suo seno, un calore improvviso al basso ventre la fece tremare stringendo il corpo della bionda. Lei strinse più forte, quindi spostò le mani più in basso per afferrare l'orlo della sottoveste e tirarlo verso l'alto, cercando di spogliarla del tutto. Si sentiva pulsare dolorosamente contro i jeans aderenti, che premevano proprio sopra al suo punto più sensibile in quella posizione. Regina spostò le mani verso la maglia cercando di toglierla mentre continuava a baciarla con fame e passione, sentiva il calore del suo basso ventre aumentare e pulsare in lei. La bionda le sfilò la sottoveste e smise di baciarla per ammirare il suo corpo nudo, tranne le mutandine dello stesso colore della sottoveste, orlate di un leggero pizzo. 
Scese a baciarle il seno, il ventre, prendendo poi l'orlo degli slip tra i denti, sentendo l'odore della sua eccitazione arrivarle alle narici. Fremette. Non le permise di spogliarla, non ancora.
Regina osservò lo sguardo della salvatrice contemplare il suo corpo, sorrise leggermente. Chiuse gli occhi quando le baciò il seno, il ventre, arrivando vicino alla sua intimità già bagnata, spinse il bacino verso di lei
Emma stava per sfilarle le mutandine quando si paralizzò, raggelata sul posto. Che stava facendo? Spaventata, si alzò, allontanandosi di scatto da lei. La guardò per meno di un secondo, quindi uscì di corsa dalla casa.
   
 
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