Anime & Manga > Inazuma Eleven
Segui la storia  |       
Autore: ROW99    07/10/2017    1 recensioni
Essere soli è una delle cose più devastanti che possano colpire la vita di una persona, ma spesso la luce è nascosta più vicino di quanto sembri, magari negli occhi di qualcuno di insospettabile!
Dal testo: Non è facile avere amici quando sei troppo intelligente. Sembri sempre troppo alto, troppo lontano per chi vive una vita normale. Minaho non ricorda un periodo della sua vita in cui non sia stato solo. Forse, nei suoi primi ricordi, prima dell’incidente che gli porterà via il padre, vi era una stilla di felicità, ma poi tutto era crollato.
nb: Minaho e Manabe frequentano la Raimon, ma in una sezione diversa dai protagonisti di IE go
Genere: Drammatico, Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Manabe Jinichirou, Minaho Kazuto
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Dieci poveri negretti
se ne andarono a mangiar:
uno fece indigestione,
solo nove ne restar.



Nel tragitto per tornare a casa Manabe e Minaho parlarono fittamente del piano del mister.
Erano così eccitati e increduli che quasi non capivano se si trattasse di un sogno o meno… sembrava un piano così assurdo!  Però… però aveva il suo senso.

Entrando in casa Manabe realizzò di colpo le difficoltà che fino ad allora aveva rinchiuso in un angolo della sua mente, preso dalla gioia e dall’eccitazione. Prima fra tutte la sua perizia psicologica, che avrebbe dovuto dimostrare che era maturo e pronto ad essere emancipato dai genitori.  Del resto si trattava di dichiarare adulto un ragazzo di sedici anni…
Poi, passato questo scoglio, bisognava affrontare il processo. Avrebbe rivisto il suoi genitori… e i loro avvocati, mentre lui era solo a difendere la sua causa.

Infine… infine il problema di Minaho. La zia aveva in mano i documenti del suo affido, e anche se lo aveva scaricato in strada, Manabe era certo che continuasse a percepire gli assegni del suo mantenimento. Non lo avrebbe mai lasciato andare.



-Min… penso che alla fine sia… sia tutto molto difficile.  Forse ci conviene pensare a qualcosa… di più semplice, ecco…
Manabe era steso sul letto vicino all’amico, le mani dietro la nuca, e fissava il soffitto.

L’arancione si voltó verso di lui. -Man… ma cosa dici? Dobbiamo lottare… non abbiamo scelta! Vuoi… vuoi che ci separino? Non… non vuoi rimanere con me?
Il lilla sospirò. -Sei tutto per me… non vorrei mai lasciarti andare, ma forse dovremmo provare con strade più semplici… con idee meno pazze…
-E quali Man? Tu… tu oggettivamente vedi altre… altre soluzioni possibili? Lo so… lo si che è qualcosa di incredibile, ma dobbiamo provarci… dobbiamo!

Il lilla era triste. Si chiese dove fosse finito tutto il  suo entusiasmo… ora era pieno di angoscia, e non era certo di saperne la causa reale.
-Min… ho così paura… sono così tanto angosciato… ti rendi conto che se sbagliamo anche una sola mossa sarà tutto finito? Tutto… oddio non voglio…

Minaho soffriva a sentire parlare così Manabe. Sapeva bene quali fossero i rischi… anche lui si rendeva conto di quanto fosse difficile… ma doveva provarci.
-Man… io non so cosa… cosa dirti… cosa vorresti fare?
Il lilla sospirò. -Forse… forse dovremmo aspettare altro tempo… forse è troppo presto…

Minaho si girò dalla parte opposta. -Io… tu la pensi così… capisco.


Silenzio.

Per alcuni minuti non parlarono. Manabe fissava il soffitto con il cuore pieno di angoscia, mentre Minaho non si muoveva.
Il lilla aveva bisogno di fermarsi… di fermare il cervello. Aveva mal di testa, angoscia che gli premeva sul petto… decise di andare a prepararsi una camomilla. Temeva una notte insonne.

-Min… scendo a fare qualcosa di caldo da bere… magari una camomilla. Ne vuoi? Te ne porto una bella tazza…

Nessuna riposta.

-Ehi? Min? Ci sei? -Manabe toccó la spalla dell’amico che se ne stava in posizione e fetale, le mani sul viso, rivolto sul lato esterno.

Un singhiozzo.
Un altro. Manabe si scosse.

-Min? Min ma stai piangendo? È… è colpa mia? Ho detto qualcosa… qualcosa che non dovevo dire? Dimmelo ti prego…
L’arancione non rispose. Il lilla gli passò le dita fra i capelli con delicatezza. -Che… che hai? Non stai bene? Io… se è colpa mia…

-No… non è… non è colpa tua. ..-Le parole di Minaho erano spezzate dai singhiozzi.  Il lilla non era convinto che stesse dicendo la verità. -Tu. .. Tu non c'entri… non… io… -Il ragazzo tremava.
-Minaho… -Il lilla gli scostó le mani dal viso. -Non ti credo… devo aver detto qualcosa! Qualcosa che ti ha sconvolto.. amico mio… ti prego…

L’arancione lo guardò tra le lacrime.
-T… tu… tu non lascerai che mi… che portino in… in orfanotrofio vero? Hai… hai ragione… bisognerebbe aspettare… ma ho paura… ho paura che se aspettiamo. .. domani. .. o dopodomani…  vengano qui e mi… mi… -Il ragazzo respirava acceleratamente, divenendo viola dall’agitazione, poi pallidissimo. Si portò le mani al petto.
Manabe spalancò gli occhi. Aveva capito… era colpa del suo discorso sulla necessità di aspettare… come aveva potuto essere così stupido? Ogni giorno poteva essere quello in cui sarebbero venuti a prenderlo… e lui parlava di aspettare…

-Sono un dannato idiota! -Il lilla urló come se parlasse tra sé e sé. -Min… Oddio Min stai avendo un attacco di panico… devi respirare! Respira ti prego…
L’arancione si sentiva soffocare. Aveva gli occhi terrorizzati. Afferrò la manica di Manabe guardandolo spaventato.
-Min! Guardami! Guardami! -Il lilla prese il volto dell’amico tra le mani. -Respiriamo insieme, ok? Respira con me!

Manabe mise il palmo della mano sulla pancia dell’amico e, premendo dolcemente, lo aiutò a normalizzare il respiro. Minaho riprese colore. Ricadde sul letto con il volto rigato di lacrime. -Sono… sono ridicolo… sono così ridicolo! -Riprese a piangere sommessamente.
Manabe lo afferrò e lo strinse a sé,  senza parlare. Minaho rimase un istante senza parole, smettendo di piangere.

-Colpa mia.
-Ma… no… cosa…
-Sst… dovevo pensarci prima di parlare e dire cazzate. Perdonami… domani ci lanciamo in battaglia e ci prendiamo la nostra vita. E al diavolo gli avvocati! Al diavolo tua zia! Devono solo lasciarci in pace… noi… noi non facciamo male a nessuno.
L’arancione tiró su col naso e si strinse contro il petto di Manabe.

-E… Min, una cosa.
-S… sí?
Il lilla gli asciugó una lacrima col dito. -Finché sei in questa casa non lascerò che nessuno, nessuno ti porti via da me.


Quanto può essere difficile la vita. Manabe rifletteva, non riuscendo a dormire.
Ci aveva messo tanto a far addormentare Minaho. Il ragazzo era così sconvolto… aveva paura che facesse un incubo. Gli teneva la mano nel sonno e gli accarezzava la fronte… sperava che bastasse a calmarlo.

La mattina dopo avrebbe insistito perché restasse a casa da scuola. Non poteva rischiare che avesse un crollo in classe… magari poteva anche rimanere con lui, anzi era meglio, lo avrebbe fatto di sicuro.
Non lo avrebbe mai confessato al suo amico, Ma Manabe si era figurato la scena dell’arrivo degli agenti sociali decine di volte , nei suoi incubi e nei momenti di paura. Il campanello che suona, una macchina nera davanti al cancello… Minaho che piange, lui che piange… non credeva che gli amici di Endou potessero rimandare questo orrore ancora per molto.

Crollò proprio quando aveva ormai rinunciato a provare a dormire, sprofondando in un sonno agitato.

La mattina seguente al suo risveglio vide che Minaho si era già alzato.
Scese le scale rabbrividendo a contatto con il pavimento freddo. Il clima autunnale iniziava a farsi sentire, e le foglie cadute riempivano le strade come coriandoli tristi.

L’arancione era in cucina, gli occhi rossi e i capelli spettinati. Sedeva al tavolo con in mano una tazza di latte caldo.
Manabe gli si avvicinò. -Min… torna a letto… stamattina stiamo a casa.
Minaho lo guardò sorridendo debolmente. -Man…
-Dimmi…
-Non credevo che ci si potesse sentire soli anche in mezzo alla gente.


Il lilla percepiva la paura dell’amico. Rimuginare su come farlo rilassare un po’, ma non trovava nessuna soluzione.
-Mh… potrei portarlo a giocare a calcio… no, meglio di no. -Pensava tra sé e sé, grattandosi il mento.
E poi… idea!
-Min! Ehi Min… ho un’idea per tirarti su di morale! Aspetta… devo uscire un secondo… tra nemmeno cinque minuti sono a casa... Aspettami!


Manabe uscì di casa preso dalla sua idea geniale lasciando Minaho senza parole.
-M… ma… Min… sei… sei in… in pigiama…


Il lilla, il portafogli in mano, correva a perdifiato verso l’angolo della strada. Era entusiasta della sua idea! Letteralmente entusiasta… tanto entusiasta da stupirsi quando finalmente si rese conto che qualcosa non andava. Aveva freddo alla pancia, e avvertiva dolore ai piedi… -e che… -Sì fermò.
Manabe ebbe un mezzo attacco di panico quando si rese conto della causa di tutto i suoi disturbi… addosso aveva solo la camicia e i pantaloni del pigiama di cotone, ed era scalzo!

Il lilla si sentì mancare… pensò alla strada più rapida per precipitarsi a casa… poi gli venne in mente l’immagine di Minaho al tavolo e dei suoi occhi rossi…
-Oh… al diavolo! -Il ragazzo si rimise a correre verso la sua meta.


Il commesso della grande libreria all’angolo era convinto di essere un uomo incapace di stupirsi.
Non si era stupito quando aveva avuto il posto da bibliotecario che aveva sempre desiderato, non si era stupito quando aveva scoperto che una libreria immensa come quella potesse sopravvivere fuori dal centro cittadino, in un tranquillo quartiere residenziale  fatto di scuole e case tradizionali… ma non poté evitare di stupirsi quando vide entrare un ragazzo dai capelli lilla, tutto spettinato e trafelato, con gli occhi color persona illuminati da una strana luce… ma soprattutto in pigiama e a piedi nudi!

-Ehm… sí? Desidera? -L’Uomo sorrise sconvolto.


Manabe spalancò la porta di casa ed entrò come un turbine. -Min!! Ehi Min sono a casa!!

L’arancione era ancora sconvolto. Non poté non sorridere debolmente quando vide il suo amico con tutti i capelli arruffati nel suo pigiama lilla.
-Guarda… guarda cosa ti ho portato! -Il lilla appoggió sul tavolo un sacchetto di plastica rigonfio.

-Man… che cosa… oddio quanto sei buffo! -L’arancione scoppiò definitivamente a ridere. Manabe ne fu entusiasta… se avesse saputo sarebbe uscito in mutande!
-Minaho! Ti sfido! -Il lilla aprì la borsa e ne tiró fuori un libro non particolarmente grande. -Sai cos’è questo? È uno dei più bei gialli che siano mai stato scritti... è dieci piccoli indiani di Agatha Christie!

L’arancione spalancò gli occhi interessato. Aveva sentito parlare di quel libro, ma non aveva mai avuto occasione di leggerlo.
-Bello… anzi splendido ma… cosa vuoi che… ehm…
-Bhe… ecco la mia idea geniale per tirare su di morale il mio amico dectective! Se… se riesci, in un’ora, a individuare l’assassino senza leggere gli ultimi capitoli… ti permetteró di esprimere tre desideri! Ci stai?

A Minaho si illuminarono gli occhi… Manabe aveva avuto una splendida idea!!
-Man… considerati ai miei ordini!! Tra pochi minuti saprò chi è l’assassino!
-Mh… vedremo! -Il lilla gli fece l’occhiolino.


Tempo mezzo minuto e l’arancione, preso il suo taccuino, si era immerso nella lettura sulla poltrona, vicino alla grande porta finestra.
Manabe sorrise entusiasta. Era riuscito a tirarlo su di morale… ringraziò il cielo per l’idea che aveva avuto… aveva fatto tornare Minaho quello di sempre, e anche lui ora si sentiva più determinato.

Sapeva che avrebbero affrontato tante difficoltà, ma per la prima volta la soluzione a tutti i loro problemi gli sembrava a portata di mano.
Si diresse in cucina… aveva un’ora di tempo per preparare una torta… sempre ammesso che Minaho non trovasse prima la soluzione!

Sorrise guardando l’amico.
-Insieme è una bellissima parola, Min.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Inazuma Eleven / Vai alla pagina dell'autore: ROW99