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Autore: Echocide    07/10/2017    3 recensioni
Una piccola raccolta di missing moments dedicata alla serie 'Quantum Universe'.
01. Come Adrien e Rafael si conobbero...
A pelle, sentiva proprio che quella sarebbe stata una persona da tenere alla larga: troppo sicuro di sé, troppo sfrontato, troppo…tutto.
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Quantum Universe'
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Titolo: Scene
Personaggi: Un po' tutti
Genere: slice of life, generale
Rating: G
Avvertimenti: oneshot, what if...?, raccolta
Wordcount: 428 (Fidipù)
Note: Dopo Manon e il suo senso di colpa, si passa a Jérèmie e...beh, devo ammettere che è stato davvero problematico scrivere questo breve pezzo perché volevo, da una parte far intendere un po' l'ambiente familiare del migliore amico di Thomas, e un po' anche il mondo interiore di questo personaggio: per quanto appaia veramente poco nella storia principale (lo vedrete di più in Piccolo grande amore, la raccolta/longfic dedicata a Thomas e Manon), Jérèmie è un personaggio a cui sono veramente affezionata, perché l'ho creato pensando a una persona particolare che, per molto tempo, è stata parte importante e integrante della mia vita.
E niente, questo è quanto, preferisco lasciar parlare il pezzo piuttosto che la mia voce.
Passiamo quindi alle classiche informazioni di rito: vi ricordo la pagina facebook per rimanere sempre aggiornati e ricevere piccole anteprime dei capitoli e dei miei scleri randomici e anche il gruppo facebook dedicato a Miraculous, gestito con kiaretta_scrittrice92. Per tutti gli altri miei account social vi rimando ai link nel profilo.
Infine vi ringrazio tantissimo tutti per il fatto che leggete, commentate e inserite le mie storie in una delle vostre liste.
Grazie mille!

 

Si lasciò cadere sul letto, affondando il viso nel cuscino e inspirando il proprio odore mentre chiudeva gli occhi, sentendo il bisogno di staccarsi da tutto e tutti.
Non voleva muoversi.
Non voleva pensare.
Non voleva fare.
Voleva semplicemente stare lì, in stand-by, essere immobile come gli NPC dei videogiochi mentre attendevano l’arrivo del giocatore di turno.
Lasciò andare un sospiro, rigirandosi nel letto con gli occhi sempre chiusi, ascoltando i rumori al di là del proprio involucro protettivo: sua madre stava armeggiando da qualche parte della casa, i suoni delle sue faccende che arrivavano attutiti al suo orecchio, e uniti alla voce forte e baritonale del padre.
Le parole che diceva, sulla falsariga di quelle che lo avevano accolto non appena tornato a casa, erano mitigate dalle risposte più pacate della moglie.
Un figlio sbagliato.
Una vergogna.
Quegli epiteti erano i migliori con cui si rivolgeva a lui e, di solito, accompagnati dal bisogno di vederlo morto e dal rinnegare la propria paternità.
Le parole del genitore gli scivolavano, ferendolo e lasciando tracce che nessuno vedeva.
Non il genitore che le aveva causate, non quello che passivamente ascoltava, blandendo semplicemente l’altro.
Non gli amici, che vedevano solo il personaggio che si era creato, il ragazzo gentile e con il sorriso perenne in volto.
Era uno sbaglio, un qualcosa si sarebbe dovuto cancellare non appena accorti.
Sarebbe stato facile, no? Un colpo di gomma e via. L’errore non ci sarebbe più stato.
Non sarebbe stato una vergogna per la famiglia.
Non sarebbe stato quel figlio che non doveva esistere, quel figlio rinnegato.
Per cosa poi?
Jérèmie se l’era sempre domandato e non aveva mai saputo darsi una risposta: per molto tempo aveva pensato che fosse per il fatto che non era come gli altri, aveva compreso molto presto che non aveva gusti simili ai suoi amici del calcetto, che il suo interesse non si focalizzava su un qualche ragazzina ma su…
Beh, altro.
Aveva creduto che fosse questo il motivo per cui il padre non l’accettava, per cui era così ostile nei suoi confronti.
Provare a rinnegare la propria natura sarebbe stata la soluzione migliore, forse stato il modo per farsi accettare da suo padre. Ma il prezzo che avrebbe pagato quale sarebbe stato?
Quanto avrebbe dovuto mentire per non ricevere quel rifiuto dal genitore?
Non si sarebbe sentito sbagliato lo stesso?
Non avrebbe sentito il peso delle menzogne, mentre la sua vita scivolava, una bugia dietro l’altra?
Aveva appena tredici anni, eppure in quei momenti si sentiva molto più vecchio della sua età.
Sbagliato sempre e comunque.
 

   
 
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