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Autore: samv_s    07/10/2017    1 recensioni
Jimin continuò ad osservarlo con sguardo scettico: uno come Yoongi non era solito aiutare le persone, eppure in quel momento gli stava offrendo una mano per conquistare il rosso.
"Accetto." Disse, quindi. Tentar non nuoce, no?
Vmin//Yoonmin. Accenni Namjin
Genere: Comico, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Kim Taehyung/ V, Min Yoongi/ Suga, Park Jimin, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Il silenzio calò nella stanza, un silenzio carico di imbarazzo ed alte mille emozioni contrastanti. Tra le tante, Hoseok riusciva a percepire solo un senso di smarrimento totale.
Cosa diamine stava succedendo?
“Io non…” Ma la sua voce, seppur ridotta ad un sussurro, fu prontamente bloccata da quella del maggiore.
“Mi piaci Hoseok, anche se a questo punto sia meglio dire mi piacevi. E a Jimin piace Taehyung. Quando tu sei tornato dal Giappone, nessuno ha fatto caso alla sua figura minuta e gelosa al tavolo poco distante dal nostro o almeno fino a quando non ho deciso di avvicinarmi a lui e dargli una mano, strano no? Min Yoongi che aiuta una persona totalmente sconosciuta. Ma c’era una ragione valida, e quella ragione eri tu: volevo a tutti i costi che tu ti ingelosissi, che lasciassi Taehyung per stare con me. Coinvolgendo Jimin nel piano, avrei preso due piccioni con una fava: crudele, dato che sia tu che Taehyung siete i miei più cari amici, ma la mia mente mi proponeva solo immagini di voi due che vi sorridevate e lasciavo che la gelosia parlasse per me.” Il grigio si fermò passandosi una mano fra i capelli e mandando giù il groppo formatosi in gola.
“Poi c’è stata la festa e tutto ciò che questa ha comportato: io li ho visti i loro sguardi Hoseok, erano gli sguardi di due che non la smettevano di mangiarsi con gli occhi. Così, quando Taehyung mi ha chiamato chiedendomi se io e Jimin stavamo assieme, ho semplicemente giocato con lui e gli ho detto di sì. Era per metterlo alla prova. E da allora abbiamo portato avanti questa messa in scena.”
“E quando hai capito che Jimin ti piaceva?” Chiese l’arancio, cogliendo alla sprovvista il maggiore, il quale rifletté a lungo prima di rispondere.
“Penso di averlo capito fin troppo tempo fa, Hoseok ma fino ad ora non ho mai avuto il coraggio di ammetterlo a me stesso. So che è sbagliato, che non dovrei manco pensare a Jimin in quel modo ma...” E questa fu l’altro ad interromperlo e a continuare per lui.
“Ma Jimin ti ha cambiato hyung, è riuscito ad abbattere anche lui quella barriera fredda e scontrosa che mostri a tutti. E sappiamo entrambi che non l’ha buttata giù nello stesso modo in cui abbiamo fatto io e Taehyung.” Yoongi lo guardò, incatenando il suo sguardo a quello di Hoseok. Lo stesso Hoseok per cui era stato geloso tempo fa, che avrebbe tanto baciato tempo fa.
Lo stesso Hoseok, che nonostante tutto, non lo stava abbandonando.
L’arancio ricambiò lo sguardo, un sorriso malinconico e sconfitto dipinto sul volto: adesso che aveva dimenticato il rosso, adesso che aveva trovato nuovi amici, adesso che aveva fatto pace col suo cuore si vedeva ripagato con la stessa moneta. Ormai tutto sembrava stesse andare a rotoli: non faceva che accumulare delusioni su delusioni.
“Hyung, diciamo che anche noi stiamo facendo lo stesso gioco. Taehyung sta facendo il possibile per conquistare Jimin, ed io gli ho detto che lo avrei aiutato poiché ero convinto che tu provassi qualcosa per me.” Confessò il minore, non rendendosi nemmeno conto di ciò che aveva appena detto.
“Beh, allora penso sia giunto il momento di chiudere i giochi.” Disse semplicemente Yoongi prima di abbassare il capo.

 
***
 
 
Da quella loro conversazione, era passata esattamente una settimana e mezzo dando ufficialmente il via a dicembre e al conto alla rovescia per i giorni che mancavano alla pausa invernale.
Nell’arco di quelle due settimane, Yoongi aveva trascorso il suo tempo ad impegnarsi per le ultime interrogazioni e compiti in classe: cosa strana per uno come lui che anche se non passava ore ed ore sui libri, riusciva ad apprendere tutto molto facilmente e a dare il meglio di sé. In quei giorni, invece, aveva fatto tutto il possibile per starsene seduto alla scrivania della sua camera o a saltare la pausa pranzo a scuola pur di non incontrare il viso paffuto di Park Jimin.
Ed anche se Hoseok, uno mercoledì, gli aveva riferito che di Jimin, Taehyung e Seokjin non vi era mai nemmeno l’ombra al loro tavolo in mensa – i preparativi per la settimana dello sport li tenevano troppo impegnati – il grigio aveva sempre preferito non allontanarsi più di tanto dalle quattro mura della sua aula.
Gli costava ammetterlo, ma aveva il terrore costante di incontrare Jimin e Taehyung e di non riuscire a mantenere i suoi pensieri per sé. Aveva la paura costante di poter rovinare entrambi i rapporti di amicizia che aveva creato con i due ragazzi.
Min Yoongi, aveva paura di poter esser ferito.
E poiché gli costava troppo ammetterlo, aveva scelto la via più codarda: aveva rigirato l’impegno col consiglio a suo favore, allontanandosi gradualmente da Jimin: dapprima non facendosi vedere, poi evitando anche di rispondere ai messaggi che il ragazzo era solito inviargli.
Sapeva di star sbagliando, sapeva che prima o poi avrebbe dovuto affrontare il minore faccia a faccia e dirgli direttamente di porre fine a quella farsa. Ma adesso aveva bisogno del tempo per sé stesso, del tempo per cercare le giuste parole da usare e del tempo per risolvere il casino che era diventata la sua vita.
Poiché se da un lato c’erano Jimin e Taehyung, dall’altro c’era Hoseok.
I due non si erano parlati per un po': troppo imbarazzo per poter avviare una conversazione, troppe informazioni rivelate quel maledetto pomeriggio. Yoongi aveva compreso quanto fosse stata dura per l’amico assimilare tutte quelle cose in così poco tempo, ma Hoseok aveva il diritto di sapere. Aveva il diritto di mettersi l’anima ed il cuore in pace, invece che tentare ed essere deluso nuovamente.
Dal silenzio imbarazzante, però, avevano fatto dei leggeri progressi: adesso si parlavano, ovviamente per arrivare ad ottenere quella fiducia iniziale ce ne voleva di tempo, e anche se l’arancio non lo abbracciava più senza un motivo, Yoongi sapeva che doveva essere grato per quel miglioramento.
 
Con l’arrivo effettivo di dicembre però, si dava inizio alla settimana dello sport e ciò avrebbe implicato più Kim Taehyung e più Park Jimin nei paraggi. Yoongi quel lunedì mattina, mentre infilava la tuta scolastica, si disse che era ormai giunto il momento di affrontarli e di porre fine a quella situazione: non poteva continuare così, non voleva.
Quando giunse a scuola, fu proprio il ragazzo dai capelli rossi ad accoglierlo.
“Ciao hyung, da quanto tempo che non ci vediamo!” Lo salutò entusiasta Taehyung, raggiante come non mai. Il grigio annuì e sorrise appena prendendo un bel respiro.
Poteva farcela.
 
***

 
“Okay ragazzi, ottimo lavoro. Adesso potete andare a divertirvi!” I presenti esultarono alle parole di Seokjin lasciando effettivamente la classe dove si tenevano le riunioni del consiglio studentesco. Il biondo sorrise e, rimasto solo, prese a riordinare gli ultimi documenti rimasti sparpagliati sulla cattedra.
Avevano ufficialmente finito i preparativi e dopo le ultime direttive, tutti erano ora liberi di prendere parte a quella settimana dedicata allo sport come semplici studenti. O quasi tutti.
Non che il biondo fosse un fissato col lavoro, ma aveva preferito che gli altri si avviassero per primi e iniziassero a scaricare la tensione accumulata in quelle settimane di estenuante lavoro: dopotutto, dei fogli da riordinare per lui non erano nulla.
“Vuoi una mano?” Una voce lo fece sobbalzare ed il plico di documenti che aveva in mano, cadde rovinosamente al suolo. Concentrato com’era su quello che stava facendo, non si era accorto dell’arrivo di Namjoon. Quest’ultimo, cercando di trattenere le risate, si accovacciò accanto all’amico e prese a dargli una mano.
“Non volevo spaventarti, scusami.” Aggiunse poco dopo notando l’espressione corrucciata del maggiore: quando gonfiava le guance era più carino del solito.
“Sei un imbecille.” Disse Seokjin mentre si alzavano in contemporanea da terra e si avvicinavano al banco più vicino per risistemare i fogli.
“Si ma il tuo imbecille preferito!” Lo canzonò allora Namjoon, appoggiandosi al banco ed incrociando le braccia al petto. Poi sorrise, mettendo in bella mostra le sue bellissime fossette.
Seokjin alzò lo sguardo, soffermandosi ad osservare quelle due piccole rientranze: ultimamente gli stava capitando così spesso di osservare i particolari del viso di Namjoon e di trovarli bellissimi.
Rendendosi conto di ciò che aveva pensato, arrossì.
L’altro, non ricevendo alcuna risposta, aprì gli occhi precedentemente ridotti a due mezzelune, e si accorse di come le guance del biondo avessero assunto una tonalità più accesa.
“Hyung, tutto bene?” Chiese preoccupato il minore, pensando che l’altro non si sentisse bene. Seokjin scosse la testa e si voltò riprendendo i fogli in mano e dirigendosi verso l’armadietto per poterli mettere nell’apposito contenitore.
Namjoon sbuffò prima di avvicinarsi e girarlo nella sua direzione: se Seokjin non si sentiva bene, glielo doveva dire.
Ma quando si ritrovò davanti il volto, adesso completamente rosso, del maggiore le parole gli si mozzarono in gola.
“S-sicuro di star…” Balbettò Namjoon, che fu però bloccato dal tocco leggero del dito del biondo. Seokjin aveva appena affondato il suo indice nella fossetta del minore.
Seokjin lo stava fissando e lo stava toccando completamente assorto. Adesso, quella veramente rosso peperone era l’altro.
Ma prima che potesse chiedergli il motivo di quel gesto, Namjoon si ritrovò le labbra del maggiore a premere sulle sue.
Il ragazzo strabuzzò gli occhi, incredulo. Di sicuro quello era tutto un sogno, non poteva essere reale.
Seokjin non lo avrebbe mai baciato di sua spontanea volontà!
Eppure, quando la lingua del maggiore picchiettò sul suo labbro inferiore, Namjoon ebbe l’assoluta conferma di non star sognando. Lasciò quindi che quel bacio si approfondisse dischiudendo le labbra carnose e facendo incontrare la sua lingua con quella di Seokjin. Si avvicinò poi maggiormente al corpo dell’altro e gli cinse i fianchi con le mani. Il biondo, dal canto suo, mugolò contento e lasciò vagare le sue di mani che si intrecciarono con i capelli violacei del minore. Non ne volevano sapere di staccarsi.
Ed in quel momento, Namjoon pensò al fatto che non vi fosse nessuna festa di mezzo e nessun ipotetico alcool a circolare nei loro corpi.
C’erano solo lui e Seokjin, e questo dato di fatto lo fece sorridere come un perfetto imbecille.
 
Quando dovettero allontanarsi a causa del fiato corto, entrambi rimasero in silenzio.
Seokjin abbassò lo sguardo sentire tutto il coraggio e l’impeto di poco prima, svanire nel nulla.
Che diavolo aveva combinato?
Spalancò gli occhi rendendosi effettivamente conto di aver appena baciato quello che era il suo migliore amico. E che bacio, poi!
“Io…io non so che mi sia preso!” farfugliò preso dal panico prima di alzare lo sguardo ed incontrare quello di Namjoon. L’altro, notando quanto l’amico si fosse improvvisamente agitato, cercò di stringerlo a sé e di abbracciarlo.
Ma Seokjin, più rapido, si scansò e sgattaiolò via dalla sua presa uscendo dalla classe lasciando da solo Namjoon. L’altro, senza farselo ripetere due volte, lo seguì aumentando il passo.
Non se lo sarebbe fatto scappare una seconda volta.
 
“Seokjin, fermati!” La voce di Namjoon non fece che incitarlo ad aumentare il passo e voltare alla sua sinistra pur di sfuggire al ragazzo.
Più pensava a ciò che aveva fatto, più la consapevolezza di aver fatto un enorme cazzata lo stava divorando.
Perché insomma, quella sì che era una grandissima cazzata. Ma come avrebbe potuto resistere a quelle fosse, e a quel sorriso? Diamine, Namjoon lo stava scombussolando!
Ma da quando!?
Quella domanda e le emozioni che ciò aveva comportato, lo destabilizzarono facendolo fermare per un secondo e facendogli notare di non avere alcuna via di fuga. L’unico posto dove poteva “nascondersi” era il bagno posto proprio di fronte a lui. Sapeva che il minore l’avrebbe raggiunto, ma forse chiudendosi in uno dei gabinetti e non rispondendogli, Namjoon avrebbe ceduto facilmente. Aprì quindi la porta e aprì quella del gabinetto centrale, fiondandosi all’interno del piccolo spazio e facendo serrare la manovella chiudendo la porta. Tirò un sospiro prima di sentire la porta principale aprirsi ed i passi di Namjoon arrestarsi.
“Seok, ti ho visto entrare. È inutile che tu adesso rimanga chiuso qui dentro poiché non uscirò da qui senza te, quindi porta il tuo culo qui fuori!” Il biondo deglutì sentendo il tono fin troppo deciso dell’altro: davvero non aveva scampo? Nemmeno una piccola finestra da cui uscire? Ciò nonostante, non rispose: non aveva il coraggio di affrontare il minore, non ce la faceva proprio.
Rimasero per dieci minuti in silenzio, prima che Namjoon prendesse nuovamente parola.
“Seok, ti prego.” Il suo era risultato quasi un sussurro, la voce bassa e roca fece deglutire nuovamente Seokjin sempre più indeciso sul da farsi: la sua mano era ancora poggiata sulla manovella e non sapeva assolutamente che fare.
“Non voglio obbligarti a dirmi niente, solo esci ti prego.” Aggiunse poco dopo il minore avvicinandosi alla porta chiusa. Sperava con tutto sé stesso che il maggiore uscisse da lì.
E quando sentì la serratura scattare, tirò un sospiro di sollievo. Dopo poco, si ritrovò la figura del biondo davanti con la testa china.
“Non so cosa mi sia preso, solo che…solo che è da un paio di giorni che non faccio che pensare al tuo viso okay?” Sbottò all’improvviso, alzando il volto ed incrociando lo sguardo di Namjoon. Quest’ultimo rimase sbigottito, il fiato si bloccò in gola dopo aver udito quelle parole.
Seokjin pensava a lui?
Seokjin pensava a lui!?
Per la prima volta, non sapeva come reagire a quelle parole: non sapeva se doveva rispondergli, non sapeva se doveva baciarlo. Non sapeva come comportarsi.
Così, lasciò che il suo corpo facesse per lui. Si avvicinò piano ed avvolse Seokjin in un abbraccio, gli depositò poi un bacio sulla fronte ed affondò successivamente il viso nell’incavo del suo collo. Lasciò che il profumo del maggiore gli inebriasse le narici prima di prendere coraggio e rispondere.
“E tutto okay hyung, anche io non faccio che pensare al tuo viso.”






 


​Come potete vedere, non sono scappata in Cambogia anzi, sono pure in anticipo.
Amatemi AHAHAH!
​In ogni caso, mi scuso per eventuali errori - oppure orrori - ma ho scritto questo capitolo dalle sei di questo pomeriggio.
​L'ispirazione mi ha completamente colpito dopo una settimana di scuola intensa.
​In ogni caso, lascio a voi i commenti. Mi permetto di dire solo una cosa: FINALMENTE UNA GIOIA.
​Un bacione e alla prossima,
​Sam.
   
 
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