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Autore: 7vite    08/10/2017    1 recensioni
La vita di Doremi e le sue amiche è cambiata definitivamente da quando le sei apprendiste hanno deciso di rinunciare per sempre all'uso dei poteri magici, scegliendo di restare a vivere nel mondo degli esseri umani.
Le loro strade si sono divise, ognuna di loro ha intrapreso un cammino diverso, promettendosi però di restare amiche per sempre.
Ed è qui che le incontriamo nuovamente, alle prese con i problemi che affliggono tutte le adolescenti.
Riusciranno a gestire le nuove avversità senza l'aiuto della magia?
Genere: Commedia, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-LA FINE DI UN’AMICIZIA-
 
 
Durante la ricreazione Doremi si avvicinò a Makoto tendendole un pacchetto.
«Anche se in ritardo: buon Natale, amica mia!»
Gli occhi di Makoto brillarono.
«Ah, è vero! Me ne ero quasi completamente dimenticata! Grazie mille Doremi, è molto gentile da parte tua. Aspetta, anch’io ho qualcosa da darti, è qui nello zaino.»
Doremi agitò la mano.
«Su, non scherzare, non credo che ciò che cerco entri dentro al tuo zaino.»
Rise allegramente della sua stessa battuta, immaginandosi Shin tutto raggomitolato su se stesso.
«Ah, l’ho trovato, eccolo!»
Makoto le allungò un pacco di medie dimensioni. Doremi la fissò con aria interrogativa.
«Perché mi hai fatto un regalo? Avevi promesso di aiutarmi con Shin, quindi perché adesso tiri fuori questo pacco?»
Makoto arrossì lievemente, abbassando lo sguardo sul pavimento.
«Doremi, c’è una cosa di cui evo parlarti. Non sarà piacevole, ti avverto.»
Il tono della sua voce non lasciava presagire nulla di buono. Doremi fece un’espressione triste.
«Se mi hai comprato un regalo, allora so già di cosa si tratta, non c’è bisogno che tu prosegua.»
Per Makoto fu come ricevere uno schiaffo in pieno viso.
«Sarò forse ingenua, ma non sono una stupida.»
Makoto non l’aveva mai sentita parlare con quel tono di voce. In verità, ora che ci pensava, non aveva mai visto Doremi triste.
«Doremi io… Non è come pensi, posso spiegarti tutto quanto!»
L’amica le sorrise con fare bonario.
«D’accordo allora, io ti ascolterò.»
Makoto cominciò a parlare a tutta velocità, raccontandole per filo e per segno ciò che aveva visto al parco di Sapporo, la sua fuga e la febbre, la conversazione avuta con sua madre e persino quella insieme al fratello.
«Non ha nulla a che fare con te, Doremi, lui crede davvero che tu sia una ragazza speciale. Dice che sei molto carina e che gli piace molto l’energia che sprigioni, è solo che…»
«Che ha già una ragazza.»
Concluse Doremi con un sospiro. Non era la prima volta che si prendesse una cotta non corrisposta, ma quella volta aveva davvero sperato che funzionasse. In realtà, ora che ci pensava, si chiese perché l’avesse dato per scontato. Shinichi aveva sedici anni, e lei ne avrebbe presto compiuti dodici, la differenza d’età non era certamente cosa di poco conto.
«Mia madre dice che l’amore nasce spontaneamente ed all’improvviso, come un germoglio. Dice anche che va curato e ritiene che la tua sia solamente un’infatuazione per un ragazzo più grande che a malapena conosci. Non fraintendere, dice che non c’è nulla di male in tutto ciò, e che è normale alla nostra età…»
«Makoto.»
La interruppe Doremi a voce bassa. La ragazza fu costretta a tacere e a guardarla.
«Va tutto bene, non devi preoccuparti per me. Tua madre ha ragione, Shin non lo conosco nemmeno, non posso essere veramente innamorata. Ti sono grata per ciò che hai fatto, ti sei comportata da vera amica nei miei confronti.»
Makoto socchiuse gli occhi per sorridere. Doremi incrociò le mani dietro la nuca.
«E poi non è la prima volta che qualcuno non corrisponda i miei sentimenti, ci sono abituata.»
Disse sorridendo, passandosi un dito sulla guancia.
«Sei sicura di stare bene?»
Le domandò la castana.
«Sì, ma a dire il vero c’è solo una cosa che mi da sui nervi…»
«E sarebbe?»
Doremi strinse un pugno davanti a sé, gli occhi diventarono di un inquietante color giallo.
«Darla vinta a Ryuji.»
Makoto parve confusa. Doremi le spiegò brevemente quanto successo solo poche ore prima, brandendo il giornalino scolastico e raccontandole di aver sparso la voce che si sarebbe presentata al ballo con Shin.
«Oh no! Se lo avessi saputo in tempo te lo avrei impedito!»
Disse Makoto, posandosi una mano sulle labbra. A Doremi vibrò un sopracciglio.
«Forse saresti dovuta arrivare prima oggi! Comunque mi sorprende che tu non l’abbia sentito, lo stavo raccontando all’intera classe mentre sei entrata.»
Makoto ebbe un brivido. L’aveva vista quella mattina al centro dell’aula, accerchiata dalle sue compagne, ma non aveva udito una sola parola di ciò che diceva perché continuava a ripensare alla sua breve conversazione con Tetsuya.
«Si può sapere a cosa stai pensando?»
Le urlò Doremi, riportandola alla realtà.
«A niente!»
Mentì. Avrebbe voluto raccontarle tutto quanto, e l’avrebbe anche fatto se l’amica non avesse ricevuto una delusione amorosa proprio quel giorno! In quel momento preferiva dedicarsi a Doremi piuttosto che a sé stessa, in fondo si disse che avrebbe avuto modo di dirglielo anche nei giorni seguenti.
«Senti, tu non me la racconti giusta, so che c’è qualcosa che ti frulla in testa, ha forse a che vedere con il tuo ritorno a Sapporo? Guarda che a me puoi raccontare tutto quanto e lo sai bene.»
«Ma certo che lo so, ti giuro che non è successo nulla.»
«Non me la dai a bere, coraggio sputa il rospo.»
Disse Doremi, alzandosi dalla sedia per avvicinarsi all’amica.
«Giuro che non c’è nulla!»
Insistette Makoto, allontanandola quanto più possibile.
«Uff, sono o no la tua migliore amica?»
Piagnucolò Doremi.
«Certo che lo sei, ma ti ripeto per l’ennesima volta che non è successo nulla di nulla a Sapporo!»
«Bugiarda!»
Mosse un passo per avvinarci ancora di più a Makoto, ma per sbaglio storse il piede e finì col cadere per terra. Qualcuno rise, e immaginò presto di sentire un acido commento da parte di Tetsuya. Incrociò lo sguardo del ragazzo e serrò gli occhi attendendo che la prendesse in giro, ma il ragazzo, per tutta risposta, si voltò nella direzione opposta, ignorandola.
Anche se non le dispiaceva affatto, si sorprese molto. Tetsuya non la canzonò neppure quando quel giorno ricevette un voto basso in matematica, né quando sbagliò a leggere un kanji nell’ora di giapponese, cambiando completamente il significato del testo.
“Perché mi sto preoccupando di questo? Dovrei rallegrarmene, finalmente mi concede un po’ di pace.”  Pensò, decidendo di godersi quei momenti.
“Forse ha a che fare con la conversazione di stamattina. Poco male se ha compreso e ha deciso di darmi una tregua.”
 
Per qualche ragione, Tetsuya aveva ripreso a declinare gli insistenti inviti di Makoto di allenarsi insieme.
«Fra poco inizierà il torneo di calcio contro le squadre delle altre scuole, quindi devo allenarmi più duramente insieme ai miei compagni di squadra.»
«Ma potremmo allenarci dopo, come ai vecchi tempi.»
Incalzò Makoto, Tetsuya si passò una mano dietro la nuca.
«Credo che dopo sarò troppo stanco. E poi devo concentrarmi seriamente sullo studio se non voglio rischiare una bocciatura.»
Makoto non si preoccupò di nascondere il suo disappunto. Da quanto Tetsuya aveva accettato il suo invito al ballo, Makoto si era illusa che i due avrebbero passato molto più tempo insieme, ma invece le sembrava quasi che il ragazzo facesse di tutto per evitarla. Si chiese diverse volte se per caso non avesse cambiato idea, ma non trovò mai il coraggio di domandarglielo ad alta voce.
Aveva scritto a Rei del suo strano comportamento, ma l’amica l’aveva rassicurata, dicendole di non preoccuparsi e di lasciargli del tempo. Le aveva scritto che, se veramente avesse cambiato idea, gliel’avrebbe detto direttamente in faccia, senza ricorrere a dei metodi subdoli.
Makoto decise di fidarsi, arrendendosi al volere del ragazzo, senza importunarlo ulteriormente.
Per mesi i due si erano rivolti a stento la parola, anche se, ora che ci pensava, neanche prima parlavano mai più del necessario.
«Cosa c’è Makoto? Ti vedo giù.»
Le aveva detto Doremi un giorno che la vide assorta nei suoi pensieri.
«Ah? No niente, pensavo che tra poco inizieranno i tornei tra le scuole.»
Le disse, indicando un volantino appeso alla bacheca della loro classe.
«Ah, è vero, me ne ero quasi dimenticata. Ora che ci penso, è da un po’ che non ti alleni più, o mi sbaglio?»
Makoto scosse la testa.
«No, non ti sbagli affatto.»
«E perché?»
«Vedi? A causa dei tornei, Tetsuya è molto impegnato, quindi non può più permettersi di farmi da avversario come prima.»
Le aveva spiegato con semplicità, nascondendo tutta la sua delusione. Avrebbe voluto dirle la verità, ma nei mesi che erano trascorsi, Makoto non aveva mai avuto occasione di raccontarle ciò che era successo tra i due. Sembrava assurdo, ma ogni volta che voleva prendere l’argomento, succedeva qualcosa che le distraeva.
«Questa poi! Scommetto che uno o due pomeriggi a settimana li trova! Vado a dirgliene quattro…»
«Ma no, Doremi, cosa fai?»
Makoto fece per fermarla, ma la rossa si trovava già di fronte al banco del suo vecchio compagno. Lui la guardò senza dirle una parola, poi riposò lo sguardo sul foglio che aveva davanti agli occhi.
«Che c’è? Non hai intenzione di parlarmi?»
Gli domandò, posandosi le mani sui fianchi. Tetsuya le rispose senza nemmeno guardarla.
«Hai indovinato.»
«Sai già che stai per beccarti una ramanzina?»
«E perché mai dovrei?»
Chiese in tono noncurante, senza alzare gli occhi. A Doremi vennero i nervi, sembrava di parlare con Masaru.
«Per come ti stai comportando nei confronti di Makoto. Fino all’anno scorso vi allenavate spesso insieme, ed adesso tiri sempre fuori delle scuse.»
«Non sono delle scuse.»
Rispose con tono irritato.
«A me pare proprio di sì invece. Non credo davvero che tu non abbia del tempo da dedicarle, dato che la squadra non si allena ogni giorno.»
Finalmente Tetsuya si decise a rivolgerle lo sguardo.
«Ma cosa ne vuoi sapere tu di calcio? Stai sempre a dire agli altri cosa fare e come comportarsi sin dai tempi delle elementari, senza avere la benché minima idea di cosa passi nella testa delle persone. Pensa per un attimo a te stessa, invece di mettere il naso nella vita degli altri.»
Doremi arretrò con gli occhi lucidi.
«Ma che ti prende? Non mi avevi mai parlato con quel tono prima d’ora! Anche se litigavamo spesso, non sei mai stato così scontroso.»
Tetsuya si alzò dal suo posto strisciando la sedia sul pavimento e producendo un suono assordante.
«Sai una cosa? Le persone cambiano.»
Con quelle ultime parole, si allontanò dalla ragazza lasciandola lì, in piedi e piena di dubbi.
«Ma cosa diamine gli prende?»
Domandò Doremi a Makoto, che aveva osservato la scena da lontano.
«Dev’essere nervoso a causa del torneo. La squadra della scuola media privata è molto forte, forse teme di non riuscire a batterli.»
«Sì, dev’essere per questo.»
Concordò Doremi, anche se in realtà non credeva che quell’atteggiamento c’entrasse qualcosa col torneo.
Da un paio di mesi Tetsuya aveva preso a comportarsi in modo diverso nei suoi confronti. Non le rivolgeva più la parola e a malapena la salutava. Se i primi tempi ne aveva gioito, adesso iniziava quasi a pesarle. Anche se quei due si divertivano a stuzzicarsi e lui amava darle il tormento, tra loro esisteva una profonda amicizia. Doremi l’aveva aiutato in diverse circostanze, soprattutto quando era ancora un’apprendista strega, ed anche lui si era rivelato un ottimo amico, soprattutto durante la loro ultima gita scolastica alle elementari.
 
Quando le lezioni ripresero, Doremi non poté smettere di rimuginare sul cambiamento del suo compagno. Era sempre stato un ragazzo allegro e vivace, e negli ultimi tempi era diventato silenzioso e menefreghista. Si sorprese a fissarlo durante l’ora di matematica, mentre la signorina Shuto era rivolta verso la lavagna e dava le spalle ai suoi studenti. Per un attimo Tetsuya alzò la testa e la guardò di rimando, ma abbassò subito gli occhi non appena si accorse che lei lo stava studiando.
“È strano, molto strano…”
Pensò Doremi con la testa fra le nuvole.
«Signorina Harukaze, vuole dare la risposta?»
La voce rauca della professoressa la strappò ai suoi sogni, trascinandola di peso verso la realtà.
«Ehm io non saprei, signorina. Credo che… Che… Mi scusi, qual era la domanda?»
L’intera classe scoppiò in una fragorosa risata, l’insegnante invece si indispose ancora di più, assumendo un innaturale colorito grigiastro.
«Sei sempre la solita Harukaze, non mi meraviglio che i tuoi voti siano così bassi!»
Doremi mise il broncio.
«Non sono così bassi, ho raggiunto la sufficienza in tutte le materie!»
Tutti risero ancora più forte. Il vecchio Testuya avrebbe approfittato del momento per fare una battuta che costringesse i compagni a ridere a crepapelle, ma il nuovo Tetsuya invece se ne stava in silenzio con il mento poggiato sul pugno, senza nemmeno partecipare alle risate collettive.
Doremi, nel guardarlo,fu pervasa da un’enorme tristezza.
  
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