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Autore: __roje    08/10/2017    1 recensioni
-- QUESTA STORIA CONTIENE SCENE DI SESSO ESPLICITE! --
Aki Nomura è solo un ragazzo di 16 anni che ha sempre sognato di poter condurre una vita scolastica del tutto normale, fatta di amicizia e nuovi amori. Tuttavia la realtà in cui si trova non è affatto così; a causa di diversi eventi il suo carattere è diventato molto più rude e introverso e i primi due anni di scuola non sono stati esattamente ciò che credeva ed una delle ragione è la continua presenza nella sua vita di quello che una volta era il suo migliore amico: Hayato Maeda. Un ragazzo di straordinaria bellezza che viene definito da tutti "Principe" per i suoi tratti e i suoi modi, ma la realtà è ben altra infatti Aki scoprirà presto i nuovi gusti sessuali della persona che credeva di conoscere bene e da quel momento tutta una serie di strani eventi cominceranno a susseguirsi nella vita di questo giovane ragazzo.
IKIGAI: è l'equivalente giapponese di espressioni italiane quali "qualcosa per cui vivere" o "una ragione per esistere" o "il motivo per cui ti svegli ogni mattina".
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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CAPITOLO 15

Uscii di casa molto presto quella mattina, ero più sveglio del solito e stranamente di buon umore. Che in qualche modo dipendesse dal fatto che Hayato aveva cenato a casa mia la sera prima? Se anche fosse stato quello il motivo non potei fare a meno di notare che sentirmi così allegro mi faceva bene e mi permetteva di affrontare il nuovo giorno in maniera molto più positiva.
Con stupore notai che anche Hayato e Kou erano appena usciti di casa, e mi notarono. “Yo” salutai con un cenno di mano appena distinto.
Hayato dal canto suo afferrò Kou per la mano e lo trascinò faticosamente verso di me “Ehi” fece lui.
“Accompagni Kou a scuola oggi?”
“Già, oggi mi tocca accompagnare la peste” e lo guardò truce, il bambino in tutta risposta gli fece la linguaccia e tentò ancora una volta di liberare la propria mano da quella del fratello, senza riuscirci, “sei uscito presto oggi” notò anche lui.”
“Beh sì, mi sono svegliato stranamente pieno di energie” sorrisi.
Hayato sfoderò una smorfia, sembrò molto stanco, “Sono felice per te.”
“Vuoi che... insomma che... beh...”
“Vuoi accompagnarmi?” sogghignò felice.
Perché avevo preso una tale iniziativa così improvvisamente. Era vero che quella mattina ero particolarmente di buon umore, ma volevo seriamente cominciarono sin dalle sette del mattino a stare insieme a lui?
“Sì...” la mia mente mi diceva una cosa eppure il mio corpo faceva tutt’altro.
Di punto in bianco Hayato non parve più stanco, e una nuova energia sembrò farlo riprendere e quel sorrisetto soddisfatto lo ebbe per tutto il tragitto fin quando non arrivammo fuori alla scuola di Kou, lasciandolo li.
Per tutta la strada non avevamo fatto che parlare del più e del meno, come due buoni amici, tirando fuori qualsiasi argomento possibile, anche le cose più stupide e stranamente quella mattina riuscii a lasciarmi andare un po’ di più, a ridere come avevo fatto un tempo quando ero insieme a lui. Anche Hayato era più loquace del solito, e spesso metteva stesso lui in mezzo dei discorsi, o degli argomenti generali. Sembrava tutto tornato come un tempo, anzi forse anche meglio di prima, era la versione 2.0 della nostra amicizia. Ma poi un pensiero tamburellò nella mia testa e mi diceva di svegliarmi, altro che amicizia, quello era semplicemente il mio modo di vederci insieme ma per lui, per Hayato io ero molto di più e non aveva mai pensato a me come ad un amico e forse il fatto che adesso mi stesse a sentire e amasse passare del tempo con me era solo perché ero il ragazzo di cui era innamorato.
Se non mi avesse amato avrebbe comunque passato del tempo con me?
Quel pensiero mi fece improvvisamente cambiare umore, e di conseguenza espressione, cosa che notò immediatamente Hayato osservandomi attentamente. “A che stai pensando improvvisamente?” chiese infatti.
“Eh? Oh no niente di particolare davvero ahahah” ridacchiai nervoso.
Dovevo smetterla di pensarci, vivermela alla leggere e non chiedermi cose di cui non avrei mai ricevuto risposta. Hayato mi amava, ed era stranamente tornato tutto come prima, questo doveva bastarmi. Era una cosa che io avevo accettato di mia spontanea volontà di stare con lui, ed ero felice.
“Beh dopo la scuola c’è un posto in cui vorrei andare, che dici vieni con me?” propose di punto in bianco squadrandomi attentamente con serietà. Le mani nelle tasche e i suoi occhi azzurri fissi su di me, attento e pronto per la mia riposta.
“Un posto? Spero che non sia qualche hotel o cose del genere...”
Parve seccato “Mi hai sul serio preso per un pervertito? E poi non siamo nemmeno maggiorenni, anche volendo non potrei portartici. Anche se l’idea non è male” pensò ad alta voce sorridendo.
“Lo sapevo! Sei un pervertito!”
Hayato rise “Fidati ti piacerà”, e sorrise facendomi sciogliere.
“Va bene”, come diamine poteva avere un sorriso tanto bello, capace di triplicare la bellezza di quel viso. Era ovvio che chiunque ci provasse con lui, era scontato che ovunque andasse non passasse inosservato.
E io? Come poteva amarmi se ero solo un anonimo ragazzo di sedici anni senza nessun tratto particolare. Ero anonimo, niente di speciale che mi rendesse affascinante.



Durante la pausa pranzo dissi ogni cosa a Yoshida, gli parlai della cena del giorno prima, della confessione di Hikaru e del fatto che avessimo chiarito e che tutto fosse addirittura migliorato rispetto a prima. Gli accennai anche riguardo al fatto che Hayato mi avesse chiesto di nuovo di uscire con lui quel pomeriggio.
Yoshida mi ascoltò con attenzione mandando giù il proprio succo di frutta insieme al pranzo che si era portato da casa mentre io non avevo ancora toccato nulla tra un racconto e l’altro.
“Wow in mezza serata è successo tutto ciò?” osservò con fare annoiato Yoshida.
Lo guardai male “Se ti annoia così tanto me ne andrò dentro a mangiare” e feci per alzarmi, ma mi fermò.
“Sto scherzando! Ma sono stupito che tu sia andato a chiedergli scusa, cosa è cambiato improvvisamente? Sembravi abbastanza arrabbiato ieri, oppure è stato vedere che un altro ragazzo ci provava col tuo ragazzo che ti ha spinto a riprendertelo?”
“Lui non è il mio ragazzo!” puntualizzai.
“Certo... e io sono Brad Pitt” mi fissò seccato, “seriamente Aki, quand’è che ammetterai a te stesso che è da quando quel ragazzo si è dichiarato che non fai che parlare di lui? Dovresti essere felice, e viverti la cosa in maniera serena visto che hai trovato una persona che ti vuole bene.”
“Sei un po’ troppo di parte tu..” notai nervoso.
Yoshida ridacchiò “Voglio solo vederti contento in verità e da come ne parli il principe non sembra farti nulla di male, anzi, al suo posto ti avrei già mandato al diavolo.”
“Grazie mille eh..”
“Digli che ti piace, diglielo Aki.”
Come la faceva facile lui. “Ma io non so ancora se ciò che provo per lui è lo stesso che prova per me, l’ho sempre visto solo come un amico per tutto questo tempo e l’ho anche odiato così tanto.”
“Beh chiarisciti le idee oggi pomeriggio e poi digli quello che provi, parlagli della confusione che hai nella testa e vedrai che ti aiuterà a capire stesso lui.”
Lo fissai stupito delle sue parole “Sei diventato un consulente di coppie all’improvviso?”
“Faccio del mio meglio come amico” e fece l’occhiolino.
E ci riusciva bene. Non provava disgusto nel sentirmi parlare di tutta quella storia, e c’era sempre stato nonostante io l’avessi sempre tenuto alla larga. Vedeva qualcosa in me che io francamente non vedevo, non trovavo una spiegazione al perché qualcuno volesse passare del tempo con me, non me lo spiegavo proprio.
“In questi giorni ti va se... beh se... andiamo alla sala giochi?” dissi improvvisamente con molto imbarazzo.
Quella domanda così di getto lasciò sorpreso Yoshida, o forse lo era per il fatto che per una volta fossi stato io ad invitarlo da qualche parte. Sfoderò un sorrisone e il viso si colorò di allegria, “Certo!” asserì.
Fin dall’inizio la mia idea di scuola era sempre stata da manga, da storiella raccontata e riempita di romanzo ma la verità delle cose è ben diversa. Iniziavo a capire che non era facile adeguarsi, o conoscere delle persone ma con un po’ di pazienza e la giusta dose di volontà si potevano incontrare persone straordinarie e Yoshida, senza che me ne fossi mai reso conto, era una di questa persone per me
Terminate le lezioni Hayato mi aspettò fuori dall’aula e stranamente quel giorno si era sbarazzato del solito corteo di ragazze che lo seguivano sempre ovunque. Come aveva fatto, mi ero chiesto ma lasciai perdere. Nel vedermi sorrise “Allora andiamo?” domandò.
“S—sì..”
Era così strano. Eravamo già stati ad un appuntamento ma stavolta c’era qualcosa di diverso, e c’era un po’ più di ansia del solito che mi faceva contorcere lo stomaco e sudare, ero davvero teso.
Lasciammo l’edificio e il cortile della scuola, prendemmo la metro e ci portò nel centro città in meno di dieci minuti. Ero proprio curioso di sapere dov’è che mi stesse portando, e lo capii molto presto quando lessi l’enorme scritta dinanzi ai cancelli dello zoo. Che diamine di posto aveva scelto stavolta. L’ennesimo posto che gli era stato suggerito da Saori forse? Perché mi aveva portato in posto da coppiette etero... improvvisamente cominciai ad avere qualche ripensamento nell’andare con lui e rallentai il passo.
Hayato lo notò e si fermò a guardarmi “Che hai?”
“L’hai fatto di nuovo...”
Inarcò un sopracciglio confuso “Fatto cosa?” e si guardò intorno, “Oh credi che voglia portarti allo zoo?” scoppiò a ridere rumorosamente mettendomi a disagio. Non capivo. “Ti sbagli non siamo diretti li ma più avanti” e indicò il continuò del parco dove era stato costruito lo zoo.
Improvvisamente ogni strana idea che mi ero fatto svanì, e ripresi ad essere curioso di sapere che posto fosse. Lo seguii allora, ripresi a camminare accanto a lui e Hayato non aggiunse più nulla.
Ci addentrammo nel parco, dove vi erano bambini e altre persone che vi perdevano tempo o che vi erano di passaggio, come magari lo eravamo noi. Continuammo a camminare, poi Hayato si fermò dinanzi una siepe e ne spostò alcuni rami rivelando un passaggio tra gli arbusti.
“Entra” mi invitò ad infilarmici.
Ebbi qualche esitazione ma ebbi fiducia in lui, ed entrai. Mi feci strada tra gli arbusti, notai un piccolo sentiero di terreno che si apriva tra i fitti alberi e proseguiva per alcuni metri. Hayato mi raggiunse subito, mi guardò e riprese a camminare afferrandomi la mano per tenermi accanto a se. Li poteva farlo perché c’eravamo solo noi due, eppure sapere che eravamo soli non mi turbò affatto, stavo bene.
Camminammo ancora un pò e poi la fitta rete di alberi cominciò a diminuire e la stradina si aprì su un immenso prato inglese pieno di fiori gialli che brillavano sotto la luce del tramonto diventando come tante candele accese infiammando ogni cosa.
Era uno spettacolo incredibile, era come vedere un manto di fuoco che non bruciava e il sole era dinanzi a noi pronto a lasciare il posto alla notte colorando tutto il paesaggio di sfumature tra il rosso e l’arancio. Intorno a noi non c’era nessuno, eravamo i soli a godere di quello spettacolo e istintivamente, piuttosto che crogiolarmi di quella vista guardai Hayato, ne osservai il profilo perfetto e illuminato di quelle tonalità di rosso e nei suoi occhi il riflesso del sole che ne faceva brillare le iridi e i biondi capelli come oro.
Mi resi conto che il vero spettacolo non era quel posto ma lui e il cuore prese a battermi forte nel petto. Desiderai che quel momento non finisse mai e una strana felicità mi riempi ogni cellula del corpo, facendomi ringraziare che quel ragazzo mi amasse così tanto. Ero davvero fortunato.
“Allora ti piace?”
La domanda mi riportò alla realtà e distolsi lo sguardo, super imbarazzato di averlo fissato così a lungo. Sperai che non se ne fosse accorto. “Si, è davvero bello qui. Ma come fai a conoscere questo posto?”
“Ci venivo spesso durante le medie in questo parco e girando un po’ lo trovai.”
Il periodo delle medie? Era stato allora che ci eravamo divisi, in cui ogni cosa era finita. Non avevo mai dimenticato il momento stesso in cui mi aveva detto tutte quelle cose orribili, e quanto ci fossi rimasto male. A pensarci, era passato davvero tanto tempo ed ora tutto era diverso. Involontariamente, senza che me ne rendessi conto, il mio corpo si era ancora una volta mosso da solo e la mia mano aveva cercato la sua afferrandola. I miei battiti era sempre più forti e sperai che non li sentisse.
Hayato fissò le nostre mani, sorpreso e poi mi guardò “Aki?”
“Oggi va bene.”
Mi lasciò la mano e mi afferrò il viso, lo strinse tra le sue mani e avvicinò sempre di più il suo viso al mio. Poggiò la sua fronte alla mia e chiuse gli occhi, feci lo stesso e mi abbandonai a quel momento così dolce. Era incredibile che Hayato potesse avere delle mani tanto morbide e calde, o che potesse avere dei gesti tanto dolci nei miei riguardi.
Portai le mani sulle sue e riaprii gli occhi lentamente incontrando i suoi occhi, mi ci specchiai e l’imbarazzo era completamente svanito. C’era solo il mio cuore che batteva sempre più forte, e il respiro diventato più lento e profondo. Lo fissavo aspettando la prossima mossa, lasciandomi ancora avvolgere da quelle mani e le accarezzai senza rendermene conto.
“Aki” pronunciò dolcemente il mio nome quasi in sussurro. Avvicinò il suo volto al mio, mi sfiorò le labbra dolcemente e se ne distaccò, mi guardò ancora e i nostri respiri si incontrarono. Notai che anche lui era agitato, e sentivo il suono di battiti ma non erano i miei.
Si avvicinò ancora una volta e finalmente mi baciò profondamente, tanto da togliermi il respiro, ma in quel momento era ciò che volevo anche io. Le sue mani mi tennero stretto a se, tenendo il mio volto premuto contro il suo e lo lasciai fare. Era una bella sensazione, e baciava davvero bene.
Le nostre lingue si fusero insieme, giocando insieme, cercandosi e inseguendosi. Yoshida forse aveva ragione, i sentimenti che un tempo avevo provato per Hayato erano stati sicuramente di amicizia ma ora c’era qualcosa di diverso. Non sapevo se chiamarlo amore o meno, ma provavo qualcosa per lui, era chiaro.
  
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