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Autore: TheWalkingNerd    10/10/2017    1 recensioni
[Dunkirk]
Il molo: Casa è una linea bianca all'orizzonte, così vicina che basterebbe allungare un braccio per toccarla. Eppure, attorno a lui continuano ad esplodere bombe.
Il mare: Lo scafo si innalza ad ogni onda e, ogni volta, il soldato seduto sul ponte trema un po' di più. Fissa la punta delle proprie scarpe da ore, stretto nella coperta. Di sotto, George gira la testa, mentre con una mano Peter cerca di farlo stare fermo. C'è troppo sangue sulle sue dita, tra i capelli di George, sul bendaggio improvvisato.
Il cielo: Quando scenderà sarà come amputarsi una gamba, perché quella carretta mezza rotta e quasi a corto di benzina è un prolungamento del suo corpo.
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments, Movieverse, Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Come minacciato promesso, ecco le altre tre; i personaggi punti di vista sono Collins, lo shivering soldier e Alex. 

 
Congratulations, you have survived the war. Now live with the trauma.


 
Le lingue di fuoco si infrangono sui mattoni come le onde sullo Spitfire. Nelle fiamme c'è ancora l'acqua che sale fino a togliergli il fiato, il vetro che trema sotto i colpi delle sue nocche. C'è una distesa d'acqua e gasolio che sommerge i soldati, troppo lontani, avanti, avanti, avanti, non ce la faremo mai, mentre un centonove abbassa il muso su di loro. C'è un altro Spitfire che sparisce all'orizzonte, sempre più vicino alla sabbia, oltre le fortificazioni francesi. Oltre il punto di non ritorno.
Collins è rimasto sul molo ancora qualche istante, mentre i soldati gli sfilavano davanti a pugni stretti, bagnati fradici, i volti maschere nere. Poteva quasi vederla, Dunkirk, oltre le onde che cullavano le barche. Quasi vedeva lo Spitfire slittare sulla sabbia, a motore spento.
Una morsa gli serra il petto, come quando l'acqua era ormai al di sopra della sua testa, con sempre meno ossigeno nei polmoni e i vestiti fradici e il mirino nemico puntato addosso. La testa in una balla di ovatta, proprio come sott'acqua.
Hanno sempre saputo che uno di loro poteva anche non ritornare, ma la realtà è qualcosa di diverso. La realtà è che il posto di fronte al suo rimarrà vuoto, che il nuovo Spitfire che gli assegneranno sarà in un altro squadrone. Che non ci sarà nessuno a correggergli la traiettoria con un colpo di tosse via radio, nessuna pacca sulla spalla alla fine del volo, con le gambe ancora di gelatina. Che Farrier potrebbe essere morto, a quest'ora.
Collins lascia il tè sul tavolo e svita la bottiglia di bourbon vicino al camino. Ne versa metà sulle fiamme; non scosta la mano nemmeno quando gli sfiorano la pelle.
Non è morto, ma è come se lo fosse.
- Alla tua, amico.
 
 
Le scarpe affondano nella gelatina, o forse sono le sue ginocchia che tremano. Ha la pelle arricciata e i piedi freddi; è come essere ancora circondato dall'acqua, sempre più alta, sempre più vicina al soffitto. La barca, Dio, la maledetta barca l'ha riportato a Dunkirk e lui non ci può tornare, lì. Non può.
Ma attorno a lui nessuno ripara la testa, i fucili penzolano sulle spalle ed è come se niente  fosse successo. Se sbatte le palpebre, riesce ancora a vedere le bombe fendere l'aria sopra di loro, la terra esplodere, il metallo della porta blindata sempre più vicino, mentre la nave si inclina. Fumo e macerie e i corpi dei soldati immobili sulla sabbia.
Lì è tutto nero e marrone, la puzza di gasolio e salsedine graffia le narici. L'unico rumore è lo scricchiolio del legno. Niente Heinkel, niente u-boot.
È finita. È finita.
Si stringe nella coperta. Una goccia d'acqua solletica il naso e si ferma sulla punta. Lo richiameranno e lui non può tornarci, non può. Dunkirk è il maledetto inferno e presto o tardi risucchierà tutti loro.
La stretta sulla spalla lo fa sobbalzare. Il vecchio della barca lo guida verso la città, piano, un braccio attorno alle sue spalle.
- Non ci voglio tornare, là.
L'uomo annuisce. - Lo so.
I denti battono così forte che non sente altro.
 
 
La birra scende lungo la gola in uno scoppiettare di bollicine. È il sapore più buono del mondo, quello dell'aria di casa che pizzica le guance, dei capelli che gli finiscono sugli occhi, della pelle calda che tocca la sua, mentre stringe le mani che scorrono oltre il vetro.
Il battito del suo cuore è il rumore più forte di tutti. Pulsa nelle tempie, quasi copre lo stridio delle ruote, mentre il treno rallenta. Il sole gli bacia le guance frustate dal vento. La voce di Tommy replica le parole di Churchill, ovattata; qualcosa sul combattere ancora, sul non arrendersi. Ha poca importanza, adesso: sono vivi, sono a casa, e casa li accoglie con sorrisi e braccia aperte e birre fredde. Niente più scoppi o esplosioni, nelle sue orecchie: solo il fischio del treno che si ferma, il vociare della stazione.
È più che abbastanza.


 
 
Note #2:
Da fangirl senza speranza, sono più favorevole alla versione in cui Collins muove le chiappe britanniche - o scozzesi - e va a cercare Farrier (come raccontato in questa bellissima shot); il momento che volevo rappresentare, però, è il momento direttamente successivo alla fine del film, in cui ancora Collins non sa nemmeno dove si trovi Farrier. Se mai completerò quel coso a cui accennavo (che ancora non so manco se sarà multicapitolo o one-shot, se vedrà mai la fine o se poltrirà nel mio tablet), possibilmente sarà Farrier a farsi trovare.
Di PTSD so il minimo sindacale (e cioè ho internet intasato di ricerche), ma non sono un'esperta: perciò, qualsiasi incongruenza/scemenza io abbia scritto nella seconda, perdonatemi. Però, mi piaceva immaginare Mr Dawson prendersi cura del soldato un'ultima volta.
Inizialmente, la terza doveva riprendere il pov di Tommy; mi sono accorta che mi serviva per l'altro progetto, però, e che non era giusto dargli due round. Così, ho voluto dare una conclusione un po' più positiva, un minimo di speranza, come nel film (anche se a Gibson è finita malissimo e Farrier non se lo meritava il campo di prigionia T.T). Perché faccio la dura, ma mi sciolgo con poco.
L'ultimissima frase si riferisce al diaologo con l'uomo cieco, al molo: all we did is survive/that's enough. 
Questa raccolta è completa. Ringrazio tutti coloro che hanno letto e recensito e spero che sia stata di vostro gradimento.
(P.s: nel caso a qualcuno fosse piaciuto Kingsman - The Secret Service, ho scritto una scemenza anche di là.)
*scansa pomodori e scappa verso l'uscita*
   
 
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