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Autore: Debby_Gatta_The_Best    12/10/2017    3 recensioni
Ad ogni fandom equivale una AU scolastica uguale e contraria, e come poteva il famigerato universo di Mario esentarsi da questa legge della fisica? Aprendo questa storia, vi ritroverete di fronte al solito brodo riscaldato di bulli, fighetti, protagonisti stereotipati... o forse no?
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Consilia/Farfalà, Daisy, Luigi, Peach, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Premesse

IMPORTANTE
Le età dei vari personaggi inseriti nell'ambito scolastico sono appiattite per poter rendere più realistica la convivenza (ex: Rosalinda ha la stessa età di Peach o Daisy, nonostante nella versione canonica abbia probabilmente più di mille anni)

1) A causa di problemi di tempo, potrei facilmente ritrovarmi impedita nel postare con scadenze regolari.

2) Super Mario University affonda le sue radici in un universo alternativo, in un campus universitario dove compaiono non solo i nostri conosciutissimi eroi e antieroi, ma anche le più svariate forme di vita prese in prestito dai vari spinn-off della serie (Mario&Luigi, Paper Mario ecc.). Dal momento che in questa storia compariranno moltissimi personaggi, sentitevi liberi di citare qualunque personaggio secondario o di sfondo vorreste vedere in un cameo, o che vi piacerebbe osservare inserito in questo particolare contesto.

3) Ed infine, proprio per questo motivo non vi sarà possibile sfuggire alla mia adorata ship BlumiereXFarfalà ;)


Buona lettura


[LUIGI, 3^ persona]

Un sabato, Ottobre, sera.

 

Cinque monete. Cinque cerchietti dorati impilati sul palmo della sua mano. Non c’era dubbio, aveva ricontato più e più volte, sperando in una magica levitazione numerica, o di una svista cronica, ma cinque erano e cinque erano rimaste.

“Ecco buttato un bel sabato di sole” si disse chiudendo gli occhi, mentre frenava l’impulso di mettersi a urlare.

La pineta attorno a lui si stava tingendo d’arancio, e il freddo delle sere autunnali lo fece rabbrividire. Neanche il vento gelido, però, avrebbe potuto far sbollire la sua rabbia.

Infilandosi i pochi spiccioli in tasca, si incamminò a testa bassa verso il suo dormitorio, il B113, mentre tra sé e sé pensava a come avrebbe potuto rispondere a Mario quando, quella sera, gli avrebbe chiesto: “Com’è andata oggi, Luigi?”.

Male? Solo cinque monete, per una giornata spesa tra il puzzo di fumo e le grida dello stadio. Ma non voleva sminuirsi di fronte al fratello, o apparire come una misera vittima di cui bisogna prendersi cura.

Bene? Non sai mentire, si disse mentre percorreva il piastrellato che si addentrava nella pineta.

Come sempre? In fondo, erano almeno tre settimane che andava, ogni weekend, “come sempre”. Be’, Mario non gli avrebbe comunque chiesto altro. “Come sempre” sarebbe andato bene. Come sempre.

 

Arrivato presso il massiccio edificio, si fermò davanti alla bassa scalinata che dava sulla porta a vetri, e non entrò subito. Aspettò qualche minuto, fino a quando il cielo, da arancio, non iniziò a scurire sempre più, lasciando spazio ad un crepuscolo cupo. Giocando con i miseri spiccioli dentro la tasca dei pantaloni, iniziò a cantare un motivetto senza accorgersene, mentre percorreva con lo sguardo le alte figure dei pini ai lati del dormitorio. Non aveva voglia di chiudersi in quella soffocante stanza – già sentiva il nauseabondo odore delle maglie sporche di Mario, che non se ne sarebbe andato almeno fino al giorno seguente – ma era anche troppo presto per andare a mangiare qualcosa, e non portava alcun giacchetto, quindi di lì a poco sarebbe congelato se fosse rimasto lì impalato.

Prima di rassegnarsi e appoggiare il piede sul primo scalino, si dette un’ultima, svogliata occhiata attorno, e con la coda dell’occhio vide di sfuggita un’ombra scura attraversare il cortile su cui dava il suo dormitorio. E subito, sentì il cuore balzargli in petto, con una capriola confusa quanto elettrizzata. Daisy...? Che gironzolava per gli edifici maschili, tra l’altro? Senza rendersene conto, la seguì con lo sguardo e la bocca socchiusa dallo stupore – con la medesima espressione che gli si formava ogni volta che la vedeva, insomma – e ben presto si ritrovò a correrle dietro.

«Daisy, aspetta…!»

La raggiunse, bloccandosi di colpo appena questa si fu voltata e gli ebbe piantato uno sguardo indagatore in faccia.

«Hey Luigi» anche immerso nell’aria cupa del crepuscolo, il suo volto lasciava trapelare un certo sconforto.

«Hey, emm… va tutto bene? No, è che non ti ho mai vista – sentiva le parole uscirgli balbettate e forzate mentre cercava di parlare con la ragazza – insomma, stavi camminando qui… da sola, tra i dormitori maschili...»

Il volto della ragazza s’increspò in un’espressione di disappunto.

«Una ragazza non può passeggiare da sola dove vuole senza essere ripresa, o accusata?»

«No, assolutamente, è solo che sembravi nervosa e… emm, ecco, mi chiedevo se andasse tutto bene.»

Daisy annuì, sempre accigliata, per poi voltarsi e proseguire la sua camminata.

«Certo. Stavo solo cercando la via più breve per raggiungere le piscine dei VIPs.» proseguì, aspettando che Luigi si unisse a lei nella camminata.

Questo indugiò un attimo, ma quando si accorse che l’altra lo stava aspettando la seguì.

«Le piscine dei VIPs?»

«Sto andando là a rilassarmi. Quelle delle VIPs sono state svuotate, e quindi vado dai maschietti.»

Il ragazzo si sentì mancare da quell’affermazione. Daisy l’aveva detta con una tale naturalezza da disarmarlo, e già non si trovava a suo agio nel cercare di intraprendere enigmatiche conversazioni con la ragazza di cui aveva una cotta spaventosa.

«Ti hanno invitato ad una loro festa?»

«Pft, non ci andrei neanche morta da quegli snob, l’unica che sopporti è Peach… no, sono fuori il sabato sera, e io vado a tenere compagnia alle loro piscine.»

«Ma… quindi è illegale, insomma, non potresti andarci – si infilò le mani in tasca, preoccupato – se ti succedesse qualcosa? Magari qualcuno ti sgama e...»

Daisy si voltò fulminandolo con lo sguardo, ma poi rilassò il sorriso e lo sfidò:

«Che ne dici di fare una gara di coraggio, allora?»

«Cos...»

«Sì, chi arriva prima e si butta per primo, vince.» e dandogli una pacca sul torace iniziò a correre, fiondandosi come un razzo per le stradine sterrate che serpeggiavano tra i dormitori.

Luigi rimase basito per qualche secondo, ma poi fu contagiato dalla temerarietà dell’altra, e iniziò a correre; in lontananza la superficie frammentata e scintillante dell’acqua scura colpita dalle luci dei lampioni iniziò a intravedersi. Daisy l’avvistò per prima, e senza lasciarsi intimidire dalle possibili conseguenze, si tolse la maglia e la giacchetta, gettando tutto a terra mentre correva.

Il giovane si ritrovò di fronte al busto spoglio di Daisy, visto di schiena, un tronco uniforme e asciutto spezzato dalla sottile linea di un reggiseno che correva verso il giardino di chissà quale figlio di papà pronto a tuffarsi nella sua piscina privata. E prima che potesse visualizzare la scena, un tonfo sordo e una pioggia di spruzzi freddi lo risvegliarono dalla sua visione idilliaca. Si rese conto di ritrovarsi sul bordo di una vasca interrata, illuminata da piccoli faretti posti ai quattro lati.

La figura snella di Daisy riaffiorò dalle acque scuotendo la chioma castana. Guizzando verso il bordo, poi, si appoggiò ai mattoni e guardò Luigi con un sorrisetto malizioso.

«Ho vinto. Ma, se vuoi, questa tinozza è abbastanza grande da ospitare due persone.»

Lui scosse il capo.

«No, meglio di no. Sto già morendo di freddo qua fuori.»

Ma mentiva. Dopo quella corsa, sentiva le guance bollire e il petto ardergli di vivace adrenalina. A breve, comunque, sarebbe tornato a patire il freddo pungente delle prime sere d’ottobre.

«Come preferisci...» Daisy si distese a morto nell’acqua, chiudendo gli occhi e rilassandosi.

Il ragazzo, dal canto suo, si sedette sul bordo a gambe incrociate, osservando la sua idola lasciarsi galleggiare in quel quadrato d’acqua scura, sentendosi un verme nello scoprirsi particolarmente attratto dalla sua fisicità.

“Non puoi far finta di niente, è in reggiseno davanti a te” cercava di giustificarsi.

Alzando lo sguardo verso il cielo, e sforzandosi di non guardare l’altra sguazzare nella piscina proibita, chiese a Daisy come si sentisse.

«Bella domanda. Se dovessi risponderti con una frase filosofica, ti direi che mi sento completamente slegata da ogni mio, come dire, problema con il mondo, e che riesco a toccare la vera essenza del mio io, qui, galleggiante nell’acqua. Ma ti risponderò solo che sto bene. Si sta da Granbì qua dentro.»

«Ma fa un freddo tremendo!»

«Per te, per il tuo corpo, magari. Io sto bene!»

Ecco quello che apprezzava di quella ragazza! O almeno, una delle cose che apprezzava. Quella sua costante aria di sfida, verso tutti, verso tutto. Un velo di arroganza che lasciava trapelare sicurezza e autorità… ma che in quel momento appariva stranamente incrinata. La sua fiducia sembrava in qualche modo appannata, a causa di qualche malessere ignoto a Luigi. Lui vedeva metà del suo corpo emergere dall’acqua tinta d’inchiostro, con gli occhi chiusi e la fronte innaturalmente corrugata.

«E… come mai questo improvviso bisogno di… sguazzare?» chiese con apparente noncuranza avvicinandosi il più possibile al bordo.

«Angosce.» sospirò tagliando corto l’altra.

«Gravi?»

Un sospiro che si tralasciava alle spalle pensieri pesanti come macigni fu l’unica risposta che il ragazzo ricevette.

Non ci volle molto prima che iniziasse a provare un certo languorino. Si sentiva un idiota, a provare fame in una circostanza del genere – un momento intimo quanto intrigante con Daisy – ma allo stomaco non si comanda, si disse. Cercò di proporre a Daisy di andare a cena, magari non alla mensa ma al fast food vicino al parcheggio, ma lei rispose che stava bene lì e che non si sarebbe smossa per qualche ora.

«Daisy, si congela qua fuori – mugolò preoccupato lui – non penso sia una buona idea rimanere qui. Soprattutto, rimanere in acqua.»

«Non dirmi anche tu cosa devo fare!» sibilò volgendosi vero il ragazzo con uno scatto repentino.

Questo rabbrividì per lo spavento, ma Daisy provvedette a tranquillizzarlo allargando un sorrisetto dispiaciuto.

«Scusa. Sono un po’ nervosa oggi.»

Si avvicinò al bordo della vasca, aggrappandosi con le braccia abbronzate vicino a dove era seduto il suo accompagnatore.

«Dimmi un po’… cosa pensi che potrebbe piacermi in un posto come il Dino’s Denny?»

Luigi finse un’espressione corrugata, prima di rispondere:

«Il logo. È una pianta pirahana che sembra uscita da un film horror-fantascientifico.»

Daisy non frenò una risata cristallina, che contagiò senza un apparente motivo anche l’altro.

«Bella, questa era bella» ammise sempre ridendo.

Ma prima che potesse aggiungere altro, delle voci risuonarono da dietro un edificio vicino. Luigi balzò in piedi, pronto a fuggire come un coniglio spaventato, mentre Daisy rizzò le orecchie sgusciando lentamente sott’acqua.

«...ragazzo mio, che botta che hai preso...»

«Se becco quel cogli*ne, lo sfascio di b… di botte, lo sfascio...»

«Stai attento…!»

«Ahia!» da dietro l’angolo sbucò un armadio di piume dorate, un bestione alto almeno un buon metro e ottanta, sorretto da un ragazzo più piccolo ma robusto, che lo stava aiutando a camminare. Entrambi sembravano ubriachi fradici, ma quando videro Luigi, quello grosso spalancò il becco aquilino ringhiandogli contro come un cane rabbioso di allontanarsi subito dalla sua piscina e dal suo giardino, e senza pensarci due volte il ragazzo scappò via.

Dopo qualche metro si ricordò di Daisy, e con una grande forza d’animo riuscì a fermarsi e a nascondersi dietro ad un dormitorio, cercando di vedere cosa stessero facendo quei due, affacciandosi con discrezione. Li vide zoppicare verso la porta del dormitorio privato che dava sulla piscina, e il primo, quello grosso, si infilò a stento nella porticina, barcollando come solo gli sbronzi sanno fare. L’altro sembrò indugiare per qualche secondo sul da farsi. Di Daisy, nessuna traccia.

Sentiva il cuore battergli all’impazzata, e da una parte avrebbe voluto tornare dalla ragazza, se ancora si trovava lì, ma dall’altra non riusciva a muovere un passo.

Quando anche il secondo se ne andò, la vide uscire dall’acqua con un balzo felino, e scuotersi via l’acqua con esagerata teatralità – una stupenda teatralità – per poi darsi alla fuga nella sua stessa direzione.

«Luigi – sussurrò afferrandogli un braccio – eccoti!»

Lui ebbe paura che l’avrebbe fatto a pezzi, ma questa si mise a ridere come una pazza.

«Che storia, che avventura, ah! Non è stato fantastico?»

«...no?»

«Sì! Sì invece!» sembrava sul punto di esplodere, e mancava poco che si mettesse a saltare lì intorno.

«Okay, ora è veramente ora di andare. Però dobbiamo rifarlo un giorno di questi.» Rabbrividendo, si incamminò per una stradina, e lui, incerto, la seguì.

«Ecco le mie vesti perdute...» la ragazza raccolse le sue vesti perdute e se le buttò sulle spalle, sorridente come non mai.

Luigi non la capiva, non l’avrebbe mai capita, ma l’ammirava e la stimava. E lei lo sapeva, e si divertiva.

«Allora, dicevamo, al Dino’s Denny?»

«Emm.. sì, sì, andiamo lì, se ti va.»

Vide le sue cinque monete evaporargli di fronte, ma d’improvviso la faccenda aveva perso d’importanza. Stava andando a cena con Daisy – ad un fast food da camionisti, ma pur sempre con Daisy.

E poi, con una come lei, cosa poteva esserci di più romantico?

 

Mentre Mario ripiegava le sue divise sporche, canticchiando un motivo simpatico, il fratello rientrava nel dormitorio del campus.

«Mhh, allora Luigi, com’è andata oggi? Ti vedo un po’ fiacco» domandò puntualmente il ragazzo in rosso.

«Oh… bene, è andata bene» rispose l’altro senza pensarci.




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Commento d'autore
Dopo tempo immemore, varie cancellazioni di alcune storie e attacchi di nostalgia, mi ritrovo a postare su questa magica piattaforma. 
E come al solito invece di continuare vecchie storie, ne inizio di nuove.
Vi sarei molto grata se mi lasciaste una breve recensione ogni volta che ne avete il tempo, per darmi opinioni su come potrei migliorare o anche solo per farmi sapere se il capitolo vi è piaciuto! E ricordate, potete proporre vari personaggi da utilizzare come spalle o comparse, per rendere questo mondo ancora più variopinto di quanto già proverò a renderlo ;)
Grazie per la lettura e arrivederci!


 
  
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