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Autore: G u i l l o t i n e    13/10/2017    1 recensioni
Christophe era arrivato in quel periodo della sua vita dove tutto sembrava spegnersi. Le poche amicizie che aveva conservato erano tutte impegnate all'università o all'estero. Qualcuno si era anche fidanzato in maniera seria e quindi non aveva più tempo per le uscite tra soli amici.
Lui è arrivato quando tutto andava male, quando non c'era più nessuna emozione nelle sue giornate. Quando tutto sembrava stesse per finire.
Aveva reso le sue giornate più calde, più sensate, più piene. Avevano talmente tante cose in comune, dai libri al colore preferito, che non mancavano mai gli argomenti di cui parlare. Allo stesso tempo, tra loro si venne a creare un'intimità che anche i silenzi erano gradevoli e mai pressanti. Con lui poteva essere chi voleva, ma soprattutto se stessa. Poteva finalmente dire di essere spiccata per qualcuno, non era più una persona tra tante nella folla.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti
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La frescura della sera iniziava a essere pungente, proprio quello che ci si aspetta una volta finiti i mesi caldi. L'afa insostenibile era stata sostituita da una leggera brezza che era piacevole dopo tutti quei giorni in cui l'aria era irrespirabile. Le giornate più corte, ma più affollate d'impegni, erano tornate.
Settembre è quel mese che, stranamente, segna l'inizio di un nuovo anno: a scuola, a lavoro, nella vita. Tutto aveva inizio a settembre, tutto aveva inizio con l'arrivo dell'autunno, quella stagione che portava via le foglie secche, le piante morte. Era l'autunno la vera rinascita.
Seduta sulla panchina del parco davanti casa, Demetria pensava a quanto, un anno prima, la sua vita fosse diversa. Per una sola persona, che considerava la ragione della propria vita, aveva cambiato il suo futuro, aveva cancellato ogni evento programmato per avere l'amore accanto a sé.
Era subito seguito un periodo di allegra ed euforia, legata al fatto di aver finalmente conquistato la persona che tanto amava e da cui non avrebbe mai voluto separarsi. La casa insieme, il lavoro stabile, i progetti. Erano tutte cose che aveva sempre desiderato e aver trovato la persona con cui condividerle l'aveva resa la persona più felice dell'universo.
O almeno era quello che credeva.
Credeva di essere felice, credeva di aver sempre voluto tutte quelle cose.
Prima di conoscerlo la sua vita era stata nella media: a scuola se la cavava, ma non spiccava mai, nonostante i mille sforzi; in famiglia non era mai quella da ammirare, piuttosto quella a cui trovare sempre un difetto, per quanto piccolo; nel lavoro, poi, era sempre quel passetto indietro, non tanto perché fosse stupida, quanto per il suo carattere timido e chiuso che la relegava a fare semplicemente quello che le veniva detto senza mai prendere l'iniziativa.
Christophe era arrivato in quel periodo della sua vita dove tutto sembrava spegnersi. Le poche amicizie che aveva conservato erano tutte impegnate all'università o all'estero. Qualcuno si era anche fidanzato in maniera seria e quindi non aveva più tempo per le uscite tra soli amici. Lui è arrivato quando tutto andava male, quando non c'era più nessuna emozione nelle sue giornate. Quando tutto sembrava stesse per finire. Aveva reso le sue giornate più calde, più sensate, più piene. Avevano talmente tante cose in comune, dai libri al colore preferito, che non mancavano mai gli argomenti di cui parlare. Allo stesso tempo, tra loro si venne a creare un'intimità che anche i silenzi erano gradevoli e mai pressanti. Con lui poteva essere chi voleva, ma soprattutto se stessa. Poteva finalmente dire di essere spiccata per qualcuno, non era più una persona tra tante nella folla.
Questo era uno dei tanti motivi per cui si sentiva in colpa. Voleva mettere fine alla loro relazione, mettere un punto irrevocabile. Quello che all'inizio era sembrato una svolta positiva nella sua vita, si era rivelato l'errore più grande. Il loro rapporto non era diventato freddo e distaccato, anzi. Non mancavano mai i momenti di passione, di divertimento, di svago. Ma era tutto soffocante. Tutto.
Il tempo libero per sé era inesistente e il problema non era risolvibile con una chiacchierata. Per quanto ci avesse provato Chris aveva rigirato il tutto a suo favore, come se sapesse già dove voleva andare a parare la conversazione.
"Senti, credo che dovremmo avere un giorno in cui pensiamo a noi stessi, usciamo con gli amici, facciamo qualcosa per noi."
"Non ti piace più stare con me?"
"No, no, al contrario, mi piace molto. Ma sento il bisogno di stare per conto mio, ogni tanto."
"Ho fatto qualcosa di sbagliato? Ti prego, dimmelo."
"No, Chris, no. È solo che... lo sai, mi piace anche stare da sola con i miei pensieri, le mie cose da fare e ultimamente il lavoro mi stanca molto e..."
"Ho capito, vuoi avere un attimo di pace, perché ti stresso troppo, to sto troppo addosso..."
E facendo leva sui sensi di colpa di Demetria, Chris vinceva sempre. Sapeva fin troppo bene quanto alla ragazza dispiacesse provocare dolore, e Demetria sapeva che lui sapeva. Nonostante questo non aveva mai trovato la forza di uscire da questa relazione opprimente che le stava togliendo la voglia di vedere una persona a lei tanto e con cui avrebbe tanto voluto condividere la propria vita.
La situazione stava diventando esasperante e molto stancante, sia mentalmente che fisicamente. Non sapeva fino a quando avrebbe resistito, quanto mancava a un suo scoppio. A quel punto, nemmeno lei sapeva cosa sarebbe successo.
Avrebbe fatto una scenata? Avrebbe urlato? Lo avrebbe insultato?
Non lo sapeva. Nemmeno lei stessa si conosceva.
Il cielo sopra di lei iniziava a diventare scuro, i lampioni erano accessi per la notte. Si strinse nella giacca leggera e iniziò a dirigersi verso casa, giusto dall'altra parte della strada. 
L'ambiente all'interno era semplice e moderno, con pochi mobili e molte librerie a muro. In quell'anno in cui la realtà era cambiata così tanto e molti problemi erano sorti, Demetria aveva trovato il suo rifugio sicuro tra le pagine di un libro. Qualunque genere, qualunque titolo, qualunque autore.Sentiva di trovare un po' di pace quando posava gli occhi sulle parole stampate e andava avanti a leggere per ore. In quel frangente, il mondo attorno spariva, lei era semplicemente Demetria, la ragazza con il nome particolare, e nessuno la costringeva a fare nulla.
"Deme? Ci sei?" Aveva appena messo al suo posto la giacca che Chris fece la sua comparsa. I capelli corti neri arruffati, la punta del naso arrossata indicavano che forse la brezza era diventata qualcosa di più. Togliendosi anche lui la giacca, rivelo le spalle larghe da nuotatore e il fisico asciutto. Gli occhi castani brillarono alla luce dell'entrata. 
Demetria si voltò con un leggero sorriso e si diresse in salotto, dove crollò sul divano davanti al televisore.
"Sei uscita?" Chiese subito Christopher con tono inquisitorio. Perché funzionava così: lui poteva uscire, avere i suoi momenti, lei no. Se provava a farlo lei, Chris automaticamente metteva su il viso da cucciolo ferito, un tono da bambino indifeso e la faceva sentire in colpa per qualcosa che lei nemmeno sapeva. Era come se fosse il suo animale e lui la voleva tenere costantemente in gabbia sotto la sua supervisione.
"Solo fino al parchetto qua sotto a prendere un po' di fresco."
"Capisco." Si sedette sul divano vicino a lei e stettero in silenzio per un po'. Demetria non sapeva cosa dire, non sapeva più come trattare quell'uomo per cui aveva modificato tutta la sua vita.
"Non ho molta fame. Credo che andrò a letto." Disse dopo qualche minuto.
"Ma sono appena le sette."
"Sono molto stanca. Buonanotte." Si alzò, andò nella loro camera da letto e da lì fu buio fino al mattino dopo.
Si svegliò poco dopo le nove del mattino. Chris era andato a lavoro e non sarebbe tornato fino a pranzo per poi fare altre quattro ore al pomeriggio. Se fosse stata fortunata, si sarebbe fermato fino a tardi. Non aveva mai capito bene cosa facesse. Qualcosa che aveva a che fare con il marketing, riunioni con persone importanti e molti documenti. Un lavoro ben pagato, tanto che con questa scusa l'aveva anche convinta a lasciare il suo di lavoro.
Demetra era una semplice operaia in una fabbrica del posto, non esattamente il lavoro dei suoi sogni, ma le dava un certo senso di indipendenza oltre che una tregua dalla sua vita con Chris. Quando andava a lavoro era tranquilla. Ma Chris aveva insistito perché lei lo lasciasse, così da poter stare a casa e occuparsi delle faccende, delle bollette, di prenotare visite e viaggi. Un ottima scusa per averla sempre di più sotto controllo, senza contare il fatto che lui le aveva promesso di portarla via in estate per il loro primo vero viaggio insieme. Avevano appena visto la piscina comunale, una volta sola, perché il loro climatizzatore si era rotto. Con la serenità che almeno non lo avrebbe visto per le prossime due o tre ore, Demetria si alzò e si preparò il the al bergamotto che tanto le piaceva. C'era una temperatura accettabile per gustarselo.
In pochi minuti, aveva aperti il frigo e la credenza e fatto una lista mentale delle cose che mancavano. Avrebbe fatto un salto al negozietto all'angolo.
Andò in bagno per darsi una lavata. Davanti allo specchio, si bloccò. L'immagina che rifletteva era molto diversa da quella dell'anno prima. I capelli, prima folti, castani e lucenti, ora erano sottili come spaghetti e avevano perso quella luce che tanto li caratterizzava. Sotto gli occhi, castani anch'essi, si erano venute a formare delle ombre, non tanto per la mancanza di sonno, quanto per la scarsa qualità. La pelle sembrava traslucida, come quella di un malato. Questa relazione la stava metaforicamente uccidendo.
Si legò i capelli in uno chignon disordinato, si lavò il viso e i denti in maniera svogliata e mise una maglietta a maniche lunghe, bianca, e un paio di jeans comuni. Con la borsa in spalla, si diresse a fare la spesa.
Aveva di nuovo passato il pomeriggio al parchetto con i suoi pensieri, riflettendo su quello che avrebbe dovuto o non dovuto fare. Aveva anche cercato di rientrare qualche minuti prima di Christophe, giusto per evitare domande e farsi trovare mentre preparava la cena, ma aveva fallito miseramente.
Quando aprì la porta di casa, lui era già lì che la chiamava.
"Dove sei stata?" Di nuovo quel tono.
"Al parchetto." Rispose senza guardarlo in faccia.
"Di nuovo?"
"Non ho molto da fare, sai, almeno all'aria aperta non rischio di prendere la muffa."
La risposta secca aveva sorpreso anche lei. Non sapeva di poter rispondere in quel modo, non credeva che fosse possibile per lei mettere a tacere qualcuno, tanto meno uno come Chris. Cercò di non far notare troppo la sua sorpresa mentre, lentamente, alzava lo sguardo su quello di lui. Aveva gli occhi sgranati, come incredulo.
"Scusa?"
"Scusami. Scusa. Non intendevo..."
"Lo sai quante persone vorrebbero essere al tuo posto?" Adesso era lui a sorprenderla. Si era aspettata che adottasse il solito tono da cane bastonato e che usasse i propri sensi di colpa contro se stessa. Questa volta, anche lui aveva reagito.
"Mi faccio in quattro per poter permetterti di stare a casa e non lavorare, per non farti stancare. Quello che ottengo è una ragazza che va in giro, chissà dove, con chissà chi mentre io cerco di portare il pane in tavola."
"Ero solo al parco. Ed ero da sola." Demetria iniziava a essere impaurita. Christophe aveva uno sguardo strano che su di lui non aveva mai visto. Non sapeva esattamente cosa aspettarsi.
"Ah sì? E chi me lo può confermare?" Si avvicinò, torreggiando su di lei.
"Nessuno. Perché ero da sola. Perché dovresti fidarti." Iniziava ad avere seriamente paura. Era più alto di lei di almeno una spanna, con un fisico decisamente più robusto del suo. Non le aveva mai messo le mani addosso, ma vedendolo in quello stato non avrebbe detto che non lo avrebbe mai fatto.
"Fidarmi?"
"Sì, fidarti. Non esco praticamente mai, se passo un pomeriggio o due al parco non è mica una tragedia."
Che audacia, pensò di se stessa. Da dove stava tirando fuori tutto quel coraggio?
"Che lingua lunga che hai, oggi." Un altro passo e Chris avrebbe schiacciato Demetria col suo peso. "Chi ti ha insegnato a usarla così? Rispondi!"
Demetria sobbalzò. Non aveva mai alzato i toni, né con lei né con nessun altro.
"Ti ho già detto che..."
"Cazzate! Dimmi con chi ti vedi!" Le prese la mascella tra le mani e strinse.
"Chris... Chris, così mi fai male..."
"Brutta puttana! Io vado a farmi il culo e tu te la spassi!"
Quello che probabilmente intendeva, pensò Demetria, è che odiava il fatto di non essere sicuro di quello he faceva lei mentre lui non c'era. Non avere il controllo lo mandava su tutte le furie.
"Non succederà più, te lo prometto!" La mandibola stretta tra le mani di lui iniziava a farle male. La paura aumentava sempre di più. Il cuore batteva così forte che probabilmente le sarebbe uscito da petto dal un momento all'altro.
"Bugiarda! Sei solo una lurida bugiarda e avrei dovuto darti una lezione prima che tutto questo accadesse!" Urlò. Sembrava incurante del fatto che i vicini avrebbero potuto sentire e chiamare qualcuno. Era cieco dalla rabbia e non ragionava più.
La ragazza sentì la pressione sulla mascella che si allentava e per un momento ne fu sollevata. Quando perse la vista per qualche secondo, quando vide tutto nero e un forte bruciore alla tempia e sotto l'occhio, intuì cos'era successo.
Uno schiaffo.
Le aveva tirato uno schiaffo.
Rimane immobile, non sapendo cosa fare, cosa aspettarsi.
La mano di lui era ancora a mezz'aria, lo sguardo completamente accecato. Il tempo sembrava essersi congelato in quel terribile istante.
"Vattene in camera. Sparisci dalla mia vista o non so cos'altro potrei fare."
E ancora una volta, Demetria obbedì.
Demetria non dormì. Non sapeva da quanto tempo fosse stesa a letto, ma non riuscì a chiudere occhio. La scena tremenda che aveva vissuto continuava a ripetersi nella sua testa, senza sosta.
Christophe l'aveva picchiata.
Christophe le aveva messo le mani addosso dopo che lei gli aveva risposto a tono, per la prima volta.
Se non lo avessi fatto, lui non avrebbe reagito in quel modo.
Si ritrovò a pensare di quanto fosse colpa sua, che non sarebbe dovuta andare al parco, o per lo meno non starci così tanto. Non avrebbe dovuto farlo arrabbiare. Lui aveva perso la pazienza perché lei aveva assunto un atteggiamento che non sapeva di poter avere. Si era meravigliata di se stessa.

Continuò a rigirarsi nel letto. A pensare a quanto potrebbe essere diversa la sua vita ora se solo avesse dato ascolto a quello che le avevano detto tutti.
Sei troppo giovane per impegnarti così sul serio.
Puoi stare con lui anche mentre continui a studiare.
Non rinunciare alle tue passioni per nessuno.
Se poi finisce male avrai i rimorsi per tutta la vita.
Avevano tutti dannatamente ragione. Tutti. Aveva seguito il proprio cuore, ignorando quella parte razionale che nell'amore c'è sempre. Aveva voluto fare di testa sua ed ecco dov'era finita. In una relazione pessima, senza amici, senza lavoro, in una città da cui voleva scappare.
Ora basta.
Poco fa aveva dimostrato che poteva essere anche lei una donna forte, una di quelle che si fanno valere e che non devono sottomettersi per forza. Aveva dimostrato che poteva farcela, che nel suo io più profondo c'era un coraggio che non aspettava altro che essere utilizzato. Questo bastò per farla alzare, farle attraversare il salotto col cuore in gola, con la paura che Christophe si sarebbe potuto svegliare per andare in bagno, per bere, perché aveva sentito qualcosa. Questo non bastò a fermare Demetria.
Cellulare alla mano e giacca addosso, uscì da casa con nient'altro che le proprie speranze per il futuro.
Forse non avrebbe realizzato i propri sogni, forse non sarebbe riuscita a fare quello che voleva davvero, ma non ci sarebbe stato nessuno a impedirle di provare.
Prima di tornare a casa, alla sua vera casa, quella dei suoi genitori, nella speranza che non li avrebbe fatti morire d'infarto per la sua comparsa a tarda notte, fece un'ultima cosa.
"Pronto, polizia? Sì, vorrei fare una denuncia. Dove trovo la caserma più vicina?

   
 
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