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Autore: Hood not my hoodie    15/10/2017    0 recensioni
"-Le persone ti illudono e dicono cose cattive su di te senza conoscerti. I libri invece non lo fanno-"
"-E' questo che alla gente piace fare: giudicare senza conoscere la tua storia, sapendo solo il tuo nome e niente di più, loro si permettono di giudicare, di chiamarti sfigata, strana, noiosa, disgustosa-"
Raquel è una ragazza brasiliana trasferitasi in Australia. I libri sono la sua compagnia ma tutto cambierà quando Aleisha la introdurrà ai suoi amici. Tra lei e Michael è subito scintilla. Riuscirà lui a farla uscire dal suo mondo da ragazza invisibile?
"Supporterò il tuo cuore, ti aiuterò nei tuoi momenti difficili. Di me puoi fidarti, non ti lacerò mai cadere"
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Michael Clifford
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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It's hard to see your tears in the pouring rain
In quella stanza con le pareti blu, steso supino sul letto, se ne stava Michael. Guardava il soffitto e pensava a Raquel. Non si era mai preoccupato così tanto in vita sua se non quando l'aveva vista svenire. Per un momento gli era sembrato di crollare insieme a lei. Sembrava come se il suo mondo si fosse sbriciolato.
Raquel le piaceva, e anche tanto. Ora che la conosceva meglio poteva dire che persona meravigliosa fosse. Aiutava sempre gli altri quando avevano bisogno, dava buoni consigli ed era semplice. 
Quegli occhi scuri l'avevano intrigato sin da subito; e quel sorriso...avrebbe potuto guardarla sorridere per ore: i suoi occhi si illuminavano, le labbra carnose si allargavano sincere e due piccole fossette sulle guance rifinivano il suo sorriso.
Fissava la porta immaginando un pomeriggio insieme, solo lui e lei. Lei che entrava e gli si buttava sopra per abbracciarlo, il suo viso nascosto nel suo collo, le sue mani dietro la vita di lei e per completare il quadro un dolce bacio. Uno di quelli che ti toglie il fiato, che ti fa sentire le farfalle nello stomaco, uno di quelli che ti completa.
Invece da quella porta entrò un'altra persona. Quella che una volta era tanto dolce ma che era cambiata così tanto. Quella che amava con tutto se stesso ma che, dopo aver conosciuto Raquel, aveva imparato ad amare di meno. 
Però non la incolpava, anzi...
-Stavo pensando che dovrei andare a fare la manicure domani- disse Ashley camminando nella stanza e andando vicino a Michael.
-Secondo te quale colore mi starebbe meglio? Fucsia o viola?- Continuò.
E Michael non poteva non pensare a quanto Ashley e Raquel fossero diverse. Quest'ultima non si preoccupava tanto di scegliere il colore per lo smalto.
-Come vuoi- rispose il ragazzo.
E, come sempre, lei iniziò a dire che non gli si poteva chiedere nessun consiglio e altre cose che Michael non si era preso la pena di ascoltare.
Quando Ashley si sedette cavalcioni su di lui ed iniziò ad accarezzare il suo petto, non poté fare a meno di pensare a quanto era timida molto tempo fa. Non si sarebbe mai sognata di fare una cosa del genere...
Si abbassò su di lui facendo toccare i loro petti e lo baciò nel mentre cercava di togliergli la maglietta.
Una volta fatto andò con le mani sui pantaloni ma, appena mise mano sulla cinta, Michael la fermò.
-Non mi va-
La ragazza sbuffò fortemente, 
-Maddai Michael stai diventando uno sfigato! Da quant'è che non facciamo sesso?- si lamentò.
-Ashley non mi importa, ho detto che non mi va- ribatté lui bruscamente.
La rossa si alzò da lui e si avvicinò alla scrivania dove aveva poggiato la borsa.
-Beh allora ciao- e uscì dalla stanza.
Michael si ritrovò a scuotere la testa e a pensare che lei lo voleva davvero per il suo corpo soltanto. A lei non interessavano le caratteristiche interne di una persona; a lei bastava l'esterno. E di nuovo la paragonò a quella ragazza mora che gli aveva rubato il cuore.
Prese il cellulare e le mandò un messaggio:
Hey!! Che fai?
Non dovette aspettare molto per una risposta:
Ciao! Leggevo te?
Trovava incredibile come qualcuno potesse amare così tanto la lettura.
Parlo con te...Che leggi?
Continuarono a parlare per un po' finché Karen lo chiamò chiedendogli di andare ad aiutarla con la spesa.
Gli piaceva parlare con Raquel, era divertente vedere quanto fosse ancora un po' timida con lui. La trovava carina.
A Raquel, invece, non dava per niente fastidio il fatto che avesse disturbato la sua lettura. Di solito avrebbe mentalmente imprecato contro chiunque l'avesse fatto... Invece quando le arrivò il messaggio e vide che era da parte di Michael, un sorriso comparve sul suo volto. 
Pensò che probabilmente non avrebbe dovuto fare quello che aveva fatto la notte scorsa. Pensò che forse Michael l'accettava così com'era, e forse anche gli altri ragazzi... Però quei messaggi non li sopportava. Continuavano ad arrivare e lei non poteva non prendere in mano quelle forbici. Ormai i segni sulla pancia erano aumentati. L'altra volta Aleisha se n'era quasi accorta: Calum le aveva dato un leggero schiaffetto sulla pancia per giocare e il suo viso si contrasse in una piccola smorfia che solo la bionda vide. Però pensò soltanto che forse le aveva fatto male Calum.
Si alzò dal letto, posò il libro e andò davanti all'armadio decisa a scegliere qualcosa da mettersi per uscire. Era stanca di stare al chiuso, voleva uscire e godersi l'aria fresca che c'era oggi a Sydney. Scelse degli skinny jeans neri strappati sul ginocchio, una felpa grigia che le arrivava sopra l'ombelico, si mise ai piedi le Superstar bianche, prese la borsa nera e ci mise dentro il libro. Scese al piano di sotto e avvertì la mamma che stava uscendo. Vedendo come gli alberi si muovevano decise di prendere il giacchetto nero di pelle, poi prese anche un cappello bianco dell'adidas di Alex.
Prese le cuffiette dalla borsa e le attaccò al telefono. Come sempre scelse Invisible. La voce di Calum le risuonò nelle orecchie e adesso le faceva un po' strano il fatto che lei quella voce la sentisse tutti i giorni. Le faceva strano che adesso lui era suo amico e non soltanto una persona che lei vedeva esibirsi nelle assemblee di tanto in tanto. Pensò a quei quattro ragazzi e alla loro musica che la faceva stare bene; pensò ad Aleisha, quella ragazza che con i suoi capelli biondi e quel sorriso che non abbandonava mai il suo viso le aveva cambiato la vita rendendola un po' meno invisibile. Senza rendersene conto arrivò al parco. Si sedette su una panchina e tirò fuori il suo libro. Iniziò a leggere isolandosi dal mondo, come succedeva ogni volta che aveva un libro in mano. Dopo un quarto d'ora la musica si fermò. Pescò nelle tasche del giacchetto per tirare fuori il cellulare, mise la password e trovò un messaggio. Aprì la casella e quel numero sconosciuto appariva sullo schermo. Il messaggio era come quelli che riceveva ogni giorno: cicciona.
Posò il telefono e tornò a leggere ma, dopo pochi minuti la sua vista fu offuscata da lacrime...Ormai ci viveva con esse, proprio come viveva con quei messaggi e tagli. Come se non bastasse iniziò a piovere. Rimase sotto quella pioggia torrenziale senza neanche preoccuparsi di chiudere il libro. Era come se non se ne fosse nemmeno accorta. Guardava il vuoto davanti a sé pensando al male che stava ricevendo senza ragione.
Non si era neanche accorta del ragazzo che la scuoteva. 
-Raquel, hey Raquel- continuava a chiamarla quella voce di cui lei si era innamorata senza neanche saperlo. 
Finalmente la ragazza tornò alla realtà e girò il viso verso la voce. Due occhi verde smeraldo la incastrarono con la loro bellezza. Erano gli stessi che lei disegnava.
-Michael! Che ci fai qui?- Chiese Raquel sorpresa nel vederlo.
-Facevo una passeggiata ma ha iniziato a piovere e mentre andavo a casa ti ho vista seduta qui-
Alle parole "ha iniziato a piovere" la ragazza abbassò subito lo sguardo. Il libro che leggeva giaceva zuppo sulle sue gambe. Sussultò e si affrettò a chiuderlo e infilarlo in borsa.
-Oh cavolo- sussurrò.
-Raquel? Perché piangi?- Chiese ad un tratto il ragazzo dai capelli verdi.
La mora alzò subito lo sguardo su di lui, -cosa?- balbettò, -non sto piangendo-
-Chel, so che è difficile vedere le tue lacrime nella pioggia scrosciante, però so che sono lì che velano quei bei occhi neri-
-Dai andiamo che sennò ci prendiamo il raffreddore- sviò l'argomento Raquel.
Il ragazzo sospirò, -vuoi venire a casa mia?- Chiese speranzoso.
Raquel guardò l'ora sul cellulare, erano le 17:30. Decise che forse era meglio andare a casa: doveva cambiarsi e cercare un modo per asciugare il libro. Anche se, fradicio com'era, era quasi impossibile.
-Ti presto io qualcosa da mettere e il libro puoi metterlo sul termosifone- propose Michael.
Dopo averci pensato un po' il ragazzo la convinse.
Si avviarono, correndo, verso la casa di Michael. La pioggia cadeva su di loro come una cascata, continuava ad aumentare e loro si stavano bagnando ancora di più. Però ridevano, spensierati. Era bello correre insieme sotto la pioggia. Era bella la loro compagnia l'uno per l'altro. Quando stava con lui Raquel non pensava a quei messaggi, a quei tagli, a quel sangue che, ogni volta che la lama delle forbici toccava la sua pelle, scorreva sulla sua pancia per poi cadere nel lavandino e mischiarsi insieme all'acqua, per poi scomparire. E Raquel voleva che i suoi problemi fossero come quel sangue: voleva lasciarseli scivolare addosso e poi lasciarli cadere, essere inghiottiti proprio come quel sangue dal rubinetto.
-Vieni ti dò un paio di pantaloni di mia mamma e poi ti vado a prendere una mia maglietta-
"Una mia maglietta", con il suo profumo sopra, indossata precedentemente sulla sua pelle.
Una volta cambiata Raquel tornò in camera di Michael dove lui l'aspettava per poter andarsi a cambiare. Quella maglietta le stava enorme, le arrivava fino a metà coscia, però le piaceva. Era dei Metallica, nera con delle scritte bianche sul davanti. Quando la vide, Michael si innamorò di come la sua maglia, così larga addosso a lei, le stesse bene. E questo era una contraddizione: di solito nessuno indossa cose larghe e, per lo più non stanno bene addosso, ma il ragazzo amò subito il piccolo corpo di Raquel avvolto nella sua maglia e nei leggings della madre che le fasciavano le gambe fine. La ragazza arrossì visto il modo in cui Michael la stava guardando.
-Ehmm, io vado a cambiarmi- disse per poi scomparire dietro la porta del bagno.
Raquel prese il suo cellulare e avvertì la mamma che sarebbe stata a casa di Michael per un po'. Aline era molto entusiasta per l'amicizia creatasi tra sua figlia e il ragazzo dai capelli strani. Era un bravo ragazzo. E sapeva che a Raquel piaceva, l'aveva capito quel giorno che studiavano insieme. Aveva visto come gli occhi della figlia lo guardavano, e non le scappò come gli occhi di Michael guardavano la figlia.
Raquel si sedette sul letto e aprì Instagram sul suo cellulare, così per passare il tempo mentre lui si lavava. Mentre scorreva sulla pagina principale trovò una foto. Era Ashley, il suo corpo perfetto fasciato da un costume da bagno nero. Probabilmente un ricordo di quell'estate. I suoi capelli rossi che le scendevano davanti al seno. La sua pancia era piatta, il seno prosperoso e sodo, le gambe fine. Raquel non riuscì a non pensare alla sua di pancia, avrebbe voluto che fosse come quella di Ashley. Invece no, la sua pancia era solo un rotolo di grasso, il suo seno non era sodo e le sue gambe erano grandi, giganti. Iniziò a vedersi così dall'arrivo di quei messaggi. Lei non era affatto così, era bella, un bel corpo snello e seno sodo. Da fare invidia.
-Hey- disse Michael, di ritorno dal bagno, sedendosi accanto a lei sul letto, il quale si abbassò sotto il suo peso. Appoggiò una mano sulle soffici lenzuola e guardò sopra la spalla di Raquel per vedere cosa stesse facendo.
-Chi è?- Chiese quando Raquel schiacciò due volte sullo schermo per mettere mi piace alla foto di un bel ragazzo; aveva i capelli neri e riccioluti, i suoi occhi chiari brillavano come diamanti sulla sua pelle leggermente scura. Il suo mento era contornato da una leggera barba che lo rendeva ancora più bello.
-Lourenço, è mio cugino- rispose la ragazza mentre digitava un commento sotto la foto "Sinto falta de voce" cioè "mi manchi".
-Oh, non vi assomigliate molto, a parte i capelli così neri e la bellezza- rispose il ragazzo sapendo che l'ultima parola avrebbe acceso le guance dell'amica.
-E' il figlio del fratello di mio papà e io ho ripreso più dalla genetica di mia mamma. Lui è più scuro di pelle perché mia zia è di colore- spiegò evitando il commento di Michael.
-Ah ecco. E' più grande di te?- Continuò il ragazzo curioso di sapere qualcosa sulla famiglia della brasiliana.
Lourenço e Raquel avevano la stessa età perciò erano sempre andati d'accordo, non importava il sesso diverso. Lui sembra molto più grande dal modo in cui si lascia crescere la barba e il suo viso ha caratteristiche da uomo, non di un ragazzo di sedici anni.
 
Dopo un po' Michael chiese a Raquel se avrebbe potuto aiutarlo con i compiti di Francese, la ragazza era molto portata per le lingue e non aveva problema ad impararle, Michael invece aveva un po' di difficoltà: il Francese non gli piaceva, la trovava una lingua inutile.
-Certo-
Dopo venti minuti sui libri a scrivere un tema, Michael se ne uscì con una battutina sul conto di Raquel.
Lei agguantò una matita dal letto e indossò un'espressione minacciosa. Il ragazzo si alzò ridendo portando le mani ai lati del viso per proteggersi.
-Giocavo Raquel, giocavo- disse divertito.
-Ripetilo se hai coraggio- rispose lei, divertita quanto lui, con ancora la matita in mano puntato contro di lui.
-Non sei molto minacciosa con una matita sai- replicò lui alzando un sopracciglio.
-Ti ucciderò con questa matita se continui a prendermi in giro- rispose lei assumendo un'espressione seria che, però, svanì quando guardò Michael negli occhi.
-Una matita non mi ucciderà sai?-
Raquel alzò, o per lo meno ci provò, un sopracciglio -mai visto The Vampire Diaries?-
Michael scoppiò a ridere. Si avvicinò a Raquel e le punzecchiò il fianco. Poi cercò di toglierle la matita di mano ma, quando le circondò i fianchi cercando di raggiungere la schiena della ragazza, dove lei aveva nascosto la mano con la matita, si sbilanciarono e caddero sul letto. Raquel era stesa sul letto e lui sopra di lei che si teneva con la mano al fianco della sua testa per non pesarle troppo. Risero di nuovo ma, accorgendosi della vicinanza, smisero. I loro occhi erano così vicini che potevano specchiarcisi dentro; Raquel ebbe un tuffo al cuore immersa in quel verde. I loro nasi quasi si sfioravano, potevano sentire i loro respiri che si confondevano l'uno nell'altro diventando un tutt'uno. Michael si abbassò e le loro labbra quasi si sfiorarono quando un cellulare squillò e le note di Invisible riempirono l'aria. Il ragazzo si alzò subito dal corpo di Raquel, la quale era rimasta immobile trattenendo il respiro. Accorgendosi della suoneria scattò in piedi e prese il cellulare dalle mani di Michael.
-Pronto?- Rispose ancora scossa.
-Raquel tra quanto pensi di tornare?- La voce della mamma rispose dall'altra parte del telefono.
Gli occhi della ragazza guizzarono all'orologio bianco appeso alla parete, erano le sette e un quarto. Il tempo era volato così velocemente...
-Oh ehmm, mi camb..ehm no, ecco è che...no niente, adesso vengo- rispose balbettando imbarazzata.
-Ti cambi?- Chiese Aline interrogativa.
-Si..ehmm...no-
Michael stava cercando di trattenere una risata vedendo com'era impacciata e rossa Raquel.
-Tra dieci minuti sono a casa- affermò la ragazza e si affrettò a riattaccare.
"Diamine che casino" pensò sapendo che la mamma aveva, probabilmente, capito qualcos'altro. Pensò che avrebbe dovuto imparare a mentire meglio.
-Ehm, devo andare- riferì a Michael.
-Si avevo capito- disse alzandosi insieme alla ragazza, -i vestiti tienili, i tuoi sono ancora bagnati. Me li ridarai domani-
Dopo un po' di polemica decise che probabilmente Michael aveva ragione.
-Dai ti accompagno- si offrì il ragazzo.
-Oh no non ce n'è bisogno, vado da sola-
-Ma sta diventando buio, e poi sarò più sicuro sapendo che arriverai sana e salva-
 
Così ora si ritrovavano per strada diretti verso la casa della mora. Iniziarono a parlare del più e del meno e subito arrivarono a destinazione...anche se non erano pronti a lasciarsi andare.
-Diamine ho scordato le chiavi- sussurrò Raquel quando, frugando nella borsa, si accorse di non averle.
Aline venne ad aprire la porta e, vedendo Michael i suoi occhi si illuminarono.
-Ciao ragazzi- salutò con un sorriso da orecchio a orecchio. Li fece entrare e, quando Tomás li vide, corse incontro a loro abbracciando una gamba di Michael e una della sorella così che le loro gambe fossero in contatto. Entrambi portarono una mano dietro la schiena del piccolo per abbracciarlo e le loro dita si toccarono. Raquel sentì un brivido percorrerle la mano, il braccio e la spina dorsale. Beh, con il tempo lì fuori non si poteva pretendere che facesse caldo!
-Michael ti fermi a cena?- Chiese Aline speranzosa: voleva che Raquel non si facesse problemi a portare i suoi amici a pranzo o cena, voleva che tra lei e Michael non ci fosse imbarazzo. Cosa che, ora come ora, era impossibile visto il quasi bacio che c'era stato pochi minuti prima.
-Oh no non si preoccupi-
-Insisto. E poi dammi del tu, il lei mi fa sentire ancora più vecchia-
Ci fu un po' di esitazione e di sguardi tra il ragazzo e Raquel. Gli occhi di Michael chiedevano il permesso e, quando la mora alzò le spalle per far capire che a lei andava bene, lui decise di rimanere. 
Aline sembrava la più contenta tra tutti che rimanesse a cena.
-Ragazzi abbiamo un ospite- gridò al resto della famiglia che stava al piano di sopra. Xavier, appena tornato dal lavoro, si stava cambiando e Alexander stava giocando al computer.
Quando Xavier scese e vide Michael lo guardò un po' strano e curioso. Era pronto a essere il padre geloso e appiccicoso se Michael fosse stato il fidanzato della figlia. Poi si tranquillizzò quando capì che tra loro c'era solo amicizia.
-Xavier- si presentò allungando la mano al ragazzo, -non ci siamo conosciuti bene l'altra volta-
Michael gli strinse la mano e si presentò, -beh, non era la situazione –
 
La cena passò tranquilla ma un po' imbarazzante. Raquel non era mai stata a cena con un'amica e, essendo la sua prima volta con un maschio per di più, non si poteva dire che era proprio a suo agio.
Si chiedeva come le cose sarebbero andare l'indomani. Sicuramente molto imbarazzanti. E poi c'era Ashley, lui anche se per mezzo secondo l'aveva tradita. E Raquel non voleva questo, anche se la rossa non era la più simpatica persona che conosceva non lo meritava. Nessuno l'avrebbe meritato.
 
   
 
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