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Autore: Zomi    17/10/2017    5 recensioni
Izou sospirò nuovamente, l’auto che rallentava nell’imboccare il candido cancelletto della villetta al mare della famiglia Newgate.
L’edificio si mostrava con i suoi imponenti due piani, la verniciatura candida data di fresco e il prato verdeggiante sul davanti e quello grigio cemento con il cesto da basket sul dietro, la veduta del mare a portata di mano.
Izou sospirò di nuovo.
“Ti divertirai” lo aveva rabbonito “Sarà una bella vacanza” aveva aggiunto la falsa speranza.
Non che a Izou dispiacesse il mare e quella quindicina di giorni di vacanza settembrina fuori programma.
No, Izou Shirohige amava il mare.
*Fan Fiction partecipante al Crack&Sfiga Ship's Day indetto dal Forum Fairy Piece*
Genere: Commedia, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Barba bianca, Ciurma di Barbabianca, Izou, Marco
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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I cristiani usavano un tempo l’arancione per inidicare i cadaveri dei peccatori di gola.
Guglielmo da Baskerville

 

-… finalmente una buona forchetta!-
Izou cercò di sorridere, ma la bocca piena di carne alla griglia glielo impedì, un rivolo di salsa arancione che colava dal labbro.
Che ne sapeva lui che Satch, il fratello del suo Marco, fosse uno chef?
Uno chef stellato che rendeva ogni singolo alimento una leccornia, un nettare degli dei, un festino porno per il suo palato a ogni assaggio!
Il moro sorrise, la bocca che andava a svuotarsi riempiendo di arcobaleni e unicorni il suo stomaco.
-Piascere!- bofonchiò mentre il castano dalla prominente banana si sedeva davanti a lui, il mento sorretto da un palmo aperto e il sorriso sornione stampato in viso.
-Sai…- frappose tra loro, sulla tovaglia arancione e macchiata della tavola, un vassoio straripante della profumata e saporita carne alla brace che aveva preparato per la cena -… Marco non mi ha mai accennato  a te-
-Nsco?-  azzannò una costoletta: ma con cosa l’aveva condita? Nutella e felicità?
Non riusciva a smettere di mangiarne e sentiva già il suo lato dietetico imprecargli conto.
-No- replicò, gli occhi cenerini che scivolavano sul fratello biondo, composto e fintamente disattendo allo scambio di battute tra lui e Izou, ridacchiando –Marco non ha mai accennato al suo caro amico Izou-
Il moro fissò attonito il suo interlocutore, la mascella che rallentava la voracità con cui masticava e gli occhi che diventavano liquidi.
Marco non aveva mai accennato ai suoi fratelli della sua esistenza?
Mai mai?
Boccheggiò, l’ingordigia che scemava dalla sua bocca mentre il chiacchiericcio della famiglia del biondo lo circondava.
-Satch taci!- ringhiò Marco, una mano che si inabissava sotto la tovaglia ad accarezzare la coscia tremula del suo ragazzo.
Che diamine aveva in mente suo fratello?
Già era difficile far sentire Izou parte della famiglia come amico e non purtroppo come suo compagno, provare a minare il loro rapporto –d’amicizia o d’amore- era qualcosa che non avrebbe permesso a nessuno.
-Smettila- ammonì il castano a tono basso e mascella dura.
-Come quando eravamo bambini, vero fratellino?- sghignazzò Satch, afferrando una forchetta e avvicinandola a un vassoio colmo di prelibatezze –Vuoi tenere per te i giocattoli migliori- fece l’occhiolino a Izou riempiendogli il piatto –E anche gli amici-
Quello ridacchiò con la bocca piena, rischiando di soffocarsi, e ci sarebbe anche riuscito se Marco non lo avesse aiutato a liberarsi con delle calorose pacche sulla schiena alla Newgate.
Con gli occhi colmi di lacrime, il moro riuscì a intravedere le saettanti occhiatacce che il suo ragazzo lanciava a fratello, sghignazzante e divertito dal suo tentato suicidio.
-Su su- aggiunse salsa piccante color carota al piatto del corvino –Raccontami tutto: come vi siete conosciuti?-
-Satch…- tentò un nuovo ammonimento il biondo.
Troppo curioso, Satch era sempre stato troppo curioso.
S’impicciava degli affari degli altri, metteva parola dove non doveva e spettegolava peggio delle signore Kokoro e Tsuru del suo condominio.
Non gli avrebbe permesso di interrogare il suo dolce e innocente ragazz…
-In libreria!-
Dannazione!
Chiuse gli occhi maledicendosi, lui e la sua scarsa accuratezza nel ricordarsi le limitate doti di circospezione del moro.
Perché lo sapeva, sapeva benissimo che Izou era goloso, e vedersi riempire il piatto come quel dannato capellone faceva non gli aveva aperto solo stomaco e cuore ma aveva liberato da ogni briglia anche la sua lunga e petulante lingua.
-Libreria?- Satch fece rotolare qualche patata nel piatto della sua vittima.
-Mmm- annuì quello, ignaro della trappola che il castano gli aveva teso –Stavo scegliendo un nuovo libro e mi stavo giusto giusto spoilerando l’ultima pagina come faccio sempre- sgranò gli occhi e squittì estasiato nel vedersi offrire un’abbondante cucchiaiata di salsa barbecue arancione, leccandosi le labbra e muovendo rapido le corde vocali nel parlare.
Oh si, avrebbe parlato, detto ogni singolo peccato commesso nella sua vita, accollandosi le colpe anche dei suoi avi.
Tutto, purché Satch continuasse a concedergli la meravigliosa possibilità di mangiare le sue prelibatezze.
Le verdure erano speziate in modo afrodisiaco, e la carne si scioglieva in bocca accompagnata dalla salsa arancina che l’abbracciava con affetto.
Oh cibo, cibo, cibo: c’era qualcosa di più bella nella vita?
Bhè fare l’amore con il suo Marco, ovvio, e questa opzione includeva anche meno calorie di quelle con cui stava rimpinzando il suo delicato corpo.
Arricciò le labbra in un sorriso felino, gongolando e stringendosi il viso tra le mani nel assaporare una nuova forchettata di carne imbevuta nel liquido piccante e arancione come il peccato di gola.
Chisse ne fregava delle calorie: non poteva resistere!
-Non capisco- Satch spostò il piatto unto di Izou da sotto il suo naso, sostituendolo con uno più piccolo che si affrettò a riempire con una fetta di dolce, il via vai dei commensali che andava a scemare segno che la conversazione dei fratelli Newgate col padre si stava spostando verso il salotto della villetta, mentre alcuni si affrettavano ad occuparsi delle stoviglie sporche.
-Prima di acquistare un libro, leggo sempre l’ultima pagina- ingoiò una forchettata della torta il moro, uggiolando quando la pastafrolla accarezzò le sue papille gustative.
Come, come aveva potuto vivere senza quel sublime dessert fino a quel giorno?!?
-E…?- lo incalzò il castano, aggiungendo della frutta sciroppata al dolce, gli occhi di Marco che lo incenerivano e quelli di Izou lacrimanti per l’ingordigia.
-… e Marco ha strappato l’ultima pagina del libro che volevo comprare- leccò la forchetta insaziabile, leccando la posata più volte per non farsi scappare alcuna briciola di quella pastafrolla color tuorlo e dal sapor di paradiso -Dicendomi che se la volevo dovevo uscire con lui- ingoiò rapido il boccone, sgranando gli occhi quando si rese conto di ciò che aveva detto.
-Come amici- aggiunse con fare troppo ovvio.
-Mmm- lo studiò Satch, picchiettando un cucchiaio nella terrina della panna montata, indeciso se concederla o meno al suo schiavo di gola.
-Uscire come amici- guizzò con gli occhi al fratello, che gli grugnì contro mentre rafforzava la presa sulla coscia del compagno.
Doveva portarlo via da lì, lontano da Satch e dalle sue tentazioni culinarie.
-Si…- leccò la forchetta nuovamente Izou, abbassando una mano ad accarezzare la gemella del biondo –Ci conoscevamo di vista e spesso ci incrociavamo nella libraria- aguzzò la mete in cerca di una buona menzogna -Era interessato al mio lavoro di beta reader-
-Beta che?- sollevò un sopracciglio il castano, oscillando il ciuffo a banana.
-Mi occupo di leggere i romanzi e trovare errori grammaticali, o di sintassi- allungò una mano a sfiorare la terrina della panna montata, mantenendo gli occhi fissi al suo interlocutore –Correggo le bozze e aiuto gli autori a migliorare le loro opere- tirò appena a sé la vaschetta, facendola scivolare sulla tovaglia arancione –Attulamente sto lavorando con I. G. Page al suo ultim…-
-AHHHHHHHHHHHH!!!-
Un piatto si infranse nel lavandino squarciando la quiete serale, mentre un caschetto castano e sbarazzino abbandonava le retrovie della cucina,  fiondandosi alla tavola occupata dai tre uomini, impiantando i palmi sulla tovaglia e spostando di peso Satch dal suo posto.
-Hai detto I. G. Page?!?!?- strillò Halta, sbilanciandosi verso Izou e sgranando gli occhi al suo annuire spaventato.
Izou deglutì, esitando un sorriso forzato mentre tentava, invano, di sostenere lo sguardo di quel scricciolo in miniatura in modalità “Euforia e occhi a stella”.
Perché la ragazza di Satch lo guardava come una reliquia?
Non si era innamorato di lui vero?
No, perché lui era abbastanza gay.
Da quasi ventisette anni a quella parte e di cambiare sponda non ci pensava propr…
-Oddio ma io la amo!!!- gli rese le mani nelle sue, spalmandosi sulla tavola e sgambettando contro il petto di Satch, che la frenò posandole le mani sui fianchi, bofonchiando qualcosa contro l’interruzione della sua dolce metà, prima di arrendersi e posare il mento sul sedere a mezz’aria della sua compagna.
-Adoro i suoi romanzi: così sciolti e avvincenti! E i personaggi! Sono totalmente innamorata di dottor Death!-
-Ehi!- sbuffò Satch, rivolgendo un dito medio a Marco che gli sghignazzava contro.
-… con le sue occhiaie e il cappello maculato- sospirò imperterrita Halta non mollando la presa sulle mani di Izou -Con quel dannato bisogno di essere…
-Amato!- singhiozzò il moro, spingendo la ciotola di panna verso il suo compagno e stringendosi appassionato alla ragazza –E solo la piccola ma vulcanica Khoalea può farlo! Oh ma non ti dico, non ti dico cosa accade nel nuovo romanzo perché…-
Gli uggiolii si moltiplicarono, le urla di gioia e dolore raggiunsero decibel preoccupanti e dopo un quarto d’ora Satch rinunciò a capire di cosa stessero blaterando la sua dolce Halta e quel soggetto non ancora identificato di Izou.
Soffiò dal naso, arrendendosi al fatto che il suo interrogatorio era finito con poche informazioni e troppe prelibatezze sprecate per cavare nemmeno mezzo rango dal buco.
Ruotò gli occhi verso Marco, intento a ridacchiare e assaporare, senza tante cerimonie, la sua panna montata, non accennando a voler lasciare soli il duo di fan della scrittrice che aveva rapito i loro cuori di lettori.
-Ridi ridi- l’additò, accarezzando la schiena della sua ragazza e togliendo qualche briciola dalla tovaglia arancione –Tanto non è finita qui-

 
   
 
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