“Shikadai
sbrigati, o perderemo il treno!”
Shikadai
accelerò il passo, raggiungendo Boruto, Inojin e tutti gli altri e saltando
appena in tempo sul treno prima che questo svoltasse l’angolo.
“Ce
l’abbiamo fatta anche stavolta.”
“Per
colpa tua, Boruto, stavamo per perdere l’ultimo treno.”
“Avevo
una buona ragione, Iwabe.”
“E
sarebbe?”
Shikadai
vide Boruto sorridere trionfale e per un momento un brivido gli corse lungo la
schiena. Quel sorriso era preoccupante, specie dopo la rivelazione shock di
Himawari quella sera a tavola.
“Insieme
a Denki ho scoperto chi è il bambino che ha baciato mia sorella.”
Ma come ha fatto?
Il
discendente del clan Nara alzò un sopracciglio, guardando scettico il suo
amico, cercando di reprimere ogni cosa. Doveva rimanere impassibile, come
sempre, non far trasparire assolutamente nulla ma era complicato, specie quando
uno dei tuoi migliori amici era il fratello della bambina che ti piaceva e un
altro non faceva altro che prenderti in giro e dirti di provarci con quella
bambina, spudoratamente.
“Perché
io sono molto più bravo di quello stupido di mio padre.”
“Tu
ti sei servito di Denki per scoprire chi era quel bambino, è diverso.”
Inojin
era la schiettezza fatta persona e non aveva nessuna remora a dire all’Uzumaki
che non si era comportato bene. Denki, dal canto suo, si portò una mano fra i
capelli, imbarazzato.
“No,
Inojin. Per me è stato un gioco scoprire chi era quel bambino e poi non mi è
costato nulla aiutare Boruto nelle sue ricerche.”
“E
ora che lo sai che cosa farai?”
Shikadai
era stato impassibile nel dire quella cosa, ma un’occhiata di Inojin gli fece
capire di non esporsi più di tanto. Boruto poteva anche essere stupido in
queste cose, ma se si instillava il seme del dubbio in lui diventava peggio di
un mastino.
“Gli
dirò di lasciarla stare e che è ancora piccola per avere un ragazzo. E poi non
mi piace, è stupido. Per Himawari voglio il meglio. Qualcuno di intelligente e
carismatico e…”
“Sembra
tu stia descrivendo Shikadai.”
Le
parole di Mitsuki raffreddarono l’atmosfera, facendo ammutolire tutti quanti,
mentre il suono delle ruote sulle rotaie continuava imperterrito.
Sono stato scoperto.
Adesso mi farà fuori e dopo di lui mia madre…
Il
povero Shikadai sbiancò improvvisamente, mentre Inojin accanto a lui cercava di
non ridere per la scena esilarante che gli si parava davanti.
“Non
dire assurdità, Mitsuki! Non esiste un ragazzo adatto a mia sorella.”
“Proprio
perché è tua sorella non esisterà mai un ragazzo adatto a lei.”
“Voi
non capite. Mia sorella è un demonio nelle sembianze di un angelo. Ha provato a
farmi fuori più di una volta con il Byakugan!”
Risero
tutti leggermente, non credendo ad una sola parola di Boruto, tranne Shikadai,
dato che aveva visto come la piccola di casa Uzumaki potesse diventare
tremenda.
“Ci
vediamo.”
Tutti
a poco a poco scesero dal treno, dirigendosi verso casa. Il sole stava già
tramontando all’orizzonte quando Shikadai varcò la porta di casa, ritrovandosi
davanti sua madre che posava il ventaglio. Per la seconda volta, nel giro di
un’ora nella stessa giornata, aveva sudato freddo alla vista di quel ventaglio.
Sua madre era letale se lo prendeva in mano. Non si era mica dimenticato quando
da piccolo lo aveva rincorso con quell’affare in mano. Il ricordo era vivido
nella sua mente ed era dovuto intervenire Shikamaru per placare Temari, con la
conseguenza che rimasero senza cena per parecchi giorni.
“E
quello?”
“L’ho
utilizzato nell’addestramento che ho fatto oggi con Himawari.”
Shikadai
rimase immobile sul posto, non riuscendo a credere a quanto sua madre avesse
appena detto. Aveva utilizzato il ventaglio con Himawari?
“Quella
bambina è più in gamba di quanto pensassi.”
“Quindi
deduco che l’allenamento sia andato bene.”
“Non
potrebbe andare diversamente visto che sono io ad allenarla.”
Il
bambino sbuffò, andandosi a sedere. Guardò sua madre cominciare a preparare la
cena.
Devo scoprire
qualcosa sui miei genitori.
“Mamma,
cosa hai pensato quando papà ti ha fatto vincere la prima volta che vi siete
conosciuti?”
Vide
indistintamente il movimento di spalle che fece sua madre, come un leggero
sussulto.
“Non
me lo aspettavo. Pensavo che lo avesse fatto per pietà, ma poi col tempo ho
capito che lo ha fatto perché in fondo lui ha un profondo rispetto per le donne.”
“Ma
se dice sempre che le donne sono delle seccature.”
“Tuo
padre dice seccatura per ogni cosa. Ma la regina delle seccature sono io per
lui.”
Lo
disse con una tale convinzione che Shikadai non poté obiettare su nulla. Era
come se quel diritto se lo fosse guadagnato in qualche modo.
“E
quando dicevi che avevi salvato la vita a papà?”
Temari
si voltò verso suo figlio, cercando di capire perché le stesse facendo tutte
quelle domande. Non era mai stato un tipo curioso Shikadai, non si era mai
interessato a nulla che non fosse guardare le nuvole come faceva suo padre. Era
anche svogliato e pigro, quindi…
“Gliel’ho
salvata più di una volta la vita a tuo padre. Se non fosse stato per quel
ventaglio e per la donnola che…”
“Donnola?”
“L’animale
che posso evocare. Con quella ho falciato un’intera foresta.”
La
bionda vide suo figlio sgranare gli occhi e non poté fare a meno di sorridere
divertita. Le piaceva sempre vedere lo stupore che suscitava quando raccontava
quegli episodi. Credevano forse che, solo perché era una donna, non fosse
forte?
“Hai
davvero falciato un’intera foresta?”
“Certo.”
“Confermo.”
Shikadai
e Temari si voltarono verso la porta. Shikamaru era lì che li guardava,
reprimendo uno sbadiglio dietro l’altro. Si vedeva lontano un miglio quanto
fosse stanco e che agognasse solo ad una cosa: un letto in cui dormire.
“Shikadai,
prepara la tavola per la cena.”
Il
bambino prese le ciotole e le bacchette e le portò a tavola. Quando tornò in
cucina vide che anche suo padre era ai fornelli con sua madre. Gli piaceva
vedere quando i suoi genitori andavano d’accordo fra loro, quando si punzecchiavano
e si sorridevano.
Sono proprio belli
quando non litigano fra loro.
Rimase
ad osservali, notando l’alchimia e la sintonia che c’era fra i due, come se
riuscissero a leggersi nella mente mentre cucinavano. Non ci aveva mai fatto
caso prima d’ora.
“Quanti
anni avevate quando avete sostenuto l’esame per diventare chuunin?”
“Avevo
dodici anni, proprio come te, mentre tua madre ne aveva quindici. Sei
preoccupato perché il giorno dell’esame si sta avvicinando?”
“Quindici
anni?!”
Shikamaru
fu così veloce che levò in un battito di ciglia il coltello che aveva fra le
mani sua moglie. Aveva il terrore che lo tirasse in testa a suo figlio.
“Sì,
tua madre è più grande di me di tre anni.”
“Ma
io pensavo che…”
“Pensavi
cosa, Shikadai Nara?”
Il
tono di Temari era un misto fra l’arrabbiato e il sadico. Le stava per caso
dando della vecchia?
“No,
è più grande di me, e devo dire che ne sono molto contento. Se lei avesse avuto
la mia età non ci saremmo mai incontrati. Avrei sposato una ragazza più piccola
di me o della mia età…”
“Tipo
Shiho.”
Non
sfuggì al piccolo di casa Nara il tono sarcastico di sua madre e gli occhi al
cielo di suo padre al nominare quel nome. Chi era quella Shiho?
“…
e tu non saresti mai nato.”
“Shikadai,
porta questi a tavola.”
Temari
mise fra le mani del figlio la pentola e da bravo bambino Shikadai uscì dalla
cucina, rimanendo però dietro al muro, in ascolto.
“Sai
cosa dicevo sempre?”
Posò
la pentola per terra e si sporse leggermente, vedendo suo padre davanti sua
madre.
“Che
volevo diventare un ninja qualsiasi e guadagnare normalmente. Volevo sposarmi
con una donna né bella né brutta e avere due figli, prima una bimba e poi un
maschietto. Quando mia figlia si fosse sposata e mio figlio fosse diventato
adulto mi sarei ritirato dall’attività di ninja e avrei trascorso una vita
tranquilla da pensionato con mia moglie, giocando tutti i giorni a Shoji, per
poi morire di vecchiaia prima di lei. Volevo una vita così, perché non era da
me impegnarmi più del dovuto. Invece ho sposato una donna bellissima, la
kunoichi più forte che abbia mai conosciuto in vita mia, una despota nel vero
senso della parola e che mi riprende ogni tre per due, ed io che pensavo di
essere immune alla “Maledizione dei Nara” invece sono stato colpito in pieno,
trovando una donna dal pugno di ferro. Ho avuto un figlio sano e la mia vita
non sarà mai tranquilla, e so che non giocherò mai a Shoji con te durante la
mia vecchiaia.”
A
Temari mancò il fiato, sentendo le guance farsi roventi. Shikamaru era così
vicino a lei che i loro fiati si mescolarono.
“E
sai qual è la cosa esilarante? Che a me questa vita piace molto di più di
quella che avevo in mente per me.”
Shikadai
si nascose e prese la pentola da terra, andando nell’altra stanza. Vedere il
bacio che si erano scambiati i suoi lo aveva fatto arrossire fino alla punta
dei capelli, imbarazzandolo terribilmente. Non aveva mai visto suo padre dire
quelle cose a sua madre, come non aveva mai visto sua madre imbarazzarsi per
qualcosa. Di una cosa però era certo: che i suoi anche se litigavano spesso si
amavano alla follia.
Come hanno fatto ad
innamorarsi in questo modo due persone così diverse fra loro?