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Autore: missredlights    17/10/2017    4 recensioni
Cosa succederebbe se i figli dei più grandi ninja decidessero di scoprire come si sono conosciuti i loro genitori?
“Ma voi ve lo siete mai chiesto come si sono conosciuti i nostri genitori e di come si siano innamorati? Non siete curiosi di saperlo?”
“Sarada, pensi che me ne importi qualcosa di come quello scemo di mio padre abbia conquistato mia madre?”
“Boruto, io chiederei, visto che tu, come tutti i qui presenti non ne sappiamo proprio niente sull’amore o delle tecniche di conquista.” [tratto dal prologo]
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Boruto Uzumaki, Chouchou Akimichi, Inojin Yamanaka, Sarada Uchiha, Shikadai Nara
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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cap

“Shikadai sbrigati, o perderemo il treno!”

Shikadai accelerò il passo, raggiungendo Boruto, Inojin e tutti gli altri e saltando appena in tempo sul treno prima che questo svoltasse l’angolo.

“Ce l’abbiamo fatta anche stavolta.”

“Per colpa tua, Boruto, stavamo per perdere l’ultimo treno.”

“Avevo una buona ragione, Iwabe.”

“E sarebbe?”

Shikadai vide Boruto sorridere trionfale e per un momento un brivido gli corse lungo la schiena. Quel sorriso era preoccupante, specie dopo la rivelazione shock di Himawari quella sera a tavola.

“Insieme a Denki ho scoperto chi è il bambino che ha baciato mia sorella.”

Ma come ha fatto?

Il discendente del clan Nara alzò un sopracciglio, guardando scettico il suo amico, cercando di reprimere ogni cosa. Doveva rimanere impassibile, come sempre, non far trasparire assolutamente nulla ma era complicato, specie quando uno dei tuoi migliori amici era il fratello della bambina che ti piaceva e un altro non faceva altro che prenderti in giro e dirti di provarci con quella bambina, spudoratamente.

“Perché io sono molto più bravo di quello stupido di mio padre.”

“Tu ti sei servito di Denki per scoprire chi era quel bambino, è diverso.”

Inojin era la schiettezza fatta persona e non aveva nessuna remora a dire all’Uzumaki che non si era comportato bene. Denki, dal canto suo, si portò una mano fra i capelli, imbarazzato.

“No, Inojin. Per me è stato un gioco scoprire chi era quel bambino e poi non mi è costato nulla aiutare Boruto nelle sue ricerche.”

“E ora che lo sai che cosa farai?”

Shikadai era stato impassibile nel dire quella cosa, ma un’occhiata di Inojin gli fece capire di non esporsi più di tanto. Boruto poteva anche essere stupido in queste cose, ma se si instillava il seme del dubbio in lui diventava peggio di un mastino.

“Gli dirò di lasciarla stare e che è ancora piccola per avere un ragazzo. E poi non mi piace, è stupido. Per Himawari voglio il meglio. Qualcuno di intelligente e carismatico e…”

“Sembra tu stia descrivendo Shikadai.”

Le parole di Mitsuki raffreddarono l’atmosfera, facendo ammutolire tutti quanti, mentre il suono delle ruote sulle rotaie continuava imperterrito.

Sono stato scoperto. Adesso mi farà fuori e dopo di lui mia madre…

Il povero Shikadai sbiancò improvvisamente, mentre Inojin accanto a lui cercava di non ridere per la scena esilarante che gli si parava davanti.

“Non dire assurdità, Mitsuki! Non esiste un ragazzo adatto a mia sorella.”

“Proprio perché è tua sorella non esisterà mai un ragazzo adatto a lei.”

“Voi non capite. Mia sorella è un demonio nelle sembianze di un angelo. Ha provato a farmi fuori più di una volta con il Byakugan!”

Risero tutti leggermente, non credendo ad una sola parola di Boruto, tranne Shikadai, dato che aveva visto come la piccola di casa Uzumaki potesse diventare tremenda.

“Ci vediamo.”

Tutti a poco a poco scesero dal treno, dirigendosi verso casa. Il sole stava già tramontando all’orizzonte quando Shikadai varcò la porta di casa, ritrovandosi davanti sua madre che posava il ventaglio. Per la seconda volta, nel giro di un’ora nella stessa giornata, aveva sudato freddo alla vista di quel ventaglio. Sua madre era letale se lo prendeva in mano. Non si era mica dimenticato quando da piccolo lo aveva rincorso con quell’affare in mano. Il ricordo era vivido nella sua mente ed era dovuto intervenire Shikamaru per placare Temari, con la conseguenza che rimasero senza cena per parecchi giorni.

“E quello?”

“L’ho utilizzato nell’addestramento che ho fatto oggi con Himawari.”

Shikadai rimase immobile sul posto, non riuscendo a credere a quanto sua madre avesse appena detto. Aveva utilizzato il ventaglio con Himawari?

“Quella bambina è più in gamba di quanto pensassi.”

“Quindi deduco che l’allenamento sia andato bene.”

“Non potrebbe andare diversamente visto che sono io ad allenarla.”

Il bambino sbuffò, andandosi a sedere. Guardò sua madre cominciare a preparare la cena.

Devo scoprire qualcosa sui miei genitori.

“Mamma, cosa hai pensato quando papà ti ha fatto vincere la prima volta che vi siete conosciuti?”

Vide indistintamente il movimento di spalle che fece sua madre, come un leggero sussulto.

“Non me lo aspettavo. Pensavo che lo avesse fatto per pietà, ma poi col tempo ho capito che lo ha fatto perché in fondo lui ha un profondo rispetto per le donne.”

“Ma se dice sempre che le donne sono delle seccature.”

“Tuo padre dice seccatura per ogni cosa. Ma la regina delle seccature sono io per lui.”

Lo disse con una tale convinzione che Shikadai non poté obiettare su nulla. Era come se quel diritto se lo fosse guadagnato in qualche modo.

“E quando dicevi che avevi salvato la vita a papà?”

Temari si voltò verso suo figlio, cercando di capire perché le stesse facendo tutte quelle domande. Non era mai stato un tipo curioso Shikadai, non si era mai interessato a nulla che non fosse guardare le nuvole come faceva suo padre. Era anche svogliato e pigro, quindi…

“Gliel’ho salvata più di una volta la vita a tuo padre. Se non fosse stato per quel ventaglio e per la donnola che…”

“Donnola?”

“L’animale che posso evocare. Con quella ho falciato un’intera foresta.”

La bionda vide suo figlio sgranare gli occhi e non poté fare a meno di sorridere divertita. Le piaceva sempre vedere lo stupore che suscitava quando raccontava quegli episodi. Credevano forse che, solo perché era una donna, non fosse forte?

“Hai davvero falciato un’intera foresta?”

“Certo.”

“Confermo.”

Shikadai e Temari si voltarono verso la porta. Shikamaru era lì che li guardava, reprimendo uno sbadiglio dietro l’altro. Si vedeva lontano un miglio quanto fosse stanco e che agognasse solo ad una cosa: un letto in cui dormire.

“Shikadai, prepara la tavola per la cena.”

Il bambino prese le ciotole e le bacchette e le portò a tavola. Quando tornò in cucina vide che anche suo padre era ai fornelli con sua madre. Gli piaceva vedere quando i suoi genitori andavano d’accordo fra loro, quando si punzecchiavano e si sorridevano.

Sono proprio belli quando non litigano fra loro.

Rimase ad osservali, notando l’alchimia e la sintonia che c’era fra i due, come se riuscissero a leggersi nella mente mentre cucinavano. Non ci aveva mai fatto caso prima d’ora.

“Quanti anni avevate quando avete sostenuto l’esame per diventare chuunin?”

“Avevo dodici anni, proprio come te, mentre tua madre ne aveva quindici. Sei preoccupato perché il giorno dell’esame si sta avvicinando?”

“Quindici anni?!”

Shikamaru fu così veloce che levò in un battito di ciglia il coltello che aveva fra le mani sua moglie. Aveva il terrore che lo tirasse in testa a suo figlio.

“Sì, tua madre è più grande di me di tre anni.”

“Ma io pensavo che…”

“Pensavi cosa, Shikadai Nara?”

Il tono di Temari era un misto fra l’arrabbiato e il sadico. Le stava per caso dando della vecchia?

“No, è più grande di me, e devo dire che ne sono molto contento. Se lei avesse avuto la mia età non ci saremmo mai incontrati. Avrei sposato una ragazza più piccola di me o della mia età…”

“Tipo Shiho.”

Non sfuggì al piccolo di casa Nara il tono sarcastico di sua madre e gli occhi al cielo di suo padre al nominare quel nome. Chi era quella Shiho?

“… e tu non saresti mai nato.”

“Shikadai, porta questi a tavola.”

Temari mise fra le mani del figlio la pentola e da bravo bambino Shikadai uscì dalla cucina, rimanendo però dietro al muro, in ascolto.

“Sai cosa dicevo sempre?”

Posò la pentola per terra e si sporse leggermente, vedendo suo padre davanti sua madre.

“Che volevo diventare un ninja qualsiasi e guadagnare normalmente. Volevo sposarmi con una donna né bella né brutta e avere due figli, prima una bimba e poi un maschietto. Quando mia figlia si fosse sposata e mio figlio fosse diventato adulto mi sarei ritirato dall’attività di ninja e avrei trascorso una vita tranquilla da pensionato con mia moglie, giocando tutti i giorni a Shoji, per poi morire di vecchiaia prima di lei. Volevo una vita così, perché non era da me impegnarmi più del dovuto. Invece ho sposato una donna bellissima, la kunoichi più forte che abbia mai conosciuto in vita mia, una despota nel vero senso della parola e che mi riprende ogni tre per due, ed io che pensavo di essere immune alla “Maledizione dei Nara” invece sono stato colpito in pieno, trovando una donna dal pugno di ferro. Ho avuto un figlio sano e la mia vita non sarà mai tranquilla, e so che non giocherò mai a Shoji con te durante la mia vecchiaia.”

A Temari mancò il fiato, sentendo le guance farsi roventi. Shikamaru era così vicino a lei che i loro fiati si mescolarono.

“E sai qual è la cosa esilarante? Che a me questa vita piace molto di più di quella che avevo in mente per me.”

Shikadai si nascose e prese la pentola da terra, andando nell’altra stanza. Vedere il bacio che si erano scambiati i suoi lo aveva fatto arrossire fino alla punta dei capelli, imbarazzandolo terribilmente. Non aveva mai visto suo padre dire quelle cose a sua madre, come non aveva mai visto sua madre imbarazzarsi per qualcosa. Di una cosa però era certo: che i suoi anche se litigavano spesso si amavano alla follia.

Come hanno fatto ad innamorarsi in questo modo due persone così diverse fra loro?

 

 

   
 
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