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Autore: Classicboy    17/10/2017    6 recensioni
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Sono passati alcuni anni da quando Percy Jackson e i suoi compagni hanno sconfitto Gea e da quando Apollo è rientrato pienamente in possesso del suo status divino, e tutto sull'Olimpo scorre nella più completa tranquillità.
Ma una nuova minaccia si profila all'orizzonte.
Medea, la strega della Colchide, è tornata!
Grazie ai suoi perfidi incantesimi la maga non solo ha reso inoffensivi i figli più potenti delle divinità dell'Olimpo, ma ha anche rapito la divinità dei giuramenti, la dea Stige, e così facendo ha ghiacciato l'omonimo fiume. I progetti di Medea sono chiari: assorbire l'essenza divina di Stige per divenire a sua volta una dea.
Ma nuovi eroi si profilano all'orizzonte, pronti a fermare i piani della perfida strega e liberare la divinità fluviale. Tutto ciò in 5 giorni, entro l'equinozzio di primavera.
Ma saranno all'altezza del compito? Riusciranno questi giovani semidei a farsi strada in un modo dove un giuramento oramai non significa più nulla? Saranno in grado di mettere da parte le reciproche antipatie e a salvare il mondo?
...
[STORIA INTERROTTA CAUSA MANCANZA ISPIRAZIONE E MOTIVAZIONE, MI DISPIACE DAVVERO, SPERO UN GIORNO DI RIUSCIRE A CONTINUARLA, SCUSATEMI!]
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Altro personaggio, Gli Dèi, Quasi tutti, Semidei Fanfiction Interattive
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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CAP.4: PROMESSE TRA FRATELLI

 

“Non mi piace - borbottò Kevin - Non mi piace per niente”

Kian si voltò a guardare il gemello. Il sole era spuntato da poco e stava illuminando il mare e il cielo delle mille sfumature dell'alba, mentre tutto intorno a loro le ninfe, le naiadi e gli altri spiriti della natura si svegliavano dal loro sonno segnando l'inizio di un nuovo giorno di attività al Campo Mezzosangue.

Kian si portò una lattina di Coca Cola alle labbra mentre mormorava, lo sguardo di nuovo rivolto verso l'orizzonte: “Cosa non ti piace?”

I due gemelli, per quanto adorassero la vita al Campo, all'idea di dover vivere per tre mesi senza cibo spazzatura dal mondo mortale si sentivano svenire, e per questo ogni estate, prima di venire lì, facevano una grande scorta di dolci, caramelle, patatine, bibite gasate e cose del genere da sfruttare in periodi, per così dire, “di crisi”.

Il rosso si voltò lanciandogli un'occhiataccia: “Tutta questa storia di te che vai in missione da solo, ecco cosa non mi piace! Sarà pericoloso, Kian, molto pericoloso, e io non sarò lì con te per proteggerti”

L'altro si prese qualche secondo per guardare l'acqua della baia e i suoi giochi di colore.

Mancavano cinque giorni esatti all'equinozio di primavera. Cinque giorni prima che Medea avverasse le sue terribili minacce.

L'albino sospirò, mentre si passava una mano sugli occhi stanchi. Quella notte non era riuscito proprio a dormire (troppe emozioni), quindi quella mattina molto presto, quando aveva visto che si stava preparando ad albeggiare, era uscito dalla cabina portandosi dietro uno degli zaini con dentro le loro scorte personali, dirigendosi verso un posto dove avrebbe potuto riflettere in pace su tutte quelle novità.

La sua scelta era ricaduta sul tetto della stalla dei pegasi, abbastanza appartato da permettergli di stare da solo, e abbastanza elevato da nasconderlo alla vista degli altri campeggiatori. Tuttavia dopo una decina di minuti circa era stato raggiunto dal gemello che, col suo aiuto, lo aveva raggiunto sulla cima del capannone, imprecando contro la protesi alla gamba.

Era ormai passata mezz'ora circa da quando erano lassù, con la sola compagnia uno dell'altro.

Kian sospirò, tornando coi piedi per terra: “Non devi preoccuparti, so badare a me stesso, me la caverò. E poi ho dei compagni con me, non sono solo”
Kevin sbuffò trattenendo una risata amara: “Seh, bei compagni proprio: Malasorte, le sorelle svampite, miss asocialità e il secchione che ha paura persino della sua ombra”

“Smettila, non sono così male. Anzi, se tu li avessi visti ieri sera contro il Segugio ti rimangeresti ogni singola parola. Soprattutto il commento su Rich”

Il gemello non pareva molto convinto, ma si limitò a prendere una manciata di patatine da un sacchetto e ficcarsele in bocca con un gesto scontroso e che esprimeva chiaramente il suo malumore.

Dopo qualche minuto il rosso parlò di nuovo: “Sei davvero sicuro quindi di non volere che chiamiamo mamma e papà per avvertirli dell'impresa?”
Kian annuì: “Sicuro. Avevano progettato questa vacanza da fin troppo tempo, e non voglio rovinare i loro ultimi giorni facendo preoccupare mamma per la mia salute”

Kevin brontolò qualcosa, non molto convinto, prima di rubare la lattina dal gemello e finirla in un sorso.

“Ehi, che stronzo che sei!” scherzò l'albino dandogli uno spintone e ricevendo un uguale spinta dal fratello che aggiunse anche una linguaccia.

I due si fissarono per un attimo negli occhi prima di scoppiare a ridere.

Dopo poco finirono e ripresero a fissare assorti la baia.

“Sul serio Kian, fa attenzione, e ricordati: se sei in pericolo mandami un messaggio Iride, e non importa dove sarò, io verrò ad aiutarti” disse alla fine Kevin rompendo il silenzio.

L'altro annuì: “Tranquillo, bro, giuro che sarò cauto. Ora però direi che è il caso di andare. Io devo prepararmi e andare a farmi lo zaino, e tu devi farti bello per il consiglio e le attività del giorno. Forza, sbrighiamoci”

 

 

Aimeè controllò ancora una volta in fretta e furia di aver messo tutto nello zaino. Qualche vestito di ricambio, razioni di emergenza, qualche ingrediente nel caso ci fosse bisogno di fare degli incantesimi o di preparare una pozione veloce, taccuino e penna (ehi, potevano sempre servire, cosa credete), una bottiglia di acqua...

Sì, le sembrava che ci fosse tutto.

Fece per chiudere lo zaino quando gli occhi le caddero sulla custodia del violino appoggiata sul suo letto.

La ragazza si fermò e prese a guardarlo. Dopo pochi secondi aprì la custodia e tirò fuori lo strumento. Con un lieve sorrisetto le tornò in mente quando suo padre glielo aveva regalato per i suoi 6 anni. Inizialmente non era che la esaltasse poi molto, però col tempo aveva imparato ad amare quel piccolo oggetto legno, e aveva capito che la felicità e ancora meglio la rabbia si potevano esprimere meglio tramite i suoi accordi.

Con una leggera risatina ricordò l'ultima volta che Damian, il Capocabina, l'aveva rimproverata perché aveva trasformato i capelli di una presuntuosa figlia di Afrodite da marroni lucenti a rosa shocking. Dopo la lavata di capo la ragazza aveva afferrato il violino e aveva preso a suonarlo con forza, causando mal di testa a tutti i suoi fratelli e a metà del Campo. Infatti, per quanto l'amasse, di fatto Aimèe il violino non lo sapeva suonare! Diciamo che in quell'occasione si era presa una piccola vendetta sul maggiore.

Si riscosse e lo guardò un attimo. Avrebbe tanto voluto portarselo dietro, si sentiva molto più sicura quando ce lo aveva, ma sapeva anche che rischiava di rompersi o peggio durante la missione, quindi con un sospirò lo appoggiò con cura sul letto, promettendo a sé stessa che sarebbe tornata al più presto e lo avrebbe suonato di nuovo.

Iniziò a mordersi le labbra con fare nervoso. A dire il vero tutta quella faccenda dell'impresa eroica la preoccupava, ma cercava di rimanere positiva e andare avanti. Tuttavia era capitata così all'improvviso che le aveva dato a malapena il tempo di pensare bene a cosa stesse succedendo.

E poi continuavano a frullarle nella mente domande come: perché siamo stati scelti proprio noi sei? Ermes non l'ha specificato, sembra tutto molto a caso... E poi come ha fatto davvero Medea a sopravvivere? Non è che ha trovato un modo per rimanere su questo mondo nonostante tutto? Ciò significa che sconfiggerla è praticamente impossibile... E poi cos'è successo ieri sera a Rich? Non l'ho mai visto comportarsi in quel modo. Era così sicuro di sé, sembrava un'altra persona... Sta forse nascondendo qualcosa? E come mai Ekanta pareva così spaventato dal Segugio infernale? Che ci sia qualcosa sul suo passato che non ci vuole dire? E Amelie perché si è comportata in maniera così cauta quando stamattina le ho parlato di Rich? Sa forse qualcosa che io non so?

La ragazza era talmente assorta nel suo mondo che quasi saltò quando sentì una mano darle una pacca sulla spalla e una voce maschile esclamare: “Ehi, Red, tutto bene?”

La giovane si voltò e incontrò gli occhi castani di Crowley.

La ragazza sospirò: “Sì, Crow, tutto bene, stavo solo... ragionando”
Il castano, che conosceva fin troppo bene la sorella, sospirò: “Stavi di nuovo andando in palla, vero? Tu ragioni troppo sulle situazioni che ti si presentano davanti, dovresti rilassarti. Di persone che pensano tanto nel gruppo avete già Rich”

La rossa gli rispose con una smorfia. Dopodiché notò che era tutto sudato e che continuava a chiudere e ad aprire le mani.

“Crowley...”
“Sì?”
“Adesso gli altri sono tutti a colazione, giusto?”
“Sì, perché?”
“Allora mi spieghi come mai tu fino a pochi minuti fa eri a fare trazioni sulle sbarre?”
Il ragazzo nascose le mani dietro la schiena, mentre arrossiva leggermente e mormorava un “beccato”.

Aimeè sospirò, prima di sorridere con fare fraterno e scompigliare i capelli al minore, per quanto lui la superasse di abbastanza centimetri: “Crowley, allenarsi è bene, ma tu esageri. Fintanto che siamo via promettimi una cosa: cerca di non strafare con gli allenamenti. Non servirai a molto se ti viene uno strappo muscolare”
Il ragazzo sbuffò un “va bene” non molto convinto.

Red gli sorrise e lo abbracciò.

Quando si separarono gli diede un buffetto sulla guancia, prima di prendere lo zaino: “Bene, io adesso vado sulla cima della collina, che tra un po' dobbiamo partire. Stammi bene Crowley, ci vediamo tra sei giorni, quando avremo sconfitto quella vecchia megera” e uscì con una corsetta.

Il castano la guardò andare via, e quando fu lasciato completamente solo emise un sospiro sconsolato: “Fa attenzione, Red, ti prego. Tu ed Amelie”

 

 

Ekanta correva da una parte all'altra della cabina, mentre cercava di radunare tutte le sue cose.

Ovviamente, vista la sua fortuna, si era svegliato tardi, e ora non riusciva a trovare nessuna delle sue cose. In cambio però una delle sue sorelle aveva trovato un mazzo di fiori di fronte alla porta quella mattina da parte di uno spasimante segreto... stupido potere che gli sottrae fortuna per darla agli altri!

Il ragazzo ficcò con violenza anche l'ultima maglietta nello zaino, prima di dare un'occhiata veloce intorno per controllare se avesse preso tutto.

Ad un tratto il suo sguardo si fermò su di un letto ancora, stranamente, occupato.

Il ragazzo si bloccò di colpo, perplesso. Tutti i suoi fratelli e le sue sorelle sarebbero dovuti essere in mensa a fare colazione. Tobias ci teneva che conducessero tutti un'alimentazione sana di almeno tre pasti al giorno.

Il giovane si stupì ancora di più quando riconobbe nella figura sdraiata a dargli la schiena proprio il Capocabina.

Ora che ci pensava era dall'altra sera che il ragazzo si comportava in maniera strana.

Per essere più precisi ricordava ancora quando Ermes aveva dato loro la notizia che Nuova Roma e i suoi abitanti erano stati pietrificati e come il biondo si fosse irrigidito urlando un “cosa?!”. A partire da quel momento si era fatto silenzioso e anche parecchio scontroso, cosa decisamente non da lui.

Forse doveva parlargli, in fondo era pur sempre suo fratello.

Alla fine sospirò e si avvicinò. Lo scosse per un braccio mentre mormorava: “Ehi, Toby, tutto... tutto bene?”

Il maggiore rispose con un grugnito indefinibile.

Ekanta si morse il labbro, prima di provare di nuovo.

Alla fine Tobias sospirò e si mise a sedere per guardarlo. Il minore notò che aveva due occhiaie terribili, segno che non aveva affatto dormito quella notte.

“Cosa vuoi, Ekanta?” grugnì il ragazzo, che decisamente non era del suo solito umore, e che anzi pareva in preda ad una profonda depressione.

Ricordava solo un'altra volta in cui lo aveva visto così, e non era stata affatto una situazione felice. Per nessuno al Campo.

“Io tra un po' devo andare, ma a te cosa sta succedendo? È da ieri che non sembri in te...”
Il maggiore si riavviò la ciocca di capelli blu con un sospiro pesante: “Ho... tanti pensieri per la testa, tutto qua”
“Davvero?”
Il biondo annuì.

“Toby, lo sai che sono tuo amico, a me puoi dire di tutto. È successo qualcosa?”
Il biondo abbassò lo sguardo. In quel momento Ekanta notò che stava tremando.

“Ieri... ieri pomeriggio, dopo la scossa, ho provato a mandare un messaggio a Nuova Roma per vedere se stava bene. Non mi ha risposto, e ho pensato che magari era successo qualcosa con i messaggi, che non si ricevevano bene, e allora ho lasciato perdere. Poi ho riprovato la sera, prima di Caccia alla bandiera, e di nuovo non mi hanno risposto, e ho iniziato a preoccuparmi. E poi è arrivato Ermes, e ci ha detto che sono tutti pietrificati, ed io... io...”

Toby prese a singhiozzare, mentre Ekanta lo osservava confuso. Ma di chi stava parlando?

Alla fine la verità lo colpì come un pugno nello stomaco, mentre finalmente tutti i pezzi andavano al loro posto.

Ma certo, ovvio che stesse parlando di lui! Stupido, stupido, stupido Ekanta!

E questo anche spiegava il perché si stesse comportando in quel modo. Ovvio che sembrasse distrutto, probabilmente stava rivivendo quello che era successo a Grace.

Ekanta dopo un po' lo abbracciò imbarazzato, mentre cercava di calmarlo.

Alla fine Tobias lo allontanò con un gesto gentile, prima di sussurrare: “Grazie, Ekanta”
Il minore annuì, imbarazzato: “Tranquillo, io ci sarò sempre per te. E sta tranquillo, non permetterò che capiti di nuovo una cosa del genere come quella di anni fa. In fondo: anche lui ormai fa parte della famiglia”

Il ragazzo lo osservò con gratitudine, prima di asciugarsi gli occhi umidi con l'avambraccio e aprirsi di nuovo in un sorriso.

“Grazie Ekanta, sei il migliore. Ora però devi preparati per la missione, hai tutto?”

Il ragazzo coi capelli bianchi annuì: “Dovrei aver preso tutto, spada compresa” e diede una pacca quasi affettuosa alla sua fedele “Cat's claw” al suo fianco.

“Perfetto, allora direi che sei pronto. Oh, aspetta, un'ultima cosa”
“Sì?”

Toby si avvicinò e lo tirò a sé in un abbraccio soffocante. Ekanta rimase fermo, imbarazzato e sorpreso, col viso completamente rosso.

Quando lo lasciò andare il minore lo osservò confuso: “E questo cos'era?”
“Un abbraccio di buona fortuna, per augurarti di riuscire a tornare vittorioso da quest'impresa, cosa che sono certo farai senz'altro - Tobias lo fissò intensamente negli occhi - Tu sei forte, Ekanta, e hai dei compagni eccezionali al tuo fianco, però ti prego: fa attenzione, fratellino”
L'altro non poté che aprirsi in un lieve sorriso a sentire quelle parole, prima di annuire, fiero: “Contaci. Aspettami, e non ti preoccupare: troveremo il modo di salvare Matthew” e uscì di corsa per raggiungere i suoi compagni e Chirone, che lo stavano aspettando sulla cima della collina del pino di Talia, pronti a partire per la loro missione

 

 

Medea osservò ancora qualche secondo il ragazzino coi capelli bianchi che si avvicinava al gruppo sulla cima della collina.

Ingrandì l'immagine trasmessa dalla bacinella e osservò uno ad uno quelli che sarebbero dovuti essere i suoi avversari, per poi sorridere lievemente. Un albino, una solitaria, un deboluccio, uno iellato, una con la testa tra le nuvole e un'ingenua. Non aveva assolutamente nulla da temere da un gruppo del genere.

Si voltò e si allontanò dal suo catino scrutatore, per avvicinarsi alla gabbia che occupava metà della stanza. Ricordava una gabbia per uccelli in formato extra large, qualcosa della serie cinque metri di diametro, le sbarre erano di bronzo celeste e oro imperiale e si intrecciavano con sbarre di ferro dello Stige disposte a formare segni magici potenti e arcani. Su ogni sbarra erano incisi caratteri magici che erano un misto tra lettere greche, geroglifici egizi e i caratteri della sua terra d'origine, uniti insieme sulla base di quanto aveva visto e copiato tempo prima dal Libro di Setne.

Era un capolavoro assoluto di magia e tecnica, neppure il dio fabbro Efesto avrebbe potuto fare di meglio.

All'interno della gabbia, rintanata in un angolo il più possibile lontana da Medea, se ne stava la figura di una donna. Un tempo doveva essere bella e regale, ma ora pareva estremamente provata. Il fisico era magro e emaciato, pallido fino all'eccesso e scosso da brividi di freddo talmente violenti da far vibrare le sbarre su cui era appoggiata, i capelli neri un tempo lucenti ora erano rovinati e striati di un grigio e un bianco malati, il volto fiero era scavato e le ossa erano messe in evidenza, al punto che ricordava un teschio ghignante . La figura aprì in quel momento gli occhi. Erano neri come i capelli e le vesti indossate dalla donna, ed erano leggermente velati, come se stesse facendo fatica a mettere a fuoco Medea, ma l'odio che trasmettevano era talmente forte da ardere come un fuoco.

Medea sorrise dolcemente: “Mia cara Stige, come stai oggi?”

La dea ringhiò: “Non appena uscirò da qui ti farò rimpiangere le pene subite nei Campi della pena, lo giuro”

La maga scosse la testa, come una maestra che sta rimproverando una bambina: “Penso che tu non abbia capito bene come stanno le cose, mia povera Stige. Ormai i tuoi giuramenti non hanno più effetto, perché io sono diventata la dea dei giuramenti. Ogni singolo minuto che passi rinchiusa là dentro è un minuto in cui tu ti indebolisci e in cui io mi rafforzo. I simboli magici tracciati non servono soltanto a trattenere il tuo potere divino, ma anche a sottrarti forza”

La dea prese ad apostrofarla in greco antico, con epiteti decisamente poco gentili.

Medea le voltò le spalle e prese ad allontanarsi: “Sai, gli altri dei hanno organizzato una spedizione con la quale venire a salvarti, ma i suoi membri... beh, direi che sono caduti decisamente in basso. Ad ogni modo non li devo certo sottovalutare, pertanto credo che preparerò loro una sorpresina durante il viaggio e dirò ad una delle mie due colleghe di preparasi a riceverli degnamente, nel remoto caso in cui sopravvivano”
La strega si appostò vicino ad una mensola e tirò fuori una piuma bronzea. Dopodichè si avvicinò verso un pentolone ricolmo di liquido rosso sangue e vi gettò la piuma, cantando in una lingua gutturale e antica.

Subito l'aria venne invasa da un rumore stridulo e penetrante, come di milioni di coltelli sbattuti assieme.

Un sorriso spettrale passò sul volto della rediviva: “Avanti semidei, mostratemi di cosa siete capaci. Vediamo se sarete degli avversari degni”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo autore:
Salve, sappiate che neanche mi sono reso conto che è passato un mese da quando ho aggiornato l'ultima volta, mi pare una cosa sconvolgente, ero convintissimo che fosse passato meno tempo! L'università mi tiene impegnato, mi dispiace, sto via praticamente tutto il giorno, quindi ho poco tempo per scrivere, e a ciò dovete assommare anche altri impegni vari, che rendono la stesura lenta. Il bello è che questo capitolo ce lo avevo da parte da qualcosa tipo una settimana, se non di più, ma ho avuto letteralmente mancanza di tempo e quindi non sono riuscito a postarlo.

Ad ogni modo, passando al capitolo di per sé: qui mi sono voluto concentrare di più sui personaggi che non si sono visti nello scorso capitolo, ovvero Kian, Aimeè e Ekanta. Inizialmente in questo capitolo doveva già iniziare l'avventura di per sé, cioè doveva avere anche una seconda parte che sarà il prossimo capitolo a questo punto, ma ho preferito dare ai ragazzi ancora giusto un momento di pausa e concentrarmi invece sui loro rapporti con gli altri personaggi. In questo capitolo ho parlato di legami fraterni, anche se inizialmente l'unica scena tra fratelli doveva essere quella tra Kian e Kevin, poi però ho riflettuto un po' e ho pensato di aggiungere anche Aimeè e Crowley e Ekanta e Toby. Sono abbastanza soddisfatto di come è venuto il tutto, e spero che comunque la scena finale e le domande che ho messo qua e là nel capitolo vi facciano riflettere e vi incuriosiscono su cosa succederà.

Vi lascio ora, spero davvero che abbiate apprezzato il tutto, lasciatemi una recensione, per dirmi se sto facendo comportare i vostri personaggi correttamente, per darmi suggerimenti, fare critiche costruttive, o anche solo per dirmi ciao o suggerirmi di cambiare mestiere e andare a coltivare barbabietole da zucchero da qualche parte in Europa XP.

Ci si vede gente, bye!!!!!!

   
 
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