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Autore: __roje    19/10/2017    1 recensioni
-- QUESTA STORIA CONTIENE SCENE DI SESSO ESPLICITE! --
Aki Nomura è solo un ragazzo di 16 anni che ha sempre sognato di poter condurre una vita scolastica del tutto normale, fatta di amicizia e nuovi amori. Tuttavia la realtà in cui si trova non è affatto così; a causa di diversi eventi il suo carattere è diventato molto più rude e introverso e i primi due anni di scuola non sono stati esattamente ciò che credeva ed una delle ragione è la continua presenza nella sua vita di quello che una volta era il suo migliore amico: Hayato Maeda. Un ragazzo di straordinaria bellezza che viene definito da tutti "Principe" per i suoi tratti e i suoi modi, ma la realtà è ben altra infatti Aki scoprirà presto i nuovi gusti sessuali della persona che credeva di conoscere bene e da quel momento tutta una serie di strani eventi cominceranno a susseguirsi nella vita di questo giovane ragazzo.
IKIGAI: è l'equivalente giapponese di espressioni italiane quali "qualcosa per cui vivere" o "una ragione per esistere" o "il motivo per cui ti svegli ogni mattina".
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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CAPITOLO 18

“Sisi mi dispiace davvero tanto Yoshida... davvero ma mia madre voleva che tornassi a casa!” cercai una giustificazione plausibile al perché fossi andato via dalla palestra senza più tornare dal bagno. Che umiliazione, ed ero il peggiore degli amici. “Giuro che mi farò perdonare! Ti offrirò un pranzo intero giuro!”
Fu una telefonata davvero stancante ma alla fine Yoshida sembrò accettare la cosa e smise di insultarmi, una volta riattacco sentii che avevo perso dieci anni di salute in un solo giorno.
Mi dondolai avanti e indietro sull’altalena cercando di riprendere le forze quanto più potei, poi qualcosa di freddo e bagnato mi fu avvicinato alla fronte, e quando sollevai il viso a guardare di cosa si trattasse vi trovai Hayato con una bibita fresca dal distributore. Accettai quel gesto carinamente, “Grazie” abbozzai a bassa voce.
“Si è arrabbiato molto Yoshida?”
“No, cioè non molto ma lunedì dovrò offrirgli il pranzo” sospirai immaginando la mia paghetta sprecata per una cosa del genere. Mi domandai anche del perché fossimo finiti in quel parchetto, ma infondo era stato meglio così, non c’era Kuro e questo mi rendeva più sereno.
“Allora ne parliamo?” cominciò a dire Hayato tornando a usare il suo solito tono di scherno “Hai dato di matto perché io sono tuo ecc..?”
Mi prese alla sprovvista e sentii le guance diventare di fuoco. “Che diamine vai blaterando?!”
Ghignò “Mi avresti tirato via di lì solo per aiutarmi? Mmh non me la bevo” avvicinò il viso al mio chinandosi “Ammettilo che anche tu sei pazzo di me.”
“Sei completamente fuori strada!” spinsi via il suo viso con una mano.
Hayato continuò a scrutarmi con le mani in tasca e calciò una pietra lontano da noi, “Vieni a casa mia” disse di punto in bianco rendendo il tutto ancora più strano.
“PERCHÉ DIAVOLO TI VIENE DI DIRE UNA COSA DEL GENERE ADESSO!”
“Ho voglia di stringerti ma non posso farlo in mezzo alla strada e a casa mia non c’è nessuno.”
Quando parlava di stringermi intendeva tutt altro e ormai lo avevo capito, mi tornò alla mente l’esperienza dell’ultima volta sul divano e un brivido di paura mi assalì. Chissà quali cose perverse voleva farmi.
“No grazie non voglio.”
Mi fissò scocciato di sentire sempre la stessa risposta “Che palla che sei.. allora andrò da Kuro, sicuramente lui vorrà venire a casa mia” mi diede le spalle.
Scattai in piedi, e forse fui troppo sciocco nel lasciarmi raggirare in quel modo, ma ero ancora abbastanza nervoso per ciò che avevo visto prima quindi ero un po’ giustificato. “Smettila non è divertente!” esclamai stringendo i pugni.
Hayato si voltò a guardarmi dritto in faccia e osservò la mia reazione in maniera seria “Ho detto la verità, sei tu che hai voluto portarmi via da lì quindi ora scegli: cosa vuoi che facciamo?”
Tanto prima o poi saremmo comunque arrivati a tutto ciò, anche Yoshida mi aveva avvertito e scegliendo di volerlo accanto a me, e di assecondare i suoi sentimenti sapevo che prima o poi quelle cose me le avrebbe chieste.
“D’accordo... andiamo da te.”
Hayato scoppiò a ridere “E non dirlo non quella faccia così afflitta non voglio mica violentarti!” Non riusciva proprio ad immaginare come potessi sentirmi, quanto fosse tutto confuso nella mia mente. Tenevo a lui, non riuscivo a capire se fosse amore o meno, se avessi mai potuto ricambiare quei sentimenti e vedere che invece qualcun altro ci riusciva così facilmente mi aveva fatto arrabbiare. “Allora vieni?” notai che si era già allontanato e lo seguii. Possibile che fosse arrivato il giorno?
Proprio come aveva detto a casa sua non c’era nessuna, mi domandai dove fosse stato sbarcato Kou. Mi ritrovai sulla soglia di casa la porta di casa aperta, e Hayato davanti a me che era già dentro intento a togliersi le scarpe.
Non avevo il coraggio di entrare sapendo cosa sarebbe potuto accadere e quando Hayato si accorse della mia esitazione parve seccato della cosa, “Piantala e vieni dentro non ti farò nulla.”
“Davvero?”
Hayato annuì “Si, davvero.”
Potevo credergli per davvero? Abbassare la guardia con lui non era mai una cosa buona ma entrare in casa non mi avrebbe ucciso così lo seguii dentro superandolo con l’intenzione di togliermi le scarpe a mia volta, e fui colto di sorpresa. Hayato chiuse alle sue spalle la porta e mi catturò da dietro in un grosso braccio stringandomi a lui, le sue lunghe braccia mi circondarono e la sua testa affondò sulla mia spalla.
“Sei un fottuto bugiardo!”
“Avevo detto che volevo stringerti.” Avvertivo il calore del suo corpo contro il mio, quell’abbraccio non fu spiacevole anzi mi piacque anche abbastanza e non volevo nè cacciarlo, nè che smettesse. C’era qualcosa che davvero non andava nemmeno in me. “Hai davvero così paura di stare tra le mie braccia?”
Si era accorto del mio tremore. Che cosa stavo facendo, era Hayato dopotutto, non uno qualsiasi. E avevo davvero paura di lui? Scavai affondo dentro di me in cerca di una risposta e una volta trovata girai il viso, appena, per poterlo vedere bene dritto negli occhi e quest’ultimo se ne stupì per la mia espressione seria.
“Io non ho paura, so che posso fidarmi di te.”
Sgranò gli occhi nel sentirselo dire e restò per qualche secondo senza parole per poi sorridere contento della cosa. Vederlo così mi fece stare bene e improvvisamente ogni mio tremore era svanito, sentivo solo il corpo diventare più caldo e il cuore tamburellare nel petto. Era una sensazione piacevole.
Sapevo bene cosa sarebbe accaduto di li in poi eppure non sentivo il bisogno di scappare via. Hayato aveva ragione, c’era stata una ragione per cui avevo impedito a Kuro di baciarlo e non era stato semplicemente perché avessi visto lui in difficoltà ma perché stava facendo male a me.
Forse i nostri sentimenti non era di eguale misura, Hayato sicuramente aveva avuto più tempo di me per farli crescere e per trovare tutte le risposte, ma sicuramente anch’io tenevo a lui, come amico, compagno di scuola, vicino, fratello e forse anche come fidanzato. Non mi era certamente indifferente.
“Vieni andiamo in camera mia” mi lasciò andare e prese la mia mano nella sua invitandomi a seguirlo. Il cuore a quel punto cominciò a battere sempre più forte, sembrò volermi uscire dal petto da un momento all’altro e sentii la mente completamente svuotata da qualsiasi pensiero. Era surreale che stesse accadendo per davvero.
Mi condusse alla sua stanza, ne aprì la porta e fu il primo ad entrarvi guardandomi dritto negli occhi e invitandomi a fare lo stesso. Continuò a stringermi la mano, forte e notai che la sua era tremendamente fredda e avvertivo un leggero tremore ma non capii da chi dei due provenisse. Forse ero semplicemente io.
Mi fu davanti rubandomi un altro bacio, profondo e sensuale, si insinuò nella mia bocca dolcemente catturandomi la lingua in un gioco a rincorrersi. Fu intenso e bello, così come il suo dolce sapore. Chiusi occhi lasciandomi andare e vivendo quella sensazione, era la prima volta che in un nostro bacio mi arrendevo completamente e Hayato se ne accorse, tanto che afferrò il mio viso tra le mani rendendo il bacio più forte e legandosi a me anche con tutto il corpo. Portò una mano sul mio fianco e cominciò a scorrerla lungo il retro della schiena in un gesto sensuale che mi fece provare un brivido.
“Hayato...” sussurrai staccandomi da lui, “i-io non so come si fa.. cioè e-ecco...”
Non volevo che mi giudicasse uno sfigato ma dovevo dirgli la verità visto che da me si aspettava così tanto. Chissà da quanto tempo desiderava toccarmi in quel modo. E se lo avessi deluso?
Hayato mi fissò senza dire una parola, afferrò la mia mano e la strinse forte e notai di nuovo quel tremore. Lo guardai sorpreso che non fossi io quello che in realtà stava tremando, ma era lui.
Hayato sorrise imbarazzato “In verità nemmeno io so cosa si fa.”
“Vuoi dire che è la p-prima volta anche p-per te?”
Annuì imbarazzato guardando da un altra parte. Ero sorpreso, era così bello, tanto che avrei giurato che ne avesse eccome di esperienza alle spalle ma aveva già detto prima che non era mai stato neppure ad un appuntamento quindi ci stava che non fosse nemmeno mai arrivato al sodo con qualcuno. Mi resi conto delle stupidaggini che stavo pensando e scossi la testa per mandare via quei pensieri strani.
Hayato mi cinse di nuovo i fianchi con le mani e riprese a baciarmi, e senza darlo a vedere mi portò fino al suo letto. D’istinto mi chinai per sedermici e Hayato mi seguì sovrastandomi e portandomi a stendermi sotto di lui. La sua gamba tra le mie, le sue mani che mi premevano le spalle contro il letto e la sua bocca che mi baciava sensualmente per poi passare al collo e scendere fino al colletto della maglietta.
Provai un brivido e spalancai gli occhi chiedendomi cosa fosse quella strana e nuova sensazione.
“Hayato aspetta!”
Ma sembrò non ascoltare e cominciò a infilare le sue mani sotto la maglietta toccandomi i fianchi e l’addome, sollevò la maglia e osservò ciò aveva davanti con uno sguardo così intenso che ne ebbi paura, sembrava in trans.
Provai vergogna in quel momento, a lui sopra di me che mi guardava come se fossi un quadro.
“Idiota è imbarazzante smettila!” dissi con la voce tremante.
Hayato portò il suo sguardo verso il mio viso finalmente e parve sentirmi “Sei davvero magro” osservò.
“Perdonami se sono troppo rinsecchito per i tuoi gusti” e cercai di sistemare la maglia per coprirmi ma Hayato me lo impedì sollevandola di nuovo verso l’alto e tornò a fissarmi il corpo.
“Voglio vederti.”
E cominciò a tastarmi la pancia e il petto con le labbra accarezzando dolcemente ogni parte di essa con la lingua e baciandomi ovunque, fu molto erotico e la vista di lui che lo faceva mi infuocò moltissimo. Sentivo caldo nei pantaloni, e non poteva trattarsi già di un erezione.
A quel punto Hayato si sollevò per togliersi la maglia e lasciò cadere alle sue spalle e mostrò a me un corpo asciutto, rifinito nella sua muscolatura e la pelle bianca e pulita come quella di una bambola di porcellana. Lo trovai perfetto, e divenni rosso nel guardarlo, era illegale la sua bellezza e improvvisamente mi ricordai di quanto io fossi invece insignificante, comune, e non bello come poteva esserlo lui.
Hayato tornò giù e avvicinò il viso al mio, faccia contro faccia, “A cosa stai pensando eh?”
“Niente mi chiedevo cos’è che ti piaccia tanto di me, non sono bello nè ho altre qualità.”
Mi guardò e inarcò un sopracciglio “Sul serio ti vengono certi complessi proprio in questi momenti?”
“Fottiti!”
Hayato si staccò da me e si mise quasi a sedere su di me senza poggiare il bacino “Sei uno stupido Aki. La bellezza non è così importante come credi e non devi saper fare chissà cosa per piacermi.”
“Quindi stai ammettendo che sono una nullità?!”
Mi strappò un bacio all’improvviso e mi fissò dritto negli occhi con particolare intensità “Sto dicendo che per me sei bello così come sei.”
Le guance mi divennero di fuoco. Non poteva averlo detto sul serio. “Smettila!”
“Di fare?”
“Così... ti preferisco quando fai lo stronzo almeno so come devo reagire...”
Hayato scoppiò a ridere vendendo il mio evidente disagio, “Allora da vero stronzo farò ciò che voglio.”
“Eh?”
Non ebbi tempo neppure di capire a cosa si riferisse che mi sbottonò rapido i pantaloni e vi infilò una mano dentro toccando il mio membro da sopra le mutande. Fu una cosa improvvisa, e sussultai per quel gesto ma poi cominciai ad apprezzare che stesse massaggiando per poi prenderlo direttamente nella sua mano e, quelle che prima erano delle mani fredde, ora improvvisamente erano calde.
Il mio respiro si fece più profondo, più lungo sotto le carezza di Hayato e poi tutto parve rallentare. Mi sfilò via i pantaloni, li gettò via dal letto e riprese a porre le sue attenzioni verso di me, concentrato come non lo avevo mai visto ma anche sorpreso di vedermi così scoperto. Era imbarazzante, ma non era la prima volta che mi spogliavo davanti a lui, solo che stavolta era tutto diverso e più che fare il bagno insieme li si trattava di qualcosa che mai avrei sognato di fare insieme a lui.
Prese a baciarmi l’inguine per poi scendere più giù e capii dove volesse arrivare, istintivamente cercai di fermarlo con le mani tenendogli la testa lontana da quella zona. “No Hayato! Non lì...”
Mi ignorò e riuscì a catturare con la bocca il mio membro e un lungo spasmo mi fece sussultare. Strinsi con le mani le lenzuola del suo letto e guardai dritto davanti a me assaporando quella nuova sensazione a me sconosciuta, era bella, eccitante e il calore della sua bocca erano qualcosa di indescrivibile.
Hayato mi stava facendo una cosa del genere, era assurdo. Portai lo sguardo verso di lui e guardare quella scena, lui che avvolgeva la sua bocca intorno a me, gli occhi chiusi e le lunghe ciglia bionde che si vedevano perfettamente così come le bionde ciocche che si muovevano sulla fronte. Non vi pensai e mi venne di accarezzargli la fronte con la punta delle dita, volevo toccarlo anch’io ma poi un altro spasmo e senza rendermene conto avevo iniziato a gemere, prima lentamente poi più forte.
“Hayato.. ah...ferma- ti... ah!”
Non ci volle molto affinché venissi e lo feci nella sua bocca, quando si staccò da me notavo che si leccava il labbro inferiore ancora sporco del mio seme. Ero sconvolto e ancora eccitato allo stesso tempo, non potevo credere che potesse essere tanto sexy da sudato, i capelli portati all’indietro per vedere meglio e il torso nudo.
“Non è male” asserì.
Divenni nuovamente paonazzo “Non posso crederci che tu l’abbia sul serio ingoiato!”
“Perché ti sconvolge tanto, sembrava piacerti e anche parecchio poco fa.”
Si riferì ai miei gemiti e fu ulteriormente imbarazzante, tant’è che coprii il mio viso con le mani affinché potessi nascondermi e sparire da li all’istante ma Hayato mi prese le mani e mi scoprì il volto, avvicinò il suo al mio e con un dolce sorriso quanto sensuale “Fammi sentire ancora la tua voce.”
Lo fissai e il cuore smise di battere. Per la prima volta mi sentii completamente pronto a lasciarmi andare, lo volevo anch’io, desideravo che mi toccasse e che fosse lui a farlo.
“Hayato io..” feci per circondargli il collo con le braccia ma un rumore di porta che si apriva ci fece tornare alla realtà.
“Sono a casa! Haya chi c’è con te?” sentimmo una voce da giù e riconobbi essere la madre.
Hayato si voltò in direzione della parola con fare seccato “Tsk, non torna mai così presto.” Mi resi conto della situazione in cui mi trovavo e partì il panico, sobbalzai giù dal letto e così anche Hayato che sempre in maniera molto seccata raccolse la maglietta e la indossò velocemente, per poi guardarmi “Rivestiti, le andrò incontro io.”
“Hayato aspetta!” mi lasciò solo nella sua camera.
Improvvisamente era tornata la lucidità, mi guardai intorno, osservai il letto sfatto e i miei pantaloni gettati a terra. Che cazzo stavamo facendo! Se non fosse arrivata la madre di Hayato saremmo davvero andati fino infondo? Ero sorpreso di me stesso, che fossi stato così arrendevole e di essermi ancora una volta eccitato sotto le sue mani.
Con che faccia avrei guardato la madre, cosa le avrei detto, bastava guardarmi in viso per capire cosa era appena accaduto. Cercai di riprendere il controllo di me stesso, mi diedi dei schiaffetti sulle guance per riprendermi e respirai profondamente. Comportati normalmente, mi dissi da solo e lasciai la stanza per andare al piano di sotto ma nel frattempo sentivo già le loro voci.
“Quindi Kou è al doposcuola.”
“Sì, andrò a prenderlo più tardi.”
Dalle scale intravidi la figura della madre di Hayato, completamente diversa da lui e molto più simile nei tratti al fratellino, che possedeva molte più somiglianze con la razza giapponese rispetto ad Hayato.
Ricordavo la madre di Hayato come una persona molto riservata e severa, non ricordo di averla mai vista ridere o fare qualcosa che non fosse lavorare. Era sempre stata sola, non si era mai risposata, nè aveva mai portato a casa dei fidanzati, avevo immaginato che non ne avesse alcun interesse eppure era una bellissima domanda per la sua età. Lunghi capelli neri raccolti in un chignone morbido dietro la nuca, il viso minuto e ovale, labbra sottili truccate di rosso e gli occhi a mandorla sempre neri. Era abbastanza alta, magra e indossava sempre completi da lavoro fatti di giacca e pantaloni o con gonna. Una vera donna in carriera.
“Che cosa vuoi per cena?” si rese finalmente conto della mia presenza guardando verso la rampa di scale e ne parve sorpresa rimanendovi quasi a bocca aperta, “Aki Nomura?”
Hayato si voltò a guardarmi “Si, è venuto a trovarmi oggi pomeriggio.”
“Salve” salutai con un accenno di inchino cercando di essere il più formale possibile, ero sulle spine e mi sudavano le mani manco mi trovassi dinanzi all’imperatore giapponese.
“Ma questa è proprio una sorpresa, ero convinta che non vi parlaste più da anni.”
Tagliente come al solito il suo commento ma ci stava, chiunque se la sarebbe posta come domanda. “Beh io...”
“Aki e io mangiamo qualcosa fuori quindi non prenotare anche per me.”
La madre parve ancora più sorpresa dell’intervento del figlio, lo squadrò da capo a piedi con un velo di preoccupazione in viso ma non ebbe modo di dire altro che il telefono cominciò a suonare e fu distratta da ciò. A quel punto Hayato mi fece cenno con la testa di seguirlo verso la porta, indossammo le scarpe e scappammo letteralmente via. Il che mi fece sentire molto meglio.
“Non credi che se la prenderà se andiamo via così?”
“Era una telefonata di lavoro, probabilmente durerà parecchio e si sarà anche dimenticata di noi.”
Annuii “Dovresti cenare con la tua famiglia.”
Hayato mi fissò confuso “E perché? Mia madre non cucina come fa la tua, tutto quello che fa è prenotare in un ristorante per me e Kou quando c’è e chiama un taxi per farci portare al ristorante, così facendo ha tutto il tempo di prepararsi per domani e anticiparsi il lavoro. In parole povere non ci vuole in giro.”
Era la prima volta che Hayato mi raccontava qualcosa di personale in merito alla sua famiglia e alle sue abitudini, nemmeno da piccolo si era mai aperto con me. Qualcosa era davvero cambiato.
“Mi dispiace...” non seppi che altro dire in quel momento.
“E perché mai” Hayato mise le mani in tasca e guardo in alto “non è nulla di cui dispiacersi, mia madre è una donna forte, che va dritta per la sua strada e so che ci vuole bene ma so anche che non sarà mai la madre amorevole che mi farà trovare un pasto caldo a casa. Non è proprio come la tua, insomma” ridacchiò.
Aveva ragione, le nostre famiglie erano completamente diverse e spesso mi lamentavo anche troppo delle attenzioni della mia, trovandole esagerate, ma chissà come ci si doveva sentire a non riceverle affatto.
“Allora dove andiamo a mangiare?” cercai di cambiare discorso con quella domanda.
“Mmh, ramen?”
Sorrisi per quella idea “Ma sì.”
Hayato mi circondò col braccio e avvicinò la sua bocca al mio orecchio, il tutto in maniera molto veloce senza nemmeno farmene rendere conto. “Sarà per la prossima volta...” sussurrò e mi guardò dritto negli occhi annuendo a prima e immediatamente divenni paonazzo tirandomene via dalla sua prese e coprendomi l’orecchio destro.
“Ci stai ancora pensando baka!”
“Ovvio, come farò a dormire stanotte al pensiero di te che gemi a causa mia.”
“Piantala di dire queste cose imbarazzanti!” cercai di zittirlo coprendogli la bocca ma Hayato mi fermò scoppiando a ridere. Mi prendeva in giro come al solito, ma vi lessi solo un genuino modo di fare che mi piacque molto. Se quello era il vero Hayato allora poteva affermare che sì, mi piaceva molto e volevo che le cose restassero in quel modo per sempre. Mi era mancato, e averlo di nuovo nella mia vita mi faceva davvero bene.
  
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