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Autore: JeremyGender    24/10/2017    1 recensioni
Crocifissa è una ragazza di 16 anni che dalla vita tranquilla del paese si è ritrovata catapultata nel mondo magico.
Ma le cose diventano ancora più difficili quando ritrova in uno dei bagni della scuola di Kairawan, l'Arcaica Scuola Siciliana di Magia e Stregoneria, una ragazza ricoperta di sangue e un libro tanto antico quanto misterioso.
Chi è la Dama del Lignaggio e perché tra tutte ha scelto proprio lei?
Genere: Commedia, Fantasy, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto, Nuova generazione
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Capitolo 1. Dove tre ragazzi entrano in una stanza chiusa

Lo scatto della serratura fu quasi impercettibile. 
Una figura sinuosa aprì silenziosamente la finestra ed entrò con eleganza nella stanza senza fare alcun rumore.
Nonostante la luna brillasse fuori dalle mura del castello, le spesse tende le impedivano di far penetrare i suoi candidi raggi nella stanza, così, una volta chiusa la finestra l’intruso si assicurò di far piombare la stanza nuovamente del buio prima di andare a tentoni alla ricerca della porta.
Tastò la sua testa fino a quando sfilò una forcina. Una ciocca di capelli neri e lisci le scivolò sul volto accarezzandole il naso.
 Armeggiò la porta fino a quando, con un sonoro click, tutte le serrature scattarono all’unisono.
Una volta aperta la porta altre due figure entrarono nella stanza prima di richiuderla in fretta, stando attenti ad evitare anche il minimo cigolio. Una di loro, con la bacchetta spianata, recitò un incantesimo non verbale. Un drappo nero comparì per magia davanti a tutti i ritratti che sonnecchiavano tranquilli e, solo dopo essersi assicurata che tutti fossero coperti, ne recitò un altro che fece spuntare, dalla punta della sua bacchetta, una luce, prima lieve e poi sempre più potente, che illumino la stanza.
Si trattava di un ufficio. La scrivania, di fronte l’entrata, traboccava di pergamene e antichi libri, un orologio a pendolo segnava l’ora, le 3:23 e varie librerie e bancali erano stipati dei più strani oggetti.
‘Jubula tu cerca nella scrivania, Lophostrix tu dentro quelle casse.’ a parlare, a bassa voce, era l’unico ragazzo.
Le tre figure si divisero e iniziarono a cercare fino a quando, il primo intruso, che corrispondeva al nome di Lophostrix, alzò una pergamena facendo subito bloccare gli altri due.
Si avvicinarono alla ragazza ancora china su una cassapanca che passò la pergamena al ragazzo che aveva dato l’ordine, Asio.
Lui la srotolò in fretta e lesse attentamente quello che conteneva, memorizzandone ogni parola.
‘Perfetto. Possiamo andare!’ 
Riposero la pergamena nella cassa e sistemarono tutto esattamente come l’avevano trovato.
 Il ragazzo e la ragazza uscirono dalla porta che venne nuovamente chiusa dall’interno. Poi Lophostrix si mise dietro la tenda facendo uscire solo la bacchetta. 
‘Rotolo’
Quando sentì il respiro regolare dei ritratti liberati dal velo apri la finestra e usci. Silenziosa e invisibile come quando era entrata.


Un tacchettio nervoso rimbombò per tutto il corridoio.
A passi piccoli ma veloci una ragazza sfrecciava decisa verso la torre sud della scuola di Kairawan, l'Arcaica Scuola Siciliana di Magia e Stregoneria, attirando l’attenzione dei ritratti che la seguivano con lo sguardo.
Teneva gli occhi bassi in modo che, nel caso avesse incontrato qualcuno (cosa improvabile vista l’ora), avesse avuto la scusa per non salutare.
Arrivata alla rampa di scale, stando ben attenta che la gonna non gli si alzasse col movimento, salì con cura i gradini.
Accelerò il passo in prossimità della Moschea e tirò un sospiro di sollievo una volta entrata nella cappella della scuola, che era deserta, come piaceva a lei.
Fece il segno della croce e si avviò a passi decisi nella seconda panchina della parte sinistra dell’altare; vicina, ma non troppo, alla statua della Madonna.
Si sistemò la coda nera dietro la schiena, giunse le mani e strizzò gli occhi prima di rivolgersi alla Vergine.
‘Maria Santissima e senza peccato aiutami a superare questa giornata, quest’anno e questa strana vita che mi è stata affidata. Intercedi per me con tuo figlio Gesù Salvatore affinché protegga me, mia madre, le mie zie e perdoni e aiuti i peccatori che popolano questa scuola. Amen.’
Soddisfatta della sua preghiera mattutina, che cercava ogni mattina di cambiare affinché Maria non la ritenesse noiosa, la ragazza si alzò e, dopo aver fatto un meccanico segno della croce uscì dalla cappella.
Una volta scese le scale vide una cosa che la fece bloccare all’istante.
Sotto un arco, di fronte l’entrata della Torre dello Spirito, una coppietta di ragazzini era intenta a scambiarsi tenere effusioni.
Strinse i pugni. 
Pensò al braccialetto di cuoio che aveva comprato con sua madre l’estate prima del ritorno a Kairawan a Palermo per Il Festino di Santa Rosalia che aveva inciso: Cosa farebbe Santa Rosalia? e decise di agire di conseguenza.
Impugnò la sua borsetta e si avviò verso i due peccatori.
‘Ma vi sembra normale fare queste oscenità qui davanti? Andate subito in aula magna!’ disse prendendoli a borsettate.
I due ragazzi, presi alla sprovvista, scapparono senza dire una parola.
La ragazza, fiera, si sistemò la divisa e si avviò anche lei in aula magna. Quella sarebbe stata una lunga giornata, se lo sentiva.

Crocifissa Musacchia era la figlia di Nunziatina Cannavò, l’orgogliosa vedova di Orazio Musacchia, pescatore morto in mare quando Crocifissa era ancora una lattante.
Crocifissa era cresciuta con la madre, le zie, la nonna ma soprattutto con la presenza fissa di Dio e Satana in un’eterna battaglia tra il bene e il male combattuta tra le vie dell’isola che gli aveva dato i natali.
La domenica c’era il sole: era Dio che voleva andassero in chiesa; pioveva per la processione di Santa Rosalia: era il Diavolo che voleva rovinare la festa.
Ma quello che Crocifissa ancora non sapeva è che nelle case più vecchie del paese, lontano dagli occhi del Signore, le donne che pubblicamente erano così timorate di Dio, si riunivano per consultare i tarocchi, pregare i santi per chiedere di levare malocchi, fare riti con olio e sale.
Forse fu per questo che, quando il suo riflesso allo specchio, poco prima che compisse 11 anni, l’avvertì che aveva i requisiti magici per entrare nella scuola di magia di Kairawan, sua madre non sembrava sconvolta quanto lo era lei ma anzi le disse che se Dio le aveva dato questo dono lei non poteva ignorarlo.
Kairawan era un luogo quanto più lontano dal paese. 
Maghi e streghe di tutte le razze e colori vivevano insieme in un’armonia che a Crocifissa pareva assurda; neanche i 6 anni passati tra quelle mura l’avevano convinta ad accettare del tutto queste diversità.
Varcò la soglia dell’aula magna e li vide; gli animali.
Disordinati, rumorosi e volgari nei loro atteggiamenti. Crocifissa face un profondo respiro mentre guardava i compagni di scuola. ‘Santa Rosalia, aiutami tu.’ disse prima di entrare nella sala.
Prese posto nel terzo e ultimo dei tavolo centrali della sala, quello riservato agli alunni del quinto e sesto anno, incastrato tra quello degli alunni del settimo anno, detto tavolo dei guardiani e all’Alto Desco, quello degli insegnanti.
Scelse la parte della tavolata meno affollata, non voleva certo rovinarsi la colazione dalle stupide chiacchere dei suoi compagni di anno.
 Aspettò ancora qualche minuto prima che tutti i posti nell’alto desco si riempissero e subito le tavolate si imbandirono di ogni genere di leccornia: frutta, cereali, cornetti ripieni, crostate, torte, caraffe di latte, thè, caffè e succo d’arancia, pane, e marmellata di tutti i tipi.
Crocifissa rese grazie a Dio per quel cibo e allungò la mano per prendere un cornetto ai frutti rossi quando una voce che non conosceva, alle sue spalle, disse: ‘Crocifissa disturdo?’
Crocifissa alzò gli occhi al cielo; chiaramente la stava disturbando.
Si girò lentamente con un sorriso finto già stampato in faccia ma appena vide la persona che l’aveva disturbata il sorriso le si cancellò dal volto.
   
 
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