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Autore: LilyGinny    25/10/2017    2 recensioni
«Quando finalmente, con mano tremante -da quando era così pauroso da avere le mani tremanti?- riuscì ad infilare la chiave, notò che i cacciatori si erano fermati e avevano fatto dietrofront.
Strano, estremamente strano. Nel silenzio della notte, tutto quello che Theo riuscì a sentire furono i motori della macchina accendersi ed un costante bip la cui provenienza era sconosciuta.
La chimera si guardò attorno, cercando di capire da dove provenisse quell'incessante suono.
Realizzò solo qualche attimo prima dello scoppio».
****
Minilong che vedrà protagonisti Liam e Theo. La storia segue la programmazione americana.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Liam, Liam Dunbar, Theo Raeken
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 2
Instinct

 

Cercare di redimersi dagli errori del passato era, per Theo, la sfida più difficile che fosse mai stata posta sul suo cammino soprattutto perché sapeva che nonostante tutto, qualsiasi cosa potesse fare non sarebbe mai bastata agli altri a perdonarlo.

Non importava con quanta frequenza ormai chiedessero il suo intervento, Theo sapeva che lo facevano principalmente perché avevano bisogno di alleati e se da una parte si era ormai arreso al fatto che le cose stessero così e che non sarebbero probabilmente mai cambiate, da un'altra sentiva una particolare sensazione di disagio. In realtà non sapeva se disagio fosse la parola adatta, ma era quella che si avvicinava di più a descrivere quello strano logorarsi che aveva dentro. Ed era costantemente deluso da questa situazione, sebbene non sapeva spiegarsi perché.

Si chiedeva spesso, soprattutto in quel periodo, quale fosse il motivo per cui aveva questo bisogno di sentirsi parte di un branco, di quel branco. D'altronde era più abituato a stare da solo che in compagnia e non aveva ben chiaro in mente come relazionarsi con altre persone senza usare quella vena del se stesso passato che inevitabilmente spuntava. Si tormentava nel domandarsi da dove provenisse quella lacuna che spesso sentiva dentro il petto quando pensava alla sua solitudine e perché essa sembrava allargarsi tutte le volte in cui qualcuno del branco metteva bene in chiaro che nessuno avrebbe mai potuto fidarsi di lui.

Quando, ad esempio, Mason sottolineò in sua presenza che non avrebbe mai potuto fidarsi di lui, sentì qualcosa lacerarsi dentro di sé. La cosa lo avrebbe lasciato indifferente solo pochi mesi prima o anzi, avrebbe trovato il suo modo di vendicarsi, ma in quel momento quelle particolari parole avevano toccato un tasto dolente.

Tasto che, precedentemente, era già stato stuzzicato poche ore prima quando si era ritrovato a discutere dell'Anu-kite con Scott, Liam e lo stesso Mason. Nel momento in cui Liam aveva detto che a loro non piaceva il fatto che lui avesse ragione, Theo aveva provato ancora quel senso di delusione che da tempo lo accompagnava e che in quei giorni si era fatto più frequente che mai.

Non seppe spiegarsi perché, ma sentiva dentro, da una voce che arrivava da sperduti meandri della sua mente, che il fatto che fosse stato proprio Liam a pronunciare quelle parole, lo aveva ferito anche più del dovuto. Si era detto che, probabilmente, questo suo senso di amarezza era dato dal fatto che si fosse illuso per un momento che qualcosa era cambiato nei suo confronti da parte dell'altro. Quando lo aveva accolto in casa sua e gli aveva offerto un posto in cui stare, sotto al suo stesso tetto, aveva pensato, forse troppo ingenuamente, che magari quel cambiamento che Theo vedeva esserci stato così tanto in se stesso fosse stato notato anche da Liam. E in un qualche strano e inspiegabile modo questo lo rendeva.. felicePerò poi quelle parole erano state pronunciate e qualcosa in Theo si era rotto. Si era chiesto da quando aveva iniziato a dare così tanto peso ai discorsi degli altri.

Scott poi aveva deciso di mandare lui e Mason a cercare Aaron e Theo si era sentito deluso da questa scelta. Era ormai fin troppo abituato alla presenza del beta e si trovava particolarmente bene quando doveva entrare in azione assieme a lui. Non si sentiva ancora pronto ad ammetterlo ad alta voce, ma dentro di sé sentiva una sensazione di vuoto al pensiero di non essere con lui. In più, da giorni la voce di Liam torturava la sua mente: da quando gli aveva chiesto come mai continuasse sempre a salvarlo, Theo non riusciva a smettere di porsi a sua volta la stessa questione. Lì per lì aveva risposto nel modo più immediato che gli era venuto, ma sapeva di non sentirle del tutto vere le parole che gli aveva rivolto. O meglio, lo erano, ma costituivano solo una minima parte di una verità più ampia, la quale sembrava voler affiorare nonostante lui cercasse in tutti i modi di reprimerla. Perché realizzare quel che questa verità poteva comportare, sapeva che lo avrebbe portato a soffrire inevitabilmente e lui stava alla larga da tutto ciò che poteva nuocergli. D'altronde era così che era fatto. Era egoista, stronzo, non conosceva altro beneficio che non fosse per se stesso; scappava da ciò che lo rendeva debole o da qualsiasi cosa potesse ferirlo. Perciò ripensandoci forse era un bene stare lontano da Liam. Da quando collaborava con il beta, infatti, un istinto che non riusciva mai a combattere dentro di sé lo portava a salvare la vita dell'altro ancor prima di salvare la sua. Non riusciva a capire se fosse un modo di ringraziarlo per aver fatto sì che non fosse più nel suo inferno personale o se ormai ci fosse anche qualcos'altro. In ogni caso non aveva voglia di scoprirlo.

Era quindi andato in missione con Mason per trovare Aaron. I due non avevano scambiato molte parole se non per accordarsi su dove andare e per lanciarsi qualche tagliente parola. Theo poteva sentire perfettamente la sensazione di disagio mista a fastidio che Mason stava provando e per quanto ci provasse non riusciva a biasimarlo. Questo cambiamento che stava avvenendo dentro di sé lo portava a pensieri e azioni così diverse da quelle che era abituato a compiere che a volte stentava a riconoscersi.

D'un tratto Theo la sentì, netta e forte, destabilizzante: la paura. E allora capì che l'Anu-kite era lì, con loro, che erano vicini. Provò una tremenda voglia di scappare, lasciarsi tutto alle spalle, contrapposta al senso del dovere che lo faceva rimanere fermo, al fianco di Mason. Da quando Theo Raeken era così ligio al senso del dovere? Se non avesse avuto così tanta paura avrebbe riso da quanto la cosa gli sembrava assurda.

Fu in quel momento che Mason parlò, ennesimo battibecco di una lunga, stancante, serie. Theo aveva parlato, si era esposto. Gliel'aveva posta come ipotesi, ma era qualcosa che sentiva davvero di volere e glielo aveva detto, aveva rivelato di voler far parte del branco.

E Mason aveva replicato, duro e tagliente come non era mai stato, come non era solito essere.

«Non importa chi ha dimenticato» aveva detto e il cuore di Theo aveva perso un battito quando in un eco di lontana speranza il volto di Liam si era formato nella sua mente. «Ho visto ciò che hai fatto e per quanto io possa essere terrorizzato da qualsiasi cosa ci sia qua sotto, ho molta più paura al pensiero di voltarti le spalle».

Theo si sentì trafitto da miliardi di spade. Era come se ogni singola parola, ogni singola sillaba pronunciata da Mason lo avesse perforato. Si sentì debole, fragile e provò rabbia, così tanta che iniziò a tremare, ma non era rabbia nei confronti dell'altro; era nei confronti di se stesso ed era addirittura mista ad un pizzico di disgusto. E dovette ringraziare i suoi sensi supersviluppati perché altrimenti i sentimenti che stava provando non gli avrebbero permesso di sentire Aaron avvicinarsi.

Quando realizzò reagì d'istinto, quel nuovo, particolare istinto che lo portava a fare cose che mai poteva immaginare di fare, tipo lanciarsi sul corpo di Mason per proteggerlo. Per proteggere prima l'altro che se stesso.

Aaron li aveva colpiti e non si sarebbe fermato se non fosse stato per un lontano grido straziante arrivato fino a lì che sembrò svegliarlo. Abbandonò Mason e Theo a terra e corse verso il suono e sembrava sapere esattamente da dove esso provenisse.

Theo rimase piuttosto sorpreso dal cambio repentino e si alzò di scatto per poterlo rincorrere. Solo in quel momento vide Mason a terra, dolorante. E fu allora che provò a inginocchiarsi davanti a lui, disperato e con la volontà di lenire il suo male per poter inseguire Aaron. Gli prese il braccio, cercando di assorbire il dolore, ma non funzionò. «Non ci riesco.. non» provò a dire.

«Theo» lo chiamò Mason. «Theo non puoi assorbire il dolore se non ti interessa».

Se prima si era sentito trafitto da mille lame, ora sentiva solo un enorme squarcio percorrergli tutto il corpo, prendergli la mente, attraversarlo. Sentì addirittura gli occhi inumidirsi e voltò lo sguardo per non mostrarlo a Mason.

Era una doccia di verità che faceva così male da affrontare che avrebbe potuto urlare dal dolore che provocava.

Perché non era colpa di Mason se non era riuscito ad assorbirgli il dolore, non era colpa di nessun altro se non sua e lo sapeva bene. E fu lì che realizzò che per quanto potesse provarci lui rimaneva per sempre un mostro, un esperimento creato da scienziati pazzi per il quale lui stesso aveva sacrificato sua sorella.

Si accasciò accanto all'altro, con la testa fra le mani.

 

******

Da quando era stato trasformato in lupo da Scott, Liam aveva smesso di avere la certezza di poter avere un futuro. La sua vita era messa costantemente in pericolo da qualsiasi creatura incombesse su di loro e ora addirittura da esseri umani, tra i quali adolescenti come lui, che avevano deciso che fosse un mostro. Come se non bastasse se ne era aggiunto uno vero di mostro, uno dei peggiori che si fosse mai trovato ad affrontare e che scatenava in lui una reazione fin troppo potente. La sua paura si manifestava in una rabbia che non riusciva a controllare e in una totale sfiducia in sé.

Proprio come quella che stava provando in quel momento quando, nella biblioteca della scuola, aveva iniziato a correre contro le due parti dell'Anu-kite per cercare di evitare che si unissero. Tentativo inutile, perché i due lo spinsero usando il minimo della forza e si unirono.

Dopo che era stato salvato da Lydia con la specifica istruzione di non guardare il mostro negli occhi era corso dritto verso casa e nel tragitto aveva chiamato Mason per farsi raccontare cos'era successo e per spiegare a sua volta cosa aveva visto.

Una volta varcata la soglia della dimora poi, aveva salito le scale fino alla camera degli ospiti e aveva bussato titubante.

Theo gli aveva aperto dopo una manciata di minuti, il viso stanco, gli occhi gonfi e pesanti. Liam avrebbe addirittura osato dire che stesse piangendo prima del suo arrivo, per quanto la cosa non fosse assolutamente da Theo. Non sapeva bene cosa dire, ma sentiva lo sguardo incuriosito dell'altro addosso.

«Mason mi ha detto cosa hai fatto» esordì dunque alzando gli occhi per osservare la reazione della chimera.

Theo alzò un sopracciglio e con un gesto lo invitò ad entrare.

«Sei qui per rompermi di nuovo il naso quindi?» replicò poi, chiudendo la porta alle spalle di Liam una volta che questi fu dentro.

Il beta lo guardò sinceramente sorpreso. «Perché dovrei?» chiese.

«Hai detto che Mason ti ha detto cosa ho fatto» rispose l'altro, stringendosi nelle spalle e guardando ogni parte della stanza che non fosse il letto, dove Liam si era seduto. «Perciò presumo che tu sia qua per farmela pagare».

Azzardò uno sguardo verso l'altro e lo trovò spaesato, evidentemente confuso dalle sue parole.

«Dovrei essere arrabbiato perché lo hai protetto?» domandò quindi.

Un'espressione di compressione passò sul volto di Theo, che ebbe finalmente il coraggio di alzare il volto e incontrare con meno timore gli occhi cristallini di Liam.

«No, dovresti esserlo perché non sono stato capace di assorbirgli il dolore» rispose quindi.

Liam ricambiò il suo sguardo, in un silenzio che a Theo parve durare un'eternità. Poi sorrise, sincero, spontaneo, come poche volte gli era capitato di sorridere in presenza dalla chimera.

«Beh, almeno ci hai provato» replicò stringendosi nelle spalle.

Sperò che l'altro ridesse con lui, ma non successe. Anzi, vide un tormento quasi straziante impresso nel suo volto, qualcosa di così umano per il Theo che aveva conosciuto. Ma Liam lo sapeva bene che quello che stava guardando non era più la chimera di un tempo. Era qualcuno di diverso, qualcuno che cercava di essere migliore, qualcuno che era stato cambiato in modo irreversibile, e per fortuna, ci teneva a sottolineare Liam.

«Theo che succede?» provò a chiedere quindi, sentendo il particolare desiderio di volerlo aiutare. Era stato l'istinto a farlo parlare ancor prima che la ragione potesse realizzare che si stava interessando, che voleva far qualcosa per alleviare il dolore che vedeva scritto nel volto dell'altro.

Theo lo fissò con un'espressione che era un misto di stupore e qualcos'altro che Liam non riusciva a decifrare. Avrebbe potuto azzardare a definirla gratitudine, se solo non gli sembrasse assurdo.

«Io non..» tentò di dire Theo. «Io non.. non». Sembrava che stesse lottando con se stesso e una forza che gli impediva di parlare. Pareva quasi che non riuscisse ad esprimersi, che non riuscisse a dire cosa ci fosse che non andava. E Liam capì che era perché in tutta la sua vita, probabilmente nessuno gli aveva mai chiesto come stesse, se ci fosse qualcosa che lo tormentava e nessuno aveva mai provato a prendersi la briga di aiutarlo ad affrontare un problema, qualunque esso fosse.

Lo guardò comprensivo. «Vieni qui, siediti» gli disse, con un tono di voce estremamente dolce e fu tanto strano quanto naturale per lui utilizzare. Anche se era Theo colui al quale era rivolto. Proprio perché era Theo colui al quale era rivolto.

L'altro parve sorpreso quanto lui di sentire qualcuno che utilizzava così tanta premura nei suoi confronti, soprattutto perché questo qualcuno era Liam. Tuttavia, superato lo stupore, sentì il suo corpo rispondere prima del suo cervello e muoversi nella sua direzione, come attratto da una calamita. Si sedette sul letto, lo sguardo ancora incatenato in quello dell'altro.

«Mason mi ha anche confessato quello che ti ha detto sul branco» fece Liam, rompendo ancora una volta il silenzio venutosi a creare. «Era dispiaciuto».

Ancora una volta, il volto di Theo non mascherò un'espressione di stupore.«Perché?» domandò perciò.

«Beh, presumo perché si senta in colpa per le parole usate» provò a rispondere Liam.

«Ma ha detto cose vere» constatò Theo e Liam si sentì piuttosto a disagio, perché non poteva effettivamente biasimarlo. «Voglio dire è vero, il branco si basa sulla fiducia e sull'accettare anche di dare la propria vita per salvare gli altri e io non» si interruppe di nuovo. Sembrava non riuscire a reggere lo sguardo di Liam nel suo e perciò lo abbassò, le mani in tasca, gli occhi fissi sulle scarpe. «Io non ho saputo neanche assorbire il suo dolore» continuò infine.

«Ma hai salvato la mia vita» constatò Liam. «Molte più volte di quante mi piaccia ammettere».

«E altrettante volte ho provato a togliertela» replicò Theo. Liam al suo fianco vide chiaramente le mani in tasca stringersi a pugno.

«Quello è stato prima che tu tornassi» disse quindi. «Da allora mi hai salvato, hai aiutato tutti noi, mi hai fermato dal commettere l'errore più grande che potessi fare e per il quale mi sarei pentito per tutta la vita ben due volte e oggi hai salvato Mason».

Theo riuscì finalmente ad alzare nuovamente lo sguardo.

«Sei irritante, molto spesso stronzo, ma non sei più il Theo di un tempo. Qualcosa è cambiato in te e io lo so, tu lo sai, ognuno di noi lo sa» sentenziò infine, stendendosi sul letto con un braccio sotto la testa. «Non ti avrei affidato la vita del mio migliore amico o non ti avrei fatto vivere sotto il mio stesso tetto altrimenti».

Theo parve soppesare per un po' le parole dell'altro. Guardò il vuoto chiedendosi se fosse troppo azzardato insinuare che Liam con esse avesse appena dichiarato di fidarsi di lui. Non volle soffermarsi più di tanto perché il solo pensiero gli faceva venire una stranissima voglia di ridere.

Si stese al fianco dell'altro, anche lui un braccio sotto la testa, sospirando.

Liam voltò il capo e Theo lo imitò. Ancora una volta i loro sguardi si incontrarono.

«Aaron ha trovato la sua altra parte»sussurrò Liam.

Theo annuì. «Lo so». Gli occhi erano incatenati in quelli dell'altro e sembrava non esistesse alcun modo per sciogliere il legame creatosi tra essi. Era come se fosse impossibile staccarsi.

«Si sono baciati e poi hanno iniziato una lotta di supremazia» continuava a parlare, come se il peso del silenzio fosse troppo da sopportare e andasse riempito. Continuava a parlare per la paura che il silenzio potesse creare un qualche imbarazzo e che l'imbarazzo poi potesse far sciogliere quello sguardo. E Liam sapeva che se i loro occhi avessero smesso di essere incatenati, lui avrebbe sentito un enorme vuoto.

E non voleva chiedersi perché, non voleva pensare. Perché era l'istinto a suggerire ad entrambi, ne era certo, di rimanere così, fermi, a contemplarsi. Se vi fosse entrata di mezzo la ragione, allora sarebbe tutto finito e lui non voleva.

«Ha vinto Aaron e si è trasformato in un altro essere, ma non ho potuto vedere la forma perché non va guardato negli occhi» disse, non riuscendo a trattenere dei brividi mentre parlava. «Ero lì quando è successo, quando le due parti si sono fuse».

Theo lesse in questa ultima frase una nota di autoaccusa. Corrugò le sopracciglia, in un'espressione seria. «Liam non è colpa tua».

L'altro non replicò, ma si strinse nelle spalle. Calò di nuovo il silenzio,

In contrasto con la volontà inconscia di non distogliere mai lo sguardo da quello di Theo, Liam voltò la testa e prese a guardare il soffitto, sospirando. Con la coda dell'occhio osservò la chimera posizionare anche l'altro braccio sotto il capo e iniziare a contemplare un punto non ben definito sopra di sé. Liam sentì il peso di tutta la giornata abbandonare il suo corpo e si rilassò, ascoltando i respiri lenti e regolari di entrambi che sembravano fondersi in un unico. Si chiese come potesse essere così tranquillo quando non una, ma ben due minacce rischiavano di sorprenderlo proprio lì, proprio in quel momento. Eppure, non sapeva spiegarsi perché, ma si sentiva rilassato. Si chiese se per Theo fosse lo stesso o se lui provasse paura. Ma lui non dava mai parvenza d avere paura, sembrava sempre tranquillo, sembrava sempre riuscire a distaccare le emozioni e ad avere la mente lucida. Si trovò ad invidiarlo.

«Theo?» chiamò.

L'atro voltò appena il capo nella sua direzione. «Mmh?» fece lui, in una muta domanda.

Liam si girò su un fianco per poterlo guardare meglio. «Hai paura?». Prese a giocare con i lacci della felpa dell'altro senza rendersene conto, ma a Theo non parve dare noia. E anzi, si voltò con tutto il corpo pure lui, ancora una volta come se fosse stato un enorme magnete ad attrarli. Per un momento Liam si chiese se non fosse un effetto non conosciuto dell'Anu-kite. Si chiese se potesse far in modo di creare un'enorme calamita e di far sì che due persone si potessero attrarre. Ma sapeva bene, anche se faticava ad ammetterlo, che non poteva essere così e che qualunque fosse la cosa che li portava a compiere gli stessi gesti e a non riuscire a sciogliersi dall'altro venisse solo e soltanto da loro.

«In questo momento no, sto bene» sussurrò Theo e fu così impercettibile che, Liam ne era certo, un comune orecchio umano non avrebbe potuto sentirlo. Il beta si chiese come mai i battiti del suo cuore stessero accelerando così e si chiese se ci fosse un modo per fermarli. Percepì solo in quel momento che la stessa cosa stava avvenendo con i battiti del cuore di Theo.

«Perché l'Anuk-ite sembra non aver effetto su di te? Quando in me scatena la rabbia, tu sei sempre lì, con la mente lucida, a fermarmi» continuò quindi Liam per smettere di pensare. «E oggi Mason mi ha detto che tu hai percepito Aaron prima di lui e così hai avuto la prontezza di salvarlo».

Theo sospirò e staccò lo sguardo da quello dell'altro. Liam si chiese se lo avesse in qualche modo offeso.

«Ha effetto su di me, solo che è difficile notarlo» rispose quindi, dopo un po'.

Liam inarcò un sopracciglio, a chiedergli di proseguire.

«La notte specialmente, per quanto il mio corpo si senta stanco, non voglio addormentarmi» continuò quindi Theo e rialzò gli occhi, incatenandosi ancora una volta in quell'oceano cristallino. «Perché non importa quanto io provi a dimenticare, ogni singola volta rivivo ciò che ho vissuto mentre ero all'Inferno».

«Posso..» azzardò Liam. «Posso sapere cos'hai vissuto?»

Theo sospirò di nuovo e Liam vide chiaramente riflettersi ancora una volta in lui il tormento farsi spazio nel suo volto. Si domandò se quel che aveva appena domandato fosse troppo personale per essere condiviso con lui o se la mancata abitudine a questo tipo di dialogo da parte dell'altro lo potesse portare ad un mutismo e ad una chiusura che Liam non avrebbe saputo accettare. Perché ormai sentiva il bisogno di sapere cosa lo tormentava, aveva la necessità di scrutare nel profondo, voleva.. voleva aiutarlo. Suonava strano persino alle sue orecchie, ma era verità: Liam Dunbar provava il bisogno fisiologico di aiutare Theo Raeken.

«Mia sorella» iniziò Theo e Liam, poteva scommetterci, vide i suoi occhi inumidirsi. «Aprivo gli occhi e mi ritrovavo all'ospedale, dentro una delle celle mortuarie, sapevo di dover scappare e quindi mi alzavo e iniziavo a correre. Tara era dietro di me e voleva prendermi» il tormento nelle sue parole era così evidente che Liam stette male per lui. «Voleva riavere il suo cuore. E ci riusciva, ogni volta. Per quanto io potessi supplicarla, a lei non interessava. Si avvicinava e mi strappava il cuore senza pietà proprio come..» sospirò profondamente, pronto a dire qualcosa che evidentemente si recriminava da tempo immemore. «Proprio come quando io l'ho lasciata morire per averlo».

A Liam venne un'assurda voglia di accarezzargli il volto e tranquillizzarlo, ma si spaventò solo per aver pensato di potergli rivolgere un gesto simile. Strinse perciò solamente più forte i lacci della felpa.

«E così all'infinito, mi strappava il cuore, mi risvegliavo, accadeva di nuovo. Ero come un topo in trappola, per quanto scappassi non c'era modo che potessi salvarmi» continuò Theo. «E la cosa peggiore era che, per quanto volessi salvarmi, sentivo allo stesso tempo di meritarmi quello che stavo vivendo. Per quello che ho fatto a lei, per quello che ho fatto a voi, a tutte le vite che ho tolto».

Liam rimase colpito dalla profondità delle sue parole e da quanto intima stesse diventando quella conversazione. Non avrebbe mai pensato che Theo potesse dire quelle cose. Non avrebbe mai pensato che potesse sentirsi tormentato o in colpa.

«Incredibile, non è vero?» disse Theo, quasi come se avesse letto nel pensiero di Liam. Entrambi risero, genuinamente. «Certe volte quando l'Anuk-ite si avvicina sento la voce di mia sorella chiamarmi con lo stesso tono che usava prima di prendermi e strapparmi il cuore» concluse infine, passandosi una mano sugli occhi stanchi. Rimase a massaggiarsi le palpebre per un po', mentre Liam lo osservava in silenzio, sempre giocherellando con i fili.

«Theo?» chiamò dopo un po'.

«Mmh?» rispose Theo, aprendo di nuovo gli occhi per guardarlo.

«Non succederà più» mormorò Liam, con una sicurezza negli occhi che contrastava il tono incerto che aveva usato. «Non tornerai più laggiù».

Theo lo guardò un po' prima di replicare con un sorriso.

«Okay?» domandò il beta.

L'altro annuì, rilassandosi. «Okay».

Gli occhi di Liam iniziarono a farsi pesanti e la stanchezza sembrò piombargli addosso tutta insieme. Sbadigliò sonoramente.

«Theo?» chiese ancora una volta, mentre le palpebre iniziavano a chiudersi lentamente.

«Mmh?» replicò l'altro, mentre notava ogni particolare nel viso di Liam.

«Ti dispiace se..» la frase rimase a metà, interrotta da un altro sbadiglio.

«No» rispose Theo, sapendo dove voleva andare a parare Liam. «Non mi dispiace».

Liam sorrise con gli occhi già chiusi. «Bene».

Theo si lasciò cullare dai battiti dei loro cuori che, lo sapeva, erano più veloci del dovuto, e sentì la lontana certezza che, almeno per quella notte, Tara non lo avrebbe tormentato.

 

******

L'indomani mattina, il primo a svegliarsi fu Theo, disturbato da un raggio di sole che lo aveva colpito in pieno viso. Si mosse appena per spostarsi, quando sentì una punta di calore sulla sua spalla destra. Abbassò lo sguardo e vide la testa di Liam poggiata sopra di essa; capelli parsi sul materasso erano messi in risalto dalla luce del sole. Theo si immobilizzò, cercando in tutti i modi di non svegliarlo.

Prese ad osservare il petto di Liam alzarsi ed abbassarsi regolarmente e vide l'espressione rilassata impressa nel suo viso. Lottò con l'irrefrenabile voglia di accarezzargli i capelli, che parevano esser fatti di seta.

Sospirò, il più piano possibile, mentre si chiedeva da dove provenissero quei pensieri, dove nascesse quell'istinto che sembrava portarlo a compiere -o a desiderare di compiere- azioni che non avrebbe mai pensato di essere in grado di fare. Salvare vite, proteggerle a costo della sua, tentare di alleviare il dolore di qualcuno, stendersi sul letto e confidare il suo tormento più profondo a Liam Dunbar; voler toccare i suoi capelli, baciare la sua fronte, studiare ogni singolo centimetro del suo viso, soffermarsi in particolare su quelle labbra così invitanti.. Sembrava tutto così assurdo eppure la sua mente, il suo corpo reagivano prima di lui, prima che si potesse fermare e chiedersi cosa stesse facendo. Perché lo stava facendo.

Sussultò e si sentì contrariato quando il telefono di Liam squillò, svegliandolo.

Finse di aver appena aperto gli occhi anche lui e si tirarono su a sedere insieme.

«Nolan?» domandò confuso Liam, la voce ancora impastata dal sonno, i capelli disordinati e gli occhi gonfi. A Theo venne da sorridere istintivamente.

«Che vuole?» chiese, fingendo di schiarirsi la voce per far credere all'altro di essersi appena svegliato.

Liam si strinse nelle spalle e rispose.

Theo osservò ogni suo singolo movimento, sospirando. La vita di tutti i giorni li stava di nuovo chiamando a sé.

 

******
 

Lia riagganciò il telefono e prima di lasciare la stanza si appoggiò alla porta, mordendosi il labbro inferiore. Incontrò gli occhi di Theo un attimo prima che quest'ultimo sbadigliasse e si stropicciasse gli occhi.

Rimase ad osservarlo chiedendosi se il tocco che aveva sentito sui capelli e il leggero bacio sulla tempia che pulsava desiderosa di avere ancora calore fossero stati frutto di un sogno o meno.



Note dell'autrice disgraziata
Salve, ditemi che ci siete ancora. Vi chiedo immensamente scusa per avervi fatto aspettare così tanto tra un capitolo e l'altro. Non starò a spiegarmi, ma sono successe mille cose nel mentre e non c'era mai tempo per continuare. Il tempo è passato senza che neanche me ne accorgessi. Perciò chiedo scusa e ne approfitto per ringraziare con tutta me stessa chiunque abbia letto, recensito, ricordato, preferito, seguito il primo capitolo. Grazie di tutto cuore.
E grazie anche per questo secondo capitolo.
Per quanto riguarda la storia.. il tocco e il bacio sentiti da Liam ci saranno stati davvero o sono frutto di un sogno?

  
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