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Autore: kuutamo    28/10/2017    1 recensioni
'Mystic Falls. L'aria che si respira in questa cittadina mi è sempre sembrata ambigua. All'inizio sembra di trovarsi in un posto normale, ma basta poco per scoprire che pullula di esseri immondi e crudeli, degli assetati di sangue. Io sono uno di loro.
Il punto è che questa volta Mystic Falls sembra davvero una normale cittadina, tranquilla e felice.
Forse dovevo davvero lasciar perdere e non tornare: forse tutti qui sono stati meglio senza il vecchio e cattivo Damon. Ma ahimè, la felicità altrui non mi è mai interessata molto.'
Gli eventi sono stati ambientati (e scritti) durante la 6a stagione: Elena e Damon si sono lasciati, lei non è caduta nel sonno di Kai e gli eventi della 7a e 8a stagione non sono avvenuti. Inizialmente partita come una one-shot (dal nome "Dressing coffins for the souls I've left behind in time") e ora diventata una long. Buona lettura!
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie Bennett, Damon Salvatore, Matt Donovan, Nuovo personaggio, Stefan Salvatore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Impulsive need


Comporre quel numero ed alzare la cornetta era stato l’equivalente di correre un’intera maratona. Non era mai neanche andata in quella parte della rubrica del cellulare: Claire. Era molto più semplice chiamarla con un nome distaccato che usare l’intimo appellativo ‘mamma’.

Non aveva neanche avuto molta fortuna quando aveva provato a chiamarla: dopo la seconda telefonata a vuoto le aveva scritto un sms.

 

’Ne dubito, ma se ti interessa vedermi prima che mi succeda qualcosa ti conviene tornare a casa. Sono dai Salvatore.

-Danaë’

 

Non rimpiangeva la sua glacialità, anzi si era trattenuta. Forse aveva esagerato con la storia di essere in pericolo, ma sapeva che farla preoccupare era l’unico modo per farla accorrere subito. D’altronde non avevano molto tempo e lei doveva sapere chi era, non c’era più tempo per vivere in una bugia.

 

Così, quando Claire aveva suonato il campanello di casa Salvatore, Danaë rivide sua madre dopo molto tempo. Non era neanche tornata per la morte della nonna. Dire che la considerava una persona orribile era riduttivo.

 

“Danaë, come stai?” chiese apprensivamente sua madre.

Claire era una donna sulla quarantina: alta e dai capelli castano chiaro. C’era qualcosa di Danaë in lei, ma non troppo.

La ragazza s’impose di restare calma, almeno quella volta.

“Sono viva, come vedi”

La donna solo dopo averla esaminata da capo a piedi per averne conferma sembrò notare i due fratelli alle spalle della ragazza”

“Che ci fai con due vampiri?”

“Il negozio è andato bruciato, con quello anche la casa. Loro sono stati gli unici ad offrirmi gentilmente un posto dove stare. Loro sono Stefan e Damon” li presentò.

“So benissimo chi sono. Come diavolo è successo?” chiese alzando la voce.

“Hanno cercato di uccidermi, pensavo che a questo punto avessi fatto due più due”

“Danaë ti prego, fa entrare in casa tua madre - propose Stefan in un sorriso - piacere di conoscerla” le allungò la mano in segno di pace, ma lei non ricambiò il gesto. Damon non ci provò neanche.

 

Si spostarono nel grande salone e mentre quest’ultimo prendeva da bere, gli altri si accomodarono sul divano rosso.

 

“Vuoi dirmi che cosa sta succedendo?”

“Ho scoperto tutto, Claire” disse Danaë con risentimento. A Damon non sfuggì che la figlia avesse chiamato la madre per nome.

“Tua nonna ti si è rivelata quindi.. Sapevo che prima o poi l’avrebbe fatto”

“Intendo dire che so tutto, anche dei ricordi che tu e tua sorella Tamara mi avete costretto a dimenticare”

“Ricordi Tamara?” chiese stupita.

“Sì, è stato solo grazie ad una Bennett che sono riuscita a riavere i miei ricordi”

“Immagino sia stata la nipote di Sheila, Bonnie Bennett”

“Esatto, lei è una strega molto potente. Sto imparando un sacco di cose grazie alla sua guida”

“Non potente quanto te però. Immagino te ne sarai accorta”

“È proprio di questo che dobbiamo parlare. Voglio sapere che cosa sono di preciso, qual’è il mio ruolo in tutto questo”

Claire sospirò cambiando posizione sul divano. Afferrò un bicchiere dal tavolino e iniziò a rigirarlo tra le mani.

“Credo sia arrivato il momento, anche perché ormai non c’è più nulla in mio potere che io possa fare per cambiare le cose”

“Sapevi che prima o poi l’avrei scoperto. Come potevi anche solo pensare di tenermi lontana da una parte di me?” disse dura Danaë.

“Credimi, è stato meglio così. E se tua nonna avesse tenuto la bocca chiusa, a quest’ora non saresti in pericolo. Ma ovviamente, mia madre doveva pur uscire di scena con una qualche tragedia”

“Arriva al dunque, e lascia stare l’unica persona sincera che ricordi con piacere. Lei mi ha messo al corrente dei miei poteri perché voleva proteggermi, al contrario di te” le parole della ragazza tagliavano più di una lama affilata.

“Non sai quanto ti sbagli - disse sua madre affilando lo sguardo, poi iniziò - Quando eri piccola cominciasti a fare delle cose.. Essendo una congrega sapevamo bene che prima o poi la magia in te si sarebbe attivata. Quello che non sapevamo però era che spostare oggetti e dargli fuoco non erano le uniche cose che riuscivi a fare” fece una pausa, bevve il primo sorso del suo drink e lasciò che le infiammò la gola. Poi continuò.

“Una volta una bambina ti fece talmente arrabbiare che tu iniziasti ad urlare, facendola scoppiare in lacrime. Ti portai a casa, ma mentre eravamo in auto tu riprendesti ad urlare mandando in frantumi tutti i vetri nelle vicinanze. Immagina la mia sorpresa”

“E la luce, quando avete scoperto che ero un ibrido?”

“Successe pochi mesi dopo.. Ti studiavamo in ogni piccola cosa che facevi, ma non lo abbiamo capito fino a che un giorno abbiamo visto la luce uscire dal tuo corpo”

“E così avete pensato bene di farmi il lavaggio del cervello?”

“Tu non capisci! Non riuscivi a controllare i tuoi poteri, abbiamo dovuto ritirarti da scuola e reprimere la magia in te. Cancellandone ogni traccia ti abbiamo protetta, è per questo che adesso per te usare la magia richiede il doppio del tempo e della dedizione” provò a spiegare sua madre.

“Nemico pubblico numero uno, wow” ironizzò irritata.

“Calma, calma! - si frappose Damon - Perché lei è così pericolosa?” chiese alla donna.

“Perché lei è un ibrido. Non è né solo una strega, né solo una banshee. È anche una vila, una ninfa, come le conoscono nel nuovo mondo. Ma i poteri benevoli della sua parte di ninfa non bastano a contrastare gli altri”

“Vuoi dire che sono malevoli?” chiese Stefan.

“No. Non del tutto almeno. Un ibrido come Danaë non camminava su questa terra da centinaia di anni, il suo potere è molto raro. Lei è in grado di fare cose che per le altre streghe sono impensabili”

“Ha salvato la vita di Damon non molto tempo fa” la informò Stefan.

“Hai usato l’espressione?” chiese Claire a sua figlia accorgendosi solo allora della ciocca di capelli bianchi.

“Sì” disse lei monosillabica.

“Non avresti dovuto”

“È quello che ho detto anch’io” confermò Damon socchiudendo gli occhi.

“Usare l’espressione ha sempre un costo, questo te lo ha insegnato la tua amica Bonnie?”

“Bonnie non ha alcuna colpa, non mi aveva insegnato nulla su quel tipo di magia. È stata l’espressione a trovarmi” specificò Danaë.

“Allora è peggio di quanto pensassi” disse spaventata sua madre squadrandola.

La ragazza la guardò per qualche secondo e poi capì.

“Tu hai paura di me - disse convinta - è per questo che mi hai tenuto tutto nascosto”

“No. Ti sbagli”

“E invece no, ho perfettamente ragione. Ti si legge in faccia, tu hai paura. Se così non fosse, non te ne saresti andata tutti questi anni, saresti tornata per il funerale della nonna.. devo andare avanti?” sputò con rabbia la ragazza. Finalmente tutti i nodi venivano al pettine.

Damon non osò interrompere quel dramma familiare, ma preferì assistervi in silenzio. Soffermandosi più del dovuto su Danaë vide tutto quel dolore taciuto e represso specchiato nei suoi occhi. Erano arrossati, scombussolati dall’interno.

“Ti abbiamo tolto la magia affinché nessuno potesse trovarti. Perché ti troveranno Danaë, stanne pur certa e adesso nessuno di noi ha il potere di proteggerti”

“Mi hanno già trovata”

“Chi è?” domandò la donna.

“Una strega, ma posso batterla” si sbrigò a dire la ragazza.

“Sei giovane e inesperta, non padroneggi il tuo potere. Non puoi farcela” disse freddamente.

“E questo indovina grazie a chi?”

“Fammi indovinare, la strega che vuole ucciderti è bruna, dai tratti orientali, giusto?”

“Sì, la conosci?” chiese Stefan visibilmente preoccupato.

“Come immaginavo - disse con saccenza - È Ahkmara ed è una strega molto vecchia e potente”

“Come fai a conoscerla?” volle sapere Damon.

“Immagino avrete letto del primo ibrido..” disse, riferendosi ai numerosi volumi che occupavano l’intero tavolo della sala da pranzo.

“Sì, Hadassah”

“No. Hadassah non è stata il primo ibrido. Questa maledizione, perché ammettiamolo di una maledizione si parla, risale a tempi molto più antichi. Un tempo c’erano molti più ibridi: Mesopotamia, Egitto, Armenia, Asia.. Ma da quando Ahkmara fece la sua comparsa non ve ne è più di uno contemporaneamente. Di tanto in tanto un nuovo ibrido nasce, ma non fa in tempo neanche ad arrivare alla maggiore età. Fu Ahkmara ad uccidere Hadassah” spiegò Claire.

Tutti e tre ascoltarono con attenzione il racconto della donna. Poi Danaë spezzò il silenzio.

“Come la uccise?” chiese abbassando lo sguardo.

“Ahkmara ha sempre bisogno della sua vittima ibrida per compiere l’antico incantesimo di assimilazione, perchè solo l’ibrido riesce a capire quella lingua. In breve, lei assorbì il suo potere.. Dagli occhi, dalla bocca, dagli organi vitali. Infine la pugnalò. Un ibrido, una volta presogli tutto il potere, si essicca diventando immediatamente polvere”

“Ma perché questa Ahkmara ha bisogno  del potere degli ibridi?”

“Vuole vivere in eterno e il solo modo che ha è sottrarre potere agli altri. Non lo fa solo con gli ibridi, ma con tutte le creature magiche, ne ha bisogno. Ormai è talmente vecchia che se non facesse altrimenti non potrebbe continuare a vivere”

“Bene, come la uccidiamo?” chiese impaziente Damon con uno scintillio negli occhi.

“Ho paura che le mie conoscenze non includano questa preziosa informazione. Io e la mia famiglia abbiamo cercato per anni di trovare una soluzione, il modo di ucciderla, ma non ci siamo mai riuscite”

L’entusiasmo del vampiro si spense subito.

“Perfetto” Danaë si alzò dal divano.

“Danaë, troveremo una soluzione - cercò di rincuorarla Stefan - Continueremo a cercare”

“No, non la troverete”

“Beh, Claire dovrebbero davvero darti il premio per migliore madre dell’anno” sbraitò Damon.

“Sto solo affrontando la realtà. Non potete minimamente pensare di battere una strega come Ahkmara, aprite gli occhi!”

“E cosa dovremmo fare, rassegnarci all’idea che uccida tua figlia?” le urlò Damon a pochi centimetri dal viso.

Danaë stava osservando la scena ancora seduta sul divano, era impressionante la furia nello sguardo di Damon. Sembrava che gli occhi stessero per uscirgli dalle orbite, le vene del collo si distinguevano chiaramente mentre si agitava. Non lo aveva mai visto così e ammise che per un attimo le fece paura. Lo ringraziò mentalmente, perché le parole che lui aveva appena urlato contro sua madre erano esattamente quelle che in quel momento le morivano in gola. Ricacciò indietro le lacrime.

“Damon calmati - disse la voce riflessiva di suo fratello, poi si rivolse a Claire - Tu cosa proponi di fare?”

La donna si allontanò dal vampiro, ancora ansimante e con lo sguardo pieno d’odio. Rivolse il suo sguardo verso la figlia.

“Scappa. Non usare mai più i tuoi poteri e scappa il più lontano da Mystic Falls”

“E questa sarebbe la tua idea del cavolo?” Damon sbottò di nuovo.

“Dovrai continuare a cambiare nascondiglio per tutta la tua vita e non voltarti mai indietro - continuò seria la donna guardando sua figlia negli occhi - Questa è l’unica soluzione che potrebbe funzionare. Se ti scontrerai con Ahkmara morirai, Danaë” concluse tristemente.

“Basta, non voglio ascoltarti. Se credi che questa sia la soluzione che adotterò allora non mi conosci per niente, mamma” disse con l’amaro in bocca sottolineando quell’ultima parola.

“Non c’è altro modo, tesoro”

“Va via” sibilò Danaë. Poi, senza aspettare che sua madre andasse via, si allontanò velocemente dal salone, rintanandosi in quella che ora era la sua camera.

 

Mentre Stefan accompagnava Claire alla porta conversando, suo fratello salì al piano di sopra.

Ancora non si riusciva a rendersi capace di quanto poco quella donna avesse a cuore sua figlia. Le aveva detto di andarsene e lei se ne stava andando, senza lottare per lei.

Arrivò alla camera da letto e vedendo la porta socchiusa, batti due tocchi.

Spiò al suo interno e vide Danaë asciugarsi il viso, gli dava le spalle.

“Naë.. - non sapeva bene come fare in queste situazioni delicate, ma voleva consolarla - troveremo una soluzione”

Il vampiro cercava di non invadere il suo spazio e rispettarla. Non voleva spingersi oltre con lei, non era giusto.

La ragazza non rispose, continuò a singhiozzare. La sua schiena tremava, ma stavolta non aveva freddo. Anzi, lacrime calde, caldissime non la volevano smettere di scendere.

Damon fece qualche passo verso di lei avvicinandosi con cautela. Era così fragile, indifesa. In quel momento davanti a lui non c’era l’ibrido potentissimo, ma solo una ragazza normale che soffriva per un banale essere umano. Le strinse il palmo della mano su una spalla, sperando di consolarla in qualche modo.

“Mi dispiace.. Tua madre non avrebbe dovuto dirti quelle cose”

“La verità è che sono così ripugnante che mia madre ha paura di me” disse con voce spezzata.

“Sono sicuro che non abbia paura di te. Ha solo un modo contorto di proteggerti”

“Non le importa davvero, vuole salvare solo se stessa. Ora mi sono chiare molte cose..” sussurrò.

Damon le si avvicinò ulteriormente, e spinto da un irrefrenabile istinto protettivo la avvolse tra le sue braccia, abbracciandola. Il suo petto aderiva alla schiena di lei, scossa da profondi singhiozzi. Non l’aveva mai vista piangere, in quel modo poi. La sua compostezza in quel momento era andata a farsi benedire, ogni sua difesa si era sgretolata. Danaë decise di lasciarlo entrare, di lasciargli intravedere la sua anima tormentata e maneggiare il suo cuore insanguinato. Si voltò senza neanche guardare Damon negli occhi, non ce la faceva, e sprofondò tra quelle braccia così sconfinate e sicure stringendolo a sè. Si stava fidando. Si vergognava terribilmente di se stessa in quel frangente, ma non aveva voglia di far altro se non essere capita.

“Shh..” le sussurrò all’orecchio stringendola di più. Il vampiro non ebbe neanche il tempo di stupirsi di quella reazione perché si rese subito conto di quanto essa fosse assolutamente naturale, quasi necessaria.

L’indole di proteggerla non era qualcosa che poteva comandare a suo piacimento; doveva proteggerla e basta. Non si ammettevano repliche.

“Andrà tutto bene, te lo prometto” la cullò dolcemente bisbigliandole quelle parole.

 

Ci avrebbe pensato lui e lo avrebbe fatto al più presto.

 

 

 

 

 

 

 

Note:

 

Grazie mille per tutte le vostre preziose recensioni.

Ringrazio anche tutti i lettori silenziosi, alla prossima! 

 
  
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