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Autore: I_love_villains    29/10/2017    3 recensioni
[Interattiva. Iscrizioni aperte fino alla fine della fic]
I nostri cari vampiri si troveranno alle prese con le persone più odiose al mondo.
Genere: Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Mi stupisce che non ci hai mai detto niente di questa tizia” fece Laito.
“Anche voi siete nemici di Teddy” sentenziò Kanato per poi cullare il suo orsetto e mormorargli parole rassicuranti.
“La prossima storia è meno … demenziale?” si informò Yuma.
“Suppongo di sì, anche se si parla di un’altra pazza” rispose Ruki.
“Beh, difficilmente può starti antipatico uno normale, al massimo ti è indifferente” considerò Carla.
Ruki iniziò il suo racconto.

Il vampiro finì di bersi un cappuccino, si voltò e per poco non sbatté contro una ragazza corvina. Incrociò lo sguardo irritato di lei, che aveva l’occhio destro blu notte ed il sinistro azzurro cielo. Ruki indietreggiò scusandosi appena, anche se era stata lei che lo aveva quasi investito. Ma l’odore non mentiva: lei era per metà fondatore, doveva andarci cauto.
Adeline Giovanni non badò alle sue scuse. Incrociò le braccia al prosperoso petto e non si scostò da lì, dando tempo a Ruki di notare la sua bellezza. I capelli lunghi e lisci terminavano in punte bionde all’altezza del seno. Il vampiro non era il tipo di ragazzo che bada a certe cose, ma non poteva mancare di vedere che le curve della ragazza erano ben modellate e sode. Tornando al viso, in cui risaltavano gli occhi dicromatici, si soffermò sul nasino alla francese e poi sulla bocca carnosa e rosea, ora tirata in un sorriso di scherno.
Prima che potesse sorpassarla una volta per tutte Adeline parlò: “Tu non mi piaci.”
Ruki la fissò stupito. Che voleva quella fondatrice da lui?
“Quindi?”
“Quindi lavorare con te non sarà bello e non vorrò fare amicizia. Ci parleremo solo se strettamente necessario, come adesso.”
“Lavorare a cosa?”
“Tu fai parte del club di letteratura, no?”
“Beh, sì …”
“Io di pittura. Cominci a capire o devo unire i puntini per te?”
Ruki sorvolò sul disprezzo della First Blood. Ora aveva abbastanza informazioni per capire perché gli aveva parlato. Per la settimana prossima era stata fissata una data in cui i due club si sarebbero riuniti per parlare di Dino Buzzati, sia scrittore che pittore. Ora il vampiro si pentiva di essersi offerto come volontario per organizzare l’incontro.
“Capisco …”
“Ci vediamo oggi pomeriggio alle sedici” si congedò Adeline.

“Non è pazza, mostra solo un giusto disprezzo verso gli esseri inferiori” disse Shin. “Non avete studiato la piramide sociale?”
“Queste sono cose che solo i nobili possono inventarsi!” esclamò Yuma.
Il fondatore si stese più comodamente sulla poltrona, con i piedi poggiati su un tavolino, ed elencò: “Al primo posto ci siamo noi, poi vengono i purosangue, poi i mezzosangue, poi le specie alimentari tipo gli umani ed infine le cose che non si muovono.”
Ayato diede un calcio al tavolino, facendo cadere Shin e rompendo una gamba del mobile, con disappunto di Reiji.
“Il sottoscritto non è secondo a nessuno!”
“Vediamo in quanti secondi ti anniento?!”
“Vai, gattina della pace” fece Kou spingendo Yui tra i due litiganti, che in effetti smisero di minacciarsi per bere dalla ragazza.
“Siediti, fratello, la nostra superiorità è così evidente che non serve proclamarla.”
Nessuno si prese la briga di contraddire Carla per non riprendere a bisticciare. Ruki tornò alla sua storia.

Alle sedici in punto il vampiro si trovava nell’aula destinata all’incontro. Adeline lo raggiunse con qualche minuto di ritardo, portando con se come minimo un centinaio di manifesti.
“Questi li devi appendere in giro, così magari altra gente si unisce ai nostri club.”
“D’accordo. Tu che fai?”
“Qui le domande le faccio io, mezzosangue. Pensa a lavorare per bene altrimenti ti faccio radiare dalla scuola.”
Adeline ghignò soddisfatta vedendo che Ruki non intendeva replicare. Sapeva che era un secchione, un perfettino, e questo aumentava la sua antipatia per lui. Lo avrebbe fatto sgobbare a dovere in quella settimana. La First Blood sistemò una piccola tela e cominciò a dipingere.
Ruki si diede da fare con i manifesti, distribuendoli in modo che chiunque li avrebbe visti ma stando attento a non metterli troppo vicini. Lavorare non gli dispiaceva, ma quella si stava divertendo a dargli ordini e lui non poteva nemmeno rispondere … Almeno Adeline sembrava tenerci alla riuscita dell’incontro. Infatti quando Ruki tornò nell’aula lei era tutta presa dalla sua replica di Il Duomo di Milano.
“Finito.”
La fondatrice lo degnò appena di un’occhiata.
“Sistema altre tele sui cavalletti” ordinò. “Poi appendi questa quando si asciuga.”
Quel pomeriggio lavorarono fino alle diciannove. Nei seguenti le cose non andarono molto diversamente: Adeline dipingeva e fra un quadro e l’altro ordinava a Ruki cosa fare. Ogni volta cercava di mettergli più ansia possibile, inventandosi minacce, credendo che un tipo simile si sarebbe impegnato di più con quel genere di motivazioni. La cosa non era del tutto vera. Il vampiro faceva del suo meglio perché era la sua natura, non gli importava se le minacce erano vere o false. Certo però la situazione lo stava facendo innervosire sempre di più, perché ogni limite ha una pazienza.
Il penultimo giorno fu il più duro. Adeline aveva finito di replicare opere di Buzzati e le osservava con sguardo critico, spostandosi di tanto in tanto per permettere a Ruki di lavare per terra. Soddisfatta del proprio lavoro, non si accorse del secchio e lo urtò, rovesciando l’acqua sporca sulle scarpe del moro.
“Ops, che sbadata. Questo ci rallenta, dunque fa! Più! In! Fretta!” scandì Adeline come se fosse il sergente Hartman.
Il vampiro incrociò le braccia, stufo.
“Questo disastro è colpa tua, rimedi tu.”
“Come come? Non credi che io abbia fatto abbastanza? Ho un crampo alla mano per quanto ho dipinto.”
“Potevano aiutarti altri del tuo club.”
“La stessa cosa vale per te, solo che noi siamo i più bravi e ci hanno lasciato lavorare da soli. Oh …”
La fondatrice sorrise. Ruki rifletté che ogni volta che ghignava a quel modo significava che c’erano nuovi ordini per lui. Qualche giorno dopo venne a sapere che gli amici soprannominavano Adeline Cheshire per la sua tendenza a sorridere, soprattutto se qualcuno a breve ci avrebbe rimesso qualcosa. In quello specifico caso, Ruki ci rimise i timpani.
“Riempi quel secchio, soldato!” urlò la ragazza in un megafono, assordandolo. “Muoversi! Deve brillare tutto! Vuoi che ti faccia espellere?!”
Rassegnato, il vampiro tornò alla sua mansione senza discutere oltre. Adeline gli provocò qualche altro intoppo durante le pulizie, sempre casualmente e sempre obbligando lui ad assumersene la responsabilità.
Finalmente arrivò l’ultimo giorno. Ormai l’aula era pulita, con tutte le tele a posto. Dovevano solo sistemare le sedie e disporre alcuni romanzi sulla scrivania. Ci misero poco. Ruki stava per andarsene, ma Adeline lo fermò.
“Non così in fretta, feccia.”
“Abbiamo finito, non sono più tenuto a stare qui!”
“Questo lo dici tu ...”
“Non mi interessa se camminando farai di nuovo storcere i quadri o se inciamperai nelle sedie, ormai …”
“Non mi interrompere! Io sono iperattiva, ok?! La mia energia è tale che contagio persino gli oggetti!”
Lei lo sfidò con lo sguardo a controbattere. Si calmò vedendo che lui non intendeva farlo, se non forse mentalmente.
“Allora, la sala è pronta, i nostri soci hanno studiato per la nostra piccola conferenza ma io voglio fare ancora un po’ di propaganda. Dunque” e qui Adeline sfoderò un sorriso, “indosserai questa domani e girerai per tutta la scuola.”
Ruki sgranò gli occhi: la fondatrice gli stava mostrando un costume da donna con quattro occhi, molto simile a un quadro di Buzzati.
“Scordatelo, quello non lo metto!”
L’evidente stress del vampiro fu una gioia per la ragazza.
“No? Peccato, eri così vicino a passare l’esame di poesia medievale …”
Ruki comprese dove lei voleva andare a parare. Quel professore era particolarmente duro con qualunque mezzosangue, specialmente se maschio.
“Stronza” mormorò a denti stretti.
“Hai forse cambiato idea?”
Adeline rise quando lui prese il costume. Il giorno dopo, durante gli intervalli, Ruki andò in giro per la scuola travestito, invitando gruppi di studenti a partecipare alla conferenza. Si consolò pensando che almeno nessuno lo vedeva in faccia. La fondatrice lo seguì sempre. Umiliare gli altri era sempre una gioia per lei.

“Sarebbe da prendere a scapaccioni” commentò Yuma, irritato per la sorte toccata a suo fratello.
I vampiri purosangue erano invece divertiti da quel racconto.
“Giusto per ricordarvi che non sarete mai Adam” disse Shin.
“Non mi pare che tu lo stia diventando” replicò Kou.
“Sbrigatevi a finire, le storie stanno facendo addormentare Teddy.”



***Angolo Autrice***
Anche a me non piacciono i perfettini u.u
Chiaky97 mi ha inviato Adeline quasi un mese fa, ma con l'unversità ho avuto pochissimo tempo per scrivre ...
Comunque, all'appello mancano solo l'autolesionista ed un lupacchiotto! Servono due rompiscatole prima del finale!
A presto!
   
 
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