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Autore: ElfaNike    29/10/2017    1 recensioni
Cosa succede quando degli adolescenti, rifiutati dal loro mondo e dalla loro famiglia, si ritrovano a fuggire in groppa a un drago, per salvare un prezioso potere? Quando l'incontro di mondi diversi porta a crescere e a capire...
"E’ il tempo che hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante."
Il Piccolo Principe
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hiccup Horrendous Haddock III, Jack Frost, Merida, Rapunzel
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il cielo era grigio sopra gli uomini schierati. L'erba brillava dell'umidità pesante che penetrava nelle ossa e intirizziva le dita dei piedi e delle mani. Gli abiti in pelliccia, le protezioni in cuoio, le spade alla cintola. Gli stendardi mossi appena dal vento sopra gli elmi borchiati e lucidi. Alle spalle, in lontananza, le spesse mura di DunBroch, di fronte la piana erbosa che arrivava alla chiostra della radura dove attendevano i due eserciti.
Un rombo cupo percorreva la spianata come un greve canto di guerra, di presagio e di lutto. Ogni uomo, scoto o vichingo che fosse, usciva scosso e tremante di adrenalina a quel ritmo profondo tenuto dagli zoccoli dei destrieri dei capi : Fergus e i tre lord cavalcavano da un lato all'altro della schiera, mentre Stoik, rifiutata una cavalcatura, stava dritto davanti ai suoi.
Sulla cima delle mura, una decina di draghi, di cui quattro che portavano sul dorso altrettante reclute, passavano da un merlo all'altro, sotto gli occhi attoniti delle sentinelle. Erano giunti con i primi grigiori dell'alba, e da una bestia nera come la notte era scesa la principessa a dare l'allarme di una battaglia imminente e a riferire l'ordine di tenere sulle mura tutte quelle creature fino al segnale convenuto ; era poi rimontata dietro al giovane vestito in cuoio ed era ripartita.
Ora Merida, in sella ad Angus, sostava al centro della radura, parecchi metri più avanti degli eserciti, e accanto a lei era Hiccup con Sdentato.

-Siamo sicuri di poter lasciare quelle creature da sole al castello ?- aveva chiesto Fergus sulle spine.
-Ma certo. Non saranno là da soli, ci penseranno Astrid e gli altri a loro.- aveva risposto in tutta tranquillità Hiccup.
-Si, ma siamo certi che quattro reclute basteranno ?-
Il ragazzo aveva riposto i finimenti di Sdentato e si era drizzato in piedi : -Se la loro presenza in una posizione di estrema difesa vi turba tanto, re Fergus, lasciate che vi dica una cosa : contrariamente a quanto pensate, non sono stati gli esploratori vichinghi a salvarmi la vita, stanotte. Sono stati i draghi. Loro mi hanno trovato, loro mi hanno ripescato prima che perdessi le forze, loro mi hanno vegliato fino al mattino. Loro mi hanno permesso di ricongiungermi con i miei amici. Io li ho salvati dalla schiavitù di Drago Bludvist- aveva spostato lo sguardo su suo padre -e loro lo sanno. Se lo ricordano. Comprendono cosa sia la gratitudine.-
Stoik aveva guardato le creature, la mente in ebollizione.
-Drago Bludvist non deve sapere che loro sono qui- aveva continuato allora suo figlio -se no utilizzerebbe subito i suoi draghi. Dobbiamo cercare di distruggere il suo bastone prima che possa decidere di chiamare un attacco aereo.-

Avevano allora preparato la loro strategia : una metà dell'esercito degli scoti, esperti di quelle terre, avrebbero teso imboscate ai pirati, in modo da spingerli lontano dalle coste e tagliar loro qualunque ritirata. Quegli uomini di mare, poco avvezzi alla guerriglia, si sarebbero trovati indirizzati nella trappola di quella radura dove, in campo aperto, gli eserciti preparati per lo scontro diretto li avrebbero attesi per dar loro un benvenuto degno di quelle terre. Non temevano l'intrusione dei draghi fintantoché i nemici si fossero trovati tra gli alberi, poiché Drago Bludvist non avrebbe potuto utilizzarli se non avesse voluto condannare anche i suoi uomini ad affrontare un più che probabile incendio incontrollabile. Se poi avesse voluto sfruttarli in campo aperto, Stoik lo aspettava per una battaglia fra uomini e rettili degna di quelle che da generazioni avevano luogo a Berk.
-Non dovete uccidere i draghi.- aveva intimato Hiccup -Ma solo tramortirli : passeranno dalla nostra parte non appena saranno liberati dall'influsso malefico di quel pirata. È al bastone di Drago Bludvist che miriamo.-
Fergus e Stoik si erano scambiati un'occhiata preoccupata mentre Astrid gli tirava un pugno di sostegno alla spalla, beccandosi uno sguardo costernato e sdegnoso di Merida.

Nell'attesa dell'inevitabile, Merida si era dileguata qualche minuto per andare da Jack. Lo spirito si era spostato nell'angolo più remoto del bosco, ma al suo richiamo era comparso in tutto il suo turbamento.
La ragazza l'aveva già visto spaesato, ma non avrebbe mai immaginato di ritrovarselo davanti disperato.
-Jack... come stai?- gli si era avvicinata e lui aveva abbassato la testa, stringendo nelle due mani il bastone, provvisoriamente saldato da Hiccup : -Non si può fare proprio niente?-
Jack aveva scosso il capo senza una parola.
-Non esiste nessun artigiano degli spiriti, nessun mago a cui puoi chiedere, nel vostro mondo?- il silenzio che aveva incontrato le aveva fornito la risposta.
-Va bene.- aveva detto allora -Va bene. Non ti preoccupare : questa volta, ti aiuteremo noi. Sono sicura che troveremo una soluzione !- Merida aveva avvolto con le dita sottili, dita di arciera, la fasciatura in cuoio e la catenella del medaglione.
Jack aveva sollevato leggermente il viso in un sorriso pallido. La ragazza aveva ricambiato con più energia e lo aveva salutato per tornare al suo popolo.
Rimasto solo, in piedi in mezzo agli alberi, Jack si era rannicchiato su se stesso. Se fosse stato più attento, adesso avrebbe potuto partecipare anche lui alla battaglia, accanto ai suoi amici. Se solo...

Delle urla si levarono dal folto degli alberi. Hiccup scambiò un'occhiata con Merida e con un volo basso e discreto si rivolse alle mura del castello per vegliare dall'alto la battaglia, in attesa di occuparsi di un eventuale attacco aereo.
La principessa era tornata a scrutare il sottobosco buio e umido e, all'apparire dei primi uomini tatuati, aveva sfoderato la spada e aveva volto il cavallo verso i suoi soldati, e in un galoppo veloce si diresse a dare il segnale di contrattacco.
Fu a pochi metri dai suoi, quando ormai buona parte degli avversari erano apparsi sul prato di erba ispida, che Merida impennò Angus e con un gesto della lama li portò all'attacco. A tal segnale, Fergus, Stoik, i lord e Scaracchio, e tutti gli uomini si lanciarono con urla di guerra verso il nemico, dietro di lei. In pochi istanti Fergus era già accanto alla figlia e insieme si scagliarono sulle lance e le lame nemiche. Fu così che l'intero corpo di marinai di una flotta di una decina di imbarcazioni piratesche si vide affrontare senza via di fuga una metà dell'esercito di scoti dietro e l'altra davanti, coaudiovati dal drappello di uomini di Berk. Ma nonostante l'apparente inferiorità di numero e la mancanza di agio nel combattimento sulla terraferma, i pirati non sembravano particolarmente inquieti.

-Perché sei così sicuro che attacheranno?- aveva chiesto ad un certo punto qualcuno, durante l'assemblea di guerra.
Hiccup aveva fatto spallucce : -Perché Drago Bludvist è stato rifiutato da entrambi gli schieramenti, e medita vendetta. Perché non teme nemici, forte di una potenza aerea mai vista prima. Ah, e anche perché a causa nostra ha perso un certo numero dei suoi preziosi draghi, e vuole riprenderseli.-
-E non credi che ci riuscirà, se con il suo incantesimo arriva fino ai bestioni sulle nostre mura?-
-Per questo noi interverremo solo quando sarà necessario, e per questo bisogna disarmarlo il prima possibile. Altrimenti la sola soluzione è soccombere o evaquare DunBroch e lasciarlo fare finché non si stufa e se ne va.-
-MAI!- aveva allora ruggito Fergus tirando un possente pugno sul tavolo da campo traballante.
Più tardi, Hiccup aveva preso da parte Merida : -Per sopraffare Drago Bludvist mi affido alle tue frecce e alla tua spada, ovviamente.-
-Conta su di me. Per proteggere mia madre...-
-Conta su di me.- le fece l'occhiolino e si separarono.

Merida avanzava in mezzo al campo di battaglia torva e frastornata da quella sua prima esperienza bellica. I dettagli le affollavano il campo visivo, i suoni le confondevano le orecchie e la sua cavalcatura imponente e il suo abito verde smeraldo la facevano risaltare particolarmente, per cui non poté cessare un secondo di difendersi da continui attacchi da tutte le direzioni. Tuttavia, il suo sguardo allenato di cacciatrice non riusciva a cogliere quell'elemento che cercava con tanta angoscia : Drago Bludvist non c'era.
I tre giovani figli dei lord comparvero dal fogliame e si gettarono sui nemici che la circondavano.
-Li avete spinti tutti qui?-
Loro annuirono, subito al suo fianco, e questo le permise di riprendere fiato.
-Non ne avete lasciato nessuno indietro?!-
Al loro cenno di diniego lei alzò lo sguardo con un orribile presentimento.
Ed infatti, eccolo lì, Drago Bludvist, con il suo esercito di draghi, comparire dalle fronde degli alberi davanti a loro.
Gli scoti ebbero un fremito, i vichinghi li incitarono.
-Pensavate di poterci trarre in trappola in questo modo patetico, Stoik l'Immenso?- ruggì con voce roca il pirata.
-Pensi di farci paura in questo modo scontato, ladruncolo da quattro soldi?- replicò invece Merida con rabbia.
L'uomo abbassò gli occhi su di lei. Lei notò che con il suo arrivo dalla foresta spuntavano cavalli oscuri invisibili a tutti. Allora si armò di tutto il suo ardore, e di tutta la sua furia, e alzò la spada con un gesto perentorio.
Hiccup vide il luccicare dell'arma della sua amica e con un ordine deciso incominciò la difesa aerea : agli occhi dei pirati, i draghi che avevano seviziato fino al giorno prima scesero con movimenti sinuosi dalle pareti del castello fissandoli con le loro pupille verticali, mentre l'incubo orrendo di Moccicoso dall'alto dei merli lanciava una lunga fiammata minacciosa nel cielo, in guisa di avvertimento per i suoi avversari.
I draghi balzarono dalle mura e, dietro a Hiccup, iniziarono la loro battaglia.

Intanto, nel bosco, Jack osservava in cielo quelle luci fiammeggianti, udiva in lontananza quelle urla spaventose, e non poteva non angosciarsi per la sorte dei suoi amici. Sin dall'inizio era stato tentato di recarsi sul campo di battaglia, ma temeva che la sua impotenza risultasse una distrazione per Hiccup e Merida, e una frustrazione eccessiva per lui. Se solo avesse potuto rendersi utile ! Se solo...
Una volta, Hiccup gli aveva detto che non si fermava mai a riflettere sulle conseguenze delle sue azioni. Era vero. Se solo si fosse portato subito accanto a Merida, sola fra due eserciti, invece di mettersi a combattere contro Pitch ! Se solo si fosse reso conto subito del piano subdolo dell'Uomo Nero ! Se solo avesse potuto proteggere i suoi amici dal dolore della lontananza da casa, se si fosse reso conto subito di quanto Hiccup e Merida, al pari di Rapunzel, soffrissero nella loro noiosa vita... !
…se fosse intervenuto subito, non sarebbero dovuti fuggire.
Non si sarebbero mai conosciuti.
...era la prima volta che pensava una cosa del genere.
Jack abbassò lo sguardo. Nonostante avesse perso i suoi poteri, la sua temperatura congelava ancora il terreno attorno a lui. Una pozzanghera ai suoi piedi era divenuto uno specchio scheggiato di ciuffi d'erba congelata, in cui il suo viso si rifletteva spezzato e irregolare.
-Mio caro Jack, non ti riconosco più...- mormorò a se stesso. Si chinò e si guardò, occhi negli occhi. Gli mancava Rapunzel. Gli mancavano il suo sorriso sereno e la sua speranza gioiosa. I Grandi Quattro non erano la stessa cosa senza di lei.
Strinse il bastone con tale forza da farsi sbiancare le nocche.
-Chi sei tu, Jack Frost?- si chiese. E allora prese a ricordare ciò che l'aveva reso quello che era e per la prima volta considerò se stesso, cosa che non aveva mai fatto prima per timore di affrontare la solitudine che lo attanagliava. E per la prima volta considerò ciò che tutti adoravano di lui, i Grandi Quattro, i principini, i bambini che neppure lo vedevano. E quello che lui adorava di se stesso.
Lui si divertiva.
In tutto quello che faceva, di serio e di meno serio, la sua leggerezza di spirito lo aveva portato ad affrontare la vita nel migliore dei modi possibili : il suo !
Una nuova sicurezza gli fece increspare le sopracciglia, e con risolutezza si rialzò in piedi : -Non penso alle conseguenze di quello che faccio, eh, Hic?- No. Non lo faceva, non lo aveva mai fatto. Quello non era lui. Cauto lui ? Previdente ? Ma da quando ?!
Il gelo seguì le sue dita e scintillò nelle vene del legno spezzato.
Non aveva perso i poteri. Aveva perso il bastone. Lo aveva spezzato, e non lo rimpiangeva.
Lo afferrò davanti a sé con le due mani ai lati della fascia in cuoio.
Chi era lui, gli chiedevano ? Perché, non era evidente ?
Una luce azzurra illuminò con i suoi raggi algidi la foresta intorno a lui, fino al cielo.
Lui era Jack Frost.

Hiccup fece virare agilmente Sdentato, cercando di prendere il bastone del nemico da dietro, poiché l'uomo non lo aveva notato. Prima che potesse raggiungerlo, tuttavia, uno stallone nero comparve dal nulla per allontanarlo da Drago Bludvist.
Hiccup guardò giù e allora si rese conto anche lui di cosa impediva ai suoi, numerosi e sperimentati, di ottenere una facile vittoria : degli incubi avevano preso a girare fra i suoi uomini e la loro presenza portava uno scompiglio tale che i pirati potevano resistere alla loro strategia senza problemi.
-Maledetto!- imprecò.
Pitch comparve davanti a lui, in piedi su una massa inquieta color onice : -Non ho ancora finito con voi due, moccioso!-
Sdentato non permise all'Uomo Nero neppure di prepararsi all'attacco : con una fiammata esplosiva si era già disimpegnato e si lasciava precipitare verso il suolo.
-Merida!- chiamò il cavaliere del drago, per avvertirla.
Lei disarmò il suo avversario e guardò su, ma non lo lasciò continuare : -HICCUP!- Drago Bludvist si era diretto verso il castello, mentre tutte le difese erano impegnate contro i suoi uomini e i suoi draghi.
Con un colpo di redini perentorio, la ragazza aveva spinto al massimo Angus verso le mura della sua casa, quando Hiccup, che aveva seguito il suo sguardo per un secondo, aveva compreso e si era lanciato in suo sostegno. La ragazza arrivò a pochi metri dalle alte pareti di pietra quando due zampe nere la afferrarono per le braccia e la sollevarono : i suoi piedi penzolarono per qualche secondo nel vuoto, poi Sdentato la lasciò andare oltre le mura, dove lei atterrò agilmente fra Elinor, che era uscita nella corte a recuperare un bambino rimasto indietro nel si-salvi-chi-può generale, e quell'uomo in nero che planava con un ghigno, subito interrotto da Hiccup e Sdentato, che lo disarcionarono e portarono lontano il suo drago.
L'uomo si rimise in piedi imprecando : -Tu, stupida ragazzina...!- ma non poté finire.
Merida lo impegnò con una tale ferocia che lui dovette difendersi, e il ferro della spada si abbatté conto il legno del bastone, arrivando addirittura a scalfirlo : -Non. Osare. Toccare. Mia madre!- esclamava lei tra un tondo alto e l'altro.
Pitch aveva osservato da lontano. Valutò la situazione e la trovò ottimale : il moccioso col drago era distratto e di spalle, mentre l'attenzione della ragazzina era tutta rivolta al suo avversario. Perfetto.
Con un movimento subdolo si spostò a portata di attacco e, dietro le spalle di Merida, sollevò con cura la sua falce. Lei avvertì il movimento con la coda dell'occhio.
Quando Pitch calò la sua arma, lei dovette scegliere da quale nemico difendersi, e istintivamente parò la falce con la spada. Ma una sensazione gelida le pizzicò il collo e allora seppe di essere salva : come lei lo aveva protetto la prima volta nel bosco, un anno prima, così Jack si era infilato fra lei e Drago Bludvist, e con il suo bastone vibrante di una luce algida e potente aveva bloccato l'attacco del pirata, che non capiva per quale artificio avesse mancato il bersaglio.
-Tutto bene, Merida?-
Lei respinse uno sconvolto Pitch e si girò vero di lui : -Sei in ritardo!-
Elinor, dietro di lei, assordata dal ruggito dei draghi e dal clangore della battaglia, non udiva ciò che la figlia diceva, ma per un istante la vide così, di profilo, incorniciata da una criniera fiammeggiante appena trattenuta dal fermaglio, ardente di quella passione combattiva che aveva caratterizzato, sin dalla sua giovinezza, anche l'uomo che l'aveva affascinata, che lei aveva imparato ad amare e che era diventato il suo sposo. Per un istante Elinor vide Merida per la guerriera che era.
La ragazza, intanto, si era voltata verso di lei : -Mamma ! Corri!-
La donna ubbidì. La ragazza allora si dedicò allo spirito oscuro che fu costretto a retrocedere e ritirarsi digrignando i denti, mentre Drago Bludvist richiamava un altro drago suo schiavo per allontanarsi da quel misterioso gelo improvviso e inusitato. Merida fu presa per la vita da un baldanzoso Jack, che con un balzo la riportò al suo Angus, al centro della battaglia, accanto a suo padre. Poi lui la lasciò ai fatti di spada e si occupò di congelare qualche fiato bollente e disintegrare qualche incubo, cercando Hiccup e, soprattutto, dove fosse scappato Pitch.
Con il suo arrivo l'Uomo Nero aveva richiamato a sé tutto il suo potere : -Non ti sei ancora arreso, Jack?- lo provocò, da in mezzo alla calca.
-Abbiamo un conto in sospeso, io e te.- replicò invece lui. Poi si gettò all'attacco.
Hiccup, in quel momento, sorvolava il campo di battaglia per fare il punto. Il cielo di quelle terre era crudele nel suo grigiore, e impediva di comprendere da quanto tempo stessero combattendo.
I draghi erano stanchi, così come gli uomini. Ormai lo scontro volgeva alla fase finale, e la sua incertezza rendeva quest'ultima particolarmente delicata.
Le reclute avevano saputo fare un buon lavoro, e liberavano un drago dietro l'altro, al riparo dal ruggito incantato di Drago Bludvist, che doveva aver subito qualche grave danno al suo bastone.
Ma il pirata non era ancora stato sconfitto. Hiccup lo cercava da dietro l'elmo, e ogni tanto andava in soccorso dei suoi amici, arrivando, ad un certo momento, a volare in formazione con loro, in maniera sorprendentemente naturale, contro un gruppo di draghi che scocciavano i vichinghi poco più avanti. Stoik poté finalmente riprendere il respiro, e osservando la furia buia volare in cerchio sopra di lui scambiò un'occhiata con il volto coperto di suo figlio, che gli mostrò il pollice in su e ridiresse Sdentato verso il cielo.
Da lassù aguzzò la vista, ma un lucertolone tozzo e massiccio, dalle dolorose protezioni in ferro, lo prese da sotto e con una testata poderosa fece volteggiare incontrollatamente Sdentato su se stesso, mentre Hiccup si teneva forte per non precipitare.
-Tu... e quella ragazzina...- ringhiava un Drago Bludvist folle di collera, il volto deformato dai denti stretti e stridenti, gli occhi strabuzzati e le sopracciglia unite in una rozza linea nera sotto la fronte -Un lavoretto così facile... per recuperare i miei draghi!-
-Come ti ho detto, i draghi non sono tuoi.- ribatté Hiccup sollevando la maschera dell'elmo e fissandolo negli occhi.
-Sì, loro mi appartengono ! Ma che mi importa di dirtelo ? Tanto entro un'ora sarai morto...-
Hiccup riabbassò la protezione sul viso : -Vuoi scommettere?-

Merida coordinava i giovani lord, che a loro volta coordinavano i loro uomini, su modello dei loro padri, stretti in un'epica alleanza come mai prima. I quattro capi menavano e spaccavano, mordevano e pestavano con la gioia delle scazzottate che avevano accompagnato la loro vivace gioventù.
Stoik, poco più in là, aveva nella sua Immensitudine ignorato bellamente ogni influsso degli incubi e lui da solo aveva accoppato a suon di mazzate una parte considerevole di nemici, mentre Scaracchio se la spassava nella sua gaia follia combattiva e, ogni tanto, gli copriva le spalle.
La principessa, in un attimo di respiro, osservò quegli uomini esaltati e, scambiata un'alzata di spalle con Astrid, sopra il suo uncinato, le lanciò un urlo : -Dov'è Hiccup?-
La vichinga indicò il cielo : -Lassù con quel pazzo!-
Lei seguì il suo dito e valutò la situazione per un secondo. Poi : -Portami là!-

Affrontare un altro drago in un duello diretto non era facile, e lui non se lo figurava certo tale. Ma sicuramente non immaginava fosse così impegnativo !
Nonostante lui vantasse un'intesa perfetta con Sdentato, che si era rivelata spesso il suo asso nella manica in quella battaglia, il suo avversario dimostrava un'esperienza crudele e pragmatica e, senza le mille distrazioni della guerra che si stava svolgendo più in basso, adesso poteva sfoggiare tutta la sua abilità.
Sdentato schivava fiammate con la sua agilità superiore, ma il drago avversario vantava una resistenza tale da rendere poco efficace una buona parte dei suoi attacchi.
-Portiamoci in alto!- decretò allora Hiccup, e Drago Bludvist li inseguì in mezzo alle nuvole.
Con il campo visivo ridotto, i due amici cominciarono a colpire il drago avversario da tutte le angolazioni, in maniera rapida e precisa, con fiammate ma anche e soprattutto, per non sprecare colpi, con urti violenti e zampate alla coda e alle ali. Il bestione davanti a loro, dal canto suo, li inseguiva col suo fuoco e, quando erano a portata, cercava di afferrarli con le sue zampacce. Hiccup optò allora per uno sfondamento dall'alto, lasciandosi cadere in verticale sul pirata e approfittando con l'aiuto della gravità a spingerlo a terra in maniera abbastanza violenta da tramortirlo. Drago Bludvist, però, non si lasciò cogliere di sorpresa e schivò all'ultimo, per buttarsi su di lui e seguirlo nella sua caduta. I due draghi, così avvinghiati, precipitavano nel vuoto a suon di zanne e artigli, e una di queste zampate arrivò a recidere una delle corde che, dietro la gamba di Hiccup, collegavano la sella alla coda. Hiccup e Sdentato persero allora il controllo e la furia buia si divincolò con tutte le sue forze mentre il ragazzo afferrava la cordicella prima che questa si sfilasse dagli anellini dell'imbracatura in metallo, recuperando parte del problema ed evitando una caduta libera alla mercé del pazzo sopra di loro.
Il pazzo sopra di loro, dal canto suo, preparava il suo ultimo attacco, quando una freccia lo prese al braccio metallico, rimanendo incastrata nel mantello di drago, con la punta agganciata fra due scaglie, e un'altra colì il bastone, che lui perse e recuperò quasi inciampando nelle ali della sua bestia.
Constatando il sengo profondo lasciato dal dardo nel suo legno, l'uomo alzò lo sguardo sul responsabile e incontrò allora gli occhi di cacciatrice di Merida che, in sella dietro ad Astrid, si portava un'altra freccia al volto, l'arco teso nello spasmo ultimo e la ferma intenzione di finire lì quella battaglia.

Jack atterrò in un nugolio nero fra due avversari : con tutta la velocità che aveva si levò subito, appena in tempo per evitare che, invisibile ai loro occhi, quei due gli trinciassero la testa nel loro duello di asce e spade.
Pitch giocava sporco. Approfittava degli umani ignari intorno a loro e li usava come scudo o, come in quel caso, li sfruttavo come attacco alle spalle. Jack non poteva colpirlo se non voleva mettere fuori uso gli arti di qualcuno, per cui doveva limitarsi ad un corpo a corpo goffo per tenere occupato il suo avversario. Almeno era riuscito a spingerlo verso il limitare del bosco, gli mancava un ultimo sforzo...
Pitch si lanciò su di lui con la sua enorme falce. Jack non aspettava altro : con l'uncino del bastone agganciò l'arma avversaria tra il manico e la lama e, prima che questi si rendesse conto di quel gioco di forze e la facesse sparire per liberarsi, lui aveva già ruotato su se stesso. Con un colpo di reni potente piegò in avanti il busto, seguito dalle braccia e dal bastone. Come una frustata, anche la falce e Pitch seguirono lo stesso movimento e l'Uomo Nero si ritrovò catapultato in aria, finendo col colpire con la schiena un tronco appena al di là della chiostra di alberi.
Jack prese mezzo secondo per recuperare e flettere i muscoli : adesso doveva impedire che Pitch tornasse fra gli uomini. Afferrò il legno davanti a lui e con tutta la potenza che la sua leggerezza consentiva si gettò su di lui con un urlo. Pitch si riprese appena in tempo per sparire nelle ombre.
Senza perdere un attimo Jack ghiacciò tutta l'umidità della foresta, coprendo di una quantità di piccoli cristalli trasparenti le gocce di umidità dei tronchi e del sottobosco e di specchi scheggiati le pozzanghere per terra. Poi rilasciò il suo potere in quella luce saettante e algida che dal suo bastone si rifletté su tutti quei vetri e illuminò di un bianco venato del giallo delle fiamme che giungevano dal campo di battaglia tutta quella zona di bosco.
Pitch si ritrovò scoperto delle sue ombre e dovette difendersi da un attacco diretto. Nella foga scivolò e per la seconda volta si ritrovò con il sedere per terra.
Jack fu sopra di lui, il bastone puntato alla sua gola : -Hai perso, Pitch.-
-No, no, no ! Ti prego Jack, non essere crudele!-
-Crudele ? Tu causi una guerra e poi chiedi a me di non essere crudele?!-
L'Uomo Nero agitò gli occhi e la testa, le mani alzate : -Era solo per aiutarti, Jack ! Non ti dedicavi più ai bambini ! I Guardiani...-
-I Guardiani ! Non nominare i Guardiani ! Tu li hai traditi, i Guardiani!-
-E tu non li hai mai voluti.-
Jack assottigliò gli occhi : -È tutto qui, il problema ? Volevi colpire me per vendicarti dei Guardiani ? Rinnegando tutto quello che loro sono e rappresentano?-
Pitch digrignò i denti. Fece un gesto improvviso, come per tirare uno schiaffo, ma il movimento andò deliberatamente a vuoto. Contemporaneamente, però, Jack sentì un dolore al fiancò e si trovò sbalzato da dov'era : con le forze che gli erano rimaste, spossato da tutta quella luce, Pitch aveva evocato un piccolo incubo, abbastanza forte da liberarlo dal giogo di Jack spingendolo via.
-Quando anche tu sarai dimenticato, obliato dalle menti di tutti, e cesserai di esistere, allora capirai. Capirai il dolore della solitudine.- Pitch si rialzò facendo leva sul ginocchio.
-Troppo tardi, Pitch.- Anche Jack si rimise in piedi, ansimando. L'emissione continua di quella luce lo stancava, ma non poteva permettersi di perdere di vista il suo avversario -Troppo tardi. So di cosa parli e non mi fa paura. Non ho paura della solitudine, perché adesso so che posso liberarmene. Non ho paura dei Guardiani perché non possono obbligarmi a fare niente.-
-Ti obbligheranno ad essere un Guardiano.-
-Ci hanno già provato, e hanno fallito.-
-Tu eri scappato, Jack. Essere Guardiano ti fa paura.-
Lo spirito bianco drizzò le spalle, i tre principini e i loro sorrisi gli balenarono nella mente : -Non più, ormai.- replicò con dolcezza. Non ce la faceva più. Se avesse voluto conservare abbastanza energia per combattere, avrebbe dovuto lasciar scemare quella luce. Questo voleva dire che aveva un istante appena per attaccare Pitch prima che questi sparisse nelle sue ombre.
Allargò le gambe e, nel momento in cui la luce prese ad abbassarsi, lui spiccò un balzo. Pitch schivò all'ultimo ed cercò di evocare, col favore della penombra nebbiosa che serpeggiava fra i tronchi e tra le radici, un'onda nera. Jack si preparò a difendersi, ma una luce calda si espanse per ogni angolo. Tanti nastri dorati portarono il tepore della pace e del silenzio, e i raggi che emanavano di rifrangevano sui cristalli che li circondavano.
Jack alzò lo sguardo, mantre Pitch, riconosciuto l'incanto, cercava l'intruso con sguardo d'ira : -Cosa c'è, ti nascondi?- ruggì -Per caso di faccio... paura?-
Jack vide allora un omino tondo, dal largo viso sorridente, atterrare lievitando dolcemente davanti a lui. Il nuovo arrivato gli dava le spalle e fronteggiava con dolcezza e decisione l'Uomo Nero.
Pitch strinse i pugni e fece un cenno di saluto col capo : -Sandy...-
L'Omino di Sabbia in cortese risposta si levò il cappello.
-Sei venuto a concludere la nostra vecchia disputa?-
Sandy scosse la testa e accennò agli uomini che ancora battagliavano, non molto lontano da loro.
-Quindi i Guardiani si immischiano anche in queste qestioni, adesso?-
-Sandy...- Jack fece un passo avanti, incerto. Lui si volse e gli fece l'occhiolino.
-Allora sei venuto a fermarmi, Sandy ?- incalzò Pitch.
Altro cenno di diniego : non era necessario. Non più. Il piccolo incubo accanto all'Uomo Nero si era già dissolto. Pitch traeva il suo potere dalla paura di chi lo circondava, ma non c'era paura nel cuore dei due spiriti davanti a lui. In mezzo al campo di battaglia, aveva sfruttato la paura degli uomini, una paura però avvelenata dal coraggio che i loro condottieri avevano saputo infondere in loro. Aveva utilizzato un potere che credeva di avere, ma che l'aveva portato ad uno sforzo eccessivo per lui. Jack, invece, abituato a contare solo su se stesso, aveva tratto forza dal sostegno dei suoi amici e dalla sicurezza dell'affetto dei principini. Jack non aveva certo bisogno dell'aiuto di Sandaman. Aveva già vinto.
L'Uomo Nero strinse i pugni e digrignò i denti : -Credi che questa battagliucola basterà a tenermi lontano ? La nostra guerra non è finita, Sandy ! Vi schiaccerò, e per farlo userò le vostre paure, e tutto l'odio che potete provare per me!-
Al che Sandy si avvicinò a lui e gli posò una mano sulla spalla, segno di antica amicizia. E allora Pitch vide, nei suoi occhi : comprensione, compassione e, soprattutto, perdono. Spaesato, cercò in Jack tracce del suo malefico potere, ma tutto ciò che percepì fu confusione e curiosità, libere dal rancore che sperava di aver suscitato in lui.
Preso dal panico, Pitch fece un passo indietro, traballò sulle gambe, poi si voltò e si diede ad una fuga disperata. Così termina in questa storia il ruolo di colui conosciuto come Pitch Black, l'Uomo Nero, l'Oogie Boogie o, più comunemente, il Babau.
Nella sua corsa, questo personaggio così vacuo e disperato si perse in mille storie, scoprendosi essere talvolta il cattivo, talvolta il buono, vivendo un po' nel Paese di Halloween e un po' nel mondo reale, fino ad arrivare ai giorni nostri, ultima memoria di racconti antichi, quando trovò la sua fine per mano dell'ingeniere Roberto Paudi. Ma questa, è un'altra storia.

Drago Bludvist precipitava. I suoi sensi percepivano il vortice attorno a lui in maniera rallentata, il mantello strappato, il braccio meccanico danneggiato, il bastone in pezzi. I suoi capelli lerci gli frustavano la faccia, il suo sguardo si appannava a tratti.
Aveva affrontato senza difficoltà le due mocciose che avevano interrotto il suo duello con quell'altro guastafeste, ma non si era reso conto che loro prendevano semplicemente tempo. Credeva che, una volta rotta la protesi, il ragazzino e la sua bestiaccia sarebbero precipitati. Invece lui era riuscito con un nodo di fortuna a mantenersi per aria. I loro movimenti erano più impacciati, certo, visto che la lunghezza della corda non era più ottimale, ma questo non impediva loro di volare.
Il colmo di tutto questo, era che quel maledetto ragazzino non aveva rinunciato alla sua onestà e, invece di colpirlo alle spalle, lo aveva richiamato in un duello regolare e pulito. Come se lui si abbassasse a simili idiozie. Aveva alzato il bastone e con un urlo roco aveva preso a incantare l'uncinato delle due ragazze per usarlo contro il suo nemico, e nel contempo mandare il confusione anche la sua bestiaccia nera. Ma quella no, aveva resistito, e con uno scatto furioso era finalmente riuscita a raggiungere il bastone e afferrarlo con la bocca, spezzandolo. Il lucertolone su cui si trovava, allora, aveva preso ad agitarsi e per lui non c'era stato più nulla da fare. Era caduto.
E adesso, che sentiva l'aria tagliargli la pelle nella sua violenza, vedeva con orrore che a quel moccioso non bastava averlo umiliato così : adesso si stava anche lanciando verso di lui, cercando di salvarlo da morte certa.
''Idiota d'un bambino'' pensò ''Non provarci neanche : non accetterei. E comunque non farai in tempo.'' neanche un secondo più tardi toccò il suolo e il suo drago cadde su di lui, in mezzo ad un mucchio di altre bestiacce tramortite e svenute.
Hiccup frenò Sdentato e dall'alto lo cercò con lo sguardo, ma la calca in basso glielo aveva fatto perdere di vista. Tuttavia, la caduta di Drago Bludvist non era passata inosservata : i pirati si resero conto di aver perduto il loro capo e, finalmente persi dal panico, si ritirarono disornitatamente verso le loro navi.
Gli uomini di Stoik e Fergus esultarono : la battaglia era finita. Avevano vinto.

Jack e Sandy uscirono in quel momento dal bosco e si videro correre incontro quella marmaglia disperata. Allora lo spirito della neve cercò con gli occhi i suoi amici. Merida era stata depositata di nuovo su Angus e con un galoppo veloce gli fu accanto : -Si ritirano ! Li stiamo spingendo alle loro navi, perché se ne vadano e non tornino più!-
Jack annuì e la ragazza lanciò un'occhiata diffidente a Sandy, così lui si affrettò a spiegare : -Lui è venuto in mio soccorso. Pitch è fuggito.-
Lei fece un cenno, comprendendo e salutando insieme il nuovo arrivato. Poi si lanciò con i suoi uomini nel bosco, in direzione della costa.
Hiccup guidava i draghi e i due spiriti gli furono tosto accanto.
Arrivarono allora alla costa e videro che, nella loro fuga, i pirati contavano comunque colpire gli uomini sulla scogliera dalle loro imbarcazioni, per vendetta. Hiccup preparò i draghi per cacciarli una volta per tutte, ma un urlo gli fece guardare il mare aperto : -Navi all'orizzonte!- le sentinelle  comunicqrono tutta la loro paura al resto dell'equipaggio, che nelle urla di giubilo dei vincitori fecero salpare la loro flotta e fuggirono più velocemente che poterono.
Allora anche Jack prese a urlare : -Sole giallo in campo viola ! È Rapunzel ! È Rapunzel!-
Merida alzò le mani : -Rapunzel ! Hiccup, Hiccup !-
Il ragazzo planò per prenderla al volo e con impazienza spinse Sdentato al massimo verso la flotta lucente e ordinata che avanzava verso di loro portando con lei il sole, che nel tardo pomeriggio aveva finalmente squarciato le nubi.

Sul ponte della nave, Rapunzel tese le mani a un Jack euforico che l'abbracciò così forte che volteggiarono un paio di volte su loro stessi. Poi furono investiti dalla lingua ruvida di Sdentato mentre Hiccup e Merida smontavano e festeggiavano con il cuore leggero la loro amica.

A parte un primo momento di sconcerto dovuto al fatto che la fanciulla avesse abbracciato il vuoto prima di essere raggiunta da un drago, la nave attraccò senza problemi sulle coste di Dalriada.
Dopo aver parlato con Re e Regina ed essersi fatta riconoscere come principessa perduta, la ragazza aveva raccontato loro dei suoi amici e della guerra che erano andati ad affrontare per proteggere le loro famiglie e li aveva convinti ad intervenire. I regnanti non accettarono di prendere parte ad una battaglia che non li concerneva, ma si offrirono di mandare un supporto di altro genere : i soldati in armatura lucente scaricarono allora tutti i medicamenti e le provviste che si erano portati dietro.
-Non potevo certo abbandonarvi così...- sorrise la nuova principessa, sistemandosi una ciocca dietro l'orecchio -Immagino che una guerra lasci molti feriti dietro di sé...-
Fu così che dei soccorsi tempestivi evitarono che molti guerrieri feriti arrivassero al peggio. Molti erano pirati abbandonati dai loro, che furono ugualmente soccorsi.
Hiccup girava per il campo e si dedicava ai draghi, che non erano facilmente avvicinati dagli uomini. Fu per questo che accadde.
Era arrivato ad un mucchio di creature svenute e spaesate e, resosi conto della gravità di alcune ferite, si era votato per chiedere aiuto. Allora una sagoma nera e massiccia si era levata sul dorso di un drago in palese stato di trauma e aveva lanciato un urlo roco, divorato dalla rabbia della sconfitta.
Hiccup volse indietro la testa, ma non abbastanza rapidamente.
Jack vide e mandò una scarica ghiacciata, ma non abbastanza rapidamente.
Rapunzel lanciò una spessa ciocca dei suoi capelli e interruppe quel latrato, ma non abbastanza rapidamente.
Merida si coprì la bocca con le mani.
Sdentato si gettò su Hiccup.
Drago Bludvist aveva dato l'ordine, e il drago aveva eseguito. Una fiammata avvolse completamente la figura di Hiccup.
Il ragazzo si sentì bruciare ovunque. Poi tutto fu buio.

 




Angolino dell'autrice
Sembrava tutto finito... e invece no ! Vi toccherà ancora almeno un capitolo !
Due informazioni rapide rapide :  l'ingeniere Roberto Paudi è il protagonista di un racconto di Dino Buzzati del 1986, La fine del Babau. Si tratta di una storia di appena qualche pagina che consiglio a tutti (non so se si trova online, non ho controllato), in cui la razionalità del mondo di oggi rappresentato dal signor ingeniere si scontra con il soprannaturale affascinante e antico delle favole per bambini, in questo caso rappresentato dal Babau. Per chi fosse interessato...
Il mio computer fa i capricci. Fa molti capricci. Per cui la mia rilettura non è stata molto approfondita e vi chiedo quindi di segnalarmi, nel caso, qualunque errore di grammatica, sintassi o battitura che notate.
Questo è il primo testo di guerra che scrivo, per cui ho reso l'epicità come meglio ho potuto. A voi dirmi se sono riuscita a gasarvi almeno un pochino ;)
A presto !
Nike

  
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