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Autore: Neferikare    31/10/2017    1 recensioni
Storie del terrore, fantasmi, streghe, antichi rituali e magia: la notte di Halloween è questo e molto di più per occhi diversi da quelli dei mortali, che si illudono invece di festeggiare una semplice festa in compagnia da passare suonando ai campanelli dei vicini sperando di ricevere dolci.
Ma nella notte in cui le porte del regno delle tenebre si spalancano per fondersi col mondo terreno e le anime varcano i confini dell'aldilà, il male più puro è pronto a risorgere nelle forme più inquietanti e disparate, tutte con un unico obiettivo comune: riunirsi, finalmente.
A casa di Pitch Black, che ha la sfortuna di ospitare il consueto incontro del gruppo di supporto di quei cattivi che si sono visti portare via i propri sogni di gloria e potere, ovviamente, dando vita alla giornata più disagiata che il re degli incubi osasse immaginare.
Soprattutto con l'arrivo di un corriere ed una scatola.
Genere: Comico, Demenziale, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Kozmotis 'Pitch' Pitchiner, Pitch
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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“È tutto un sogno, non è veramente arrivato questo giorno”.

Pitch si era appena svegliato, eppure aveva già voglia di sparire dal mondo nascondendosi sotto un letto, che pure era la cosa che gli riusciva meglio; diede un altro sguardo distratto al calendario appeso al muro, ma non prima di stropicciarsi gli occhi pregando che fosse tutto un incubo: 31 ottobre, segnava il 31 ottobre.

Si mise seduto e guardò meglio dopo essersi stropicciato gli occhi, sorrise: si stava sbagliando, molto probabilmente aveva sbadatamente strappato un foglietto in più o in meno ed era per quello che quell’infame di calendario segnava il 31 ottobre come data odierna, non poteva e non doveva essere veramente quel giorno, no.

NO.

Senza cambiare posizione, Pitch si tirò furiosamente le coperte fin sopra la testa iniziando a borbottare qualcosa fra sé e sé con fare seccato, iniziò a dondolare a destra e sinistra sul materasso emettendo gridolini e infine, per aggiungere delirio al delirio, iniziò pure a pestare per terra i piedi come un bambino per esprimere il proprio disappunto: no, no, NO! Non doveva essere veramente arrivato Halloween! Non poteva essere già il fatidico giorno dell’anno in cui il disagio più profondo risorgeva dalle viscere della Terra per fargli visita! NO!

Un ultimo sguardo al calendario fu ciò che riportò Pitch alla ragione: Halloween era arrivato puntuale come l’Imu sulla stalla degli Incubi, era arrivato portando con sé quegli stupidi festoni di carta a tema, le zucche da intagliare rischiando di dare fuoco alla casa per colpa della candela al loro interno, i dolciumi che fruttavano fior di soldi ai dentisti, i costumi più improbabili.

E l’incontro del gruppo di ascolto dei Malvagi Anonimi.

Che quest’anno, ironia della sorte, si sarebbe svolto proprio a casa sua: era già un supplizio quando doveva andare nell’abitazione di un altro di quei poveri disgraziati -esattamente come lo era lui- a sentire e raccontare le proprie miserie, la maggior parte delle volte accompagnate da alcol di pessima qualità, ma ora che doveva essere lui ad ospitare qualcuno in casa era pure peggio, era la fine di tutti i suoi sforzi per fingersi malato di volta in volta.

Senza perdere la speranza che la febbre l’avesse per davvero -e anche nel caso in cui non l’avesse avuta se la sarebbe fatta venire-, Pitch stava giusto per alzarsi a prendere il termometro quando vide il proprio riflesso nello specchio: corpo imbozzolato nelle coperte -rigorosamente nere, come si confà al re degli incubi- con solo la testa che usciva dalle stesse, occhi arrossati per colpa del poco sonno, voglia di vivere rasoterra.

Cristo, sembrava Mothman.

Disturbato quanto impanicato dall’inquietante visione di assomigliare a quell’anima dannata, e probabilmente temendo che da un momento all’altro si sarebbe trasformato nell’uomo falena, Black sgusciò fuori dalle coperte prima che potessero diventare un bozzolo per davvero loro, ed un’adorabile larva strisciante lui; con una classica botta di sfiga alla Mothman, nel mentre che tentava di divincolarsi da quell’abbraccio mortale inciampò in un lembo delle lenzuola, finendo ovviamente naso a terra come una fetta biscottata coperta di marmellata.

Guardò fuori dalla finestra: niente falene con fari dell’auto al posto degli occhi in vista, per fortuna, solo una manciata di palloncini rossi legati alla grata sopra il suo rifugio.

“Cosa?”.

Palloncini.

Palloncini rossi.

Nel mentre che si rimetteva in piedi e si dava una sistemata, Pitch chiamò uno dei suoi Incubi facendogli segno di portargli il curioso ninnolo che lo aspettava sull’uscio di casa, ordine che il cavallo seguì immediatamente sparendo in una nuvola di polvere nera.

Li guardò da lontano nervoso: “Sono solo palloncini, dannatissimi e gommosi palloncini, è tutta una coincidenza, un’enorme coincidenza”, si disse per convincersi, ma una volta che li ebbe in mano ci credeva ancora meno di quanto non ci credesse già prima.

Restò qualche istante ad osservarli, girandoseli e rigirandoseli fra le mani tanto perplesso quanto teso, poi decise di fare la cosa migliore in quel caso, e cioè fregarsene altamente: ora che ci pensava la loro riunione sarebbe stata da lì a poco, se proprio doveva ospitarla tanto valeva fare bella figura -e di certo l’aspetto decorativo di casa sua lasciava alquanto a desiderare, fra buio e polvere-, qualche palloncino appeso in giro certo non avrebbe guastato.

Cercando di non pensare a tutte le bizzarrie che gli stavano capitando quella mattina, Pitch si limitò ad armarsi di nastro adesivo per attaccare alle pareti quei benedetti palloncini rossi, notando che effettivamente non stavano poi così male e ringraziando chiunque avesse avuto la premura di portarglieli quel giorno, una coincidenza proprio.

Nel mentre che staccava con i denti un pezzo di scotch, però, la sua attenzione venne catturata da uno dei palloni che aveva fra le mani: notò che aveva una scritta sulla parte posteriore rispetto a dove lo stava guardando lui, probabilmente era per quello che gli sembrava più scuro degli altri che aveva appeso fino a quel momento; sentì un brivido lungo la schiena senza saperne il motivo, prima di girarselo fra le mai, ma alla fine si fece coraggio e lesse: “Apri la porta”.

Un tonfo sordo alla porta d’entrata, seguito da altri tre: baba-ba, dook, dook, dook.

Pitch si girò di scatto mollando il palloncino e facendo un cenno concitato agli Incubi, che di risposta gli si misero davanti per proteggerlo da qualsiasi cosa o persona lo attendesse dietro l’uscio di casa, lanciando nitriti minacciosi che contribuirono a far accapponare la pelle all’Uomo Nero: non avrebbe potuto accadergli niente di male finché c’erano loro a vegliare su di lui, e comunque avrebbe potuto tranquillamente affrontare chiunque in quanto signore dell’oscurità, se non fosse stato paralizzato dalla paura però.

E dal freddo polare che si stava diffondendo in tutta la stanza, ma si disse che il motivo era semplicemente l’essersi scordato di pagare il riscaldamento, era sicuramente per quello; i nitriti proseguirono a oltranza per diversi minuti, minuti durante i quali Pitch si era gradualmente avvicinato alla porta forte della protezione degli Incubi, fino a quando non si era trovato con la mano sulla maniglia indeciso sul da farsi: avrebbe potuto aprire e trovarsi davanti i suoi ospiti, oppure un qualche mostro famelico pronto a divorarlo, o i Guardiani, oppure-

Un ruggito gutturale riempì tutta la casa, investendolo in pieno con violenza immane e facendolo cadere per terra: quel suono pareva arrivare dagli inferi, rimbalzava sulle pareti, sui pavimenti, ovunque, entrava nelle orecchie e scavava fin dentro l’anima alla ricerca di chissà cosa per nutrirsi, per diventare sempre più forte nel suo prorompente crescendo di intensità e di eco.

Gli Incubi resistettero qualche istante appena, ma nemmeno loro vennero risparmiati dalla furia di quel rombo tonante che sembrava squarciare il tempo e lo spazio: i più fortunati di loro riuscirono a galoppare via terrorizzati sparendo nel buio, gli altri invece finirono per dissolversi in nuvole di polvere nera che venivano trasportate dal vento, o meglio dalla corrente che quel ruggito aveva creato nella stanza.

Black -per fortuna o meno- non aveva visto l’impietosa fine fatta dai suoi amati cavalli, complice il fatto che il polverone sollevato da quella mostruosità gli era finito negli occhi accecandolo per qualche secondo, ma si pentì amaramente di esserseli puliti poco dopo: davanti a lui si stagliava una figura immane che pareva fatta di pura oscurità, una massa nera che -come un’ombra davanti ad una candela- si ingrandiva sempre di più fino a circondarlo su tutti i fronti con quelle che parevano braccia terminanti con lunghi artigli pronti a strappargli l’anima dal corpo.

Fu questione di secondi perché Pitch si trovasse bloccato in un angolo della stanza, l’unico dove i flebili raggi del Sole prevenienti dalla grata sopra la sua testa riuscivano ad arrivare, rintanato come un coniglio mentre intorno a lui c’era solo nero ed una figura che gli stava puntando addosso i propri occhi bianchi perfettamente tondi quanto vuoti, bianchi come l’infinita serie di denti che gli si erano appena palesati davanti quando la creatura aveva sorriso.

E si era tolta la tuba -anch’essa nera- con un breve inchino.

Seguì un applauso accompagnato dall’inconfondibile rumore di passi verso di lui, segno evidente che qualcuno gli si stava avvicinando e pareva piuttosto divertito dalla situazione, poi un tonfo sordo ai suoi piedi; guardò: un libro aperto, un libro con una frase scritta su due pagine.


“If it’s in a word,

or it’s in a look,

you can’t get rid

of the Babadook!”

«A meno che non gli prepari un sandwich ai cetrioli, maionese e gamberetti, in quel caso puoi liberartene e osservarlo mentre emette gridolini entusiasti» asserì la figura al suo fianco con fare da documentario naturalistico; Pitch sollevò appena lo sguardo, gli occhi che dovevano ancora abituarsi al buio della stanza:

«Pennywise» pronunciò semplicemente con un velo di acidità «Avrei dovuto immaginarlo, che stupido che sono: chi altri poteva essere, eh?» lasciò cadere la domanda.

Il clown lo guardo divertito esibendo quel suo sorriso da far accapponare la pelle persino al re degli incubi, non si sapeva se più per i denti affilati che si intravedeva dietro il rossetto rosso, o per come corrugava la fronte facendo assumere agli occhi oro-ambrati un’aria ancora più macabra:

«Infatti, chi altri avrebbe potuto essere? Non tutti hanno il coraggio di entrare nella tana dell’Uomo Nero, persino le mie fognature sono più presentabili: cioè, renditene conto», passò un dito sul comodino lì vicino, ricavandoci il guanto che da bianco diventò grigiastro per la polvere «mi sale l’ipocondria al solo pensare a quali germi si annidino qui dentro, cristo. Se muoio è colpa tua, e poi dovrai vedertela con lui» concluse indicando l’ombra nera.

La figura sembrò fare un qualche gesto simile al girarsi volgendo il volto -o quello che era insomma- verso il pagliaccio, il quale frugò nello sfarzoso abito ottocentesco che indossava tirando fuori un pezzo di stagnola che si mise pazientemente al aprire rivelando un tramezzino; Black guardava la scena con il viso che pareva più un quadro di arte moderna:

«Cetrioli, maionese e gamberetti, appunto: lo adora più di quanto adori ammazzare la gente, il che è tutto dire considerando il soggetto», spiegò notando il disappunto dell’altro.

Contro ogni previsione più rosea di Pitch -che sperava al massimo in una morte veloce-, quando il panino atterrò nella bocca della creatura questa iniziò ad emettere curiosi suoni per davvero, proprio come aveva predetto Pennywise: erano a metà fra lo squittio di un topo e le fusa di un gatto, un qualcosa che univa la tenerezza e l’essere disturbante anche solo perché proveniva dalla bocca del male più puro, insomma.

Passò qualche istante prima che accadesse qualcosa di diverso dall’ascoltare compiaciuti i versi di quella bestia, poi quest’ultima iniziò a ritirarsi dai muri come un’ombra che retrocedeva di fronte alla luce del Sole, finendo per concentrarsi in un solo punto all’angolo della stanza; una massa nera informe era tutto ciò che rimaneva del terrore provato da Pitch qualche istante prima, una sorta di fagotto sospeso a mezz’aria vicino al soffitto dal quale non proveniva più alcun suono, solo una sorta di ticchettio.

Improvvisamente e senza preavviso alcuno, la massa sgattaiolò via talmente veloce che Pitch la perse subito di vista, persino i suoi incubi si guardavano intorno confusi: riapparve qualche secondo dopo per poi scomparire ancora, e ancora, e poi ancora, la vedeva schizzare da una parte all’altra della stanza viaggiando su muri e pareti come una macchia d’inchiostro, se la vide addirittura passare in mezzo alle gambe.

“Eh no, questa volta ti prendo!”, pensò l’Uomo Nero con fare concitato per poi, appena rivide riapparire la macchia sotto di lui, gettarvisi sopra nemmeno stesse pescando delle trote a mani nude.

Quella capriola improvvisata gli costò un brutto bernoccolo in fronte, lo sentiva pulsare molto chiaramente mentre gli occhi gli giravano per il tonfo:

«Buongiorno a te, Pitch-Pitch», gli parve di udire; no, stava decisamente sognando, era talmente rincoglionito dalla caduta che sentiva pure le voci, adesso, oltre a qualcuno che bussava sulla sua testa:

«Baba-ba! Dook!», sentì l’eco di un primo colpo.

«Dook!», poi un secondo.

«DOOK!­».

Il terzo le fece finalmente svegliare per bene, scattare in piedi e sfoderare le proprie conoscenze di kung fu assumendo la posizione della gru, pronto per affrontare qualsiasi nemico gli si sarebbe posto davanti:

«Non ho paura di te!» tuonò minaccioso aprendo le braccia «Io sono Pitch Black! Re degli incubi! L’Uomo nero! Il terrore della notte! Io sono-»

«Pitch della casa Black, “nato dalla malsana idea di qualche Fearlings”, primo e ultimo del suo nome, re degli incubi e dell’autocommiserazione, signore delle tenebre tanto che dorme con la lucina accesa, protettore del nulla perché è un incapace, principe della notte insieme ai pipistrelli, khal del grande mare di vomito dopo la tequila che regge a malapena, “l’eterno sconfitto”, “padre dei cavalli”, re del bingo al centro anziani, distruttore di certezze. Ho dimenticato qualcosa?», annunciò una voce tanto rauca quanto profonda dietro le sue spalle.

Si girò tempestivamente, trovandosi una mano nera dalle dita spaventosamente lunghe ed artigliate a salutarlo calorosamente:

«Babadook? Con… lui?» domandò perplesso indicando Pennywise, che nel frattempo si era avvicinato ad entrambi ed era stato preso sottobraccio dall’altro.

«Io, qui, con lui, proprio così: vedo che hai una vista acuta, vecchio volpe che riempie le proprie giornate di rasponi in solitaria!»

«Sempre meglio dei tuoi, Dooky, che con quelle mani», il clown ne prese una fra le sue spostando leggermente la manica del cappotto nero, esattamente come tutto il completo ed il corpo «mi riduci l’uccello ad un colabrodo ogni dannatissima volta».

«Parli tu, ah! Vogliamo parlare del fatto che non ricevo un pompino da tempi immemori, eh?», si girò verso Black «Dimmelo tu se è normale, Pitch-Pitch, che un uomo non possa nemmeno farsi fare un pompino in pace! Nemmeno uno!» si lamentò mentre quel sorriso che gli riempiva -letteralmente- mezza faccia non mutava, ma assumeva un’aria alquanto grottesca nel tentativo di farlo.

Pitch era fisicamente presente e forse avrebbe pure tentato di rispondere se avesse potuto, ma con la testa era partito da un pezzo: iddio, si era completamente scordato che Pennywise e Babadook avessero una relazione seria da un pezzo, lo aveva completamente cancellato dalla sua mente, non era pronto ad aggiungere i drammi di due gay assassini che discutevano su seghe e pompini, per chiuderla in rima.

«Allora? Vuoi degnarci della tua risposta o no, signorina color cenere?»

«Eh? Oh, sì, sì…», Pitch non ricordava nemmeno più di cosa si stesse parlando, ma tentò ugualmente di dire qualcosa.

«Come sarebbe a dire “sì”? Secondo te è normale che io non possa godermi un bel pompino? Ma scherzi?!!» lo incalzò sorpreso e infastidito, avvicinandoglisi al viso e puntandogli addosso quei suoi occhi bianchi.

Seguirono attimi concitati, durante i quali l’Uomo Nero faticava ad evitare di sudare freddo mentre lo sguardo dell’altro non gli si staccava di dosso: Babadook era un mostro ben più temibile di lui, Black ne era fin troppo consapevole, e anche se si nutrivano entrambi di paura quel demone avrebbe potuto piegarlo ed usarlo come spuntino in qualsiasi momento, al contrario dei poteri di Pitch che su di lui erano del tutto inefficaci.

«Guarda che non è colpa mia se ho i denti così, non possiamo permetterci il dentista e lo sai bene! E poi devo mangiare i bambini: come faccio senza questi, secondo te?» intervenne Pennywise salvandolo involontariamente; il pagliaccio si indico gli innumerevoli canini dalle forme e dimensioni più variegate all’interno della bocca fin giù per la gola «E comunque fai poco lo spiritoso, Dooky, che tanto hai ben altro per compensare la mancanza di pompini, diciamo le cose come stanno».

«Tipo quei tuoi capelli dall’improbabile color carota, che sono proprio comodi da afferrare quando te lo metto nel-»

«NON MI INTERESSANO I DETTAGLI DELLE VOSTRE SCOPATE SELVAGGE!» sbottò Pitch pestando un piede per terra.

Calò il silenzio.

Si guardò a sinistra e destra, sotto i piedi e sopra la testa: niente, non c’erano via d’uscita che il Babadook non potesse raggiungere, e nemmeno anfratti nei quali Pennywise non si sarebbe infilato per cavargli gli occhi ed usarli al posto delle olive in due Martini.

Cristo, le olive non le aveva nemmeno comprate, quindi l’ipotesi che i suoi bulbi oculari potessero fare quella triste fine era sempre più probabile! E del resto del corpo cosa ci avrebbero fatto? Non c’erano nemmeno dei festoni o dei segnaposto, per la riunione dei Malvagi Anonimi, forse avrebbero usato il suo intestino per ricavare i primi e le unghie per i secondi! E con la sua pelle avrebbero rattoppato le sedie sgualcite che aveva messo loro a disposizione!

Pitch era troppo preso a maledire il suo poco senso di interior designer per preoccuparsi del fatto che Pennywise stesse accuratamente scegliendo un coltello dal ceppo sul tavolo, come anche non stava notando la figura di Dooky che si ingrandiva sempre più esattamente come era accaduto prima:

«Che cos’è che hai detto, Pitch-Pitch? Che non ti interessa ciò che dico?»

“Precisamente”, pensò «Io non volevo dire questo, intendevo che… che… che non mi interessano i dettagli…» prese fiato, nemmeno riusciva ad immaginare quei due intenti ad inchiappettarsi in mezzo ai palloncini «sessuali, ecco, quelli non mi interessano. No. NO».

«Perché, tu hai qualcosa di meglio da raccontare, forse? Guarda che io ti-»

«Ooooooh, let it shiiiiiine, c’mon! Now eeeeeverybody just sing alooooong, let theee sunshineee iiiiiiiiin!» stonò un individuo basso e grassoccio che entrò dalla porta «Opeeeenyour heaaaart and leeeeet it shiiiiiiiiine on in! Wheeeeen you aaare loneeeeely, leeeeet it shineeeeeee ooooon!»

«Eccolo signori! Eccolo!» urlò Pennywise lanciando in aria il ceppo di coltelli dal troppo entusiasmo, che ovviamente andarono a conficcarsi nell’abito di Pitch strappandone un lembo.

«Ecco chi, Penny, eh?» Babadook sembrava sospettoso «Ne riconosci la voce? Lo conosci? Ci sei andato a letto insieme? Hai un amante? HAI UN-»

«Osteria numero ottanta, la mattina il gallo canta! La mattina su più bello s’alza pure il mio uccello!» intonò questa volta una curiosa figura dalle fattezze femminili ma dalla voce vagamente mascolina, con corpo di donna e testa e zampe caprine «Dammela a me biooondina!», afferrò quella che doveva essere una demonessa dai capelli color grano che le camminava vicino, trascinandosela a fianco e ficcandogli letteralmente la lingua in gola in qualcosa di grottescamente simile ad un bacio «Dammela a me moraaa!» e fece lo stesso con un’altra succube, questa volta dai capelli castano scuro.

La scena non era abbastanza disagiata, no di certo, mancava giusto il più basso dei due -una sorta di grosso bulldog inglese dalla pelle liscia e glabra color tortora che schiariva verso la pancia rosa, con lunghe spine nerastre che andavano dalla fronte alla schiena fino alla massiccia coda da rettile- che si avvicinava a Pitch trotterellando e fischiettando nel mentre che spargeva petali profumati ai suoi piedi:

«Namastè, fratello Pitch, pace e serenità a te e alla tua casa, pace e…» lanciò in aria una miriade di quei petali dando vita ad una cascata «ammmore! Tanto amore! Tantissimo!».

«Sì, namastè pure a te, Nezahualcòyotl, è un piac-»

«Ciucciacapre! Si chiama ciucciacapre lui! Altro che Nezaqualcosa!» intervenne la donna.

Pitch scosse la testa dando mostra di uno dei tanti facepalm che prevedeva avrebbero riempito quella giornata: non bastavano Pennywise e Babadook che lo mettevano al corrente della loro difficoltosa quanto intensa vita sessuale, non bastava nemmeno il Chupacabras versione saggio indiano che spargeva fiori -anche se per quello sarebbe andato bene come damigella all’eventuale matrimonio dei primi due-, no, mancava pure Baphomet alias “Il Pappone Infernale”.

Sì, un lui, non una lei, anche se l’aspetto era quello di una donna decisamente prosperosa alla cui richieste indecenti difficilmente si sarebbe potuto resistere, persino la testa di capra non stonava con il suo aspetto!

Nell’immaginario popolare, Baphomet -uno dei tanti nomi con i quali era conosciuto- era uomo e donna al contempo, ed era finito per approfittarsi della situazione dando mostra delle sua abilità da mutaforma proprio in quel modo, col suo seno al vento e due chiappe da far invidia a Kim Kardashian, incorniciate da due grandi ali piumate che lasciavano intravedere la membrana sottostante: blu-nerasta una, rosata l’altra, esattamente come era striata degli stessi colori pure la pelliccia caprina che aveva su spalle e poi dai fianchi in giù.

Pitch si sentiva particolarmente potente in casa sua, o forse era solo troppo deficiente per pensare a ciò che diceva:

«Baphomet transessuale, ci delizi con la tua presenza, quale onore! Ti sei davvero scomodato dal caldo dell’inferno per venire nella mia topaia, eh?»

«Certo che sì, volevo vedere se avevi ancora il cazzo attaccato o se si era consumato per le troppe seghe, Black, lo sai che mi preoccupo per te» lo spense senza troppi giri di parole «anche perché non dimostri interesse per nessuna delle mie ragazze, il che è curioso considerando da quanto tempo non vedi una vag-»

«Fiore di loto! Si chiama fiore di loto!» intervenne il ciucciacapre.

«Io ci sborro, nei fiori di loto, che si tratti di fiori o di vagine: come si dice, “in tempo di carestia ogni buco è galleria”, per cui facciamo poco i delicatini ed iniziamo a comportarci come dei bravi maestrini sofisticatini laureati al classico!»

«Con la borsa LiVorno!» fece presente Babadook ridendo.

«Che lo mettono dietro, ma non dietro dietro, dietro davanti!», convenne Pennywise.

«E l’austriaco felice di sottofondo, puttanelle mie che non siete altro!», concluse il demone.

Nezahualcóyotl stava ancora apparecchiando il tavolo con stuzzichini, bibite e alcol quando Baphomet ci conficcò dentro una delle sbarre metalliche che costituivano una delle gambe del letto di Pitch, prese i veli del baldacchino e se li mise attorno al corpo come se fosse una danzatrice del ventre.

Solo che si stava dando alla lap dance.

Sul tavolo col loro cibo.

“In tempo di carestia ogni palo è un palco in cui esibirsi”, probabilmente aveva pensato quello.

Pitch credeva di aver visto tutto, dopo l’austriaco felice di sottofondo ed il diavolo che stava strusciando il proprio corpo su un pezzo del proprio letto ormai collassato a terra, ma il peggio era iniziato quando aveva afferrato una baguette e -con l’aiuto di un Pennywise e di un Babadook incredibilmente entusiasti-, ci aveva sbattuto dentro le peggio cose disponibili: cetriolini, gamberetti, salame, crema alle nocciole, cipolline sottaceto, salsa burger e ketchup, e infine maionese, tanta maionese.

Tantissima.

Talmente tanta che il Chupacabras -forse preso dall’entusiasmo, forse strafatto di cannabis, forse dopo aver sniffato un gelsomino- aveva afferrato due tubetti insieme e gliela stava versando addosso schizzando ovunque; Baphomet non si fece attendere: si strappò i veli di dosso e prese a spalmarsi la maionese in ogni posto disponibile, probabilmente pure dove altri demoni non avevano posti a dirla tutta, il tutto dando mostra delle proprie capacità di deep throat infilandosi per intero la baguette in gola e mimando un rapporto orale.

Con una baguette che schizzava maionese e saliva e chissà cos’altro ovunque.

Compreso il viso di Pitch.

«No eh, NO! Questo è troppo! TROPPO!» scoppiò Pitch furibondo quando uno schizzo lo colpì sulle labbra, avvicinandosi al tavolo con i pugni stretti e un’espressione contratta in volto «Questo non è il tuo bordello, Baphomet, fai le tue porcherie altrove, che i bambini in Africa muoiono di fame e tu balli sugli antipasti! Non- ALLONTANA IL TUO VIGOROSO MEMBRO DAI TACOS, IDDIO!».

L’altro era perfettamente calmo, troppo impegnato a stringersi il seno fra le mani unte e bisunte perché potesse importargli qualcosa:

«Il mio vigoroso quanto enorme membro demoniaco te lo consegno dritto nel culo, se non ti sbrighi a darmi la salsa al formaggio per i tacos» rispose con espressione severa puntandogli addosso quegli occhi che parevano illuminati dal fuoco degli inferi «te lo schiaffo dentro con posta raccomandata e ti impalo come un albero della cuccagna: così, guarda!» afferrò una delle succubi, e con tutta la nonchalance che solo il diavolo poteva avere, la fece piegare in avanti e la penetrò senza tante riserve o complimenti.

“Non sta succedendo veramente, non stanno scopando sul tavolo dove ho vinto la mia prima partita a Risiko, NO”, la rassegnazione mentale di Pitch andava curiosamente a ritmo con gli orgasmi fin troppo rumorosi dell’altra.

Ormai sull’orlo di una crisi di nervi, sperava che qualcuno notasse il suo disagio nell’assistere ad un rapporto sessuale sul tavolo dove da lì a poco avrebbero mangiato, eppure niente: erano davvero tutti troppo occupati ad incitare Baphomet e leccare via la maionese dalle sue corna di stambecco per notarlo, tutti troppo presi dalle perversioni di Halloween per fare caso al padrone di casa rassegnato e sconsolato.

Questo non è precisamente ciò che avevo in mente per riunione del gruppo di supporto”, pensò amaramente il re degli incubi, e non poteva avere più ragione.

«Ehi, Black!» lo chiamò Baphomet vedendo che si stava allontanando «Vieni, avanti! Unisciti anche tu, anziché nasconderti per smanettarti l’uccello! Tanto c’è posto per entrambi, vero, tesoro?».

«Oh, sì, certamente mio signore! Non potrei essere più felice di servirvi!» confermò la succube bionda fra un gemito e l’altro «E volendo c’è anche la mia collega, saremmo liete di-» non fece in tempo a finire che il demone la sollevò portandosela al petto e ripetendo la scena dell’ambiguo bacio di poco prima, ovviamente senza interrompere l’intenso rapporto che stavano avendo.

«Allora? Vieni o no? E non dentro un fazzoletto, ti prego, che magari finiamo per usarlo come tovagliolo senza volerlo!» inorridì Baphomet mentre l’altra succube, incitata dai cori da stadio di Babadook e Pennywise che gonfiavano preservativi nemmeno fossero palloncini, si unì a lui ed alla collega iniziando a suggere il seno del primo.

Per quanto Pitch si considerasse un uomo decisamente più di retto senso di quel pappone infernale, per qualche istante pensò seriamente di potersi concedere il lusso di una sveltina: nessuno lo sarebbe venuto a sapere, i guardiani no di certo, sua figlia nemmeno, lui si sarebbe divertito come non faceva da secoli, e forse uscire dall’astinenza alla quale lo condannava quel suo improbabile naso gli avrebbe fatto bene ai nervi.

“Quello che accade durante una notte di transessuali e mignotte, rimane nel luogo dove avviene la notte a transessuali e mignotte”, si disse ingoiando la saliva: nessuno sarebbe venuto a saperlo, nessuno in tutto il cosmo, solo lui, quei quattro disgraziati e le due succubi, nessun altro, doveva convincersi di questo!

Ed a giudicare dal fatto che stesse malamente salendo sul tavolo per accettare di buon grado l’invito del demone, pareva essere riuscito a convincersi per davvero; Baphomet lo guardò compiaciuto:

«Ma guarda un po’! Hai accettato per davvero di unirti a me per una sana scopata, nemmeno ci speravo!» esultò tutto contento con espressione di seria sorpresa mentre l’altro si accingeva a spogliarsi «Aspetta-aspetta-aspetta! Qui ci vuole il meglio del meglio!», disse congedando la succube mora, la quale sparì in un pentagramma comparso dal nulla sul pavimento come marchiato a fuoco «Per la prima ripassata dopo secoli che non vedevi nulla se non la tua mano destra, una vergine è il minimo che io possa offrirti in quanto tuo vecchio amico! Non fare complimenti, mi raccomando, che io ho solo merce di prima qualità!».

Pitch non sapeva bene cosa dire o fare, non sapeva se prendere lo sverginamento di una succube di Baphomet come un onore o un modo per dire “Ci sai fare talmente poco che giusto le vergini possono accontentarsi”, fatto stava che dallo stesso pentagramma di prima fece capolino l’ennesima signorina della giornata. Notò fin da subito che era nuova nel giro di Baphomet: si guardava intorno impaurita stringendosi nelle ali piumate -una vera e propria rarità fra le succubi, che solitamente le avevano membranose- dal tenue color rosa pastello bordato d’azzurro, gli occhi cerulei scuri nascosti da una cascata di capelli magenta spento dal quale facevano capolino due corna da cervo.

Gli si avvicinò a piccoli passi su quei minuti zoccoli azzurri che si ritrovava, tremante e con la coda arrotolata intorno ad una delle gambe o zampe che fossero; Baphomet la saluto con un vigoroso schiaffo sulle natiche, dal quale la succube parve non essersi ritirata a stento:

«Tu sei Farah, vero?»

«È il mio nome, sì» rispose con un filo di voce quasi impalpabile «sono la succube vergine che avete richiesto, mio signore… l’unica, a dirla tutta».

«Ah sì? E com’è che non ti ho ancora inaugurata, eh? Avresti dovuto dirmelo, accidenti, ora dovrò lasciare tutto il divertimento a Black!» si lamentò scrutandone ogni centimetro, toccandola e strizzandola a destra e sinistra nemmeno stesse controllando una forma di formaggio a stagionare, un formaggio piuttosto a disagio dalla situazione però; le levò gli abiti e la fece chinare sul tavolo nonostante i tremori di protesta «Sentì dolcezza, poche storie: sei una succube, sei nata per essere lo svuotapalle di chicchessia, prima volta o millesima ora apri le gambe, stai buona e- TU COSA STAI FACENDO ESATTAMENTE?!!».

Domanda interessante: avrebbe voluto saperlo pure Pitch cosa stava facendo, e invece se ne stava lì in piedi con gli ormoni a mille, la voglia di montare degna di uno stallone ed il pene incastrato nella zip dei pantaloni.

Eh.

Nessuno dei presenti osò proferire parola, persino Babadook e Pennywise che stavano tornando dalla cucina con in mano il bottino restarono impietriti vedendo quella scena al limite dell’assurdo: una succube nuda che aspettava di perdere la verginità, un demone transessuale col membro al vento ed il re degli incubi che armeggiava col in proprio, di membro.

Pitch armeggiava, e armeggiava, e armeggiava ancora, armeggiava talmente tanto che alla fine l’happy ending era venuto da solo, letteralmente.

Risate generali.

Baphomet scosse la testa rassegnato, facendo ricomparire gli abiti addosso alla succube con uno schiocco di dita:

«A quanto pare il tuo servizio non è stato necessario, Farah, torna dalle tue colleghe che oggi a quanto pare non è la tua giornata fortunata, o sfortunata a seconda dei punti di vista».

«Come volete, mio signore» si congedò con un inchino sparendo nel solito portale, e se il demone fosse stato sufficiente vicino a lei mentre si allontanava avrebbe chiaramente sentito il suo sospiro di sollievo; l’altra la seguì a ruota dietro l’ordine del demone, che ormai riteneva l’atmosfera fin troppo spenta per continuare a profanare qualsiasi cosa che non fosse la dignità di Pitch.

La quale era andata a farsi sotterrare nel momento in cui Neza gli si era avvicinato e gli aveva dato una mano a disincastrarsi l’uccello: cristo, di figure di ne aveva fatte anche troppe fino ad ora, per non parlare della sfiga assurda nell’essersi fatto sfuggire un’occasione irripetibile come quella di poter smettere di essere lo zimbello di tutti sul fronte sessuale! Era come se la sfortuna lo stesse perseguitando dall’inizio della giornata, lo aveva sentito chiaramente fin dal primo istante in cui aveva aperto gli occhi che sarebbe andato tutto di male in peggio, e infatti quella sensazione si era poi rivelata più che corretta.

Suonò il campanello, di nuovo.

«Avanti: è aperto, Babadook ha rotto la serratura», si lamentò Black guardando in cagnesco l’altro.

«Non è mai stata funzionante, quella serratura, altrimenti non sarei riuscito a venire a disegnarti i baffi ogni notte qualche mese fa».

«Eri tu?» esclamò sorpreso chinando la testa «Brutto figlio di-»

«Buongiorno a tutti, scusate il ritardo ma stavo preparando i biscotti» l’ingombrante figura che entrò mostrò un cestino di vimini «al cioccolato, alla cannella, ai cereali, alla frutta candita, ci sono anche quelli vegani per Nezahualcóyotl. Avrebbe dovuto venire anche Moloch, ma aveva l’annuale apparizione all’Owl Shrine del Bohemian Grove e non poteva mancare, comunque vi manda i suoi saluti».

I presenti rimasero tutti un attimo interdetti a vedere il nuovo ospite lì fermo sull’uscio di casa, imbozzolato com’era nelle sue immense ali nere avvolto intorno al corpo a mo’ di mantello che lasciavano scoperta giusto la testa, con una delle quattro robuste braccia coperte da esoscheletro e pelliccia che reggeva un cesto pieno di dolci per quella benedetta riunione.

Non che non si aspettassero il suo arrivo, quello era dato per scontato, ma Pitch in particolare trovava tanto strano quanto inquietante che non fossero ancora volate frecciatine come solito, specie da Baphomet! Iniziava seriamente a preoccuparsi della situaz-

«Osteria della falena, c’è chi è stronzo e chi fa pena! Ma chi poi porta la torta non ci passa dalla porta! Devi mangiaaare di meeeno, o chiamo Nowzaradaaaaan!­».

Come non detto, appunto.

Mothman si strinse ancora di più nelle ali, rintanando ulteriormente la testa nella voluminosa criniera -rigorosamente nera come tutto il corpo- che gli poggiava sulle spalle:

«Non è carino fare battute sul mio peso…» fece presente con un filo di voce mentre, per la vergogna, tiro fuori altre due delle quattro braccia che aveva per tirarsi il pelo a coprire il volto «… io ero venuto qui pensando di parlare dei miei problemi e invece mi trovo davanti voi che… che…», l’uomo falena a stento tratteneva le lacrime «che mi prendente in giro perché sono un po’ tondeggiante, ecco, ed io-»

«Tondeggiante? Ci credo che il Silver Bridge è crollato dopo che ti ci sei posato sopra, sei una fottuta palla di lardo e disperazione!».

«WOOOOOOOO! Bruuuuuciaaa! 1 a 0 palla al centro, signori, Pitch Black spietato! Spietatissimo!» commentò Baphomet tenendosi la pancia dal ridere.

«Ai tempi ero ancora magro» puntualizzò il povero Mothman mentre evitava lo sguardo altrui posando i biscotti sul tavolo «ero magro, lo ero anche più di te a dirla tutta, non è colpa mia se poi sono caduto in depressione…», abbassò gli occhi rossi che parevano brillare di luce propria sul suo stesso ventre «questa è la pancia di un bevitore di ansiolitici, mica di birra, lo sapete che sono pure astemio. Potreste evitare di ridere dei problemi altrui solo perché voi non ne avete, soprattutto se-­»

«Noi non ne abbiamo? Come no!» Baphomet prese a braccetto Pennywise «Guardalo! Lui non può farsi fare una sega in pace che si trova il cazzo scarnificato! E lui, ah!» toccò a Babadook «Lui ha lo stesso problema, però con i pompini, anche se non so se tu abbia idea di cosa siano perché avanti, chi ti vuole? E non parliamo di Black che qualche minuto fa è venuto mentre aveva la minchia incastrata nella zip dei pantaloni! Roba da non crederci!» concluse sbracciandosi in modo alquanto scenografico.

Si mise davanti a Mothman con un’aria a metà fra il perculìo e la sfida, si avvicinò fino a quando non tocco col proprio petto la grossa pancia dell’uomo falena reggendo senza problemi il suo sguardo:

«Abbiamo tutti dei problemi, Motty, altrimenti non saremmo qui oggi, non credi?» domandò senza aspettarsi una risposta «Siamo tutti dei miseri falliti, degli schifosi e miseri falliti, eppure non ci lamentiamo: affoghiamo i nostri dispiaceri nell’alcol, nel sesso, nei panini con cibi improbabili dentro, ma nessuno, nessuno, si lamenta. Solo tu lo fai, e sai perché?» gli girò intorno, alzandosi sugli zoccoli per avvicinarsi all’orecchio, o comunque dove avrebbe dovuto esserci un orecchio «Perché più che una falena sei rimasto allo stadio di verme, ecco perché» concluse Baphomet sorridendogli.

Fu questione di attimi: le ali aperte e gonfie sulla schiena, la criniera rizzata come il pelo di un gatto ed una sottile fessura in mezzo al volto del Mothman che Pitch pregava non si allargasse ulteriormente, sapendo fin troppo bene cosa ne sarebbe seguito.

Di storie su Mothman ce n’erano a bizzeffe, e la maggior parte di esse raccontavano tutte la stessa cosa: l’uomo falena che appariva prima di un disastro per preannunciarlo e poi spariva, una sorta di emissario dell’apocalisse che agiva silenziosamente e non interveniva mai, semplicemente perché quello non era il suo ruolo; nessuno sapeva quanti anni avesse precisamente, ma alcuni sostenevano che fosse presente sin dall’alba dei tempi, persino all’estinzione dei dinosauri ed alla fine delle varie civiltà che si erano susseguite sulla Terra, svariate incisioni primitive raccontavano di quella che ai tempi passò per una divinità portatrice di sventura.

E purtroppo per Motty quella fama era sopravvissuta fino all’attualità, ed avrebbe continuato a farlo nei secoli dei secoli: c’era stato un periodo oscuro nella sua storia, un periodo in cui le raffigurazioni erano passate da una falena antropomorfa all’incarnazione del male più assoluto dalla forma meno umanoide e più da insetto, un mostro dalla spessa armatura e dalle ali traslucide formate da una miriade di grosse e affilate ali da libellula a loro volta, una creatura abominevole la cui bocca si apriva in mezzo al cranio per divorare solo gli dei sapevano cosa.

Tipo Baphomet, il che non sarebbe affatto stato male.

Il demone aveva un’espressione indecifrabile, non si capiva se avesse paura di Mothman o se invece si divertisse a provocarlo e vedere fin dove poteva arrivare, fatto stava che Nezahualcóyotl era comparso fra i due e stava tirando nervosamente ed insistentemente lo strascico dell’ala dell’uomo falena ed il pelo dell’altro:

«State spargendo energia negativa per tutta la casa di Black, voi due, smettetela immediatamente di battibeccare prima che il suo ch’i venga irrimediabilmente compromesso! Guardate che poi vi trascino a lezione di feng shui per risistemare tutto eh!».

La minaccia funzionò eccome, per fortuna, Pitch tirò un sospiro di sollievo vedendo che erano riusciti a posticipare l’apocalisse; Baphomet e Mothman si diedero un ulteriore sguardo:

«Sei grasso, comunque».

«Come se non lo sapessi…» rispose amaramente l’altro infossando la testa nella criniera di nuovo, ormai sull’orlo di una crisi di pianto.

Il diavolo gli diede una pacca sulla spalla «Però almeno tu puoi dimagrire, mentre Pitch quella faccia da stronzo se la tiene tutta la vita, se qualcuno non gli paga una rinoplastica. Eh, Pitchy?».

«Una rinoplastica e pure una falloplastica, che con quel mozzicone di sigaretta che ha in mezzo alle gambe ci combina ben poco!», intervenne Pennywise ridendo nemmeno fosse un intenditore di membri, il che non era così improbabile data la frequentazione con Babadook.

«Per l’amor dell’anticristo, una falloplastica! UNA FALLOPLASTICA!» Baphomet non riusciva a trattenersi dal ridere, era stato come se avesse avuto un’illuminazione che gli impediva di smettere «E da dove prendono la pelle per fargli un cazzo nuovo, dal buco del culo? In questo bisognerà allargarglielo in qualche modo, bisogna pur dargli una mano!», si girò verso Mothman, evidentemente imbarazzato dai discorsi «Eh, tu puoi andar bene, sei il candidato perfetto guarda!».

«C-candidato p-pe-perfetto?...».

«Ma sì, ma sì!», prese la mano dell’uomo falena e quella di Pitch «Forza, morra cinese».

Pitch lo fissò confuso e indiNNNiato, per dirla alla cinquantenni su Facebook: non voleva nemmeno sapere cosa avesse in mente, non voleva assolutamente saperlo, specie perché quando si trattava di Baphomet c’entrava sempre qualcosa di sconcio. Sempre.

«Carta…», iniziò Mothman.

«Forbice…», continuò l’uomo nero.

«Sasso!», dissero infine insieme.

Il demone osservò il risultato compiaciuto ridacchiando:

«Forbice contro carta, ha vinto Motty!» esultò tutto contento schiarendosi la voce «Osteria numero cinque, c’è chi perde e c’è chi vince! Ma chi perde caso strano se lo trova dentro l’ano! Dammel-»

«MA VAFFANCULO!», gridò Pitch dandogli un pugno sulla spalla, più sconvolto e rassegnato di quanto fosse stato fino a quel momento.

«Culo? Qualcuno ha parlato di culo?»

«No, Penny, non per te, hai già il tuo fidanzato che ci pensa quando non uccidete bambini per bere un Bloody Mary nel loro cranio: io cercavo di convincere Pitch a verificare se la mia teoria su Mothman fosse corretta, e cioè se in chissà quanto tempo di solitudine avesse accumulato abbastanza sbor-­»

Il campanello suonò una terza volta, segno che a quanto sembrava erano tutti molto desiderati; da una parte Black si sentiva sollevato, almeno quel penoso teatrino a sfondo sessuale di Baphomet era stato interrotto, ma dall’altra aveva paura a scoprire chi fosse adesso.

Per Baphomet quella fu un’occasione d’oro per sfoggiare le proprie doti canore:

«Con quest’acqua e con il vento chi è che bussa al mio conveeentooooo?».

«Ciulala là! Ciulala là! Ciulala in mezzo al pra’!», ci fu il coro di tutti gli altri.

«State zitti un attimo, che se qualcuno parla non lo riesco a sentirlo a causa del vostro continuo gracchiare!», gli intimò l’uomo nero mentre si avviava ad aprire «State buoni un-»

«È una povera vecchierella che si vuole confessare!».

«Ciulala là! Ciulala là! Ciulala in mezzo al pra’!».

«Non lo so, non ho ancora aperto la porta, ma vi farò sapere appena lo faccio: ora, se voi gentili signori volete scusarmi, dovrei-»

«Tentazione dell’anima mia mandatela via, mandatel-»

«Osteria del gallo d’oro, il più stronzo è chi fa il coro! Ma il più stronzo della lista è colui che fa il solista! Stai zitto Baphomet o ti spacco il culo, stai zitto Baphomet ollalàààà!» rispose Pitch di tutto tono battendo il demone sul tempo, ed a giudicare da come si zittirono tutti aveva funzionato eccome quella sua improvvisa presa di posizione.

Quando finalmente riuscì ad aprire la porta, si trovò davanti una donna alta e dai capelli di un rosso arancio acceso, esattamente come gli occhi, il corpo stretto in una divisa da corriere che nulla aveva da invidiare all’abbigliamento delle succubi del re degli inferi: avrebbe dovuto informarsi su quale impresa mandasse le proprie dipendenti a consegnare pacchi in reggicalze, qualcosa di ancora più mini di una minigonna e crop top che sembrava un corsetto, il tutto rigorosamente di pelle nera.

Aveva fra le mani un pacco, ma da quel che ricordava non aspettava proprio nulla da Amazon:

«Ehilà!» lo salutò entusiasta lei esibendo un sorriso come pochi altri ne aveva visti fino ad ora, accompagnando il saluto alzando la mano e agitandola.

Non si sapeva se Pitch fosse più occupato a guardare nella scollatura, a decifrare quell’espressione dietro al suo “Ehilà” che aveva un qualcosa di perverso o a trattenersi dal non venire di nuovo come l’ultima volta, fatto stava che finì per apparire spaventosamente goffo:

«Ehm, buong-»

«Ehilà!» Baphomet lo scansò di violenza prendendo il suo posto, squadrando la nuova arrivata da capo a piedi lisciandosi il pelo «Visto? E tu che non volevi aprire! È una giovane peccatrice che si vuole confessare!», l’illuminazione canora non poteva essere più azzeccata «E cosa diciamo noi alle giovani peccatrici?».

«Ciulala là! Ciulala là! Ciulala in mezzo al pra’!».

Avrebbe voluto sprofondare sottoterra, se non ci fosse già stato: i loro cori andavano bene finché erano fra di loro, per quanto squallidi ed estremamente disagiati potevano pure avere un senso intanto che rimanevano confinati in quelle riunioni che avvenivano solo una volta l’anno, ma andare da una donna e dirle che si ha intenzione di ciularla in mezzo a un prato avrebbe potuto costargli una denuncia per molestie sessuali!

Cercò di ristabilire l’ordine come poteva, il che non era affatto semplice considerando che il povero Pitch combatteva da solo la propria battaglia:

«Sono mortificato, non era mia intenzione permettere che quegli individui fossero così sfacciati, mi permetta di scusarmi per il loro comportamento: sono anziani e soli, la sanità mentale li ha abbandonati da un pezzo, e purtroppo sono pure fin troppo arrapati» disse Black mentre, cercando di fingere un clima di normalità, si accingeva a prendere il pacco, firmare e mettere fine a quella patetica sceneggiata «senta, ma sa per caso a chi è intestato? Non ricordo di-­»

«Stringi forte il mio cordone che ti do l’assoluzione!» convenne Baphomet indicandosi le parti intime e, per dirla alla sua schietta quanto squallida maniera, “uscendo la sua possente minchia castigatrice di demoni”.

«Uh-uh! Volentieri!» rispose la donna di tutto punto afferrandogli per davvero il membro e stringendolo come se stesse stringendo una mano per presentarsi.

Gelo.

Tutti avevano un’espressione a metà fra il sorpreso e lo sconvolto in volto, Pitch in particolare che credeva di trovarsi in un qualche brutto incubo dove la gente dava corda a Baphomet anziché denunciarlo, era tutto troppo surreale per essere vero: si sarebbe svegliato da un momento all’altro, ne era assolutamente certo, si sarebbe svegliato e trovato alla mattina seguente, anche all’inizio della giornata gli sarebbe andato bene, almeno si sarebbe finto malato come solito e non avrebbe aperto a nessuno.

Si strofinò gli occhi una volta, due, poi una terza: erano ancora tutti lì.

Ci provò di nuovo, questa volta dandosi pure dei pizzicotti in volto: niente, non era cambiato assolutamente nulla.

Passò alle maniere forti ed iniziò a darsi schiaffi in faccia: finalmente! Si guardò intorno incredulo: erano tutti spariti, persino la tipa delle consegne non c’era più: era un sogno, era stato tutto un bruttissimo sogno, alla buon’ora che fosse finalmente finito!

Tutto contento e con la serenità in volto, Pitch rientrò in casa fischiettando ed una sensazione di essere libero addosso come non la provava dall’inizio di quell’assurda giornata; tutto gli sembrava più bello, adesso: il suo antro buio sotterraneo finalmente libero da ospiti indesiderati, il campanello silenzioso com’era sempre, i suoi incubi che trottavano per la stanza con ghirlande intorno al collo, il resto dei colleghi ormai riunito nelle sedie disposte a cerchio del gruppo d’ascolto, la nuova arrivata seduta in braccio a Baphomet che pareva avere un autocontrollo delle erezioni maggiore del suo.

No.

No, dai.

NO.

Era tutto inutile, non se ne sarebbe mai liberato, MAI.

Decise di rassegnarsi e avviarsi dagli altri, che nel mentre sembrava stesso amabilmente conversando del più e del meno come se fosse un vecchio gruppo di amici: sconosciuti, mai visti prima e sessualmente depravati, almeno la maggior parte, più amici di così si moriva! E intanto tutti se ne fregavano di lui, che aveva anonimamente preso posto su una delle sedie e si limitava ad osservare e ascoltare le altrui conversazioni:

«Ma no, non mi dire, sei davvero tu? Il Mothman delle foto del Silver Brige? Non ci credo che sei sul serio qui davanti a me, sono una tua grande fan!»

«Una f-fan… m-mia?», l’uomo falena pareva sorpreso.

«Sicuro! A dirla tutto dal vivo sei un po’ più cicciottoso di quanto ricordassi in foto» notò la rossa inclinando la testa, poi fece spallucce «ma è tanto meglio così, in effetti: sembri morbido da usare come materasso ad acqua, ed hai pure le ali come copertina!» si alzò nonostante le proteste di Baphomet che, porello, si era abbassato ad invidiare quel caso umano -o mostruoso insomma- di Mothman, verso il quale l’altra si era avviata.

«Eccallà! Comoda comoda proprio come immaginavo!» constatò soddisfatta una volta sedutasi sulle ginocchia di Mothman, poggiando la testa sul suo petto morbido e abbracciandolo nemmeno fosse un pupazzo gigante.

Per l’imbarazzo e la gioia di vedere qualcuno che non lo insultava, Motty infossò la testa nella criniera strizzando gli occhi e coprendosi il volto con le antenne piumate, persino le ali avevano emesso un lieve fruscio mentre gli tremavano dalla felicità; ovviamente, la donna non poté non notare una scena tanto adorabile, specie perché essendoci seduta sopra riusciva a sentire i gorgoglii entusiasti dell’altro:

«MA AAAWWWWW! Ma sei tenerissimo! Sembri un raviolo ripieno di ammmore!» osservò con vocina stridula, tirando fuori un’espressione simile ai proprietari di cani quando ne incontrano uno per strada e perdono ogni dignità «Senti, me lo fai un autografo, eh?» chiese la rossa prendendo una penna dalla tasca della sua divisa e dandola alla sua nuova poltrona.

«Oh, ehm, va b-bene, se ci tieni tanto …» accettò lui di buon grado, del resto non era qualcosa che gli capitava tutti i giorni; fece per scrivere, ma notò che non aveva nulla su cui farlo «Hai per caso un foglio o qualcosa sul quale io possa-»

«Fai pure qui senza problemi, figurati!» lo rassicurò slacciandosi parte del corsetto come se fosse la cosa più naturale del mondo, invitando l’uomo falena ad autografarle direttamente il seno.

Questa volta non fu Pitch a scuotere la testa basito, ma Baphomet che non poteva e non voleva credere a quella scena: Mothman era sfigato per principio, non potevano capitargli gioie di quel calibro, proprio a lui poi che probabilmente una donna nemmeno sapeva come fosse fatta! Era lui il pappone, il signore delle succubi che gestiva bordelli come si gestiscono le poste: era un vero e proprio spreco mettere davanti a quella farfalla troppo cresciuta tanta carne senza che sapesse cosa farsene, sarebbe stato capace di prenderci il tè insieme e basta! E BASTA!

Sarebbe pure intervenuto volentieri, se ne avesse avuto l’occasione, ma non ebbe nemmeno il tempo di protestare che vide la penna posarsi inesorabile sul seno della donna senza troppi indugi:

«A chi devo dedicarlo?».

«Sam Hain, ma un batuffolino piumoso, caldo e morbidoso come te può chiamarmi Eve Hallows se preferisce: piacere mio!» gli offrì la mano per poi stringerla energicamente «E mi raccomando, firma come Motty il Raviolino: suona taaaaanto bene, sì, il raviolino ripieno dell’apocalisse è assolutamente perfetto!».

«E-ehm, temo che però così la scritta sarà piuttosto lunga» le fece notare lui esitando qualche istante «non so se mi sta solo qui, nel senso che-»

«Datti una mossa a firmare, che la signorina dovrà pur tornare al proprio lavoro, non ha mica tutto il giorno per stare qui a disquisire su che punto delle tette devi firmargli» si mise in mezzo Baphomet, evidentemente seccato perché l’altro gli aveva rubato il ruolo di poltrona «Sai com’è: qui c’è gente che ha un lavoro vero, anziché starsene appollaiato sui ponti col proprio peso piuma, per cui non ha certo tempo da perdere, lei!»

«Oh, in realtà ce l’ho eccome: mi sono licenziata qualche minuto fa, nessun problema quindi! E direi che possiamo risolvere velocemente pure per dove firmare!» rassicurò tutti togliendosi direttamente il corsetto e restando bellamente col senso al vento, data la mancanza di un reggiseno «Ora lo spazio basta, vero?».

«S-s-suppongo di s-sì… sì…», Mothman si sbrigò a fare quel benedetto autografo e sparì prima di subito nel suo bozzolo nero di ali e pelo, non si sapeva se per l’imbarazzo o per masturbarsi, ma Baphomet era ampiamente convinto della seconda opzione.

Specie perché la stava già mettendo in pratica lui nei bicchieri altrui.

Tutta contenta ed emettendo urletti entusiasti, Eve si rivestì- per modo di dire, considerando quello che aveva addosso!­-, si alzò e prese a girovagare fra una sedia e l’altra, scrutando i presenti come se per fosse tutto parte di un curioso gioco delle cui regole solo lei era a conoscenza:

«Ehi! Una domanda! Cosa state facendo esattamente? Queste sedie messe a cerchio sembrano il circolo degli alcolisti anonimi, e considerando!» ridacchiò ballettando e saltellando come una bambina il giorno di Natale «Scoooommetto che l’ubriacone èèèèèè… lui!», indicò Pitch che sospirò annoiato.

Lo guardò pensierosa qualche istante per schiarirsi le idee «… No, mi sa di no, con quel naso potrebbe piuttosto essere uno sniffatore seriale, anche se come imbuto potrebbe essere comodo!».

«Sì, per travasare le damigiane di vino, però!», Baphomet ne approfittò per lanciare una delle sue solite frecciatine.

«Sicuro!» convenne lei «Magari però potrebbe avere una qualche utilità a letto, dicono che gli uomini col naso grosso siano particolarmente dotati!».

«No, guarda, con lui» indicò Pitch con una delle ali «fai proprio un buco nell’acqua: è perché sei arrivata da poco, ma prima stavo giusto offrendo al gentile signore una delle mie succubi -vergine, fra l’altro, renditene conto!- con la quale passare una piacevole giornata ma niente, gli si è-»

«NON DIRLO!» gli intimò Black minaccioso scattando in piedi, le mani serrate a pugno.

«“Gli si è" cosa, eh? Dai dai dai, non tenermi sulle spine!» insistette invece la donna.

«E invece gli è incastrato il cazzo nella zip dei pantaloni, e questo non è il peggio! Il peggio è stato quando è venuto in tempo record mentre se lo smanettava per disincastrarsi!»

«Hai presente il mozzicone di una sigaretta quando rimane solo il filtro? Ecco, ora immaginalo che va a fuoco: quelle erano le condizioni del pene di Black!» spiegò diligentemente Pennywise versandosi del rum nel bicchiere, ignaro della presenza dell’altrui seme.

Hallows iniziò a ridere a crepapelle trattenendo a stento le lacrime nell’immaginare la scena, faceva ancora più sbellicare la sua risata che il disagio del pene del re degli incubi, e giustamente ora che ne stavano parlando tanto valeva approfondire:

«Spero almeno che non siate messi tutti come lui, che altrimenti la vedo dura combinare qualcosa di soddisfacente per entrambe le parti!» finse di disperarsi ridendo lei, anche se buona parte dei presenti non aveva dato troppo peso a quel “combinare qualcosa”; Baphomet, invece, aveva inteso fin troppo bene il punto in cui quell’allusione stava andando a parare, e non poté fare nulla se non cavalcare l’onda che gli si era appena presentata:

«Ovvio che no, solo Pitch è quello mozziconedotato! Persino il ciucciacapre è messo meglio di lui, ed è indicativo della situazione!» rise di gusto indicando Nezahualcóyotl.

Al vederlo, ad Eve si illuminò il volto nuovamente:

«Ma avete pure un cagnolino! Ma quanto è tenerello puuuureee luuuuuui!» squittì prendendolo in braccio come se non pesasse nulla, dato che le dimensioni simil bulldog lo permettevano «Ma ciao! Ma sei bellissimo! Le tue pieghette sono così moooooorbideee!» constatò con gli occhi luccicanti mentre lo strizzava incurante degli spuntoni che aveva sulla schiena.

«Grazie, gentilissima!», il chupacabras fece un breve inchino con la testa lasciando che Eve lo riempisse di carezze e bacini proprio come si fa con i cani, sempre perdendo la propria dignità si intende, lasciando che la donna lo portasse in giro con sé lanciandolo in aria e facendogli le pernacchie sulla pancia ricavando risate per entrambi.

Leggende narravano che quella dovesse essere una riunione più o meno seria dove tutti avrebbero dovuto discutere dei propri problemi e disagi mentali, ma i fatti erano davanti agli occhi di tutti: assassini psicopatici che si sfregavano addosso i palloncini per dare la scossa agli altri, gente che sborrava nell’alcol, corrieri che si facevano autografare le tette, pseudo canidi che giocavano all’aeroplanino e Pitch che era l’unico rimasto vagamente sano di mente, motivo per cui decise di prendere in mano la situazione.

Si alzò mettendosi al centro del cerchio di sedie nemmeno stesse per fare un qualche rituale per evocare Baphomet, poi si schiarì la voce per attirare l’attenzione degli altri; ci volle un po’ per riuscirci ma alla fine ce la fece per davvero, anche se ormai sentiva la gola bruciargli per lo sforzo:

«Credo che ci siamo tutti divertiti a sufficienza, quindi passerei al motivo per cui siamo tutti qui oggi» enunciò senza venire interrotto, il che era talmente raro che ne approfitto subito «A turno, ognuno dica il proprio nome e descriva come si sente, poi-»

«Di merda come sempre, Black, come vuoi che ci sentiamo se stiamo passando del tempo in questa topaia buia anziché essere a scopare, eh?», intervenne Baphomet accavallando le gambe annoiato mentre contemplava un gamberetto impanato «Siamo tutti dei falliti, i fatti sono questi, per cui faremmo bene a rassegnarci e ciao, puttane e droga per tutti!».

L’uomo nero mantenne la calma «Bene, vedo che vuoi iniziare tu a parlare, ti ringraziamo tutti per il tuo coraggio nell’esporti!»

«Cosa? Io non ho intenzione di-»

«Grazie, inizia pure».

«Questa me la paghi, mozziconedotato, o non sono il diavolo in persona!» giurò vendetta con gli occhi che fiammeggiavano, rassegnandosi subito dopo al dove mettere in scena quello stupido teatrino «… Sia maledetto l’anticristo, perché accidenti sono venuto qui lo so solo io…» si chiese a bassa voce, poi si decise «Ciao, mi chiamo Baphomet».

«Ciao, Baphomet», risposero tutti in coro.

«Sono qui solo perché sapevo che ci sarebbe stato cibo e alcol gratuito, per nessun altro motivo: non me ne fotte assolutamente nulla di voi minchioni dalla miccia corta, ma nemmeno per sbaglio proprio, per quanto mi riguarda potete anche continuare a piangere nella miseria ed io resterò qui col cazzo in mano a smanettarmelo e sborrare sul vostro cadavere. Ah, una cosa: Mothman, sei un pezzo di stronzo, non si fotte la donna degli amici, vattene a fare in culo!».

«Hai finito?», domandò Pitch; l’altro annuì: «Molto bene, Baphomet, ti ringraziamo per la tua testimonianza: è stata molto, ehm… colorita, ecco».

«Grazie, Baphomet», si alzò di nuovo il coro.

«Ma andate a fare in culo, nessuno escluso!» concluse il demone preferendo spostare la propria attenzione ad una bottiglia di scotch invecchiato che iniziò a bere direttamente a canna.

Il re degli incubi finse di non vederlo, tutto ciò a cui era interessato ora era mettere fine a quella tortura il prima possibile e senza ulteriori entrate sceniche o comiche al limite della sua soglia di sopportazione del disagio; questa volta si girò verso l’uomo falena:

«Visto che il nostro amico Baphomet ti ha tirato in mezzo vuoi essere tu il prossimo a parlare, Mothman?»

«I-io? Oh, se proprio devo…» l’uomo falena venne colto di sorpresa, ma sapeva la procedura da seguire e si limitò a fare quello «Ciao, mi chiamo Mothman… o meglio, mi hanno sempre chiamato così, pero non so se i miei genitori mi abbiano dato un nome, un nome vero intendo… non so nemmeno se ho dei genitori o se ne ho avuti, a dirla tutta… accidenti, non conosco manco me stesso, sono un completo disastro, sono un-­»

«Ciao, Mothman», si affrettarono tutti a dire prima che iniziasse un qualche noioso monologo.

L’altro sembrò rimanerci piuttosto male, ma ormai era talmente abituato ad essere preso in giro che nemmeno ci faceva più troppo caso:

«Sto ancora cercando un inquilino per l’appartamento che ho a Point Pleasant, nella Virginia occidentale, ma nonostante i tentativi nessuno vuole vivere insieme a me e dividere le spese: ha due camere, è un bilocale non molto grande, però è un posto carino e accogliente, davvero» raccontò sconsolato girandosi i pollici «pulisco casa, cucino, lavo i piatti, stiro e conosco svariati giochi di carte, non penso di essere un cattivo compagno d’appartamento… e invece nessuno mi vuole, nessuno, credono tutti quanti che io porti solo sfortuna, ma non è così! Io mi limito ad apparire prima di un disastro, non sono io che li provoco! Io-»

«Certo, come no, ti crediamo guarda.»

«Baphomet, ti prego: abbiamo ascoltato in silenzio la tua testimonianza, quindi sei pregato di fare lo stesso con quelle altrui, grazie», lo rimproverò Pitch zittendolo «Hai altro da aggiungere, Mothman?»

«No, nulla, ho detto tutto, grazie per avermi ascoltato… e sopportato, soprattutto quello, non sono molti quelli che lo fanno volentieri, specie ora che a causa della depressione sono diventato…» si guardò la pancia in lacrime senza continuare la frase «… comunque grazie, davvero».

«Grazie a te per la tua disponibilità, Mothman, vero signori?»

«Grazie, Mothman», convennero tutti, tranne Baphomet che rispose con un meno pacato “Grazie al cazzo” come di suo consueto: proprio non si capiva da dove provenisse tutto quell’astio verso quella povera creatura, ma probabilmente era solo frutto della considerazione che il demone aveva dell’uomo falena, e cioè di un insetto sia in senso figurato che letterale.

Per quanto, a ciò che si vedeva dai disegni degli antichi sui muri, c’era ben poco da prenderlo per il culo, a Motty, ma il signore degli inferi pareva non volerci fare troppo caso.

Venne il turno di Pennywise, il quale era impegnato a preparare l’ennesimo panino della giornata a Babadook per tenerlo buono, il quale osservava il complesso procedimento appollaiato sullo schienale della propria sedia:

«Ciao, mi chiamo Pennywise».

«Ciao, Pennywise».

«Il mio problema principale sono i bambini, lo sono sempre stati ma attualmente le cose stanno precipitando… letteralmente, dato che viviamo nelle fogne, ma questi sono dettagli» dichiarò spremendo il tubetto di maionese sul pane, l’altro che applaudiva impaziente di mangiare «vedete, il punto è questo: c’è stato un tempo in cui i bambini erano prede facilmente avvicinabili da un mostro pieno di risorse come lo sono -o meglio ero- io, erano talmente abituati ad accontentarsi di poco che bastava una barchetta per convincerli ad avvicinarsi a sufficienza per divorarli, bei tempi quelli. Ma oggi…».

Fece una pausa durante la quale si rabbuiò in volto:

«Ah, oggi! Delle barchette non gliene frega più niente di niente, nemmeno dei videogiochi, e non parliamo delle caramelle che fra un’allergia e una corrente alimentare che va di moda e l’altra non se ne esce più! Ho dovuto ripiegare su cose ben più costose, smartphone soprattutto, e questo mi ha ridotto sul lastrico!» la sua voce apparve incrinata dalla frustrazione «Ogni giorno esce un modello nuovo ed io cerco di stare al passo, ma mi trovo sempre e comunque con cellulari inutilizzati e invendibili perché fuori moda, e questo va avanti ormai da più di un drammatico anno!» tuonò tremante tenendo la mano al compagno, che nel mentre si preoccupava di consolarlo come poteva «È umiliante per un serial killer doversi limitare ad essere un cereal killer davanti a Netflix…»

«Che comunque non abbiamo nemmeno più, dato che non possiamo permettercelo», puntualizzò Babadook con la delicatezza di un elefante in un negozio di porcellane.

Improvvisamente, l’ideona del secolo venne ad Eve:

«Abbonamenti ai siti porno!» gridò alzando un pugno al cielo, gesto che pure il chupacabras imitò entusiasta.

Il clown la guardò con l’eyeliner che colava «C-come?».

«Ma sì! I porno piacciono a tutti, figurati i ragazzini arrapati di oggi che lo infilano nell’aspirapolvere: alzi un attimo la fascia d’età che ti interessa mangiare -ma nemmeno troppo, che questi giovani sono sempre più prematuri!-, offri loro un abbonamento Premium a siti porno dove ci passano giornate a segarsi e bingo!» lanciò in aria petali colorati aiutata da Nezahualcóyotl «Ti costerebbe meno di comprare loro un cellulare nuovo ogni giorno, avresti una clientela più varia e, soprattutto, poi potresti pure goderti il loro abbonamento con tuo fidanzato!» enunciò la sua teoria con convinzione.

E il problema era che aveva pure senso, nel suo essere estremamente disagiata.

Commosso, Pennywise lasciò che fosse Babadook a parlare al posto suo, o meglio ad offrire ad Eve metà del suo panino come ringraziamento.

Per l’ennesima volta in quella giornata, Pitch Black era rimasto interdetto davanti a quella scena al limite dell’assurdo: quella donna non si era solo presentata alla sua porta nonostante lui non l’avesse mai vista, non solo aveva conquistato la simpatia di tutti i suoi compagni di sventura in una manciata di minuti -alla faccia di lui che ci aveva impiegato tempo immemore-, no, ora risolveva pur i problemi quasi involontariamente! Era qualcosa di curioso, incredibile e inquietante allo stesso tempo!

«Uh-uh! Io! Io! Vorrei provarci pure io!» iniziò a sbracciarsi Hallows facendo ballonzolare Neza nel mentre, troppo impegnato a bere succo di barbabietola -la sua alternativa vegana al sangue- per lamentarsi «Daaaaaai, posso parlare pure io al circolo degli alcolisti anonimi? Per favoooreeeee!» chiese a Pitch prendendo posto sulla sedia vuota del chupacabras; inizialmente Black era decisamente contrario al farla parlare, considerando le boiate che aveva tirato fuori, ma si sentì particolarmente magnanimo vedendo l’effetto positivo che aveva avuto su Pennywise, così le fece cenno di proseguire.

La rossa si schiarì la voce:

«Ehilà! Mi chiamo Sam, o Eve se volete!»

«Ciao, Sam o Eve che tu sia».

«Vediamo, cosa posso dire… ah, sì! Non ho idea di come sia finita in mezzo a questo covo di uomini e creature con gli ormoni a mille ai quali servirebbe una bella seduta da uno psicologo, oltre che un’urgente scopata, però ragazzi miei siete maledettamente divertenti! E pesare che io non sono nemmeno un corriere!»

«Ah no?», Pitch pareva sorpreso.

«No! No! Ho la faccia e l’abbigliamento da corriere, secondo te?» domandò ridendo «È che mi serviva un passaggio a casa, Halloween è un giorno mooooolto impegnativo sul fronte lavorativo per me e l’ultima cosa che volevo fare era arrivare tardi, per cui ho preso una piccola scorciatoia… finendo qui, a quanto pare».

Baphomet le passò la cesta con le sfogliatine di gambero «Non dirlo a me, guarda: sono qui ad ascoltare le lagne di questi disgraziati quando a casa mia, quaggiù» batté un piede sul terreno «mi aspettano i più grandi festeggiamenti dell’anno: fiumi -letteralmente- di alcolici sconosciuti ai mortali, le più variegate sostanze esistenti per dare un aiutino a chi ne ha bisogno e sesso, tanto sesso, una cosa che questa gentaglia nemmeno conosce!».

Prese la ciotola con la salsa al formaggio e ci intinse un intero tacos, sbrodolando ovunque:

«Succubi, incubus, ancelle, schiave e creature varie, tutte alla mia corte per soddisfare me e di miei ospiti: si va avanti a scopare per giorni, e giorni, e giorni, a volte settimane, forse mesi, non ho mai conosciuto nessuno che si sia messo con un calendario in mano a farci caso. Il tempo è relativo dalle mie parti, per cui non c’è una durata fissa ai festeggiamenti della notte di Ognissanti, ci importa solo e soltanto di divertirci nemmeno fossimo alle feste dei college umani» raccontò con sguardo sognante, che però si spense poco dopo «E invece eccomi qui: patetico, vero?».

Il modo in cui Hallows si infilava in bocca una manciata di sfogliatine alla volta senza ritegno alcuno disturbava Pitch, che a furia di sentirgliele scrocchiare sotto i denti avrebbe avuto una crisi di nervi di lì a poco:
«Eccome! Poveretto te che sei obbligato a stare qui, fossi in te me ne sarei già fuggita alla scena del pene nella zip!», ci pensò sopra qualche minuto «Aspetta-aspetta-aspetta: ma tu sei obbligato a stare qui oppure no? È come la libertà vigilata per possesso di droga dove devi frequentare per forza di cose le riunioni dei tossicodipendenti anonimi, oppure potresti andartene quando vuoi?» domandò incuriosita.

Baphomet venne preso alla sprovvista dall’osservazione della rossa: appunto, chi glielo faceva fare di stare lì a sorbirsi quella lagna infernale? Per quale diavolo di motivo non era ancora andato via? Nessuno lo obbligava a restare, era da prima che voleva levare le tende ma era rimasto non si sa a fare cosa: interesse verso uno di quei casi umani? No, non gliene fregava assolutamente nulla.

Voglia di avere degli amici? Figurarsi, avrebbero pure potuto morire tutti e lui li avrebbe spediti a pulire le latrine dopo i festeggiamenti del giorno di samhain, a quegli individui senza speranza!

Era seriamente preoccupato per loro? Affatto. Anzi, tanto meglio se qualcuno l’avesse fatta finita, ci avrebbe guadagnato un servo in più.

Come poteva non averci pensato prima?!!

Il signore dei demoni balzò in piedi dalla sedia come preso da un’illuminazione, si avviò verso Eve gettando malamente Nezahualcóyotl a terra e, per dirla esattamente come l’avevano vista i presenti, le ficcò la lingua demoniaca in gola fino alle viscere in un bacio appassionato pieno di riconoscenza; la donna non si era tirata indietro, tutt’altro, pareva esserselo goduto pure più di quanto facessero le succubi normalmente!

«Tu sei un fottuto genio, un genio!» le disse entusiasta staccandosi, poi si girò verso il resto del gruppo alzando il medio su entrambe le mani «Andate a fanculo tutti, disperati casi umani che non siete altro, fottetevi voi e la vostra riunione del cazzo: me ne vado, ho di meglio da fare che stare qui ad ascoltare le vostre misere e disastrate vite! I salatini infilatevi su per il culo, che io ora su per il culo altrui devo andare ad infilarci il mio vigoroso membro!»

Pitch era allibito «Tu non-»

«VAI A FARE IN CULO PURE TU! SOPRATTUTTO TU!» gli urlò contro Baphomet per poi, con un gesto plateale delle ali che si schiusero in tutta la loro grandezza, evocare sotto il tavolo un pentacolo fiammeggiante dal quale provenivano versi ed urla strazianti.

Inutile dire che venne tutto inghiottito da quella mostruosità, era come se si fossero improvvisamente aperte in mezzo alla stanza delle sabbia mobili e queste avessero trascinato all’inferno -letteralmente, considerando il soggetto- tutto il lavoro di una giornata insieme all’entusiasmo che aveva portato: nulla di quel tavolo era stato risparmiato, nemmeno i panini di Babadook che infatti lo guardava ancora sconvolto, sembrava che persino quel minimo clima di tranquillità fosse stato disfatto insieme a tutto il resto.

Compresa la misteriosa scatola, poggiata anch’essa sul tavolo: nessuno avrebbe mai saputo cosa contenesse, nessuno nei secoli dei secoli, sarebbe stato un segreto che il mondo si sarebbe portato nella tomba.

Baphomet, finalmente entusiasta come non mai, si incamminò sculettando verso il portale per la sua dimensione nella quale fare ritorno dopo tanto fastidiose lagne altrui, poteva già sentire il calore degli inferi scaldargli quella tremenda giornata; arrivato sull’orlo della voragine che vorticava su se stessa lanciando fiamme e grida, si voltò guardando Eve Hallows e allungando una mano verso di lei sorridendogli:

«Posso averti come ospite alla mia umile festa, bellezza?», propose senza indugiare.

“Non accetterà mica l’invito di uno sconosciuto, ma va, non sembra il tipo di persona da fare una cosa del genere”, si disse Black: che il sovrano dei demoni si sarebbe messo a fare casini a destra e sinistra lo aveva già messo in conto fin dall’inizio, sebbene non credesse potesse arrivare a tanto, ma di sicuro non avrebbe trovato una complice con tanta facilità, si trattava per sempre di uno sconosciuto! Non avrebbe mai-

«Volentieri, deahman! Grazie per l’invito!» rispose lei tutta contenta accettando la sua mano senza indugiare nemmeno un attimo.

“Promemoria: smettere di riflettere e parlare da solo, che tanto non ci azzecco nemmeno così e succede tutto il contrario”, Black lo aveva almeno ammesso a se stesso.

Ormai i due stavano per varcare la soglia fra il mondo terreno e quello governato da Baphomet, ma non prima che si rivolgesse un’ultima volta verso i colleghi, o meglio gli sconosciuti che mal aveva sopportato per troppo tempo:

«Oh, comunque ho sborrato negli shots e pure nella maionese: è Halloween, per cui… scherzetto!», poi sparì in compagnia di Hallows inghiottito dal pentacolo, che svanì subito dopo lasciando i segni del marchio del diavolo incisi a fuoco sul pavimento ed un acre odore di zolfo.

Conati di vomito e gente che rimetteva l’anima sul pavimento furono i suoni che accompagnarono la riunione per tutto il resto della sua durata: nessuno aveva voglia di dire nulla, probabilmente non esistevano nemmeno parole adatte a commentare l’accaduto o il modo in cui si sentivano i presenti rimasti, pieni solo di un profondo senso di amarezza: Pitch Black chinò la testa scuotendola mollemente: se quelli erano i risultati dell’ospitare le riunioni del gruppo di supporto dei Malvagi Anonimi, allora mai più avrebbe messo a disposizione la sua abitazione in futuro. Mai più.

Mothman improvvisamente ebbe un fremito alle antenne, come se avesse appena avuto un’idea assolutamente necessaria a vedere il bicchiere mezzo pieno alla fine di quella giornata:

«Guardiamo il lato positivo: recenti studi sullo sperma hanno evidenziato tracce di molti nutrienti come magnesio, sodio, zinco, calcio, potassio e vitamina B12, forse Baphomet voleva solo darci una mano per stare in form-­»

Pitch gli lanciò una scarpa prendendolo in fronte: mai più riunioni.

Mai più.

­­­­­­­_________________________________________________________

Angolino dell’autrice

Buon Halloween a tutti! :D

È un po’ che non mi faccio sentire ma ehi, una one shot per questo giorno DOVEVO tirarla fuori: incredibilmente lunga e disagiatissima, ma è pur sempre qualcosa e spero proprio che possa paicervi, se vi va di farmelo sapere è tutto ben accetto :)

Oh, ringrazio anche Eve Hallows per la presenza e l’aiuto col titolo (capitemi, è gaelico scozzese quello) che si è trasferita per l’occasione qui da me anche se appartiene a _Dracarys_, senza che lei lo sapesse ovviamente :’D

Vi lasciò un’immagine che rende l’idea dell’aspetto di Baphomet e della succube Farah, che pure se qui non fa niente di che è uno dei miei personaggi preferiti perché è tanto carina <3

Alla prossima!

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