CAPITOLO X
Quando
considero i limiti in cui sono rinchiuse le facoltà pratiche
e
indagatrici dell’uomo,
quando
vedo come ogni attività metta capo alla soddisfazione di
bisogni che
a loro volta non hanno
alcuno
scopo se non di prolungare la nostra misera esistenza, e ancora, come
ogni accontentarsi
di
certi risultati della ricerca sia semplicemente la rassegnazione del
sognatore,
pago
di decorare con figure variopinte e luminosi paesaggi i muri della sua
prigione,
tutto
questo, Whilhelm, mi fa ammutolire!
(J.
W. Goethe, I dolori del giovane Werther)
2
gennaio 2017
Il
secondo giorno
dell’anno accolse i sette ragazzi con una pioggia fitta e
pesante. Fin dal
primissimo mattino il ticchettio dei vetri colpiti dall’acqua
iniziò a farsi
strada nei loro sogni, senza però riuscire a disturbare il
sonno di nessuno.
Per motivi differenti, ognuno di loro era estremamente stanco e fu non
prima
delle dieci di mattina che la cucina iniziò a venire piano
piano ripopolata dal
gruppo. Alle dieci e mezza i mancanti all’appello erano solo
tre: Namjoon,
Taehyung e Jimin. L’agenda della giornata era piuttosto
serrata: per prima
cosa, la villa andava completamente ripulita e lucidata e questa era
già
un’operazione che avrebbe richiesto almeno un paio
d’ore; occorreva poi che
tutti si vestissero, e di nuovo del tempo ce ne sarebbe voluto vista la
disponibilità limitata di bagni; infine, entro massimo le
tre sarebbero dovuti
tutti trovarsi fuori dalla villa, in partenza verso la
città. Lo spettacolo di
Namjoon, Jin e Hoseok era infatti incredibilmente vicino e le prove
erano state
fissate per le cinque di quel pomeriggio. Il lavoro di squadra si
attivò
subito: mentre Hoseok e Yoongi davano il via alle operazioni andando a
prendere
detersivi, stracci e scopettoni vari, Jin andò a buttare
come al solito Namjoon
giù dal letto mentre Jungkook andava ad occuparsi di
Taehyung. Cinque minuti
dopo, un incredibilmente assonato Namjoon in boxer neri e t-shirt
bianca scendeva
lentamente le scale stropicciandosi gli occhi e un Taehyung
terribilmente
spaesato si rendeva conto di non essere più nel suo letto,
ma tra le braccia di
Jungkook che lo stava portando così di sotto. Accesa della
musica in
sottofondo, le grandi pulizie ebbero ufficialmente inizio.
L’unico
che, di
nuovo, era stato esentato dalla partecipazione al progetto
“rendiamo-di-nuovo-vivibile-questo posto” era
Jimin. Il ragazzo aveva
lievemente insistito quando Jungkook aveva lasciato il posto nel letto
di
fianco a lui e si era preparato per scendere, ma l’ennesima
notte trascorsa con
la febbre lo aveva lasciato indebolito. Aveva anche avuto di nuovo
degli
incubi. Non ricordava più bene di quale natura fossero, ma
gli avevano lasciato
un grande senso di sgradevolezza addosso. Sgradevolezza e angoscia.
Questa
sensazione era poi stata acutizzata dal primo pensiero che gli era
affiorato
alla mente appena si era svegliato: oggi
dovrò parlare con Yoongi-hyung. Era consapevole
che prima o poi ad un certo
punto della mattina ciò sarebbe dovuto succedere. Era
irritato con sé stesso,
si rimproverava la perdita di controllo avvenuta due sere prima. Se ora
si
trovava bloccato a letto, quasi privo di forze, era solamente colpa di
quell’assurda idea di uscire fuori alle tre di notte in mezzo
al gelo. Come
poteva essere stato così stupido? Se si fosse sentito meglio
adesso sarebbe
corso vicino a Yoongi e con una scusa avrebbe ripreso a parlarci. Non
ne poteva
davvero più di tutto quel silenzio tra loro. Era stato lui
il primo a
chiudersi, ma ora voleva che l’altro gli parlasse, che lo
guardasse. Doveva
accertarsi che avesse ancora qualcosa da dirgli, che lo volesse vicino.
Ma non
poteva comprendere nulla di tutto ciò se non lo guardava
negli occhi. Aveva
bisogno di vedere Yoongi, capire in prima persona quanto di
ciò che avevano
sarebbe rimasto. Aveva però poche energie e non
riuscì ad insistere quando
Jungkook lo fece distendere di nuovo e lo assicurò che
l’unica cosa a cui
avrebbe dovuto pensare era riprendersi. Non riuscì a farsi
valere neppure poco
dopo, quando Taehyung sgattaiolò un attimo da lui per
portargli qualcosa da
mangiare, in dosi ben più generose di quanto Jin avrebbe mai
acconsentito. Non
sapeva da dove prendere le forze e ad un certo punto, mentre era da
solo e lanciava
uno sguardo verso la finestra, sollevato a sedere da una pila di
cuscini,
diverse lacrime silenziose presero a scorrergli giù. Se le
asciugò in fretta. Se mi metto
anche a piangere è la volta buona
che non mi riprendo più. Non sapeva esattamente da
quanto tempo fosse in
quella posizione, forse dieci minuti, forse un’ora, con i
suoni delle faccende
in corso che gli arrivavano attutite da attraverso la porta chiusa e
con gli
stessi pensieri che a ruota gli vagavano per la mente: perché
Yoongi-hyung non viene? Perché sono sempre così
inutile? Quando mi
sentirò meglio? Ad un tratto sentì una
voce venire dal corridoio davanti
alla sua camera e si mise in allarme, sentendo i nervi farsi
più tesi e un
piccolo brivido partirgli dalla nuca.
–
Ti ho detto che va
bene Hoseok-ah, mi occupo io di pulire quello, basta che smetti di
chiedermelo.
Riesci a fare almeno il lavandino nel frattempo?
–
Si, ovvio che
riesco, è solo-
–
Solo che ti viene
da vomitare all’idea di pulire il water, lo so, me lo hai
detto.
Yoongi-hyung!
Di
nuovo Jimin si sentì come si era sentito nel suo incubo.
Avrebbe voluto
gridare, urlare al ragazzo che lui era lì, sveglio e lo
stava aspettando, ma nulla
uscì dalla sua bocca. Era rimasto pietrificato, il cuore che
batteva
all’improvviso dieci volte più veloce rispetto a
pochi secondi prima. Perché
non entrava? Perché non aveva voglia di vederlo? Di sapere
come stesse? Perché
si accontentava di ciò che Hoseok gli riferiva su di lui? Si
portò le mani alle
tempie, appoggiando i gomiti alle ginocchia. Non ne poteva
più. Si sentiva così
stupido ad avere questo bisogno, come se fosse un bambino capriccioso.
Che senso
aveva affannarsi così ora? Ci sarebbe stato modo di rivedere
Yoongi e parlarci
con calma anche nei prossimi giorni, dunque perché si stava
sentendo come se
l’attendere un altro minuto gli sarebbe stato fatale? La
sensazione di
impotenza di fronte agli eventi, di fronte a questa debolezza fisica,
di fronte
a sé stesso, gli dette d’un tratto la nausea e le
lacrime tornarono a fare
capolino. Passò un po’ di tempo a cercare di
razionalizzare e concentrarsi sui
giorni futuri, quando finalmente sano e in forze sarebbe potuto tornare
a
bussare al 503, ma non aiutò. Continuava a voler andare
subito, in quell’esatto
istante. L’udire un’altra volta la voce di Yoongi
– lui e Hoseok dovevano aver
finito di pulire e Jimin sentì i loro passi sulle scale
– lo convinse definitivamente
a fare qualcosa. Inspirò profondamente, e prese a togliersi
di dosso le coperte
con grande lentezza. Nella casa si stava bene, ma aveva paura che lo
sbalzo di
temperatura potesse comunque peggiorare la sua salute.
Poggiò i piedi a terra,
il rumore del piccolo salto attutito dai calzini bianchi.
Sentì la testa
girare, molto, e dovette appoggiare le mani al letto per tenersi in
piedi. Le
gambe lo sorreggevano a malapena e per un attimo sentì la
speranza di riuscire
ad arrivare alla porta affievolirsi. Si scrollò subito
però e tirando un altro
grande respiro si mise in cammino. Nel momento di aprire la maniglia si
fermò
di nuovo perché la testa continuava ad ondeggiargli un
pochino, ma almeno si
sentiva più stabile sulle gambe. Se fosse riuscito ad
arrivare in fondo alle
scale, sarebbe stata fatta. Quando si appoggiò al corrimano
poté finalmente
udire distintamente le voci provenienti dal piano inferiore, dove al
momento
tutti i ragazzi sembravano trovarsi. Con lentezza fece il primo
gradino. La
testa aveva finalmente quasi smesso di girargli e si sentiva capace di
mostrarsi abbastanza sicuro davanti agli altri cosi che acconsentissero
a farlo
unire ai lavori di casa. Quando si trovò a metà
scala una voce lo raggiunse:
–
Jiminie? Che ci fai
qui sotto??
Namjoon
lo stava
guardando preoccupato. Aveva lasciato il tavolo che stava richiudendo e
adesso
aveva iniziato ad andare verso di lui. La sua esclamazione fu seguita a
ruota
da quelle di Jungkook e Taehyung. Dovevano starsi occupando del bagno,
perché
uscirono entrambi da lì, accorrendo subito verso Jimin.
Hoseok lo guardò
incuriosito, ed emise solo un suono. Si trovava seduto sul divano,
probabilmente intento a prendersi una pausa dopo il trauma vissuto al
bagno del
piano superiore, e masticava rumorosamente una mela.
–
Cosa stai facendo?
– esclamò Jungkook raggiungendolo velocemente
facendo sei gradini con due passi
– Torna di sopra, come ti è venuto in mente di
alzarti?
Se
mentre scendeva si
era sentito meglio, ora che aveva tutte quelle persone intorno Jimin
sentì le
forze venirgli di nuovo meno. Voleva solo arrivare da Yoongi, non aveva
le
energie per mettersi a discutere contro una coalizione intera di
persone decise
a rimandarlo indietro. Ma ce l’aveva fatta fin lì,
non si sarebbe fermato adesso.
Tenendosi forte al corrimano, passò oltre Jungkook, e
cercando di suonare
credibile guardò Namjoon:
–
Sto bene. Mi sento
molto meglio e sono annoiato – finalmente mise il piede a
terra. Il peggio era
passato, ce l’aveva fatta – Voglio darvi una mano.
Namjoon
spostò
leggermente la testa in direzione della cucina, continuando
però a guardare
Jimin allarmato:
–
Jiiiiiin!
–
Ho sentito – disse
Jin uscendo dalla cucina mentre si asciugava le mani con uno
strofinaccio –
Jiminie, sei stato male, non credo davvero sia una buona ide-
–
Sto bene. Voglio
aiutarvi. Non mi muovo da qui.
La
fermezza del suo
tono lasciò tutti un po’ interdetti. Mentre Hoseok
osservava la scena con un’espressione
divertita, i quattro ragazzi raggruppati vicino a Jimin si scambiarono
diversi
sguardi. Alla fine fu Jungkook a parlare:
–
Jin-hyung, è stato
a letto per un giorno intero, non mi sorprende che sia annoiato.
Potrebbe fare
qualcosa di leggero, così che non si stanchi, ma intanto
stia con noi. Pensi si
possa fare?
Jin
guardò prima
Jungkook, poi Jimin, di nuovo Jungkook, velocemente Taehyung
–che lo stva
guardando appoggiato alla balaustra, testa tra le mani, la bocca appena
socchiusa, curioso sul responso – ed infine Namjoon, che gli
fece un cenno di
assenso. Sospirò:
–
Va bene, va bene. Puoi
aiutare, ma non devi stancarti assolutamente, ci siamo intesi? Voi
tornate a
lavoro, tu Jiminie siediti un attimo sul divano, ora ti trovo qualcosa
da fare.
Si
dispersero ad uno
ad uno, Jungkook per ultimo, dopo aver strizzato una spalla al ragazzo
e
avergli detto piano:
–
Appena dovessi sentirti
peggio, dimmelo subito che ti riporto sopra.
Jimin
annuì e lo vide
allontanarsi. I suoi occhi vagarono per la sala. Dov’è
Yoongi-hyung? Mentre si allontanava dalle scale, pronto ad
obbedire a Jin e andare a mettersi verso il divano, girò la
testa verso la
cucina sulla destra e si bloccò. Yoongi era lì
dentro. Jin era di schiena,
intento a lavare dei piatti, mentre Yoongi, anche lui di spalle, si
occupava di
asciugarli. Li prendeva con movimenti rapidi, i piatti che Jin gli
passava, strusciandoci
sopra il panno e posandoli davanti a sé, formando una
piccola pila. Dovevano
essere le stoviglie della sera prima e della colazione.
Entrò, ma nessuno dei
due sembrò sentirlo sopra al rumore dell’acqua.
Ora che aveva Yoongi davanti,
le gambe gli si erano fatte di piombo. Si fece coraggio e si
schiarì la gola.
Sia Jin che Yoongi si girarono verso di lui nello stesso momento e lui
si sentì
di nuovo caldo.
–
Jin… Jin-hyung. P-posso
aiutare qui?
Jin
lo osservò in
silenzio per un momento che al più piccolo sembrò
troppo lungo. Finalmente
parlò:
–
In effetti non è
una cattiva idea. Puoi asciugare i piatti stando seduto sulla sedia.
Mettiti
qui, ti prendo un panno per asciugare.
–
Hyung, può prendere
il mio – Jin si voltò verso Yoongi –
Può prendere il mio, in due non ha senso,
non sono così tanti piatti.
Stava
posando
alternativamente lo sguardo su Jin e il lavandino, parlando di Jimin
come se
non fosse neppure nella stanza. Guardami.
Perché non ti rivolgi a me? Jin anche doveva
essere rimasto interdetto,
perché non riuscì a dir nulla e si
ritrovò a guardare il ragazzo posare il suo
strofinaccio sul tavolo vicino a Jimin, e dirgli con voce bassa,
fissando la
porta della cucina davanti a lui:
–
Ti sei ripreso?
Stai meglio?
Jimin
ci mise qualche
secondo a rendersi conto che si stava rivolgendo a lui. Quando comprese
sussultò leggermente:
–
Si, si ora sto
meglio. Grazie.
–
Ok – Yoongi riprese
a camminare – Potrebbero non esserci sempre persone
lì a salvarti, vedi di non
essere così idiota la prossima volta.
Jin
spalancò gli
occhi e subito li gettò in direzione di Jimin. Il ragazzo
più piccolo sembrava
essere rimasto senza respiro. Diamine
Yoongi, ma a che cosa pensi? Arrendendosi in partenza con il
malumore di
Yoongi, cercò di occuparsi almeno di Jimin:
–
Jiminie, Yoongi è
un po’ nervoso oggi, sono convinto che non
intendeva…
–
No – Jimin strinse
i pugni e deglutì – Ha ragione. Sono stato un
idiota. Riprendiamo a lavorare
hyung, va tutto bene.
Con
riluttanza, Jin
riprese il suo posto al lavandino e si rimise a sciacquare le ciotole e
passarle a Jimin. Una, due, tre. Prendi, asciuga, impila. Non pensare
ad altro.
Potrai parlarci dopo. Quando starai meglio. Quando lui sarà
di buon umore. “Vedi di non essere
così idiota la prossima
volta”. Era sceso per vedere Yoongi-hyung, magari
parlarci un po’, dare
all’altro l’occasione di avvicinarglisi. Non si
aspettava lo avrebbe trattato
con tanta durezza. Non ci era in realtà davvero abituato.
Era la prima volta
che Yoongi lo faceva sentire quasi… sbagliato. Con lui di
solito Jimin non
aveva timori e sentiva di poter essere sé stesso, ma adesso
le parole del
maggiore lo avevano colpito terribilmente, mettendogli addosso un
sentimento di
umiliazione. Si sentiva ancora più stupido di quanto
già non si sentisse. Il suo
tono… non lo ha detto in modo giocoso.
Era serio. Mi sono comportato da idiota. Sono
un idiota. Ho fatto un casino e adesso hyung non ha nemmeno voglia di
parlarmi. Gli occhi gli si appannarono di un sottile velo di
lacrime, e
dovette sbattere le palpebre diverse volte per scacciarlo. Passando il
panno
sopra alla stoviglia con più forza del necessario
cercò di concentrarsi su ciò
che stava facendo, ma aveva solo voglia di piangere. La voce di Yoongi
gli
giunse di nuovo alle orecchie, meno severa questa volta, più
distesa:
–
Hoseok-ah, torniamo
noi in città con il tram – Non era una domanda.
–
Uh? Jiminie deve
tornare con l’auto per forza, ma noi possiamo fare ad
estrazione per vedere chi
tor-
–
Non ce n’è bisogno,
voglio andare con il tram. Vieni a pulire il cortile?
Un
mormorio di
assenso, qualche passo, una porta sbattuta. Le mani di Jimin lasciarono
andare
la ciotola che stavano impugnando. La vide infrangersi a terra, ma non
fece
nulla per evitarlo. Sentì Jin urlare il suo nome, chiedergli
se stava bene, se
si era fatto male o tagliato. Accennò un no.
Sentì Namjoon accorrere subito e
chiedere cosa fosse successo, Jin rassicurare che nessuno si
preoccupasse e
andare a prendere una scopa per raccogliere i cocci. Jungkook anche era
arrivato adesso, lo aveva fatto sollevare dalla sedia afferrandogli il
polso.
Jimin si girò verso la porta della cucina, vide
lì anche Taehyung che lo
guardava con sguardo preoccupato.
–
Ma perché sei sceso
qui? Sei ancora troppo debole, adesso torni subito di sopra.
–
No aspetta… –
Jungkook lo aveva preso per mano e lo stava tirando per portarlo verso
le
scale, rimetterlo a letto. Lui voleva rimanere però. Voleva
aspettare che
Yoongi tornasse in casa e sperare che gli parlasse di nuovo. – Sto bene.
Kookie, non c’è bisogno…
–
Jiminie, io credo
che tu non sia davvero ancora in forze per stare qui. Sei evidentemente
troppo
debole. Per favore, torna su – il tono di Jin era fermo, la
presa di Jungkook
su di lui salda e vide sia Taehyung che Namjoon annuire.
Capì di aver perso, e
accettò il verdetto. Non fece resistenza quando Jungkook lo
prese in braccio e
iniziò a salire le scale e neppure quando lo mise a letto e
gli rimboccò le
coperte. Disse solo ad un certo punto, mentre il ragazzo gli aggiungeva
un’altra copertina, più come se parlasse a
sé stesso:
–
Stavo bene. Potevo
rimanere, sto be-
–
No, non stai bene!
– il tono di voce di Jungkook si fece più alto
– Sei sudato, stavi quasi
ansimando! Jiminie, ti prego – gli strinse forte una mano e
si inginocchiò
vicino a lui, e riprese con voce più calma – ti
prego, fidati di me. Stai
tranquillo, non ti agitare, non ti affaticare. Non ce la faccio
più a vederti
star male, voglio che tu ti riprenda. Stammi a sentire per favore.
Dammi modo
di prendermi cura di te.
Lo
sguardo del
ragazzo colpì profondamente Jimin. Sembrava così
preoccupato e risoluto allo
stesso tempo. Quasi adulto. Non seppe dire di no. Forse non volle dire
di no.
La sua voce era flebile quando parlò:
–
Scusami. Non volevo
farti preoccupare. Mi dispiace tanto. Sono… un disastro
assoluto – si portò una
mano davanti agli occhi e Jungkook scattò su, tirandosi in
piedi e mettendosi
questa volta seduto di fianco a lui:
–
Jiminie, no! – gli tolse
le mani dal viso e gli portò una mano sulla guancia
– Non sei un disastro! Sei
solo stato male per colpa di una dannata febbre e…
perché ti sei un po’ confuso
con le dosi di soju – il sorriso nella sua voce fece
sorridere leggermente
anche Jimin. Si guardarono negli occhi – Va tutto bene, ok?
Tu non preoccuparti
di nulla, stai qui tranquillo, vengo io a prenderti quando è
ora di andare via,
d’accordo?
Jimin
annuì, e non si
scansò quando Jungkook gli si avvicinò per dargli
un leggero bacio sulla
guancia.
****
Il
viaggio di Hoseok
e Yoongi fu silenzioso. Il primo non era riuscito a dire no alla
richiesta del
secondo e quindi alla fine si erano entrambi avviati verso la fermata
del tram
una decina di minuti prima che gli altri ripartissero in macchina. Per
qualche
motivo Yoongi era voluto tornare con il tram e Hoseok non aveva voluto
mettersi
a contestare il suo desiderio di andare insieme. Continuava a vedere
Yoongi
scosso e non capiva il perché, per cui aveva deciso che
avrebbe cercato di stargli
addosso il più possibile, sperando che osservandolo bene
qualcosa uscisse fuori
o gli balzasse all’occhio. Nulla però lo aveva
aiutato a capire meglio cosa
stesse passando nella mente del più grande e anche adesso
sentiva che non era
il momento di mettersi a fare domande.
Yoongi
stava
guardando fuori dal finestrino, un gomito appoggiato vicino al vetro,
lo
sguardo perso. Si sentiva un po’ in colpa di aver chiesto ad
Hoseok di andare
con lui quando adesso non gli stava quasi rivolgendo la parola, ma al
momento
aveva un unico pensiero per la testa: il modo in cui aveva trattato
Jimin.
Uscendo dalla cucina, dopo avergli risposto così male,
Yoongi avrebbe voluto
prendersi a pugni, con la consapevolezza che se anche se ne fosse dati
cento e
poi cento e poi altri cento non sarebbero stati ancora sufficienti. Se
ne
meritava di più. Lasciarsi andare alla rabbia
così con Jimin, chiamandolo
idiota in quel modo, con la bocca piena d’astio…
come aveva potuto? Si era
subito pentito di ciò che aveva detto il secondo stesso in
cui lo aveva fatto e
il pensiero di aver dato un dispiacere a Jimin gli aveva fatto
malissimo. Il
problema è che quando il ragazzo aveva risposto di stare
bene, Yoongi non aveva
potuto fare a meno di pensare a come non fosse stato lui a farlo
sentire meglio
e l’immagine di Jungkook che se ne prendeva cura gli aveva
fatto perdere il
lume della ragione. Aveva sentito un enorme risentimento nascergli
dentro e lo
aveva esternato, senza pensare alle conseguenze. Stava male a
ripensarci perché
non era davvero con Jimin che ce l’aveva, e neppure con
Jungkook. Ce l’aveva solo
con sé stesso, ma come sempre nella sua vita questo auto
disprezzo si traduceva
poi in un apparente odio verso gli altri. Però non poteva
permetterlo. Non
poteva assolutamente permettere che Jimin rimanesse ferito da lui. Non
avrebbe
potuto sopportarne il pensiero e decise in quell’istante che
avrebbe fatto di
tutto affinché ciò non accadesse, prendendo una
decisione.
****
I
giorni successivi
furono particolarmente frenetici per il gruppo del 503 e caratterizzati
da un
grande via vai di persone nei vari appartamenti. I più
impegnati di tutti erano
Jin, Namjoon e Hoseok. Lo spettacolo era alle porte e
l’agitazione era
palpabile. Il pomeriggio del due gennaio si erano tutti e tre fiondati
in sede,
dove trascorsero quasi cinque ore il giorno dopo per le ultime prove,
mentre il
mercoledì rimasero per quelle generali quasi
l’intera giornata all’interno del
teatro dove la rappresentazione avrebbe avuto luogo. Anche quando erano
a casa,
l’atmosfera era un po’ delirante, con Jin che si
metteva a recitare in momenti
casuali, mentre si muoveva tra i fornelli o sotto la doccia o durante
il
notiziario, e Namjoon che continuava a lamentarsi contro un iper-attivo
Hoseok,
il quale si era ormai fissato in pianta semi stabile
nell’appartamento e
alternava momenti in cui si chiudeva in camera con Yoongi ad altri in
cui
andava in sala per, appunto, scaricare la propria tensione infastidendo
e
lamentandosi con Namjoon. Nel frattempo, un’altra persona
aveva quasi messo le
tende in casa altrui: Jungkook. Quando il lunedì pomeriggio
Jin aveva fermato
la sua auto davanti casa di Jimin e Taehyung, il ragazzo aveva
insistito per
salire con loro ad aiutare ed era andato via solamente a sera tarda,
dopo
essersi accertato che Jimin mangiasse propriamente, andasse a letto
presto e
dopo aver trascorso un paio di ore a chiacchierare con Taehyung in
cucina. Il
giorno dopo si era poi presentato al mattino piuttosto presto,
accompagnato da
un cestino infiocchettato:
–
È un kit di
sopravvivenza, Jiminie. Ci ho messo dentro alcune cosine che credo
possano aiutarti
ad allievare la noia. Tae mi ha detto che avevi finito i manga quindi
sono
passato in fumetteria e te ne ho presi alcuni. Queste sono un paio di
riviste
interessanti che avevo a casa. Due dvd di Hoseok-hyung, credo siano del
suo
drama preferito, non dirgli che te li ho portati. Magari piacciono
anche a te.
Poi vediamo… cioccolata, un paio di barrette, dei fazzoletti
tanto per
sicurezza e questo qui – prese quella che sembrava essere una
scatoletta bianca
in mano – è il mio Nintendo. Lo so che i
videogiochi non sono il meglio quando
si è ammalati, ma secondo me domani dovresti già
essere quasi guarito, quindi
potrai usarlo. Spero il gioco che ci ho messo dentro ti piaccia.
–
Jungkookie – Jimin
non sapeva cosa dire – sei completamente impazzito, non
dovevi assolutamente
disturbarti così!
–
Ssh. Prendi e
basta. Te lo appoggio qui vicino al letto, va bene?
Taehyung
entrò nella
stanza, una tuta nera larga addosso, le mani incrociate dietro la testa:
–
A me non hai mai
regalato tutte queste cose Kookie.
Jungkook
lo guardò
serio:
–
Tu non ti sei mai
ammalato da quando ci conosciamo.
–
Ok, quando mi
ammalerò allora dovrai fare un cestino anche per me.
Prometti – e gli si mise
davanti con le braccia conserte.
Jimin
portò gli occhi
al cielo, mentre Jungkook ridacchiò portandosi la mano al
cuore:
–
Io, Jeon Jungkook,
prometto solennemente di accudire te, Kim Taehyung, nel momento della
malattia
– Taehyung sorrise annuendo soddisfatto, e Jungkook
continuò – e
così in ogni malattia finché morte non ci
separi. Va bene?
Finché
morte non ci separi. Taehyung rimase spiazzato di fronte a
queste parole, e
sentirle uscire dalla bocca del ragazzo davanti a sé, che lo
guardava dritto
negli occhi, sorridente, bellissimo, lo mandò in tilt.
Spalancò gli occhi,
sentì un rossore caldo sulle guance e per cercare di
riprendersi, non sapendo
cosa altro fare, si mise a sedere per terra, balbettando:
–
S-si, ok ti credo.
Dimmi piuttosto di Hoseok-hyung – era la prima cosa che gli
era venuta in mente
per cambiare discorso – che cosa sta facendo? È
agitato per dopodomani?
–
In realtà non ci ho
potuto parlare molto – rispose Jungkook – Ieri
notte quando sono tornato non
l’ho trovato, gli ho scritto e mi ha detto che dopo le prove
era rimasto con
Yoongi-hyung. Poi questa mattina invece è stato hyung a
venire da noi, sono
stati in camera per un po’ e poi sono andati via, credo
Hobi-hyung avesse le
prove presto. Mi ha detto che forse rimarrà via anche
stasera.
–
Yoongi-hyung viene
da voi? – Taehyung era incredibilmente sorpreso –
Perché mai?
–
Non ne ho idea
onestamente. Ci sta che Hoseokie rimanga al 503 per esercitarsi con gli
altri,
ma perché mai Yoongi-hyung si prenda il disturbo di venire
da noi, è un
mistero. Jiminie, tu ne sai nulla?
–
Come? I-io? No, non
so niente. Non… non so il perché.
Jimin
vide Jungkook
fare spallucce rassegnate e ne ebbe invidia. Avrebbe dato tutto
ciò che aveva
in quel momento per poter fare la stessa cosa. Alzare le spalle e
procedere,
cambiare argomento, spostare i pensieri. Ma non gli era possibile.
Quando
Jungkook aveva parlato la ormai familiare sensazione di avere un
improvviso
buco allo stomaco era tornata nel giro di un istante. Per un secondo
aveva
anche contemplato l’idea di confidarsi con i due amici e
condividere ciò che
sapeva sui due, però ci aveva ripensato subito. Dirlo ad
alta voce ad altre persone
lo avrebbe reso troppo reale.
Il
giorno dopo
Jungkook tornò di nuovo, questa volta portando con
sé una busta intera della
spesa, spiegando come ci fosse bisogno del suo aiuto per il pranzo
perché
Taehyung non sapeva cucinare e Jimin continuava a sembrare troppo
sciupato. Di
nuovo, informò i ragazzi della presenza di Yoongi a casa
loro di prima mattina
e dell’avere appreso che aveva preso ad accompagnare Hoseok
alle prove insieme
a Jin e Namjoon.
–
Non sapevo che
hyung fosse così interessato a questo spettacolo. Forse
vuole affiancare
Namjoonie-hyung nella composizione delle musiche? – fu il
commento di Taehyung
mentre passava un coltello per tagliare la verdura a Jungkook.
–
Mi
piacerebbe risponderti, ma non posso e a dirti la verità
l’idea di chiedere
spiegazioni non mi attrae – disse l’altro
sistemando per bene il tagliere sul
tavolo – il dover rivolgere la parola a Yoongi-hyung mi mette
una certa ansia
ultimamente.
–
Perché cosa
succede? – chiese Jimin. Dal momento che dal pomeriggio
precedente non aveva
più la febbre aveva deciso di alzarsi un pochino e mettersi
lungo sul divano
con una coperta addosso per stare in compagnia degli altri due ragazzi
mentre
si occupavano del pranzo. Proprio come il giorno precedente,
l’aver avuto
notizia di come Yoongi stesse trascorrendo ogni minuto con Hoseok lo
aveva
rabbuiato. Avrebbe preferito che il discorso venisse chiuso e Jungkook
non ne
facesse più cenno, per un milione di motivi diversi. Quando
però lo aveva
sentito fare quel commento su Yoongi era rimasto incuriosito. Stava
male? – Che
cosa ha fatto Yoongi-hyung?
Jungkook
scoppiò a
ridere:
–
Non sarei qui a
parlarne se lo sapessi Jiminie! È sempre quello il problema
con Yoongi-hyung,
no? Non si sa mai cosa gli passi per la testa – fece cenno a
Taehyung di
prendere il suo posto al tagliere – o almeno, io non sono in
grado di capirlo.
Grazie Tae, finisci tu così io intanto metto il brodo a fare.
Taehyung
annuì e disse qualcosa, ma Jimin non stava più
ascoltando. Aveva aperto il cellulare e, come aveva fatto
già mille volte anche
il giorno prima, era andato a controllare la casella dei messaggi, come
se per
magia da un momento all’altro potesse apparire un piccolo
“1” vicino alla chat
sua e di Yoongi-hyung. L’ultima conversazione però
rimaneva sempre quella,
delle 17:18 del 30 dicembre 2016: “Dove
sei???”. Fermi lì. Erano rimasti
lì e Jimin iniziava a chiedersi se
sarebbero mai andati avanti. Rilesse per la milionesima volta gli
ultimi
messaggi che lui stesso aveva mandato. “Attendimi
per favore, ho tante cose da dirti :)”. Sembrava
passato così tanto tempo.
Avrebbe voluto avere la stessa leggerezza anche ora, passare le dita
sui tasti
senza pensarci e chiedere all’altro ragazzo cosa stesse
facendo. Il Jimin che
aveva mandato quegli ultimi messaggi, quello di nemmeno cinque giorni
prima, lo
avrebbe fatto. Il Jimin di ora però non ne aveva il
coraggio. Questo pensiero
gli mise addosso una sensazione fastidiosa, decisamente sgradevole. Era
così
strano. Tutto ciò che stava vivendo, provando, pensando era
sconosciuto,
estraneo. Desiderava con tutto sé stesso che le cose
tornassero come prima, ma
di nuovo si sentiva impotente perché sapeva che non avrebbe
potuto far nulla in
proposito. Quella che era stata rabbia iniziale, quando aveva sorpreso
Yoongi e
Hoseok quel fatidico pomeriggio, e che poi si era trasformata in
disperazione,
durante la festa e quando poi Yoongi gli aveva parlato in cucina, aveva
adesso
lasciato il posto solo alla tristezza. Un’enorme tristezza
che si era
impossessata di lui e di cui non riusciva più a disfarsi. Il
venire a sapere di
come Hoseok e Yoongi passassero così tanto tempo insieme
aveva definitivamente
distrutto le sue speranze. Il fatto che Yoongi stesse facendo compagnia
ad
Hoseok addirittura a teatro, quando se fosse stato chiunque altro a
chiederglielo
gli avrebbe solo riso in faccia, fu per Jimin un’ulteriore
conferma di ciò che
c’era tra i due ragazzi, di come tra loro il rapporto fosse
cambiato e
diventato qualcosa di più di pura amicizia. Ma
d’altronde si conoscevano da una
vita, avrebbe dovuto aspettarsi una cosa del genere già da
tempo, e anzi, era
strano che non fosse accaduto prima. A lui invece Yoongi-hyung non
aveva
mandato nemmeno un messaggio. Non gli aveva chiesto se stesse bene. Non
aveva
nemmeno colto l’occasione di chiedere a Jungkook che glielo
salutasse. Nulla. D’altronde
era di cattivo umore, come gli avevano detto più volte anche
gli altri, ed era
normale che l’unica persona che sopportasse fosse Hoseok. Che
stupido che era
stato a pensare di avercela fatta, di essersi guadagnato un posto
speciale
nella vita del più grande. Doveva probabilmente sentirsi
solo fortunato ad averlo
potuto avere un po’ per sé per tutto questo tempo.
Ciò che stava accadendo ora era
inevitabile, solo questione di tempo e Jimin lo aveva previsto.
Ritornò con la
mente al periodo in cui Hoseok doveva far ritorno dal Giappone. Aveva
già
allora iniziato ad avere una certa apprensione, il timore che tutto
quello che
aveva avuto con Yoongi si trasformasse in una semplice parentesi.
Eppure ciò
non era accaduto. Hoseok era tornato, ma Yoongi non aveva cambiato
nulla nel
loro rapporto. Al contrario. Quando gli aveva regalato il mixtape,
Jimin aveva
sentito una gioia enorme esplodergli nel cuore, resa ancora
più intensa dal
sollievo provato. Yoongi gli aveva dato le sue creazioni, le aveva date
a lui e
solo a lui. Non lo avrebbe allontanato da sé, Jimin si era
sentito convinto di
questo in quel momento, su quel tetto, mentre piroettando scappava da
Yoongi e
vedeva ballare attorno a sé i fiocchi della prima neve
dell’anno. Quando aveva
ascoltato il cd, da solo nella propria camera, Jimin aveva pianto.
Erano
lacrime di commozione e gioia. Non solo aveva un pezzetto di Yoongi
tutto per
sé, da poter tenere vicino in qualunque momento, ma era
anche un qualcosa che
era solo suo. Neppure di Hoseok. Di nessun altro. Solo ed
esclusivamente suo. Si
allungò sul divano e chiuse gli occhi prima che altre
lacrime potessero
scendere. Il cd gli rimaneva, ma di tutto il resto ora non aveva
più nulla. Poteva
solo sperare che per qualche motivo Yoongi-hyung decidesse di parlargli
di
nuovo. L’idea di dover rivivere ciò che era
accaduto due giorni prima gli
stritolava il cuore, ma cercò di tranquillizzarsi pensando
che quello doveva
essersi trattato di un momento particolare, mentre appena si fossero
trovati
nel contesto familiare di una delle solite cene, al riparo nel 503, le
cose
sarebbero forse andate in un altro modo. Pregò di avere
ragione. Solo un po’ di pazienza
Jimin. Solo un altro
po’ di pazienza.
****
5
gennaio 2017
–
Come ti senti? Pensi di riuscire a venire questa sera
allo spettacolo?
–
A che ora è?
–
Alle diciotto e trenta. Però non durerà molto e
nel
teatro farà caldo. Se ti copri bene e prendiamo il tram
proprio qui sotto non
dovrebbero esserci problemi. Poi al 503 per la cena potrà
portarti Jin-hyung in
auto.
–
Non lo so Tae… non so se mi sento ancora in forze
sufficienti. Ho soprattutto paura di una ricaduta e vorrei essere
sicuro al
cento per cento di essere guarito prima di uscire con questo freddo. Mi
dispiace.
–
Tranquillo Jimin, gli hyung capiranno.
–
Salutameli e complimentali da parte mia. Digli che
anche senza averli visti so che saranno stati bravissimi.
–
Ricevuto. Allora io inizio a prepararmi, tu per cena
hai il brodo che è avanzato di ieri. Quando
tornerò forse starai già dormendo,
ci vediamo direttamente domani mattina, ok? Sopravvivrai stasera senza
me e
Kookie?
–Vai
Taehyungie. Buon divertimento.
****
–
Giuro che la prossima volta che quella mi tocca il
braccio fuori dalle scene lancio un grido di aiuto. Credi che possa
denunciarla
per molestie?
–
Prima o dopo lo spettacolo?
–
Se va avanti così lo farò probabilmente prima.
–
Possiamo in effetti sempre chiedere un cambio, io al
posto suo – Yoongi sorrise in direzione di Hoseok, il quale
rise a sua volta,
ovviamente in modo più rumoroso dell’altro. Si
trovavano già dalla mattina all’interno
del teatro dove entro un paio di ore si sarebbe tenuto finalmente il
tanto
sospirato secondo show. L’emozione che si sentiva correre tra
i membri della
compagnia teatrale era dovuta più alla felicità
di essersi quasi liberati di
questa rappresentazione che a una vera agitazione pre-spettacolo.
Yoongi si era
unito, così come anche nei giorni precedenti, a Jin, Namjoon
e Hoseok per
controllare più da vicino l’amico e rendersi conto
di come eventualmente
aiutarlo quando provavano insieme. Fino all’ultimo infatti
Hoseok aveva voluto
che Yoongi provasse con lui. Non si sentiva sufficientemente pronto per
cui
aveva deciso di usufruire del tempo in cui non era impegnato nelle
prove con la
compagnia facendo venire Yoongi a casa sua. Jungkook era un coinquilino
molto
più discreto di Jin e Namjoon, e non avrebbe fatto troppo
caso a ciò che i due
ragazzi stavano facendo chiusi in camera. Al contrario, la presenza di
Jin e
Namjoon in casa avrebbe assicurato continue interruzioni e sarebbe
risultato difficile
per Hoseok rilassarsi e rimanere concentrato. Anche se ormai con Yoongi
l’imbarazzo era del tutto scomparso o quasi, il ragazzo non
aveva tuttavia
ancora intenzione di far sapere ad anima viva il favore che aveva
chiesto
all’amico. Aveva dunque supplicato Yoongi che gli facesse la
cortesia di venire
da lui la mattina e accompagnarlo poi alle prove. “Potrai vedere dove sbaglio e poi potrai parlarmene
a casa tua dopo
cena. Però le prove vere e proprie le facciamo da me. Tra
l’altro Jungkook non
c’è comunque, perché andrà
da Taehyungie e Jiminie”. L’amico aveva
accettato subito, e Hoseok gliene era grato. Questa mattina erano
andati al
teatro piuttosto sul presto e la giornata era trascorsa prova dopo
prova.
Yoongi aveva ricevuto il permesso di rimanere lì –
Namjoon aveva approfittato
della sua presenza per farsi dare una mano – e aveva fatto da
supporto morale
ad Hoseok, osservandolo dalla platea quando era in scena e andandogli
vicino
dietro le quinte per bisbigliarli un “bravo” o un
“rilassati di più” appena il
suo turno finiva. Lo aveva visto particolarmente agitato quando era
andato da
lui la mattina, ma adesso sembrava essersi calmato e concentrato. Al
momento la
sua più grande preoccupazione era
l’imprevedibilità della sua partner, la quale
non perdeva occasione per andargli vicino, chiedergli di provare ancora
e
allungare ogni tanto anche una mano, dedicando ad Hoseok attenzioni che
il
ragazzo avrebbe pagato oro pur di non ricevere.
–
Non mi vergogno nemmeno di dire che preferirei limonare
con te davanti a trecento persone rispetto a sentire un’altra
volta anche solo
per un secondo la sua mano sul mio braccio.
–
Ok, ritiro tutto. Aspetta che lo spettacolo sia finito
prima di denunciarla, non ci tengo a limonare con te.
La
risata di Hoseok scoppiò proprio mentre Jin gli si
avvicinava. Il ragazzo era nervoso, ma invece che mostrarsi con la
scontrosità,
il nervosismo di Jin si manifestava attraverso un’allegria
quasi isterica.
Bastava nulla per farlo ridere e si metteva ad urlare incoraggiamenti a
tutto
il gruppo non appena ne aveva l’occasione. Yoongi non aveva
mai assistito alle
prove generali di nessuno dei suoi spettacoli e adesso, vedendolo
così, gli fu
estremamente chiaro perché non ci avesse messo molto tempo a
fare amicizia con
Hoseok.
–
Yoongi caro – trillò avvicinandosi a lui e
portandogli
le mani sulle spalle – Il mio Joonie vorrebbe un consiglio su
una piccola
modifica che vuole fare… Non ho capito bene cosa, vedi tu.
Sono così contento
che tu sia qui con noi! Ora ti voglio a tutti i futuri spettacoli,
qualcosa mi
dice che la tua presenza porterà fortuna!
Yoongi a queste
parole spalancò gli occhi e guardò Hoseok come a
dire “Non ho firmato anche per
questo”. Mettendosi a ridere Hoseok prese Jin per il polso e
lo scostò da
Yoongi, sottolineandogli l’importanza dell’andare
per gradi.
–
Ok, ok, segui i tuoi tempi Yoongi-ah. Sento però che
questo è solo l’inizio e un giorno salterai a
bordo con noi.
I
due presero a parlottare animatamente tra loro e a
creare quelli che a Yoongi suonarono come scenari distopici riguardanti
lui e
sue possibili parti in un qualche spettacolo. Incapace di fronteggiare
la
combinazione Jin-Hoseok, al ragazzo non restò che andare a
cercare rifugio da
Namjoon. Rimase con lui per tutto il resto del tempo, dandogli una mano
come gli
aveva chiesto, finché finalmente, incredibilmente in fretta,
giunse l’orario di
apertura delle porte al pubblico. A questo punto Yoongi
salutò Namjoon e andò
per l’in bocca al lupo prima da Jin e poi da Hoseok, a cui
dette anche qualche
ultima raccomandazione:
–
Stai tranquillo e non agitarti. Sei migliorato
tantissimo e puoi farcela. Se te la vedi brutta, ripensa al mio bel
viso,
vedrai che tutto andrà liscio.
Ridacchiando
Hoseok lo abbracciò. Il modo in cui l’amico
aveva accettato di aiutarlo e il fatto che avesse continuato a farlo
nonostante
ci fosse qualcosa che chiaramente lo rendeva inquieto significava
moltissimo
per Hoseok. Si sentiva felice di essersi aperto all’amico e
aver chiesto aiuto
mettendo da parte l’orgoglio. Gli sarebbe piaciuto Yoongi
facesse lo stesso,
non voleva vederlo mai più come lo aveva visto qualche
giorno prima. Lo strinse
fortissimo, attirandosi ovviamente le sue proteste. Gli voleva
così bene che il
cuore a volte gli faceva male e questa era una di quelle. Incurante
delle
resistenze dell’altro, non lo lasciò andare e gli
disse piano:
–Grazie
mille Yoongi-ah. Di qualsiasi cosa tu abbia
bisogno, io sono qui. Ti voglio bene. Lo sai che ti voglio bene, vero?
– lo
lasciò andare solo per porgli quest’ultima domanda
guardandolo in viso, ma il
suo sguardo serio ebbe vita breve. Lo sguardo scioccato di Yoongi unito
al
nuovo rossore sulle sue guance fu abbastanza per farlo ridere. Il
più grande lo
scrollò via da sé.
–
Vado a prendere posto perché davvero sto iniziando a
temere per la mia incolumità fisica.
–
Ti stavo solamente dimostrando il mio amichevole e
fraterno affetto – gli
disse Hoseok fingendo
un tono ripiccato mentre lui si allontanava. Rispose continuando a
camminare, dandogli
la schiena e sollevando una mano a mo’ di saluto:
–
Dimostramelo facendomi vedere che non ho perso il mio
tempo. Fai scintille stasera su quel palco, Hobi.
Scintille
fece. Nessuno nel pubblico avrebbe potuto
credere che la persona di fronte ai loro occhi era un ragazzo insicuro
e
inesperto che fino a una settimana prima non sapeva nemmeno da dove
iniziare
con scene come quelle che stava recitando. Anche coloro che lo
conoscevano furono
sorpresi. Persino Jungkook e Taehyung furono capaci di dimenticarsi che
quello
era il loro amico, il loro rumoroso, confusionario, perennemente
allegro Jung
Hoseok. Yoongi era estremamente orgoglioso. Il ragazzo aveva ascoltato
tutti i
suoi consigli e per Yoongi fu davvero divertente scoprire che avevano
funzionato per davvero. Si era mostrato sempre sicuro di sé
mentre aiutava
l’altro, ma in realtà non poteva dire di saperne
poi molto di più in materia
rispetto ad Hoseok. Mentre lo guardava muoversi così
disinvolto sul palco,
avvicinarsi alla sua partner e toccarla senza problemi, recitare
battute
romantiche con scioltezza, Yoogni pensò alla incredibile
crudele ironia di
tutto questo. Hoseok trasformato in un eccellente attore sentimentale
proprio
da lui, che invece si era lasciato scappare la persona che amava con
tutto sé
stesso da sotto gli occhi. L’impegno con Hoseok lo aveva
aiutato a distrarsi e riempire
il tempo, tuttavia la ferita era sempre lì, fresca e
pulsante come se fosse
stata appena aperta. Se ne rendeva conto soprattutto la notte. Sebbene
avesse
cercato il più possibile, riuscendoci, di non rimanere solo,
la notte non
poteva purtroppo trovare riparo in nessuno. Ecco quindi che i pensieri
prendevano vita e gli si attorcigliavano confusi per ore, senza che lui
riuscisse a districarseli di dosso. Erano come delle arpie, mai sazi e
sempre
vogliosi di tornare a tormentarlo. Ciò che era
più frustrante era la
consapevolezza dell’inutilità di tutto questo
pensare. Yoongi non aveva più
nulla di nuovo da analizzare, aveva rivisto ogni dettaglio nella sua
mente,
ripercorso ogni fase della sua stupidità già
un’infinità di volte. Aveva già
tratto le sue conclusioni e preso la sua decisione. Da quando gli si
era
affacciata alla mente, chiara e limpida, facile, quattro giorni prima,
mentre
il tram riportava lui e Hoseok a Seul, si era convinto sempre di
più che fosse
la soluzione giusta. Questa sera a cena ne avrebbe informato
velocemente gli
altri. Probabilmente era un bene che Jimin non ci fosse, anzi lo era
sicuramente. Avrebbe avuto paura di vacillare se avesse dovuto fare il
suo annuncio
guardando negli occhi il ragazzo che amava.
–
Ho sognato questo momento così tante volte…
così tante notti.
L’udire
l’amico dire di nuovo queste battute, finalmente
su un palco, indossando i vestiti di scena, la mossa spavalda di chi sa
il fatto
suo, fece sorridere Yoongi. In fondo era da lì che avevano
iniziato tutto.
****
Una
pioggia di applausi riempì la sala del teatro,
inondando i commedianti e poi sfumando piano piano, fino a scomparire
del
tutto, sostituita dal brusio della folla in marcia verso le porte
d’uscita.
Taehyung poteva sentire i mormorii soddisfatti delle persone intorno a
lui,
rallegrandosi dei commenti positivi. Gli amici avevano fatto davvero un
buon
lavoro e lui si sentiva contentissimo per loro, sapendo quanto la buona
riuscita di questo spettacolo fosse importante per fare
pubblicità alla
compagnia. Peccato Jiminie non sia venuto,
pensò mentre girava la testa per controllare che Jungkook
fosse ancora vicino a
lui. Si, era lì. Lo prese sottobraccio:
–
Direi che è andata bene,
no?
–
Si, non mi sono per niente
annoiato! Voglio proprio andare da Hoseokie-hyung, ho di che prenderlo
in giro
per almeno un altro anno – disse Jungkook scoppiando a
ridere. Anche Taehyung
sorrise:
–
Non lo avrei mai creduto
capace di certe scene, era così serio.
–
È stato divertentissimo. Mi
dispiace davvero che Jiminie se lo sia perso. Come stava?
–
In realtà mi è sembrato
piuttosto tornato in forze, ma posso capire che non abbia voluto
rischiare.
Jungkook annuì.
Erano usciti dalla sala
principale con la platea e si trovavano adesso nel corridoio
d’ingresso.
–
Dove dobbiamo andare?
Taehyung
si fermò un attimo,
la fronte aggrottata:
–
Non ricordo se è a destra
o a sinistra – si guardò alle spalle e quando vide
colui ce stava cercando lo
chiamò – Yoongi-hyung! Come si arriva ai camerini
degli attori?
Yoongi
stava arrivando
lentamente, era rimasto indietro a causa della folla e sembrava
notevolmente
irritato dal trovarsi in mezzo a un mare di persone.
–
Te l’ho detto quattro
volte, a sinistra.
–
Scusa, non ricordavo.
Senza dargli risposta Yoongi
passò oltre i due
ragazzi più giovani e prese a mostrare la strada. Taehyung e
Jungkook si
scambiarono un breve sguardo di intesa, come a dire cerchiamo
di avere pazienza. L’atmosfera era stata un
po’ tesa,
mentre erano tutti e tre seduti vicini sulle seggioline rosse della
platea.
Senza Jimin con loro, o un altro degli hyung, erano una tripletta
strana. Non
era vero imbarazzo quello che sentivano tra loro, ma, almeno da parte
di
Taehyung e Jungkook, si trattava piuttosto di una leggera
difficoltà a capire
come prendere Yoongi. La sua presenza li metteva entrambi un
po’ in tensione e
avrebbero preferito che ci fosse stato lì anche qualcun
altro dei ragazzi che
riuscisse ad essere più rilassato di loro quando Yoongi si
trovava nelle sue
giornate no. Questa volta in particolare, la giornata no sarebbe presto
diventata una settimana no. Taehyung, ma come del resto anche tutti gli
altri,
si era accorto del malumore del ragazzo e si era dunque comportato
come
faceva sempre in quei momenti: evitava di parlargli troppo. Voleva bene
al suo
hyung, ma si rendeva conto che avevano due caratteri profondamente
diversi e si
sentiva dunque l’ultima persona sulla faccia della terra
adatta a trattarci
quando qualcosa non andava. Si chiedeva spesso come facesse Hoseok, il
quale
invece era così simile a lui. Taehyung amava la
personalità di Hoseok. La reputava
unica ed era fermamente convinto che il ragazzo fosse una delle persone
più
spontanee e generose che avesse mai conosciuto. Se la sua amicizia con
Yoongi
lo lasciava a volte perplesso, non aveva al contrario mai avuto dubbi
sul
perché si fosse invece trovato bene con Jimin. Il suo
migliore amico anche era
dolce e allegro, gli mancava solo quel pizzico di sicurezza in
più che invece
Hoseok sembrava avere a vagonate e dunque era logico che i due ragazzi
avessero
legato. Un milione di volte, prima di conoscere Jungkook, si era
fermato a
pensare a quanto gli sarebbe piaciuto avere una persona come lui
vicino, che
fosse in casa o in università. Quando Jimin glielo aveva
presentato per la
prima volta, Taehyung non aveva potuto fare a meno di adorarlo
all’istante.
Innanzitutto, gli era per sempre grato per aver avvicinato il suo
amico, averlo
addirittura accolto in casa propria e averlo aiutato con le sue
insicurezze,
facendogli sia da mentore che, ancora meglio, da fratello maggiore.
Taehyung
sapeva le difficoltà che Jimin aveva
nell’accettarsi e dunque ciò che Hoseok
aveva fatto, e continuava a fare, per lui era qualcosa di cui Taehyung
era
convinto non si sarebbe mai potuto sdebitare. Grazie a
quell’amicizia poi i due
giovani avevano avuto l’opportunità di conoscere
anche tutti gli altri e quindi
godere adesso di un bellissimo legame che, di nuovo, per Taehyung non
aveva
prezzo. L’amicizia era un qualcosa di importantissimo per il
ragazzo, la
considerava preziosa e cercava di onorarla sempre. Hoseok era stato un
amico
per Jimin, un vero amico, e Taehyung sapeva come lo fosse da sempre
anche per
Yoongi. Sapeva che Hoseok era una persona di cui ci si poteva fidare,
una di
quelle che non ti lascia andare a costo di finire nel burrone con te, e
questa
era una cosa che non poteva fare altro che amare. Quando poi aveva
accettato la
proposta di andare a vivere con Jungkook, per Taehyung era stata
l’ennesima
conferma di ciò che pensava: di persone come Hoseok ne
vengono al mondo una
ogni venti migliaia di anni. Forse sono addirittura leggendarie e lui
aveva
avuto l’enorme fortuna di vivere nella stessa epoca in cui
viveva anche questo
stupendo esemplare di anima umana. Taehyung era così
preoccupato sul responso
quando gli aveva inviato il messaggio dove gli spiegava la situazione
di
Jungkook e gli esponeva la soluzione a cui aveva pensato. Era in ansia
per il
più piccolo, perché voleva trovasse un posto dove
stare, ed era in ansia perché
voleva con tutto il suo cuore che il ragazzo condividesse qualcosa di
più
grande con lui. Era forse stupido da pensare, perché si
sarebbero potuti vedere
comunque, ma per Taehyung quello non era sufficiente, voleva che
entrasse a
fare ancora più parte della sua vita. Quale migliore
possibilità che andare a
vivere con uno di quelli che oramai erano diventati i suoi migliori
amici?
Lacrime di gioia vennero fuori quando Hoseok gli aveva detto di
sì senza
nemmeno porre domande. Non solo era stato il primo ad avvicinare e
accettare il
suo migliore amico, ma adesso, senza neanche conoscerlo, stava aiutando
Taehyung
ad occuparsi di un’altra persona che in pochissimo tempo era
diventata
fondamentale nella sua vita. Come poteva dunque non provare altro che
una
profonda gratitudine e un’ammirazione sconfinata per Hoseok?
Lo prendeva come
un vero e proprio punto di riferimento, anche in virtù del
fatto che
caratterialmente lo sentiva vicino a sé, e il suo unico
rimpianto era non
poterci passare più tempo insieme. Così come
tutti gli anni, era dunque anche
quest’anno andato a vedere lo spettacolo con grandissimo
piacere e al momento
voleva davvero arrivare in quel camerino per fargli i complimenti per
la sua
recitazione. Sperò solo che Yoongi non sfogasse la sua
stranezza del momento su
di lui, ma allontanò subito il pensiero da sé,
ricordando i racconti di
Jungkook e quindi di come Yoongi fosse stato di supporto per questo
spettacolo.
Yoongi trovò con facilità la fila di porte dei
camerini, quasi tutte aperte a
causa del grande via vai di persone, gli attori che ancora stavano
smaltendo
l’adrenalina e occasionali parenti stretti o amici che erano
venuti per
rallegrarsi. Svettando sugli altri per la sua statura, la testa di
Namjoon fu
facile da individuare, nel fondo della stanza. Yoongi si fece largo
seguito
fedelmente dai due ragazzi più piccoli e fece un cenno con
la testa in
direzione di Namjoon appena questi lo vide. A sedere lì
vicino, illuminati dai
neon degli specchi, c’erano Jin e Hoseok, visibilmente
contenti, con gli occhi
stretti e lucidi per la soddisfazione e con un bicchierino di spumante
tra le
mani.
–
Eccovi qui! – Jin si alzò
andando in direzione dei più giovani a braccia tese, andando
ad abbracciare per
primo Jungkook – grazie di essere venuti! Che cosa vi
è sembrato?
Sia
Taehyung che Jungkook si
misero a dire di come si fossero divertiti e come quest’anno
il tutto fosse
stato molto più interessante degli anni passati.
–
Soprattutto complimenti
alla diva della serata! Dov’è il mio caro
coinquilino? Hoseokie-hyung! Da
quando sei un tale dongiovanni?
La
risata di Hoseok scoppi
fragorosa seguita a ruota di quella di Taehyung e Jin. Anche Yoongi,
che si era
messo vicino a Namjoon, sorrise.
–
Hai visto quale
recitazione perfetta?
–
Sei stato eccezionale
hyung! – esclamò Taehyung – Jiminie non
è potuto venire perché ancora non sta
del tutto bene, ma mi ha detto di fare i complimenti a tutti, sapeva
già che
sareste stati bravissimi.
Hoseok
ringraziò e aggiunse:
–
Non credo che gli capiterà
mai più una tale occasione però. È
l’ultima volta che accetto una parte del
genere, per cui si è davvero perso il meglio –
prima che Taehyung potesse
aggiungere altro, Jungkook gli dette una gomitata e fece uno sguardo
furbo. Alzò
un dito come a dire di aspettare mentre si portava le mani alla tasca e
tirò
fuori il cellulare. Andò sulla galleria, mostrando infine lo
schermo e facendo
l’occhiolino a Hoseok.
–
Hai fatto un video?? Jungkookie
cancellalo subito!!
–
Credi davvero mi sarei
lasciato sfuggire un’occasione del genere? – rise
ancora di più mentre con
facilità evitava i tentativi di Hoseok di riprendersi il
cellulare – Potremmo
rivederlo ad ogni cena, prima di iniziare a mangiare, che cosa dite?
Namjoon,
mani nelle tasche,
un ghigno sul volto, intervenne:
–
Potrei avere gli incubi,
ma sono quasi tentato di votare per il sì solo per vedere
Hoseok-ah morire di
imbarazzo.
–
Ma perché ti abbiamo dato
lavoro qui? – replicò Hoseok alzando gli occhi al
cielo.
L’altro
gli si avvicinò e
gli punzecchiò un braccio:
–
Senza di me non avresti
avuto quel bellissimo accompagnamento sonoro che è stato al
novanta per cento
responsabile della riuscita delle tue scene, dunque tecnicamente gli
applausi
che ti sei preso sarebbero per me. Ringraziami invece che lamentarti.
Interdetto
un attimo, Hoseok
si riprese subito e mostrò un sorriso innocente:
–
E dimmi Namjoonie caro,
l’ispirazione per scrivere musiche così magistrali
adatte ad un chiaro di luna
da dove ti è venuta? Mentre sotto le stelle toglievi a Jin
il grembiulino rosa?
Namjoon
lanciò un urlo
disperato, mentre gli altri riprendevano a ridere e Jin gli si portava
vicino,
passandogli un braccio attorno alla vita, ridendo anche lui. Prese le
difese
del suo ragazzo:
–
Basta con questo
grembiulino! Annuncio una volta per tutte, di fronte alla quasi
totalità del
gruppo, che nessun atto discutibile è stato causato da quel
grembiule!
–
Ma sicuro che
Namjoon-hyung non vorreb- iniziò a dire Taehyung, interrotto
dall’urlo di Jin,
ormai quasi paonazzo in volto:
–
Non facciamo sesso con
quel grembiule! – rendendosi conto di aver urlato si
bloccò con gli occhi spalancati
e si guardò intorno, notando che ora quasi la
metà dei presenti nel camerino
ora silenziosa e
lo stava guardando
incuriosita. Namjoon si portò una mano al viso, e mentre
tutti gli amici erano
piegati in due, anche qualcun altro degli attori fece una battuta e
presto la
stanza si riempì di altre risate, schiamazzi e prese in
giro. Ugualmente in
allegria i ragazzi tornarono al 503 e festeggiarono il successo della
serata
con buon cibo e qualche bottiglia di birra. Yoongi fece del suo meglio
per
rimanere tranquillo, almeno all’apparenza. Si
impegnò a non rispondere male o
mostrarsi inquieto. Per fortuna l’attenzione era totalmente
spostata su altro e
dunque non dovette faticare troppo per rimanere nel suo angolo. Verso
la fine
della serata comunicò agli altri ragazzi ciò che
aveva già detto ad Hoseok due
giorni prima e dopo aver dovuto sopportare, come si era però
aspettato, qualche
naturale domanda si ritirò nella sua camera a dormire
comunicando di essere
molto stanco.
****
6
gennaio 2017
Taehyung
si svegliò intorno alle nove affamato e dopo
aver aspettato una mezz’oretta decise di fare colazione da
solo. Avrebbe
preferito mangiare insieme a Jimin, ma aveva davvero bisogno di mettere
a
tacere il suo stomaco. Mentre mangiava il suo riso ricevette un
messaggio da
Jungkook che lo informava che sarebbe venuto a trovarli anche quel
giorno.
Rispose ovviamente che non c’erano problemi,
perché effettivamente non ce ne
erano. Perché avrebbero dovuto esserci problemi nel fatto
che Jungkook venisse
ogni giorno per visitare Jimin? Per lui era solo un vantaggio, visto
che così
poteva godere della vicinanza di entrambi i migliori amici senza
nemmeno
muoversi di casa. No? Sospirò forte, posando il telefono sul
tavolo e facendo
vagare la mente. Tutto sembrava tranquillo e normale, eppure era
già da qualche
giorno che Taehyung avvertiva un’atmosfera singolare attorno
a sé. Non riusciva
a definirla, ma era sicuramente diversa. Come quella sera in cui aveva
visto Jimin
rientrare dopo ore di sparizione, sentiva anche adesso di avere di
fronte a sé
tutti i pezzi di un mosaico che però non riusciva a
ricomporre. Pensò di
scrollarsi di dosso questi pensieri facendosi una doccia e preparandosi
in
attesa di Jungkook. Era contento che venisse. Vederlo, parlarci,
stargli vicino
lo avrebbe fatto sentire meglio nonostante tutto, qualunque fossero le
ragioni
della sua visita.
Fu
non prima delle undici che Jimin uscì dalla sua camera.
Trovò
Taehyung seduto sul divano, con il laptop appoggiato sulle gambe
incrociate.
Gli dette un buongiorno assonnato a cui l’amico rispose
allegramente e con un
largo sorriso e mise subito a farsi una tazza di the.
Si
portò lentamente sul divano e si mise a sedere vicino
a Taehyung, il quale continuò tranquillamente ad usare il
computer mentre Jimin
gli si accoccolava addosso, con la testa appoggiata sulla sua spalla e
le mani
sotto al suo braccio come per scaldarle:
–
Perché è sempre così
freddo in questa cucina?
–
Lo so, c’è una copertina
sulla sedia se vuoi. Ah, in proposito! – girò il
viso verso l’amico –
Jungkookie mi ha costretto a chiamare un tecnico tre giorni fa.
Verrà lunedì
prossimo.
–
E tu quando avevi
intenzione di dirmelo?
–
Mi sono dimenticato, scusa
– rispose Taehyung distendendo il volto in un sorriso
innocente e mostrando poi
la lingua. Tornò serio – come ti senti questa
mattina?
–
Quasi come nuovo, credo di
esserne fuori.
Rimasero
in silenzio per un
po’, con Jimin sempre appoggiato a Taehyung e
l’altro ragazzo intento a leggere
la programmazione dei film al cinema per il mese di gennaio.
–
Ti sei addormentato tardi
ieri?
–
No, anzi. Forse mi sento
così bene proprio perché ho dormito tanto. Ho
smaltito gli ultimi residui di
febbre – fu interrotto dal suono del campanello –
aspettiamo qualcuno?
Taehyung
si alzò
rispondendo:
–
Secondo te?
Jimin
ridacchiò. Aveva
capito. Cinque minuti dopo Jungkook era nella loro cucina, seduto al
posto di
Jimin vicino a Taehyung mentre Jimin si era messo su una sedia a bere
the verde
e fare colazione, portandosi il cibo alla bocca come meglio poteva
vista la
mobilità ridotta che la copertina in cui si era avvolto gli
dava. Faceva però
davvero troppo freddo e l’ultima cosa che avrebbe voluto era
riprendere la
febbre.
–
Dunque Jiminie, ti sei
fatto raccontare qualcosa di ieri?
–
No ancora no, mi sono
appena svegliato come puoi vedere. Come è andata?
Jimin
non era sicuro al
cento per cento di volerne parlare subito. Si sentiva in colpa a non
essere
andato, era la prima volta in anni che succedeva. La sera prima si
sentiva
bene, non perfettamente, ma in effetti come aveva detto Taehyung il
modo di
presentarsi allo spettacolo ed essere con gli altri ragazzi alla cena
in
maniera sicura per la sua salute c’era. All’ultimo
non se l’era però sentita.
Sapeva che avrebbe rivisto Yoongi, ma sapeva anche che probabilmente
quella
sarebbe stata la serata di Hoseok per il ragazzo. Aveva immaginato di
doverli
vedere vicini, magari abbracciarsi, toccarsi come era successo alla
festa e non
aveva avuto il coraggio di muoversi di casa. Prima o poi era una cosa
che
avrebbe dovuto affrontare, ne era consapevole, e non era tornato
indietro sulla
sua decisione. Però credeva che andare proprio quella sera
non avrebbe aiutato,
anzi. Si sarebbe forse sentito ancora più escluso e se la
morsa che afferrava
il suo cuore era già così stretta solo a
pensierci, ebbe timore di ciò che
avrebbe potuto sentire di persona. Aveva però promesso a
sé stesso che quella
sarebbe stata l’ultima volta che procrastinava. Finalmente la
sua salute era
migliorata e aveva bisogno di rivedere Yoongi e parlarci. Era stanco di
aspettare, e nonostante l’ansia fosse presente non vedeva
l’ora che arrivasse
la cena della settimana dopo. Ovviamente, sempre se Yoongi non lo
avesse
chiamato prima per chiedergli di trascorrere il pomeriggio con lui. Per
quanto
si ripetesse che era meglio non farsi illusioni, rimaneva difficile per
Jimin
non continuare a sperare, nel fondo del suo cuore, in
un’eventualità del
genere.
–
Benissimo! Ci siamo
addirittura divertiti, non è vero Tae? È stato un
bene, visto come si era messa
all’inizio.
Taehyung
annuì e Jimin
inclinò la testa di lato:
–
Cosa intendi?
–
È che senza te eravamo
solo io e lui ad assistere insieme a Yoongi-hyung, e beh…
non si può dire la
sua presenza rilassi – Jimin provò una fitta al
petto a queste parole. Non era
la prima volta che Jungkook accennava al comportamento strano di Yoongi
e Jimin
non poteva fare a meno di domandarsi se non stesse male. Devo
davvero vederlo, e presto – Però devo
ammettere che durante la
cena è stato piuttosto tranquillo.
–
Si, se per tranquillo
intendi che non ha quasi spiccicato parola.
–
Lo so Tae, ma ripensa
all’altro giorno, il primo dell’anno. Era in
silenzio anche lì, ma sembrava
davvero una presenza dell’altro mondo. Mi sono un
po’ agitato onestamente, ma
poi Hobi-hyung continuava ad essere tranquillo intorno a lui per cui ho
pensato
non potesse essere così grave – scrollò
le spalle – Qualunque cosa sia hyung
saprà cosa fare. Chissà, forse era nervoso solo
per via di ciò che ci ha detto
ieri. A quanto ho capito Hoseok-hyung già ne era al corrente
quindi per questo
forse non era preoccupato.
Taehyung
si morse il labbro.
Per qualche motivo quando aveva visto Jimin aveva pensato fosse meglio
informarlo
più tardi su questa questione. Ma ormai era fatta.
–
Di cosa stai parlando?
Cosa vi ha detto? – Jimin si sentiva teso come una corda di
violino senza
sapere neppure lui bene il perché.
–
Come? Tae non ti ha detto
ancora nulla?
Yoongi-hyung va via per un po’. Prenderà il treno
per Daegu questo pomeriggio.
Note
dell’autrice: Hi everyone ~
Eccoci qui con una nuova parte. #Backstagealert:
questa parte ha corso il rischio di non venire mai pubblicata visto che
è dalla
scorsa settimana che la serenità della mia esistenza viene
messa ripetutamente a
dura prova dalle foto di Namjoon in Italia. Non so se qualcun altro
l’ha
vissuta male come me (ditemi di sì), ma io ho alternato
lacrime (“COSA VUOL
DIRE CHE ERA COSI VICINO”) ad insulti (“FOTO COSI
BELLE NON SI PUBBLICANO,
PERCHE’ VUOLE UCCIDERMI QUESTO STRONZO?”). Kudos
alla mia amica per aver
sopportato le decine di messaggi vocali che le ho mandato e in cui ho
rigettato
tutta la mia isteria. Insomma, c’è stato il
rischio che questa storia rimanesse
incompleta, non ti azzardare più a fare una cosa del genere
@ Kim Namjoon. Ti
perdono quelle di oggi solo perché sono in Svizzera. Adesso
la smetto,
perdonate la deviazione tematica, anche se, visto che in questo momento
siete
qui a leggere una fanfic sui BTS, molto probabilmente potete capirmi
benissimo J J Non posso
dire di aver riacquisito tutta la mia sanità mentale, ma
quella rimasta è stata
sufficiente per terminare questo capitolo. Ok, parliamo quindi del
capitolo.
È
un po’ lungo, e non sapevo se spezzarlo o meno, ma poi
ho pensato che tutto quello che succede qui aveva senso insieme, come
blocco
unico. Vediamo illustrata la fase “post-festa” e le
conseguenze a cui ha
portato. Come si era capito, le risoluzioni di Jimin e Yoongi si sono
effettivamente dimostrate incompatibili e adesso assistiamo ad un Jimin
che
cerca di compiere qualche passo in avanti e uno Yoongi piuttosto
devastato dal
dolore e dalla gelosia che invece gli si allontana. Assistiamo poi alla
sempre
maggiore presenza di Jungkook nella vita di Jimin. Il ragazzo non
molla, non si
è ancora dichiarato apertamente, ma a questo punto non si fa
più tanti problemi
a slanciarsi di più con l’altro. La sua presenza
è poi importante perché funge
da sorta di “ponte” tra le vite di
Yoongi-Hoseok-hyungs e quella di Jimin e
Tae, i quali altrimenti, senza la vicinanza di Jimin a Yoongi,
sarebbero
rimasti all’oscuro di determinati particolari. Primo fra
questi, l’aiuto di
Yoongi a Hoseok, che dà non poca sofferenza a Jimin. Anche
per questo motivo,
il ragazzo decide di non andare alla rappresentazione, cosa che invece
avrebbe
dovuto fare visto che avrebbe riconosciuto determinate parole e quanto
meno gli
sarebbe forse venuto il dubbio di aver capito fischi per fiaschi, ma le cose
ovviamente non possono essere così semplici! Mi sono
dilungata più di quanto
avessi programmato sulla serata a teatro, ma mi piaceva
l’idea di soffermarmici
un po’ di più, sia per dare più
“tempo in scena” agli altri personaggi sia per
non lasciare del tutto in sospeso il punto di vista di Yoongi durante
questi
tre giorni. Infine nell’ultima parte leggiamo di come
nonostante il suo dolore Jimin
durante la convalescenza non abbia cambiato idea e abbia davvero un
desiderio
fortissimo di rivedere Yoongi. Ma, come ho detto prima, le cose non
possono
essere così semplici. ;)
La citazione
iniziale fa riferimento alle scelte che i
personaggi stanno facendo (tutti, in modo diverso, e in gradi diversi
di
consapevolezza), a come invece che aiutarli li stiano in effetti solo
ferendo
di più, e a come ci sia in loro, al momento, una quasi
totale assenza di
spirito combattivo per spingersi un po’ fuori dalla loro
“comfort-zone” e
cercare di andare oltre ciò che vedono e scoprire
determinate verità.
Mi fermo per
non tediarvi oltre, grazie mille di aver
letto il capitolo ed essere arrivati fin qui. Un grazie grandissimo
anche a chi
ha aggiunto la storia alle preferite/seguite e un altro enormissimo a
chi
commenta lasciandomi sempre scritte bellissime cose. Grazie di cuore ♥ Spero che
anche questo capitolo sia stato di vostro gradimento, attendete il
prossimo per
favore ~
Baci, Elle
Ps:
C’è a un certo punto un piccolo excursus
sull’amicizia tra Taehyung e Hoseok. Riguardo a
ciò che Tae provava per Hobi
prima di conoscere Kookie… potete farne ciò che
volete, non lo so nemmeno io :P
Ho solo descritto come si sentiva e si sente. Mi piaceva metterlo
perché alla
fine in questa storia ho parlato un po’ di tutti quindi non
credo sia fuori
luogo soffermarmi anche su altri rapporti al di fuori di quelli
principali. Ogni
ragazzo ha con ognuno degli altri una propria relazione e una propria
storia e
mi piacerebbe davvero tanto parlarne più profusamente, ma
non posso nemmeno
dilungarmi troppo uscendo dalla trama. Dove sento che possa starci
però scrivo,
come in questo caso. Altrimenti cerco (enfasi sul
“cerco”) di far capire
determinate dinamiche attraverso dialoghi e situazioni. Post scriptum
forse
inutile, ma volevo un attimo fare accenno a quella parte
perché nello scriverla
ho riversato tantissimi sentimenti che ho per Hobi e credo che gli
occhi con
cui l’ho fatto guardare da Tae siano piuttosto i miei :P
PPS: Forse
verrà un giorno in cui le note saranno solo
note e non racconti brevi. Ma non è questo il giorno. Alla
prossima settimana ~