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Autore: _kookieo    01/11/2017    4 recensioni
“Quella notte qualcuno tra le nuvole lassù sembrava aver deciso di voler ricordare ai mortali il vero significato della stagione che loro definivano con il nome inverno. La temperatura aveva raggiunto i -10°, quattro gradi più sotto delle minime medie invernali per la città di Seoul. […] Non avrebbe potuto esserci un contrasto maggiore tra ciò che si stava consumando all’esterno e l’atmosfera nell’appartamento 503.” 
 
Uniti da una salda amicizia, i giovani Jin, Yoongi, Jimin, Namjoon, Hoseok, Taehyung e Jungkook trascorrono sereni la loro vita a Seoul, riempiendo l’uno le giornate dell’altro da ormai alcuni anni. Ora che la fine di dicembre si avvicina è tempo di organizzare la loro solita festa di fine anno. Ci sono però sentimenti non ancora espressi che combattono sempre più per venire alla luce e che sconvolgeranno l’alba del nuovo anno. I ragazzi dovranno imparare che quello che sembra essere un equilibrio perfetto in realtà può imprigionare e immobilizzare come ghiaccio e che se si vuol vivere davvero bisogna permettere al sole di entrare.
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Min Yoongi/ Suga, Park Jimin, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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CAPITOLO X

 

 

Quando considero i limiti in cui sono rinchiuse le facoltà pratiche e indagatrici dell’uomo,

quando vedo come ogni attività metta capo alla soddisfazione di bisogni che a loro volta non hanno

alcuno scopo se non di prolungare la nostra misera esistenza, e ancora, come ogni accontentarsi

di certi risultati della ricerca sia semplicemente la rassegnazione del sognatore,

pago di decorare con figure variopinte e luminosi paesaggi i muri della sua prigione,

tutto questo, Whilhelm, mi fa ammutolire!

 

(J. W. Goethe, I dolori del giovane Werther)

 

2 gennaio 2017

 

Il secondo giorno dell’anno accolse i sette ragazzi con una pioggia fitta e pesante. Fin dal primissimo mattino il ticchettio dei vetri colpiti dall’acqua iniziò a farsi strada nei loro sogni, senza però riuscire a disturbare il sonno di nessuno. Per motivi differenti, ognuno di loro era estremamente stanco e fu non prima delle dieci di mattina che la cucina iniziò a venire piano piano ripopolata dal gruppo. Alle dieci e mezza i mancanti all’appello erano solo tre: Namjoon, Taehyung e Jimin. L’agenda della giornata era piuttosto serrata: per prima cosa, la villa andava completamente ripulita e lucidata e questa era già un’operazione che avrebbe richiesto almeno un paio d’ore; occorreva poi che tutti si vestissero, e di nuovo del tempo ce ne sarebbe voluto vista la disponibilità limitata di bagni; infine, entro massimo le tre sarebbero dovuti tutti trovarsi fuori dalla villa, in partenza verso la città. Lo spettacolo di Namjoon, Jin e Hoseok era infatti incredibilmente vicino e le prove erano state fissate per le cinque di quel pomeriggio. Il lavoro di squadra si attivò subito: mentre Hoseok e Yoongi davano il via alle operazioni andando a prendere detersivi, stracci e scopettoni vari, Jin andò a buttare come al solito Namjoon giù dal letto mentre Jungkook andava ad occuparsi di Taehyung. Cinque minuti dopo, un incredibilmente assonato Namjoon in boxer neri e t-shirt bianca scendeva lentamente le scale stropicciandosi gli occhi e un Taehyung terribilmente spaesato si rendeva conto di non essere più nel suo letto, ma tra le braccia di Jungkook che lo stava portando così di sotto. Accesa della musica in sottofondo, le grandi pulizie ebbero ufficialmente inizio.

L’unico che, di nuovo, era stato esentato dalla partecipazione al progetto “rendiamo-di-nuovo-vivibile-questo posto” era Jimin. Il ragazzo aveva lievemente insistito quando Jungkook aveva lasciato il posto nel letto di fianco a lui e si era preparato per scendere, ma l’ennesima notte trascorsa con la febbre lo aveva lasciato indebolito. Aveva anche avuto di nuovo degli incubi. Non ricordava più bene di quale natura fossero, ma gli avevano lasciato un grande senso di sgradevolezza addosso. Sgradevolezza e angoscia. Questa sensazione era poi stata acutizzata dal primo pensiero che gli era affiorato alla mente appena si era svegliato: oggi dovrò parlare con Yoongi-hyung. Era consapevole che prima o poi ad un certo punto della mattina ciò sarebbe dovuto succedere. Era irritato con sé stesso, si rimproverava la perdita di controllo avvenuta due sere prima. Se ora si trovava bloccato a letto, quasi privo di forze, era solamente colpa di quell’assurda idea di uscire fuori alle tre di notte in mezzo al gelo. Come poteva essere stato così stupido? Se si fosse sentito meglio adesso sarebbe corso vicino a Yoongi e con una scusa avrebbe ripreso a parlarci. Non ne poteva davvero più di tutto quel silenzio tra loro. Era stato lui il primo a chiudersi, ma ora voleva che l’altro gli parlasse, che lo guardasse. Doveva accertarsi che avesse ancora qualcosa da dirgli, che lo volesse vicino. Ma non poteva comprendere nulla di tutto ciò se non lo guardava negli occhi. Aveva bisogno di vedere Yoongi, capire in prima persona quanto di ciò che avevano sarebbe rimasto. Aveva però poche energie e non riuscì ad insistere quando Jungkook lo fece distendere di nuovo e lo assicurò che l’unica cosa a cui avrebbe dovuto pensare era riprendersi. Non riuscì a farsi valere neppure poco dopo, quando Taehyung sgattaiolò un attimo da lui per portargli qualcosa da mangiare, in dosi ben più generose di quanto Jin avrebbe mai acconsentito. Non sapeva da dove prendere le forze e ad un certo punto, mentre era da solo e lanciava uno sguardo verso la finestra, sollevato a sedere da una pila di cuscini, diverse lacrime silenziose presero a scorrergli giù. Se le asciugò in fretta. Se mi metto anche a piangere è la volta buona che non mi riprendo più. Non sapeva esattamente da quanto tempo fosse in quella posizione, forse dieci minuti, forse un’ora, con i suoni delle faccende in corso che gli arrivavano attutite da attraverso la porta chiusa e con gli stessi pensieri che a ruota gli vagavano per la mente: perché Yoongi-hyung non viene? Perché sono sempre così inutile? Quando mi sentirò meglio? Ad un tratto sentì una voce venire dal corridoio davanti alla sua camera e si mise in allarme, sentendo i nervi farsi più tesi e un piccolo brivido partirgli dalla nuca.

– Ti ho detto che va bene Hoseok-ah, mi occupo io di pulire quello, basta che smetti di chiedermelo. Riesci a fare almeno il lavandino nel frattempo?

– Si, ovvio che riesco, è solo-

– Solo che ti viene da vomitare all’idea di pulire il water, lo so, me lo hai detto.

Yoongi-hyung! Di nuovo Jimin si sentì come si era sentito nel suo incubo. Avrebbe voluto gridare, urlare al ragazzo che lui era lì, sveglio e lo stava aspettando, ma nulla uscì dalla sua bocca. Era rimasto pietrificato, il cuore che batteva all’improvviso dieci volte più veloce rispetto a pochi secondi prima. Perché non entrava? Perché non aveva voglia di vederlo? Di sapere come stesse? Perché si accontentava di ciò che Hoseok gli riferiva su di lui? Si portò le mani alle tempie, appoggiando i gomiti alle ginocchia. Non ne poteva più. Si sentiva così stupido ad avere questo bisogno, come se fosse un bambino capriccioso. Che senso aveva affannarsi così ora? Ci sarebbe stato modo di rivedere Yoongi e parlarci con calma anche nei prossimi giorni, dunque perché si stava sentendo come se l’attendere un altro minuto gli sarebbe stato fatale? La sensazione di impotenza di fronte agli eventi, di fronte a questa debolezza fisica, di fronte a sé stesso, gli dette d’un tratto la nausea e le lacrime tornarono a fare capolino. Passò un po’ di tempo a cercare di razionalizzare e concentrarsi sui giorni futuri, quando finalmente sano e in forze sarebbe potuto tornare a bussare al 503, ma non aiutò. Continuava a voler andare subito, in quell’esatto istante. L’udire un’altra volta la voce di Yoongi – lui e Hoseok dovevano aver finito di pulire e Jimin sentì i loro passi sulle scale – lo convinse definitivamente a fare qualcosa. Inspirò profondamente, e prese a togliersi di dosso le coperte con grande lentezza. Nella casa si stava bene, ma aveva paura che lo sbalzo di temperatura potesse comunque peggiorare la sua salute. Poggiò i piedi a terra, il rumore del piccolo salto attutito dai calzini bianchi. Sentì la testa girare, molto, e dovette appoggiare le mani al letto per tenersi in piedi. Le gambe lo sorreggevano a malapena e per un attimo sentì la speranza di riuscire ad arrivare alla porta affievolirsi. Si scrollò subito però e tirando un altro grande respiro si mise in cammino. Nel momento di aprire la maniglia si fermò di nuovo perché la testa continuava ad ondeggiargli un pochino, ma almeno si sentiva più stabile sulle gambe. Se fosse riuscito ad arrivare in fondo alle scale, sarebbe stata fatta. Quando si appoggiò al corrimano poté finalmente udire distintamente le voci provenienti dal piano inferiore, dove al momento tutti i ragazzi sembravano trovarsi. Con lentezza fece il primo gradino. La testa aveva finalmente quasi smesso di girargli e si sentiva capace di mostrarsi abbastanza sicuro davanti agli altri cosi che acconsentissero a farlo unire ai lavori di casa. Quando si trovò a metà scala una voce lo raggiunse:

– Jiminie? Che ci fai qui sotto??

Namjoon lo stava guardando preoccupato. Aveva lasciato il tavolo che stava richiudendo e adesso aveva iniziato ad andare verso di lui. La sua esclamazione fu seguita a ruota da quelle di Jungkook e Taehyung. Dovevano starsi occupando del bagno, perché uscirono entrambi da lì, accorrendo subito verso Jimin. Hoseok lo guardò incuriosito, ed emise solo un suono. Si trovava seduto sul divano, probabilmente intento a prendersi una pausa dopo il trauma vissuto al bagno del piano superiore, e masticava rumorosamente una mela.

– Cosa stai facendo? – esclamò Jungkook raggiungendolo velocemente facendo sei gradini con due passi – Torna di sopra, come ti è venuto in mente di alzarti?

Se mentre scendeva si era sentito meglio, ora che aveva tutte quelle persone intorno Jimin sentì le forze venirgli di nuovo meno. Voleva solo arrivare da Yoongi, non aveva le energie per mettersi a discutere contro una coalizione intera di persone decise a rimandarlo indietro. Ma ce l’aveva fatta fin lì, non si sarebbe fermato adesso. Tenendosi forte al corrimano, passò oltre Jungkook, e cercando di suonare credibile guardò Namjoon:

– Sto bene. Mi sento molto meglio e sono annoiato – finalmente mise il piede a terra. Il peggio era passato, ce l’aveva fatta – Voglio darvi una mano.

Namjoon spostò leggermente la testa in direzione della cucina, continuando però a guardare Jimin allarmato:

– Jiiiiiin!

– Ho sentito – disse Jin uscendo dalla cucina mentre si asciugava le mani con uno strofinaccio – Jiminie, sei stato male, non credo davvero sia una buona ide-

– Sto bene. Voglio aiutarvi. Non mi muovo da qui.

La fermezza del suo tono lasciò tutti un po’ interdetti. Mentre Hoseok osservava la scena con un’espressione divertita, i quattro ragazzi raggruppati vicino a Jimin si scambiarono diversi sguardi. Alla fine fu Jungkook a parlare:

– Jin-hyung, è stato a letto per un giorno intero, non mi sorprende che sia annoiato. Potrebbe fare qualcosa di leggero, così che non si stanchi, ma intanto stia con noi. Pensi si possa fare?

Jin guardò prima Jungkook, poi Jimin, di nuovo Jungkook, velocemente Taehyung –che lo stva guardando appoggiato alla balaustra, testa tra le mani, la bocca appena socchiusa, curioso sul responso – ed infine Namjoon, che gli fece un cenno di assenso. Sospirò:

– Va bene, va bene. Puoi aiutare, ma non devi stancarti assolutamente, ci siamo intesi? Voi tornate a lavoro, tu Jiminie siediti un attimo sul divano, ora ti trovo qualcosa da fare.

Si dispersero ad uno ad uno, Jungkook per ultimo, dopo aver strizzato una spalla al ragazzo e avergli detto piano:

– Appena dovessi sentirti peggio, dimmelo subito che ti riporto sopra.

Jimin annuì e lo vide allontanarsi. I suoi occhi vagarono per la sala. Dov’è Yoongi-hyung? Mentre si allontanava dalle scale, pronto ad obbedire a Jin e andare a mettersi verso il divano, girò la testa verso la cucina sulla destra e si bloccò. Yoongi era lì dentro. Jin era di schiena, intento a lavare dei piatti, mentre Yoongi, anche lui di spalle, si occupava di asciugarli. Li prendeva con movimenti rapidi, i piatti che Jin gli passava, strusciandoci sopra il panno e posandoli davanti a sé, formando una piccola pila. Dovevano essere le stoviglie della sera prima e della colazione. Entrò, ma nessuno dei due sembrò sentirlo sopra al rumore dell’acqua. Ora che aveva Yoongi davanti, le gambe gli si erano fatte di piombo. Si fece coraggio e si schiarì la gola. Sia Jin che Yoongi si girarono verso di lui nello stesso momento e lui si sentì di nuovo caldo.

– Jin… Jin-hyung. P-posso aiutare qui?

Jin lo osservò in silenzio per un momento che al più piccolo sembrò troppo lungo. Finalmente parlò:

– In effetti non è una cattiva idea. Puoi asciugare i piatti stando seduto sulla sedia. Mettiti qui, ti prendo un panno per asciugare.

– Hyung, può prendere il mio – Jin si voltò verso Yoongi – Può prendere il mio, in due non ha senso, non sono così tanti piatti.

Stava posando alternativamente lo sguardo su Jin e il lavandino, parlando di Jimin come se non fosse neppure nella stanza. Guardami. Perché non ti rivolgi a me? Jin anche doveva essere rimasto interdetto, perché non riuscì a dir nulla e si ritrovò a guardare il ragazzo posare il suo strofinaccio sul tavolo vicino a Jimin, e dirgli con voce bassa, fissando la porta della cucina davanti a lui:

– Ti sei ripreso? Stai meglio?

Jimin ci mise qualche secondo a rendersi conto che si stava rivolgendo a lui. Quando comprese sussultò leggermente:

– Si, si ora sto meglio. Grazie.

– Ok – Yoongi riprese a camminare – Potrebbero non esserci sempre persone lì a salvarti, vedi di non essere così idiota la prossima volta.

Jin spalancò gli occhi e subito li gettò in direzione di Jimin. Il ragazzo più piccolo sembrava essere rimasto senza respiro. Diamine Yoongi, ma a che cosa pensi? Arrendendosi in partenza con il malumore di Yoongi, cercò di occuparsi almeno di Jimin:

– Jiminie, Yoongi è un po’ nervoso oggi, sono convinto che non intendeva…

– No – Jimin strinse i pugni e deglutì – Ha ragione. Sono stato un idiota. Riprendiamo a lavorare hyung, va tutto bene.

Con riluttanza, Jin riprese il suo posto al lavandino e si rimise a sciacquare le ciotole e passarle a Jimin. Una, due, tre. Prendi, asciuga, impila. Non pensare ad altro. Potrai parlarci dopo. Quando starai meglio. Quando lui sarà di buon umore. “Vedi di non essere così idiota la prossima volta”. Era sceso per vedere Yoongi-hyung, magari parlarci un po’, dare all’altro l’occasione di avvicinarglisi. Non si aspettava lo avrebbe trattato con tanta durezza. Non ci era in realtà davvero abituato. Era la prima volta che Yoongi lo faceva sentire quasi… sbagliato. Con lui di solito Jimin non aveva timori e sentiva di poter essere sé stesso, ma adesso le parole del maggiore lo avevano colpito terribilmente, mettendogli addosso un sentimento di umiliazione. Si sentiva ancora più stupido di quanto già non si sentisse. Il suo tono… non lo ha detto in modo giocoso. Era serio. Mi sono comportato da idiota. Sono un idiota. Ho fatto un casino e adesso hyung non ha nemmeno voglia di parlarmi. Gli occhi gli si appannarono di un sottile velo di lacrime, e dovette sbattere le palpebre diverse volte per scacciarlo. Passando il panno sopra alla stoviglia con più forza del necessario cercò di concentrarsi su ciò che stava facendo, ma aveva solo voglia di piangere. La voce di Yoongi gli giunse di nuovo alle orecchie, meno severa questa volta, più distesa:

– Hoseok-ah, torniamo noi in città con il tram – Non era una domanda.

– Uh? Jiminie deve tornare con l’auto per forza, ma noi possiamo fare ad estrazione per vedere chi tor-

– Non ce n’è bisogno, voglio andare con il tram. Vieni a pulire il cortile?

Un mormorio di assenso, qualche passo, una porta sbattuta. Le mani di Jimin lasciarono andare la ciotola che stavano impugnando. La vide infrangersi a terra, ma non fece nulla per evitarlo. Sentì Jin urlare il suo nome, chiedergli se stava bene, se si era fatto male o tagliato. Accennò un no. Sentì Namjoon accorrere subito e chiedere cosa fosse successo, Jin rassicurare che nessuno si preoccupasse e andare a prendere una scopa per raccogliere i cocci. Jungkook anche era arrivato adesso, lo aveva fatto sollevare dalla sedia afferrandogli il polso. Jimin si girò verso la porta della cucina, vide lì anche Taehyung che lo guardava con sguardo preoccupato.

– Ma perché sei sceso qui? Sei ancora troppo debole, adesso torni subito di sopra.

– No aspetta… – Jungkook lo aveva preso per mano e lo stava tirando per portarlo verso le scale, rimetterlo a letto. Lui voleva rimanere però. Voleva aspettare che Yoongi tornasse in casa e sperare che gli parlasse di nuovo.  – Sto bene. Kookie, non c’è bisogno…

– Jiminie, io credo che tu non sia davvero ancora in forze per stare qui. Sei evidentemente troppo debole. Per favore, torna su – il tono di Jin era fermo, la presa di Jungkook su di lui salda e vide sia Taehyung che Namjoon annuire. Capì di aver perso, e accettò il verdetto. Non fece resistenza quando Jungkook lo prese in braccio e iniziò a salire le scale e neppure quando lo mise a letto e gli rimboccò le coperte. Disse solo ad un certo punto, mentre il ragazzo gli aggiungeva un’altra copertina, più come se parlasse a sé stesso: 

– Stavo bene. Potevo rimanere, sto be-

– No, non stai bene! – il tono di voce di Jungkook si fece più alto – Sei sudato, stavi quasi ansimando! Jiminie, ti prego – gli strinse forte una mano e si inginocchiò vicino a lui, e riprese con voce più calma – ti prego, fidati di me. Stai tranquillo, non ti agitare, non ti affaticare. Non ce la faccio più a vederti star male, voglio che tu ti riprenda. Stammi a sentire per favore. Dammi modo di prendermi cura di te. 

Lo sguardo del ragazzo colpì profondamente Jimin. Sembrava così preoccupato e risoluto allo stesso tempo. Quasi adulto. Non seppe dire di no. Forse non volle dire di no. La sua voce era flebile quando parlò:

– Scusami. Non volevo farti preoccupare. Mi dispiace tanto. Sono… un disastro assoluto – si portò una mano davanti agli occhi e Jungkook scattò su, tirandosi in piedi e mettendosi questa volta seduto di fianco a lui:

– Jiminie, no! – gli tolse le mani dal viso e gli portò una mano sulla guancia – Non sei un disastro! Sei solo stato male per colpa di una dannata febbre e… perché ti sei un po’ confuso con le dosi di soju – il sorriso nella sua voce fece sorridere leggermente anche Jimin. Si guardarono negli occhi – Va tutto bene, ok? Tu non preoccuparti di nulla, stai qui tranquillo, vengo io a prenderti quando è ora di andare via, d’accordo?

Jimin annuì, e non si scansò quando Jungkook gli si avvicinò per dargli un leggero bacio sulla guancia.

 

****

 

Il viaggio di Hoseok e Yoongi fu silenzioso. Il primo non era riuscito a dire no alla richiesta del secondo e quindi alla fine si erano entrambi avviati verso la fermata del tram una decina di minuti prima che gli altri ripartissero in macchina. Per qualche motivo Yoongi era voluto tornare con il tram e Hoseok non aveva voluto mettersi a contestare il suo desiderio di andare insieme. Continuava a vedere Yoongi scosso e non capiva il perché, per cui aveva deciso che avrebbe cercato di stargli addosso il più possibile, sperando che osservandolo bene qualcosa uscisse fuori o gli balzasse all’occhio. Nulla però lo aveva aiutato a capire meglio cosa stesse passando nella mente del più grande e anche adesso sentiva che non era il momento di mettersi a fare domande.

Yoongi stava guardando fuori dal finestrino, un gomito appoggiato vicino al vetro, lo sguardo perso. Si sentiva un po’ in colpa di aver chiesto ad Hoseok di andare con lui quando adesso non gli stava quasi rivolgendo la parola, ma al momento aveva un unico pensiero per la testa: il modo in cui aveva trattato Jimin. Uscendo dalla cucina, dopo avergli risposto così male, Yoongi avrebbe voluto prendersi a pugni, con la consapevolezza che se anche se ne fosse dati cento e poi cento e poi altri cento non sarebbero stati ancora sufficienti. Se ne meritava di più. Lasciarsi andare alla rabbia così con Jimin, chiamandolo idiota in quel modo, con la bocca piena d’astio… come aveva potuto? Si era subito pentito di ciò che aveva detto il secondo stesso in cui lo aveva fatto e il pensiero di aver dato un dispiacere a Jimin gli aveva fatto malissimo. Il problema è che quando il ragazzo aveva risposto di stare bene, Yoongi non aveva potuto fare a meno di pensare a come non fosse stato lui a farlo sentire meglio e l’immagine di Jungkook che se ne prendeva cura gli aveva fatto perdere il lume della ragione. Aveva sentito un enorme risentimento nascergli dentro e lo aveva esternato, senza pensare alle conseguenze. Stava male a ripensarci perché non era davvero con Jimin che ce l’aveva, e neppure con Jungkook. Ce l’aveva solo con sé stesso, ma come sempre nella sua vita questo auto disprezzo si traduceva poi in un apparente odio verso gli altri. Però non poteva permetterlo. Non poteva assolutamente permettere che Jimin rimanesse ferito da lui. Non avrebbe potuto sopportarne il pensiero e decise in quell’istante che avrebbe fatto di tutto affinché ciò non accadesse, prendendo una decisione.

 

****

 

I giorni successivi furono particolarmente frenetici per il gruppo del 503 e caratterizzati da un grande via vai di persone nei vari appartamenti. I più impegnati di tutti erano Jin, Namjoon e Hoseok. Lo spettacolo era alle porte e l’agitazione era palpabile. Il pomeriggio del due gennaio si erano tutti e tre fiondati in sede, dove trascorsero quasi cinque ore il giorno dopo per le ultime prove, mentre il mercoledì rimasero per quelle generali quasi l’intera giornata all’interno del teatro dove la rappresentazione avrebbe avuto luogo. Anche quando erano a casa, l’atmosfera era un po’ delirante, con Jin che si metteva a recitare in momenti casuali, mentre si muoveva tra i fornelli o sotto la doccia o durante il notiziario, e Namjoon che continuava a lamentarsi contro un iper-attivo Hoseok, il quale si era ormai fissato in pianta semi stabile nell’appartamento e alternava momenti in cui si chiudeva in camera con Yoongi ad altri in cui andava in sala per, appunto, scaricare la propria tensione infastidendo e lamentandosi con Namjoon. Nel frattempo, un’altra persona aveva quasi messo le tende in casa altrui: Jungkook. Quando il lunedì pomeriggio Jin aveva fermato la sua auto davanti casa di Jimin e Taehyung, il ragazzo aveva insistito per salire con loro ad aiutare ed era andato via solamente a sera tarda, dopo essersi accertato che Jimin mangiasse propriamente, andasse a letto presto e dopo aver trascorso un paio di ore a chiacchierare con Taehyung in cucina. Il giorno dopo si era poi presentato al mattino piuttosto presto, accompagnato da un cestino infiocchettato:

– È un kit di sopravvivenza, Jiminie. Ci ho messo dentro alcune cosine che credo possano aiutarti ad allievare la noia. Tae mi ha detto che avevi finito i manga quindi sono passato in fumetteria e te ne ho presi alcuni. Queste sono un paio di riviste interessanti che avevo a casa. Due dvd di Hoseok-hyung, credo siano del suo drama preferito, non dirgli che te li ho portati. Magari piacciono anche a te. Poi vediamo… cioccolata, un paio di barrette, dei fazzoletti tanto per sicurezza e questo qui – prese quella che sembrava essere una scatoletta bianca in mano – è il mio Nintendo. Lo so che i videogiochi non sono il meglio quando si è ammalati, ma secondo me domani dovresti già essere quasi guarito, quindi potrai usarlo. Spero il gioco che ci ho messo dentro ti piaccia.

– Jungkookie – Jimin non sapeva cosa dire – sei completamente impazzito, non dovevi assolutamente disturbarti così!

– Ssh. Prendi e basta. Te lo appoggio qui vicino al letto, va bene?

Taehyung entrò nella stanza, una tuta nera larga addosso, le mani incrociate dietro la testa:

– A me non hai mai regalato tutte queste cose Kookie.

Jungkook lo guardò serio:

– Tu non ti sei mai ammalato da quando ci conosciamo.

– Ok, quando mi ammalerò allora dovrai fare un cestino anche per me. Prometti – e gli si mise davanti con le braccia conserte.

Jimin portò gli occhi al cielo, mentre Jungkook ridacchiò portandosi la mano al cuore:

– Io, Jeon Jungkook, prometto solennemente di accudire te, Kim Taehyung, nel momento della malattia – Taehyung sorrise annuendo soddisfatto, e Jungkook continuò –  e così in ogni malattia finché morte non ci separi. Va bene?

      Finché morte non ci separi. Taehyung rimase spiazzato di fronte a queste parole, e sentirle uscire dalla bocca del ragazzo davanti a sé, che lo guardava dritto negli occhi, sorridente, bellissimo, lo mandò in tilt. Spalancò gli occhi, sentì un rossore caldo sulle guance e per cercare di riprendersi, non sapendo cosa altro fare, si mise a sedere per terra, balbettando:

– S-si, ok ti credo. Dimmi piuttosto di Hoseok-hyung – era la prima cosa che gli era venuta in mente per cambiare discorso – che cosa sta facendo? È agitato per dopodomani?

– In realtà non ci ho potuto parlare molto – rispose Jungkook – Ieri notte quando sono tornato non l’ho trovato, gli ho scritto e mi ha detto che dopo le prove era rimasto con Yoongi-hyung. Poi questa mattina invece è stato hyung a venire da noi, sono stati in camera per un po’ e poi sono andati via, credo Hobi-hyung avesse le prove presto. Mi ha detto che forse rimarrà via anche stasera.

– Yoongi-hyung viene da voi? – Taehyung era incredibilmente sorpreso – Perché mai?

– Non ne ho idea onestamente. Ci sta che Hoseokie rimanga al 503 per esercitarsi con gli altri, ma perché mai Yoongi-hyung si prenda il disturbo di venire da noi, è un mistero. Jiminie, tu ne sai nulla?

– Come? I-io? No, non so niente. Non… non so il perché.

Jimin vide Jungkook fare spallucce rassegnate e ne ebbe invidia. Avrebbe dato tutto ciò che aveva in quel momento per poter fare la stessa cosa. Alzare le spalle e procedere, cambiare argomento, spostare i pensieri. Ma non gli era possibile. Quando Jungkook aveva parlato la ormai familiare sensazione di avere un improvviso buco allo stomaco era tornata nel giro di un istante. Per un secondo aveva anche contemplato l’idea di confidarsi con i due amici e condividere ciò che sapeva sui due, però ci aveva ripensato subito. Dirlo ad alta voce ad altre persone lo avrebbe reso troppo reale.

Il giorno dopo Jungkook tornò di nuovo, questa volta portando con sé una busta intera della spesa, spiegando come ci fosse bisogno del suo aiuto per il pranzo perché Taehyung non sapeva cucinare e Jimin continuava a sembrare troppo sciupato. Di nuovo, informò i ragazzi della presenza di Yoongi a casa loro di prima mattina e dell’avere appreso che aveva preso ad accompagnare Hoseok alle prove insieme a Jin e Namjoon.

– Non sapevo che hyung fosse così interessato a questo spettacolo. Forse vuole affiancare Namjoonie-hyung nella composizione delle musiche? – fu il commento di Taehyung mentre passava un coltello per tagliare la verdura a Jungkook.

   Mi piacerebbe risponderti, ma non posso e a dirti la verità l’idea di chiedere spiegazioni non mi attrae – disse l’altro sistemando per bene il tagliere sul tavolo – il dover rivolgere la parola a Yoongi-hyung mi mette una certa ansia ultimamente.

– Perché cosa succede? – chiese Jimin. Dal momento che dal pomeriggio precedente non aveva più la febbre aveva deciso di alzarsi un pochino e mettersi lungo sul divano con una coperta addosso per stare in compagnia degli altri due ragazzi mentre si occupavano del pranzo. Proprio come il giorno precedente, l’aver avuto notizia di come Yoongi stesse trascorrendo ogni minuto con Hoseok lo aveva rabbuiato. Avrebbe preferito che il discorso venisse chiuso e Jungkook non ne facesse più cenno, per un milione di motivi diversi. Quando però lo aveva sentito fare quel commento su Yoongi era rimasto incuriosito. Stava male? – Che cosa ha fatto Yoongi-hyung?

Jungkook scoppiò a ridere:

– Non sarei qui a parlarne se lo sapessi Jiminie! È sempre quello il problema con Yoongi-hyung, no? Non si sa mai cosa gli passi per la testa – fece cenno a Taehyung di prendere il suo posto al tagliere – o almeno, io non sono in grado di capirlo. Grazie Tae, finisci tu così io intanto metto il brodo a fare.

Taehyung annuì e disse qualcosa, ma Jimin non stava più ascoltando. Aveva aperto il cellulare e, come aveva fatto già mille volte anche il giorno prima, era andato a controllare la casella dei messaggi, come se per magia da un momento all’altro potesse apparire un piccolo “1” vicino alla chat sua e di Yoongi-hyung. L’ultima conversazione però rimaneva sempre quella, delle 17:18 del 30 dicembre 2016: “Dove sei???”. Fermi lì. Erano rimasti lì e Jimin iniziava a chiedersi se sarebbero mai andati avanti. Rilesse per la milionesima volta gli ultimi messaggi che lui stesso aveva mandato. “Attendimi per favore, ho tante cose da dirti :)”. Sembrava passato così tanto tempo. Avrebbe voluto avere la stessa leggerezza anche ora, passare le dita sui tasti senza pensarci e chiedere all’altro ragazzo cosa stesse facendo. Il Jimin che aveva mandato quegli ultimi messaggi, quello di nemmeno cinque giorni prima, lo avrebbe fatto. Il Jimin di ora però non ne aveva il coraggio. Questo pensiero gli mise addosso una sensazione fastidiosa, decisamente sgradevole. Era così strano. Tutto ciò che stava vivendo, provando, pensando era sconosciuto, estraneo. Desiderava con tutto sé stesso che le cose tornassero come prima, ma di nuovo si sentiva impotente perché sapeva che non avrebbe potuto far nulla in proposito. Quella che era stata rabbia iniziale, quando aveva sorpreso Yoongi e Hoseok quel fatidico pomeriggio, e che poi si era trasformata in disperazione, durante la festa e quando poi Yoongi gli aveva parlato in cucina, aveva adesso lasciato il posto solo alla tristezza. Un’enorme tristezza che si era impossessata di lui e di cui non riusciva più a disfarsi. Il venire a sapere di come Hoseok e Yoongi passassero così tanto tempo insieme aveva definitivamente distrutto le sue speranze. Il fatto che Yoongi stesse facendo compagnia ad Hoseok addirittura a teatro, quando se fosse stato chiunque altro a chiederglielo gli avrebbe solo riso in faccia, fu per Jimin un’ulteriore conferma di ciò che c’era tra i due ragazzi, di come tra loro il rapporto fosse cambiato e diventato qualcosa di più di pura amicizia. Ma d’altronde si conoscevano da una vita, avrebbe dovuto aspettarsi una cosa del genere già da tempo, e anzi, era strano che non fosse accaduto prima. A lui invece Yoongi-hyung non aveva mandato nemmeno un messaggio. Non gli aveva chiesto se stesse bene. Non aveva nemmeno colto l’occasione di chiedere a Jungkook che glielo salutasse. Nulla. D’altronde era di cattivo umore, come gli avevano detto più volte anche gli altri, ed era normale che l’unica persona che sopportasse fosse Hoseok. Che stupido che era stato a pensare di avercela fatta, di essersi guadagnato un posto speciale nella vita del più grande. Doveva probabilmente sentirsi solo fortunato ad averlo potuto avere un po’ per sé per tutto questo tempo. Ciò che stava accadendo ora era inevitabile, solo questione di tempo e Jimin lo aveva previsto. Ritornò con la mente al periodo in cui Hoseok doveva far ritorno dal Giappone. Aveva già allora iniziato ad avere una certa apprensione, il timore che tutto quello che aveva avuto con Yoongi si trasformasse in una semplice parentesi. Eppure ciò non era accaduto. Hoseok era tornato, ma Yoongi non aveva cambiato nulla nel loro rapporto. Al contrario. Quando gli aveva regalato il mixtape, Jimin aveva sentito una gioia enorme esplodergli nel cuore, resa ancora più intensa dal sollievo provato. Yoongi gli aveva dato le sue creazioni, le aveva date a lui e solo a lui. Non lo avrebbe allontanato da sé, Jimin si era sentito convinto di questo in quel momento, su quel tetto, mentre piroettando scappava da Yoongi e vedeva ballare attorno a sé i fiocchi della prima neve dell’anno. Quando aveva ascoltato il cd, da solo nella propria camera, Jimin aveva pianto. Erano lacrime di commozione e gioia. Non solo aveva un pezzetto di Yoongi tutto per sé, da poter tenere vicino in qualunque momento, ma era anche un qualcosa che era solo suo. Neppure di Hoseok. Di nessun altro. Solo ed esclusivamente suo. Si allungò sul divano e chiuse gli occhi prima che altre lacrime potessero scendere. Il cd gli rimaneva, ma di tutto il resto ora non aveva più nulla. Poteva solo sperare che per qualche motivo Yoongi-hyung decidesse di parlargli di nuovo. L’idea di dover rivivere ciò che era accaduto due giorni prima gli stritolava il cuore, ma cercò di tranquillizzarsi pensando che quello doveva essersi trattato di un momento particolare, mentre appena si fossero trovati nel contesto familiare di una delle solite cene, al riparo nel 503, le cose sarebbero forse andate in un altro modo. Pregò di avere ragione. Solo un po’ di pazienza Jimin. Solo un altro po’ di pazienza.

 

****

5 gennaio 2017

– Come ti senti? Pensi di riuscire a venire questa sera allo spettacolo?

– A che ora è?

– Alle diciotto e trenta. Però non durerà molto e nel teatro farà caldo. Se ti copri bene e prendiamo il tram proprio qui sotto non dovrebbero esserci problemi. Poi al 503 per la cena potrà portarti Jin-hyung in auto.

– Non lo so Tae… non so se mi sento ancora in forze sufficienti. Ho soprattutto paura di una ricaduta e vorrei essere sicuro al cento per cento di essere guarito prima di uscire con questo freddo. Mi dispiace.

– Tranquillo Jimin, gli hyung capiranno.

– Salutameli e complimentali da parte mia. Digli che anche senza averli visti so che saranno stati bravissimi.

– Ricevuto. Allora io inizio a prepararmi, tu per cena hai il brodo che è avanzato di ieri. Quando tornerò forse starai già dormendo, ci vediamo direttamente domani mattina, ok? Sopravvivrai stasera senza me e Kookie?

–Vai Taehyungie. Buon divertimento.

 

****

 

– Giuro che la prossima volta che quella mi tocca il braccio fuori dalle scene lancio un grido di aiuto. Credi che possa denunciarla per molestie?

– Prima o dopo lo spettacolo?

– Se va avanti così lo farò probabilmente prima.

– Possiamo in effetti sempre chiedere un cambio, io al posto suo – Yoongi sorrise in direzione di Hoseok, il quale rise a sua volta, ovviamente in modo più rumoroso dell’altro. Si trovavano già dalla mattina all’interno del teatro dove entro un paio di ore si sarebbe tenuto finalmente il tanto sospirato secondo show. L’emozione che si sentiva correre tra i membri della compagnia teatrale era dovuta più alla felicità di essersi quasi liberati di questa rappresentazione che a una vera agitazione pre-spettacolo. Yoongi si era unito, così come anche nei giorni precedenti, a Jin, Namjoon e Hoseok per controllare più da vicino l’amico e rendersi conto di come eventualmente aiutarlo quando provavano insieme. Fino all’ultimo infatti Hoseok aveva voluto che Yoongi provasse con lui. Non si sentiva sufficientemente pronto per cui aveva deciso di usufruire del tempo in cui non era impegnato nelle prove con la compagnia facendo venire Yoongi a casa sua. Jungkook era un coinquilino molto più discreto di Jin e Namjoon, e non avrebbe fatto troppo caso a ciò che i due ragazzi stavano facendo chiusi in camera. Al contrario, la presenza di Jin e Namjoon in casa avrebbe assicurato continue interruzioni e sarebbe risultato difficile per Hoseok rilassarsi e rimanere concentrato. Anche se ormai con Yoongi l’imbarazzo era del tutto scomparso o quasi, il ragazzo non aveva tuttavia ancora intenzione di far sapere ad anima viva il favore che aveva chiesto all’amico. Aveva dunque supplicato Yoongi che gli facesse la cortesia di venire da lui la mattina e accompagnarlo poi alle prove. “Potrai vedere dove sbaglio e poi potrai parlarmene a casa tua dopo cena. Però le prove vere e proprie le facciamo da me. Tra l’altro Jungkook non c’è comunque, perché andrà da Taehyungie e Jiminie”. L’amico aveva accettato subito, e Hoseok gliene era grato. Questa mattina erano andati al teatro piuttosto sul presto e la giornata era trascorsa prova dopo prova. Yoongi aveva ricevuto il permesso di rimanere lì – Namjoon aveva approfittato della sua presenza per farsi dare una mano – e aveva fatto da supporto morale ad Hoseok, osservandolo dalla platea quando era in scena e andandogli vicino dietro le quinte per bisbigliarli un “bravo” o un “rilassati di più” appena il suo turno finiva. Lo aveva visto particolarmente agitato quando era andato da lui la mattina, ma adesso sembrava essersi calmato e concentrato. Al momento la sua più grande preoccupazione era l’imprevedibilità della sua partner, la quale non perdeva occasione per andargli vicino, chiedergli di provare ancora e allungare ogni tanto anche una mano, dedicando ad Hoseok attenzioni che il ragazzo avrebbe pagato oro pur di non ricevere.

– Non mi vergogno nemmeno di dire che preferirei limonare con te davanti a trecento persone rispetto a sentire un’altra volta anche solo per un secondo la sua mano sul mio braccio.

– Ok, ritiro tutto. Aspetta che lo spettacolo sia finito prima di denunciarla, non ci tengo a limonare con te.

La risata di Hoseok scoppiò proprio mentre Jin gli si avvicinava. Il ragazzo era nervoso, ma invece che mostrarsi con la scontrosità, il nervosismo di Jin si manifestava attraverso un’allegria quasi isterica. Bastava nulla per farlo ridere e si metteva ad urlare incoraggiamenti a tutto il gruppo non appena ne aveva l’occasione. Yoongi non aveva mai assistito alle prove generali di nessuno dei suoi spettacoli e adesso, vedendolo così, gli fu estremamente chiaro perché non ci avesse messo molto tempo a fare amicizia con Hoseok.

– Yoongi caro – trillò avvicinandosi a lui e portandogli le mani sulle spalle – Il mio Joonie vorrebbe un consiglio su una piccola modifica che vuole fare… Non ho capito bene cosa, vedi tu. Sono così contento che tu sia qui con noi! Ora ti voglio a tutti i futuri spettacoli, qualcosa mi dice che la tua presenza porterà fortuna!

 Yoongi a queste parole spalancò gli occhi e guardò Hoseok come a dire “Non ho firmato anche per questo”. Mettendosi a ridere Hoseok prese Jin per il polso e lo scostò da Yoongi, sottolineandogli l’importanza dell’andare per gradi.

– Ok, ok, segui i tuoi tempi Yoongi-ah. Sento però che questo è solo l’inizio e un giorno salterai a bordo con noi.

I due presero a parlottare animatamente tra loro e a creare quelli che a Yoongi suonarono come scenari distopici riguardanti lui e sue possibili parti in un qualche spettacolo. Incapace di fronteggiare la combinazione Jin-Hoseok, al ragazzo non restò che andare a cercare rifugio da Namjoon. Rimase con lui per tutto il resto del tempo, dandogli una mano come gli aveva chiesto, finché finalmente, incredibilmente in fretta, giunse l’orario di apertura delle porte al pubblico. A questo punto Yoongi salutò Namjoon e andò per l’in bocca al lupo prima da Jin e poi da Hoseok, a cui dette anche qualche ultima raccomandazione:

– Stai tranquillo e non agitarti. Sei migliorato tantissimo e puoi farcela. Se te la vedi brutta, ripensa al mio bel viso, vedrai che tutto andrà liscio.

Ridacchiando Hoseok lo abbracciò. Il modo in cui l’amico aveva accettato di aiutarlo e il fatto che avesse continuato a farlo nonostante ci fosse qualcosa che chiaramente lo rendeva inquieto significava moltissimo per Hoseok. Si sentiva felice di essersi aperto all’amico e aver chiesto aiuto mettendo da parte l’orgoglio. Gli sarebbe piaciuto Yoongi facesse lo stesso, non voleva vederlo mai più come lo aveva visto qualche giorno prima. Lo strinse fortissimo, attirandosi ovviamente le sue proteste. Gli voleva così bene che il cuore a volte gli faceva male e questa era una di quelle. Incurante delle resistenze dell’altro, non lo lasciò andare e gli disse piano:

–Grazie mille Yoongi-ah. Di qualsiasi cosa tu abbia bisogno, io sono qui. Ti voglio bene. Lo sai che ti voglio bene, vero? – lo lasciò andare solo per porgli quest’ultima domanda guardandolo in viso, ma il suo sguardo serio ebbe vita breve. Lo sguardo scioccato di Yoongi unito al nuovo rossore sulle sue guance fu abbastanza per farlo ridere. Il più grande lo scrollò via da sé.

– Vado a prendere posto perché davvero sto iniziando a temere per la mia incolumità fisica.

– Ti stavo solamente dimostrando il mio amichevole e fraterno affetto –  gli disse Hoseok fingendo un tono ripiccato mentre lui si allontanava. Rispose continuando a camminare, dandogli la schiena e sollevando una mano a mo’ di saluto:

– Dimostramelo facendomi vedere che non ho perso il mio tempo. Fai scintille stasera su quel palco, Hobi.

Scintille fece. Nessuno nel pubblico avrebbe potuto credere che la persona di fronte ai loro occhi era un ragazzo insicuro e inesperto che fino a una settimana prima non sapeva nemmeno da dove iniziare con scene come quelle che stava recitando. Anche coloro che lo conoscevano furono sorpresi. Persino Jungkook e Taehyung furono capaci di dimenticarsi che quello era il loro amico, il loro rumoroso, confusionario, perennemente allegro Jung Hoseok. Yoongi era estremamente orgoglioso. Il ragazzo aveva ascoltato tutti i suoi consigli e per Yoongi fu davvero divertente scoprire che avevano funzionato per davvero. Si era mostrato sempre sicuro di sé mentre aiutava l’altro, ma in realtà non poteva dire di saperne poi molto di più in materia rispetto ad Hoseok. Mentre lo guardava muoversi così disinvolto sul palco, avvicinarsi alla sua partner e toccarla senza problemi, recitare battute romantiche con scioltezza, Yoogni pensò alla incredibile crudele ironia di tutto questo. Hoseok trasformato in un eccellente attore sentimentale proprio da lui, che invece si era lasciato scappare la persona che amava con tutto sé stesso da sotto gli occhi. L’impegno con Hoseok lo aveva aiutato a distrarsi e riempire il tempo, tuttavia la ferita era sempre lì, fresca e pulsante come se fosse stata appena aperta. Se ne rendeva conto soprattutto la notte. Sebbene avesse cercato il più possibile, riuscendoci, di non rimanere solo, la notte non poteva purtroppo trovare riparo in nessuno. Ecco quindi che i pensieri prendevano vita e gli si attorcigliavano confusi per ore, senza che lui riuscisse a districarseli di dosso. Erano come delle arpie, mai sazi e sempre vogliosi di tornare a tormentarlo. Ciò che era più frustrante era la consapevolezza dell’inutilità di tutto questo pensare. Yoongi non aveva più nulla di nuovo da analizzare, aveva rivisto ogni dettaglio nella sua mente, ripercorso ogni fase della sua stupidità già un’infinità di volte. Aveva già tratto le sue conclusioni e preso la sua decisione. Da quando gli si era affacciata alla mente, chiara e limpida, facile, quattro giorni prima, mentre il tram riportava lui e Hoseok a Seul, si era convinto sempre di più che fosse la soluzione giusta. Questa sera a cena ne avrebbe informato velocemente gli altri. Probabilmente era un bene che Jimin non ci fosse, anzi lo era sicuramente. Avrebbe avuto paura di vacillare se avesse dovuto fare il suo annuncio guardando negli occhi il ragazzo che amava.

– Ho sognato questo momento così tante volte… così tante notti.

L’udire l’amico dire di nuovo queste battute, finalmente su un palco, indossando i vestiti di scena, la mossa spavalda di chi sa il fatto suo, fece sorridere Yoongi. In fondo era da lì che avevano iniziato tutto.

 

****

 

Una pioggia di applausi riempì la sala del teatro, inondando i commedianti e poi sfumando piano piano, fino a scomparire del tutto, sostituita dal brusio della folla in marcia verso le porte d’uscita. Taehyung poteva sentire i mormorii soddisfatti delle persone intorno a lui, rallegrandosi dei commenti positivi. Gli amici avevano fatto davvero un buon lavoro e lui si sentiva contentissimo per loro, sapendo quanto la buona riuscita di questo spettacolo fosse importante per fare pubblicità alla compagnia. Peccato Jiminie non sia venuto, pensò mentre girava la testa per controllare che Jungkook fosse ancora vicino a lui. Si, era lì. Lo prese sottobraccio:

– Direi che è andata bene, no?

– Si, non mi sono per niente annoiato! Voglio proprio andare da Hoseokie-hyung, ho di che prenderlo in giro per almeno un altro anno – disse Jungkook scoppiando a ridere. Anche Taehyung sorrise:

– Non lo avrei mai creduto capace di certe scene, era così serio.

– È stato divertentissimo. Mi dispiace davvero che Jiminie se lo sia perso. Come stava?

– In realtà mi è sembrato piuttosto tornato in forze, ma posso capire che non abbia voluto rischiare.

  Jungkook annuì. Erano usciti dalla sala principale con la platea e si trovavano adesso nel corridoio d’ingresso.

– Dove dobbiamo andare?

Taehyung si fermò un attimo, la fronte aggrottata:

– Non ricordo se è a destra o a sinistra – si guardò alle spalle e quando vide colui ce stava cercando lo chiamò – Yoongi-hyung! Come si arriva ai camerini degli attori?

Yoongi stava arrivando lentamente, era rimasto indietro a causa della folla e sembrava notevolmente irritato dal trovarsi in mezzo a un mare di persone.

– Te l’ho detto quattro volte, a sinistra.

– Scusa, non ricordavo.

 Senza dargli risposta Yoongi passò oltre i due ragazzi più giovani e prese a mostrare la strada. Taehyung e Jungkook si scambiarono un breve sguardo di intesa, come a dire cerchiamo di avere pazienza. L’atmosfera era stata un po’ tesa, mentre erano tutti e tre seduti vicini sulle seggioline rosse della platea. Senza Jimin con loro, o un altro degli hyung, erano una tripletta strana. Non era vero imbarazzo quello che sentivano tra loro, ma, almeno da parte di Taehyung e Jungkook, si trattava piuttosto di una leggera difficoltà a capire come prendere Yoongi. La sua presenza li metteva entrambi un po’ in tensione e avrebbero preferito che ci fosse stato lì anche qualcun altro dei ragazzi che riuscisse ad essere più rilassato di loro quando Yoongi si trovava nelle sue giornate no. Questa volta in particolare, la giornata no sarebbe presto diventata una settimana no. Taehyung, ma come del resto anche tutti gli altri, si era accorto del malumore del ragazzo e si era dunque comportato come faceva sempre in quei momenti: evitava di parlargli troppo. Voleva bene al suo hyung, ma si rendeva conto che avevano due caratteri profondamente diversi e si sentiva dunque l’ultima persona sulla faccia della terra adatta a trattarci quando qualcosa non andava. Si chiedeva spesso come facesse Hoseok, il quale invece era così simile a lui. Taehyung amava la personalità di Hoseok. La reputava unica ed era fermamente convinto che il ragazzo fosse una delle persone più spontanee e generose che avesse mai conosciuto. Se la sua amicizia con Yoongi lo lasciava a volte perplesso, non aveva al contrario mai avuto dubbi sul perché si fosse invece trovato bene con Jimin. Il suo migliore amico anche era dolce e allegro, gli mancava solo quel pizzico di sicurezza in più che invece Hoseok sembrava avere a vagonate e dunque era logico che i due ragazzi avessero legato. Un milione di volte, prima di conoscere Jungkook, si era fermato a pensare a quanto gli sarebbe piaciuto avere una persona come lui vicino, che fosse in casa o in università. Quando Jimin glielo aveva presentato per la prima volta, Taehyung non aveva potuto fare a meno di adorarlo all’istante. Innanzitutto, gli era per sempre grato per aver avvicinato il suo amico, averlo addirittura accolto in casa propria e averlo aiutato con le sue insicurezze, facendogli sia da mentore che, ancora meglio, da fratello maggiore. Taehyung sapeva le difficoltà che Jimin aveva nell’accettarsi e dunque ciò che Hoseok aveva fatto, e continuava a fare, per lui era qualcosa di cui Taehyung era convinto non si sarebbe mai potuto sdebitare. Grazie a quell’amicizia poi i due giovani avevano avuto l’opportunità di conoscere anche tutti gli altri e quindi godere adesso di un bellissimo legame che, di nuovo, per Taehyung non aveva prezzo. L’amicizia era un qualcosa di importantissimo per il ragazzo, la considerava preziosa e cercava di onorarla sempre. Hoseok era stato un amico per Jimin, un vero amico, e Taehyung sapeva come lo fosse da sempre anche per Yoongi. Sapeva che Hoseok era una persona di cui ci si poteva fidare, una di quelle che non ti lascia andare a costo di finire nel burrone con te, e questa era una cosa che non poteva fare altro che amare. Quando poi aveva accettato la proposta di andare a vivere con Jungkook, per Taehyung era stata l’ennesima conferma di ciò che pensava: di persone come Hoseok ne vengono al mondo una ogni venti migliaia di anni. Forse sono addirittura leggendarie e lui aveva avuto l’enorme fortuna di vivere nella stessa epoca in cui viveva anche questo stupendo esemplare di anima umana. Taehyung era così preoccupato sul responso quando gli aveva inviato il messaggio dove gli spiegava la situazione di Jungkook e gli esponeva la soluzione a cui aveva pensato. Era in ansia per il più piccolo, perché voleva trovasse un posto dove stare, ed era in ansia perché voleva con tutto il suo cuore che il ragazzo condividesse qualcosa di più grande con lui. Era forse stupido da pensare, perché si sarebbero potuti vedere comunque, ma per Taehyung quello non era sufficiente, voleva che entrasse a fare ancora più parte della sua vita. Quale migliore possibilità che andare a vivere con uno di quelli che oramai erano diventati i suoi migliori amici? Lacrime di gioia vennero fuori quando Hoseok gli aveva detto di sì senza nemmeno porre domande. Non solo era stato il primo ad avvicinare e accettare il suo migliore amico, ma adesso, senza neanche conoscerlo, stava aiutando Taehyung ad occuparsi di un’altra persona che in pochissimo tempo era diventata fondamentale nella sua vita. Come poteva dunque non provare altro che una profonda gratitudine e un’ammirazione sconfinata per Hoseok? Lo prendeva come un vero e proprio punto di riferimento, anche in virtù del fatto che caratterialmente lo sentiva vicino a sé, e il suo unico rimpianto era non poterci passare più tempo insieme. Così come tutti gli anni, era dunque anche quest’anno andato a vedere lo spettacolo con grandissimo piacere e al momento voleva davvero arrivare in quel camerino per fargli i complimenti per la sua recitazione. Sperò solo che Yoongi non sfogasse la sua stranezza del momento su di lui, ma allontanò subito il pensiero da sé, ricordando i racconti di Jungkook e quindi di come Yoongi fosse stato di supporto per questo spettacolo. Yoongi trovò con facilità la fila di porte dei camerini, quasi tutte aperte a causa del grande via vai di persone, gli attori che ancora stavano smaltendo l’adrenalina e occasionali parenti stretti o amici che erano venuti per rallegrarsi. Svettando sugli altri per la sua statura, la testa di Namjoon fu facile da individuare, nel fondo della stanza. Yoongi si fece largo seguito fedelmente dai due ragazzi più piccoli e fece un cenno con la testa in direzione di Namjoon appena questi lo vide. A sedere lì vicino, illuminati dai neon degli specchi, c’erano Jin e Hoseok, visibilmente contenti, con gli occhi stretti e lucidi per la soddisfazione e con un bicchierino di spumante tra le mani.

– Eccovi qui! – Jin si alzò andando in direzione dei più giovani a braccia tese, andando ad abbracciare per primo Jungkook – grazie di essere venuti! Che cosa vi è sembrato?

Sia Taehyung che Jungkook si misero a dire di come si fossero divertiti e come quest’anno il tutto fosse stato molto più interessante degli anni passati.

– Soprattutto complimenti alla diva della serata! Dov’è il mio caro coinquilino? Hoseokie-hyung! Da quando sei un tale dongiovanni?

La risata di Hoseok scoppi fragorosa seguita a ruota di quella di Taehyung e Jin. Anche Yoongi, che si era messo vicino a Namjoon, sorrise.

– Hai visto quale recitazione perfetta?

– Sei stato eccezionale hyung! – esclamò Taehyung – Jiminie non è potuto venire perché ancora non sta del tutto bene, ma mi ha detto di fare i complimenti a tutti, sapeva già che sareste stati bravissimi.

Hoseok ringraziò e aggiunse:

– Non credo che gli capiterà mai più una tale occasione però. È l’ultima volta che accetto una parte del genere, per cui si è davvero perso il meglio – prima che Taehyung potesse aggiungere altro, Jungkook gli dette una gomitata e fece uno sguardo furbo. Alzò un dito come a dire di aspettare mentre si portava le mani alla tasca e tirò fuori il cellulare. Andò sulla galleria, mostrando infine lo schermo e facendo l’occhiolino a Hoseok.

– Hai fatto un video?? Jungkookie cancellalo subito!!

– Credi davvero mi sarei lasciato sfuggire un’occasione del genere? – rise ancora di più mentre con facilità evitava i tentativi di Hoseok di riprendersi il cellulare – Potremmo rivederlo ad ogni cena, prima di iniziare a mangiare, che cosa dite?

Namjoon, mani nelle tasche, un ghigno sul volto, intervenne:

– Potrei avere gli incubi, ma sono quasi tentato di votare per il sì solo per vedere Hoseok-ah morire di imbarazzo.

– Ma perché ti abbiamo dato lavoro qui? – replicò Hoseok alzando gli occhi al cielo.

L’altro gli si avvicinò e gli punzecchiò un braccio:

– Senza di me non avresti avuto quel bellissimo accompagnamento sonoro che è stato al novanta per cento responsabile della riuscita delle tue scene, dunque tecnicamente gli applausi che ti sei preso sarebbero per me. Ringraziami invece che lamentarti.

Interdetto un attimo, Hoseok si riprese subito e mostrò un sorriso innocente:

– E dimmi Namjoonie caro, l’ispirazione per scrivere musiche così magistrali adatte ad un chiaro di luna da dove ti è venuta? Mentre sotto le stelle toglievi a Jin il grembiulino rosa?

Namjoon lanciò un urlo disperato, mentre gli altri riprendevano a ridere e Jin gli si portava vicino, passandogli un braccio attorno alla vita, ridendo anche lui. Prese le difese del suo ragazzo:

– Basta con questo grembiulino! Annuncio una volta per tutte, di fronte alla quasi totalità del gruppo, che nessun atto discutibile è stato causato da quel grembiule!

– Ma sicuro che Namjoon-hyung non vorreb- iniziò a dire Taehyung, interrotto dall’urlo di Jin, ormai quasi paonazzo in volto:

– Non facciamo sesso con quel grembiule! – rendendosi conto di aver urlato si bloccò con gli occhi spalancati e si guardò intorno, notando che ora quasi la metà dei presenti nel camerino ora silenziosa e lo stava guardando incuriosita. Namjoon si portò una mano al viso, e mentre tutti gli amici erano piegati in due, anche qualcun altro degli attori fece una battuta e presto la stanza si riempì di altre risate, schiamazzi e prese in giro. Ugualmente in allegria i ragazzi tornarono al 503 e festeggiarono il successo della serata con buon cibo e qualche bottiglia di birra. Yoongi fece del suo meglio per rimanere tranquillo, almeno all’apparenza. Si impegnò a non rispondere male o mostrarsi inquieto. Per fortuna l’attenzione era totalmente spostata su altro e dunque non dovette faticare troppo per rimanere nel suo angolo. Verso la fine della serata comunicò agli altri ragazzi ciò che aveva già detto ad Hoseok due giorni prima e dopo aver dovuto sopportare, come si era però aspettato, qualche naturale domanda si ritirò nella sua camera a dormire comunicando di essere molto stanco.

 

****

 

6 gennaio 2017

Taehyung si svegliò intorno alle nove affamato e dopo aver aspettato una mezz’oretta decise di fare colazione da solo. Avrebbe preferito mangiare insieme a Jimin, ma aveva davvero bisogno di mettere a tacere il suo stomaco. Mentre mangiava il suo riso ricevette un messaggio da Jungkook che lo informava che sarebbe venuto a trovarli anche quel giorno. Rispose ovviamente che non c’erano problemi, perché effettivamente non ce ne erano. Perché avrebbero dovuto esserci problemi nel fatto che Jungkook venisse ogni giorno per visitare Jimin? Per lui era solo un vantaggio, visto che così poteva godere della vicinanza di entrambi i migliori amici senza nemmeno muoversi di casa. No? Sospirò forte, posando il telefono sul tavolo e facendo vagare la mente. Tutto sembrava tranquillo e normale, eppure era già da qualche giorno che Taehyung avvertiva un’atmosfera singolare attorno a sé. Non riusciva a definirla, ma era sicuramente diversa. Come quella sera in cui aveva visto Jimin rientrare dopo ore di sparizione, sentiva anche adesso di avere di fronte a sé tutti i pezzi di un mosaico che però non riusciva a ricomporre. Pensò di scrollarsi di dosso questi pensieri facendosi una doccia e preparandosi in attesa di Jungkook. Era contento che venisse. Vederlo, parlarci, stargli vicino lo avrebbe fatto sentire meglio nonostante tutto, qualunque fossero le ragioni della sua visita.

Fu non prima delle undici che Jimin uscì dalla sua camera. Trovò Taehyung seduto sul divano, con il laptop appoggiato sulle gambe incrociate. Gli dette un buongiorno assonnato a cui l’amico rispose allegramente e con un largo sorriso e mise subito a farsi una tazza di the.

Si portò lentamente sul divano e si mise a sedere vicino a Taehyung, il quale continuò tranquillamente ad usare il computer mentre Jimin gli si accoccolava addosso, con la testa appoggiata sulla sua spalla e le mani sotto al suo braccio come per scaldarle:

– Perché è sempre così freddo in questa cucina?

– Lo so, c’è una copertina sulla sedia se vuoi. Ah, in proposito! – girò il viso verso l’amico – Jungkookie mi ha costretto a chiamare un tecnico tre giorni fa. Verrà lunedì prossimo.

– E tu quando avevi intenzione di dirmelo?

– Mi sono dimenticato, scusa – rispose Taehyung distendendo il volto in un sorriso innocente e mostrando poi la lingua. Tornò serio – come ti senti questa mattina?

– Quasi come nuovo, credo di esserne fuori.

Rimasero in silenzio per un po’, con Jimin sempre appoggiato a Taehyung e l’altro ragazzo intento a leggere la programmazione dei film al cinema per il mese di gennaio.

– Ti sei addormentato tardi ieri?

– No, anzi. Forse mi sento così bene proprio perché ho dormito tanto. Ho smaltito gli ultimi residui di febbre – fu interrotto dal suono del campanello – aspettiamo qualcuno?

Taehyung si alzò rispondendo:

– Secondo te?

Jimin ridacchiò. Aveva capito. Cinque minuti dopo Jungkook era nella loro cucina, seduto al posto di Jimin vicino a Taehyung mentre Jimin si era messo su una sedia a bere the verde e fare colazione, portandosi il cibo alla bocca come meglio poteva vista la mobilità ridotta che la copertina in cui si era avvolto gli dava. Faceva però davvero troppo freddo e l’ultima cosa che avrebbe voluto era riprendere la febbre.

– Dunque Jiminie, ti sei fatto raccontare qualcosa di ieri?

– No ancora no, mi sono appena svegliato come puoi vedere. Come è andata?

Jimin non era sicuro al cento per cento di volerne parlare subito. Si sentiva in colpa a non essere andato, era la prima volta in anni che succedeva. La sera prima si sentiva bene, non perfettamente, ma in effetti come aveva detto Taehyung il modo di presentarsi allo spettacolo ed essere con gli altri ragazzi alla cena in maniera sicura per la sua salute c’era. All’ultimo non se l’era però sentita. Sapeva che avrebbe rivisto Yoongi, ma sapeva anche che probabilmente quella sarebbe stata la serata di Hoseok per il ragazzo. Aveva immaginato di doverli vedere vicini, magari abbracciarsi, toccarsi come era successo alla festa e non aveva avuto il coraggio di muoversi di casa. Prima o poi era una cosa che avrebbe dovuto affrontare, ne era consapevole, e non era tornato indietro sulla sua decisione. Però credeva che andare proprio quella sera non avrebbe aiutato, anzi. Si sarebbe forse sentito ancora più escluso e se la morsa che afferrava il suo cuore era già così stretta solo a pensierci, ebbe timore di ciò che avrebbe potuto sentire di persona. Aveva però promesso a sé stesso che quella sarebbe stata l’ultima volta che procrastinava. Finalmente la sua salute era migliorata e aveva bisogno di rivedere Yoongi e parlarci. Era stanco di aspettare, e nonostante l’ansia fosse presente non vedeva l’ora che arrivasse la cena della settimana dopo. Ovviamente, sempre se Yoongi non lo avesse chiamato prima per chiedergli di trascorrere il pomeriggio con lui. Per quanto si ripetesse che era meglio non farsi illusioni, rimaneva difficile per Jimin non continuare a sperare, nel fondo del suo cuore, in un’eventualità del genere.

– Benissimo! Ci siamo addirittura divertiti, non è vero Tae? È stato un bene, visto come si era messa all’inizio.

Taehyung annuì e Jimin inclinò la testa di lato:

– Cosa intendi?

– È che senza te eravamo solo io e lui ad assistere insieme a Yoongi-hyung, e beh… non si può dire la sua presenza rilassi – Jimin provò una fitta al petto a queste parole. Non era la prima volta che Jungkook accennava al comportamento strano di Yoongi e Jimin non poteva fare a meno di domandarsi se non stesse male. Devo davvero vederlo, e presto – Però devo ammettere che durante la cena è stato piuttosto tranquillo.

– Si, se per tranquillo intendi che non ha quasi spiccicato parola.

– Lo so Tae, ma ripensa all’altro giorno, il primo dell’anno. Era in silenzio anche lì, ma sembrava davvero una presenza dell’altro mondo. Mi sono un po’ agitato onestamente, ma poi Hobi-hyung continuava ad essere tranquillo intorno a lui per cui ho pensato non potesse essere così grave – scrollò le spalle – Qualunque cosa sia hyung saprà cosa fare. Chissà, forse era nervoso solo per via di ciò che ci ha detto ieri. A quanto ho capito Hoseok-hyung già ne era al corrente quindi per questo forse non era preoccupato.

Taehyung si morse il labbro. Per qualche motivo quando aveva visto Jimin aveva pensato fosse meglio informarlo più tardi su questa questione. Ma ormai era fatta.

– Di cosa stai parlando? Cosa vi ha detto? – Jimin si sentiva teso come una corda di violino senza sapere neppure lui bene il perché.

– Come? Tae non ti ha detto ancora nulla? Yoongi-hyung va via per un po’. Prenderà il treno per Daegu questo pomeriggio.  

 

 

 

Note dell’autrice: Hi everyone ~ Eccoci qui con una nuova parte. #Backstagealert: questa parte ha corso il rischio di non venire mai pubblicata visto che è dalla scorsa settimana che la serenità della mia esistenza viene messa ripetutamente a dura prova dalle foto di Namjoon in Italia. Non so se qualcun altro l’ha vissuta male come me (ditemi di sì), ma io ho alternato lacrime (“COSA VUOL DIRE CHE ERA COSI VICINO”) ad insulti (“FOTO COSI BELLE NON SI PUBBLICANO, PERCHE’ VUOLE UCCIDERMI QUESTO STRONZO?”). Kudos alla mia amica per aver sopportato le decine di messaggi vocali che le ho mandato e in cui ho rigettato tutta la mia isteria. Insomma, c’è stato il rischio che questa storia rimanesse incompleta, non ti azzardare più a fare una cosa del genere @ Kim Namjoon. Ti perdono quelle di oggi solo perché sono in Svizzera. Adesso la smetto, perdonate la deviazione tematica, anche se, visto che in questo momento siete qui a leggere una fanfic sui BTS, molto probabilmente potete capirmi benissimo J J Non posso dire di aver riacquisito tutta la mia sanità mentale, ma quella rimasta è stata sufficiente per terminare questo capitolo. Ok, parliamo quindi del capitolo.

È un po’ lungo, e non sapevo se spezzarlo o meno, ma poi ho pensato che tutto quello che succede qui aveva senso insieme, come blocco unico. Vediamo illustrata la fase “post-festa” e le conseguenze a cui ha portato. Come si era capito, le risoluzioni di Jimin e Yoongi si sono effettivamente dimostrate incompatibili e adesso assistiamo ad un Jimin che cerca di compiere qualche passo in avanti e uno Yoongi piuttosto devastato dal dolore e dalla gelosia che invece gli si allontana. Assistiamo poi alla sempre maggiore presenza di Jungkook nella vita di Jimin. Il ragazzo non molla, non si è ancora dichiarato apertamente, ma a questo punto non si fa più tanti problemi a slanciarsi di più con l’altro. La sua presenza è poi importante perché funge da sorta di “ponte” tra le vite di Yoongi-Hoseok-hyungs e quella di Jimin e Tae, i quali altrimenti, senza la vicinanza di Jimin a Yoongi, sarebbero rimasti all’oscuro di determinati particolari. Primo fra questi, l’aiuto di Yoongi a Hoseok, che dà non poca sofferenza a Jimin. Anche per questo motivo, il ragazzo decide di non andare alla rappresentazione, cosa che invece avrebbe dovuto fare visto che avrebbe riconosciuto determinate parole e quanto meno gli sarebbe forse venuto il dubbio di aver capito fischi per fiaschi, ma le cose ovviamente non possono essere così semplici! Mi sono dilungata più di quanto avessi programmato sulla serata a teatro, ma mi piaceva l’idea di soffermarmici un po’ di più, sia per dare più “tempo in scena” agli altri personaggi sia per non lasciare del tutto in sospeso il punto di vista di Yoongi durante questi tre giorni. Infine nell’ultima parte leggiamo di come nonostante il suo dolore Jimin durante la convalescenza non abbia cambiato idea e abbia davvero un desiderio fortissimo di rivedere Yoongi. Ma, come ho detto prima, le cose non possono essere così semplici. ;)

La citazione iniziale fa riferimento alle scelte che i personaggi stanno facendo (tutti, in modo diverso, e in gradi diversi di consapevolezza), a come invece che aiutarli li stiano in effetti solo ferendo di più, e a come ci sia in loro, al momento, una quasi totale assenza di spirito combattivo per spingersi un po’ fuori dalla loro “comfort-zone” e cercare di andare oltre ciò che vedono e scoprire determinate verità. 

Mi fermo per non tediarvi oltre, grazie mille di aver letto il capitolo ed essere arrivati fin qui. Un grazie grandissimo anche a chi ha aggiunto la storia alle preferite/seguite e un altro enormissimo a chi commenta lasciandomi sempre scritte bellissime cose. Grazie di cuore Spero che anche questo capitolo sia stato di vostro gradimento, attendete il prossimo per favore ~

Baci, Elle

 

Ps: C’è a un certo punto un piccolo excursus sull’amicizia tra Taehyung e Hoseok. Riguardo a ciò che Tae provava per Hobi prima di conoscere Kookie… potete farne ciò che volete, non lo so nemmeno io :P Ho solo descritto come si sentiva e si sente. Mi piaceva metterlo perché alla fine in questa storia ho parlato un po’ di tutti quindi non credo sia fuori luogo soffermarmi anche su altri rapporti al di fuori di quelli principali. Ogni ragazzo ha con ognuno degli altri una propria relazione e una propria storia e mi piacerebbe davvero tanto parlarne più profusamente, ma non posso nemmeno dilungarmi troppo uscendo dalla trama. Dove sento che possa starci però scrivo, come in questo caso. Altrimenti cerco (enfasi sul “cerco”) di far capire determinate dinamiche attraverso dialoghi e situazioni. Post scriptum forse inutile, ma volevo un attimo fare accenno a quella parte perché nello scriverla ho riversato tantissimi sentimenti che ho per Hobi e credo che gli occhi con cui l’ho fatto guardare da Tae siano piuttosto i miei :P

PPS: Forse verrà un giorno in cui le note saranno solo note e non racconti brevi. Ma non è questo il giorno. Alla prossima settimana ~

   
 
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