Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
Segui la storia  |       
Autore: L_Fy    22/06/2009    11 recensioni
"Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant'è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch'i' vi trovai, dirò de l'altre cose ch'i' v' ho scorte." Dante Alighieri, La Divina Commedia
Genere: Commedia, Azione, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 20 : La Casa Blu

Capitolo 20 : La Casa Blu

Luogo è in inferno detto Malebolge,
tutto di pietra di color ferrigno,
come la cerchia che dintorno il volge.
Nel dritto mezzo del campo maligno
vaneggia un pozzo assai largo e profondo,
di cui suo loco dicerò l'ordigno

Dante Alighieri, La Divina Commedia, Inferno, Canto XVIII

  

Eva si immobilizzò di colpo e Vlad, continuando a tenerle tranquillamente bloccati i polsi, le sorrise magnanimo.

“E’ così” spiegò sussiegoso “Ormai mancherà ancora poco prima che venga informata. Dovremmo prepararci a riceverla adeguatamente… non so se mi spiego.”

Le sue parole furono sufficientemente criptiche da sbloccare Eva che si liberò della sua presa indietreggiando.

“Informata? Da chi?” chiese seccamente.

“Da Sisar” rispose Vlad studiandosi attentamente le unghie delle mani “Se il mio piano ha funzionato, da qui a mezz’ora Cornelia dovrebbe già essere informata della nostra prossima destinazione, ovvero la Casa Blu.”

“Balle” dichiarò Eva con sicurezza “Sisar non ti tradirà.”

Vlad le lanciò un lungo sguardo di scaltra sufficienza: i suoi occhi erano così belli che Eva ci si perse per un attimo, intuendo anche il fondo amaro che ne velava la brillantezza.

“Scimmietta, non ti dimenticare chi è Sisar” disse con voce piana “E’ un Demone, e i Demoni sono cattivi. Ci sono molti modi di essere cattivi… alcuni sono plateali come quelli di Ellena, altri sono sottili e subdoli, ma non per questo meno pericolosi. Sisar è un Demone che lavora bene nell’ombra. E’ capace di farti credere di essere al centro dell’universo, ma quel posto è saldamente suo e chi se ne dimentica è perduto.”

Eva sbatté le palpebre, presa in contropiede dal tono cupo della voce di Vlad. Eppure Sisar era il suo unico alleato, l’unico che aveva dimostrato sincero interessamento per lui. Persino lei gli aveva creduto.

“Ma Vlad no” sussurrò tristemente la vocetta nella sua testa “Vlad riconosce sempre chi è simile a lui…”

“Vlad…” iniziò, ma non seppe come continuare.

La certezza che era trasparita dal discorso di Vlad in qualche modo l’aveva riempita di malinconia. Aveva quasi voglia di allungare una mano, carezzare la sua guancia e dirgli che forse non era così, che forse Sisar non lo avrebbe tradito… Le sue dita si mossero incerte e Vlad, intuendone il movimento con la coda dell’occhio, si fece indietro di colpo, improvvisamente freddo e ostile come una parete di ghiaccio.

“Scimmietta!” la rimproverò altezzoso “Fammi in santo piacere di non compatirmi. E non mi sottovalutare. Non so che farmene di te se diventi amorosa e compassionevole.”

Il suo tono era così duro che Eva dovette serrare la bocca di scatto per non arricciare il viso in una smorfia di dolore.

“Come fai a essere sicuro che Sisar seguirà le tue subdole direttive?” chiese poi brusca sviando l’argomento.

“Non hai visto che meravigliosa prova di recitazione ho dato?” rispose Vlad sgarbato “Conosco bene i punti deboli del mio orsacchiotto e sono matematicamente certo di averlo fatto incazzare come una iena. Ho umiliato Sisar, mettendo te, mia piccola Sanguemisto, davanti a lui in ordine di importanza. Ti ho guardata con ardore al momento giusto e tu, piccolina, sei arrossita deliziosamente a tempo facendogli credere che tra noi ci sia qualcosa che lui non può controllare. Questo l’avrà letteralmente mandato in bestia! Sarà corso come un razzo a riferire a Cornelia quello che ho detto di lei.”

“E perché tu avresti fatto una cosa così imbecille?” chiese Eva di rimando.

Vlad fece un gesto ampio della mano, come per dire: possibile che non ci arrivi da sola?

“Dopo quello che è successo, non c’era modo di arrivare a Cornelia” sentenziò deciso “Nemmeno con un intero esercito avremmo espugnato il suo covo. E’ davvero una viscida vigliacca; lei normalmente si sarebbe limitata ad aspettare che di noi si occupasse il Comitato di Sorveglianza, bevendo damigiane di quel suo vomitevole tè nell’attesa. L’unica maniera per farla uscire allo scoperto era fare leva sui suoi punti deboli: la superbia e l’ira. Con le parole giuste alla persona giusta al momento giusto, non siamo più noi a doverla cercare, ma sarà lei che verrà a cercare noi.”

“La montagna che va a Maometto?” chiese Eva incerta “Sei sicuro.”

“Matematicamente” accertò Vlad con sicurezza “Ho un’ottima visione di gioco, in questi frangenti. Cornelia è una vigliacca fifona, ma se Sisar riferisce parola per parola quello che ho detto di lei, vorrà venire personalmente a strangolare con le sue mani chi è stato tanto avventato e stupido da darle della codarda. Perché fondamentalmente lo è.”

Eva meditò a lungo sulle parole di Vlad, arrotolandosi pensosa un ricciolo intorno all’indice. Vlad era stato maledettamente rapido e brillante nel trovare un modo per incontrare Cornelia: aveva sacrificato il suo unico alleato infernale, ma aveva agito con tanta malvagia prontezza e sagacia che Eva non poté fare a meno di esserne ammirata. Indispettita, anche, spaventata, amareggiata… intristita. Ma anche ammirata, perché non ammetterlo?

“E’ una cazzo di idea diabolica” mormorò lentamente “Ma è davvero buona.”

“Sbaglio o questo è un complimento?”

“No, è matematica. Dopo tutte le stronzate che hai fatto, era statisticamente certo che ti sarebbe venuta un’idea passabile.”

“Dì la verità che sei orgogliosa di me.”

Le sorrideva sprizzando malizia da tutti i pori ed Eva dovette distogliere lo sguardo per non rimanere abbagliata. Ogni secondo che passava insieme a Vlad aveva sempre di più la certezza che fosse un Demone maledettamente pericoloso. Ma aveva anche sempre di più la certezza di non volersi più allontanare…

“Quindi, se non ho capito male, abbiamo un appuntamento?” chiese con quanta più calma le riuscì di racimolare.

“Eh, già.”

“Sai quanto io ami Cornelia. Posso avere l’onore di essere la prima disquisire con lei, quando sarà il momento?”

Vlad accentuò il suo sorriso sadico, facendo balenare il diamante sull’incisivo.

“Non è meglio che prima avverti i tuoi amici terricoli di quello che li aspetta? A questo punto, direi che hanno dormito più che a sufficienza.”

*             *             *

Come mise piede nella Casa Blu, Eva trovò finalmente la motivazione del sorriso da gatto che aveva stirato le labbra di Vlad da quando lei aveva accettato di entrarvi.

“Bastardo.” mormorò sottovoce.

Vlad mimò un silenzioso bacetto in aria.

*             *             *

La Casa Blu era una costruzione quadrata piccola, intima, dipinta di un bell’azzurro scuro brillante. Era comparsa contornata da un delizioso giardinetto e alberi fronzuti dietro una curva poco distante dall’Eremo.

“Questa casa prima non c’era.” aveva sentenziato Gino quando l’aveva vista, placidamente incastonata nel paesaggio come se ci fosse nata dentro.

Vlad aveva risposto con un sorrisetto ambiguo e aveva annunciato laconico che poteva fermare la Jeep. Lorella aveva guardato tutti con gli occhi di una bambina davanti a una fabbrica di mostri, incerta se sorprendersi o terrorizzarsi. Comunque non aveva fiatato quando Vlad aveva spiegato il suo piano per incastrare Cornelia e sembrava seriamente decisa a portare a termine il suo compito.

“Dalla mia posizione sul tetto mi sentirò al sicuro.” aveva affermato convinta; Eva non aveva avuto il coraggio di ricordarle che certi Demoni erano più che in grado di volare.

Comunque, Gino e Lorella erano rimasti fuori a prepararsi mentre Eva e Vlad erano entrati nella Casa Blu. Dalla soglia, non era sembrata niente più che un’anonima casetta qualunque: fatti due passi, però, il potere della casa si era aggrappato alle viscere di Eva come un affamato a un piatto di cibo. Lo stomaco le si era chiuso dolorosamente, la vista le si era annebbiata di colpo e il respiro era divenuto greve e discontinuo: spire di opulenta Lussuria si erano arrotolate alle gambe e alle braccia, incendiandole i sensi di violenta brama. Allora aveva capito e aveva parlato, con sentita partecipazione.

“Bastardo.”

*             *             *

“Allora” sentenziò Eva con quanta più calma riuscì a raccogliere “Puoi cortesemente far smettere questa roba, qualsiasi cosa essa sia?”

Era in piedi al centro della stanza e non osava muoversi. I pugni stretti premevano lungo le cosce e la risatina irriverente di Vlad le sfiorò la schiena come una carezza, facendola rabbrividire.

“Non posso proprio” si scusò il Demone parandosi con noncuranza davanti a lei “Non dipende da me. Ti senti strana?”

Eva osò alzare per un millisecondo lo sguardo, ma lo riabbassò subito: non riusciva a respirare senza singhiozzare e i palmi delle mani erano ghiacciati e umidi di sudore.

“Come se ci fosse bisogno di infierire!” meditò rabbiosamente “Già è impossibile resistere a Vlad normalmente, figurarsi così…”

“Sto una favola.” gracidò conficcando lo sguardo nel pavimento.

Vlad, fermo davanti a lei, la fissava con occhi luminosi e famelici: sentiva il desiderio di Eva lambirlo con lente ondate di calore e persino il suo sorrisetto malefico si era incrinato.

“Sicura, scimmietta?”

“Ok, mi sento strana” ammise Eva indietreggiando di un passo “Che cos’è?”

“La casa” rispose Vlad avvicinandosi a Eva di un passo quasi casualmente “Ha il compito di amplificare il desiderio dell’ospite. A quanto pare sta assolvendo brillantemente il suo dovere.”

Eva indietreggiò di nuovo: sapeva di non dover dimostrare la propria debolezza, ma avere Vlad così vicino non le permetteva di pensare chiaramente. Anzi, non le permetteva di pensare, punto.

“Ma io non sono un’ospite di Sisar.” ribatté con voce stranamente acuta: aveva la bocca completamente prosciugata.

“Sei un’ospite lo stesso” rispose Vlad con voce pacata “Ti ho invitata io.”

“Ma Sisar…”

“Sisar aveva concesso anche a me la possibilità di chiamare un ospite. Uno e uno solo. Naturalmente era implicito che non avrei mai dovuto usare questa opzione. Era solo uno dei suoi soliti subdoli modi per mettermi alla prova. Poverino.”

Sorrise e anche senza vederlo Eva intuì il suo sorriso e lo subì rabbrividendo.

“Quindi visto che mi hai ospitato tu… puoi farla smettere?” 

Il silenzio successivo di Vlad sorprese Eva: magari ci stava davvero pensando su, meditò arrischiando un’altra occhiata. Errore gravissimo: Vlad sogghignava di nuovo e i suoi occhi… i suoi occhi erano la cosa più torbida e incandescente che avesse mai visto.

“Scimmietta! Non lo farei neanche se potessi.”

Si avvicinò di un altro passo ed Eva, indietreggiando, finì contro il muro. Le mancò letteralmente il respiro.

“Tu… non puoi… approfittare…”

Vlad rise piano ed Eva intuì il fruscio discreto della manica della sua camicia che le sfiorava la guancia mentre appoggiava una mano contro il muro.

“Sono un Demone.” spiegò smettendo di sorridere di colpo: il calore che sprigionava la sua pelle divenne così intenso e inebriante che Eva dovette mordersi le labbra per non gemere. Annaspò alla ricerca di qualcosa da dire, qualsiasi cosa…

“Cornelia sarà qui tra poco…” mormorò e Vlad posò anche l’altra mano contro il muro, bloccandola tra le sue braccia: ancora non l’aveva toccata, ma la vicinanza del suo corpo snello era talmente tangibile che era come averlo spalmato addosso.

“Esatto” le sussurrò, così vicino che il suo respiro le mosse i riccioli sulla fronte “Sai che quando ho pensato alla Casa Blu non è stato per la trappola di Cornelia? E’ stato perché ho immaginato te così…”

La punta del suo naso arrogante sfiorò la guancia di Eva, lasciandole una breve scia di fuoco mentre si spostava verso lo zigomo: Eva smise di respirare, immobile e tesa, così dolorosamente eccitata che le sembrava di avere un autentico incendio bruciarle sottopelle.

“Tu… ci hai portato qui… per questo?” riuscì ad articolare: le labbra di Vlad erano a un niente dalla sua tempia ed Eva intuì che lui stava respirando il profumo dei suoi capelli.

“Non solo” ammise Vlad avvicinandosi ancora: Eva sentì il tessuto ricco dei suoi pantaloni entrare a contatto coi propri jeans mandandoli letteralmente a fuoco “Il mio è stato un autentico colpo di genio: mi sono liberato di quella carta moschicida di Sisar, ho teso una trappola a Cornelia e ho te qui davanti, tutta per me: tre piccioni con una fava, si dice dalle mie parti…”

Il suo respiro, vicinissimo, scivolò sulla gola di Eva che inclinò suo malgrado la testa all’indietro: finalmente sentì il tessuto morbido e umido delle labbra di Vlad sfiorarle la pelle sensibile alla base del collo e dovette conficcarsi le unghie nei palmi per non reagire.

“Pi-piccioni…?” sfiatò con la voce flebile come quella di una bambina.

“Un’autentica scorpacciata di piccioni…” mormorò Vlad con la bocca sulla sua gola “Grassi, saporiti piccioni. Ma tu sei il piatto forte.”

Le passò una mano sui riccioli, fermandosi poi a premerle sulla nuca per avvicinarla meglio. La sua bocca bruciava la linea del mento di Eva, morbida, invitante, irresistibile. Un pollice si arrotolò ai suoi capelli, sfiorandole la guancia mentre Eva socchiudeva le labbra aride, provando una sete terribile per quella meraviglia infernale così vicina.

“Vlad…”

“Tu sei la torta con la panna e la ciliegina…viene solo voglia di mangiarti. E anche tu vuoi mangiare me…”

“No, non…”

“Invece sì, scimmietta” mormorò Vlad mentre Eva lottava con tutte le sue forze per non finirgli addosso come una bambola di pezza “Tu non vuoi nient’altro che me.”

Le respirò addosso quelle parole che erano più vere del vero implacabile mentre lei fremeva ondeggiando leggermente: sentì dentro di sé un muro che crollava miseramente e decise di accettarlo quasi con sollievo.

“E’ inutile” sospirò un pensiero affranto nella sua mente confusa “Vlad ha ragione, tu lo vuoi. E niente ti impedirà di bruciare finché non lo avrai.”

Ammetterlo le diede il coraggio per alzare gli occhi e incontrare quelli di Vlad. Lo sentì trattenere il respiro mentre le sue iridi gialle si incupivano e si schiarivano contemporaneamente, come in un vortice allo specchio. Sembrava così semplice ed elementare, in quel momento, sospirò Eva tra sé e sé: perché resisteva tanto? Perché si dava così da fare per rinnegare quel bisogno puro e semplice, primitivo e inevitabile? Perché tutto si perdeva lì, dietro quelle ciglia lunghe, quella bocca arrogante, quelle dita pallide che muovevano l’aria e il suo cuore come se ne possedesse i fili invisibili che lo tenevano in vita?

“Lui ti avrà” profetizzò la voce della ragione scivolando via inesorabilmente “E quando avrà ottenuto quello che vuole, quando gli avrai dato l’unica cosa che ti tiene lontano dal suo mondo, se ne andrà da Sisar lasciandoti sola…”

Era l’unico pensiero razionale che la sua mente confusa riuscì a formulare, ma chissà come si incagliò prima di finire spazzato via dall’atavico richiamo di Vlad e la costrinse a rizzare la testa. Si arrese combattendo, lasciando che il coraggio della verità le sostenesse alto il mento.

“Sì” bisbigliò con totale sincerità “Sì, io non voglio nient’altro che te.”

Il respiro caldo di Vlad le asciugò le labbra, ma lui non si mosse, fermo a un niente dalla sua bocca. Sbatté solo le ciglia ed Eva continuò a fissarlo apertamente, mostrando interamente la sua anima attraverso le iridi scure. Si aspettava di tutto, che Vlad esultasse o che la umiliasse o anche solo che ignorasse le sue parole e continuasse a infierire su di lei. Invece, paradossalmente, lui fece ricadere le mani, arretrando lentamente di due passi malfermi.

Rimasero per qualche secondi a guardarsi guardinghi: Vlad era così mortalmente bello e desiderabile da farle tremare il grembo. Bello da spezzare il cuore, pensò Eva affranta… e inaccessibile come una galassia aliena. La sua bellezza demoniaca non finiva mai di colpirla, ma non era più tutto lì, comprese Eva in un lampo. Quello che la spingeva contemporaneamente vicino e lontano da lui, quello che la faceva bruciare se lui c’era e se lui non c’era, non si limitava più a desiderio carnale.

Non solo. Non più.

Ne era la prova il fatto che più forte di tutto fosse stato il pensiero di perderlo per sempre.

“Oddio no” pensò Eva agghiacciata trattenendo il fiato “Fa che non sia vero!”

Tutto ma non quello. Tutto, anche ammettere con Vlad di desiderarlo piuttosto che ammettere di provare qualcosa per lui che non fosse puro odio…

“E’ così” continuò con voce malferma ma coraggiosa: si impappinò e arrossì mentre il respiro di Vlad si faceva profondo e il suo sguardo pensoso “E’ così, hai vinto. Ti voglio. E adesso?”

Vlad sembrò preso in contropiede: aprì la bocca per dire qualcosa ma Eva lo interruppe duramente.

“Questo ci aiuta in qualche modo? Il fatto che io abbia ceduto al tuo merdoso fascino demoniaco ha qualche importanza, in questo momento? Ci farà vincere su Cornelia, ci farà indovinare chi è che ci vuole morti… farà tornare te all’Inferno tra le braccia ansiose di Sisar? Dimmelo, perché se è così possiamo procedere subito.”

Vlad rimase immobile a fissarla, trasudante potenza demoniaca come calore emanato da una stufa a pieno regime. Volendo, avrebbe potuto spezzarla lì su due piedi tanto Eva si sentiva fragile e vulnerabile; ma non lo fece. La guardò solo con un qualcosa di completamente nuovo negli occhi, qualcosa che sembrava rimpianto e forse era solo sconcerto. Per un attimo sembrò persino stufo e scocciato di essere lì… poi la sua voce volutamente atona parlò, quasi sottovoce, quasi con discrezione.

“Cornelia è qui.”

*             *             *

Il cancello che portava alla Casa Blu aveva al centro una vezzosa targa di lucido ottone nel quale Cornelia si specchiò, soddisfatta. Il cappellino con i mughetti le stava proprio bene. Non come quello con le gerbere, naturalmente, ma anche i mughetti avevano un loro perché. Se li sistemò pensando a quanto erano bianchi. Sarebbe stato carino spruzzarli di rosso col sangue di quella checca snob di Vlad. Avrebbero dato un allegro tocco di colore all’insieme. Finito di rimirarsi, girò lo sguardo a destra e a sinistra: una decina di fidati Demoni la attorniavano, in attesa di suoi ordini. Forse aveva esagerato a portarne così tanti, meditò dubbiosa. Raf era inchiodato al suo posto dal Comitato di Sorveglianza e in fondo, erano rimaste solo due caccole umane, una Sanguemisto dalle braccine gracili come due stuzzicadenti e Vlad. Certo, Vlad era Vlad… da solo valeva cento Demoni normali. Ma l’elemento sorpresa l’avrebbe inchiodato, aveva garantito Sisar: l’ultima cosa che si aspettava era una loro visita.

“Starà sicuramente sbattendosi la sua puttana” aveva pronosticato acidamente il Demone sistemandosi gli occhiali sul naso “Non farà nemmeno in tempo ad accorgersi che siete arrivati.”

Povero Sisar. Era stato chiaro some il sole per tutti, tranne che per lui stesso, che stava tradendo Vlad solo perché era geloso marcio della piccola Sanguemisto. Si era sputtanato per bene con la sua scena da checca isterica davanti ai tirapiedi di Cornelia. Peccato che, riferendo per filo e per segno le ultime parole di Vlad, avesse involontariamente sputtanato anche Cornelia stessa. Le aveva dato della caccola senza spina dorsale, ricordò Cornelia fremendo internamente di sdegno: le aveva dato della vigliacca fifona… davanti ai suoi sottoposti! Persino adesso, nonostante fosse in prima fila davanti a loro, sentiva i loro sguardi sospettosi pesarle addosso. Ecco forse perché ne aveva chiamati così tanti, intuì fuggevolmente: avrebbe dato una lezione storica a Vlad e gliel’avrebbe data davanti a tutti loro. Gli avrebbe aperto il culo da parte a parte, prima di consegnarlo al Comitato di Sorveglianza, giusto per far vedere chi era davvero tosto. Poi, con Vlad finalmente fuori dai piedi e il posto di Demone Capitale della Lussuria vacante… ma quello era un altro film. Con un gesto secco del mento, ordinò ai suoi Demoni di muoversi: uno di loro aprì il cancello, due sparirono sul retro e gli altri corsero ad appiattirsi contro le pareti blu ai lati della porta d’ingresso. Quello stronzetto di Sisar aveva concesso solo a lei il diritto a entrare nella Casa Blu, meditò Cornelia strizzando le labbra. Questo voleva dire che avrebbe dovuto uccidere Eva immediatamente, per poi dedicarsi completamente a Vlad. Peccato, aveva un conto in sospeso con quella piccola serpe; le bruciava ancora come il fuoco l’umiliazione di essere stata quasi uccisa… nel suo covo. Davanti a tutti. Da una Sanguemisto! Rabbrividendo di sdegno, Cornelia si passò la lingua sulle labbra aride, stringendo una piccola Beretta nella mano. Una pistola umana, meditò corrucciata: lei, Cornelia, costretta a usare una banale arma umana! Se solo fosse riuscita a spararle alle ginocchia, pensò allungando l’altra mano verso la maniglia: se fosse riuscita a ferirla seriamente senza ucciderla, avrebbe anche potuto dedicarsi a lei, finito con Vlad. Era da tanto, tanto tempo che sognava di arrivare a tiro di quella bella pelle bianca e quelle labbra rosse dalla piega altezzosa. Avendo un po’ di tempo e un po’ di fortuna, lei…

“Ehi. Psss.”

Il suono era così familiare e innocuo che Cornelia non lo registrò subito: girò la testa verso il Demone alle sue spalle, ma si trovò a scambiare con questi uno sguardo interrogativo. Ci fu un “clic”, un rumorino metallico e discreto proveniente dall’alto: fecero in tempo a sollevare appena gli occhi che uno scroscio di acqua piombò su di loro, prendendo in pieno i Demoni tirapiedi e schizzando leggermente Cornelia sulla schiena. Immediatamente, il suo sobrio vestito blu col collettone di uncinetto bianco iniziò a fumare intorno ai punti dove l’acqua aveva scavato piccoli crateri rotondi, come se fosse acido. I Demoni intuirono cos’era quasi contemporaneamente, quando ormai ne erano completamente zuppi.

“Acqua Santa!” strillò Cornelia con voce terrorizzata.

I Demoni iniziarono a gridare contemporaneamente, come un piccolo coro dell’orrore: urla strazianti e terribili uscivano dai corpi fumanti che si agitavano come tante oscene anguille prese in trappola. La mandibola di Cornelia si aprì con un piccolo scatto sorpreso mentre dall’alto crollava ai suoi piedi una grondaia di latta con un gran clangore oltraggiato.

“Beccatevi questo stronzi!” berciò esultante il vocione cavernoso di un umano: Cornelia intuì dall’ombra che il tizio era in piedi sul tetto e che imbracciava una grossa arma con entrambe le braccia. Quando vide scendere nuovi spruzzi d’acqua sui corpi fumanti dei Demoni che erano indietreggiati verso il piccolo giardino, capì che era un enorme fucile ad acqua. Sbattendo le ciglia, ancora immobilizzata dalla sorpresa, Cornelia subì l’agonia per fortuna breve dei corpi sussultanti dei suoi scagnozzi, resi irriconoscibili palle di materia grigiastra e bavosa dai ripetuti spruzzi di acqua. Una parte del suo cervello registrò pari urla furiose proveniente dal retro della casa, dove probabilmente un agguato gemello stava distruggendo in toto la sua armata. Erano passati si e no dieci secondi: la porta si spalancò di colpo e prima ancora di poter girare la testa Cornelia fu afferrata per il collo e per la vita da due potenti braccia d’acciaio e trascinata all’interno della casa. La pistola le venne scalzata dalla mano da agili dita femminili e venne gettata via come un inutile giocattolo.

“Lasciami!” riuscì a squittire Cornelia per reazione “Aiuto!”

Ma nessuno poteva aiutarla: l’aria densa di rivoltante puzza di zolfo la diceva lunga sulla fine ignobile che avevano fatto i suoi Demoni. La porta si chiuse di colpo proprio mentre Cornelia veniva scaraventata a terra, polverizzando un grazioso e fragile tavolino col poderoso deretano.

“Ahio!” sfiatò annaspando sulla schiena come una grossa testuggine capovolta: di colpo, sgominato il gelo della sorpresa, le crollò addosso una rabbia infinita, fulminante, incandescente, che le scaturì dalla gola come un lungo latrato.

“VLAD! Figlio di un cane maledetto!”

Vlad in persona le si avvicinò squadrandola dall’alto: era divinamente bello e regale come un principe, non aveva un capello fuori posto e lo sguardo che la inchiodò a terra era un riuscitissimo mix di blando disprezzo e altezzosa ironia.

“Cornelia!” sospirò la sua voce languida “Ma che delizioso cappellino fiorito! Qual buon vento ti porta da queste parti?”

*             *             *

“Sicuro che non possiamo cominciare?” chiese Eva per l’ennesima volta e Vlad smise di controllarsi le unghie per lanciarle uno sguardo impaziente.

“Piantala di tediare” grugnì irritato “Non la vedi? E’ ancora in piena crisi isterica. Non ne caveremmo un ragno dal buco se la interrogassimo in queste condizioni.”

Eva lanciò uno sguardo offeso verso Cornelia: era legata a una sedia che sembrava troppo piccola e fragile per contenere il corpaccione del Demone ma che resisteva stoicamente ai suoi scatti furiosi, fatti di violenti strattoni, grida, strepiti infernali e discrete colate di bava verdastra e puzzolente che Vlad aveva accolto con indifferenza e Eva con palese disgusto. Il cappellino con i mughetti era finito chissà dove, forse sotto qualche mobile: al suo posto sul viso di Cornelia troneggiava un’evidente ferita che sanguinava copiosamente, dono di Eva nei primi minuti di permanenza nella Casa Blu.

“Non è che possiamo aspettare in eterno” puntualizzò Eva impaziente “Tra poco nel suo covo cominceranno a chiedersi dove si sia cacciata. Sempre che non abbia inviato qualche messaggio subliminale ai suoi simili… non è che tra poco ci troveremo addosso tutta la cavalleria infernale al completo?”

“Eva, rilassati.” sbuffò Vlad senza nemmeno alzare le ciglia dal suo concentrato lavoro di controllo: non l’aveva quasi praticamente guardata, da che era entrata Cornelia.

Eva ne era rimasta in qualche modo sconcertata: certo, la compagnia di Cornelia non era né amichevole né rilassante, ma Vlad sembrava aver eretto un muro improvviso, invalicabile, ostile. Magari si era offeso, meditò Eva fuggevolmente: o magari ci aveva ripensato e si era stufato di lei.

“Hai Cornelia davanti al naso legata come un insaccato di suino  e l’unica cosa che pensi è perché Vlad non ti rivolge la parola?” ruggì la propria coscienza dentro di sé “Che ti succede, Recuperante? Ti si sta infeltrendo il cervello?”

Eva scattò in piedi come se l’avessero punta.

“Ok, è ora” sentenziò decisa “Se non ci muoviamo a interrogarla la scortico viva e chi s’è visto s’è visto.”

Vlad sbuffò esasperato, scavallò le lunghe gambe e finalmente le lanciò uno sguardo di rimprovero con le sue insondabili iridi gialle.

“Certe volte sei davvero insopportabile, scimmietta.” mormorò, ma la sua voce era così bassa e malinconica che non sembrava un’offesa.

Di scatto, le girò le spalle e si avvicinò alla sedia di Cornelia che smise di agitarsi furiosamente per fissare il Demone: aveva la composta messa in piega tutta disfatta, le labbra stirate sulle gengive in una smorfia ferina e gli occhi rossi come tizzoni ardenti. Quando le fu abbastanza vicino, Vlad inclinò la testa per scrutarla amichevolmente, poi, con fluidità ed eleganza, fece partire un manrovescio con cui la colpì in pieno viso.

“Vlad!” protestò debolmente Eva: il Demone che c’era in lei esultava ridendo, ma la sua parte angelica sanguinava.

“E’ da quando l’ho conosciuta che avevo voglia di farlo.” si scusò Vlad con un sorrisetto mesto mentre Cornelia tornava a fissarlo senza aver emesso un suono, ancora più evidentemente infuriata di prima.

“Scusami, Cornelia cara” sospirò Vlad tornando a fissarla amichevolmente “Ma ora che ho liberato i miei chakra sono molto più rilassato e aperto all’ascolto. Ti va di fare due chiacchiere?”

Per tutta risposta, Cornelia gli sputò addosso. Lo centrò sul colletto della bella camicia di seta con un grumo di bava collosa dall’aspetto rivoltante.

“Tu!” ruggì Cornelia con una credibilissima voce infernale “Bastardo! Rottinculo! Traditore!”

Vlad lanciò a Eva un rapido sguardo, come per dire: che ti dicevo? Poi con un sospiro, si tolse un fazzoletto dalla tasca col quale ripulì lo sputo sulla camicia.

“Allora” continuò poi con fatuo cameratismo “Cornelia cara. Non credo che sia necessario tediarti con inutili giri di parole, mi sembra abbastanza chiaro così che sei finita in un mare di cacca.”

Cornelia sogghignò, mostrando gengive e denti rossi di sangue.

“Sei tu che sei nella merda, culattone traditore!” ringhiò perfidamente “Tu e la tua puttana pompinara!”

Con la stessa silenziosa eleganza di Vlad, anche Eva si avvicinò a Cornelia e prima che questa potesse apostrofarla in qualche maniera, fece partire un manrovescio potente che era l’esatta copia di quello del Demone.

“Scimmietta!” la rimproverò Vlad col riso nella voce.

“L’hai sentita” si difese Eva sostenuta “E poi cos’è, solo tu puoi aprire i chakra?”

“Voi due siete già morti!” strillò Cornelia imbufalita, strattonando i polsi legati fino a scorticarseli “Siete già sepolti nel Girone dei Dimenticati e ancora non lo sapete!”

Vlad, disinvoltamente, si parò davanti a Cornelia e la immobilizzò, conficcandole le dita nelle braccia legate ai braccioli della sedia.

“Forse non ti è chiara la situazione, dolcezza” disse poi a pochi centimetri dal suo naso con voce suadente “Io e la mia adorata pupilla non abbiamo niente da perdere: se qualcuno qui è già morto, quello sei tu. Con o senza cappellino fiorito.”

“Personalmente non vedo l’ora di ucciderti” aggiunse Eva con voce pratica, estraendo la Five-seveN e carezzandola amorevolmente sotto gli occhi furenti di Cornelia “Ma potrei anche cambiare idea, se ci dici tutto.”

“Tutto cosa?” ragliò Cornelia con un sogghigno “Voi due non sapete nemmeno di cosa cazzo state parlando!”

“Sappiamo il tuo movente” replicò Eva con voce secca “Volevi il posto di Vlad e hai cercato di usare me per far uscire allo scoperto lui.”

Un rapido lampo di sorpresa passò nelle iridi rossastre di Cornelia.

“Come… voi non sapete un cazzo!”

“Abbiamo visto le tue richieste di successione” spiegò Vlad quasi materno “Il tuo piano per diventare Demone Capitale della Lussuria non era male. Volevo dire… il vostro piano. Perché il tuo cervellino ipotrofico non avrebbe mai inscenato tutta questa commedia da solo, quindi è logico pensare che ci sia qualcuno dietro che ti ha dato una mano. Chi?”

“Non vi dico un cazzo!”

Vlad le diede un altro schiaffo forte: il sangue schizzò dal naso al bavero di uncinetto che ormai non era più candido.

“Cornelia, ti conviene parlare” sospirò il Demone quasi con dolcezza “Chi è il tuo complice?”

“Vaffanculo!” strillò Cornelia, sprizzando sul bel viso vicino di Vlad alcune goccioline rosa e schiumose di saliva.

Vlad la colpì di nuovo.

“Chi?”

“Crepa, frocio!”

Altro colpo duro: il viso di Cornelia cominciava a sembrare una patata insanguinata.

“Chi?”

“Sei morto!”

Altro colpo. Altra domanda. Altra risposta oscena. Continuarono così per un po’, mentre l’odore di sangue riempiva l’aria e gli occhi di orrore. La voce di Cornelia diventava via via più gracidante, la sua faccia sempre di più una maschera di pelle e grumi di sangue. Eva rimaneva zitta e immobile alle spalle di Vlad. Dentro di sé esultava e moriva a ogni colpo. Sapeva che Vlad avrebbe potuto fare di tutto, dal strappare a morsi la pelle di Cornelia al tagliarle le dita una per una, tutto con la stessa placida espressione complice sul bel viso: sotto sotto lo ringraziava per limitarsi a qualcosa di non troppo demoniaco. Eppure ogni secondo che passava pregava che Cornelia finalmente cedesse per mettere fine a quello massacro.

“Chi?”

“Perdi tempo, stronzo!”

Il colpo successivo fece volare via un dente dalla bocca di Cornelia: il piccolo frammento insanguinato atterrò ai piedi di Eva che lo fissò con la faccia di pietra.

“Ok.” disse sottovoce, quasi senza rendersene conto.

Scostò Vlad piuttosto rudemente, si mise a gambe divaricate davanti a Cornelia e le puntò la Five-seveN sullo zigomo.

“Dicci chi è o ti ammazzo.” disse e stranamente lo pensava davvero.

La faccia di Cornelia si arricciò in una smorfia di dolore e malignità.

“Vaffanculo, troia.” fu la secca risposta.

Eva caricò il colpo in canna con calma e sparò: fortunatamente, Vlad si rese conto che faceva sul serio mentre caricava e riuscì chissà come a urtarle il braccio e deviare il colpo dalla guancia all’orecchio di Cornelia. Il sangue sprizzò copioso dalla ferita dove rimaneva appena un brandello sbilenco di cartilagine e Cornelia strillò, più di sorpresa che di dolore.

“Che diavolo fai?” chiese Vlad burbero.

“L’ammazzo.” rispose logica Eva degnandolo appena di uno sguardo.

“Sei impazzita?” gracidò Cornelia annichilita: cercava di tamponare la fuoriuscita di sangue dall’orecchio premendolo contro la spalla e sembrava in tutte e per tutto una di quelle buffe scimmiette dei saltimbanchi.

“Tanto non parlerai, no?” rispose Eva tornando a mirare alla faccia di Cornelia con la pistola “Quindi a che pro perdere tempo? Sono stufa marcia di aspettare: arriveremo comunque al tuo complice e romperemo il culo anche a lui, con o senza il tuo aiuto. Quindi, siccome possiedo un cuore grande e buono, porrò fine alle tue sofferenze adesso.”

“Mi hai maciullato un orecchio! Ora non ci sento più, troia!!”

Eva indifferente caricò l’arma e Cornelia strillò di nuovo, stavolta di terrore. Vlad fermò Eva posando la mano sulla canna della Five-seveN.

“Aspetta.” la blandì con un sospiro ma Eva scrollò via la sua mano dalla canna della pistola e lo fissò con un piatto sguardo assassino.

“No” rispose seccamente “Non c’è più tempo.”

Vlad rimase zitto e nel silenzio, interrotto solo dagli ansiti gorgoglianti di Cornelia, entrambi lo sentirono: una specie di ronzio di sottofondo come il rumore lontano di un’onda gigantesca in rapido avvicinamento alla spiaggia. Un lampo passò per gli occhi gialli di Vlad: “stanno arrivando?” domandarono i suoi occhi freddi.

Eva fece un brevissimo cenno di assenso: Cornelia gemeva dondolando la testa, intontita e sanguinante come un maiale al mattatoio. Rizzò la testa quando Eva le premette la canna della pistola sulla fronte, gli occhi annebbiati che vagavano impazziti da Eva a Vlad e viceversa. Dalle loro espressioni quasi dispiaciute capì che facevano sul serio e finalmente l’invase un’ondata di puro, cristallino terrore.

“NO!”

“Addio, Cornelia.” rispose Eva con voce atona e il Demone gridò con voce rauca e terrorizzata.

“Ferma! Ferma! Te lo dico, ma non sparare!”

Eva fissò lo sguardo implacabile negli occhi impazziti del Demone.

“Allora?”

Cornelia annaspava con lo sguardo intorno in cerca di un impossibile appiglio: il rumore di fondo diventava sempre più consistente, ma ancora il Demone non poteva sentirlo.

“Sbrigati.” ringhiò Vlad sottovoce, trattenendosi per un pelo dal guardare fuori dalla finestra.

“Io… io non…”

Eva sparò di nuovo, sfregiando anche l’altro orecchio mentre Cornelia strillava come una sirena, gli occhi strizzati e i denti stretti in una morsa.

“Chi?” ordinò Eva ricaricando la pistola e puntandola nuovamente alla fronte di Cornelia.

Questa aprì un occhio, vide che era l’ultima possibilità e gridò con quanto fiato aveva in gola.

“Giacinta! Il mio socio… è Giacinta!”

 

 

 

NOTE DELL’AUTRICE:

Allora, jente… sono riuscita a sorprendervi? Calma, calma, non è finita qui…..

 

 

 

WillHole: Dopo i ringraziamenti privati, ecco quelli pubblici: dovrei sperticarmi in pagine e pagine di ringraziamenti per renderti doverosamente giustizia, ma siccome nei momenti topici la mia logorrea geneticamente modificata si prosciuga come il deserto di Gobi, mi limiterò a un umile, sentitissimo, lusingatissimo GRAZIE!, sperando che ti arrivi in tutta la sua potenza e semplicità. A presto, spero… ciao! P.S.: “Oh, cielo!” di Vlad era una specie di ossimoro con la sua personalità demoniaca… una presa per il culo, in parole prosaiche. Si vede che non mi è venuta bene… I apologize.

Lauraroberta87: Amore, breve e concisa come sei, spero tu stia impastando pagnotte col buon Sahid… ti mando un milione di baci, a presto!

White Shadow: Dolcezza!! Ricevuta tua mail, graditissima!! Allora, nella foto che mi hai mandato Vlad è lui, spiccicato come lo avevo pensato io… che fiqo atomico!!!!! E la tua sceneggiatura, wow… me impressionata… che meraviglia, almeno dalla trama. Ti saprò dire di più quando l’avrò letta. Chissà se la troverò dilettevole come il tuo ventilato triumviro amoroso… Besos anche a te, querida, a presto!

Nikoletta89: Ma mia cara, cosa dici mai!! Potrei mai far concludere a Eva e Vlad escludendo il mio pennuto preferito?!?! Giammai! Comunque chissà, tra qualche capitolo magari… he he he!!!

Princess: Ma che brava!! L’unica che ha intuito che l’essenza di Sisar non poteva fermarsi lì… complimenti a te, quindi! Pure io sono al lavoro, come ti capisco…

Londonlilyt: Darling!! Sapessi io quante volte mi sono dovuta riguardare gli scritti precedenti per non perdermi nelle mie stesse idee contorte… ma per fortuna mia ho Romina che tiene sempre d’occhio le cazzate che scrivo, così ho un certo margine di libertà espressiva, he he he… Drummy più che dormire mi fa bestemmiare modello Vlad e Corny, ma che devo dirti, le voglio così bene che la mangerei… a resto, tesssora, ti adoro!!

Krisma: Mio piccolo fiore di loto!! Fortuna che tu, presenza costante, sopporti stoicamente i miei discontinui aggiornamenti e mi chiami sempre bocciolo come se fossi una persona normale… continua così, mi raccomando!! Kiss

Chamelion: Allora, mia piccola vedetta prussiana, ho adorato il soprannome Corny almeno quanto ho captato il tuo sotterraneo darmi della vecchia befana col verbo “gufare” che conosciamo solo noi anziani… ti pendono solo perché ti amo pazzamente. Mi spiace di non aver potuto aggiornare prima, spero solo che in campeggio ti diverta un mondo e che, quando torni, non ti dimentichi di me, che son qui ad aspettare la tua recensione!!  

Anthy: Tessoro, ma non che non ti devi preoccupare! Sono solo piccole considerazioni mie... sulle ship non mi sbilancio, vedrete fin troppo presto dove andrò a parare. Spero di risentirti presto, bacioni pure a tia!!

  
Leggi le 11 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni / Vai alla pagina dell'autore: L_Fy