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Autore: Old Fashioned    03/11/2017    15 recensioni
Siamo nel 1230. Un gruppo di pellegrini tedeschi che sta attraversando la Palestina si imbatte in una santa reliquia e decide di portarla in patria. A scortare il prezioso carico ci sono anche due cavalieri dell'Ordine Teutonico, che si troveranno, una volta raggiunto il paese d'origine dei pellegrini, a fronteggiare le incursioni di una misteriosa belva assetata di sangue e nello stesso tempo i sospetti di un inquisitore alla ricerca di vittime.
Seconda classificata al contest indetto da E.Comper sul sito, ‘Cronache di Cacciatori’.
Genere: Azione, Mistero, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciao a tutti/e! Procediamo con la nostra storia. Intanto grazie a Saelde_und_Ehre, morgengabe, fiore di girasole, crilu_98, innominetuo, Syila, LyaStark e miciaSissi per avermi lasciato un commento!





Capitolo 6

Seduto nel carro coperto, le tende di mussola ben chiuse per far entrare meno polvere possibile, padre Gerold stava tentando di scrivere una lettera. All’ennesimo sobbalzo del veicolo, staccò la penna dalla pergamena, richiuse il calamaio e sospirò: “Non è proprio possibile, povero me.”
Si tolse le lenti che usava per lavorare e le ripose in un astuccio foderato di seta, quindi si rivolse a un segaligno frate di mezz’età e gli disse: “Leggimi qualcosa, Peter, sii gentile.”
L’altro chinò la testa con fare rispettoso e rispose: “Sì, padre. Cosa preferite?”
Scegli tu, l’importante è passare un po’ il tempo. Ci vuole ancora molto per questo Dürnau?”
Ora chiedo, padre.”
Il frate si affacciò a uno dei finestrini della copertura e scambiò qualche parola con qualcuno del seguito.
Ancora un paio d’ore, padre,” rispose rientrando.
Molto bene, mio buon Peter, molto bene. E dimmi, cosa sappiamo di questa santa missione che siamo chiamati a compiere?” La voce aveva una vaga nota ironica.
Diligente, il frate spiegò: “Pare che in quel paese sia all’opera il Demonio, padre.”
Lo so, ho letto da cima a fondo il dettagliato memoriale che mi ha mandato il parroco del posto. Ma una missione così bislacca non si è mai vista né sentita: cani infernali che galoppano su e giù, morti che non trovano riposo… secondo le tue informazioni, è per caso dedito al bere, il parroco di Dürnau?”
Stando a quelle che ho raccolto, è uomo di specchiata virtù, padre.”
O almeno così pare. E che mi dici di quella preziosa reliquia che sarebbe stata riportata dalla Terra Santa? Come mai il vescovo non l’ha fatta trasferire a Fulda?”
Perché c’era anche il vescovo di Norimberga, padre. Sicuramente non sono riusciti a stabilire a quale delle due chiese spettasse.”
Il prete fece un lieve sorriso. “Già, vedo che hai colto il problema. E del feudatario del posto che cosa puoi dirmi?”
Pare sia uomo probo e giusto. Stava compiendo un pellegrinaggio in Terra Santa quando si è imbattuto nella reliquia, padre. Ho sentito dire che considera l'accaduto un miracolo della Vergine Maria. In ogni caso, ha interrotto il viaggio ed è rientrato nei propri possedimenti per traslarvi il corpo del santo. L'hanno accompagnato due cavalieri dell'Ordine Teutonico che sono ancora al castello.”
Il prete aggrottò le sopracciglia con aria infastidita. “Due cavalieri dell’Ordine Teutonico,” ripeté. “Sarà opportuno controllare quanto sono malleabili.”
Padre?”
Sì, i frati combattenti tendono a essere più bizzosi dei muli stanchi. Hanno la pretesa di applicare quei loro molesti principi della cavalleria in qualsiasi situazione, obbediscono solo ai loro comandanti, e in generale ignorano tutte le sottigliezze che ci sono richieste per compiere il nostro santo uffizio.” Emise un sospiro infastidito. “Di solito sono una pena. Sappiamo come si chiamano questi due?”
Ho preso informazioni: Hermann von Seebach e Adalrich von Hohenberg.”
Uhm. Dei conti Hohenberg di Turingia?”
Sì, padre. Si dice inoltre che quel cavaliere sia un... homo albus[1].”
Padre Gerold sollevò le sopracciglia. “Davvero?”
Frate Peter annuì con aria compiaciuta.
Opus diaboli,” commentò l'altro.
Sic est.”
Si scambiarono un'occhiata, poi di nuovo il prete sospirò con aria esasperata e si lamentò: “Per i vomeri infuocati di Santa Cunegonda, un cavaliere, e per di più dei conti Hohenberg nonché homo albus. E poi abbiamo morti che non trovano riposo e reliquie di dubbia attribuzione. Questa missione si preannuncia assai faticosa.”
Il frate annuì compunto.

Nello stesso momento, presso la sala delle udienze del castello di Dürnau, il barone von Obenstein stava parlando con il prete del paese.
Il nobile girava su e giù nervosamente, i suoi occhi stavano mandando lampi. “E quindi avete chiamato un inquisitore da Fulda,” sibilò, rivolgendo al religioso uno sguardo irato.
Era necessario, barone,” replicò padre Caspar.
Avreste dovuto interpellarmi.”
Il prete strinse gli occhi. “Per le questioni terrene vi do ragione, barone, ma per quelle celesti rispondo solo a Dio.”
Non è esatto,” replicò von Obenstein, “Io sono l'autorità suprema in questo feudo.”
Ma la vostra autorità viene da Dio.”
Nemmeno questo è esatto: viene dall'Imperatore.”
Ma all'Imperatore, barone, chi ha conferito il potere? Dio!”
L'altro fece un gesto di impazienza e rispose: “Non stiamo a speculare se sia nato prima l'uovo o la gallina, padre. Voi avreste dovuto avvisarmi prima di chiamare questo cosiddetto inquisitore, e non a cose fatte.”
Ma ero qui appunto per farlo!” si difese il prete, ritirando la testa fra le spalle di fronte al cipiglio dell'altro.
Dal momento che questo padre Gerold sarà qui fra due ore, direi che non vi siete certo mosso con soverchio tempismo.”
Vi chiedo perdono,” si limitò a rispondere il prete con fare sbrigativo. “La mia mente era oppressa dalle preoccupazioni degli ultimi eventi, l'avrò dimenticato. E ora, se me ne date licenza...” Con un ultimo inchino prese a rinculare verso la porta.
Il barone lo fermò con un gesto. “Non vi ho ancora congedato, padre.”
Comandate altro, barone?”
Avete usato la parola giusta: qui comando io, e voglio che lo teniate bene a mente. Quel vostro padre Gerold è un ospite, nemmeno tanto gradito, a dirla tutta. Potrà indagare e studiare le opere del Demonio a suo piacimento, ma per ogni azione di una certa importanza che ha in animo di compiere, che si parli di imprigionare o interrogare gente, o peggio di condannarla, dovrà ricevere la mia approvazione. E ora potete andare.”
Rimasto solo, il barone continuò a girare su e giù per un po', poi chiamò un valletto e gli chiese: “Erich, sono rientrati i cavalieri?”
Sì, mio signore.”
Dì loro che voglio vederli subito.”
Il giovane rispose con un inchino, quindi uscì.

I cavalieri dovevano arrivare direttamente da una notte trascorsa nel paese, perché avevano ancora l'usbergo addosso e la veste macchiata di sangue. Nonostante la stanchezza, avevano un'aria moderatamente soddisfatta.
Com'è andata, cavalieri?” li accolse il barone.
Prese la parola il più alto dei due: “Sono due notti che il cane infernale non si fa vedere, barone. I mostri erano meno del solito, e sono comparsi solo nelle prime ore. Poi c’è stata calma fino al mattino.”
Abbiamo avuto delle perdite?”
Nessuno, barone.”
Von Obenstein emise un sospiro sollevato e disse: “Meglio così. Pensate che la pestilenza sia finita?”
È presto per dirlo, barone,” fu la risposta.
Il nobile stava per invitare i due cavalieri a sedersi con lui, quando tornò il valletto e gli riferì che si stava avvicinando una delegazione di religiosi dalla città di Fulda.
Riferite al capo di costoro che mi aspetto di vederlo qui prima possibile,” proclamò il barone, poi si voltò verso i fratelli cavalieri e disse: “Il vescovo ha mandato qui un inquisitore.”
I due rimasero impassibili.
Quella è gente un po’ fastidiosa,” proseguì von Obenstein al protrarsi del silenzio, “ficcano il naso dappertutto, e non smettono di cercare finché non hanno trovato un colpevole.”
Il Demonio deve essere combattuto,” intervenne Fratello Adalrich con voce neutra.
Cavaliere, la vostra limpidezza vi fa indubbiamente onore,” replicò il nobile. Stava per aggiungere altro, quando il valletto gli annunciò che padre Gerold attendeva di essere ricevuto.
Fallo entrare,” ordinò il barone.
Le porte della sala si spalancarono su un ometto dall’espressione mite, con una calvizie incipiente e una pinguedine appena accennata. Portava una semplice tonaca nera e sul petto gli pendeva una croce d’argento.
Alle sue spalle c’era un frate alto e ossuto che reggeva tra le mani un rotolo di carte.
Venite pure, padre,” lo invitò il barone.
Il religioso si fece avanti. “Dominus vobiscum,” proclamò, non appena si trovò di fronte al feudatario.
Et cum spiritu tuo,” rispose il barone von Obenstein, poi calò il silenzio.
Il prete si girò verso il suo accompagnatore, che gli porse un rotolo di pergamena adorno di vistosi sigilli. Questi lo prese e a sua volta lo porse al barone. “Sono qui come plenipotenziario di sua eccellenza il vescovo di Fulda,” esordì.
Alla frase seguì un altro silenzio. Von Obenstein si limitò a far saltare i sigilli e a leggere minuziosamente il contenuto della missiva.
Infine alzò gli occhi fino a fissarli in quelli chiari e vagamente acquosi del nuovo arrivato e disse: “L’ho già detto a padre Caspar e lo ripeto a voi: qui l’autorità suprema sono io, non il vescovo di Fulda.”
Ma certo, ma certo,” rispose l’altro, non particolarmente impressionato da quello sfoggio di potere, “Io sono qui solo per porgere in tutta umiltà il mio aiuto, non certo per creare problemi. Per grazia di Dio voi siete il feudatario, e tutto dovrà passare attraverso la vostra approvazione.”
Mentre parlava all’iroso castellano – e mai gli era capitato un castellano che fosse felice di vederlo, quindi la cosa ormai non lo impressionava più di tanto – si dava da fare per osservare ciò che lo circondava. Piccola nobiltà, valori marziali. Un ambiente di buon gusto, moderatamente ampio, moderatamente opulento ma senza sfarzo, con degli arazzi alle pareti e un bel tavolo di quercia al centro. Notò che gli arazzi ritraevano scene di battaglia e blasoni, ma nessuno di essi era di ispirazione religiosa.
Alle spalle del barone si trovavano i due cavalieri dell’Ordine Teutonico, che da quando era entrato non avevano aperto bocca, e si erano limitati a rimanere immobili. Notò che erano tutti e due molto alti e ben piantati, come del resto ci si doveva aspettare da gente che aveva fatto del combattimento la propria professione.
Fissò in particolare lo sguardo sull’homo albus. Era la prima volta che ne vedeva uno, e ne era piuttosto incuriosito. Aveva la corporatura di un Atlante, era quattro dita più del suo confratello in altezza e in larghezza, ma aveva i capelli, le ciglia e le sopracciglia di un vecchio, ed era pallido come un morto. In quel volto bianco si coglievano a prima vista solo gli occhi, di uno strano colore metallico, dallo sguardo di rapace.
Si chiese se quell'aspetto fosse davvero un’opera del Demonio come dicevano.
Distolse lo sguardo da lui, poi si rivolse al barone e disse: “Desidero conferire con il parroco del paese, se è possibile, affinché mi aiuti a stilare una lista delle persone da interrogare.”
C’è il mio capitano delle guardie, per questo.”
Con un sorriso, il prete gli assicurò: “Verrà interrogato anche lui, statene certo.” Poi si rivolse ai due cavalieri e aggiunse: “Non ritiratevi, confratelli. Nel corso della giornata avrò bisogno di conferire anche con voi.”

Seduto nella stanza che gli era stata messa a disposizione per condurre gli interrogatori preliminari, padre Gerold si voltò verso il frate e chiese: “Hai visto l’homo albus, Peter?”
Sì, padre.”
E che ne pensi?”
Il frate si segnò. “Opus diaboli,” proferì poi lapidario.
Tu pensi che sia stato lui?”
E chi altri, padre? È un emissario del Demonio, non può essere stato che lui.” Scrutò il prete alla ricerca della sua approvazione, ma l’altro mantenne un atteggiamento piuttosto distaccato. Riordinò le carte che aveva sparso sul tavolo, raddrizzò impercettibilmente la penna e allineò i fogli con il sottomano, poi tirò fuori le sue lenti da lavoro e posò sul tavolo anche quelle, infine spostò la lanterna in modo che la sua mano non proiettasse ombra sul foglio mentre lui scriveva.
Perché siamo qui, Peter?” chiese poi distrattamente.
Per combattere il Demonio e le sue opere immonde,” rispose pronto il frate.
Padre Gerold sollevò la testa e gli rivolse un sorriso benevolo. “Beati pauperes spiritu,” sospirò. “Noi siamo qui per ben altra bisogna, amico mio: dobbiamo alzare un po’ di polverone, fare un po’ di paura a questi bravi cristiani e in definitiva rinsaldare il potere della Chiesa laddove esso rischia di vacillare. Mi capisci?”
Con aria zelante, Peter accennò vigorosamente di sì.
Molto bene,” rispose il prete compiaciuto, “E allora fa entrare la prima persona della nostra lista.”
Colui che si sedette di fronte al tavolo di padre Gerold per primo fu Udo Lang, il guardiano di porci. L'omone entrò imbarazzato, cincischiando il cappello tra le mani, e rimase a guardare i due religiosi con un'espressione al tempo stesso volonterosa e preoccupata.
Padre Gerold gli restituì un sorriso incoraggiante. Giunse meticolosamente le dita sul piano del tavolo, polpastrello contro polpastrello come se stesse incastrando fra loro due parti di un complicato meccanismo, quindi esordì: “Ebbene, mio buon Udo, che cosa puoi dirmi della persona che hai trovato lungo la strada?”
Il porcaro cominciò a raccontare. Mentre frate Peter annotava ciò che l'uomo stava dicendo, padre Gerold scrutava in viso Lang, la cui espressione stava virando verso il sollievo di essersi sentito rivolgere una domanda alla quale sapeva rispondere.
E dei cavalieri che mi dici?” lo interruppe a un certo punto.
Hanno lottato contro quei mostri infernali ogni notte,” gli assicurò convinto il porcaro.
Tutti e due? Anche l'homo albus?”
Non capisco, padre.”
Quello più alto, pallido, con i capelli bianchi.”
L'uomo accennò vigorosamente di sì.
E dove c'erano le creature del Demonio c'era sempre anche lui, dico bene?”
Sì, padre. Le combatteva.”
O almeno così è parso agli occhi di un umile guardiano di porci.” Gli rivolse un sorriso. “Molto bene, mio buon Udo, le tue informazioni sono state preziose. Puoi andare.”
L'uomo non se lo fece ripetere, e dopo qualche altro inchino e segno di croce si affrettò a uscire.
Subito dopo fecero entrare mastro Wernhart, capo-guardiacaccia del barone von Obenstein. L'uomo si presentò con tutt'altro atteggiamento rispetto a colui che l'aveva preceduto: si inchinò senza cerimonie, e quando si tolse il cappello fu solo per elargire un breve saluto, poi se lo rimise in capo subito dopo. Si sedette senza che il prete l'avesse invitato a farlo, quindi disse: “Facciamo presto, per favore, che ho i falchi giovani da nutrire.”
Il prete strinse appena gli occhi. Si lucidò le lenti da lavoro e le sistemò accanto al foglio parzialmente scritto con ostentata lentezza. Alla fine alzò lo sguardo fino a fissarlo in quello del suo interlocutore e rispose: “Solo il Signore sa quanto tempo sarà necessario.”
L'altro non replicò. Rimase comunque a fissarlo serio, in attesa delle domande.
Parlatemi di questa bestia misteriosa, mastro Wernhart,” chiese allora padre Gerold, “è vero che è un animale infernale?”
Non saprei, padre.”
Non è forse vero che uccide le sue vittime senza lasciare loro in corpo una goccia di sangue? E non è forse vero che alla vista della prima vittima vi siete fatto il segno della croce e avete invocato Sant'Uberto?”
Sant'Uberto è il patrono dei cacciatori,” gli ricordò mastro Wernhart a disagio.
Padre Gerold sorrise. “Non dovete sentirvi sotto accusa, mio buon guardiacaccia,” gli assicurò premuroso. “Sto solo cercando di ricostruire quello che è accaduto in questo villaggio flagellato dalla presenza nefasta del Demonio. Ora ditemi: hanno avuto fortuna le cacce che avete organizzato per prendere la bestia?”
No, padre.”
Mai una volta?”
L'altro scosse la testa.
C'erano quei cavalieri con voi?”
Intendete quelli dell'Ordine?”
Proprio loro.”
Mastro Wernhart annuì. “A volte.”
Anche quello con i capelli bianchi?”
Sì.”
E non avete preso niente, vero?”
Non abbiamo preso niente nemmeno quando quel cavaliere non era con noi, se è per questo,” replicò il guardiacaccia.
Il prete sollevò le sopracciglia. “E come mai vi siete sentito in dovere di fare questa precisazione, mastro Wernhart?”
L'altro rimase in silenzio.
Qui è del Demonio che stiamo parlando,” gli ricordò il sacerdote in tono tagliente, “non di una qualunque bestia selvatica. Dunque voi avete notato una correlazione fra la presenza del cavaliere dai capelli bianchi e quella della bestia misteriosa?”
Non ho detto questo.”
Invece me l'avete appena detto. Avete ritenuto di farmi notare che non avete preso la bestia nemmeno quando il cavaliere non era con voi. Questa è un'informazione molto utile, di cui state pur certo che farò buon uso.” Si rivolse al frate e chiese: “Hai scritto tutto, Peter?”
Sì, padre.”
Molto bene.” Poi, di nuovo al guardiacaccia: “E ora andate pure a nutrire i falchi giovani, mastro Wernhart, non ho più bisogno di voi.”
Uscito quello, fu il turno di Grete, una servetta del castello. La ragazza entrò molto intimidita, mordicchiandosi il labbro inferiore. Fece una riverenza e rimase in piedi al centro del locale.
Vieni pure, figliola,” le disse padre Gerold in tono benevolo, invitandola con un gesto ad avvicinarsi. “Siediti qui.”
Grete avanzò a passettini e si sedette con l'aria di accomodarsi sui carboni ardenti.
Il prete le rivolse un sorriso e le chiese: “Non hai paura di me, vero?”
Ella rimase in silenzio.
Suvvia, la incoraggiò il sacerdote con fare benevolo. “Non mangiamo nessuno. Non è vero, Peter?”
Certo che no, padre Gerold. Proprio nessuno.”
La ragazza, occhi verdi e una manciata di efelidi sul naso, sorrise, e le si crearono due graziose fossette sulle guance.
Molto bene,” approvò il prete, “molto bene. E ora ti farò qualche domanda, mia cara.”
Va bene, padre.”
Dimmi un po', al castello parlano di quello che sta succedendo in paese?”
Grete accennò di sì con la testa. “Oh sì, padre, non si parla d'altro.”
Il prete annuì. “E cosa si dice?”
Di nuovo, la ragazza si morse il labbro. “Che... c'è il Diavolo, padre,” mormorò. Poi, a voce più alta: “C'è davvero, padre?”
Eh, purtroppo temo di sì.”
Ma voi lo scaccerete, vero? Ci libererete dal Demonio che ora ci sta facendo tanto male, vero?”
L'altro accennò di sì con la testa. “Certo, figlia mia. Ma ho bisogno del vostro aiuto, del tuo aiuto per farlo.”
Tutto quello che volete, padre.”
Padre Gerold sorrise. “Brava ragazza. E ora dimmi: che ne pensi dei due cavalieri?”
Grete abbassò lo sguardo. “Stanno sempre per conto loro.”
Non si mescolano con gli altri?”
Hermann... voglio dire, il biondo è più gentile, delle volte parla con noi.”
L'altro vi tratta male?”
No, ma sta sempre per conto suo, non dà confidenza. E poi mi fa paura.”
Perché?”
Grete si guardò le mani, poi se le appoggiò in grembo. Infine disse: “È così strano... mia madre dice che è opera del Demonio oppure è figlio di una strega, e non capisce come faccia a portare la croce. Io non ci voglio avere niente a che fare con il figlio di una strega.”
Ma certo, come è giusto. E dimmi, Grete: di notte cosa fa?”
È sempre fuori, e dorme di giorno.”
Ah, molto interessante.”
Ma anche l'altro...”
Grazie, Grete,” la interruppe padre Gerold, “Ora puoi andare, le tue informazioni sono state davvero preziose.”
Ma padre, voi dovete sapere...”
Certo, certo. Ma ora lasciaci, figlia mia. Io e frate Peter abbiamo ancora molto lavoro da fare.”

Padre Gerold interrogò per ultimi i due cavalieri. La scelta di farli attendere era stata operata a ragion veduta: uno stallone selvaggio va fatto stancare, prima di provare a montargli in groppa.
Quei due non erano servi o contadini: si trattava di nobili abituati a comandare, gente che aveva fatto della battaglia la propria ragione di vita. Non sarebbe bastato fare la voce grossa per spaventarli.
Fece chiamare prima fratello Hermann. Questi entrò a testa alta, senza un'ombra di soggezione. Negli occhi azzurri gli brillava una luce gelida e rabbiosa.
Rimase in piedi in mezzo alla stanza.
Venite avanti, cavaliere,” lo invitò il prete.
L'altro si avvicinò mantenendo un silenzio carico di minaccia.
Sedetevi.”
Che cosa volete chiedermi?” ringhiò Hermann, rimanendo dritto in piedi.
Con tono conciliante, padre Gerold rispose: “Vorrei solo parlare un po' con voi.” Gli indicò di nuovo la sedia. “Sedete, suvvia. Siete così alto che se state in piedi mi fate venire il torcicollo.” Fece una risatina.
Il cavaliere si sedette senza mutare espressione. “Ebbene, cosa volete sapere?” gli chiese brusco. “È tutto il giorno che aspetto i vostri comodi.”
Il prete emise un sospiro. “Vi chiedo perdono, cavaliere, ma la mia santa missione purtroppo richiede a volte dei sacrifici. A me medesimo, oppure – cosa che mi fa soffrire molto di più – ad altri.”
Il cavaliere continuava a fissarlo impassibile.
Da quanto tempo conoscete il vostro confratello?” gli chiese allora padre Gerold.
Hermann aggrottò le sopracciglia. “Non si stava parlando della presenza del Demonio a Dürnau?” ringhiò sospettoso.
Ogni cosa a suo tempo, cavaliere. Che cosa potete dirmi del vostro confratello?”
Il crociato strinse gli occhi, che divennero due lame azzurre, poi replicò: “Posso dirvi che è la spada migliore della Palestina, e posso dirvi che non esiste persona più coraggiosa, prode e onorevole di lui.”
Ma certo, non lo metto in dubbio,” concesse il sacerdote, poi chiese: “E del suo aspetto che mi dite?”
L'uomo guarda l'apparenza, il Signore guarda il cuore.[2]”
Vi paragonate al Signore, cavaliere?”
No, sto solo conformandomi al Suo insegnamento.”
Tra i due calò un silenzio pesante, rotto solo dallo scricchiolio della penna di frate Peter sulla carta.
Il prete decise di cambiare tattica: “È nel vostro interesse, o meglio in quello del vostro confratello, che voi parliate con cuore sincero, cavaliere. Tra le persone che ho interrogato prima di voi, non ce n'è una che non mi abbia riferito cose sospette su di lui.”
Questo capitò anche a Cristo, se non sbaglio.”
Padre Gerold fece un sorrisetto. “Volete combattere con me a colpi di Sacre Scritture, cavaliere? Vi avverto che se con la spada non avrei speranze di sconfiggervi, in questo campo sono un degno avversario.”
Se voi parlate di sconfiggermi, padre, è segno che siamo nemici, e quindi non vedo il motivo di porgervi aiuto. Ve lo ripeto: il mio confratello è più degno di tutti noi di vestire la croce, è impavido, nobile e generoso. Non ha nulla a che fare con demoni, streghe o chissà che altro.”
Il prete annuì come se si fosse aspettato da parte del cavaliere proprio quelle esatte parole, poi disse: “Io di streghe non avevo mai parlato. State attento, la troppa foga di difendere ottiene spesso l’effetto contrario. Sapete come si dice, del resto: excusatio non petita, accusatio manifesta.”
Il cavaliere rimase impassibile, ma padre Gerold fu certo di averlo colpito. “Potete andare, ora,” gli disse in tono benevolo, “sarete sicuramente stanco.”
Hermann si alzò e uscì senza dire una parola.

L’ultimo a essere interrogato, ormai al calare del sole, fu l’homo albus.
Nella stanza ormai in penombra, rischiarata appena dalla lanterna posta sul tavolo, il suo pallore e i suoi capelli bianchi risaltavano ancora di più, facendolo assomigliare a una statua di ghiaccio. Sulla spalla sinistra e sul petto aveva la croce nera dell’Ordine.
Venite avanti, cavaliere,” lo invitò padre Gerold. “Come vi chiamate?”
Adalrich.”
Adalrich, e poi?”
L’altro gli rivolse uno sguardo duro. “Fratello Adalrich. Questo è l’unico appellativo che in quanto membro dell’Ordine posso e voglio portare.”
Il prete lo squadrò in silenzio per qualche istante, poi disse: “Siete molto rigoroso, cavaliere.”
L’altro non rispose.
Sedetevi.”
Adalrich prese posto sulla sedia e rimase a fissare in silenzio il suo interlocutore.
Sapete che cosa mi hanno detto su di voi?” esordì padre Gerold.
No.”
Ne siete certo?” lo provocò. “Io credo che in realtà ve lo immaginiate.”
La penna di frate Peter continuava a stridere sulla carta.
Alla fine, fratello Adalrich rispose: “Che cosa conta qui, padre? I fatti o quello che io immagino?”
In verità, entrambe le cose. Voi avete un’idea, ad esempio, di quello che dicono di voi?” Poi, rivolto al suo aiutante: “Leggi un po’ la testimonianza della ragazza, per favore.”
Frate Peter scartabellò tra le sue carte, estrasse un foglio, quindi compunto lesse: “Mia madre dice che è opera del Demonio oppure è figlio di una strega, e non capisce come faccia a portare la croce.”
Il cavaliere aggrottò le sopracciglia.
Vogliamo leggerne un’altra?” propose padre Gerold. “Peter, quella del guardiano di porci, per favore.”
Dove c'erano le creature del Demonio c'era sempre anche lui.”
Adalrich rimase immobile. Solo dopo qualche istante, con voce dura disse: “Facciamola breve, padre: dove volete arrivare?”
L’altro emise un sospiro. “Voglio farvi capire, cavaliere, che voi vi trovate in una situazione piuttosto ambigua: da una parte affermate di combattere il male, ma dall’altra avete appena avuto la riprova di come tutti vi considerino emissario di quello stesso male.”
Io non affermo di combattere il male, padre,” ringhiò il cavaliere, mentre lo sguardo gli si incupiva, “Io lo combatto.” Strinse i pugni e per un istante fremette come se stesse per lanciarsi contro il sacerdote, che infatti si trovò ad arretrare preoccupato.
In ogni caso,” proseguì padre Gerold, a rispettosa distanza, “ritengo sia meglio non dare adito a ulteriori voci nei vostri confronti. Anzi, mi meraviglio che il barone von Obenstein non abbia già preso da tempo un provvedimento del genere.”
Di cosa state parlando?”
È meglio che questa notte rimaniate chiuso in una cella, così la gente si rassicurerà nei vostri confronti.”
A quelle parole, Adalrich scattò in piedi. “Cosa? Dovrei lasciare Hermann là fuori da solo con quei mostri? Non se ne parla nemmeno.” Rimase a guardarsi intorno come una belva in un branco di cani.
Il prete gli rimandò uno sguardo neutro. Nella sua carriera di inquisitore ne aveva vista fin troppa di gente che si agitava, sbraitava e minacciava. Quel cavaliere non era certo il peggiore che gli era capitato. “Devo ricordarvi il vostro voto di obbedienza? Io sono il plenipotenziario del vescovo.”
Imprigionatemi domattina, se proprio ci tenete. Questa notte c'è bisogno anche della mia spada là fuori.”
Padre Gerold sorrise. Fissò il cavaliere come se lo vedesse per la prima volta, sollevando addirittura le sopracciglia con aria di cortese interesse. Si accomodò all'indietro contro lo schienale, incrociò le braccia sul petto e disse: “Ma guarda un po': piuttosto furbetto, questo figlio del Demonio. Imprigionatemi domani. E intanto questa notte che cosa fai, eh?”
Adalrich spalancò gli occhi, spiazzato da quell'attacco frontale. “Cosa faccio?” ripeté. “Perché non venite a vedere con i vostri occhi, padre? Sempre che il cuore vi regga, naturalmente.”
Non ci tengo, di opere del Demonio ne ho viste fin troppe, nella mia carriera. Ora, per il rispetto che nutro per il vostro Ordine, abbiate la compiacenza di non creare problemi. Sarebbe davvero penoso trascinare in cella un cavaliere teutonico che sbraita e si agita come un volgare ladro di polli.”

Il barone non credeva alle sue orecchie. “Ma stiamo scherzando?” ringhiò.
Padre Gerold lo fissò con la più grande tranquillità. “Necesse est,” si limitò a comunicargli.
L'altro interruppe il passeggiare nervoso e lo fissò con occhi che mandavano lampi. “Il latino non rende le scempiaggini più assennate, padre. Sarebbe necessario, per che cosa?”
Il prete assunse l'espressione di Cristo dinnanzi al sinedrio. Con tono paziente, spiegò: “Barone, quel cavaliere è vittima di dicerie di ogni genere. Quale modo migliore per dimostrare la sua innocenza di quello che vi sto proponendo? Essendo chiuso in cella, nessuno potrà ritenerlo responsabile di alcunché.”
E allora perché non chiuderlo in una stanza?”
Potrebbe evadere.”
Non stiamo parlando di un criminale.”
Oppure potremmo dire: stiamo parlando di una persona che non sembra essere un criminale.”
I due rimasero a fissarsi negli occhi in silenzio. Persino i rumori dell'esterno sembravano essersi affievoliti. Infine, il barone trasse un profondo sospiro come per calmarsi, poi lentamente disse: “Fratello Adalrich è un cavaliere dell'Ordine Teutonico. Nel lungo viaggio dalla Palestina a qui ho imparato a conoscerlo bene, e vi posso dire che è una persona alla quale affiderei senza esitazione la mia vita. Voi avreste la pretesa che io lo buttassi in una segreta come una specie di delinquente comune, venendo meno alle regole dell'ospitalità e della cavalleria?”
Padre Gerold annuì, tranquillo come se stesse parlando del tempo. “È solo una misura precauzionale, non ho intenzione di fargli nulla. Voglio solo essere sicuro di alcune cose.”
Di cosa, se è lecito?”
Sapete anche voi cosa si dice di quelli come lui: che siano emissari del demonio e frutto di atti di stregoneria. Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro son lupi rapaci.[3]”
Von Obenstein strinse gli occhi. “Che cosa vorreste insinuare?” ringhiò, “Che quel cavaliere celi sotto il proprio aspetto una natura diabolica?”
In verità, barone, non cela proprio nulla. Quale sia la sua natura è evidente a chiunque.”
Non c'è niente di diabolico in lui.”
L'altro si strinse nelle spalle. “È quello che intendo provare, e se nel vostro cuore non albergasse il dubbio,” si protese in avanti a fissarlo negli occhi, “e io so che invece vi alberga, non trovereste nulla da eccepire nella mia proposta. Se il Signore è con lui, lo dimostrerà. E se non lo è... ogni albero che non produce frutti buoni verrà tagliato e gettato nel fuoco.[4]”






[1] Non ho trovato la definizione di “albino” nel medioevo da nessuna parte, quindi ho dovuto inventare. Se qualcuno la sa e me la dice mi fa un enorme piacere!
[2] Samuele, 16
[3] Matteo, 7:15-20
[4] Ibid.




   
 
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