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Autore: thembra    05/11/2017    4 recensioni
...Quella corolla era l’amore che c’era stato e che tutt’ora esisteva fra la donna più insolente e indifferente che lui avesse mai conosciuto e suo padre...
Sia lui che Inuyasha non avrebbero mai più potuto dimenticare le ultime parole esalate dalle labbra del loro fiero padre morente.
Tre, e tutte uguali.
Rin…Rin…rin
Genere: Erotico, Malinconico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Rin, Sesshoumaru
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Rilassando le spalle Sesshomaru roteò leggermente il collo per sciogliere i muscoli della schiena; era fermo da troppo tempo che palle! Inspirando si guardò attorno incrociando qua e là le occhiate curiose perplesse o addirittura sdegnate di demoni i cui nomi a malapena ricordava oltre che visi, o per meglio dire, musi totalmente sconosciuti.
Nessuno di loro tuttavia accennò a voler avvicinare il figlio del loro compianto leader e anche se sapeva benissimo che non poteva biasimare nessuno a parte sé stesso quel comportamento di distacco lo stava un po’ intimidendo.
 
“Tsk che ti aspettavi, il comitato di benvenuto?”
“…”
 
Levando appena un sopracciglio lanciò uno sguardo neutro a Koga che, perfettamente a suo agio in mezzo a quella mandria di sconosciuti si stuzzicava le unghie appoggiato ad un’alta colonna di marmo color del miele mentre Ayame, seduta composta sulla panca attigua non gli toglieva gli occhi di dosso.
Probabilmente non vedeva spesso il suo simile negli abiti tradizionali della tribù Yoro dopotutto da quando il genere umano aveva infestato praticamente ogni angolo del globo per un lupo del clan Yori non era più considerato ‘decoroso’ andarsene in giro mezzo nudo con solo due stracci di pellicce addosso, peggio ancora se si era un Tengu delle montagne … Sesshomaru inorridì al ricordo di come vestissero quegli spettri sperando di non trovarsene davanti qualche rappresentante quella sera.
Fortunatamente i demoni cane erano sempre stati più sobri nel vestire dimostrando gusto ed eleganza sin dai tempi antichi al contrario di quegli altri rozzi spiriti selvaggi.
Il preziosissimo bingata* col quale era stato confezionato il suo kimono di seta bianca decorato con motivi floreali, era stato tessuto nelle isole di Okinawa ben 400 anni prima ed era una preziosissimo eredità del tempo antico, la folta e pesante pelliccia che gli copriva una spalla si diceva fosse la coda appartenuta ad uno dei demoni cane più potenti che siano mai esistiti mentre l’armatura che gli corazzava torso e spalla sinistra assieme alla letale katana, entrambe forgiate dal mitico Totosai erano cimeli di inestimabile valore.
 
Percorse con i polpastrelli l’impugnatura nera della propria arma riflettendo sulla storia che c’era dietro ogni minimo oggetto che lui o qualsiasi altro demone presente in quella sala indossava quella sera.
I gioielli che adornavano il collo e le braccia di Ayame erano prismi di giada e ametista di straordinario valore capaci di assorbire custodire e sprigionare un’enorme quantità di energia, i bracciali di Koga, apparentemente semplici polsiere di cuoio, emanavano invece un potere antico e quasi dimenticato e persino la sua arma nonostante il sigillo impresso sull’elsa racchiudeva in essa un potere immenso.
 
Un lieve brusio si levò d’improvviso e incuriosito Sesshomaru lasciò la presa dall’impugnatura direzionando la sua attenzione su ciò che stava succedendo.
 
La folla che gremiva l’elegante salone interrato del santuario dei demoni si divise per lasciarne passare un gruppo al quale faceva capo Miyoga, il demone più anziano che per questo ricopriva la carica di giudice del Consiglio seguito in ordine di anzianità da altri spettri delle più svariate tribù; alcuni li conosceva di persona, altri di fama mentre di un paio non sapeva proprio niente.
 
Suo padre gli aveva narrato centinaia di racconti inerenti alle antiche gesta dei demoni che erano stati soffermandosi maggiormente sui nomi di coloro divenuti leggenda poiché le loro imprese erano state importanti e storiche. Miyoga Totosai e Saiga erano stati importanti e per questo nonostante non avesse mai scambiato con loro più di due parole portava loro grande rispetto.
Se i demoni erano riusciti a sopravvivere agli anni bui della follia umana era stato anche grazie a loro, che alleandosi con Taisho avevano provveduto a salvare e proteggere tantissimi clan.
 
“È ora.”
 
Koga si allontanò dalla colonna aspettando che la folla si disperdesse prima di dirigersi verso il grande portone di mogano nero presente in fondo alla sala che finalmente dopo quasi un’ora di attesa stava venendo aperto per permettere a tutti i presenti di partecipare al Consiglio dei Demoni.
Lentamente Sesshomaru lo seguì tenendo lo sguardo alto e fisso dinnanzi a sé risparmiando un solo cenno ad Ayame che dopo averlo affiancato gli bisbigliò di rilassarsi.
 
Oltrepassare la soglia fu come entrare in un altro mondo fatto di silenzio energia e mistero.
L’interno della sala del consiglio era quasi totalmente al buio e l’architettura al contrario della hall esterna mutava radicalmente a tal punto che le travi che da fuori erano squadrate e lineari all’interno divenivano linee morbide tonde ed irregolari più simili a radici che elementi architettonici. Stessa cosa valeva per le colonne, dimenticato il marmo pregiato e lucido dell’esterno i pilastri erano fatti di grezza pietra ruvida nei cui capitelli erano scolpite teste di drago o simboli dell’antico culto demoniaco.
Il pavimento era scuro parquet reso liscio solamente dal continuo camminarci sopra e sia l’enorme tavolo ovale che le sedie che lo circondavano erano ricavati da spesse assi di legno massiccio e pesante sopra le quali erano posizionati cuscini imbottiti di pregiato velluto.
Le uniche fonti di luce erano rappresentate da sfere di vetro dentro alle quali bruciavano anime demoniache inesauribili.
Sedendosi alla destra di Koga attese che tutti i partecipanti prendessero posto e finalmente dopo  un altro buon quarto d’ora il consiglio ebbe inizio.
 
………………
 
 
Chiudendo la portiera Rin mosse un passo indietro lasciando che l’auto proseguisse fino al parcheggio.
Mentre Inuyasha la raggiungeva infilò le chiavi nella serratura aprendo la porta precedendolo poi al piano di sopra.
Stranamente non era nervosa né impaurita.
Mentre saliva i gradini pensò se fosse stato giusto da parte sua lasciare Shippo, finalmente fuori pericolo e con la promessa che sarebbe ritornata al più presto, alle amorevoli cure di Reika; la buona infermiera con un sorriso l’aveva convinta a dormire su di un vero letto almeno per una notte così l’indomani sarebbe stata fresca e riposata.
Avrebbero trattenuto il piccolo fino al giorno dell’operazione che, grazie all’intercessione di Sesshomaru e Inuyasha, sarebbe avvenuta entro una settimana e così finalmente il suo adorato volpacchiotto sarebbe stato finalmente salvo. Con questo felice pensiero in mente Rin aprì il portoncino blindato dell’appartamento precedendo il suo ospite.
 
Inuyasha entrò nell’atrio rimanendo stupito; si trovavano all’ultimo piano di una struttura che ospitava un ryokan e quindi era partito dal presupposto che anche lo stile di quell’unità fosse tradizionale invece l’appartamento in cui era entrato era … moderno.
Le luci del tramonto filtrando dalle tapparelle abbassate per metà creavano un’aura magica all’interno dell’abitazione ed essendo la chiara mobilia ridotta al minimo l’ambiente sembrava spazioso e luminosissimo.
 
“Accomodati pure, io vado a darmi una ripulita torno subito …”
“Fa con calma Rin.”
 
Togliendosi la giacca si sedette sul divano appoggiandosi allo schienale inspirando forte il profumo che impregnava l’aria.
Sapeva un poco di stantio essendo rimasto chiuso per quasi tre giorni ma i profumi principali lì dentro erano quello delicato di Rin e quello un po’ più forte e deciso del piccolo Shippo.
Una cosa li accomunava comunque nonostante fossero state fragranze opposte ed era la serenità.
Serenità di stare in un luogo sicuro, pace nel ritrovarsi a casa.
 
Alcuni minuti più tardi un bagliore gli pizzicò una palpebra ed aprendo pigramente un occhio vide un luccichio sull’angolo una cornice posizionata sul davanzale della grande finestra infuocata nel tramonto.
Alzandosi si avvicinò per prenderla e vedere chi era così importante da meritarsi la posizione forse più bella di tutta la casa.
 
Una scarica elettrica lo trapassò facendolo sussultare non appena i suoi occhi vennero fulminati dallo sguardo carico e potente di suo padre. Taisho non era messo in posa anzi, sembrava proprio che lo scatto fosse stato volutamente fatto di sorpresa in maniera da bloccare nel tempo quella sua espressione talmente spontanea e meravigliosa capace di far venire la pelle d’oca a chiunque.
Inu no Taisho lo guardava di sbieco mentre nell’atto di togliersi la giacca piegava appena il busto per facilitare l’uscita di un braccio dalla manica del suo elegante giaccone.
Sullo sfondo un arco di ferro battuto ricoperto di rami foglie e grappoli di fiori faceva da cornice naturale all’ampio spaccato di giardino alle spalle di lui.
Inuyasha poteva facilmente immaginare lo sbotto divertito che suo padre aveva sicuramente fatto al fotografo una volta sentito il click dello scatto.
 
“Mi aveva appena regalato una Canon EOS 1300D  e non persi tempo a provarla …”
 
Colto di sorpresa per poco non fece cadere la cornice e sentendosi come un bambino colto in flagrante a fare qualche birichinata fece per posarla ma la piccola mano di Rin fermò il suo movimento inclinando la superficie in modo che la potessero vedere anche i suoi occhi.
 
“… è l’unica foto che non sono riuscita a nascondere … ”
“Nh?”
“Dopo che mi trasferii lasciai tutto ciò che avevo di lui in uno scatolone nello scantinato del mio vecchio appartamento, tutto ciò che mi ricordava lui tranne questa foto … questa proprio non riuscii a metterla via … ”
“…”
“Forse credevo che sarei riuscita ad archiviare anche lui ma non successe e …”
 
 
Aspettandosi di vederla piangere cercò di pensare a qualcosa da dire per evitarle la tristezza ma non ce ne fu bisogno. Ricomponendosi Rin tirò appena su col naso rimettendo a posto la fotografia dopo averla ripulita delicatamente da un paio di granelli di polvere.
Inuyasha rimase affascinato dalla cura con cui ella trattava quell’oggetto.
 
“Mi dispiace così tanto …”
 
In quel momento Inuyasha capì qualcosa. Corrugando le sopracciglia osservò la ragazzina con attenzione cercando di cogliere qualcosa che confutasse la sua teoria ma così non fu. Le spalle basse, la testa china, la voce flebile e lo spirito inconsolabile significavano solamente una cosa, rimorso; Rin si comportava come se avesse qualcosa da espiare, come se quello che era successo a suo padre fosse colpa sua.
 
Sfiorandole la spalle decise di chiederle se fosse tutto a posto ma non riuscì ad aprir bocca che la serratura della porta d’ingresso scattando distolse entrambi dal momento di tensione.
 
“Certo che avresti anche potuto dirmelo che saresti tornata a casa …”
 
Buttando la giacca a casaccio sull’appendiabiti e togliendosi le scarpe in movimento Kagome richiuse l’anta col tallone raggiungendoli in salotto.
 
“Mi sono fatta il tragitto fino all’ospedale per niente perché Shicchan dormiva e …”
 
Per la sorpresa il fiato le morì in gola, la busta di cartone contenente la spesa che teneva in mano si sbilanciò facendo cadere sul pavimento alcune cipolle una delle quali si fermò a contatto con la punta delle scarpe di Inuyasha.
Non si aspettava di trovare anche lui.
 
“C-Ciao!”
 
Dirigendosi di scatto in cucina posò il sacchetto sul piano di lavoro togliendo vari pacchetti ed involucri mentre balbettava fra sé.
 
Rimasto spiazzato (Inuyasha si aspettava un 'a cuccia!’ di benvenuto) il mezzo demone si voltò rendendosi conto dello sguardo di Rin trovando nella sua espressione stupita il suo stesso stato d’animo e forse qualcosa in più visto il sorrisetto appena accennato delle sottili labbra di lei.
Levando un sopracciglio perplesso si chinò raccogliendo le cipolle per consegnarle alla moretta schizzata che da quel poco che aveva decifrato del suo blaterare aveva deciso di preparare del riso al curry.
 
“Beh, visto che c’è la vipeh” di scatto il viso di Kagome si levò quando questa smise di affettare i peperoni tenendo a mezz’aria la grande e all’apparenza affilatissima mannaia, negli occhi una luce sinistra … “Ehm visto che c’è Kagome io andre …”
“Perché non ti fermi a cena?”
 
La mano di Rin sull’avambraccio interruppe il suo goffo tentativo di fuga.
 
“Kagome è bravissima a cucinare e poi mi piacerebbe ringraziarti per il disturbo che ti sei preso …”
 
Di nuovo inspiegabilmente tranquillo Inuyasha negò lievemente ribadendo il suo pensiero.
 
“Non è necessario Rin te l’ho già detto …”
“Hai altro da fare?”
“Eh?”
 
In effetti con Sesshomaru fuori regione per il concilio e sapendo che questo lo avrebbe trattenuto via per almeno due giorni non gli andava proprio di tornarsene a casa e rimanere da solo ma … era il caso?
Un lampo gli trapassò la mente. Koga ed Ayame normalmente facevano a turno per tenere d’occhio la situazione ma credendo Rin in ospedale e quindi sotto la sua sorveglianza avevano deciso di accompagnare entrambi Sesshomaru in modo da calmare gli animi di demoni eventualmente incazzati e, al caso, intercedere per lui col Consiglio; questo significava che Rin sarebbe stata sola e … trovandola intenta a fissarlo accigliata guardò Kagome che riprese immediatamente la sua opera con uno sbuffo … probabilmente la presenza della sacerdotessa sarebbe stata sufficiente a far desistere eventuali aggressori che poi, chi diavolo poteva avere interesse a molestare Rin?
Accidenti a quei due lupastri maledetti, gli avessero detto sin dal principio come stavano le cose avrebbe avuto più elementi su cui basarsi per elaborare le sue tesi e …
 
 
“Allora?”
“N-no ma …”
“Rimani … per favore …”
 
Non gli rimase che annuire.
 
 
…………………………………….
 
 
La luna crescente si stagliava nel cielo come una falce; luminosissima ed in netto contrasto con le tenebre della notte riusciva a calmare il suo spirito in tumulto.
Espirando l’ennesimo sospiro di frustrazione Sesshomaru levò il capo al firmamento immergendo i propri sensi nel cupo e silenzioso blu che era la volta celeste.
10 ore.
10 fottutissime ore di consiglio e non era arrivato a capo di niente.
Per prima cosa si era fatto il censimento di ogni clan demoniaco e, notizia incoraggiante, c’erano due nuovi nati fra le fila dei serpenti del sud, un cucciolo sano e forte per la tribù degli Yoro e all’estremo nord dell’Hokkaido tre nuovi Kitsune avevano aperto i loro occhi sul mondo.
Due di loro erano primi cugini di Shippo, figli della sorella di Shihon Yun-mei nati la primavera precedente e tenuti nascosti fino a questa sera. Il terzo era sicuro fosse stato proprio Shippo anche se era nato l’anno prima ma con sua somma sorpresa notò che del piccolo che accudiva Rin nessuno pareva sapere nulla.
Con uno bisbiglio aveva chiesto spiegazioni a Koga ma questi intuita la sua domanda gli aveva intimato con lo sguardo più glaciale che possedeva di cucirsi il muso a filo doppio.
 
“Temiamo ci sia una talpa”
 
Quella frase, balenandogli nella memoria riuscì a stemperare l’offesa del gesto subito.
Shippo veniva prima di tutto. E Rin con lui a quanto pareva.
 
Il secondo punto fu quello di chiarire il grado di benessere percepito e di come andasse la convivenza laddove la presenza umana era ben radicata negli antichi territori dei demoni e anche qui la risposta fu più che sufficiente.
Terzo punto la divisione delle cariche lasciate vacanti da eventuali morti accorse e qui lui venne chiamato a ricoprire la carica di rappresentante del clan No Inu essendo l’erede di Taisho cosa che per fortuna era riuscito a ritardare non sapendo neanche da che parte incominciare non avendo idea di come funzionassero le cose nella gerarchia dei demoni. L’occhiata severa di Miyoga però stava a significare che la faceva franca solamente per quella volta.
Dal quarto all’ottavo punto si era trattato di questioni noiose riguardanti futili liti e ripicche fra famiglie i cui figli sposati avevano deciso di divorziare e fra uno sbuffo ed un lamento Sesshomaru si era reso conto che in fin dei conti fra demoni ed umani non c’era poi tanta differenza per quanto riguardava l’agomento.
 
Il punto numero nove riguardava la preoccupante notizia che fra i discendenti degli antichi monaci e dei temibili sterminatori fosse in atto un’alleanza segreta comprovata da lettere e documenti confidenziali fortunatamente intercettati dalla fitta rete di spie infiltrate nelle loro fila.
Per ora si era trattato di sporadici incontri per fare il punto della situazione e, come aveva giustamente fatto notare un saggio rappresentante dei Tengu, non poteva esserci in quello nulla di male dal momento che lo stesso era fatto regolarmente dalle tribù dei demoni e quindi fra un battibecco e l’altro la questione, seppur non chiusa, era stata momentaneamente accantonata.
 
Al decimo punto (l’unico degno di interesse secondo lui) non si era arrivati poiché, visto il protrarsi delle liti dal punto quattro al punto otto si era deciso di posticiparlo e inserirlo come priorità al prossimo consiglio che si sarebbe tenuto in data da destinarsi.
 
Dire che gli erano saltati i cinque minuti era poco ma benché se ne fosse uscito stizzito dall’assemblea a nessuno parve interessare.
 
“Sei scocciato ‘Maru?”
 
Girandosi appena squadrò Ayame da capo a piedi. Come l’aveva chiamato?
Ridendo nell’intuire il suo sdegno questa gli si avvicino sedendosi sulle ginocchia a pochi passi da lui.
I suoi grandi occhi verdi brillarono dei riflessi della luna che a sua volta parvero venire inglobati nei brillanti prismi degli eleganti gioielli.
 
“Ti aspettavi qualcos’altro?”
“Mi aspettavo di arrivare a capo di qualcosa. Mi aspettavo parlassimo di Rin e di Shippo, mi aspettavo di sapere se qualcuno avesse potuto aiutare il piccolo e …”
“In un consiglio pubblico? Ma sei fuori?”
 
La voce con cui parlò la demone fu di pura sorpresa.
 
 “Uh?”
“Te lo ha detto Koga che si trattava di un consiglio pubblico o no?”
“Si, ma …”
“Cosa vuoi che importi agli altri di Rin? Il novanta per cento di loro manco sa che esiste ed il restante dieci l’ha dimenticata da tempo il che è un bene, credimi.”
“Ma che ci sono venuto a fare allora qui?”
 
Colpendolo scherzosamente sulla spalla coperta dalla pelliccia Ayame indirizzò la sua attenzione ai piedi della montagna dov’erano in fermento i preparativi per qualcosa a quanto poteva vedere.
 
“A presentarti ai tuoi simili sciocco e fare bella impressione si spera, il che implica il tuo essere presente al saluto all’alba di fra poco.”
 
Ah già … il saluto all’alba. Era tradizione che passato un mese dall’equinozio di autunno si rendesse omaggio all’astro che benediva la Terra con un falò talmente grande da illuminare a giorno l’ora più buia prima dell’alba. 
 
“Avevo scordato quest’usanza …”
“Hai scordato molte cose ‘Maru …”
 
Di nuovo la guardò e sospirando rivolse per un’ultima volta l’attenzione alla luna.
 
“Le ricorderò tutte Ayame.”
 
Alzandosi il demone s’incamminò verso il fondo della valle dov’era stato deciso si sarebbe tenuto il falò.
Ayame rimase seduta a guardare la sua dipartita con un sorriso incerto sulle labbra.
Miyoga era rimasto si stupito quando, alcuni giorni prima del ritrovo, lei e Koga lo avevano informato della presenza del maggiore dei figli di Taisho, ma non poteva dire se in maniera positiva o meno il che non era di buon auspicio calcolando che fra tutti e tre gli anziani maggiori lui da sempre era quello più espansivo e alla buona.
 
***
“Al consiglio di dopodomani io e Koga vorremmo portare Sesshomaru no Inu, Miyoga-sama. ”
Seduto dietro alla poltrona del suo elegante ufficio un vecchio anziano sorseggiava  quello che all’apparenza doveva essere dell’ottimo vino visto il denso colore rubino da un calice di cristallo che la sua segretaria gli aveva appena portato.
Ad Ayame tuttavia bastò un respiro per capire dall’odore che non si trattava di vino ma di sangue.
Salutando Meiko, uno spettro dei fiumi che lavorava per il saggio da decenni, Ayame attese che l’anziano assimilasse la sua richiesta.
“E sentiamo, che vuole venire a fare uno come lui al consiglio?”
“Chiedere aiuto …”
Lo sguardo serio dell’antico demone richiedeva una spiegazione e lei, dopo essersi accertata che fossero soli vuotò il sacco.
“Lui ed Inuyasha hanno trovato Rin e sanno di Shippo; vogliono sapere se qualcuno di voi può contattare  gli altri Kitsune e chiedere sostegno durante l’operazione nel caso il piccolo abbia bisogno di …”
“Se non sbaglio tu e Koga avevate il compito di proteggerla.”
“È successo al cimitero Miyoga-sama. Nonostante avessimo fatto in modo che i loro giorni di visita non coincidessero mai è successo che Inuyasha ha incrociato Rin il giorno stesso del ”
“… malore di Shippo …”
Grattandosi la guancia Miyoga sembrò riflettere su qualcosa; aveva ricevuto il rapporto di quel giorno dai due lupi avvalorato per giunta da una terza persona esterna alle loro conoscenze e non poteva assolutamente dar loro colpa alcuna. Girando la poltrona si estraniò completamente per alcuni minuti osservando la vista della città dall’altro poi bevendo d’un fiato il contenuto del bicchiere rigirandosi posò l’oggetto sulla scrivania schiacciando il pulsante dell’interfono per richiamare Meiko. E sia, ma doveva avvertire anche Saiga e Totosai.
 
“ Suppongo dovessimo aspettarci questo tipo di risvolto dopotutto  -mpfh- al destino non si comanda.”
“Che intendete dire signore?”
“Oh, ma sei ancora qui?”
“Non mi avete ancora congedata signore né dato una risposta …”
“Portalo pure ma avvertilo che sarà un consiglio pubblico e che di questi affari parleremo più avanti e in privato … ”
“Ma signore, l’intervento è programmato fra otto giorni …”
“E il consiglio fra due, non posso annullare tutto per il capriccio di uno.”
“Capriccio?”
“Non ha mai dato segni di interesse verso la nostra civiltà e adesso, solo perché ha bisogno di noi dovremmo tutti rimetterci ai suoi piedi? Non funzionano così le cose nel mondo demoniaco Ayame e tu dovresti saperlo bene …”
Miyoga aveva ragione ma c’era in ballo la vita di Shippo.
“Lo so, signore.”
“Adesso vai …”
Fece per alzarsi ma la preoccupazione per Shippo era più forte del rispetto e del timore che nutriva per l’anziano. Miyoga parve intuirlo e si affrettò a finire la frase lasciata in sospeso.
“Una lezione di umiltà non potrà fargli che bene, a quel viziato …”
Sorridendo Ayame annuì felice. Miyoga sicuramente aveva già pensato a tutto.
“Va bene signore, grazie infinite!”
 
 
 
***
 
 
Una volta raggiunta la folla per prima cosa Sesshomaru si diresse a rendere omaggio a suo padre sull’altare dei caduti depositando un piccolo bocciolo bianco di margherita appaiato a quello indaco di aquilegia ai piedi del blocco di pietra bianca scolpita nel granito.
 
Koga gli si avvicinò porgendogli la fiamma con la quale il falò sarebbe stato acceso e lui, incredulo si guardò intorno riscontrando nello sguardo dei presenti unanime accordo.
Annuendo fece un cenno ai tre saggi seduti alla sua sinistra prima di recitare l’inno antico, la preghiera comune a tutti i demoni gridando i versi alla gelida notte sperando che il suo immutato significato raggiungesse assieme alle scintille del vivido fuoco le stelle e le anime di coloro che rimpiangevano.
 
Venne infine accerchiato da decine di capotribù che presentandosi rinnovarono la loro amicizia e lealtà elogiando il nome di Taisho e il sua storia.
E mentre il fuoco ardeva in attesa della vera alba Sesshomaru capì che non erano mai stati soli lui ed Inuyasha, semplicemente avevano voluto esserlo.
Con la ripromessa di cambiare e l’intenzione di assumere il suo ruolo con impegno e responsabilità spiccò il volo diretto a casa.
Aveva molto da dire a suo fratello.
 
Il viso di Rin gli balenò nella mente facendolo fremere.
 
Voleva parlare anche con lei e risolvere tutto, voleva a tutti i costi togliersi il peso del suo rimpianto dall’anima e liberare anche lei dalla paura che era certo ancora provasse per lui.
 
 
 
 
TH
 
 
Ciao a tutti, arieccomi qua!
 
 
Come sempre grazie a tutti voi che leggete, preferite ‘piacete’ e ricordate!
Ma soprattutto a chi recensisce =D
 

Maria76
Shippo d’ora in poi rinascerà, non dico altro ma avrà un peso non indifferente in questo arco finale della mia storia.
Grazie della recensione sono davvero contenta che ti piaccia!

 
Elerim
Prima di tutto grazie della comprensione e delle belle parole! Sono felice di sapere ciò che pensi e spero di riuscire a non cadere nel banale ora che un po’ di inghippi sono stati sciolti.
Da qui in avanti i No Inu boys verranno tartassati un pochino in meno da Kagome e dal passato ma qualcosa nell’ombra attende di entrare in azione, chissà che accadrà  …
Un saluto e alla prossima.

 
ComeBack
Sono rimasta colpita dalla tua recensione e mi sono gasata nel sapere di averti acchiappata/o nonostante la storia sia aperta e i lentissimi aggiornamenti.
Spero di non deluderti, di riuscire a mantenere il carattere dei personaggi mantenere il tuo interesse e una trama semplice ma limpida e fresca.
Fammi sapere mi raccomando!
 

 
 
 
 
 
 
*I Bingata sono tessuti dalle colorate trame d’ispirazione naturale, che prendono il nome dall’omonima tecnica, radicata a Okinawa da secoli.
  
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