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Autore: Myra11    05/11/2017    1 recensioni
Allora...da dove inizio..sono una fan sfegatata di Final Fantasy XV, e ho adorato tutto del gioco, e ancora di più del film Kingsglaive, quindi ho deciso di scrivere una WhatIf? descrivendo cosa sarebbe accaduto se [ATTENZIONE SPOILER] Nyx Ulric non fosse morto alla fine del film, ma fosse sopravissuto e avesse accompagnato Luna nel suo viaggio per risvegliare gli Dei.
[DALLA STORIA]
Lo individuò immediatamente. Non era difficile riconoscerlo, con quei capelli di un blu quasi nero, e i vestiti logorati dal lungo viaggio. Non aveva molto di regale, pensò, ma se il suo Re si era sacrificato per difenderlo, e se Luna credeva così tanto in lui, forse, solo forse, ne valeva la pena.
Genere: Avventura, Fantasy, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lunafreya Nox Fleuret, Noctis Lucis Caelum, Nyx Ulric, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 15

And I Found In You
What Was Lost in Me
 
Il vento marino gli scompigliava i capelli, ma era l’ultimo dei suoi pensieri.
Chiuse gli occhi e inspirò a fondo l’aria fresca della notte sul mare.
Erano salpati da poco da Altissia, e lui avrebbe voluto poter conservare quel momento in eterno.
Non c’era rabbia, né dolore, né morte, sullo yacht reale.
«Nyx!»
C’erano sole i consigli pacati di Ignis, le risate di Prompto, gli sbuffi di Gladio che portava i piatti e i suoi rimproveri al principe pigro.
«Nyx, non mi hai sentito?»
Sorrise nel sentire le dita sottili avvolgersi intorno alle sue.
C’era Lunafreya. «Perdonatemi Principessa.» Riaprì gli occhi e si voltò a guardarla, incapace di non sorridere davanti al suo ciglio accigliato. «Ero sovrappensiero.» Si strinse nelle spalle, e lei non fece ulteriori domande, limitandosi a tirarlo verso il piccolo tavolo al centro del ponte.
Sedettero insieme, Lunafreya tra lui e Noctis, e al soldato non sfuggì il breve sorriso sul viso del principe quando lo raggiunsero. Non sapeva cosa gli passasse per la testa, ma sembrava molto più rilassato, ora, a vederlo accanto alla sua futura sposa.
«La cena è servita!» Esclamò Prompto, salendo le scale con le braccia cariche di vassoi pieni di cibo, mantenendo un equilibrio precario.
Quando rischiò di inciampare fu Gladio ad intervenire, sfruttando il braccio libero per sostenere il ragazzo, che lo ringraziò con una risata imbarazzata prima di posare i vassoi e prendere il proprio posto accanto a Nyx.
«Iggy ci ha guidati passo passo, quindi fate attenzione ai commenti, perché è come se avesse cucinato lui.» Li redarguì il biondo, strappando una risata al cuoco cieco. «E ora, buon appetito!»
Era la prima volta che erano tutti insieme nella calma, pensò Nyx mentre iniziava a mangiare. Per un motivo o per l’altro erano sempre stati separati, ma ora erano lì, pensò guardandoli uno ad uno.
Ignis e la sua espressione sempre accigliata, logico e saggio.
Gladio, con la sua figura imponente e il cuore d’oro.
Prompto e i suoi sorrisi improvvisi e luminosi, un guscio intorno ad un nucleo innocente e affettuoso.
Noctis, il controverso e irritante futuro sovrano, che nascondeva una mente matura dietro un atteggiamento infantile.
La sua risata era come un balsamo sul cuore. La sua Lunafreya.
«Allora, che ne dite di un gioco?»
«Tipo indovina quanto tempo passerà prima che Nyx si faccia uccidere di nuovo?» Fu Noctis a chiederlo, scherzando, ma la sua battuta gli fece guadagnare una gomitata nel fianco dall’Oracolo.
Nyx rise. «Ooh, questa era pungente.» Ammise, spostando lo sguardo sul principe. «Ho io un gioco: indovina quanti secondi Noctis reggerà contro di me?»
«Te la sei meritata, Noct. Mi hai fatto fare una figuraccia perdendo così in fretta.» Commentò Gladio, poi si rivolse all’unico fra di loro che era un vero soldato.
«Nyx.»
«Hm?»
«Allenaci.»
Nyx rischiò di strozzarsi con il boccone che stava mangiando, e tossì un paio di volte prima di rispondere. «Cosa? E perché io?»
«Eri tra le guardie reali, la protezione più efficace della città, e combatti come se l’avessi sempre fatto. Chiunque ti abbia addestrato ha fatto un bel lavoro, e voglio che questo branco di scapestrati sia in grado di difendersi.»
«Ulric! Più veloce!»
La voce tagliente del suo addestratore lo fece scattare sull’attenti.
«Sissignore!» Obbedì, eseguendo di nuovo lo schema d’attacco.
«Meglio. Hai del potenziale, ragazzo.»
«Grazie, Generale Drautos.»
«Si.» Mormorò, passandosi una mano fra i capelli. «Davvero un bel lavoro…»
«Tutto bene, Nyx?» Luna gli posò una mano sulla spalla, attirando la sua attenzione. Le sorrise brevemente, ma lesse comprensione nel suo sguardo. Lei gli leggeva dentro, leggeva la stanchezza della guerra negli occhi del soldato, il dolore sepolto dei compagni perduti.
«Si, Principessa, grazie.»
Prompto scattò in piedi, rischiando di ribaltare il tavolo, e spezzò quel clima teso. «Perfetto! Al lavoro, allora!»
«Adesso?»
Nyx non poté fare a meno di essere d’accordo. «Dobbiamo passarlo il tempo, in qualche modo, e non c’è nulla di meglio di una nave sull’oceano per acquistare l’equilibrio necessario a lottare.»
Poco dopo, quando ebbero liberato il ponte, Nyx notò Ignis in disparte. Gli si avvicinò in silenzio, estrasse uno dei suoi pugnali e glielo mise tra le mani. «Tu ti alleni con me.»
«Ma…»
Nyx sorrise. «Non ti servono solo gli occhi per lottare, Ignis.»
E fu lieto di vedere la mano dell’uomo stringersi intorno all’elsa del kukri.
 

 
La mattina dopo erano arrivati al treno che li avrebbe portati a Galahd prima, e a Gralea poi, e furono tutti sorpresi di scoprire che, nonostante avesse diversi vagoni, sarebbe stato tutto per loro.
«Datemi un letto vi prego!» Si lamentò Prompto, massaggiandosi la mano fasciata.
Tra di loro, Gladio sembrava l’unico meno provato dalla nottata di allenamenti, e d’altronde, era anche il più abituato agli sforzi fisici. «L’hai chiesto tu, biondo. Non lamentarti.»
«Cosa? È stata una tua idea!» Si lamentò il ragazzo, e la loro amichevole discussione continuò lungo tutto il vagone, finché non sparirono oltre la porta.
Nyx ridacchiò tra sé e sé, e si appoggiò al bancone del vagone ristorante, osservando il liquore nel bicchiere. Non era mai stato un gran bevitore, ma aveva bisogno di qualcosa che lo stordisse momentaneamente.
Da quando si era risvegliato dalla morte, c’era stata quella strana sensazione di pesantezza nel petto, come la nuvola di una tragedia in arrivo, e lui iniziava ad essere stanco.
Stanco di vedere morti nella sua vita, i suoi amici, la sua famiglia.
Sospirò pesantemente e ingoiò ciò che restava nel bicchiere.
Quando sarebbe finita, quella storia?
Quando avrebbe potuto finalmente avere la pace che cercava?
«Hey, Nyx.»
Spostò a malapena lo sguardo su Noctis mentre si sedeva accanto a lui.
Sollevò il bicchiere in un muto brindisi. «Noctis.»
«Non ti hanno che è maleducato bere da soli?» Scherzò il futuro sovrano, ma poi notò l’espressione dell’uomo al suo fianco. «Sei sicuro di stare bene?» Domandò in un mormorio, e Nyx sorrise mestamente.
«Sta diventando un’abitudine, farmi questa domanda?»
«Ci preoccupiamo per te. Fai parte della famiglia ora, è normale.» Noctis scrollò le spalle e prese un bicchiere per sé, senza sapere che quella semplice frase aveva scosso Nyx più di quanto desse a vedere: la sua vera famiglia era ormai cenere nel vento, anche le guardie reali erano solo un ricordo, e ora quel ragazzino che aveva considerato arrogante e debole gli stava dando un’ancora di salvezza.
«Forse non sei così male, Altezza.» Scherzò mentre Noctis gli riempiva di nuovo il bicchiere.
Il ragazzo sorrise. «È un bel complimento, fatto dallo Scudo della Regina.»
Quando Nyx si limitò ad inarcare un sopracciglio, Noctis abbassò lo sguardo sul proprio bicchiere.
«Nei due giorni in cui eri morto, Luna non era sé stessa. Era finalmente al mio fianco, ma in realtà era come se una parte di lei fosse lontana, persa.» Tornò a guardarlo e, quando incrociò quegli occhi malinconici, seppe che aveva ragione, e che le sue prossime parole erano le più giuste che avesse mai pronunciato.
«Voglio che, quando ci saremo ripresi la Capitale, tu assuma ufficialmente il ruolo di suo Scudo. Sei morto, per lei, e non c’è nessun altro che vorrei per proteggerla.»
Nyx sorrise e sollevò nuovamente il bicchiere. «A me, allora.» Parlò in tono scherzoso, ma qualcosa dentro di lui si strinse.
Sarebbe stato presente, quando Insomnia sarebbe stata riconquistata?
Il bicchiere di Noctis produsse un suono cristallino contro il suo. «A te.»
Bevvero insieme e poi, per la seconda volta, Nyx rischiò di restare secco.
«Accompagnerai Luna all’altare, quando la sposerò?»
Tossì di nuovo, poi annuì e sorrise. «Volentieri, Altezza.»
Rimasero al bancone per un po’, a bere e parlare di cose inutili, ed entrambi dimenticarono, almeno per il momento, l’oscurità che si addensava al di fuori del treno.
 

 
«Forza.» Lo incitò ancora una volta, e Ignis si lanciò contro di lui.
Nyx si limitò a spostarsi di lato, facendo finire l’uomo contro la parete dietro di lui. Lo sentì mormorare un’imprecazione a denti stretti, e non poté fare a meno di comprenderlo.
Doveva essere terrificante, perdere l’uso della vista che avevi avuto tutta la vita, e trovarti a brancolare nel buio, costretto a imparare nuovamente i movimenti da compiere.
«Ignora tutto il resto.» Gli spiegò pazientemente, e la voce di un ricordo echeggiò la sua.
«Ignora tutto il resto, Ulric.» Drautos gli camminava intorno, a passi cadenzati. «Concentrati sui suoni. I passi, il respiro, il suono delle lame.»
Nyx inspirò a fondo, cercando di ignorare l’istinto di strapparsi la benda dagli occhi.
«Combatti e schiva senza vedere, e nessuno riuscirà a toccarti.»
Era stato lo spostamento di un battito d’ali di farfalla, ma era stato sufficiente.
La sua mano chiusa a pugno era affondata nello stomaco del Generale.
Si concesse un sorriso soddisfatto nel ripensare a quella scena, ma si smorzò subito.
Se avesse capito prima, il Re sarebbe stato ancora vivo.
Il rimorso gli chiuse ancora una volta lo stomaco, e sentì il movimento in ritardo: bloccò la mano di Ignis ad un soffio dalla sua faccia e sogghignò di nuovo. «Complimenti, stavi quasi per prendermi. Come hai fatto?»
Ignis abbassò il braccio e si strinse nelle spalle. «Non lo so. Per un attimo è stato come se vedessi la tua energia chiara davanti a me, e ho saputo dov’eri.»
«Iggyyyyyyy!» La voce squillante di Prompto tagliò l’aria, e l’ex cuoco sospirò con un sorriso proprio mentre il ragazzo entrava nel vagone, e là si bloccava.
«Oh, Nyx, ciao. Non sapevo che foste insieme.» fece notare, e Nyx si limitò a stringersi nelle spalle.
Ignis era venuto da lui due giorni prima, la prima sera di viaggio, nel vagone ristorante dopo che Noctis se n’era andato, e gli aveva chiesto di allenarlo singolarmente, di aiutarlo a riprendere il controllo di sé stesso e dei suoi movimenti.
«Perché sei qui, Prompto?» Domandò pacatamente Ignis, afferrando il bastone che aveva temporaneamente abbandonato.
«Oh già. Siamo arrivati.»
Nyx sentì la scarica di adrenalina scoppiargli nel corpo, come un colpo che riverberava dal petto in tutto il suo essere. Scattò all’improvviso, superò il biondo e corse fino all’uscita del treno.
Spalancò la porta mentre l’immenso mezzo di trasporta si fermava, e inspirò a fondo.
C’era odore di erba appena tagliata, carne sul fuoco e legna bruciata.
«Casa.» Mormorò piano, osservando le distese verdi che precedevano Galahd. Gli alberi erano in frutto, notò, e gli operai zelanti stavano raccogliendo quei doni sotto il sole cocente del mattino.
Non attese nemmeno che il treno si fermasse del tutto, e saltò giù sulla pietra della stazione, guardandosi intorno, beandosi di ogni angolo.
Ricordava quel posto.
Era stato Libertus a trascinare lui e Crowe fino a lì, mentre la città bruciava in sottofondo.
Loro, e decine di altri rifugiati.
«Nyx, muoviti, dobbiamo andare!»
Non ci aveva mai fatto caso, notò in quel momento: se non fosse stato per Libertus lui sarebbe morto là, troppo stordito all’idea che sua madre e sua sorella erano morte sotto i suoi occhi per potersi muovere.
Sentì i movimenti alle proprie spalle, ma li ignorò e imboccò il sentiero che portava direttamente alla città dalla stazione. «Nyx, aspetta!» Fu Gladio a chiamarlo ma, nonostante si rendesse conto che stava quasi correndo, non si fermò.
Dodici anni erano passati, da quando aveva abbandonato la sua casa distrutta, e ora la ritrovava prosperosa e rumoreggiante come la ricordava. Anche se non c’erano stati cancelli, all’entrata della città, quando viveva lì. La cosa lo lasciò interdetto per un attimo, ma poi la guardia si rese conto di chi era.
«Nyx! Ce ne hai messo di tempo!»
Quella voce era inconfondibile anche sotto l’elmo, e Nyx rise mentre stringeva brevemente a sé il guardiano della porta. «Beh, valgo la pena di aspettare.» Scherzò mentre l’uomo si toglieva l’elmo dell’uniforme.
Si strinsero nuovamente la mano.
«Ciao Libertus.»
«È bello rivederti, eroe.»
«Maledizione Ulric, ti davano fulmini da mangiare da bambino?» La voce ansimante di Gladio interruppe la loro riunione e strappò un sorriso ad entrambi. Nyx si allontanò e indicò ad uno ad uno i componenti del suo nuovo gruppo.
«Libertus, permettimi di presentarti Gladio, il figlio di Clarus e lo Scudo del Re. Lui e Ignis, il consigliere del re, e lui è Prompto, il migliore amico del re.» Mentre li presentava si salutarono, e poi arrivarono gli ultimi due componenti del gruppo.
Libertus si portò una mano sul petto e si profuse in un inchino. «Altezza. Principessa.»
Lunafreya gli dedicò un sorriso smagliante. «Libertus! È bello vedere che sei tornato a casa sano e salvo.»
Noctis gli fece un cenno. «Alzati pure.» Mormorò, e Nyx sorrise nel notare che sembrava quasi imbarazzato a comportarsi come un re davanti a gente che lo trattava come tale, e non come un amico.
«Andiamo, voglio vedere gli altri.» Esortò Nyx, e si affiancò a Libertus mentre i cancelli della città si aprivano per lasciarli passare. E non poté fare a meno di cogliere le parole di Noctis.
«Un giorno mi racconterai come hai conosciuto questi due, esattamente.»
«D’accordo.» Gli concesse Luna con un sorriso divertito.
 

 
Era quasi da vertigini, tutta quella gente che lo abbracciava, e gli dava pacche sulle spalle.
E fu ancora più strano scoprire che anche i bambini che non l’avevano mai visto di persona conoscevano storie su di lui, anche se sospettò che fosse opera di Libertus, e dei pochi delle guardie reali che erano tornati a casa con lui.
Li aveva rivisti tutti, e aveva dimenticato il tradimento ad opera di Drautos, e la falsa promessa dell’Impero: erano famiglia, e non avrebbe mai potuto provare risentimento per loro.
La festa che gli abitanti avevano organizzato nel giro di un pomeriggio per loro era rumorosa, colorata e così familiare che Nyx si sentì trascinato indietro nel tempo.
«Sarebbe bello se Crowe fosse qui.» La voce di Libertus lo raggiunse prima del suo padrone, e lui annuì. Crowe avrebbe fatto qualche commento tagliente sul fatto che Lunafreya stava ballando con Prompto perché il suo futuro sposo si era rifiutato di ballare, o sulla velocità con cui Gladio aveva trovato una compagnia femminile con la quale condividere la serata.
«Dov’è?» Domandò Nyx, e Libertus non chiese spiegazioni, si limitò a fargli cenno di seguirlo.
Si allontanarono dal centro festeggiante della città, camminando verso ciò che l’uomo riconobbe come la Strada del Silenzio, che portava al cimitero della città.
L’ultima volta che ci era stato non c’erano tutte quelle tombe, ma cercò di ignorare i nomi scritti sopra, anche se sapeva a chi appartenevano, dato che il disegno di Bahamut spiccava su ognuna di loro.
«Non ho potuto recuperare il suo corpo ma ho pensato che forse, così, sarà in pace…» Mormorò Libertus, fermandosi davanti ad una lapide poco distante dal muro di pietra che cingeva il luogo. Il suo compagno d’armi gli posò una mano sulla spalla e annuì. «Hai fatto bene, ne sarebbe stata contenta. Puoi…puoi lasciarmi un attimo solo?» Domandò, e Libertus annuì, comprensivo.
Lui stesso aveva passato ore davanti a quella lapide, e uscì dal cimitero senza dire una parola.
Nyx s’inginocchiò davanti alla tomba, osservando il nome che vi era inciso sopra.
Crowe Altius.
«Ciao.» Mormorò, e non fu sorpreso di ciò che successe dopo.
Lei era là, era là perché lui aveva bisogno di lei. Gli sorrise, e lui ricambiò.
«Ciao Nyx. Sei a casa, finalmente.»
Lui annuì, il cuore stretto in una morsa dolorosa. «Se solo non fossi stato così accecato dal mio passato, avrei potuto salvarti. Avrei potuto evitare tutto questo.»
Crowe si sedette davanti a lui con un ghigno. «Se avessi evitato tutto non saresti qui, con Libertus e gli altri.»
«Sai sempre cosa dire tu, vero?» La punzecchiò con un sorriso, e lei ridacchiò. La sua voce sembrava echeggiare nel cimitero, e nel suo cuore.
La vide stringersi nelle spalle. «Che cosa ci posso fare? È un dono.»
Il sorriso di Nyx si smorzò. «Ti avevo promesso che ti avrei portato dei fiori, ma…»
«Li ho portati io.» Lunafreya s’inginocchiò accanto a lui e depose il mazzo di fiori contro la pietra.
Nyx li riconobbe subito, i delicati fiori a stelo lungo di Tenebrae, di quel colore misto tra il blu e il nero, gli stessi che avevano accompagnato la sua permanenza nel limbo.
Ciò che davvero lo sorprese fu che Lunafreya stava guardando Crowe dritta negli occhi. «Nyx, è lei il soldato che doveva darmi questo?» Gli domandò, sfiorando il fermacapelli che indossava sempre.
Quando l’uomo annuì, lei sorrise al fantasma. «Sono lieta di conoscerti, finalmente.»
«Piacere mio, Principessa. Mi dispiace non essere riuscita a raggiungervi.»
«Non dimenticherò il tuo coraggio, Lady Crowe. Grazie.»
Lei sembrò divertita dal titolo. «Lady Crowe, questa è una novità. Nyx…»
«Si, Crowe?»
«Faresti qualcosa per me?»
«Qualunque cosa, lo sai.»
Il fantasma sorrise, e per un attimo davanti ai loro occhi scintillò l’immagine di lei bianca come un lenzuolo, gli occhi bui e l’espressione terrificata.
«Salutami Libertus, e fai soffrire Ardyn Izunia il più possibile.»
Quelle richieste strapparono un ghigno a Nyx, che annuì senza esitazione.
«Promesso. Ci vediamo, Crowe.»
«Molto tardi, se non fai cavolate…eroe.»
Quando lei scomparve in un soffio di vento, Lunafreya allungò la mano, intrecciando le dita con le sue, e posò la guancia sulla sua spalla. Nyx le posò un bacio delicato sui capelli, godendosi quella sensazione di pacifico silenzio, mentre la festa in sottofondo continuava.
Sarebbero partiti presto, lo sapeva, e quella era l’ultima tappa del suo viaggio con Lunafreya.
«Promettimi che farai attenzione, Nyx.» Mormorò lei dopo un tempo che gli sembrò eterno.
Si voltò a guardarla, e la preoccupazione nel suo sguardo era enorme e sincera. «Ve l’ho già detto, mi pare. Faccio sempre attenzione.»
Lei lo colpì piano su un braccio. «Non è vero, sei uno spericolato!»
Risero insieme, ma ben presto quel suono si smorzò, e Nyx non riuscì a trattenersi.
Le accarezzò una guancia, intrecciando le dita tra i suoi capelli, e lei sembrò sciogliersi al contatto della sua pelle bruciata. Si abbandonava a lui, in quei momenti, perché sapeva di essere al sicuro, sapeva che lui era con lei e tutto il resto del mondo diventava insignificante.
«Non so cosa ci aspetta.» Rispose, sincero, perché lei non avrebbe accettato un “andrà tutto bene”.
«Sei sempre tornato da me, Nyx. Fallo anche questa volta, ti prego.»
Fu la scintilla di un momento, e nessuno di loro due cercò di combatterla.
Luna gli avvolse le braccia intorno al collo e lo attirò a sé, e lui, per una volta nella sua vita, si arrese.
Le prese il viso tra le mani e, mentre i fuochi d’artificio esplodevano in cielo e le loro labbra s’incontravano, Nyx sentì di poter conquistare il mondo.
  
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