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Autore: Myra11    08/11/2017    1 recensioni
Allora...da dove inizio..sono una fan sfegatata di Final Fantasy XV, e ho adorato tutto del gioco, e ancora di più del film Kingsglaive, quindi ho deciso di scrivere una WhatIf? descrivendo cosa sarebbe accaduto se [ATTENZIONE SPOILER] Nyx Ulric non fosse morto alla fine del film, ma fosse sopravissuto e avesse accompagnato Luna nel suo viaggio per risvegliare gli Dei.
[DALLA STORIA]
Lo individuò immediatamente. Non era difficile riconoscerlo, con quei capelli di un blu quasi nero, e i vestiti logorati dal lungo viaggio. Non aveva molto di regale, pensò, ma se il suo Re si era sacrificato per difenderlo, e se Luna credeva così tanto in lui, forse, solo forse, ne valeva la pena.
Genere: Avventura, Fantasy, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lunafreya Nox Fleuret, Noctis Lucis Caelum, Nyx Ulric, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 19
My Satellite
Are you here tonight?
 
L’atterraggio di Aranea sulla strada che portava alla fortezza fu delicato come una passeggiata sulla spiaggia, e l’ormai ex commodoro imperiale lasciò andare delicatamente l’Oracolo.
Quando aveva ricevuto la richiesta di aiuto da Galahd ne era rimasta sorpresa, ma lo era stata ancora di più quando Lunafreya e Ignis erano saliti a bordo della sua nave chiedendole di portarli a Gralea.
«Questa è una pazzia, lo sai vero?» Si rivolse ad Ignis, perché Lunafreya si era già incamminata tra le rovine della strada. L’uomo cieco annuì. «Ne sono consapevole. Ma a volte bisogna fare pazzie per compiere miracoli.»
La donna sogghignò. «Forse hai ragione. Ora andiamo, o la nostra pazzia sarà quella di uccidere l’Oracolo.»
Scattarono insieme dietro di lei, e Aranea sospirò piano mentre scrutava i dintorni in cerca di minacce.
 Era nella capitale imperiale con un cieco e una giovane donna, contro la possibilità di un incontro con l’esercito imperiale.
«Siamo morti.» Sogghignò tra sé e sé. Nonostante il pericolo, si rese conto, si stava divertendo.
La cosa che la divertì di meno, però, fu che un fianco della fortezza esplose all’improvviso.
Fu di puro istinto che si gettò contro l’Oracolo, spingendola fuori dalla traiettoria del crollo, e subito dopo si voltò a guardare il terzo componente della loro missione suicida. Fortunatamente Ignis stava bene, anche se lei si chiese come avesse fatto ad evitare le grandi sbarre di metallo, che gli erano finite a pochi centimetri di distanza dai piedi.
«Dobbiamo fare in fretta.» Lunafreya si rialzò facendo leva sul Tridente e riprese il suo cammino. Aranea, dietro di lei, si concesse un basso fischio ammirato. Quella ragazza era esile come un fuscello fisicamente, ma aveva una volontà di ferro. Colse un movimento con la coda dell’occhio, e sollevò nuovamente lo sguardo: tra il fumo dell’esplosione, lo scintillio dei fulmini illuminò una figura che lei riconobbe subito.
Nyx Ulric era stato una sorpresa, ammise. Un’ex guardia reale dalla faccia sfigurata, si era aspettata che fosse silenzioso e obbediente al proprio re, e invece si era trovata davanti un uomo che non solo non obbediva, ma che derideva il suo sovrano apertamente, e che sprigionava energia come una super nova.
«Grazie per il tuo aiuto, Aranea.» La voce di Ignis la fece voltare.
Si strinse nelle spalle. «Nessun problema. Mi stavo annoiando, quando mi avete chiamato.» Congedò i suoi ringraziamenti in quel modo, ma sapeva che la realtà era diversa: quella chiamata era la sua possibilità di distruggere l’Impero, e tutti i suoi terribili esperimenti, liberando tutte le persone innocenti dal suo giogo. Era la sua occasione, e l’aveva colta.
Bloccò il gruppo con una mano, poi indicò l’entrata della fortezza.
«Abbiamo compagnia.»
Quando Ignis evocò le proprie daghe, la donna scosse la testa. «Voi non state qui.»
«Hai bisogno di noi.» Protestò lui, e il comandante rise. «Avrei bisogno di un esercito, se vogliamo essere precisi. C’è una strada secondaria poco più avanti, aggira la fortezza ed entra dalla seconda porta. »
Quando Ignis stava per ribattere di nuovo, fu Lunafreya ad intervenire. Strinse piano la mano libera della donna e le sorrise. «Grazie per il tuo aiuto. Ci rivedremo quando questa storia sarà finita.»
Aranea inarcò le sopracciglia. «D’accordo. Ora muovetevi.»
Abbassò l’elmo e scattò all’attacco, lieta di sentire che, dietro di lei, i suoi due compagni stavano correndo verso la strada che lei aveva indicato loro.
«Se la caverà?» Gli domandò Lunafreya quando furono davanti alla porta secondaria, scoperta, della fortezza, e Ignis non poté fare a meno di piegare le labbra in un sorriso. «Aranea è una donna forte. Se la caverà.»
L’Oracolo annuì, poi raddrizzò le spalle. «Andiamo allora.»
 

 
Era difficile stare dietro a Ravus, ammise Nyx, ma forse era solo perché la sua gamba destra continuava a ribellarsi dopo la cauterizzazione. Nonostante questo, quando arrivarono in un lungo corridoio dalle pareti di vetro e metallo fu lui a prendere il controllo della situazione, superando il comandante supremo e ponendosi davanti ai soldati che gli correvano intorno.
Fu naturale com’era sempre stato per lui, e i fulmini saltarono da un lato all’altro del corridoio, friggendo i gusci vuoti magitek e schiantandosi contro il vetro, facendolo esplodere in mille pezzi e strappando i supporti metallici, che andarono a schiantarsi sulla strada sottostante. Per un istante gli sembrò di vedere, ai lati del suo campo visivo, il lampo bianco dell’abito di Lunafreya sulla strada, ma fu lesto a togliersi quell’idea dalla mente. Lei non era lì, e non poteva lasciare che Ardyn giocasse ancora con la sua mente.
«Barbaro, ma efficace.» Ravus tornò a guidarli, e ben presto arrivarono alla parte centrale della fortezza.
Il comandante supremo indicò l’ascensore. «Il Cristallo è all’ultimo piano, andi…»
Non ebbe il tempo di terminare la frase, perché i daemon sfondarono le pareti e gli si lanciarono addosso, nel giro di un battito di ciglia stava cadendo di decine di piani, costretto a difendersi come poteva con il braccio metallico.
«Ravus!» Fu Noctis ad agire per primo, evocando la balestra mentre saltava giù dal parapetto.
«Sei un idiota!» Gli gridò dietro Gladio ma, quando si affacciò, vide che il ragazzo aveva la situazione in pugno: sfruttava la velocità dei dardi per proiettarsi velocemente verso il fratello di Lunafreya, liberandosi man mano dei daemon.
La loro caduta terminò in un piano vuoto che sembrava essere l’inizio del percorso dell’ascensore, e non fu esattamente delicata, dato che Ravus rovinò a terra malamente. Noctis lasciò svanire la balestra ed evocò il pesante martello, usandolo per togliersi di mezzo gli ultimi, fastidiosi daemon. Una volta che ebbe adempiuto a quel compito, allungò una mano verso Ravus. L’uomo esitò un istante, osservandolo con aria guardinga, poi afferrò la sua mano e lasciò che lo aiutasse a rialzarsi. «Non mi aspettavo che lo facessi.» Confessò, posando una mano sull’elsa della spada che gli pendeva al fianco.
Il futuro re inarcò un sopracciglio, poi spostò lo sguardo verso l’alto, studiando un modo per tornare dai compagni. «E perché non avrei dovuto? Tu ci hai aiutato, non potevo lasciarti morire così.»
«Perché è stato un comportamento degno di un re, e io non ho mai creduto tu potessi essere un sovrano.»
Noctis sentì lo stridio della spada contro il fodero, e gli si tesero i muscoli mentre si preparava a contrattaccare.
La confessione di Ravus era stata un misto di sollievo e stupore, pensò, ma non avrebbe avuto senso se lui avesse provato ad ucciderlo.
«Credo che sia ora che questa torni dal suo proprietario.»
Voltandosi, Noctis non riuscì a credere ai suoi occhi.
«Quando potrò averla?»
Era bambino, nella grande sala del trono di Insomnia, e stava osservando la spada di suo padre.
Regis gli aveva sorriso scompigliandoli i capelli. «Potrai impugnarla solamente quando sarai pronto.» Lo sguardo di suo padre si era incupito, annebbiato da pensieri funesti. «Quando compirai il tuo destino, lei sarà al tuo fianco.»
Ravus, un ginocchio a terra e le braccia tese verso di lui, gli stava porgendo la spada argentata con l’ala sull’elsa.
«È tua di diritto, mio re.»
Noctis la prese con deferenza, costringendo le sue mani a smettere di tremare, e la sentì adattarsi perfettamente alla sua mano: era fatta per lui, era sua. La sollevò davanti al viso, e appoggiò la fronte al metallo freddo della lama, chiudendo gli occhi. «Grazie papà. Di tutto.»
«Noctis!» La voce di Nyx li raggiunse per tutti quei piani, e sollevando lo sguardo il sovrano vide che era a due piani sopra di loro, appollaiato sulla ringhiera come se fosse seduto su qualcosa di solido, una gamba penzolante nel vuoto e un sorriso sul volto. «Tutto bene?»
Noctis aveva rinunciato da tempo a capire come facesse ad essere sempre così spensierato, e si limitò ad annuire. «Stiamo bene. Ravus, devi fidarti ora. Potrebbe metterti lo stomaco sottosopra.» Confessò, poi afferrò il polso del comandante e lanciò la spada di suo padre nel muro sopra di loro.
Proiettarsi con qualcuno era una cosa nuova per lui, ma non fu difficile, e usò quella tecnica per risalire velocemente i molteplici piani che li separavano dal Cristallo. Nyx compariva e scompariva al suo fianco, proiettandosi ad una velocità tale da essere quasi invisibile. Sembrava veramente nato per la magia, pensò Noctis, ricordando la fatica che aveva fatto lui per la sua prima proiezione.
Allungò una mano, e quella grande di Gladio si chiuse intorno al suo polso. Li tirò su entrambi con un grugnito.
«Tutti interi?» Domandò Prompto allegramente, ricevendo una serie di conferme. «Bene.»
Si voltarono verso l’ascensore, e Ravus tese una mano verso Prompto. «Vieni qui, fammi vedere il polso.» Lo incitò nella sorpresa degli altri.
Il biondo annuì senza una parola, ma l’inquietudine che gli cresceva nel petto rischiò di soffocarlo.
Quando Ravus sollevò il guanto che gli copriva il polso e piegò le labbra in un sorriso Prompto ritirò la mano di scatto e fece un passo indietro. «Che succede?» Chiese Noctis accigliandosi, facendo un passo avanti per mettersi davanti all’amico. Ravus incrociò le braccia sul petto. «Succede che il tuo amico non è di Lucis, ma di Nifheleim, e il codice sul suo polso lo dimostra. È stato creato qui, e ci serve per accedere all’ultimo piano, e al Cristallo.»
Gladio sentì Prompto tremare al suo fianco, e la disperazione nel suo sguardo lo spinse a muoversi. «Stronzate. Non è uno di voi.»
Ravus non perse il suo contegno impeccabile, e quando parlò, lo fece con Prompto. «Avvicina il polso al lettore se non mi credi.»
Il ragazzo esitò un istante, poi superò i suoi compagni di viaggio e fece ciò che gli era stato suggerito.
Quando la luce del lettore passò da rossa a verde, però, si ritrasse di nuovo, terrorizzato. «Cosa…»
Ravus si strinse nelle spalle. «Sei una creazione dell’Impero, rubata da bambino.»
«Non toccarmi, Noct.» Esortò Prompto, spostandosi quando l’amico cercò di posargli una mano sulla spalla. «Non sono degno di stare con voi, sono un mostro.» Mormorò, mesto, abbassando lo sguardo, ma le sue parole scatenarono la risata divertita di Nyx.
Il soldato lo afferrò per le spalle e lo costrinse a guardarlo. «Prompto, guardami. Dovrei essere morto per ben due volte, e sono un metaforico schiaffo in faccia a tutte le regole del mondo. E nonostante tutto, sono ancora qui, e vado avanti.»
«Nyx ha ragione.» Gladio gli sorrise, e Prompto piegò le labbra nell’ombra di un sorriso. «Sei uno di noi.»
«Giusto. E non hai mai dato importanza a chi fossimo. D’altronde, non mi hai mai trattato come il tuo re.» Sogghignò Noctis, divertito, poi gli fece un cenno. «Andiamo, suddito.»
Prompto ridacchiò piano, poi fece un passo avanti per entrare nell’ascensore, ma nessuno di loro ne ebbe mai il tempo.
Non quando i daemon comparvero dalle ombre intorno a loro, a centinaia.
Fu Nyx a reagire per primo, e spinse Noctis dentro l’ascensore, bloccando i suoi tentativi di uscirne.
«Noctis, calmati!» Quasi fu costretto ad urlargli contro per attirare la sua attenzione, e superare i rumori di lame e colpi di pistola intorno a loro.
«Non me ne vado.» Decretò il re, ma Nyx scosse la testa. «Si invece. Devi raggiungere il Cristallo.»
«Ma voi…»
Gli passò una mano dietro al collo, e posò la fronte sulla sua. Per un breve, eterno istante furono solo loro due.
«Noi niente. Noi siamo qui per te, siamo sempre stati qui per te. Non l’ho capito prima, ma ora sì.»
Nyx sorrise, e si allontanò per primo, uscendo dalla piattaforma dell’ascensore.
«Salvaci, mio Re.»
E Noctis fu costretto a guardare i suoi amici lottare senza di lui mentre l’ascensore saliva veloce verso l’ultimo piano, e verso il Cristallo.
  
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