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Autore: Myra11    08/11/2017    1 recensioni
Allora...da dove inizio..sono una fan sfegatata di Final Fantasy XV, e ho adorato tutto del gioco, e ancora di più del film Kingsglaive, quindi ho deciso di scrivere una WhatIf? descrivendo cosa sarebbe accaduto se [ATTENZIONE SPOILER] Nyx Ulric non fosse morto alla fine del film, ma fosse sopravissuto e avesse accompagnato Luna nel suo viaggio per risvegliare gli Dei.
[DALLA STORIA]
Lo individuò immediatamente. Non era difficile riconoscerlo, con quei capelli di un blu quasi nero, e i vestiti logorati dal lungo viaggio. Non aveva molto di regale, pensò, ma se il suo Re si era sacrificato per difenderlo, e se Luna credeva così tanto in lui, forse, solo forse, ne valeva la pena.
Genere: Avventura, Fantasy, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lunafreya Nox Fleuret, Noctis Lucis Caelum, Nyx Ulric, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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 Capitolo 20

Nobody wins
when everyone's losing

 
 
Quando Noctis arrivò all’ultimo piano si trovò davanti un singolo corridoio chiuso da una ringhiera traballante. Seguendolo, lo vide: il Cristallo era immenso, di un colore misto tra il viola e il blu, e dal suo cuore pulsante usciva piano una luce bianca simile a nebbia.
Gli aveva sempre fatto provare soggezione ma ora, sapendo cos’era veramente, l’emozione gli strinse la gola. Era davanti al cuore di una divinità.
Vide i soldati magitek in ritardo, mentre cercavano di scalfire la corazza del Cristallo con asce e granate. Lo stesso cuore che batte nel petto di Nyx, si ricordò, immaginando l’uomo al piano di sotto lottare contro le fitte che gli bloccavano il cuore ogni volta che un’arma si scontrava con il cuore di Bahamut.
Doveva agire in fretta.
Corse lungo il corridoio e si liberò velocemente dei soldati, dato che quei gusci vuoti sembravano programmati per ignorare qualsiasi altra cosa che non fosse l’oggetto da distruggere. Mentre l’ultimo di loro si stava schiantando sulla ringhiera del piano di sotto, Noctis dedicò la sua attenzione alla fonte del potere dei Re.
Sembrava pulsare di vita, e fu d’istinto che allungò la mano che indossava l’Anello verso quella luce silenziosa. Il Cristallo sembrava chiamarlo, e Noctis non cercò di combatterlo mentre si avvicinava. Ma la paura lo attanagliò quando la luce scattò intorno al sul braccio e vi si avvolse, tirandolo verso quel nulla bianco che era l’interno del cuore. Puntò i piedi contro la pietra, cercando di fare forza.
Non era così che doveva andare, pensò, il Cristallo non avrebbe dovuto reagire in quel modo, non aveva senso.
«Ed è così che te ne vai.»
La voce melliflua di Ardyn fu il danno oltre la beffa. Noctis si sforzò di guardarlo mentre i tentacoli di luce bianca lo trascinavano sempre più a fondo. «Tu…»
Il Cancelliere si tolse il capello e si profuse in un profondo inchino. «Lascia che mi presenti come si deve. Ardyn Lucis Caelum, erede al trono. Non indovinerai mai chi fosse Izunia.» Sogghignò crudelmente, godendosi ogni istante della scena che gli parava davanti.
«I tuoi amici saranno morti, a quest’ora. Forse potrei portare la notizia al tuo amato Oracolo…» Lo provocò, e Noctis ebbe solo il tempo di gettargli un’occhiata rabbiosa prima che il Cristallo lo risucchiasse completamente nel suo nucleo di potere bianco.
«Noctis!» Prompto corse lungo il corridoio, seguito da Gladio, Ravus e Nyx, ma quando furono tutti lì trovarono solamente Ardyn ad accoglierli.
«Ma guarda, siete vivi. Se permettete, ho molti impegni.» Si congedò il cancelliere, incamminandosi verso l’uscita come se fosse da solo.
Il proiettile si piantò precisamente nella sua fronte, spingendolo all’indietro, ma il loro giubilo durò poco, perché Ardyn si rialzò come se non fosse successo nulla, e si risistemò il cappello in testa.
Quando Gladio si mosse per colpirlo, Nyx lo fermò.
«Non sprecate energie. È immortale.» Spiegò in un ringhio, ma lui stesso fu costretto a trattenersi quando Ardyn gli passò vicino e gli dedicò uno sguardo di superiorità.
Era sicuro di aver vinto, ma Nyx era sicuro che avrebbe avuto la sua vendetta, prima o poi.
«Il vostro amico morto ha ragione.» Ardyn era alla porta, ma si fermò per rivolgere loro un’ultima frase. «Vi conviene andarvene.» Il tono divertito, uno schiocco di dita, e il rumore roboante di decine di navi magitek su di loro riempì l’aria.
«Merda! Dobbiamo andarcene!» Ravus calcolò velocemente le uscite, ma ancora prima che qualcuno di loro potesse fare qualcosa il vetro della cupola venne ridotte in briciole dai proiettili. Nyx evocò velocemente la barriera intorno a loro, lo sguardo sollevato verso la nave che li stava attaccando.
«Siamo messi male.» Commentò Prompto, rannicchiato sotto la protezione magica, ma poi sentì Nyx ridere.
L’uomo abbassò lo sguardo su di lui mentre il rampino veniva calato verso di loro.
«Guarda meglio il colore della nave.» Lo esortò, e tutto il gruppo si rese conto di ciò che lui aveva già visto.
La nave sopra di loro era rossa.
«Volete darvi una mossa, laggiù? Non ho fatto fuori mezzo esercito imperiale per finire fritta da quattro soldati su una nave.» La voce autoritaria di Aranea li raggiunse e li spronò all’azione.
Prompto fu il primo a salire, seguito da Gladio.
Quando Ravus esitò un attimo, Nyx sollevò lo sguardo su di lui. «Cosa c’è?»
«Il Cristallo. Che facciamo?»
La risposta gli fiorì nella mente mentre osservava il cuore. «Ci penso io, ora vai.»
Il comandante esitò ancora un attimo, poi obbedì e si arrampicò velocemente sul rampino, permettendo a Nyx di lasciar svanire la barriera e concentrarsi sul Cristallo.
Eccolo lì, il motivo della sua sopravvivenza.
Vi saltò sopra, ignorando le imprecazioni decisamente poco femminili del comandante della nave, e vi piantò un pugnale dentro. La pietra sembrò quasi aprirsi sotto la lama, cedevole alla sua presenza, e Nyx sentì il proprio cuore aumentare i battiti.
Estrasse il secondo pugnale e sollevò lo sguardo verso la nave in attesa.
Doveva muoversi, o le altre navi avrebbero distrutto il loro unico mezzo di salvataggio.
Stava per lanciare il secondo pugnale quando lo sentì: il secondo battito nel suo petto voleva dire solamente una cosa.
Comparve tra il fumo, una lampo bianco nella notte.
«Lunafreya.»
Era impossibile e innegabile, pensò, ma non era quello il momento di stupirsi.
Lanciò il pugnale, l’altra mano stretta intorno all’elsa di quello nel Cristallo, e sperò che funzionasse.
La sua proiezione lo catapultò nell’hangar della nave, e la sua prima preoccupazione fu quella di evitare che il cuore scivolasse al di fuori dello sportellone. Bloccò il Cristallo, e Aranea ordinò di chiudere la nave mentre si sollevavano in volo, lontano dalla capitale imperiale, e dalle navi magitek che continuavano a crivellarli di proiettili.
«Quello è il cristallo?» La domanda venne da Aranea stessa che, nonostante fosse sorpresa, era pragmatica fino al midollo, e ordinò ai suoi uomini di bloccare la pietra con dei pesi per impedirle di essere sballottala per la nave.
«Già.»
Sarebbe stato sempre così, con lei?
Quella scarica di adrenalina pura nel corpo, il cuore che saltava un battito e l’emozione che gli stringeva la gola solamente a sentire la sua voce?
Si affacciò oltre il Cristallo, e si costrinse a trattenersi dal correrle incontro.
«Ciao, Nyx.»
Piegò il capo in un breve inchino, mordendosi una guancia per trattenere un sorriso.
Gli occhi di Lunafreya sembravano scintillare di gioia nel rivederlo.
«Altezza.»
 

 
Ravus sorrise tra sé e sé, osservando la sorella agitata.
Lunafreya sembrava incapace di stare ferma, e continuava a tormentarsi le mani osservando il fratello al lavoro. Era un miracolo che fossero tutti vivi, ammise a sé stessa. Quando Aranea li aveva congedati era stata quasi sicura che non l’avrebbero più rivista ma, miracolosamente, lei era comparsa nel corridoio del quarto piano, sfondando una finestra, e aveva spiegato che raggiungere il resto del gruppo era impossibile, perché ogni accesso dal sesto piano in su era sigillato.
«Luna, calmati, mi metti inquietudine.» La rimproverò pacatamente, anche se era contento di rivederla. Era stato terrificante ad Altissia, vedere l’altare crollare sopra la sua figura esile, ma era lì, era viva, ed era stupendo. Lei ridacchiò nervosamente, ma obbedì e si sedette accanto a lui.
Ravus la guardò con la coda dell’occhio e le sorrise, ricambiato. Quello era il momento perfetto, pensò, finalmente era con lei, e non erano separati dall’Impero e dalle sue stupide idee.
«Se la caverà?» Domandò lei, osservando l’uomo disteso sulla branda.
L’ex comandante imperiale tagliò il filo che aveva usato per ricucire le ferite del suo paziente, poi si alzò e usò le garze per ripulirsi dal sangue.
«Sorellina. Vieni qui.» Le fece un cenno, e fu deliziato nel vederla stupita, ma si alzò e si avvicinò a lui senza una parola, gli occhi lucidi.
Quando lo abbracciò e nascose la testa sul suo petto, Ravus l’avvolse con le braccia, una guancia appoggiata alla sua testa: era esattamente come quando erano bambini, quando lei veniva a nascondersi da lui perché il peso del suo destino era troppo da sopportare. Era stato l’unico a vederla piangere, e aveva promesso a sé stesso che non sarebbe più successo.
«Mi sei mancato, fratello.» Confessò lei sollevando il viso con un sorriso. Quello era il suo Ravus, che parlava poco e agiva nel modo giusto, non l’uomo spietato che l’Impero aveva creato.
«Anche tu. Non preoccuparti per lui, comunque. Ha la pellaccia dura.»
Lei annuì con un sorriso, poi fece scorrere la mano sul suo braccio metallico. «Mi dispiace, ma non avresti dovuto indossare l’Anello.»
«L’ho capito troppo tardi. Hai sempre avuto ragione, Noctis è il Re.»
«Già…» La sua voce si smorzò, e Ravus sapeva perché. La notizia che Noctis aveva raggiunto il Cristallo e poi era scomparso l’aveva scossa profondamente, dato che nessuna profezia di nessun genere aveva mai accennato ad un evento del genere.
«Luna.» Attirò la sua attenzione, e lei lo guardò nuovamente. «Si sveglierà tra poco.» Accennò al suo paziente, e lei annuì. «Ha perso molto sangue, quindi tienilo buono finché non arriviamo a Galahd, okay?»
«Va bene.» Ravus si mosse verso la porta, ma la mano di Lunafreya si chiuse intorno alla sua, trattenendolo ancora per un attimo. Il sorriso che lei gli rivolse spazzò via ogni dubbio sulla sua decisione di voltare le spalle all’impero. «Grazie di essere qui.»
Le sorrise piano. «Prego.»
Quando lui fu uscito, Luna tornò a sedersi accanto alla brandina, osservando il viso dell’uomo svenuto.
Quando il Cristallo era comparso sul ponte della nave lei aveva sentito il cuore accelerare i battiti, e l’emozione prendere il sopravvento. Tra i rumori assordanti delle mitragliatrici e il rombo dei motori, lui si era affacciato oltre l’enorme pietra, e lei si era sentita a casa.
Finché lui non era svenuto, crollando addosso a Prompto come se fosse un cadavere.
E ora era lì, dopo che Ravus, pazientemente, aveva ricucito le ferite che lui aveva imprudentemente allargato lottando.
Era pallido, e ciò faceva risaltare ancora di più le cicatrici sulla sua guancia, ma era lui, era lì.
Allungò una mano a sfiorargli il viso, e si sentì arrossire quando lui premette la guancia contro il suo palmo, aprendo gli occhi, quegli straordinari occhi del colore di un cielo in tempesta, tra il grigio e il blu, che sembravano trafiggerle l’anima ogni volta che si posavano su di lei.
«Ciao, Nyx.» Mormorò di nuovo, sorridendogli senza riuscire a trattenersi.
Nyx sorrise debolmente, alzando una mano per posarla sulla sua. Le loro dita s’intrecciarono come se fosse naturale. «Lunafreya. State bene?»
La sua prima preoccupazione era la sua salute, si rese conto, e la cosa le scaldò il cuore. Quando cercò di mettersi seduto lei gli posò una mano sul petto, impedendoglielo. «Stai giù. Io sto bene, ma tu no. Hai perso troppo sangue, devi riposarti.» Gli ordinò, e poi avvampò quando si rese conto che la sua mano era a diretto contatto con la sua pelle, e la ritrasse velocemente. Quel gesto strappò un sorriso addolcito al soldato, che ben presto si smorzò.
«Cosa ci fai sulla nave di Aranea, comunque? Ti avevo detto di restare al sicuro, non di…»
«Ho avuto un brutto presentimento, che tu e Noctis sareste morti qui.» Confessò lei tutto d’un fiato, lasciando Nyx interdetto. Si era tuffata nel cuore imperiale solo per loro?
«Siete una pazza.» Ridacchiò, ma il gesto gli strappò un breve gemito di sofferenza quando la cucitura sul fianco si tese dolorosamente. Abbassò lo sguardo sul fianco. «Chi mi ha ricucito?»
«Ravus.»
«Wow. Ha fatto un bel lavoro.» Ammise Nyx, notando la cucitura precisa e pulita sulla sua pelle.
Luna si strinse nelle spalle. «Già. È bravo.»
Vi fu un momento di silenzio, e Nyx riprese la parola. «Riguardo a quella sera, prima della partenza, io…»
Lo rifarei mille volte ancora.
«Si, Nyx?» Luna si morse il labbro inferiore, osservando il viso dell’uomo. Era raro vederlo parlare dei suoi sentimenti, tantomeno di qualcosa di così importante e, anche se immaginava, e sperava che lui dicesse cosa lei pensava, non gli diede corda. Ma doveva aspettarsi cosa lui fece dopo.
Obbediente al suo ordine, non si alzò dalla sua brandina, ma tirò giù lei, ignorando il suo peso sopra le ferite, e le strappò un altro bacio.
A differenza di quello nel cimitero, che era stato dolce, quasi imbarazzato, questo sembrava quasi feroce, ma Luna vi si abbandonò lo stesso: sembrava che Nyx fosse disperato, che non ne avesse abbastanza di lei.
Un colpo di tosse li distrasse, e si allontanarono velocemente, imbarazzati.
Nyx, nonostante tutto, non riuscì a trattenere un breve sorriso nel notare il viso paonazzo di Luna mentre lei si alzava lisciandosi il vestito e cercava di darsi un contegno.
Gladio gettò loro uno sguardo tra il severo e il divertito, e poi si spostò per far passare Ignis.
«Io…io vi lascio soli.» Mormorò Luna, uscendo, e Nyx adorò il fatto che lei non riuscisse a trattenersi e si voltasse a guardarlo prima di uscire.
Quando la porta si fu chiusa alle sue spalle Nyx si sforzò di mettersi a sedere, stringendo i denti.
«Che succede?» Domandò, dato che Ignis e Gladio sembravano pronti a fargli il terzo grado.
Fu l’uomo cieco a parlare, sedendosi con cautela sulla sedia. «Gladio mi ha spiegato del tuo…legame con Bahamut, e con il Cristallo, e credo che tu possa dirci dov’è Noctis.»
Nyx inarcò le sopracciglia ma, mentre stava per dire loro che si erano sbagliati gli sembrò di sentire la risposta come un lampo nella tempesta. Deglutì a fatica, e indicò la stanza oltre di loro.
«Nel cuore. Bahamut ha richiamato Noctis da lei.»
 

 
La nave rossa era al di fuori di Galahd, e Libertus stava cercando le sistemazioni per la squadra di Aranea quando se ne accorse. Chiese ai soldati di aspettarlo, e corse verso la periferia della città, così in fretta che quasi sfondò la porta della casa di Nyx.
Il suo compagno d’armi era seduto sul divano, e sollevò distrattamente lo sguardo su di lui quando entrò con tanto impeto. «Libertus, che succede?»
«La luna…»
Quell’iniziò sembro attirare l’attenzione di Nyx.
«La luna cosa?»
«Le stelle, sono sparite…è tutto sparito, Nyx. C’è solo buio in cielo.»
  
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