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Autore: Seekerofdreams_    09/11/2017    2 recensioni
Alexander Lightwood sta per iniziare il suo ultimo anno da specializzando in Neurochirurgia quando, per uno strano caso del destino, si imbatte nel nuovo strutturato dell'Institute Hospital, Magnus Bane.
Non ci sarebbe niente di male se il suo miglior amico non gli avesse detto esplicitamente di doverlo odiare.
aka Alec cerca di odiare Magnus, ma Magnus aggiusta i cuori e il suo ha proprio bisogno di un po' d'amore.
GreysAnatomy!AU
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Simon Lewis.
Alec lesse il nome scritto sul piccolo badge distrattamente attaccato sul camice bianco di uno dei suoi specializzandi. Rilasciò un piccolo sbuffo quando questo sorrise imbarazzato e riportò lo sguardo sulla cartellina tra le sue mani facendo il punto della situazione prima di iniziare il giro visite.
«Seguitemi» disse semplicemente e il gruppo di sei specializzandi assegnati a lui lo seguirono immediatamente. Ricordava la sensazione di essere l’ultima ruota del carro in quell’immenso ospedale, ricordava la voglia di farsi valere, di imparare e la paura di sbagliare anche le cose più banali e scontate. Le persone non gli piacevano, era vero, e spesso era puntiglioso e autoritario, ligio al dovere, ma aveva imparato anche lui, sbagliato e avuto paura e non aveva intenzione di passare per lo stronzo di turno a cui additare i propri fallimenti. Si fermò a qualche passo dalla stanza numero 43 e osservò quel gruppo composto da due ragazze e tre ragazzi guardarsi attorno come se fossero in un luna park e si sentì in dovere di dire qualcosa.
«Siete qui da soli cinque giorni e siete stati già sommersi dal mondo frenetico degli ospedali. Prima di entrare in questa nuova stanza, affrontare un caso per poi passare alla prossima e fare lo stesso, voglio dirvi una cosa che io, quando ero dalla vostra parte avrei voluto sentire.» Si fermò per qualche secondo, ponderando le parole giuste da dire. «La vita è bugiarda e dispettosa, ti sfida e ti insegna qualcosa solo quando nei hai già pagato le conseguenze. Errare è umano e noi, a discapito delle credenze comuni, siamo umani. Tenetelo sempre bene in mente, ogni volta che entrare in una stanza, ogni volta che leggete un nuovo caso. Lasciatevi invadere dall’eccitazione di fare, dalla voglia di migliorare, ma a fine giornata non fatevi spegnere da tutto questo. Detto questo, non fatemi perdere tempo, forza.»
Entrarono nella stanza 43 e Alec si avvicinò deciso al letto sistemato sulla sinistra, accanto alla finestra. Un uomo sulla sessantina sedeva con aria impaziente.
«Dottore! Sono giorni che mi tiene qui, non è arrivato il momento di tornare a casa?»
Alec sistemò la flebo, aumentando leggermente la cadenza delle gocce e si voltò verso i suoi specializzandi. «Chi vuole presentarmi il caso?»
Una ragazza dai capelli biondi e dal portamento deciso si fece avanti. «Mike Verdon, 62 anni. È stato sottoposto a un intervento di bypass cinque giorni fa e…» si fermò un attimo controllando qualcosa nella sua cartellina. «…presenta valori nella norma.»
Alec osservò il nome sul cartellino e annuì cercando di memorizzarlo. Emma Carstairs. Stava per iniziare a far domande sull’intervento quando una chioma rossa era entrata in stanza di corsa. «Dottor Lightwood! È richiesta urgentemente una sua consulenza in Pronto Soccorso!»
«Dov’è la Dottoressa Grey?»
«Tess, ehm… la dottoressa non è in servizio.»
Alec annuì prima di assegnare velocemente un compito a tutti pregandoli di fare attenzione e non toccare niente.
«Lewis, con me.»
Alec non si voltò, ma percepì il ragazzo alle sue spalle. Alzò gli occhi al cielo quando entrarono in ascensore e lo vide parlottare a bassa voce. Rimase in silenzio però, in attesa.
«Io, ehm… volevo scusarmi con lei per l’incidente dell’altra mattina.» Lo sentì dire. «Con il caffè intendo.»
«Lo ricordo perfettamente» rispose mantenendo l’aria da superiore, le mani dietro la schiena, lo sguardo fisso alle porte di metallo. «Mi scusi ancora, sono un po’ sbadato.»
«Non è una cosa che dovresti dire dentro un ospedale.»
Lo vide abbassare lo sguardo a terra e nascose un sorriso divertito mentre le porte dell’ascensore si aprivano rivelando la frenesia del pronto soccorso.
«Dottor Lightwood!» venne richiamato e si affrettò a raggiungere la stanza d’emergenza numero due. Mantenne lo sguardo su Simon prima di prendere un bel respiro e affrontare qualunque cosa ci fosse dietro a quella porta.
 
*
 
 
Camminare per il pronto soccorso di un ospedale aveva sempre impedito ad Alec di fermarsi a riflettere, la frenesia, le persone sempre diverse, i casi più impensabili. Gli piaceva quella sensazione addosso eppure aveva scelto di lavorare con il cervello delle persone, aveva scelto il silenzio e la concentrazione. Era sempre stato una contraddizione vivente, fin da bambino, quando il suo cuore gli diceva di fare una cosa, ma alla fine faceva quella che gli altri ritenevano giusta per lui.
Lasciò cadere i guanti in un secchio e chiuse gli occhi massaggiandosi le tempie. Quella giornata era cominciata male ed era destinata a peggiorare. Osservò il tabellone degli interventi, scannerizzando ogni riga alla ricerca di un intervento da far vedere alle sue matricole. Sentiva gli occhi di Simon dietro di lui e si voltò a osservarlo attentamente. «Lewis, qualche preferenza?»
«Beh sarebbe interessante assistere alla sostituzione della valvola aortica.»
Alec si girò nuovamente verso il tabellone e lesse il nome accanto all’intervento seppur consapevole di cosa avrebbe trovato. Sospirò rilasciando la tensione avviandosi verso l’ascensore. «Raduna i tuoi colleghi, ci vediamo lì tra poco.»
Non aspettò una risposta, chiamò l’ascensore e si rifugiò all’interno abbozzando un sorriso di circostanza ad altri due medici che lo seguirono. Si fermò all’ultimo piano e si sistemò il camice nascondendo un piccolo brivido per il cambio di temperatura. Era freddo quel posto ed Alec lo sentiva dentro le ossa, dentro l’anima. Si avvicinò a piccoli passi verso la porta e bussò tre volte.
«Izzy?»
Abbassò la maniglia antipanico e si convinse a entrare. Le luci basse e un odore forte e angusto lo accolsero come sempre, si chiedeva ogni giorno come facesse sua sorella a vivere tutti i giorni in quel posto. Lui lo odiava. Sentiva ogni volta una nausea costante e aveva voglia di piangere sotto quella maschera che si ostinava a portare.
«Alec! Che ci fai qui?»
Sua sorella scostò gli occhi da un fascicolo e gli sorrise. Sorriso che Alec ricambiò immediatamente, rilassandosi subito.
«Volevo solo vederti e sapere come stavi, stamattina non ci siamo visti.»
«Lo so, sono uscita di corsa prima che tu ti svegliassi perché avevo da fare qui, ma ti ho lasciato la colazione a tavola!»
«L’ha trovata Jace…»
Risero entrambi scuotendo la testa pensando a quello che era più un fratello per loro che un amico. Alec le sorrise sistemandole i capelli dietro l’orecchio. «Stai bene fratellone?»
«Sì, sì certo. Tutto bene!»
«Sei sicuro?»
Di nuovo un cenno affermativo con la testa e Izzy sorrise debolmente. «D’accordo, quando vuoi parlare sai dove trovarmi!»
«Ora devo andare, ci vediamo più tardi.»
«Buon lavoro.» Alec le lasciò un bacio sulla fronte prima di uscire. Il freddo continuava ad accompagnarlo lungo il corridoio e accelerò il passo per raggiungere le scale lasciandosi alle spalle le porte chiuse del corridoio sterile che conduceva alla zona adibita alle sale operatorie.
Raggiunse il piano superiore e si infilò nella seconda porta, stupendosi di trovare tutte le matricole a riempire i pochi posti a disposizione nell’osservatorio. Si schiarì la voce mascherando la sorpresa e si accomodò in una delle sedie, osservando quanto accadeva al piano di sotto.
«Se avete qualche domanda, sono qui a vostra disposizione!» disse professionalmente per poi tornare a puntare gli occhi in basso. Lasciò scorrere lo sguardo dal paziente sul lettino verso l’uomo in piedi alla sua destra. Alec studiò i movimenti del corpo di Magnus, osservando il suo portamento, le sue decisioni. Era un dottore fuori dal comune, con uno stile tutto suo e una personalità che spiccava persino da un vetro a metri di distanza. Alec ne era affascinato, ma si concentrò a reprimere quell’interesse. Chiuse gli occhi e si massaggiò le tempie con i polpastrelli.
«Dottore si sente bene?»
«Sì. Certo, sto bene.»
Mentì. Alec era bravo a farlo.
 
*
 
Magnus aprì l’acqua e la lasciò scorrere sulle mani stanche. Un altro intervento era passato, un’altra vita era stata salvata e si sentiva bene. Fare il medico gli faceva quell’effetto, era come fare magie, qualcuno entrava rotto e lui lo riaggiustava con le sue mani. Si asciugò le mani e si cambiò velocemente indossando nuovamente il camice bianco e riponendo in tasca la sua cuffietta colorata. Era un regalo prezioso per lui, gli aveva sempre portato fortuna nel corso dei suoi studi e un po’ era convinto che la sua bravura fosse dovuta anche a quel pezzo di stoffa, era stupido, lo sapeva, eppure non poteva non pensarci.
Lasciò lo spogliatoio e un sorriso sornione si dipinse sulle sue labbra quando intravide Alec nel corridoio chiacchierare con un gruppo di specializzandi.
«Dottor Lightwood!»
Vide il ragazzo dare istruzioni precise a tutti prima di voltarsi per salutarlo con un sorriso appena accennato mentre gli altri scomparivano dietro le porte dell’ascensore. «Dottor Bane! Abbiamo osservato il suo intervento, spero non le dispiaccia avere pubblico, probabilmente assisteremo ad altri suoi interventi, mi sembravano piuttosto interessati.»
«Spero di non essere stato interessante solo per loro» ammiccò, ma Alec non colse la provocazione, o almeno provò a non far trapelare nessuna emozione.
Magnus sorrise mantenendo un contatto visivo che Alec interruppe immediatamente tossicchiando e concentrandosi a sistemare il cartellino sul suo camice. «Quando ero al loro posto ogni giorno cambiavo idea su cosa volessi fare, è giusto che osservino tutto» continuò Magnus.
«Già…»
Alec non era di tante parole e a Magnus sembrava stranamente…triste, pensieroso e si chiese se avesse detto qualcosa di sbagliato, ma non indagò oltre. «Stavo andando a pranzo, ti va di unirti a me?»
Un invito semplice eppure Alec boccheggiò impreparato prima di riscuotersi. «Devo…mh, ho da fare, mi dispiace.»
«Peccato. Sarà per una prossima volta allora! Risalgo con te intanto.»
Alec annuì e lasciò che Magnus lo precedesse verso l’ascensore e strinse le labbra in un sorriso nervoso mentre aspettavano che le porte si aprissero. C’era un silenzio strano, imbarazzante, eppure a tratti divertente per Magnus. Nessuno dei due sembrava intenzionato a dire qualcosa e, forse, andava bene così a entrambi, poche domande, un’elettricità nell’aria e una sensazione strana nel profondo a cui non sapevano dare un nome.
 
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Nda.
Vi ho fatto aspettare un po’ e mi scuso per il ritardo!
Ecco il nuovo capitolo, so che non c’è molto contatto tra loro, ma sono capitolo che servono per dare una base! Siamo ancora all’inizio, ma spero che questa storia vi stia incuriosendo.
Colgo l’occasione per ringraziarvi per i vostri messaggi e i vostri commenti, sono davvero felice di leggere i vostri pareri!
Vi prometto di non farvi aspettare molto per il prossimo.
Un abbraccio,
Serena.
   
 
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