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Autore: Myra11    11/11/2017    1 recensioni
Allora...da dove inizio..sono una fan sfegatata di Final Fantasy XV, e ho adorato tutto del gioco, e ancora di più del film Kingsglaive, quindi ho deciso di scrivere una WhatIf? descrivendo cosa sarebbe accaduto se [ATTENZIONE SPOILER] Nyx Ulric non fosse morto alla fine del film, ma fosse sopravissuto e avesse accompagnato Luna nel suo viaggio per risvegliare gli Dei.
[DALLA STORIA]
Lo individuò immediatamente. Non era difficile riconoscerlo, con quei capelli di un blu quasi nero, e i vestiti logorati dal lungo viaggio. Non aveva molto di regale, pensò, ma se il suo Re si era sacrificato per difenderlo, e se Luna credeva così tanto in lui, forse, solo forse, ne valeva la pena.
Genere: Avventura, Fantasy, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lunafreya Nox Fleuret, Noctis Lucis Caelum, Nyx Ulric, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 22

If our love is tragedy
why are you my remedy?
 
«Non osare farti uccidere Ulric, hai capito?»
Nyx sorrise divertito, e scosse la testa. «Ci vuole più di qualche daemon a farmi fuori, Libertus, dovresti saperlo.»  
Ridacchiarono divertiti, poi Nyx raddrizzò le spalle e guardò il gruppo che lo stava aspettando.
«Devo andare, ora. Fai attenzione, amico mio.»
Libertus annuì. «Anche tu, eroe.»
Si salutarono così, e Nyx voltò ancora una volta le spalle alla sua casa, verso la capitale, e verso una battaglia che non sapeva come sarebbe finita. Montò sulla moto che usava di solito, e, quando sollevò lo sguardo, non poté fare a meno di concedersi un sorriso divertito. Prompto lo stava guardando, e sollevò i pollici mentre gli faceva l’occhiolino.
Portavano tutti le uniformi della guardia reale, lui compreso, e ammise a sé stesso che si trovava meglio in quegli abiti che in armatura o abiti casuali. Erano i vestiti che avevano segnato la sua vita.
Arrivarono preceduti dalla sua aura, e Nyx si sentì stringere il cuore di emozione.
In quei dieci anni, aveva avuto la risposta alla sua domanda: ogni volta che la vedeva era una scarica di vita, e di gioia pura.
Stava sorridendo mentre usciva dalla città al fianco del re, e lui si prese tempo per osservarla.
Aveva indossato l’armatura che Ravus aveva fatto forgiare per lei, di un bianco così abbagliante che faceva sembrare i suoi capelli biondi bianchi come luce lunare, e la rendeva ancora più bella.
«Andrà tutto bene, siamo insieme.» L’aveva rassicurata, e lei aveva annuito.
«Lo so.»
«Siete pronti?» La domanda arrivò da Noctis e, quando Nyx lo guardò, gli sembrò di tornare indietro nel tempo, quando, per la prima volta, Regis li aveva accolti ad Insomnia.
Ora aveva un’aria regale, si disse, e assomigliava tantissimo al padre, e alla sua triste saggezza.
Quello era un uomo che avrebbe potuto chiamare re, pensò sentendo il cuore stringersi.
Strinse la presa sul manubrio della moto.
Lo proteggerò, Regis, promise in silenzio, ad ogni costo.
Gladio annuì, e lui e gli altri salirono sulla Regalia.
Noctis si mise al posto di guida, Luna salì dietro di lui sulla moto, e la sua luce lo invase, insieme alla gelida soddisfazione che la loro vendetta si stava avvicinando.
Mentre partivano, Nyx si chiese di che colore fosse il sangue di Ardyn.
 

 
Viaggiarono per ore, in silenzio a volte, evitando le strade sterrate che pullulavano di daemon rabbiosi, guidati dall’unico, collettivo obbiettivo di riprendersi ciò che era stato loro sottratto.
Prompto sollevò nuovamente la macchina fotografica e scattò l’ennesima foto del suo migliore amico, poi osservò lo schermo per osservare il risultato.
Facendo scorrere le foto, finì su una che lo fece sorridere. Cindy lo stava osservando con un sorriso brillante davanti all’officina, ed era ancora vestita da sposa. Lui le aveva rubato quella foto appena lei aveva finito di parlare con Aranea, che aveva la nave bisognosa di manutenzione dopo un brutta lotta.
«Sei sicuro che sia il caso di andare?» Gli aveva chiesto lei mentre lui faceva scivolare le pistole nelle fondine. Lui si era voltato, e aveva visto la preoccupazione sincera sul suo viso.
«Rilassati. È Noctis, ha bisogno di noi.»
Si era rifugiata tra le sue braccia nonostante fosse più alta di lui.
«Lo so. Fai attenzione.»
Lui aveva ridacchiato. «Ti ho chiesto di sposarmi, non c’è nulla di più pericoloso.»
La moto li superò all’improvviso, e Prompto vide Noctis piegare le labbra in un sorriso.
«Noct, non farlo.» Fu Ignis a cercare di fermarlo, dal sedile posteriore, ma il guidatore non aveva intenzione di ascoltarlo.
«Lo sai che lo farà, Iggy.»
Si voltò verso Gladio, seduto al suo fianco. «Indovinato.»
E poi accelerò, accettando la sfida che Nyx gli aveva lanciato con il suo gesto, e ben presto furono fianco a fianco sulla strada buia.
«Ci sono andato leggero.»
«Oh sì, immagino.» Rise il re, guardando l’uomo con la coda dell’occhio.
Vedendo Lunafreya sorridere, le braccia avvolte intorno a lui, si rese conto che era giusto così, lei era fatta per lui, e lui le aveva dato tutto, ogni suo respiro, ogni battito del suo cuore, erano dedicati a lei.
Era qualcosa di magnifico, di prezioso, che lui non avrebbe mai potuto eguagliare.
E non voleva farlo, si rese conto all’improvviso. Voleva che Luna fosse felice, ma nel suo cuore trovò solo un immenso affetto verso di lei, e comprese che la sua permanenza nel Cristallo l’aveva aiutato a comprendere meglio, il mondo e sé stesso, e aveva chiarito ogni cosa.
Gladio si distese accanto a lui, le lunghe gambe costrette in auto.
La voce di sua sorella al telefono sembrava tremare.
«Glady, fai attenzione, la capitale è circondata di daemon.»
Sorrise. «Iris, lo sai che senza di me sono spacciati.» Era riuscito a strapparle una risata, poi Ignis era entrato dalla porta. «Devo andare, sorellina.»
«D’accordo. Ci vediamo presto.»
«Scusami, non volevo interromperti. Tutto bene?» Ignis, cieco o no che fosse, era sempre arguto.
«Si. Tu?»
Ignis annuì. «Si. Sono solo preoccupato, spero che vada tutto bene.»
«Sei sempre il solito.» Lunafreya rimproverò Nyx, e lui ridacchiò, divertito dal suo rimprovero.
«Come sei riuscita a convincere Ravus a non seguirti?»
L’Oracolo sorrise, il viso appoggiato contro la sua schiena. «Gli ho detto che non potevo lasciare che il mio adorato fratello rischiasse la vita con noi, e che ci sarebbe stato più utile difendendo Galahd, se noi fallissimo.»
«E riguardo alla mia, di vita? Non ti importa di me?» La punzecchiò Nyx con un ghigno, e la sentì ridere piano contro la sua schiena. «Non essere sciocco, lo sai che non lascerò che ti accada nulla di male.»
Quelle parole gli strinsero il cuore in un misto di commozione e orgoglio. «A proposito…»
«Si?»
Esitò un attimo, poi si fece coraggio. «Quando questa storia sarà finita, tu…»
Comparve davanti a loro all’improvviso, l’enorme spada del daemon, dal buio, e fu costretto ad inchiodare. La moto rovinò di lato, scivolando sull’asfalto, e il suo corpo reagì prima della sua mente: si voltò nella caduta e strinse le braccia intorno alla donna, lasciando che l’inerzia della caduta lo facesse rotolare lontano dalla strada e parando i danni che lei avrebbe subito.
Sentì i freni della Regalia fischiare, e il lampo blu della proiezione di Noctis contro il loro assalitore. «Nyx! State bene?» Fu Gladio a correre loro incontro, ma fu Lunafreya ad annuire, alzandosi a fatica.
Tese una mano a Nyx e lui, con un breve sorriso, lasciò che lo aiutasse a rialzarsi, poi si concentrò sullo scontro in corso, o meglio, su ciò che restava dello scontro. Non c’era traccia del daemon, e Noctis si stava massaggiando una mano mentre li guardava.
Quando si rese conto che tutti lo stavano fissando, storditi, inarcò le sopracciglia. «Beh?»
Fu Gladio a stringersi nelle spalle. «Nulla.» Lanciò un’occhiata al corpo del daemon che stava lentamente scomparendo nel terreno, la spada ancora piantata nella fronte. «Una volta sarei stato io quello ad attaccare per primo.»
«Lo so.» Confessò Noctis con un breve sorriso, osservandoli.
Erano i suoi amici, pensò, coloro che stavano rischiando la vita per lui, che l’avevano sempre protetto. «Ma non dovete più proteggermi. È il mio compito ora, proteggere voi.»
Ci fu un attimo di silenzio mentre Nyx rimetteva in piedi il suo mezzo di trasporto, e poi un breve fischio di ammirazione che veniva da Prompto. Il biondo sembrava divertito e fiero allo stesso momento. «Attenzione ragazzi, inchinatevi al Re.» Scherzò, e Noctis fu costretto a tirargli una gomitata di rimprovero quando si avvicinò a lui, ma la cosa lo fece ridere.
«Il Re decreta che è ora di darsi una mossa. Dobbiamo arrivare ad Insomnia nel più breve tempo possibile.»
«Sissignore.» Scherzò ancora Prompto mentre ripartivano, e Noctis si concesse un sorriso, osservando le due lunghe strisce di stoffa viola danzare oltre la schiena di Nyx dalla moto.
Se doveva morire, pensò, non avrebbe lasciato che nessun altro venisse con lui.
Dovevano aver viaggiato per quello che una volta era stato il giorno, decise quando Nyx si affiancò alla Regalia, suggerendo di trovare un riparo dove riposare.
«Va bene.» Concesse, una volta individuato uno spiazzo nella foresta che li circondava. «Fate attenzione, i daemon potrebbero essere ovunque.»
«Lo sappiamo.» Commentò Ignis mentre scendevano dall’auto, e si mettevano al lavoro, armandosi di sedie e dell’immancabile cucina da campo.
Gladio batté le mani tra di loro con aria soddisfatta. «Si mangia.»
«Iggy, cucini tu?» Domandò Noctis, sorpreso, osservando l’uomo mettersi all’opera tra spezie e ingredienti.
«Una volta, un uomo saggio mi disse che non mi servivano solo gli occhi per combattere.» Rispose l’uomo, e lui vide Nyx soffocare un sorriso. «Quindi ho deciso di applicare il suo consiglio anche alla cucina, sfruttando gli altri sensi per cucinare.»
«Bene. La tua cucina è la cosa che mi è mancata di più.» Commentò Noctis, abbandonandosi su una delle sedie da campo.
Mentre Prompto ritirava i resti della cena, un paio d’ore dopo, il re si chiese come facesse Nyx ad essere così attivo dopo aver mangiato così tanto. Sembrava che consumasse energia come il sole.
«Oh andiamo, puoi fare di meglio.» Lo sentì schernire Gladio, e sorrise brevemente osservandoli.
Il suo Scudo combatteva con la stessa consueta, brutale forza che conosceva, anche se c’era più precisione nei suoi movimenti, una preparazione che non era mai stata presente.
«Nyx ci ha allenati tutti, in questi anni, ma il problema è che nessuno di noi è mai riuscito a batterlo.» Commentò Ignis mentre si sedeva accanto a lui, e Noctis inarcò un sopracciglio.
«Com’è possibile?»
«Più ci allenava più noi miglioravamo.» Spiegò Lunafreya al lato opposto. «Ma più noi miglioravamo, più lo faceva lui. Ci conosce così bene che anticipa i nostri movimenti ancora prima che noi li compiamo.»
La donna esitò un attimo, poi abbassò su di lui i suoi occhi celesti. «Il Cuore di Bahamut potrebbe essere la nostra chance di vittoria, Noctis.» Il re non rispose, limitandosi ad osservare Nyx che, con un’abile torsione dei polsi, bloccava la spada a due mani di Gladio tra i suoi kukri e poi gliela strappava di mano, mandandola a piantarsi a qualche metro di distanza.
Era sempre stato un combattente formidabile, e nel suo petto batteva il cuore di un dio.
Nyx, in catene nella cella, il viso pallido, il suo sangue sparso nella stanza.
Gli venne la nausea. «No.» Scosse la testa, abbassando lo sguardo sull’infido Anello che portava al dito. Era il suo compito, non avrebbe sopportato di vedere qualcuno a cui teneva morire a causa sua. «Nyx ha già fatto tantissimo per noi, per me. Non gli chiederò questo.»
L’Oracolo gli posò una mano sulla spalla e Nyx, davanti a loro, raddrizzò la schiena e ritirò i pugnali con un sorriso divertito.
«È bello averti qui, Noctis.» Sorrise Lunafreya, osservando quel viso che una volta aveva amato.
Era invecchiato, in quegli anni, e ora era più saggio, e più triste, e qualcosa dentro di lei risuonò con quelle emozioni: Noctis conosceva il suo destino, e l’aveva accettato, come aveva fatto lei in passato.
Prima che arrivasse Nyx.
L’uragano Ulric aveva sconvolto tutto, nelle loro vite.
Sollevò lo sguardo su di lui, sentendo lo stomaco stringersi in quel misto di piacere e dolore che le procurava sempre guardarlo. Era saltato nella sua quieta vita di principessa e l’aveva rivoltata, e l’aveva migliorata.
Le mura di Galahd erano in fiamme, le urla dei suoi cittadini le risuonavano nella mente.
«Lunafreya! Aiutateci!»
Le preghiere dei disperati che fuggivano verso di lei, cercando riparo nella sua luce.
Ma lei era debole, Ifrit era là, davanti a lei, sicuro che l’avrebbe schiacciata.
La meteora era partita dritta verso di lei, inginocchiata sul terreno, ma non l’aveva mai raggiunta.
Sollevando lo sguardo, aveva visto la barriera scintillare sulle cicatrici di Nyx.
«Alzati.» Le aveva ordinato, concentrato a mantenere la protezione contro la collera del dio.
Lei aveva scosso la testa, incapace di muoversi. «Non ce la faccio, è troppo forte.»
Nyx l’aveva guardata con la coda dell’occhio, le aveva sorriso, in quel suo modo speciale che le faceva mancare il fiato. «Si che ce la fai.»
Le aveva teso una mano, e lei l’aveva presa.
Lui l’aveva sfruttata per tirarla a lui e, una mano sollevata a mantenere la barriera e l’altra sul suo collo, Nyx aveva pronunciato le parole che sapeva le sarebbero servite. «Sul Ravatogh, non eri sola. Contro Leviatano, non eri sola.»
«Lo so, c’eri tu con me.» Aveva mormorato tra il rombo del fuoco, e lui aveva annuito, e le aveva dato un delicato bacio sulla fronte.
«E ci sono ora. Andrà tutto bene. Ce la faremo.»
E alla fine, con lui al suo fianco, ce l’aveva fatta.
«Noctis, che stai facendo?» Gli domandò, riportando l’attenzione su di lui mentre il re si alzava e iniziava a chiudere le sedie sulle quali avevano riposato.
«Mi dispiace, ma dobbiamo andare.» Decretò lui, e l’atmosfera serena che li aveva avvolti venne frantumata dalla consapevolezza che quello non era un viaggio di piacere, ma un viaggio verso l’ignoto, verso sofferenze, e una morte quasi certa.
Quando furono nuovamente in viaggio, Luna strinse le braccia intorno al suo cavaliere, e chiuse gli occhi per un istante, come aveva fatto nella caverna, in un tempo che sembrava così lontano da essere inesistente.
Già allora, Nyx era stato la sua ancora di salvezza.
«Stai bene?» Lo sentì chiedere, e sorrise brevemente: lui sapeva sempre cosa le passava per la testa.
Lo strinse ancora. «Sì. Nyx…»
«Dimmi.»
«Grazie. Di tutto.»
Lui rimase un istante silenzio, perso negli stessi ricordi che vorticavano nella mente di lei, e poi sorrise.
«Prego. È stato un piacere.»
Nyx socchiuse gli occhi, cercando di focalizzare l’attenzione sulle luci che gli si stavano formando davanti, e meno sul fatto che il tono e le parole di Lunafreya suonavano come un addio.
Rallentò quando si rese conto di cosa stava guardando, e affiancò la Regalia dal lato del guidatore.
«Noctis, siamo arrivati.»
Il re decelerò, e alla fine frenò davanti al ponte immenso che sembrava comparso dal buio.
«Casa dolce casa.» Commentò Prompto, e nessuno di loro rispose.
A poca distanza, le rovine scintillavano, illuminate dai fuochi che ancora bruciavano.
Noctis strinse la mascella osservando quel macabro spettacolo.
È quasi finita, padre.
«Coraggio.» Riaccese l’auto e partì sul ponte. «Riprendiamoci Insomnia.»
  
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