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Autore: Myra11    13/11/2017    1 recensioni
Allora...da dove inizio..sono una fan sfegatata di Final Fantasy XV, e ho adorato tutto del gioco, e ancora di più del film Kingsglaive, quindi ho deciso di scrivere una WhatIf? descrivendo cosa sarebbe accaduto se [ATTENZIONE SPOILER] Nyx Ulric non fosse morto alla fine del film, ma fosse sopravissuto e avesse accompagnato Luna nel suo viaggio per risvegliare gli Dei.
[DALLA STORIA]
Lo individuò immediatamente. Non era difficile riconoscerlo, con quei capelli di un blu quasi nero, e i vestiti logorati dal lungo viaggio. Non aveva molto di regale, pensò, ma se il suo Re si era sacrificato per difenderlo, e se Luna credeva così tanto in lui, forse, solo forse, ne valeva la pena.
Genere: Avventura, Fantasy, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lunafreya Nox Fleuret, Noctis Lucis Caelum, Nyx Ulric, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 23
 
Now I'm alive, I'm feeling born again,
And I will fight until the bitter end.
 
 
Rimettere piede ad Insomnia fu come entrare nella propria tomba.
Aveva davvero combattuto lì?
Gli sembrava impossibile, eppure le statue degli Antichi Re, l’Antica Barriera che aveva evocato, erano ancora là, e alla fine del ponte, il cratere di cemento crepato.
Nyx vi si avvicinò con cautela, con la sensazione che un fantasma l’avrebbe aggredito da un momento all’altro, se non fosse stato pronto. Sentiva dietro di lui i passi del gruppo, ma non era presente ai loro discorsi.
L’armatura era ancora là, ormai piena solo di ossa scomposte, ma ebbe comunque il potere di fargli gelare il sangue. Non sarebbe dovuto essere lì, pensò, se quel miracolo insensato della sua seconda vita non fosse accaduto, di lui non sarebbe rimasto nulla, solo ceneri sparse nel vento.
«Nyx, hai trovato qualcosa?»
La voce di Ignis lo raggiunse prima di lui, e fu lieto che l’uomo non potesse vedere ciò aveva davanti. Scosse la testa e si allontanò a forza da lì. «No.»
Tutti quei cupi pensieri vennero spazzati via quando si voltò, e lei gli sorrise.
Inspirò a fondo e ricambiò il sorriso, celando i suoi pensieri perfino a lei, che era metà di lui, che condivideva ogni secondo di vita. Non poteva permettere che fosse distratta da pensieri che nemmeno le appartenevano, l’avrebbe messa in pericolo.
Seguì Noctis sulle vie distrutte, e tacque il fatto che metà di quella devastazione era opera sua, e dei Re che a lui avevano risposto per quella notte. «Dobbiamo trovare Ardyn.»
«Sarà al Palazzo. Pensa di essere l’erede al trono di Lucis.» Commentò Noctis amaramente, proseguendo la sua marcia forzata tra i detriti, verso il Palazzo in lontananza.
«Queste strade erano piene di gente, una volta, ricordate?» Esordì Prompto, spezzando la tensione che li attanagliava. Indicò un edificio dal quale penzolava un’insegna semi distrutta. «Il cinema.»
Gladio ridacchiò, osservando il re. «Intendi dire il posto dal quale un certo re di mia conoscenza è uscito rischiando di prendersi un infarto per la paura?»
Noctis e Ignis scoppiarono a ridere. «Oh no, non era un infarto, Gladio. Non sopportavo più di vedere la tua brutta faccia.» Lo provocò il sovrano, strappando un'altra risata generale.
Nyx, al loro fianco, si chiuse fuori da quella rievocazione del passato.
Mentre loro si divertivano con quei problemi futili, lui e i suoi compagni venivano letteralmente fatti a pezzi su campi di battaglia di cui loro non erano neanche a conoscenza.
Buh.
Non ebbe neanche bisogno di voltarsi per controllare chi fosse.
Le sorrise, e lasciò che li seguisse, lei e i suoi capelli più neri della notte eterna.
Dove tutto ha avuto inizio, continuò Crowe, camminando al suo fianco come un’ombra. E dove tutto avrà fine, Nyx.
Annuì solamente, consapevole che, se si fosse messo a parlare da solo, o avesse confessato che c’era un fantasma al suo fianco, Noctis e gli altri l’avrebbero preso definitivamente per pazzo.
Ma si chiese come mai lei fosse lì, visto che ogni volta che l’aveva vista era successo qualcosa.
Attento!
Il suo avvertimento venne richiamato da quello di Gladio, e lui ebbe pochi secondi di puro istinto di sopravvivenza per reagire, proiettandosi oltre l’enorme behemot alato che era atterrato su di loro dal tetto del palazzo che avevano accanto. Si voltò velocemente, estraendo il pugnale dal muro nel quale l’aveva lanciato, e vide la creatura spalancare le immense ali, pronta ad attaccare.
Quando ruggì, sentì il suono vibrargli nelle costole, e un brivido gli attraversò il corpo; ma non aveva paura, si rese conto, era aspettativa. Quello era il primo degli avversari che Ardyn aveva scelto per loro, e più velocemente se ne fosse liberato, più era sicuro che lui si sarebbe infuriato.
Non ebbe mai il tempo di effettuare una seconda proiezione, però, perché le ombre sembrarono esplodere, vomitando daemon di ogni razza, dai grossi giganti armati di spada ai piccoli e altrettanto infidi folletti dalle lunghe unghie.
Erano centinaia e, anche se spesso s’intralciavano a vicenda, il loro numero era soverchiante.
Intravide Noctis tra il caos, lo scintillio dell’Anello, e seppe cosa stava per fare.
Lanciò il pugnale nella schiena del folletto davanti a lui ed effettuò la proiezione nel giro di pochi secondi. Mentre estraeva la lama, scosse la testa. «Non esagerare ad usarlo.» Gli ordinò, e lo vide sorpreso che lui fosse a conoscenza delle sue intenzioni.
Nyx si voltò verso i loro avversari. «Ho visto gli effetti di quell’oggetto su tuo padre, e su me stesso.» Gli spiegò, lasciando che il suo corpo schivasse gli attacchi mentre parlava. «Se esageri morirai prima di scrivere la parola fine a questa storia.»
Noctis annuì qualche secondo dopo, e nella sua mano comparve la spada del padre. «D’accordo, ma ora liberiamoci del Behemot.»
«Buona idea. Giù!» Tirò il re in ginocchio mentre il tentacolo li superava, andando a schiantarsi contro lo scudo metallico di Gladio alle loro spalle. L’uomo si concesse un ghigno. «Prompto!»
Il biondo fu subito al suo fianco e, usando lo scudo come riparo, mandò un proiettile a piantarsi nella fronte della creatura tentacolare che li aveva attaccati.
«Sono diventati bravi.» Commentò Noctis, e vide Nyx annuire con un ghigno. In quel momento, si rese conto, nonostante fossero circondati da daemon e con poche possibilità di sopravvivenza, Nyx si stava divertendo.
Quando la zampa del Behemot calò su di loro si proiettarono in direzioni opposte, e poi si voltarono nuovamente: erano gli unici a poter usare le proiezioni, e ciò significava che erano gli unici a potersi occupare della maestosa creatura che cercava di ucciderli.
Vide Nyx indicargli il collo della bestia, e poi alzare tre dita.
Annuì,
Due dita.
Doveva fidarsi di Nyx, si disse, sapeva di sicuro cosa stava facendo.
Un dito.
Inspirò a fondo, sentendo il tremore causato dagli attacchi della creatura rimbombargli nel corpo.
Zero.
Lanciò la spada nel collo del Behemot e vi si proiettò, affondando ancora la lama.
Il suo gesto fece ruggire il daemon, che sollevò la gola, e in quel momento Nyx intervenne.
Il kukri andò a piantarsi nella gola scoperta dell’animale e, sfruttando lo slancio della proiezione, si aprì la strada nella pelle cedevole. Il Behemot sgozzato crollò al suolo in una cascata di sangue, costringendo i daemon inferiori a disperdersi.
Noctis balzò giù dal cadavere con una breve risata. «Ottimo lavoro.»
Il soldato si strinse nelle spalle con un sorriso. «Grazie. Non abbiamo ancora finito.»
Osservarono i loro compagni lottare oltre il cadavere del Behemot, e Noctis non poté fare a meno di notare quanto fosse insolito vedere l’Oracolo estrarre il Tridente insanguinato dal corpo di uno spirito in decomposizione.
«Allora diamoci una mossa.»
L’attimo dopo, di loro restava solo più lo scintillio blu e viola delle proiezioni.
 

 
«State tutti bene?»
«Beh, la tua domanda è relativa. Starei meglio se fossi su un materasso gigante a giocare.» Ridacchiò Prompto, e Noctis non poté fare a meno di ricambiare l’espressione.
«Lo so. Presto tornerà tutto normale.» Promise, e la sua attenzione fu attirata da un scintillio bianco ai lati del suo campo visivo.
Voltandosi, vide Nyx e Luna, l’uno di fronte all’altra, che parlavano sotto voce. Sembravano incapaci di starsi lontani perfino in quel momento, tesi verso il compagno, chiusi in un mondo che era solamente loro.
Li aveva visti lottare insieme, ed era stato uno spettacolo da ammirare.
Sembrava che fossero due parti dello stesso corpo e, nonostante Luna non potesse proiettarsi, Nyx era sempre lì, quando lei aveva bisogno, scompariva e tornava da lei come un magnete, e Luna, anche nel caos di una lotta, sembrava sapere sempre dove lui fosse.
Quando il suo Tridente si era piantato nell’esatto punto dove Nyx si era proiettato un secondo più tardi, uccidendo il daemon che era lì, Noctis aveva sentito un brivido a guardare quel gesto così naturale, e così significativo.
«State pronti, siamo quasi a Palazzo. Non sappiamo cos’abbia in serbo per noi Ardyn.»
Gladio indicò la colonna di fuoco che era appena caduta dal cielo, nel cortile del palazzo reale. «Tipo quello?»
Si voltarono a guardare la direzione indicata. «Ifrit?» La domanda venne da Ignis, che non aveva avuto modo di osservare l’accaduto.
Noctis annuì, e vide Lunafreya rabbrividire. «Ifrit.» Confermò, rimettendosi in cammino.
Lottare nuovamente con i suoi amici era stato come incastrare l’ultimo pezzo in un puzzle.
C’era ancora la stessa naturalezza di sempre, la stessa empatia.
Non amici, pensò, sentendo Prompto ricaricare le pistole, e Gladio rimproverarlo perché aveva sprecato troppe pallottole.  Famiglia.
Abbassò lo sguardo sull’Anello, e lo vide scintillare di consapevolezza.
Tu lo sapevi, vero papà? Quando li hai fatti partire con me, quando hai chiesto a Nyx di proteggere Luna, l’hai sempre saputo.
Sorrise tra sé e sé, stringendo la mano, poi sentì Ignis al suo fianco.
«Noct, cos’è successo nel Cristallo?» Gli chiese, e dal suo tono curioso intuì che era una cosa che dovevano domandarsi tutti. Perché era stato via dieci anni, perché ora aveva la forza necessaria?
«Sono sicuro che Nyx lo sa, ma preferirei sentirlo spiegare da te.»
Noctis sorrise. Ovvio che Nyx lo sapeva, pensò, ciò che era successo nel Cristallo doveva essersi riflesso sul suo cuore, e sulla sua vita.
«Non so come spiegartelo bene.» Ammise. «Bahamut mi ha detto cos’è Ardyn, e mi ha anche detto che non devo essere io ad ucciderlo.»
«Non è compito del Re dei Re riportare la luce?»
Noctis annuì. «Tuttavia, il mio compito è separato dall’uccidere Ardyn, non legato ad esso come la profezia ha sempre fatto credere. Io riporterò la luce, ma prima, Nyx dovrà uccidere Ardyn.»
«Nyx?» Ignis inarcò un sopracciglio, ma subito dopo rispose al suo stesso dubbio. «Ha senso, immagino. In fondo, doveva esserci un motivo molto importante se Bahamut gli ha salvato la vita.»
Noctis si voltò ad osservare il soggetto dei loro discorsi.
Quando pensava che nessuno lo guardasse, come in quell’istante, lo scudo spensierato cadeva, e i suoi occhi si velavano, annebbiati dalle crudeltà che aveva subito, e dall’orrore che aveva vissuto sui campi di battaglia. Quello era il vero Nyx, il soldato stanco di combattere, stanco di essere circondato dalla morte, e vederlo così lo convinse ancora di più che non avrebbe chiesto aiuto a nessuno, tantomeno a lui, nel compito che lo aspettava.
I cancelli del Palazzo si stagliarono davanti a loro, guidandoli verso la strada che portava allo spiazzo circolare.
Nyx sollevò lo sguardo, e vide chi li aspettava.
Pigramente adagiato su un trono di fiamme, il viso malignamente divertito, il dio del fuoco sembrava schernirli solamente guardandoli, convinto che li avrebbe distrutti.
Vide Lunafreya superarlo e spostarsi al comando del gruppo, e sentì il cuore saltare i battiti, ma fu Gladio a porre la domanda al suo posto. «Lunafreya, cosa pensi di fare?»
L’Oracolo parlò senza voltarsi verso di loro, la mano stretta sul Tridente.
«Questo è il mio compito, il mio destino. Voi dovete andare avanti.»
Le fiamme sul corpo di Luna, le sue ceneri sparse nel vento, perse per sempre.
Nyx sentì la testa girargli, e si avvicinò a lei.
«Non fare pazzie, ci pensiamo noi.» La costrinse a voltarsi, e si sentì morire quando incrociò il suo sguardo. Ecco cos’era stato, quel discorso durante il viaggio, quelle parole che avevano il sentore di un addio: la donna sapeva che Ifrit sarebbe stato lì, sapeva che, se non fosse riuscita a batterlo, l’avrebbe portato via con sé.
«Luna…Ti prego, non farmi questo.» Mormorò, incurante di coloro che lo ascoltavano. Non voleva perderla di nuovo, non poteva perderla di nuovo.
Ma lei aveva deciso, e gli accarezzò il viso con una mano, sorridendogli.
Quando si allontanò da lui, e la stretta delle loro mani si sciolse, Nyx sentì il proprio cuore andare in frantumi.
«Nyx.» La voce gli arrivò come un eco, e la sua mente annebbiata non la registrò subito.
Era davanti ad Ifrit, ora, e vide il dio sorridere con aria crudele nell’ottenere ciò che voleva.
La mano pesante di Gladio sulla spalla. «Nyx, dobbiamo muoverci.»
La sua aura si espanse, scintillando sulle rifiniture dorate delle mura intorno a loro.
Noctis gli si parò davanti e lo scrollò pesantemente. «Nyx, mi servi lucido. Prima uccidi Ardyn, prima potrai tornare da lei, quindi datti una mossa.»
Quelle parole riuscirono a raggiungerlo, e focalizzò la sua attenzione sul re.
Aveva ragione, con Ardyn morto lui sarebbe stato libero di salvare Lunafreya dalla vendetta di Ifrit.
Raddrizzò le spalle, chiuse quella terrificante sensazione che gli sbriciolava il cuore in quell’angolo dove conservava tutto il resto delle sue sofferenze, e annuì. «Andiamo.»
Scattarono tutti insieme, mentre la prima, rovente palla di fuoco svaniva contro la luce purificatrice dell’Oracolo.
Quando le porte del Palazzo si chiusero alle sue spalle, il silenzio calò su di loro, e le mura che li circondavano li trascinarono nel passato.
Per un motivo o per l’altro, tutti loro avevano attraversato quei corridoi, e forse fu proprio per quello che nessuno parlò, mentre i loro passi risuonavano contro i muri come una sentenza di morte.
Nyx conosceva quella strada a memoria, e ricordava il giorno in cui l’aveva percorsa correndo, rischiando di far adirare il suo re esigendo un’udienza.
Era stato il giorno in cui tutto il suo mondo si era accartocciato su sé stesso ed era bruciato.
«Noctis, aspetta.» Lo richiamò notando dov’erano, e il re si voltò ad ascoltarlo.
Nyx gli indicò la porta davanti a loro. «Quella è la stanza dove tuo padre è morto. Sei sicuro di volerci entrare?»
Fu brusco, ma era necessario, e non c’erano mezzi termini per comunicare una notizia del genere.
Vide gli occhi di Noctis oscurarsi e poi, per tutta risposta, il re si voltò ed entrò a grandi passi nella sala rotonda, accolto dal gelido vento che proveniva dall’esterno attraverso i muri semi distrutti.
E là, al centro, c’era la ragione di tutto.
Noctis si avvicinò lentamente a ciò che restava di suo padre, e s’inginocchiò sul pavimento.
Le macchie di sangue erano sbiadite ormai, i vestiti consumati dal tempo. Avrebbe chiesto che gli fosse costruito un mausoleo, promise, ascoltando il cuore rimbombargli nelle orecchie.
 Regis aveva sempre saputo, sapeva che l’Impero li avrebbe traditi, eppure, quel giorno sulle scale, gli aveva sorriso con affetto.
Cammina a testa alta, figlio mio.
Chiuse gli occhi prima che le lacrime gli sfuggissero.
Quel mattino il sole scintillava alto, e lui aveva guardato in faccia l’assassino di suo padre.
«Lo affido alle tue cure, Generale Drautos.»
D’istinto, si voltò verso Nyx, e vide nei suoi occhi il cupo ricordo di cos’era successo in quella stanza.
Si rialzò con uno sforzo di volontà, e quando incrociò il suo sguardo gli fece un breve cenno.
Sapeva che lui avrebbe capito le parole che non era in grado di pronunciare, e quando lo vide piegare un angolo della bocca in un sorriso che non raggiunse mai i suoi occhi, seppe che era vero.
Nyx non rimpiangeva di aver ucciso il suo mentore, ed era fiero di aver vendicato il suo re.
Si affiancò a lui, e restarono un istante in silenzio, donando l’ultimo tributo ad uomo che entrambi avevano ammirato e al quale erano legati.
Fu la scossa a risvegliarli, e Nyx decise di ignorare il fatto che veniva dall’esterno.
Doveva convincersi che Luna ce l’avrebbe fatta.
«Andiamo.» Mormorò Prompto superandoli, evitando di proposito di guardare il centro della stanza.
Nyx lasciò che li superassero e poi bloccò Noctis per un polso.
«Che succede?» Gli domandò il re, accigliandosi.
Nyx accennò alla sua mano, sulla quale correvano sottili linee scarlatte che scintillavano come fuoco.
«Conosco il potere di quell’anello meglio di chiunque altro, Noctis. Non ti permetterò di suicidarti.»
«Non mi sto suicidando, è il mio destino.»
Nyx indicò le ossa davanti a loro, e quando parlò lo fece con tono severo. «Non deluderò tuo padre all’ultimo momento. Se Luna muore…» Gli si mozzò il respiro al solo pensiero, e dovette farsi forza per terminare la frase. «Promettimi che darai l’Anello a me.»
Noctis osservò i suoi lineamenti duri, la feroce convinzione nel suo sguardo e sotto, ciò che non aveva detto: se Lunafreya moriva, la sua vita non aveva più senso, e non voleva viverla. Scosse la testa. «Non morirà, Nyx, e io non posso chiederti di aiutarmi a sostenere il potere dell’Anello, è compito mio.»
«Ehi, voi due. Avete intenzione di stare lì per sempre?» Fu Gladio a richiamarli, dalle scale, ed entrambi annuirono e raggiunsero il resto del gruppo.
Proseguirono in silenzio fino alle ampie porte che chiudevano la sala del trono, e là si fermarono un istante. Noctis si voltò verso di loro, e li osservò uno ad uno.
«Ci siamo.» Esordì, sentendo il nodo in gola stringersi. Quella era l’ultima volta che avrebbe visto i loro visi, pensò, e loro il suo. Prompto si stava tormentando le mani, e Noctis gli sorrise brevemente, poi si voltò prima che loro potessero vedere il dolore sul suo viso, e le lacrime che minacciavano di fuggire al suo controllo. Era il Re, doveva essere forte quando loro non lo erano.
Spalancò le porte ed entrò ad ampi passi nella stanza del trono.
La conosceva meglio di qualsiasi altra cosa, e alzando lo sguardo, per un folle istante, vide suo padre seduto sul trono, che lo aspettava.
Scosse la testa per scacciare quella visione, e vide che là, in realtà, c’era Ardyn, pigramente abbandonato sull’ampio trono, un sorriso soddisfatto sul volto.
Sentì la rabbia montargli nel petto. «Alzati.» Gli ordinò. «Quel trono è mio.»
Il cancelliere si concesse una breve risata. «Mi dispiace, Noctis. C’è posto per uno solo.»
Il sovrano fu distratto quando Prompto gli indicò qualcosa ai piedi di Ardyn, e fu una reazione istintiva tendere un braccio per bloccare Nyx, quando lui si rese conto di cos’era.
«Nyx, non è reale.» Gli disse, ma lui non sembrava ascoltarlo e, quando Ardyn calciò il corpo semi bruciato di Lunafreya giù dalle scale, lo sentì fremere, ma non seppe dire se fosse rabbia o dolore.
Ardyn sorrise e si strinse nelle spalle. «Ops. Preferivate rivederla viva?»
Gladio fu costretto ad intervenire quando Nyx scostò bruscamente il braccio del re, partendo quasi di carica, e lo bloccò prima che si avventasse contro Ardyn.
«Nyx, niente di tutto ciò che riguarda Ardyn è reale. Luna sta bene, ne sono sicuro.» Noctis tentò di calmarlo, ma lui non gli rispose. I suoi occhi erano fissi sull’usurpatore, e sembrava furioso, quindi si arrese.
Lui stesso aveva provato sulla sua pelle la rabbia incontrollata di Nyx, ed era sicuro che allora si fosse ancora trattenuto, ma non voleva essere nei panni di Ardyn, pensò, quando gli avrebbe messo le mani addosso.
Fu in quel momento che il caos si scatenò nella stanza.
Le porte vennero sfondate dai daemon, costringendo Prompto, Ignis e Gladio a voltarsi e formare una barriera tra loro e il re, e Ardyn fece un cenno al sovrano e al soldato, intimandogli di seguirlo.
Nyx non se lo fece ripetere due volte, proiettandosi oltre lo squarcio nella parete dal quale lui era scomparso, e Noctis fu costretto a seguirlo frettolosamente; si sarebbe fatto uccidere, combattendo in quello stato, ne era convinto.
La sua proiezione terminò nella strada oltre il palazzo e, per un istante, gli sorse un dubbio.
Non c’era traccia né di Ifrit né dell’Oracolo da nessuna parte.
Fu costretto a schivare un corpo che rischiava di finirgli addosso e, quando si accorse che era Ardyn lui era già in piedi, e lo stava guardando con aria divertita. «Allora, Altezza, non ti unisci a noi?» Gli domandò tergendosi il sangue dalla bocca, ma il secondo dopo il suo avversario gli era addosso, ma Ardyn riuscì a sbalzarlo all’indietro quando le tredici armi ancestrali comparvero in un cerchio scarlatto attorno a lui.
«Come…»
Il Cancelliere scoppiò a ridere, ma c’era una nota amara nella sua voce. «IO dovevo essere il Re dei Re!» Sbraitò, indicandosi il petto. «Io dovevo riportare la luce, ma il vostro adorato Cristallo mi ha giudicato indegno, anche se avevo sacrificato me stesso per salvare i miei sudditi!»
Fu un movimento ai lati del suo campo visivo ad attirare la sua attenzione: Nyx si era rialzato, e sulla sua schiena si stavano aprendo piano le grandi ali metalliche di Bahamut.
Era finita, pensò, Ardyn non poteva nulla contro il potere di un dio.
«Noctis, stanne fuori.»
Era davvero la voce di Nyx?
Incrociò i suoi occhi, e restò sbalordito quando vide il loro colore.
Non erano più di quel misto tra il grigio e il blu, ma argentati, e gelidi come il ghiaccio.
Annuì piano, e fece un passo indietro, sentendo il rumore della lotta che ancora imperversava nella stanza del trono. «Non farti uccidere, Nyx.» Gli ordinò prima di proiettarsi lontano.
Una volta che Ardyn fosse morto, pensò, lui avrebbe potuto assolvere al proprio dovere.
Sentiva il potere di Bahamut, scatenato da Nyx, vibrare dall’Anello al suo corpo, e quando la sua proiezione lo portò nuovamente nella stanza del trono, seppe che aveva avuto ragione.
Il corpo dell’Oracolo ai piedi delle scale era svanito.
  
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