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Autore: Jackthesmoker7    13/11/2017    1 recensioni
Ho cercato di scrivere una storia il più simile possibile agli episodi della serie TV, che dia alla serie una conclusione (p.s. La quinta stagione non conta qui).
Vedrete uno Slado mai visto ed una Stella che potreste vedere solo nei vostri incubi.
E Robin...
Vedrete
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Robin, Slade, Starfire, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La battaglia stava andando male. I robot erano stati attaccati di sorpresa  e per questo erano poco organizzati, oltre che estremamente in minoranza, ma si erano ripresi in fretta ed erano corazzati ed armati di mitragliatori laser, mentre i rivoltosi avevano in mano solo bastoni, aste di ferro, mattoni e bottiglie riempite di benzina, oltre che essere fatti di carne. Inoltre mentre ai robot la fitta pioggia non causava fastidi, accecava le persone e le faceva scivolare per terra, distraendole facendole cadere vittima dei robot. Pur essendo di più, non avrebbero retto ancora a lungo.
Oggetti duri e pesanti cadevano in continuazione dall'alto senza un bersaglio segnato, e quando colpivano i crani delle persone questi si appiattivano e spargevano schifosa pappetta cerebrale rosa, mentre quando per pura fortuna centravano i loro veri obiettivi, i robot, si otteneva solo di rallentarli per qualche secondo, graffiandoli appena.
Cassie era circondata dagli scontri. La gente non le permetteva di rimettersi in piedi, era costretta a muoversi strisciando per terra, sbucciandosi le ginocchia ed i palmi delle mani.
Doveva fare attenzione a tutto quello che le si avvicinava, perché il problema non erano solo i robot, ma anche le persone, che avrebbero potuto schiacciarla o pestarla a morte per errore, e che tra una raffica di fucile e l'altra le sarebbero potute rovinare addosso.
Ma non si sarebbe più dovuta preoccupare della gente, poiché all'improvviso dalla massa indistinta della folla saltò all'occhio uno dei robot. Sparava all'impazzata sulla gente, cambiando costantemente il bersaglio del fuoco e falciando tutti quelli che gli stavano a tiro.
Con una raffica abbatté tutti i tizi intorno a Cassie, e si trovò da sola con un fucile puntato verso di lei a pochi centimetri dal suo naso. Un colpo non solo l'avrebbe ammazzata e avrebbe sparso il contenuto della sua testa fra le buche delle strade, ma le avrebbe anche dato fuoco ai capelli, che sarebbero bruciati come un mazzo di carta straccia sfiorato da un fiammifero. Quei pochi che non sarebbero saltati in aria.
Chiuse gli occhi con forza. Strinse le palpebre più forte che poté per non vedere il laser che l'avrebbe colpita, sperando che così il robot sparisse per sempre.
La paura la immobilizzava e le attanagliava le viscere in una morsa tremolante.
I secondi passarono lentamente, ma il colpo mortale non si decideva ad arrivare. 
"Strano" pensò.
Aveva creduto di aver visto attraverso la pioggia il dito indugiare sul grilletto, pronto a sparare, e invece no, niente, zero.
"Che mi voglia uccidere ad ansia?" ironizzò Cassie per esorcizzare la propria paura, anche se quasi non riusciva a sentirsi i pensieri con tutto quel fracasso, "Oppure se ne è andato pensando che io non fossi una minaccia. Oppure è stato distratto e la sua attenzione è stata rivolta temporaneamente altrove. O magari invece..."
<< Ti senti bene? >> chiese una voce attutita dalla pioggia.
Cassie non colse appieno le parole, ma non abbassò la guardia.
Lentamente e con cautela, provò ad aprire gli occhi, aspettandosi di vedere ancora una volta la canna di un fucile laser, stavolta illuminata dal proiettile laser che partiva diretto verso la sua testa, e che la voce che aveva sentito fosse in realtà del robot assassino, che voleva malignamente giocare con le sue speranze.
Ma davanti a lei il robot non c'era più. O meglio, c'era la sua testa.
Solo la sua testa.
E dietro la testa, torreggiante sopra di lei, Red X si stagliava statuario contro la luce del fuoco e dei laser, e tendeva una mano verso di lei.
<< Afferra la mia mano >> le diceva.
Cassie ebbe la tentazione di obbedirgli, aveva già allungato il suo braccio, ma all'ultimo si ritrasse. Non le piaceva quel tipo.
<< Sbrigati! Non puoi stare qui. >> continuava ad avvertirla e ad avvicinarsi, ma Cassie non smetteva di ritrarsi al suo tocco.
"Aspetta ragazza... forse dovresti fidarti" rifletté lei, "Vuole che tu vada via, ed è quello che vuoi anche tu, no? Quindi perché non lo ascolti e..."
Quella conversazione mentale era durata appena due secondi, che erano comunque troppi per X.
Il ragazzo perse la pazienza e, tirando un'imprecazione dietro l'altra, afferrò il polso di Cassie, la sollevò di peso e la prese in braccio, con l'unico avvertimento di: << Tieniti stretta a me! >>
La ragazza non poté nemmeno provare a rispondergli dato che dovette ascoltarlo per forza. Infatti, non appena Red X cominciò a correre, Cassie si trovò obbligata ad aggrapparsi con forza al collo del ragazzo, stretta al suo caldo petto bagnato, se non voleva cadere a terra.
Il ragazzo era velocissimo. Saettava in mezzo alla gente che accorreva a combattere come un fulmine, scansando, scartando di lato, saltando ed una volta anche piroettando sopra le teste di un folto gruppo di combattenti, troppo presi dalla loro frenesia per sollevare lo sguardo, e rubando un gridolino di paura a Cassie, senza neanche scivolare nelle pozze d'acqua. Lei non lo sapeva, ma quello stupido giochino che le proponeva X lo stava facendo sorridere come un ragazzino che gettava un petardo nello spogliatoio della squadra femminile di pallavolo.
Alla fine della corsa, i due si nascosero, ancora interi e zuppi, in un piccolo vicolo puzzolente incassato nel mezzo di due edifici condominiali, dietro a un cassonetto stracolmo di sacchi della spazzatura.
Era stato un brutto vicolo già da prima che la città finisse giù per lo scarico di un WC, e quando Cassie passava di lì con sua madre per tornare a casa da scuola, lei le ricordava sempre: << Non entrare mai in quel vicolo da sola. E se ma dovessi passarci vicino non parlare mai con nessuno, intesi? >>
"Eh, mamma" pensò amaramente Cassie, "Se mi vedessi ora..."
<< Bel posticino per un appuntamento >> esclamò ironicamente Red X, << Non è vero? >>
Cassie si accorse solo allora di dove X avesse ancora le mani: << E mollami! >>
<< Come desideri >> rispose lui, e la mollò. Cassie cadde a terra come un sacco di patate, picchiando il fondoschiena: << Ahia. Che male >>
Improvvisamente quel tizio le ispirava ancor meno fiducia di prima: << Ma come ti permetti! La prossima volta che fai una cosa simile ti riempio di schiaffi. >>
<< Oh, sto tremando come una foglia. Dico davvero, guarda qua. >> X fece finta di avere i tremori, << Piuttosto, che ci faceva una ragazzina come te in mezzo a quella baraonda? >>
<< Stavo cercando di non farmi pestare a morte dalla banda di esagitati che tu mi hai mandato addosso. Era tanto difficile aspettare che me ne andassi?
E non chiamarmi ragazzina. >>
<< Ma è quello che sei, o no? Voi ragazzine sembrate tutte della stessa età. Comunque, se ci tieni alla tua vita, cosa che non mi sembra, non uscire da questo vicolo finché non torno io. >>
Red X fece per andarsene alla stessa velocità con cui era arrivato, ma Cassie riuscì ad afferrargli la sciarpa in tempo prima che partisse a razzo.
<< Aspetta, non andare ancora. >> disse Cassie con voce decisa.
<< Che cavolo vuoi ancora? >> disse X, furente per essere stato strangolato dalla sciarpa strattonata << Ti avverto, mi stai facendo perdere la pazienza. Sbrigati a dire quello che devi dire, io ho un regime dittatoriale da rovesciare. Non ho tempo per il tè. >>
La ragazza cominciò a giocare nervosamente con l'orlo della maglietta: << Tu... sei Red X, vero? Cioè, quel Red X? >> chiese lei, cominciando ad avere dei ripensamenti.
X sbuffò di impazienza, le si avvicinò di qualche passo e si sedette sui talloni, così da poterle parlare dritta negli occhi: << Certo che sono Red X. Proprio quel Red X. Quello famoso e figo come nessun altro.
Ora, se ho soddisfatto la tua curiosità, dovrei andare. >> le prese velocemente le mani e le scosse pigramente, << Piacere. Ciao. >>
<< No, aspetta. >>
Stavolta X non si era nemmeno mosso, ma non riuscì a trattenersi dallo sbuffare, << Uff, che c'è ancora? >>
Cassie si sollevò in piedi, così da poter guardare X dall'alto in basso: << Se sei davvero tu, ho bisogno di aiuto. È importante! >>
<< Sono sicuro che potrà aspettare >> si alzò i piedi anche lui e si girò verso l'uscita del vicolo.
<< Aspetta, ho bisogno d'aiuto. >>
<< Sono certo che non c'è fretta. >> i suoi passi si fecero più veloci.
<< Invece mi serve adesso. È una cosa che mi ha chiesto Robin! >>
Quell'ultima frase lo fermò, stavolta definitivamente.
<< Robin... hai detto? Okay, hai cinque minuti. >>
~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~
<< Quindi tu ti chiami Cassie, sei stata aiutata da Robin e adesso stai andando a fare quella cosa per lui?
Tutto qui? >>
In lontananza proseguiva il rumore degli spari e dei tonfi dei mattoni, che venivano amplificati dalla stramba eco della città.
<< Sì, tutto qui. >> rispose Cassie, con la sensazione di disagio che stava subendo un'impennata: << Non mi interessa altro per ora. >>
<< Ma davvero... >> esclamò X, che in quel momento stava covando un'idea alquanto perversa.
<< E dimmi, >> continuò il ragazzo: << Cosa ci ricavi? >>
<< Che intendi dire? >> chiese lei.
<< Intendo dire, come mai vorresti farlo? Sei una outsider in tutto questo casino, come me, ma a differenza di me tu non sei nient'altro che un piccolo cucciolo di cane smarrito in mezzo alla strada. 
Un cucciolo di cane con in bocca una roba pericolosa come... quella. >> concluse lui maliziosamente.
Cassie si allontanò da lui di un passo, dato che le si era avvicinato pericolosamente: << Non provare a confondermi con dei trucchetti  presi da un qualsiasi libro per ragazzine di serie C! >> ribatté con forza, << Non sono quel tipo di ragazza, una di quelle che ti cade tra le braccia alla prima moina. So cosa hai in mente, e ti dico già che con me non attacca! >>
X non demorse: << Okay, Okay. Va bene.
Hai controllo, hai potere. Mi piace in una lei, ma voglio continuare a spiegarti la situazione, perché si vede lontano un miglio che non ne hai capito un tubo.
<< Robin ti sta solo usando >> le spiegò il ragazzo agguantandola per una spalla e traendola a se. A Cassie sembrò di essere stata catturata da un animale predatore.
<< Sta sfruttando il fatto che sei in salute ed in grado di correre e saltare al posto suo. Ti sta usando come sostituta a terra poiché lui è troppo impegnato a discutere con gli adulti dall'altra parte della sala pranzo, al tavolo dei grandi. Ti sta facendo correre dei rischi inutili, e sai per cosa? >>
<< Come per cosa? Per abbassare quella maledettissima cupola e salvare quel che resta della città! Cosa sennò? >> gli rispose Cassie urlando, che intanto era riuscita a sfuggirgli dalle mani e ad allontanarsi di nuovo. Lui continuò a seguirla, come in uno strano ballo il cui ritmo era scandito dalle scariche dei mitra e delle grida dei molti che ci finivano sotto.
<< Non hai mai voluto essere padrona di te stessa? Guardati intorno, questo posto è tutto nostro.
È la nostra isola che non c'è, ed è reale. Abbiamo un posto che può diventare tutto nostro, dove noi possiamo diventare i padroni.
Quindi perché non distruggere Slado e poi mantenere le cose come stanno? Non sarebbe divertente? >>
<< Divertente? Migliaia di persone sono morte a causa di quella barriera! Compresa la mia famiglia!
Non venirmi a dire che sarebbe divertente giocare al Signore delle mosche! >> sbottò Cassie.
<< Pensavo di più a Berlin, ma va bene lo stesso. Aspetta...
Hai sentito? >> X si fermò, e anche Cassie, e per un poco si persero insieme ad ascoltare in lontananza.
<< Io non sento niente. >> disse la ragazza.
<< Appunto. Dove sono finiti gli spari? >>
Red X si avvicinò all'angolo di un edificio che dava sulla strada da cui erano venuti. Si affacciò un secondo solo, poi ritrasse la testa di scatto: << Ci hanno sconfitti. Impossibile! >> gridò.
<< Oh no >> Cassie si mise accanto a lui, e diede anche lei una sbirciata.
Quello che vide le fece gelare il sangue una volta di più. 
Numerosissimi cadaveri erano sparsi tra le macerie. Alcuni cadaveri erano bucati dai laser e si sarebbe potuto ancora identificarli, ma altri erano appena poco più di una poltiglia bruciacchiata informe spiattellata a terra, come delle uova al tegamino bruciacchiate che attaccate al fondo della padella, ed altri erano stati sforacchiati così tanto che non c'erano più punti integri.
In compenso, gli scheletri di metallo sparsi per la strada erano poco più di mezza dozzina. Un numero misero in confronto a quello
I robot, che prima le erano sembrati poco più di una dozzina, avevano ingrossato le file ed erano diventati una ventina. 
Cassie vide che il blindato aveva aperto un grande sportello laterale, da cui uscivano ancora androidi in assetto di battaglia. Sul tettuccio si erano alzare delle blindature che andavano a formare una specie di piccola e tozza torretta, da cui spuntavano dei fucili automatici ancora fumanti.
Dell'orda dei rivoltosi era rimasta in vita solo una donna, ma non ancora per molto. Era rimasta ferma, senza riuscire a muoversi, davanti ad uno dei robot, che in mano aveva un fucile laser.
La donna, che doveva avere poco più di vent'anni, tremava. Cassie vedeva che tremava persino dal vicolo dove si trovava.
La donna indossava sporchi indumenti logorati dall'uso continuo, ed emanava un pesante odore di vecchio. I capelli le cadevano flosci a coprirle il volto, scarno e ricoperto di segni.
Nelle mani guantate teneva una corta spranga di ferro, probabilmente rimediata da una finestra distrutta o da un cancello divelto. Lo teneva puntato verso il robot, e sembrava che volesse usarlo.
E infatti, all'improvviso e con rapidità, sollevò il bastone sopra la testa e lo sbatté con tutta la propria forza sul collo del robot, all'altezza della scapola.
Lui non tremò nemmeno.
La donna lasciò cadere la sbarra, e si buttò in ginocchio, con le dita delle mani lesionate, gridando di dolore.
In risposta il robot prese la mira con calma, prendendosi tutto il tempo del mondo. I suoi sensori non indicavano la donna come minaccia immediata, quindi poteva lasciarla gemere dal dolore per un pochino prima di finirla.
Quando Cassie vide la donna cadere a quel punto smise di pensare.
Con uno scatto uscì in strada, pronta a correre verso la donna in pericolo, con pronto in gola un grido di guerra. Non sapeva come aiutarla, ma magari avrebbe preso uno dei fucili dei robot caduti, o un bastone, o qualunque cosa che si potesse usare per frantumare quel cumulo di rottami ambulanti, ma in un istante quel pensiero sfumò.
Una mano vigorosa e dalla stretta d'acciaio l'afferrò e la tirò a se con forza, facendola tornare dietro l'edificio tra le braccia di X, che immediatamente con una mano le cinse la vita per impedirle di scappare ancora, mentre con l'altra le coprì la bocca.
<< Che stavi pensando di fare! Hai rischiato che ci scoprissero.
E non provarci neanche a mordere, sto cercando di salvarti la vita! Se ci trovano ci uccideranno come faranno con lei.
Sta ferma! >>
Ma lei non riusciva a stare ferma, doveva vedere.
Spingendo e scalciando riuscì a sporgersi abbastanza per vedere.
La donna era ancora in ginocchio, ma aveva alzato la testa dalle dita delle mani.
Il robot si era arrestato, e sembrava che stesse controllando l'aria. Forse l'aveva attirato.
Il robot per loro fortuna lasciò perdere, ma rivolse la sua attenzione di nuovo verso la donna.
Red X si sporse con lei: << Possiamo solo stare a guardare. E non dimenticare. >>
Stavolta il fucile si mosse più in fretta. 
Sulla fronte della donna spuntò un minuscolo fiore rosso.
La donna crollò sul duro cemento della strada, stavolta per sempre.
Cassie non riuscì a distogliere lo sguardo. Se X non le avesse tappato la bocca, avrebbe gridato.
<< Non possiamo fare più niente per lei. Dobbiamo andare via finché siamo in tempo. >> le sussurrò all'orecchio.
Red X la lasciò andare, dato che ormai aveva smesso di agitarsi: << Devo andarmene via di qui. Presto si accorgeranno di noi. Non dovevo distrarmi. >>
Il ragazzo premette un pulsante sulla fibbia della cintura, che attivò un dispositivo di occultamento. In un istante la metà destra del corpo di X si mimetizzò perfettamente con le ombre del vicolo fino a diventare del tutto invisibile. Sarebbe sparito del tutto se all'ultimo istante Cassie non l'avesse frenato, catturando la sua attenzione appena prima di sparire: << Aspetta un attimo Red X. >> disse lei.
Il ragazzo interruppe lo svanimento a metà: << Che cosa vuoi ancora, ragazzina? >> chiese decisamente seccato e con una certa fretta; i robot si stavano avvicinando. Erano ormai ad una ventina di metri da loro, e tra poco sarebbero stati in grado di individuarli.
Cassie implorò il ragazzo: << X, ho bisogno di aiuto. Devo andare alla Titans Tower. Ti prego, aiutami ad arrivare fin laggiù, non ce la posso fare da sola. 
Accompagnami. >>
Red X sembrò davvero fermarsi a rifletterci su attentamente, valutando i pro ed i contro dell'aiutare sul serio la ragazza, ma scoprì che prendere una decisione simile era proprio difficile. Ad ogni scelta che poteva fare c'erano enormi rischi, e probabilità di morte quasi certa dietro ogni angolo.
Intanto i robot si avvicinavano sempre di più, e lo sferragliare delle corazze di ferro si faceva sempre più forte. Ormai erano a dieci metri da loro. Uno dei robot mosse la testa nella direzione dei due ragazzi, attivando una decina di visioni diverse, riuscendo a scorgere due indistinte forme di calore. Allungarono il passo.
Cassie aspettava con apprensione la decisione del ragazzo che avrebbe potuto fare la differenza tra la vita e la morte di lei e delle centinaia di persone ancora vive sotto la barriera energetica che si stagliava perennemente sopra di loro. Aspettava, inquieta che la sua vita fosse tra le mani di una persona di cui non poteva minimamente fidarsi.
Il tempo sembrava rallentare fin quasi a fermarsi mentre Red X teneva Cassie col fiato sospeso riguardo alla scelta che stava per compiere, ma poi all'improvviso il ragazzo esclamò: << Ho preso la mia decisione! >>
Cassie sussultò dall'emozione, e rivolse tutta la sua attenzione verso il ragazzo con la maschera bianca.
<< Cassie... Accetto di accompagnarti fino alla torre. >>
In un attimo, gran parte delle preoccupazioni della ragazza svanirono come se non fossero mai esistite. Ora grazie al ragazzo ninja sarebbe riuscita a conseguire il suo obiettivo senza grossi problemi, e sarebbe anche riuscita a salvare il mondo da un pazzo criminale, e soprattutto sarebbe riuscita a prendersi la sua parte di vendetta verso di lui.
<< Ma voglio qualcosa in cambio. >> proruppe X.
Cassie non si scoprì sorpresa dalla rivelazione. Nessuno fa nulla per nulla, anche se in caso di riuscita X forse avrebbe raggiunto il suo sogno: un mondo senza scocciatori. Ma del resto, gli extra non fanno male: << Certo, qualunque cosa. Qualunque cosa purché tu mi aiuti. >>
I robot erano a cinque metri dall'entrata del vicolo; venti secondi e lo avrebbero raggiunti.
<< Voglio che tu ti unisca a me nel mio nuovo mondo. >>
   
 
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