4
Patriarchi
e focolari:
La
bambina con il fiocco blu
“
Di tante parvenze
che s’ammirano al mondo, io ben so a quali
posso la mia bambina assomigliare.
Certo alla schiuma, alla marina schiuma
che sull’onde biancheggia, a quella scia
ch’esce azzurra dai tetti e il vento sperde;
anche alle nubi, insensibili nubi
che si fanno e disfanno in chiaro cielo;
e ad altre cose leggere e vaganti. “
( U.
Saba)
25
Dicembre 1755
Il pomeriggio fuggiva negli alveoli della sera scudisciato
da un temporale di
cenere.
Le capriate del cielo, rotte da chissà quale
divinità, grandinavano
pezzi di vetro in gemiti secchi.
Villa de Jarjayes gravitava tra
le fiammelle lacustri
dei candelabri.
Nella sala da pranzo non si gustavano vapori di cibi
rosolati o bolliti, non si udivano i dolci e bombati rumori dei tappi che balzavano dalle
bottiglie …
Ogni cosa si era desertificata in un emporio di mobili,
tappeti e quadri lasciato incustodito dall’ansia dei
proprietari…
- Albert – chiese piano
Berthold – il
generale è ancora al piano
di sopra?
- Da quando Madame ha
iniziato ad avere le doglie prima dell’ora di pranzo
– ricordò Albert - non si
è voluto allontanare da dietro la porta di quella camera...
- Avrebbe fatto meglio a
mangiare qualche boccone prima di sera – sospirò
Damian seduto di fronte al
padre - ora i nervi gli salteranno fuori dal cranio! Non riesco a
capire se sopra
abbiamo un mastino o un uomo...
- Nel pomeriggio –
raccontò tonante - ho tentato di portargli una scodella di
minestra calda e sostanziosa
e per poco non mi ha mangiata viva! E dire che ho messo tante di quelle
patate,
cipolle e ortaggi scelti!
- Ginette, non
ti scoraggiare! – sorrise Damian
voltandosi e dandole un colpetto affettuoso sul braccio - Sai
com’è il re della foresta... in una
situazione come questa...
- Lo so!lo so! –
ribattè
con gli occhi al cielo agguerita di preoccupazione - Sento
la paura fin nei capelli! Ma non si può
lottare a stomaco vuoto!
- Hai proprio ragione –
annuì Berthold - però
la tensione ti può
togliere l’appetito...
- Ah! – sibilò
stringendo gli occhi - È
un modo
simpatico per dire che la mia minestra era una pappetta disgustosa?!
- No! – si premurò
di
precisare Albert tentando di prevenire una reazione esagerata - Assolutamente è
che....il nervosismo non fa
apprezzare delizie e piatti preparati con amore e grandissima cura.
Ginette si ritrasse in preda ad un
ripensamento infantile,
quasi avesse commesso un danno causato da una grave mancanza di senno.
- Forse avete
ragione....- piagnucolò abbattuta - l’odore delle
cipolle era troppo forte....non
avrei dovuto strafare! Ecco perchè il Conte si era
arrabbiato! Sto peggiorando!
- Ginette! –
esclamò col
tono di fieno e segatura - Sappi che la tua squisitezza ha rallegrato
le nostra
budella! Quel ben di dio ha scaldato le carrucole dei miei muscoli!
- E la caverna del tuo
palato delizioso – ridacchiò Damian - per non
aggungere altro!
- Fai poco il principino
sputacchioso! Che i miei cavalli hanno meno pulci dei tuoi capelli!
- Chiedo venia prode
Lazar lazzarone!
- Per favore.
Mantieniti. Ti pare il momento di scimmiottare i marmocchi?
- Papà! La situazione
è
quella che è. Cerchiamo di tenere il morale energico e no
spiacciccato sotto le
scarpe! La casa sembra un cimitero!
- Dobbiamo avere
pazienza e contegno. Rispettiamo il conte e madame. Non possiamo
organizzare
numeri da circo in un giorno come questo.
- Suvvia Berthold....-
s’inseri flessibile e diplomatico Albert - è dura
ma non c’è bisogno di perdere
la positività e la concordia...stiamo uniti e magari finiamo
il magnifico
spezzatino della nostra Ginette.
- Ehi, gente! Sento i
passi di mia moglie che sta scendendo!- prese a gridare senza porsi
problemi
d’intonazioni eleganti - Faustine! Faustine!
Ohilàààà! Faustiiiiine!
- Che abbai così?!
–
sgridò a denti stretti - Razza di cafone! Non stai
scaricando scorfani e cozze
a Marsiglia!
- E piantala di
spaccarmi la testa con bacchettate da balietta! Che sta succedendo al
piano di
sopra?
- Sembra che manchi poco
– riferì impaziente e impensierita - il medico,
sua moglie e sua figlia sono
bravissimi. Tengono tutto sotto controllo.
- Eh !eh! c’erano dubbi?
– incoraggiò rumorosamente il marito - Avete visto
quell’uomo! È uno che
mastica pane, aglio e birra! Altrochè
robette spocchiose!
- Deronne ha la
pellaccia di un elefante da combattimento e un cuore grande –
aggiunse Damian
battendo allegramente la mano sul tavolo - è una benedizione
che il generale lo
abbia rincontrato!
- Ringraziamo il
cielo... – disse Berthold con un timido sorriso - oggi
è natale....che nostro
Signore dia a questa casa una bellissima creatura.
- Amici – invitò
Albert
calorosamente - Preghiamo assieme.
Così le nostre voci saranno
più forti.
- Che paura abbiamo? –
incalzò Lazar azzannando un pezzo di pane e masticando
rozzamente - Gesù
Cristo è con noi!
- Sì...- gli diede poi
ragione la moglie - il
Salvatore ci ha
dato un segno!
***§***
Passeggiava avanti e dietro desiderando spellare il pavimento o frantumare i vetri delle finestre canute di condensa.
S’inquietava sempre di più e terrorizzava sempre di più…
- Giuda assassino! –
imprecava il padrone - E’ da due ore che dite le stesse cose
e non vedo ancora
né mia moglie né il bambino!
- Signore…il travaglio
è
stato un po’ lungo, bisogna evitare che Madame corra
rischi…
- Sarà meglio che questo
stillicidio finisca al più presto!
- Padre Eterno…Vergine
Maria…non sono il più fervido dei praticanti ma
vi prego…proteggete Judith e…il
piccolo…Sì…il
piccolo…sarà un maschio, vero? Perché
sta volta andrà
diversamente…sì…lo sento...la vostra
misericordia è immensa…
- Non so che volto
abbiate ma almeno vedo il cielo sopra di me …Dio,
Gesù Cristo, immacolata
Maria…non abbandonate mia moglie e donatemi un
maschio…un bel bimbo sano e
forte…e fate in modo che quel bovaro di Deronne abbia le
mani guidate da voi!
Una carrozza
nobiliare, trainata da robusti e coraggiosi cavalli, spaccava,sotto i
raggi di
mezzogiorno, il viale che sporgeva sulla Senna drogata
d’azzurro e verde rame.
Aveva una linea austera
decorata con qualche filamento d’edera d’ottone
imbrunita di vecchi luccicchii.
Il cocchiere, un
uomo dai capelli grigio neri sbatacchiati ,
si schermava con un cappello leggero a tesa
larga. Finalmento libero dal protocollo di corte , si era slacciato la
marsina
beige , la camicia di lino e il nastro di raso mogano che ne teneva
congiunti i
colletti.
Lazar , stava
riaccompagnando a casa François reduce da una riunione
militare
sull’organizzazione delle linee di difesa dello Stato
giacché ormai gli
equilibri delle alleanze mutavano in fretta.
Anche lui , aperti
i finestrini del veicolo, si era allentato i bottoni della divisa e
sventolava
il cappello tentando di produrre un soffio di vento che potesse
raggelargli i
capelli spettinati che si addossavano sulla fronte, le guance e il
collo.
Damian, seduto
dirimpetto , si scuoteva le fronde umide della capigliatura castano
chiara e
tentava di trovare sollievo slacciandosi giubba e panciotto.
A mano a mano che
si procedeva una voce femminile ,
rustica
e cristallina , diveniva sempre più alta e irritata.
-
Teh ! – sbraitava - Che
dicevo?! Tu: “ ma non vedi che
questo legno è roccia!”
- Letamai di
strade! – imprecava l’uomo con un vocione da
fornace - Proprio lì si
doveva piazzare quella pietra
aguzza?!
- Certo!
– canzonava la signora - Le
pietre si divertono a saltellare e fare
dispetti! Mai ascoltare me e chiamare un falegname prima del disastro!
- E chi lo
trovava il tempo?
- Intanto
potevi accorgertene prima che il cerchio si
lamentava!
- Ma...voi
siete il medico Deronne!
- Cosa?-
rumoreggiò energicamente René senza curarsi
dell’etichetta - tu...François?
- Spero di
non essere così invecchiato da sembrare
irriconoscibile!- scherzò l’ufficiale -
- È
da quasi quattro anni che non ci si vede! – rise
fragorosamente l’altro - La
tua faccia
di stagno è sempre quella!
- Coraggio....avete
un bel danno... lasciate che aiuti voi
e...
- Queste
sono mia moglie Susanne e mia figlia Colette.
- Piacere di
conoscervi, signore – fece un rapido e
rispettoso inchino
il conte - Dov’eravate
diretti?
- Siamo
levatrici – spiegò la signora - Assieme
a mio marito dobbiamo effettuare una
visita d’urgenza ad una giovane che abita oltre Pont Neuf.
- Io e Lazar
vi accompagniamo immediatamente, intanto Damian
si accuperà del vostro carro e dei vostri cavalli.
- Sì,
signori – assicurò
l’attendente– conosco un fabbro
nelle vicinanze a cui mi rivolgo da anni. Lui e i suoi garzoni vi
ripareranno
tutto.
- Vi
ringraziamo di cuore – si riprese lei tornando compita -
Che Dio vi benedica! Non possiamo abbandonare quella ragazza e i suoi
genitori...
- Vostro
marito mi ha salvato la vita – rivelò
François
accorato - e ha
sostenuto con grande
valore molti altri uomini.
- Dicci che
potremmo fare per te François! – incitò
Deronne
mettendogli le manone da carpentiere sulle spalle.
- Ecco...mia
moglie Judith è incinta di cinque mesi e il
medico che la visitava putroppo è in viaggio
all’estero...sto cercando un
professionista o dei professionisti
degni di fiducia che la seguano e ci possano garantire la
salvezza del
nostro nuovo bambino...
- Susanne e
Colette sono di ferro ma possiedono mani d’angelo
mentre io ho il corpaccione da muratore ma
braccia di velluto quando afferro i pupetti frignanti.
Le voci entusiaste della servitù dissolsero la tetraggine
dell'attesa.
Un orologio di cedro e ottone segnava le otto e mezzo.
Dopo una mezz’ora di
pianti e parole calmieranti, Marie
venne
fuori raggiante con un fagottino in braccio.
- Signore! Il parto è
andato bene! Madame deve riposare ma il dottor Deronne dice che si
riprenderà
tra qualche ora.
- Sono felice, Marie!
Stavo morendo d’ansia! Non osavo
immaginare cosa sarebbe potuto accadere a Judith! Che
tortura…Non ho dormito
tranquillamente…Grazie al Cielo è andato tutto
per il meglio! E… questo
splendido piccino?
- E’ proprio un degno de
Jarjayes! – esclamò elettrizzato
François afferrando la
creatura.
- Emh…signore…
- Somiglia ad un
arcangelo! No! Ad un cherubino! A un serafino! Un serafino!
- Signore…non vi siete
accorto…
- Vedrete, Marie! Splenderà
di nuovo la gloria della nostra famiglia!
- Signore, devo dirvi
che…
- Non siete d’accordo con
me? Non è un
bellissimo principe?
- Una…bellissima principessa.
- Una p-principessa? –
sorrise adirato e incredulo – avanti, non prendetevi gioco di
me…è stata una
giornata estenuante…
- Ho detto la verità,
signore. Voi e Madame avete una
bambina…Guardate…è sanissima e
meravigliosa…neppure
troppo piccola! Il medico è rimasto piacevolmente stupito!
- Una femmina…-
ruggì –
ancora una femmina!
- Ma signore! – si
sdegnò la serva – dovreste essere fiero! Questa
piccina non ha nulla, è
perfetta e Madame è finalmente felice!
- È la sesta!
Incredibile!
- Suvvia! Dove la vedete
questa fine? – rinfacciò Marie –
è un reato che una fanciulla perpetui il
sangue di famiglia?
- Come sta Judith ? – si
addolcì il conte guardando la governante – riposa?
- Sì – rispose
– è
necessario aspettare, il tempo che Madame si senta tranquilla e...si
sia ben
sistemata.
- Capisco...- annuì
l’altro dispiaciuto – attenderò
,allora...è che non mi sento completamente
tranquillo finchè non ho la certezza di riabbracciarla...
- Anche Madame desidera
riavervi accanto. E’ stato un travaglio difficoltoso
però è finito nel migliore
dei modi.
- Assolutamente....dovremmo
decidere il nome per la bambina...Judith avrà sicuramente in
mente qualcosa di
delizioso.
- Carissimi! –
scandì
vivacemente ergendosi in tutta altezza - la
nostra casa ha una nuova piccola contessa!
- Siamo felicissimi
signore! questo dono ve lo meritavate da tempo...
- Sì –
assentì l’altro
sentendo la dolce strozzatura in gola della commozione – io
non ci posso ancora
credere...dopo questo capitolo, ce ne sarà un altro.
- Che bello! Scommetto
che la bimbetta è uno straordinario bocciolo! Dopo questo
miracolo viene voglia
di farne un altro!
- Ora però –
gridò Lazar
che aveva già ghermito sfacciato una bottiglia di Borgogna
– è doveroso
festeggiare l’avvento della damigella!
- Ehi! – vociò
Damian –
giù le zampacce da quell’elisir, muso di mulo!
- Insomma! Riusciamo a
brindare in modo gioioso e civile? O devo prendervi a calci come buoi
da
traino?
- Ecco, la pulcina è al
caldo – disse compiaciuto Deronne – guarda, Susanne
! chi è più beata di lei?
- Allora dottore –
domandò la contessa avvolta dall’incredulità
felice di chi ha passato brutti momenti – la mia piccola
è in perfetta salute?
-
Madame
– rispose l’uomo rassicurante e professionale
– l’epidermide non mostra la
benchè minima macchia , la spina dorsale e gli arti sono ben
formati, il palato
è sano e il respiro e il battito del cuore sono
regolarissimi.
- Avete stabilito chi
sarà la balia? – si premurò Susanne
– se sarà possibile visiteremo anche lei
per verificarne lo stato di salute.
- No – enunciò
austera –
non ci sarà alcuna nutrice.
- Dottore – chiese
conferma la contessa risoluta – voi , Susanne e Colette avete
riscontrato
qualcosa di anomalo al mio seno?
-
No,
madame...Nonostante il parto sia stato difficile , non
c’è nessuna
infiammazione al petto. È perfettamente normale.
- Bene – sospirò
Judith
baciando la sua bambina sulla guancia – allatterò
io stessa.
- Madame – domandò
piano
Marie – veramente desiderate allattare la fanciulla?
- Posso mai provare avversione
nel nutrire mia figlia? E’ cresciuta nel mio ventre e
l’ho cibata per nove
mesi! Continuo semplicemente il processo della natura. Non
c’è nulla di
scandaloso o osceno a differenza di quello che vogliono credere le
altre
aristocratiche.... Forse dimenticano che Gesù sia stato
allattato dalla Santa
Vergine e no da una balia....
- Avrei voluto farlo già
da tempo – continuò mesta la donna – la
sventura o l’indisposizione fisica me lo
hanno negato...tra le cose che rimpiango , pensando alle mie bimbe, è non avere
potuto dare loro la linfa del mio
petto, ecco... Adesso voglio offrire tutta l’ energia a
questa nuova vita.
- Madame, dovete
perdonare l’inopportuna domanda di prima...non oserei mai
mettere in
discussione la vostra forza. Ci ha
proprio
sorpreso questa decisione. Siamo con voi. Vi capisco con tutto il
cuore.
- Marie, io vi chiedo
scusa...Non avrei dovuto rispondere in quel modo...so che comprendete
ogni mia
decisione e se intuite qualcosa di sbagliato me lo rendete noto. Siete
un pò il nostromo
di questa casa vascello.
- Signora, voi mi avete
fatto sentire parte di questa famiglia...e la piccolina sarà
la mia seconda
nipote.
- Ha la chioma favolosa
di mia madre…- rimirò Madame - sapete , a me e a mia sorella Oriane ci
sarebbe tanto
piaciuto giocarci ,
pettinarla e
acconciarla ma lei...è stata sempre una sorta di colonnello
fulminatore!
- Lo farete con
la vostra cucciola! – rise la signora –
credo ci
sarà…l’imbarazzo della scelta
poi nello scegliere i vestiti.
- Potrà indossare
qualunque cosa! Ogni colore su di lei farà una luce diversa
e sempre magnifica!
Anche se si coprisse con una nuvola scura sarebbe in grado di brillare
come un
raggio di sole…
- Un angelo rende d’oro
anche un abitaccio di lana!
- E’ vero…e
dovrà
conoscere anche la musica…Le insegnerò a suonare
il pianoforte.
- François che ha detto
della piccina? – trepidò Juditte – era
così in ansia! Voleva un maschietto
ma…non credo abbia resistito a una simile
meraviglia…
- Vostro marito…è
rimasto folgorato . L’ha presa tra le braccia contentissimo.
- Avrei desiderato
vedere la sua espressione! – s’illuminò
la giovane – e che nome ha scelto per
la nostra bimba?
- Preferisce sceglierlo
con voi .
- Bene – rise
l’altra che
poi divenne seria rivolgendosi a Deronne – dottore...mio
marito non ha ancora
saputo...delle complicazioni del parto?
- Lui sa bene che avete
avuto un travaglio difficile poichè la durata è
stata eccessiva per una donna
che è alla sesto genita...però tutto è
andato per il meglio. Non dobbiamo
tenergli nascosto che bisogna innanzitutto preservare la vostra salute
e la
vostra vita.
- Lo so ... – pensò
lei
aggrottando la fronte che sembrò mutarsi in fragile
porcellana – però non
vorrei che...
- Madame, lasciate a
fare a me , non temete.
- Che paura ho avuto –
sussurrò – sono felice di rivederti...
- Anche io –
fece la donna impensierita appoggiandosi tra
la sua spalla e il suo petto – hai visto
quant’è bella?
- Allora che nome
vorresti darle? – domandò il conte –
quello di tua madre?
- A dire il vero –
ammise Judith con un lieve imbarazzo come avesse commesso un dispetto
imperdonabile – pensavo...di non seguire questa tradizione.
- Beh , qual’è il
problema?
scommetto avrai ritenuto opportuno chiamarla diversamente.
- Non vorrei mia madre
si offendesse – confessò la contessa –
non è una questione di mancanza di
rispetto...
- Figuriamoci se tu,
Judith, sei una persona irrispettosa e screanzata –
scherzò l’uomo.
- Hai qualche
preferenza?
- Io ho pensato al nome
per un uomo...Oscar...ma sarà per il prossimo bambino!
- Immagino sarà qualcosa
di grazioso – riprese il marito – per una creatura
del genere.
- Sì...ero indecisa tra
Nathalie
e Noel visto che oggi che è natale...
- Vediamo...interpelliamo
il nostro medico. Deronne!
- Dottore , visto che
voi e la vostra famiglia avete protetto Judith , ci dovete consigliare
il nome
più adatto.
- Oh, l' onore
spetta solo a Madame – conciliò il
medico.
- Avete reso possibile
questo parto difficilissimo Deronne! – si alzò il
generale avvicinandosi a lui
- Temevo il
peggio...
- Alla fine
loro sono uscite sane e
salve...però...è
necessario che ti spieghi alcuni
importanti dettagli... di salute.
- Riguarda mia moglie? –
s’informò , rabbuitato, a bassa voce –
dovrà stare a riposo immagino...mi pare
davvero stanca.
- François , hai notato
che madame Judith non se l’è passata bene la
settimana prima del parto.
- Sì. Non riusciva a
dormire e aveva frequenti attacchi di nausea. Ha avuto una gravidanza
piuttosto
tranquilla fino a che non è entrata nell’ultimo
mese...
- Esatto. Ieri si sono
scatenate fitte così atroci che si pensava dovesse partorire
e invece il
travaglio è iniziato alle dieci di mattina.
- È veramente strano
–
riflettè quasi con tono sordo – forse Judith
è diventata più fragile fisicamente.
Da ragazza ebbe seri
problemi di salute
ma si riprese benissimo mostrando una tempra straordinaria...
- Mi sono stupito anche
io.
- Non targiverserò
oltre. Una settima gravidanza potrà essere fatale per tua
moglie.
- Come?!
- Hai sentito bene. Se
tua moglie resterà incinta ancora una volta...dubito che
sopravviverà.
- Quindi...non potremo
mettere al mondo un altro bambino.
- François...lo so che
è
dura da digerire...ma pensa al fatto che Madame è fuori
pericolo è la tua bimba
non ha nulla.
- È facile parlare
–
biascicò acido e ruvido – quando non hai una
stirpe spacciata....
- Che diamine dici? – si
sdegnò il medico – ti rendi conto che tua moglie
rischiava grosso?
- Ovvio che sono morto
di paura per Judith! – sbraitò sgranando gli occhi
– ovvio che sono felice che
sia salva! Ma abbiamo una femmina! Una femmina! E ci resterà
solo lei!
- Madame, mio marito è
nato così. In casa abbaia per stupidaggini . Il conte
sarà stato preso dalla
rabbia perchè è in pensiero per voi e
Renè ha avuto la gentilezza di un
energumeno.
- Voi non capite ,
Deronne! I de Jarjayes sono servitori della corona da generazioni! Io
sono
rimasto l’unico erede con
un’unica
figlia !
- In che modo pensi di
proseguire questa tragedia da re greco?
- La mia famiglia sta
ormai morendo e la carriera militare è stata la nostra linfa
vitale, il dovere
che abbiamo verso il nostro regno e verso il Signore.
- Quanta polvere da
sparo ti avranno messo nel te o nella birra, durante le campagne
militari? Io
scommetto che ne hai una quantità dannosa nella scatola
cranica.
- Giusto! – esclamò
sarcastico il conte – cosa può capire un bifolco
che non distingue la lana
caprina dalla seta cinese e non sa la differenza tra un mulo pulcioso e
un
purosangue da combattimento!
- Perdonatemi ,
monsieur! Non è colpa mia se le mie ditacce non maneggiano
spadini e la mia
zucca plebea non ragiona come la vostra regal capoccia delirante!
- Saranno deliri veri
quando questa casata si estinguerà !
- Per la miseria,
François – brontolò il medico aprendo
le braccia – dove vedi questa apocalisse?
Anche io desideravo un maschietto, ma poi è nata Colette e
sono stato comunque
felice! Mi aiuta tantissimo e ,senza di lei, io e mia moglie non
sapremmo che
fare. È l’energia della casa!
- Sì...perchè una
fanciulla non può aiutare la propria famiglia ...
perchè dovrebbe essere
esclusa dai doveri di protezione?
- Caro...va tutto bene?
- Va tutto bene
Judith...la nostra fanciulla riporterà in vita i de Jarjayes
e lo farà col nome
di Oscar François.
- Ma – balbettò-
Oscar è
un nome da uomo...perchè...
- Le cose vanno così,
purtroppo.
- Non capisco! Che
significa?
- È semplice.
Imparerà
gli obblighi che ho dovuto rispettare. Si chiamerà Oscar
François come avevo
stabilito fin dall’inizio... È tutto. Non voglio
sentire obiezioni.
Il pranzo fu di una tetraggine insopportabile : un grigiore
inamidato e accecante si riversava dai finestroni della sala da pranzo.
Gli
abeti e i lecci del giardino avevano assunto un verdastro nero che
contrastava
col cielo preannunciante nevischio scompattato.
La medesima desolazione regnò sulla tavola ornata da una
pallida tovaglia di ricami dorati.
Ginette si prodigò a
preparare un arrosto succulento, unto da una luccicante
salsina di funghi
e contornato da patate ma
il conte restò
austero e freddo.
Il fatto che non avesse voluto mangiare in intimità con
Judith la diceva lunga sulla situazione.
Damian , che aiutò Albert a servire e sparecchiare , avvertì
sofferente quella pesantezza
che risuonava nel vino che colpiva il bicchiere e nei
vapori muti dei
cibi. Non osò dire una parola al generale, che con
l’abbigliamento blu scuro e
i capelli pettinati rigidamente, esprimeva la propria segregazione
intransigente.
Nel pomeriggio, il servitore si trovò in compagnia di Marie
a rassettare le camere degli ospiti. Fu felice di vedere il suo volto
morbido e
il rilievo buffo e piccolo del suo naso.
- Accidenti –
sospirò –
vedo nero pesto! Prima il generale sembrava così felice
della contessina!
Abbiamo brindato assieme e ora si è inumato nel ghiaccio e
nel carbone! Ma hai
visto che faccia da sasso muschioso?
- Ah , Damian…non so
davvero cosa fare! -
si crucciò – dopo
aver portato a Madame il brodo di carne cucinato da Ginette, ho chiesto
al
conte se desiderava pranzare al piano di sopra ma..nulla! Ha rifiutato !
- Guarda , è un peccato
che adesso il dottor Deronne non ci sia…
- Sta mattina aveva
provato a fare una lavata di capo al nostro generale di granito eppure
neanche
quella lo ha pizzicato! Trucido
e convinto
che quella cucciola possa fare il
militare! Assurdo!
- Adesso ho preferito
lasciar stare , Marie, se dico “ bu “ o
“ba” lui mi appende al muro tale e
quale ad una testa di cervo!
- Ma ricordi quando
Madame divenne magrissima dopo…la morta della prima bimba?
Il conte era stato
di una dolcezza e di una nobiltà incredibili! La vegliava in
continuazione
l’aiutava a mangiare…la trattava come una regina!
La serviva senza stancarsi…
- Detto tra noi – fece a
mezza voce Damian accostandosi all’orecchio della governante
– sono una coppia
inspiegabile…vorrei sapere quale sostanza li unisce e quale
li respinge…vai a
capire.
- Non potremmo mai
scoprirlo…mi auguro solo che il conte rinsavisca! Sappiamo
bene quanto lui la
ama…bisogna sperare in questo.
- Sì, Marie
…è mirabolante
che una donna della pasta di Madame stia con uno dalla corazza di
metallo…Abbiamo
l’esempio vivente di una sofferenza e di una
profondità rari. È l’amore che
rende tutto difficile e che mette al mondo creature come Oscar.
- Dovrà essere
l’amore
che ha verso di lei a riparare tutto – poi sospirò
inquieta – se i compromessi
potranno veramente essere riparazioni in faccende del genere!
- Entrate,
Marie.
- Madame…spero di non
avervi disturbato. Vi ho portato le vesti nuove.
- Non vi preoccupate.
Anzi grazie che siete venuta. Poggiate pure sul letto.
- La piccolina ha
mostrato un più che discreto appetito –
scherzò – non ha nulla di cui
lamentarsi!
- Sì – rise la
giovane –
appena l’ho messa vicino al seno pare che subito abbia
sentito profumo di
latte.
- Crescerà bene,
crescerà bene.
- Marie – domandò
–
mentre mi cambio , potreste tenere Oscar?
- Ci mancherebbe,
Madame! Avete bisogno di aiuto? Vi sentite in
forze?
- Mmm…- mormorò
– è
meglio se chiamate qualcuno…ho ancora i capogiri.
Era splendido guardarla, aggiustarle i merletti dell'’abitino e darle un bacio sulle gote floride.
- Accipicchia, Madame –
ridacchiò Marie – vi assicuro che me la sarei
tenuta in braccio tutta la
giornata!
- Oscar vi dovrà
chiamare “nonna” – decise affettuosa
– e la sgriderò se non imparerà a farlo.
- Ne sarò
felicissima…lo
sapete che già dal primo momento che l’ho vista
è divenuta la mia seconda nipote.
- Mi dovrete far vedere
il vostro André ! Anche lui deve essere stupendo.
- Sta diventando sempre
più bello, sempre più bestiola ! ormai cresce e
salta quasi da una parte
all’altra della casa.
- Marie.
- Lasciateci soli.
Erano uno di fronte all’altra.
Alienati.
- Ti senti bene? Sei stanca?
- Prima ero un po’
stordita ma ora sono abbastanza ripresa.
- Mi fa molto piacere. Il
medico ha detto qualcos’altro?
- Dovrò evitare sforzi eccessivi questa
settimana. Andrà tutto
bene.
- Niente complicazioni,
quindi…
- Se tu lo vorrai, no.
- Cosa hai intenzione di
fare? – provocò guardinga Judith.
- Rispettare la natura
dei doveri: mandare avanti la famiglia.
- “
Rispettare la natura dei doveri…” –
enunciò sardonica - Temo di non trovarmi sulla tua
lunghezza d’onda.
- Judith. Conosci la
situazione dei de Jarjayes.
- Abbiamo una bambina
splendida e piena di salute. Voglio il
meglio per lei, ciò che le permetterà di crescere
serenamente.
- Crescerà…crescerà
nel
modo più giusto: toglierà dal baratro la nostra
stirpe.
- Ho detto che dovrà
vivere serenamente.
- Contano la rinascita e
la sopravvivenza. C’è la continuità.
- Qual è il tuo concetto
di continuità?
- Uscire dalla rovina.
- Rovinando tua figlia?
- Servire il proprio
sangue e la corona non significa “ rovinare”.
- Stai farneticando,
François!
- Vuoi vederci
estinguere, Judith?! Siamo dissanguati! Mio padre, a stento,
è riuscito
mantenere il nostro patrimonio, Philippe è stato costretto a
vendere alcuni
latifondi in Normandia prima di morire e neppure Etienne può
essere più di
aiuto ! L’ idiota che deve sollevare questa torre crepata
sono io!
- Ringrazia il cielo che
hai avuto una creatura così! Non è lei la vera
continuità?! Non basta per
annullare il decadimento totale?
- Indossare un abito
ricamato e un ventaglio non
rappresenterà nulla! Non servirà a
nulla!
- Ti scongiuro! Non
vorrai…
- Imparerà a combattere.
Vivere facendo resuscitare la nostra gloria. Difenderà la
Corona dello Stato.
- Sono stupide
assurdità! Sarà una donna in tutto e per tutto!
- Stiamo morendo! Lo
capisci?! Da secoli le armi sono la realizzazione dei nostri principi,
siamo
vissuti per perpetrare la potenza di Francia, far vivere le fondamenta
di un
meccanismo che ci permette di respirare!
- Cosa cambierà mai, François, se sarà una
ragazza e non un generale a
mandare avanti la famiglia? Occorre sbraitare ordini e usare spade per
saper
combattere nel mondo?! Non essere ridicolo…
- Il
suo nome è Oscar François. Pantaloni e
divisa non le causeranno malattie mortali.
- Stai calpestando la
tua bambina! Te ne rendi conto?!
- Non è colpa mia se sei
stata capace di partorire solo femmine! Dannate femmine!
- Le abbiamo fatte in
due le nostre dannate femmine!
Siamo
marito e moglie! Ho sempre pensato a noi! No allo Stato e alle
sciabole!
- Questa è la legge,
Judith! Questa sarà la sua legge! -
strepitò - Non m’importa a che
prezzo! Si deve sempre pagare qualcosa…
- Madame ? – bussò
delicatamente alla porta.
- Entrate, Marie…
- Desiderate che vi
porti qualcosa, Madame?
- Soltanto un po’
d’acqua, grazie.
Torno a dispiacermi per non essere riuscita a farmi viva in estate ma ho scritto
questo lungo episodio
daccapo perché non mi aveva convinto la prima vecchia
stesura…preferisco
rimandare l’aggiornamento piuttosto che pubblicare uno
scritto che non trovo
credibile.
Ammetto che François poteva apparire OOC ( ho messo per
cautela questo avvertimento nella presentazione della storia) ma
l’ho fatto per
esigenza narrativa…come avrete potuto notare diventa davvero
intrattabile e
inflessibile XD XD
Ringrazio Lady Dreamer che mi ha dato
consigli
indispensabili per la rappresentazione della scena sulla nascita della
piccola
Oscar :* :*
Ci vedremo tra pochi giorni con la
seconda e ultima parte
del capitolo ! ^^