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Autore: hart    19/11/2017    3 recensioni
Una visita inaspettata, troppo alcol e tutto cambia.
SwanQueen/DragonQueen
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Malefica, Regina Mills
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Vide la Mercedes allontanarsi, distante ormai. Urlò di rabbia e dolore. Si concentrò per l'istante che le servì a far apparire il maggiolino giallo accanto a lei. Montò in macchina e partì sgommando, oltrepassando a sua volta il confine e accelerando al massimo.
Emma accelerò, e finalmente iniziò a vedere la Mercedes in lontananza. Capì che Regina aveva fermato la macchina. La raggiunse, e frenò dietro ad essa. Smontò dal maggiolino e si avvicinò alla portiera.
 Regina vide una macchina avvicinarsi e fermarsi. Una donna bionda scese da essa e si avvicinò alla sua. Scese a sua volta dall'auto.
«Mi scusi saprebbe dirmi dove mi trovo?» le chiese.
 Emma rimase a bocca aperta. Regina aveva perso la memoria, uscendo da Storybrooke. Abbassò lo sguardo, nascondendo gli occhi pieni di lacrime. Mise la mano nella tasca della giacca e tirò fuori il distintivo che Regina stessa le aveva dato, anni prima.
«Emma Swan, Sceriffo di Storybrooke. E lei è...?» chiese, fingendo di non conoscerla per non allarmarla.
«Io...Non lo so...» ammise la donna. «Io non mi ricordo nulla, non so come sono arrivata qui.. Speravo che lei potesse aiutarmi...»
 Emma si finse sorpresa, ma non dovette simulare la preoccupazione.
«Oh... In questo caso, venga con me. La porto in ospedale, forse ha battuto la testa...» finse di controllare la macchina. « ...anche se la macchina non sembra avere danni, magari una frenata brusca...»
 «Forse...Dove si trova la città? Io non vedo niente...» chiese guardandosi intorno
 Emma indicò in direzione di Storybrooke.
«Un paio di chilometri in quella direzione. Avanti, mi permetta di aiutarla. È il mio lavoro.» disse, più sincera di quanto sperasse.
 «Io...Si, va bene.» accettò infine la mora, sebbene riluttante. Emma sospirò di sollievo, e sorrise.
«Bene! Venga, prendiamo la mia macchina, lei non è nelle condizioni di guidare ancora...» disse posandole una mano dietro la schiena e spingendola delicatamente verso il maggiolino. Regina ebbe un brivido a quel contatto. «Sì.» mormorò per poi recuperare la borsa dalla macchina. Emma attese pazientemente, aprendole nel frattempo lo sportello lato passeggero.
Regina raggiunse la sua macchina e salì. «Grazie.»
 Emma chiuse lo sportello e salì a sua volta, sorridendole.
«Si figuri...» disse mettendo in moto. Fece inversione e riprese con sollievo la strada verso casa. «Non ricorda proprio niente?»
 «È tutto vuoto...Mi sono ritrovata in quella macchina dove mi ha trovata...» le spiegò. «Non sono mai stata in questa città... Storybrooke?»
 Emma sorrise, divertita sebbene fosse ancora tesa. Una volta rientrate, doveva convincerla in fretta a non andarsene di nuovo.
«Sì, poco più che un paesino... ma con belle persone dentro. Ottime persone. Come il sindaco.»
 Regina si voltò a guardarla.
«Lei non mi aveva mai vista? Quindi non ero stata lì...»
 Emma scosse la testa, nascondendo l'ennesimo sorriso.
«No, temo di no.» mentì, costretta a farlo.
 «Capisco...» disse la mora, cercando di ricordare, ma senza successo.
 «Mi dispiace.» disse Emma sincera, guardandola per un attimo.
 «Grazie del suo aiuto comunque.» le sorrise la donna.
 «Non deve ringraziarmi.... la porto all'ospedale.» rispose lo sceriffo prendendo il cellulare mentre guidava piano in città. Inviò un messaggio a Whale.
“Sto arrivando con Regina. Non ricorda niente, tu non la conosci.” scrisse velocemente.
 «Non credo di essere ferita ma forse ha ragione.»
 «Meglio fare comunque un controllo...» mormorò, parcheggiando davanti alla struttura. Spense il motore e scese dalla macchina, la mente che lavorava incessantemente. Sapeva che c'era un solo modo di far tornare la memoria a Regina.
Regina scese dalla macchina. «Lei mi accompagna? So che probabilmente è impegnata ma... Non so potrebbe aiutarmi...anche cercare la mia famiglia...se ne ho una...»
 Emma le rivolse un sorriso.
«Ma certo. Può contare su di me.»
 Regina le sorrise ed entrò in ospedale. Si sentì osservata.
 Whale venne incontro alle due donne. Squadrò Regina mentre camminava verso di loro, fingendo un sorriso cordiale poi all'occhiataccia di Emma.
«Emma... cos'è successo?» chiese l'uomo, mantenendosi sul vago con grande sollievo da parte della Salvatrice.
«Ho trovato questa donna in strada, fuori da Storybrooke. Ha perso la memoria...»
 La mora squadrò l'uomo, non aveva l'aspetto di un medico.
«Salve, credo di aver avuto un incidente con la macchina, ma non mi sembra di essere ferita, solo che non mi ricordo nulla...» gli spiegò. Whale le sorrise.
«Non si preoccupi, faremo tutti gli accertamenti del caso... venga, andiamo in sala visite... Lei, sceriffo, potrebbe fare qualche ricerca intanto...magari trova qualcosa nei database..»
Emma annuì. Guardò Regina.
«La lascio in buone mani, stia tranquilla.»
 Regina la guardò per un secondo e poi annuì.
« Va bene, grazie sceriffo...» disse per poi seguire il dottore. Emma le sorrise. Quando i due oltrepassarono le porte bianche si voltò e corse verso la macchina, il cellulare già in mano. Chiamò sua madre, spiegandole la situazione e chiedendole di avvisare tutti. Si precipitò poi da Henry, riapparendo in casa di Regina. Il ragazzo si alzò di scatto, il cellulare ancora in mano.
«Mamma! Dov'è mamma?»
«Sta bene, tranquillo, solo che ha perso la memoria...»
 Henry spalancò gli occhi.
«Mi dispiace...» mormorò la madre. Lo abbracciò, ma lui si staccò subito guardandola negli occhi.
«Devi baciarla.»
Emma strabuzzò gli occhi.
«Cosa?!»
«Mamma, ho letto la lettera! Vi amate, quindi devi baciarla!»
«Henry...»
«Il bacio del Vero Amore è l'unica cosa che può farle tornare la memoria!»
Emma scosse la testa, accarezzandogli il viso.
«Non funziona così, Henry. Deve venire da entrambe. E per lei sono solo una sconosciuta, ora. Non funzionerebbe, anzi, la allontanerei ancora di più... E poi, non lo so se... se è Vero Amore...»
«Certo che lo è!»  esclamò il ragazzo. «O non avrebbe reagito così!»
Emma lo guardò con il dubbio ancora negli occhi.
«Non posso semplicemente baciarla, Henry. Devo...»
«Devi farla innamorare di te di nuovo!» esclamò il ragazzo, completando la frase per lei. Emma lo guardò con stupore.
«Quindi... non sei arrabbiato...»
Henry le sorrise.
«Arrabbiato? Perché siamo una famiglia? Lo siamo sempre stati, no?»
Emma gli sorrise, sollevata.
«Sì. Sì, è vero.»
Guardò poi l'orologio.
«Meglio che torni da lei, prima che qualcuno faccia danni... la porto qui, magari le torna in mente qualcosa. Faremo finta che sia casa nostra.. mi raccomando, fingi di non conoscerla!»
Henry la rassicurò con un sorriso.
«Certo.»
Emma svanì per materializzarsi vicino al maggiolino. Salì in macchina e tornò all'ospedale, entrando e raggiungendo la sala d'attesa.
 Regina stava discutendo animatamente con un infermiera. «Ma che razza di ospedale è?»
 Emma si avvicinò alle due.
«Che succede?» chiese, tentando di sembrare un vero sceriffo con tutte le sue forze, dalla postura al tono di voce.
 «Sono ore che aspetto dei semplici risultati ma sembrano spariti.» Rispose la donna voltandosi verso di lei
 Emma sospirò. Ore! Esagerata.
«Parlerò con il dottor Whale. Ora, che ne dice se la porto a casa mia? Non consiglierei i letti del B&B neanche al mio peggior nemico, ma posso ospitarla, ho una stanza per gli ospiti. Credo che un po' di riposo non le farebbe male...»
 Regina ci pensò un attimo. «Non ha ancora trovato nessuno che mi conosca?» le chiese
 Emma scosse il capo.
«Ancora no, mi dispiace. Ma farò altre ricerche mentre riposa. Per esempio, potremmo controllare dentro la sua borsa se ci sono dei documenti...»
 «Giusto.»  Regina trovò il portafoglio nella sua borsa. «Qui c'è scritto che mi chiamo Regina Mills.»  disse  «Almeno so il mio nome. Adesso dovrebbe essere più facile per lei trovare la mia famiglia.»
 Emma sorrise.
«Cercherò dall'ufficio nel database della polizia, vediamo se trovo qualcosa. Intanto, mi permetta di accompagnarla a casa mia.... Miss Mills.»  aggiunse, arrossendo appena. Le faceva così strano chiamarla così.
 «Grazie...lei è molto gentile.» le rispose la donna sorridendole. Emma si sforzò di ricambiare.
«Dovere.» rispose.
 Regina la seguì fuori dall'ospedale. Emma la fece salire in macchina, quindi guidò piano fino alla casa. Regina rimase in silenzio lungo il tragitto. Quando di fermarono davanti una casa, le sembrò stranamente famigliare, ma non disse nulla, convinta che si trattasse solo di una specie di dejà-vu.
 Emma la guardò di sottecchi, un briciolo di speranza nel notare la sua espressione alla vista della casa. Spense la macchina nel vialetto e tirò il freno a mano.
«Eccoci qua.» disse.
 «È una bella casa.» mormorò cercando di capire perché quella sensazione fosse così insistente. Alla fine scosse la testa e scese dalla macchina. Emma smontò e andò ad aprire la porta, invitandola ad entrare.
 Regina la raggiunse ed entrò in casa, si guardò intorno. «È enorme...» aggiunse. Emma sorrise tra sé.
«Sì, pulirla è un inferno...» …credo, aggiunse mentalmente. Faticava ad immaginarsi Regina che puliva casa. Un'immagine inopportuna le passò per la testa, e arrossì mentre cercava di scacciarla. «Henry!» chiamò, sospettando che il figlio fosse andato in camera sua nel frattempo. Il ragazzo scese di corsa le scale, sorridendo ad entrambe.
«Miss Mills, le presento mio figlio, Henry... Cassady.» disse, cambiando all'ultimo il cognome. Henry le rivolse uno sguardo d'intesa, quindi si rivolse a Regina, tendendole la mano.
«Salve.»
 Regina si voltò sentendo i passi pesanti del ragazzino scendere le scale; il cuore le batte più veloce per un istante e non poté fare a meno di sorridere. «Henry è un piacere conoscerti.» disse stringendogli la mano. «Mi dispiace non volevo causarvi dei problemi..forse sarebbe meglio se andassi in un albergo.»
 Henry le sorrise. Emma si allarmò subito alle sue parole.
«Nonoonononono, ma che problemi! Ci fa piacere, vero Henry?»
Il ragazzo annuì.
«Certo. Ho preparato la stanza degli ospiti.» disse, rendendo orgogliosa la madre naturale, visto che l'altra non poteva.
«Grazie, sei il migliore.» gli disse sorridendogli. Si voltò poi verso Regina. «Posso offrirle qualcosa da bere o da mangiare?»
 «Grazie siete molto gentili.»  rispose la donna sorridendo ad entrambi «Un caffè sarebbe perfetto!»
 Emma le sorrise, ma Henry la precedette.
«Vado a prepararlo.» disse, andando in cucina. Emma sorrise alle spalle del figlio, sempre più larghe. Stava crescendo a vista d'occhio.
Sorrise poi a Regina, indicandole la direzione per la sala.
«Andiamo a sederci, visto che abbiamo il cameriere personale.» rise, divertita e nervosa al contempo.
 «È ben educato lei e suo marito dovete esserne fieri.» rispose seguendola.
 Emma rise.
«Nessun marito.» rispose. «Si accomodi.» aggiunse poi indicandole il divano.
 «Oh mi dispiace...sono stata inopportuna...» si scusò immediatamente. Emma scosse la testa sorridendole ancora.
«Non è niente. Non sono mai stata sposata, e il padre di Henry è morto qualche anno fa. Era un brav'uomo.» disse, sincera, ricordando Neal con affetto, ma senza tristezza ora che sapeva che stava bene.
 «Capisco, deve essere stato difficile...» disse poggiando istintivamente la mano sulla sua, per poi toglierla rendendosi conto del gesto. «Mi scusi...»
 Il cuore di Emma fece una capriola, e lei arrossì, ma il suo sorriso si allargò a dismisura.
«Lo è stato, ma per fortuna... Tutta Storybrooke è la nostra famiglia. Il... il sindaco, in particolare, ci è sempre stata vicino. È come una seconda mamma per Henry.» spiegò, rischiando sì, ma almeno, quando avesse riacquistato la memoria, Regina avrebbe forse finalmente capito chi era veramente. «È una persona splendida, e unica. Non... non ci sono donne come lei, al mondo.»
 «Sembra una bella persona, è una bella città...Credo che sia questo il bello delle piccole cittadine: conoscersi tutti ed essere una famiglia.» le sorrise. Emma annuì sorridendo a sua volta.
«Sì, è bello. Io poi vengo da Boston, si figuri... tutta un'altra cosa.» rise.
«Io non so da dove vengo quindi non posso fare un paragone...» replicò accennando un sorriso
 Emma la guardò con un velo di imbarazzo.
«Scusi...» mormorò. «Sono un'idiota.»
«Non si preoccupi. Magari sforzandomi riuscirò a ricordare qualcosa...Quello che credo di aver capito è che non sono sposata, visto che non ho una fede, né fidanzata, visto la mancanza di un anello... »
 Emma annuì, abbassando lo sguardo.
«Sì, l'avevo notato...» disse, mentendo. Henry arrivò portando i caffè.
 «Magari ho un lavoro impegnativo...» sorrise al ragazzo «Grazie.»
 «Dai vestiti, direi che ha un bel lavoro.» disse Henry, facendo sorridere Emma dietro alla tazzina.
«Henry...» finse di rimproverarlo, divertita in realtà.
 La mora rise. «Credo che tu abbia ragione…»
 Emma finì in fretta il caffè.
«Vado a fare qualche ricerca e parlo con Whale. Henry, trattala come... una regina, mi raccomando.» disse, facendo l'occhiolino al figlio, che rise.
«Contaci.»
 Regina arrossì . «Non c’è bisogno, avrà da fare... Se mi fai solo vedere dov’è la mia stanza...» rispose
 Henry la guardò.
«Il massimo che ho da fare è leggere fumetti, e li ho già finiti tutti.» disse, alzandosi.
 Regina sorrise. « Per sdebitarmi forse potrei cucinare qualcosa...Non so se so cucinare...»
 Henry rise. Emma si trattenne a stento dal farlo.
«Sarebbe fantastico! Mia madre sa fare a malapena un toast al formaggio...»
Emma lo fulminò con lo sguardo.
«Hey! Guarda che ti metto a pulire casa per una settimana!»
Il terrore si dipinse sul volto del ragazzo.
«Scherzavo!»
 Regina rise. «Allora proverò, se per voi va bene.»
 Emma sorrise, incantandosi a guardarla mentre rideva. Aveva visto Regina arrabbiarsi, l'aveva vista piangere, l'aveva vista seria, l'aveva vista scherzare, ma non l'aveva mai vista ridere così. Annuì.
«Certo che va bene.» rispose.
 Regina le sorrise e poi si concentrò su Henry. « Ti va di aiutarmi? Non vorrei bruciare la cucina...»
 «Certo!» rispose Henry con entusiasmo.
Emma li osservò per qualche istante ancora, in qualche modo commossa da quella scena, quindi aprì la porta di casa. «Torno presto.» disse prima di uscire.
 «Arrivederci.» rispose la mora. «Mi fai vedere dov’è la cucina?» chiese gentilmente al ragazzo poi.
 Henry la guidò fino alla cucina.
«Qui.» Dovette sforzarsi di non aggiungere 'mamma' alla fine della frase.
 Regina lo seguì. «Allora...cosa possiamo cucinare.» disse andando verso il frigo per vedere cosa ci fosse. «Cosa ti piace?»
 Henry ci pensò su, quindi rispose col sorriso sulle labbra.
«Lasagna.» disse. Forse l'avrebbe aiutata a ricordare cucinare qualcosa che conosceva bene.
 «Lasagne...Posso provare.» mormorò la donna mentre cercava gli ingredienti nel frigo.
 Henry prese la teglia giusta, posandola sul ripiano bianco della cucina.
«Speriamo che piacciano anche a te...» disse, sorridendo alle sue spalle.
 «Lo scopriremo.» disse la mora iniziando a tirare fuori gli ingredienti dal frigo e dalla dispensa.
 
 
 Emma andò a casa di Mary Margaret, dove trovò entrambi i genitori ad occuparsi di suo fratello. Ancora non si era abituata all'idea. Non che ne avesse avuto il tempo, con tutto quello che era successo.
«Hey...» li salutò entrando nell'appartamento.
«Emma! Ma che è successo?» chiese la madre, avvicinandosi a lei. Emma arrossì. Se avesse dovuto spiegarle tutto per filo e per segno...
«Ehm... Regina ha attraversato il confine dopo aver... riassorbito l'altra sua metà per proteggerci da lei, e ha perso la memoria. Ora è a casa con Henry.» spiegò.
David la guardò preoccupato.
«Dobbiamo trovare un modo per fargliela tornare... Forse Henry potrebbe darle il bacio del vero amore come ha fatto lei con lui...»
Emma sospirò.
«Sì, ci stiamo lavorando... lo avete detto a tutti?»
«Lo abbiamo detto a Leroy, quindi sì.» sorrise sua madre.
Emma rise.
«Giusto.»
 
 
 Regina preparò tutto come se l'avesse sempre fatto, cucinare le veniva naturale, non ebbe neanche bisogno di chiedere a Henry dove trovare le cose, apriva i cassetti e trovava quello che le serviva.
«Pronta! Dobbiamo solo cuocerla.» esultò sorridendo, già pulendo il banco di lavoro. Henry sorrise osservandola, notando la sua disinvoltura. Forse stava funzionando.
«Sembra buona!» esclamò.
 «Lo spero.» replicò la donna, sorridendo. Mise la teglia in forno e si pulì le mani su un canovaccio. «Ti dispiace farmi vedere dov’è il bagno? Vorrei fare una doccia... Anche se non ho altri vestiti...» sbuffò.  Henry la prese per mano e la portò fuori dalla cucina, su per le scale.
«Mamma ha dei completi che non usa mai, ti staranno di sicuro.» disse, ridacchiando internamente
 La mora lo seguì stringendo la sua mano. «Sei sicuro? Ha già fatto tanto per me...»
Henry si strinse nelle spalle.
«Fa sempre tanto per tutti. È fatta così.»
 «Si è davvero gentile.» disse seguendolo dentro la camera da letto. Henry lasciò la sua mano per aprire l'armadio della madre. Prese il primo completo che gli capitò sotto mano e glielo porse.
«Ecco qua. Il bagno è la porta qui accanto. Ci sono asciugamani puliti nel mobile bianco.»
«Grazie mille.» La donna sorrise e andò in bagno. Si spogliò e entrò in doccia. Iniziò a rilassarsi, mentre cercava di ricordare qualcosa del suo passato.
 Henry tornò in camera sua e mandò un sms ad Emma.
“Ha fatto le lasagne come se si ricordasse tutto. Ora sta facendo la doccia, le ho detto che le prestavi uno dei tuoi completi xD.” digitò.
Emma ridacchiò leggendo il messaggio. Lo lesse ai suoi, che sorrisero divertiti.
«Ti ci vorrei vedere con uno dei completi di Regina...» scherzò David, beccandosi un'occhiataccia da parte della figlia.
«Provatene tu uno, no?»
Mary Margaret scoppiò a ridere, smettendo all'occhiataccia del marito.
«Non so chi sarebbe più buffo...»
«Hey!» esclamò la bionda. Snow le sorrise.
«Dai, non te la prendere... non è il tuo genere...»
Emma sbuffò, quindi tornò alla porta.
«Lo so, ma non può starmi allo stesso modo in cui starebbe a lui...»
David rise.
«Su questo sono d'accordo.»
Emma li salutò, quindi chiamò Whale mentre andava all'ufficio dello sceriffo. Si sedette e accese il computer, ma ovviamente, invece che aprire il database della polizia, aprì la cartella dei videogiochi.
 
 
 Regina si asciugò i capelli e poi si vestì, il completo le calzava a pennello, stranamente: aveva notato il corpo dello sceriffo e non avevano la stessa taglia. Perplessa, uscì dalla camera da letto e scese di sotto. Henry la aspettava sul divano. Era sceso mentre faceva la doccia. So voltò quando la sentì scendere, mettendo in pausa il videogame.
«Tutto bene?» le chiese.
 «Sì, grazie i vestiti di tua madre mi stanno perfettamente.» disse raggiungendolo per poi sedersi accanto a lui
 Henry le passò un controller.
«Ti va di provare?» le chiese.
 Regina guardò il videogioco con aria scettica. « Posso ma sarò sicuramente una frana...» disse prendendo in mano il controller.
 Henry le sorrise incoraggiante.
«Lo ero anche io all'inizio.»
 Regina provò a premere qualche pulsante a caso. Henry guardò lo schermo.
«X per attaccare, quadrato per schivare, triangolo per saltare e cerchio per sparare. Devi sparare agli zombie, non agli umani, o perdi punti.» le spiegò.
 Regina cercò di seguire i consigli del ragazzo ma continuava a sparare agli umani. «Accidenti...»
 Henry rise.
«Mira con la levetta di destra...» le suggerì, sparando ai suoi zombi al posto suo per salvarle il personaggio.
 Regina fece come le aveva detto e riuscì a prendere uno zombie. «L'ho ucciso .» disse ridendo
 «Yayy!!» esclamò il figlio, alzando la mano per battere il cinque con lei. «Grande!»
Regina batté il cinque continuando a ridere.
 Henry indicò lo schermo con gli occhi spalancati.
«Whoa, arriva l'orda! Spara a raffica!» disse iniziando a premere furiosamente i pulsanti.
 Regina andò in confusione iniziò a premere tutti i pulsanti a caso cercando di colpirne qualcuno.
 «Ne hai presi tre! Vai alla grande!» la esortò, sorridendo mentre falciava gli zombie.
 Regina cercò di rimanere concentrata ma poi venne assalita e fatta a pezzi.
«Mi hanno uccisa...»
 Henry fermò il gioco, ridendo.
«L'orda è imbattibile. Ci provo da settimane.» spiegò voltandosi a guardarla. «Te la sei cavata benissimo.»
 «Sono sicura che riuscirai a sconfiggerli...» gli sorrise «Sai quando torna tua madre?»
 Henry guardò l'orologio sullo schermo.
«Tra poco, credo.» disse, e in quel momento si aprì la porta di casa.
«Sono tornata... tutto bene?» chiese Emma entrando.
 Regina guardò verso la porta. «Sì, tutto bene.» disse alzandosi «Spero che non ti dispiaccia Henry mi ha permesso di prendere uno dei tuoi completi, avevo bisogno di fare una doccia...»
 Emma la guardò.
«Figurati, non c'è problema, prendi tutto quello che vuoi...» sorrise nel rendersi conto che entrambe avevano istintivamente abbandonato i toni formali. Si sfilò la giacca di pelle nera e la appese tra i blazer di Regina. Un veloce gesto della mano, nascosto dalla parete, sostituì la maggior parte dei blazer con le sue giacche di pelle. Ora aveva più senso, nel caso Regina ci avesse fatto caso.
Camminò poi fino al salone.
«Ho provato a guardare nel database, ma non c'è niente. La buona notizia è che sei incensurata.» mentì. «Il dottor Whale si scusa per il ritardo della diagnosi, ma si era inceppato il computer e non riuscivano ad avere i risultati della tac. Dice che non ci sono traumi evidenti, e forse si tratta di stress.»
 «Oh capisco...quindi devo solo aspettare? Nessuno mi sta cercando?» chiese amareggiata e lievemente triste.
 Emma aggrottò un po' la fronte, dispiaciuta. Odiava vedere quello sguardo triste su di lei.
«Ho fatto richiesta nelle città vicine per eventuali denunce di scomparsa. Vedremo se verrà fuori qualcosa.» improvvisò.
«Grazie…» le sorrise la donna. Si fissarono per qualche istante di silenzio, poi Regina abbassò lo sguardo e si sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio, nascondendo il viso dietro al gesto. «Ho provato a cucinare qualcosa, Henry voleva le lasagne… spero vadano bene.» continuò.
Emma sorrise divertita al figlio.
«Vanno benissimo. Spero che non ti abbia fatto stancare troppo...»
 «Oh no, è stato bravissimo.» disse con un sorriso. «Scaldo le lasagne così tra poco saranno pronte.»
 «Faccio io. Tu rilassati pure.» obiettò la bionda, sparendo in cucina un attimo dopo.
«Ti aiuto.»  disse seguendola. « Almeno fammi apparecchiare.»
 «Non esiste! Hai già cucinato!»
 «Non è un problema…davvero.» insistette la mora
 «Lo è per me! Vai sul divano e rilassati, apparecchio io.» le disse sorridendole.
 «Va bene grazie.» Regina le sorrise e tornò in soggiorno.
 Emma accese il forno sorridendo. Poi prese la tovaglia e preparò la tavola, ascoltandoli parlare mentre apparecchiava. Quando la lasagna fu pronta, prese la teglia e la portò a tavola.
«È pronto!» esclamò verso il salone.
 Regina si alzò dal divano e si diresse verso la sala da pranzo. « L'odore non sembra male, spero di non avvelenarvi.» disse ridendo sedendosi a tavola. Emma ed Henry si scambiarono un'occhiata divertita. Emma fece le porzioni, mettendole nei piatti, poi si sedette.
«Buon appetito...»
 «Buon appetito.»  rispose la donna iniziando poi a mangiare.
Emma mangiò la lasagna, buona come al solito.
«È buonissima.» disse a Regina sorridendo. Henry concordò.
«Grazie.»  arrossì «Speravo lo fosse… a quanto pare me la cavo in cucina, per fortuna.»
 Emma annuì.
«Te la cavi eccome!»
 Regina le sorrise e continuò a mangiare
 Henry divorò la lasagna, e fece il bis. Emma finì la sua.
 Regina li guardò mangiare. «Avevate proprio fame.»
 Emma si strinse nelle spalle.
«No, era solo molto buona.»
 «Mi fa piacere.»  rispose «Lavo i piatti...» disse alzandosi.
 Henry si alzò al volo.
«Non credo proprio.» disse, sfilandole il piatto da sotto al naso e prendendo anche gli altri prima di andare in cucina.
 Regina sorrise. «Lascia almeno che ti aiuti.»
 Emma la fermò.
«No, lo aiuto io. Tu sei l'addetta al divano.»
 Rise. «Non credo che esista una cosa del genere....»
 La Salvatrice le fece l'occhiolino.
«Esiste da ora.»
 Regina sorrise e alla fine fece come le era stato detto, si accomodò sul divano. Soddisfatta dalla vittoria, Emma finì di sparecchiare e chiese ad Henry di lasciarle sole per un po'. Il ragazzo le fece l'occhiolino e salì le scale di corsa, ed Emma raggiunse Regina.
« Henry?» le chiese la donna, notando che il ragazzino non era con lei
«Era stanco, è andato a dormire.» spiegò sedendosi accanto a lei.
«Vuoi qualcosa da bere?»
 «Si, grazie. Non ricordo se c’è qualcosa che preferisco quindi prenderò quello che prendi tu.» le rispose
 Sul viso della Salvatrice si dipinse un sorriso abbagliante.
«Abbiamo il miglior sidro di mele della storia...» disse alzandosi per andare a prenderlo.
 «Perfetto.»  le sorrise la mora.
 Emma prese e posò tutto sul tavolino, versando poi il sidro in due bicchieri. Gliene porse uno.
 Regina afferrò il bicchiere e la ringraziò con un sorriso. Si portò il bicchiere alla bocca e prese un sorso di sidro. « È buonissimo.»
Emma ridacchiò, bevendo a sua volta.
«Sempre merito del sindaco.» spiegò.
 «Non avevo mai assaggiato niente di così buono...credo.»  disse scoppiando a ridere
 Emma rise.
«Già, neanche io...» ammise.
Regina finì il suo sidro. « Sarai stanca, vorrai andare a letto.»
 La bionda scosse appena la testa.
«No, sto bene. Ma forse tu sei stanca...»
«No, sto bene...Cerco di ricordare...ma nulla.»
 Emma premette le labbra tra loro.
«Sai, c'è uno psicologo qui a Storybrooke. Forse può aiutarti...»
«Non mi piace parlare delle mie questioni private...» si mise sulla difensiva.
 Emma inarcò le sopracciglia.
«Ehm.. no, non in quel senso, ma... per ricordare. Magari conosce qualche tecnica per farti tornare la memoria.» si spiegò.
 Regina ci pensò su per qualche istante. «Forse... potrebbe essere un idea...»
 Emma le sorrise.
«Provo a chiederglielo domani.»
«Grazie...Mi sembra una bella città...»
 Emma annuì. «Lo è.» Quando non ci sono mostri & co in giro, aggiunse mentalmente. Sempre meglio della Foresta Incantata, comunque. Bevve un altro sorso di sidro.
 Regina le sorrise e sbadigliò. «Scusami...»
 Emma le rivolse un sorriso intenerito.
«Sicura di non essere stanca?»
 «Forse lo sono.» ammise la mora arrossendo. Emma finì il suo sidro.
«Dai, sarà meglio andare a letto.» disse alzandosi.
 «Già.» Regina si alzò a sua volta.
Emma aggirò il divano e si avvicinò alle scale, aspettando che passasse con la mano sull'interruttore per spegnere le luci. La mora la seguì e si fermò ai piedi della scala. Emma spense le luci al piano di sotto e la raggiunse. La guidò fino alla stanza degli ospiti. Si stupì di quanto conoscesse quella casa, di quanto si sentisse a casa, lì dentro. Non ci era entrata così tante volte, in fondo, eppure era come se la conoscesse da sempre.
 Regina sorrise. «Grazie ancora...» disse entrando nella stanza.
 Emma le sorrise e si strinse nelle spalle, incrociando le braccia sotto al petto.
«Di nulla.» mormorò.
 Regina rimase ferma sulla soglia della porta. «Buonanotte.» disse infine.
 Emma esitò ancora un secondo a guadarla, quindi le sorrise.
«Buonanotte.» disse prima di voltarsi ed andare nella camera da letto di Regina.
 La mora entrò nella sua stanza e chiuse la porta. Si tolse i vestiti e si mise a letto. Si addormentò dopo pochi minuti sentendosi esausta.
 Emma chiuse la porta, sdraiandosi poi supina sul letto senza spogliarsi, sospirando, esausta. Si addormentò così, troppo stanca per avere la forza di cambiarsi.
   
 
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