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Autore: paie    23/06/2009    2 recensioni
Edward Cullen si troverà a compiere una scelta importante pur di salvare Bella, ma quale sarà? E' disposto a perdere tutto per lei?
Genere: Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: Alternate Universe (AU), What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Ciao! Eccomi tornata con il secondo capitolo!
ringrazio:
Confusina_94, Patrizia70 e Twilight_the best per aver messo la storia tra i preferiti.
Eka, per averla messa tra le seguite.
Tiva95, Confusina_94 e Twilight_ the best per aver recensito.
spero di leggere nuove recensioni, al prossimo aggiornamento. Bacia, Paie.

Edward pov

Non riuscivo più a reggere quella situazione, per quanto cercassi di avere fiducia non riuscivo a calmarmi, a non sentirmi in colpa.  Se solo quel giorno..se.. ma è inutile ripensare a quel giorno. Mio padre mi ripeteva che i sensi di colpa non mi avrebbero aiutato in nessun modo per sistemare la vicenda ma era inutile, sentirmi in colpa era più forte di me. Il peso di quegli anni mi opprimeva sempre più e provavo fuggire per poi ricadere in pensieri bui e orripilanti. Uno in particolare continuava ad affollare la mia mente e, con le mie sole forze, avevo provato a trovare delle risposte, delle certezze. La mia ricerca, però, mi aveva portato pochissimi risultati tranne un nome. Un certo Philiph Garner. A quanto dicevano le voci delle varie ricerche, abitava nella mia stessa regione, in un paesino vicino al mare. << Bene, prenderò il cavallo e finalmente avrò forse delle risposte >>, mi dissi.
Incitai il cavallo a galoppare più veloce, prima conoscevo quel tizio, prima avrei avuto risposte. Finalmente arrivai in quel paesino, scesi dall’animale ed entrai in uno dei bar. Chiesi a un bel po’ di gente se conoscessero il tizio che cercavo ma ogni volta che nominavo il nome, si rifiutavano di rispondermi oppure mi spingevano via come se fossi portatore di colera. Non capivo il motivo di tale comportamento ma non mi feci intimidire. Stavo passando fra due tavoli, per fare un ultimo tentativo quando una donna, vecchia  e malandata, mi chiamò.
<< Giovanotto >>, mi disse. << So chi cercate e non capisco il motivo per cui lo fate. Vi do un consiglio: andatevene finché siete in tempo. Non è un gentil’uomo quello lì >>.
<< Non mi aspettavo che lo fosse, signora. Ditemi, per piacere, voi sapete dove posso trovarlo? >>, chiesi, cercando di essere più calmo ed educato possibile.
<< Vi ripeto il mio consiglio: andatevene finché potete. Non è gente adatta a voi. Comunque mi sembrate un tipo cocciuto, ma educato. Vi dirò dove abita ma… >>, si interruppe lei.
<< Se per incontrarmi, quest’uomo cerca soldi, non ho nessun problema >>, ammisi frettoloso.
La donna scoppiò a ridere, mentre io la guardavo sbalordito.
<< No, non cerca soldi, non se ne fa nulla. Ne ha a bizzeffe di denaro, quello. È rischioso, molto rischioso cercarlo. Sto cercando in tutti i modi di trovare un motivo per cui, voi, siete così frettoloso di conoscerlo e sono arrivata a due conclusioni: o siete pazzo, cosa che dubito fortemente; o cercate la morte >>. Continuavo a fissare la donna in silenzio, le sue parole erano vere. Sapevo che la mia ricerca mi avrebbe portato a qualche pericolo ma ora, mentre quella donna mi ripeteva confermando ciò che il mio inconscio mi stava gridando dentro da giorni, riuscivo a capire la pericolosità di quell’azione. La difficile scelta del sapere mi si stava spalancando davanti agli occhi. Dubbi iniziavano a nascere nella mia mente: era giusto ciò che stavo facendo? Cosa mi avrebbe portato? Però le immagini della mia donna su quel letto a soffrire mi diedero la forza di andare avanti.
<< Mi dica solo dove abita >>, conclusi con la voce tremante.
<< Come vuole. Deve seguire il sentiero che porta alla spiaggia, ci sarò un bivio, deve prendere la strada di sinistra e continuare per qualche metro. Non può sbagliare, c’è solo una baracca. Lì abita il tizio che cerca. Ve lo ripeto, ragazzo, andatevene finché siete in tempo >>.
Appresi bene tutte le indicazioni che mi aveva dato e con un semplice saluto, uscì dal locale. Salì sul cavallo e, in galoppo, mi avviai verso il luogo prima indicatomi. Ne ero convinto, ora. Avrei conosciuto quel Garner, fregandomene delle conseguenze. L’unica cosa che volevo era che Bella stesse bene. Non c’era nessuno sul tragitto verso la spiaggia così arrivai velocemente al bivio. Ero diventato impaziente, ora che la mia possibile fonte di sapere era vicina, volevo raggiungerla subito.
<< Sinistra >>, dissi ad alta voce.
Feci voltare il cavallo verso quella direzione e continuai dritto finche non vidi sul fondo una tenue luce. Più mi avvicinavo, più il mio cuore batteva. Incitai al massimo il cavallo e raggiunsi in brevissimo tempo la casa. Scesi giù dall’animale con un salto, feci un bel respiro cercando di rimettere a posto le idee e trovare quel coraggio che mi serviva per affrontare l’ignoto. Perché di questo si trattava, dell’ignoto. Mi avvicinai alla porta ripetendomi: << devo farcela, devo farcela…posso farcela… >>.
Bussai piano ma non ricevetti risposta. Bussai più forte. Niente.
<< No! Non mi tirerò indietro ora! >>, dissi fra me e me.
Iniziai a tamburellare coi pugni la porta. Finalmente sentì un rumoe dentro la casa. Si era deciso, allora!
<< Ehy! Ti sembra il modo di bussare? >>, disse un uomo. Aveva la barba lunga e grigia, i capelli dello stesso colore , lunghi e oliosi. La pelle del viso era ricoperta di profonde rughe che aiutavano la testa a sembrare un teschio. Gli occhi erano color ebano, così profondi da incutere timore.
<< E’ lei il signor Philiph Garner? >>, chiesi, deciso.
  
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