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Autore: Il corsaro nero    24/11/2017    2 recensioni
In ogni fiaba si sa già il destino dei personaggi.
I buoni vivono per sempre felici e contenti mentre i cattivi muoiono.
Non ci si può fare niente.
Non si può sperare di cambiarlo... o forse no...
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bra, Bulma, Tarble, Trunks, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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CAPITOLO 13: IL RICORDO DI UN SORRISO


Questi biscotti li ho fatti per te, fratellone.” dichiarò Bra mostrando, tutta orgogliosa, un pacchettino legato con un fiocco rosso.

Trunks sorrise mentre prendeva il pacchetto della sorella.

Era bello sapere che la propria sorellina pensava a te...

Lo aprì e prese un biscotto dalla strana forma.

Ma cosa accidenti era?

Scusa, Bra, ma cos'è?” le domandò, un po' nervoso, Trunks e la bambina, prontamente, rispose, sorridendo: “Un micio. L'ho fatto all'asilo. E' carino, non è vero?” Questo sarebbe un gatto?! Sembra più il mostro peloso di quel libro per bambini. Commentò, mentalmente, Trunks ma non disse nulla alla bambina.

Ci sarebbe rimasta male e non era una cosa carina dopo quel pensiero gentile...

Trunks si mise in bocca il biscotto e se lo mangiò.

Non era ai livelli di quelli dei più grandi chef mondiali... ma almeno era commestibile.

La bimba sorrise tutta contenta, poi richiuse la sua borsetta rosa piena di fiocchi e gatti.

Trunks riuscì a vedere altri due pacchetti dentro di essa.

Ehi, Bra. Per chi sono quei pacchetti?” le domandò, incuriosito, e la sorellina rispose: “Uno è per papà e l'altro per il Lupo Cattivo.” “E per Goten non hai preparato niente?” “Pensavo che avreste condiviso i biscotti.”

Trunks sospirò.

Sua madre era andata a prendere Bra prima all'asilo per permetterle di stare accanto ai suoi tre uomini speciali.

Il primo turno era toccato a lui, poi sarebbe stata la volta di papà e, infine, del migliore amico di Bra, che lei chiamava il Lupo Cattivo e a cui papà aveva donato un rene per salvargli la vita.

Sapeva tutte quelle cose perché sua madre gliele aveva raccontate quella mattina.

Mentre lui doveva ancora raccontarle una cosa molto importante.

La gravidanza di Mai.

Appena Bra sarebbe andata da papà, lui avrebbe raccontato tutto alla mamma.

Sapeva già che avrebbe fatto prendere un grosso colpo a tutti ma doveva farlo...

Per un bel pezzo, Bra continuò a raccontare, senza sosta, tutto quello che aveva fatto quel giorno all'asilo, poi, la bambina guardò l'orologio e dichiarò: “Devo andare da papà! E' il suo turno. Ciao, fratellone, ci vediamo dopo.” e uscì in fretta e furia dalla stanza.

Bulma ridacchiò per la vivacità della figlia ma Trunks rimase in silenzio.

Era il momento!

Mamma...” sussurrò con un filo di voce “Ti devo dire una cosa...”


Bra aprì la stanza dove suo padre era stato ricoverato.

Suo padre era seduto sul letto con una rivista in mano.

Papà! Ti ho portato un regalo!” esclamò la bambina entrando nella stanza.

Vegeta smise di leggere la rivista e le sorrise.

Ciao, Bra. Com'è andata oggi all'asilo?” le domandò e la figlia, con gran sorriso sulle labbra, raccontò: “Benissimo, papà. Oggi la maestra ci ha fatto fare i biscotti e io ho preparato questa confezione per te.”

La bimba aprì la sua borsa e tirò fuori il piccolo sacco col nastro rosso.

Questo l'ho fatto per te.” dichiarò la bambina mentre glielo passava.

Vegeta lo aprì e cominciò a mangiarli.

Senti, papà...” domandò, ad un tratto, Bra e il padre le domandò: “Cosa c'è, Bra?” “Non mi odi, vero?” “E perché dovrei odiarti?” “Perché per colpa mia hai rinunciato a un rene. Mi sono comportata da egoista... ho pensato al bene del mio amico invece che a te, che sei il mio papà, e ci hai rimesso tu. Mi dispiace...”

Suo padre le allungò un braccio e con esso le accarezzò la testa turchina, sussurrandole: “Non ti odio per nulla, Bra. Anzi, dovrei ringraziarti. Prima di conoscere tua madre, per anni ho pensato solo a me stesso. Non m'importava niente di ciò che mi circondava. Niente aveva senso per me. Credevo che la vita fosse soltanto una grossa fregatura. Poi, è arrivata tua madre e ho capito che stavo sbagliando. Così, è iniziato il mio risveglio. Di colpo, tutto cominciava ad avere un senso. Poi siete arrivati tu e Trunks. I vostri sorrisi mi facevano sentire felice. Mi riscaldavano il cuore. Ieri notte, ho sentito qualcosa dentro di me, che mi ha spinto a donare il mio rene al tuo amico. Non so come spiegarlo... ma ho sentito il dovere di farlo... non so cosa riserverà il futuro a me o al tuo amico... ma so di aver fatto la cosa giusta. Lo sento.”


...E questo è tutto, mamma. Ti prego, non arrabbiarti con me o con Mai. Ti giuro che non l'abbiamo fatto apposta!”

Trunks era nervoso.

Aveva appena raccontato tutto a sua madre.

Adesso, doveva solo aspettare la reazione della donna, che di certo sarebbe stata tremenda.

Sperava solo che non si arrabbiasse con Mai...

Lo sai, Trunks, che prendersi cura di un bambino è molto dura?” gli domandò, ad un tratto, Bulma e il ragazzo ammise: “Lo so... ti giuro che non era nostra intenzione...” “Cosa intendete fare?” “Pensiamo di sposarci appena mi sarò dimesso dall'ospedale...” “Mi auguro che non volete sposarvi solo per il bambino.” “No... su questo puoi stare tranquilla, mamma. Prima ancora che succedesse tutto questo, volevo chiederle di sposarmi.”

Bulma rimase in silenzio un attimo, poi lo rimproverò: “Avreste dovuto fare più attenzione.” “Lo so, mamma, scusaci.” “Beh, ormai quel che fatto è fatto. Sii un padre responsabile, figliolo, e non combinare altri pasticci.” “Grazie, mamma.” “Sentirsi chiamare mamma sapendo che fra qualche mese diventerò nonna fa un certo effetto...”

I due risero per un po', poi Bulma commentò: “Certo che è proprio un'abitudine nella famiglia di tuo padre combinare queste cose...” “Cosa intendi?”

Bulma si accorse di aver parlato troppo e, capendo che non poteva tirarsi indietro, lo pregò: “Ti prego, Trunks, non raccontare quello che sto per dirti a papà.” “Perché? Lo saprà già, dato che è una cosa che lo riguarda...” “No... vedi... è una cosa di cui nemmeno lui è a conoscenza... lo so solo io perché me l'ha confidato una volta tua nonna.” “Che cosa, mamma?” “Trunks... tuo padre è stato concepito prima del matrimonio tra i tuoi nonni.”

La risposta fece restare di sasso Trunks.

Suo padre era stato concepito prima del matrimonio?!

Accade quando i tuoi nonni avevano ventun anni e studiavano entrambi all'università. Una sera, dopo aver studiato insieme, si lasciarono trasportare della passione che li dominava e... fecero quello che tu e Mai avete fatto, con lo stesso identico risultato. Con una differenza: alla notizia della gravidanza, tua nonna avvisò tuo nonno e decisero di sposarsi.” raccontò Bulma e Trunks commentò: “Allora è per questo che mio nonno se n'è andato... forse, per lui, la nonna non era altro che l'amore di una notte e si sentiva intrappolato in una gabbia senza via d'uscita...” “Io non credo.”

Trunks guardò sua madre, incredulo.

La donna continuò: “Io non credo affatto che per tuo nonno la nonna sia stato l'amore di una notte... io credo che l'amasse, come tu ami Mai... non so per quale motivo se ne sia andato, ma sento che è così. In più, ho come la sensazione che, in realtà, quei due cercassero solo qualcosa che li spingesse a sposarsi... qualcosa di concreto e indissolubile... come un figlio.” “Mamma, è assurdo. Se fosse come dici, allora perché il nonno se ne è andato con un'altra donna? Lo sanno tutti che aveva un'amante.” “Te l'ho detto, Trunks. Non so perché il nonno se ne sia andato di casa, ma sento che amava sinceramente tua nonna. Non so come spiegarlo ma me lo sento.” concluse la donna.

Trunks rimase in silenzio un attimo, poi le disse: “Mamma, queste cose accadono solo nelle favole. Nella vita reale queste cose non succedono...” “Chi lo sa, Trunks. Chi lo sa...”


Uno, due, tre, quattro, cinque...

Stava contando i fiocchi di neve che finivano sulla finestra della sua stanza.

Nevicava fitto fitto da un paio di giorni e, secondo il meteo alla radio, la neve sarebbe continuata ancora per qualche giorno.

Per qualche altro giorno della sua sporca esistenza.

Nemmeno il suo desiderio di morire era stato esaudito.

All'ultimo momento, un misterioso donatore gli aveva dato ciò che a lui serviva per salvarsi: un rene.

Così, adesso, era salvo, con una nuova vita davanti.

Ma la voleva davvero?

In tutti quegli anni, non aveva fatto altro che vivere nel suo silenzio, nella sua colpa, nel suo dolore e, soprattutto, nella sua solitudine, aspettando, finalmente, di morire a causa della sua malattia.

Anche prima di scoprire la malattia, aveva sempre vissuto così.

Poi aveva conosciuto lei e, in un attimo, la sua vita aveva preso una piega decisamente diversa.

Accanto a lei, prendeva vita un nuovo mondo, un mondo che voleva conoscere.

Con lei, aveva deciso di rischiare, di trovare la felicità che per anni gli era stata negata... così, avevano deciso di creare una famiglia, composta da lui, lei e il loro bambino.

Poi aveva fatto una stupidaggine e la sua famiglia si era distrutta come un vaso caduto.

Che sciocco che era stato... non avrebbe mai dovuto farlo...

Così, era tornato in quello stato, quello dell'uomo solo, senza alcuna speranza per il futuro.

Tanto, la vita non aveva alcun senso.

L'aveva capito a tre anni...

CRIC CRIC

Un passo leggero si fermò davanti alla sua porta.

Strano, non era ancora l'ora della medicina...

Nonostante la stranezza, rimase a fissare i fiocchi di neve dalla sua finestra.

La porta si aprì e una voce allegra e vivace esclamò: “Signor Lupo Cattivo!”

Non era necessario voltarsi per capire chi era.

Ma guarda chi c'è. Sembra proprio che tu non riesca a starmi lontana, eh, Cappuccetto Rosso?” le domandò, guardandola.

La bambina più rompiscatole di tutte... ma anche quella più adorabile... l'unica capace di dare un senso alla sua vita e spingerlo a vivere...

Bra spinse una sedia vicino al suo letto e tentò di salire ma, essendo troppo piccola, faceva molta fatica.

Ad un tratto, la piccola sentì qualcuno sollevarla e posarla sulla sedia.

Non doveva nemmeno voltarsi per capire chi era stato...

Grazie, signor Lupo Cattivo.” lo ringraziò, con entusiasmo la bimba, sedendosi.

Per un po', i due non si dissero niente ma, poi, Bra espresse quella domanda che le ronzava in testa dalla sera prima: “Signor Lupo Cattivo, perché non mi ha detto niente della sua malattia?”

Lui, per un attimo, rimase in silenzio, poi confessò: “Perché non volevo perdere il tuo sorriso. Volevo ricordarti con quel tuo piccolo e caldo sorriso mentre ero in punto di morte.”

Lei lo ascoltò in silenzio e poi chiese: “Signor Lupo Cattivo... dove sono sua moglie e suo figlio? Perché non sono venuti in ospedale?” “Abbiamo chiuso i contatti molti anni fa. Non so dove sono, dove vivono e cosa fanno... come loro non hanno mai saputo della mia malattia...” “Ma è una cosa tremenda! Una famiglia non dev'essere così divisa! Lei... a rischiato di morire da solo... senza nessuno... nessuno merita di morire da solo.” “Io sono il Lupo Cattivo, Cappuccetto Rosso. E, come tutti i cattivi devo morire da solo...” le sussurrò mentre si voltava.

Non appena si voltò, sussultò.

Lei stava piangendo.

Delle calde lacrime le rigavano il viso paffuto.

Ehi... perché piangi?” le domandò, cercando di avere più tatto possibile e lei rispose: “Piango perché penso a come dev'essere stato solo in tutti questi anni... io, se avessi avuto un figlio, sarei stata malissimo a vederlo così lontano da me... lei non si merita questa solitudine, questo dolore... vorrei fare qualcosa per aiutarla...”

L'uomo rimase in silenzio.

Aveva troppa paura di parlare e dire qualcosa di sbagliato.

Le avvicinò un dito al viso e, con esso, le asciugò le lacrime.

La piccola lo guardò, incredula, e lui le disse: “Sai... in fondo al mio cuore, io ho sempre desiderato che qualcuno piangesse per me...”

Bra era felice perché sentiva di aver fatto qualcosa di bello per il suo Lupo Cattivo.

Qualcosa che l'aveva fatto sentire meno solo...

La bambina era così felice che sorrise.

Non si accorse che l'uomo aveva sussultato.

Perché quel sorriso era identico a un sorriso che apparteneva al suo passato.

Un sorriso che apparteneva a una persona che per lui era stata molto speciale...


37 e mezzo... ti sei beccato proprio una bella influenza...” dichiarò la donna, dopo aver dato un'occhiata al termometro.

Il piccolo sollevò la testa e la fissò, in completo silenzio.

La madre si alzò dalla sedia e disse: “Vado a prepararti una bella camomilla calda col miele.”

Inaspettatamente, però, sentì qualcosa afferrarle con forza il polso.

Si voltò e vide il piccolo che le teneva il braccio.

Non disse niente ma i suoi occhi parlavano per lui.

Ho capito, resto qui.” si arrese, risedendosi sulla sedia.

Il bambino si risistemò nel letto, tutto contento, mentre lei accarezzava i suoi capelli.

L'ultima cosa che vide, prima di crollare nel mondo dei sogni, fu il tenero e dolce sorriso di sua madre.


L'uomo richiuse gli occhi, sperando di ricordare qualcos'altro, ma, come al solito, non ci riuscì.

Era più che naturale.

Sua madre, assieme a suo padre, era morta quando lui aveva compiuto tre anni.

Non ricordava assolutamente niente di lei, il suo viso o il tono della sua voce, l'unica cosa che ricordava era il suo sorriso.

Quando si era ammalato, aveva solo due anni e mezzo, eppure ricordava tutto alla perfezione.

Perché quello era stato uno degli ultimi momenti con sua madre.

Quando era finito alla casa degli scarti, non voleva assolutamente che qualcuno prendesse il posto di sua madre e di suo padre.

Per questo, non parlava con i genitori venuti in visita e, soprattutto, non voleva che qualche assistente sociale gli stesse accanto durante le malattie.

Quel gesto era di sua madre!

Nessuna donna al mondo si sarebbe mai sostituita a lei.

Eppure, per la prima volta, aveva trovato qualcuno che poteva, in qualche modo, sostituirla.

Una bambina di soli tre anni, con i capelli turchini, i grandi occhi azzurri, vestita di rosso dalla testa ai piedi, scocciatrice come poche che sorrideva proprio come sua madre.

Nello stesso identico modo.

   
 
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