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Autore: rocchi68    24/11/2017    3 recensioni
“La giovinezza è sia una bugia, che un male. Quelli che elogiano la giovinezza stanno solo ingannando se stessi e chi gli sta vicino. Credono che quelli che gli stanno attorno approvino sempre gli atti che compiono.
Usando la parola giovinezza, loro alterano e stravolgono il buonsenso e qualsiasi cosa ci sia di logico.
Per loro bugie, segreti, peccati e insuccessi non fanno altro che aggiungere pepe alla loro giovinezza.
Se il fallimento è il simbolo dell’essere giovani come dicono, allora qualcuno che non è riuscito a farsi degli amici dovrebbe essere all’apice della sua giovinezza, giusto?
Ma di certo, nessuno di loro lo ammetterebbe mai perché tutto deve andare come più gli torna comodo.
Per concludere: gli idioti che si godono la loro gioventù dovrebbero suicidarsi”.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dawn, Scott, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Rimasti soli, Scott si voltò a fissare la compagna.
Era ancora rossa per quello che aveva detto e sembrava, in qualche modo, felice.
Tuttavia Scott si sentiva terribilmente in colpa: come poteva spiegarle che quella era stata solo una mossa disperata per proteggerla da George?
Non negava d’amarla, ma non si sentiva sufficientemente pronto per ammetterlo o per gridarlo ai 4 venti.
“Scott…” Mormorò lei imbarazzata.
“Lo so, Dawn. Mi dispiace d’averti messo in imbarazzo.”
“Mi hai protetto.” Gli fece notare la ragazza.
“Credo sia naturale.”
“Perché?” Lo interrogò incuriosita.
“Conosco bene George e so che una volta sfruttata una ragazza, poi la getta via come se nulla fosse successo.” Sbuffò il giovane, prendendo il cellulare dalla tasca destra dei jeans e mandando un messaggio alla sorella.
“Io…”
“È per questo che volevo evitare che tu fossi presente.”
“L’avevi previsto?” Soffiò sorpresa.
“Temevo che cercasse di metterti in mezzo e che si approfittasse della situazione e come vedi, avevo ragione.”
“Non sembrava così viscido.” Gli fece notare Dawn.
“L’aspetto spesso inganna le persone.”
“Lo so.”
“Prendi me ad esempio. Io sembro un teppista e invece sono solo un liceale dal carattere impossibile.” Sbuffò annoiato.
“Ed io cosa sembro?” Domandò attirata dalla possibilità di conoscere i reali pensieri che l’amico aveva sulla sua presenza, sul suo aspetto o carattere.
“Ciò che gli altri vedono alla prima occhiata non cambia mai.”
“Davvero?” Chiese la giovane.
“La prima volta credevo fossi una seccatura.”
“Ehi!” Lo rimproverò, girandosi infuriata e dandogli le spalle.
“Stavo solo scherzando e poi non è questa la vera opinione che ho su di te.”
“Davvero?” Mormorò, rigirandosi di scatto e facendo ondeggiare i suoi lunghi capelli biondi. Fu nel sistemarsi un ciuffo ribelle che gli aveva coperto l’occhio sinistro che tornò a prestargli la sua completa attenzione
“Ora so per certo che sei una seccatura.” Ridacchiò, facendola sorridere.
“Ti diverti tanto?”
“Comunque ad essere sinceri, ho sempre pensato che tu fossi troppo buona con le persone e che questa bontà potevi pagarla cara.” Ammise senza troppi giri di parole.
“Invece è andato tutto bene.” Lo rassicurò.
“Anche se oggi abbiamo rischiato parecchio.”
“Potevi inventarti qualcosa di diverso.” Gli fece notare con una smorfia di finto fastidio e ottenendo una scrollata di spalle in risposta.
“Non sarebbe bastato.”
“E se non fosse stato sufficiente?” Chiese Dawn, facendolo sorridere lievemente.
“A quanto pare non ci siamo dovuti inventare nulla di troppo imbarazzante.” Ridacchiò, spegnendo il suo entusiasmo dinanzi allo sguardo serio della Presidentessa del club.
“Poteva pretendere qualcosa.”
“Credi volesse assistere ad un bacio?”
“Esatto.” Rispose, arrossendo nuovamente.
“Mi sarei sentito un infame a lasciarti andare via con quello, ben sapendo cosa sarebbe successo e cosa avresti passato.”
“Avrei negato comunque.” Borbottò la giovane, vedendolo sussultare.
“Perché mai? Ti saresti scrollata di dosso la vita da single che tutti i liceali odiano.” Osservò Scott, cercando di decifrare qualcosa dallo sguardo dell’amico.
“Non è il ragazzo che amo.” Confessò tranquilla, raccogliendo la sua borsetta.
“C’è qualcuno che ti piace?” Riprovò con tono fintamente allegro.
“Forse.”
“L’amore è una cosa molto stimolante.”
“E tu?” Domandò Dawn.
“Lo capirai quando sarai più grande.” Borbottò, facendola imbronciare.
“Sei insopportabile, lo sai?”
“Tu, invece, non lo sei neanche un po’.” Sussurrò il giovane.
“Perché non mi dici la verità?”
“Sei troppo curiosa.” La rimproverò, avvicinandosi e accarezzandole la testa come se fosse una bambina.
“La smetti di trattarmi così?” Tuonò, scostando la sua mano.
“Stai calma.”
“Non parlarmi così.”
“Non serve che ti arrabbi tanto, anche se vederti infuriata mi fa guadagnare qualcosa.” Ammise, allargando il suo sorriso.
“Del tipo?”
“Significa che tieni molto a me e poi diventi più interessante.” Borbottò con un ghigno compiaciuto.
“Interessante?”
“Le emozioni sono delle vere incognite.”
“Come?” Chiese la giovane, mentre Scott raccoglieva le loro borse dal suolo e apriva la porta del club.
“Probabilmente sono così insicuro perché sarebbe solo la seconda volta che conosco l’amore.”
“Lei conta molto per te?” Domandò Dawn, seguendolo nel corridoio.
“Immensamente.”
“E perché non ci provi?”
“Già una volta sono rimasto scottato e il fuoco non è un elemento con cui puoi giocare a cuor leggero.” Rispose, scendendo i primi gradini che li avrebbero condotti nell’ufficio di Chris.
Se conosceva bene sua sorella, Scott era pronto a scommettere che l’aveva fatto ammattire. Era quasi certo che lei avesse posto al prof domande molto intime riguardo il suo essere ancora scapolo.
E altre domande imbarazzanti a cui Chris non poteva rispondere con qualche minaccia di espulsione.
Alberta, in conclusione, doveva essersi divertita un mondo.
“Ricordi cosa mi hai detto tempo fa?” Bisbigliò, affiancandosi all’amico e sfiorandogli appena la mano sinistra.
“Non proprio.” Si rammaricò, rallentando leggermente l’andatura.
“Mi hai fatto notare che se non affrontavo le mie paure, poi sarebbero diventate più grandi di me e mi avrebbero schiacciato.”
“Una paura e un sentimento non sono la stessa cosa.”
“Lo sono invece.”
“E in che modo?”
“Se un amore non è corrisposto poi si tende a soffrire e ci si rifugia nella paura. È solo la paura stessa ad impedirti di cercare d’ essere felice, nonostante se ne abbia un gran bisogno.”
“Sei diventata molto matura in questi mesi.”
“Hai intenzione di dirmi chi è la fortunata?” Chiese con una nota di fastidio che Scott non riuscì a percepire.
“Un giorno forse.” Borbottò il giovane.
“E comunque non è solo questo ciò che devi dirmi.” Provò Dawn, sperando che lui intuisse di cosa stava parlando.
“Parli di quel segreto?”
“Più è importante, meno si ha voglia di parlarne.” Rispose la ragazza, superandolo e aprendo la porta dell’ufficio di Chris.
Così come immaginava Scott aveva trovato la sorella intenta a far ammattire il professore.
Lui aveva gli occhi al soffitto solo per cercare qualche motivo per non strozzarla, anche se il rosso ne aveva pronti diversi per sostenerla.
Il primo è che Alberta faceva parte della sua famiglia.
La seconda è che Lucas non ne sarebbe stato felice.
Il terzo è che anche lui si divertiva a vedere Chris in difficoltà.
E in ultima lo faceva perché sua sorella era una calamita di novità e spesso l’aveva aiutato a trovare risposte in un mare di domande.
Per Chris, liberarsi di quell’adorabile canaglia, fu un sollievo.
Appena usciti i 3, lui era sprofondato nella sedia e si era fumato mezzo pacchetto da quanto era nervoso.
Quella iena era riuscita a svuotarsi la coscienza.
L’aveva reso partecipe di tutto lo strapazzo dei preparativi del matrimonio e di altre storie molto noiose.
Inoltre aveva rigirato più volte il coltello nella piaga affermando che dell’intero corpo di professori lui era l’unico scapolo.
Anche se ad essere sinceri il termine che aveva usato era zitellone.
Perfino Chef Hatchet, noto per il suo caratteraccio, era sposato e lui era l’ultimo in graduatoria.
Inoltre rimarcava il concetto affermando che metà delle sue vecchie compagne di liceo erano già impegnate e sposate con tanto di figli piccoli al seguito.
Quella mezzora scarsa lo aveva annientato fisicamente, moralmente e psicologicamente.
Almeno non l’avrebbe più rivista e sperava vivamente che il suo futuro marito la trascinasse a milioni di miglia di distanza.
E in tutto ciò chi poteva rimetterci erano solo gli studenti.
Fumata qualche cicca, il prof era tornato a correggere delle verifiche con lo stesso occhio critico di un qualche letterato da premio Nobel.
Per quell’unica volta non sarebbe stato clemente.
 
A poca distanza, lungo il tragitto che li avrebbe ricondotti a casa, i tre ragazzi si ritrovarono a discutere di quanto era successo quel pomeriggio.
“Povero Chris.” Borbottò Scott, negando con il capo quasi capisse quale enorme seccatura fosse piovuta nel suo ufficio.
L’unica cosa che invidiava al professore è che lui c’aveva parlato solo mezzora, mentre lui doveva averci a che fare una vita intera.
“Non parliamo di questo. Com’è andata con George?”
“Bene.” Tagliò corto il rosso, scambiando un’occhiata d’intesa con la compagna di club.
“Scusa Scott, ma volevo sentire anche l’opinione di Dawn.” Ribatté Alberta, intuendo le intenzioni del fratello.
“Non è successo niente d’importante.” S’inserì la giovane che per buona parte del viaggio, ripensava a ciò che era successo quel pomeriggio.
Superato il litigio e la riappacificazione, era rimasta concentrata sui suoi tentativi di proteggerla e su alcune ammissioni che non aveva compreso appieno.
“Noto che tra voi qualcosa è cambiato.”
“Qualcosa?” Chiese Scott.
“Non so cosa sia, ma è lampante.”
“Credi che George ti possa disturbare ancora?” Sviò Dawn, sperando di portare Alberta su altri discorsi.
“Si è scusato e per me è sufficiente.”
“Per me non lo è.” Borbottò il rosso.
“Perché?” Lo interrogò la sorella, snobbando la suoneria demenziale del suo cellulare che l’avvertiva di una richiesta d’aiuto da parte di una sua compagna.
“Non è un ragazzo degno della mia fiducia.”
“Solo per questo?”
“Non posso accettare che qualcuno di simile si approfitti di qualche ragazza ingenua.” Sbuffò Scott, fissando il Sole che stava per tramontare.
“Ti preoccupi per gli altri?” Chiese con un ghigno Alberta.
“Mi preoccupo per le persone che conosco.”
“Ancora con questa storia?” Domandò Dawn.
“Lo sai Dawn che non potevo lasciarlo fare.”
“Cosa è successo?” S’informò Alberta, intuendo che il segreto tenuto dai due ragazzi si fosse sciolto come neve al sole.
“George ci ha provato con me, ma tuo fratello si è messo in mezzo.” Spiegò Dawn cercando di ridurre il numero di particolari.
“Ha fatto bene.” Commentò Alberta, tirando una pacca sulla spalla del fratello.
“È stato costretto a dire che sono la sua ragazza.”
“È stata la prima cosa che mi è venuta in mente.”
“Davvero originale.” Ridacchiò Alberta.
Solo la vicinanza alla porta di Dawn aveva sottratto Scott da una situazione potenzialmente imbarazzante.
Già s’immaginava la sorella che usciva con qualcosa che poteva alimentare i dubbi della compagna di club e questa era una delle cose che preferiva evitare.
La salutò con un semplice cenno del capo e uscì in strada, seguito a ruota dalla sorella.
Alberta nel vederlo tranquillo, perso nei suoi pensieri, decise di smuoverlo un po’.
“Continui su questa via.” Constatò Alberta.
“È l’unica che conosco.”
“O è l’unica che vuoi conoscere?”
“Non mi risulta mai troppo facile cambiare strada.”
“Ed io che credevo che questi mesi ti avessero fatto crescere.” Sbuffò la sorella, affiancandosi al fratello.
“Non è questione di crescere.”
“Allora cos’è?” Domandò la ragazza.
“Il terrore di perderla.”
“E restando sulle tue non credi di ferirla? Scott dovresti essere meno idiota e provare prima di cedere.”
“Tu non hai mai avuto dubbi in vita tua?” Sbuffò il rosso.
“Io sono sempre piena di dubbi.”
“Del tipo?”
“Non sapevo se saresti tornato a casa, non sapevo se fossi in grado di tornare come prima e non sapevo nemmeno se George avesse intenzione di rinunciare.”
“Questi sono dubbi legati ad altre persone.” Tentò Scott, facendola annuire.
“I nostri dubbi sono sempre fatti così.”
“E se ti dicessi che dubito d’essere promosso?” Chiese il rosso.
“È semplicemente un dubbio dettato dalla tua scarsa partecipazione.”
“Ho sempre paura quando non so cosa c’è dopo.”
“E sapere di restare così non è peggio? La stai illudendo di proposito o ci tieni a lei?” Domandò la ragazza, afferrando il cellulare e rispondendo al messaggio disperato della stessa ragazza che le aveva telefonato in precedenza.
“Spero di trovare il coraggio.”
“Sei sempre stato così spontaneo da distruggere le debolezze altrui con una semplice occhiata e ora questa tua insicurezza mi suona strana.” Riprese Alberta, digitando con foga nella chat e senza preoccuparsi troppo di ciò che aveva davanti a sé.
“In passato non avevo nulla da perdere.”
“Io posso solo ringraziarti per oggi…il resto è affar tuo.”
“Credevo di meritarmi un premio per ciò che ho passato.” Tentò il giovane, facendo sorridere la maggiore.
“Ieri non ne eri interessato.”
“Non volevo deludere Dawn.” Si spiegò, grattandosi la testa e fissando con scarso interesse le vetrine.
“Hai qualche desiderio?”
“I desideri, quelli veri, non sono reali e un giorno finiscono con lo svanire.”
“Quanto pessimismo da parte tua.” Sbuffò la ragazza.
“Ho odiato raramente me stesso, ma da quando sono tornato mi capita fin troppo spesso.”
“Perché?” Domandò lei.
“Non odiavo quasi nulla di me, ma da un po’ ci sto ripensando. Dawn è sempre stata al mio fianco e su di lei ho sempre riposto le mie aspettative. Credevo che un giorno fosse pronta a farcela da sola, ma non riesco ad abbandonarla.”
“Siamo quasi in maggio, fratellino, e nulla è perduto.”
“Abbiamo gli esami.” Borbottò nervoso.
“Aspetta che finiscano e poi prova a buttarti.” Riprese, spronando Scott a tentare prima che fosse tardi.
Sperava che non avesse visto male e che non fosse frutto di un’altra illusione.
 
Giunto a casa, andò nella sua stanza e si distese a letto.
Aveva sempre sbagliato.
Mai una volta che con Dawn facesse la cosa giusta.
Nel pensarlo, si perdeva a contare quanti giorni di scuola erano rimasti.
Quanto mancasse prima di perdere di vista i suoi compagni liceali, per poi rivederli all’Università.
Come se quello scherzo del destino fosse già prestabilito.
Di certo non credeva che anche lei scegliesse il suo stesso ramo. Un po’ ci aveva sempre sperato e quel desiderio si era realizzato.
Non avrebbe mai sopportato l’idea che qualcuno gliela portasse via.
Dawn era solo sua. Nessuno poteva sfiorarla o provarci con lei, se lui si fosse sempre messo in mezzo.
Tuttavia c’era una carta che odiava e che poteva spingerla altrove: non avevano ufficializzato le cose e in questo modo sarebbe stato fin troppo semplice che qualcuno la corteggiasse e la facesse cadere ai suoi piedi, rendendo le loro belle parole, i loro lunghi discorsi e i loro magnifici sogni destinati ad essere persi nel vento.
E questo non gli andava bene.
Non aveva mai creduto in Dio o in qualcosa di simile, ma pregava che il tempo fosse clemente. Aveva abusato della pazienza della sua famiglia, dei suoi compagni e dei suoi semplici conoscenti, ma aveva bisogno di ancora qualche giorno.
Forse pretendeva troppo, anche alla luce del loro rapporto speciale, ma intanto sperava che quel regalo rimanesse incartato fino alla fine della maturità.
Che nessuno si avvicinasse a lei, che tutto andasse bene, che lei, stanca e delusa dei suoi tentativi (e ne avrebbe avuto il sacrosanto diritto) non decidesse di stringere la sua vita e la sua felicità a quella di un altro.
Se quel Dio che tutti pregavano e veneravano, aveva a cuore la sua gioia e non voleva vederlo tornare lo stesso marcio individuo che allontanava tutti, allora lui per primo doveva dargli la possibilità di pazientare fino a quel giorno.
Se nemmeno quel giorno fosse stato capace di aprirsi definitivamente e non avesse ammesso ciò che era lampante come il sorgere del Sole, allora avrebbe fatto un passo indietro, accettando anche la cattiva sorte.
Ancora poco e poi avrebbe saputo se quello era destino o se era un illusione o se era un qualcosa a metà per cui aveva pazientato per quasi due anni.
Con tutto quello che aveva passato negli ultimi mesi e con l’orrore della sua infanzia, sarebbe stato uno scherzo.









Angolo autore:
Vi avviso in anticipo che il prossimo capitolo sarà il più corto dell'intera serie.

Ryuk: Forse è il capitolo più corto di tutta la nostra vita.

Di solito scrivo e pubblico sulle 2500-3000 parole a capitolo, ma la prossima volta sarà un dato leggermente più basso.

Ryuk: Ci rifaremo con il capitolo conclusivo.

Oa posso anche dirlo chiaramente: la serie si concluderà con il 32° capitolo.

Ryuk: Capitolo nel quale sapremo che fine faranno i nostri eroi.

Se tutto va bene per venerdì prossimo, riuscirò a mettere la parola THE END a questa storia e, salvo ripensamenti, non ci sarà nessun sequel.

Ryuk: Parole sante.

Al contrario pensavamo di continuare con Moments...anche perchè gli altri progetti sono indietro e per scrivere dei "momenti" non impiego troppo tempo.

Ryuk: Gli altri purtroppo sono più lunghi e più bisognosi di attenzioni e studi particolari.

Non prometto nulla.
Forse sarà Moments, ma forse potrei anche cambiare idea.
Tutto dipende da come mi gira.

Ryuk: Già.

A volte scrivo come un forsennato e finisco in pochi giorni, altre volte sono più pigro di un bradipo.
Tutto dipende da come sarà la prossima settimana.

Ryuk: Nel frattempo vi ringraziamo per l'appoggio, per le recensioni e per i consigli.

Vi auguro un buon week-end e spero che l'aggiornamento vi possa soddisfare.
Alla prossima!
 
   
 
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