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Autore: cin75    26/11/2017    4 recensioni
Maledette linee telefoniche!
Genere: Angst, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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PREGHIERE

Dean si passò velocemente una mano sugli occhi. Imbarazzato. Scoperto.

Non rispose immediatamente. Non ci riuscì.

In gola, ancora quella morsa di disperazione che gli aveva appannato gli occhi.

Si sforzò di deglutire, quando sentì quella presenza, ormai, quasi alle sue spalle.

“Non bene. Non sta affatto bene!” disse preoccupato. “Il medico non me lo ha detto apertamente ma l’ho capito che pensa che Sam non…..” e non riuscì ad andare oltre.

Tania, si avvicinò alla testiera del letto e toccò appena i piedi di Sam. Chiuse gli occhi come se stesse pregando per lui.

“Tranquillo, vedrai andrà tutto bene. Lui si rimetterà. Gli eroi non muoiono, Dean!” disse poi, dolcemente.

Dean le sorrise amaramente. “Non nella nostra vita, nel nostro lavoro. In quello che facciamo io e Sam, gli eroi, sono i primi a cadere!” ammise amareggiato.

“Dean...”

“Come sta Jenny?!” provò a cambiare discorso.

“Si è svegliata. Sta bene e ha raccontato quello che è successo.” rispose. “Quello che ha fatto Sam!” precisò, sorridendo gentile allo sguardo stranito e curioso con cui Dean la stava guardando in quel momento.

“Cosa...”

“Sam era entrato in centrale per parlare con lo sceriffo quando poi è arrivato quel pazzo che si è fatto saltare in aria. Jenny ha detto che farneticava sullo sceriffo, sulla moglie, su qualcosa che c’era tra i due e avrebbe messo fine a tutto. Sam ha cercato di parlargli, di farlo ragione, ma quando ha capito che quel tipo era completamente fuori controllo e gli ha visto azionare il detonatore, ha gridato a tutti di stare giù, dopo di che si è lanciato sopra di lei e le ha fatto da scudo durante l’esplosione. Quando lo stordimento è passato, Sam si è reso conto che l’edificio non avrebbe retto ancora per molto e ha detto a tutti di raggiungere l’uscita.” raccontava senza poter non nascondere l’emozione.

“E’ per questo che erano quasi tutti fuori!” fece mente locale , Dean,

“Già! , ma Jenny era ferita alla testa ed era confusa. Sam l’ha presa in braccio e quando stavano per uscire il resto del solaio ha ceduto. Jenny dice che l’ha praticamente lanciata verso l’esterno prima di rimanere schiacciato dal tetto che crollava. E’ per questo che lei era solo sotto una trave e pochi calcinacci.” concluse il racconto di quell’atto palesemente eroico.

Dean fissò lo sguardo su suo fratello.

L’orgoglio che lo aveva invaso durante quel racconto, divenne, subito dopo, una scarica violenta di frustrazione e come circa dieci anni prima, si ritrovò a domandarsi:

“Che cosa posso fare? Sammy, che cosa mai posso fare???!”

 

“Dean!” lo richiamò la donna preoccupata per quella disperazione così dolorosamente trattenuta in quella che sembrava un’altrettanta dolorosa richiesta di aiuto.

“Fino a qualche tempo fa avrei avuto molti….modi….per salvarlo. Avrei saputo cosa fare, a chi rivolgermi.”

“E ora?!” chiese perplessa, lei.

“Ora non so dove sbattere la testa. Chiunque sarebbe stato in grado di aiutarmi, ora come ora, non può farlo. Non ho niente per….” ammise frustrato mentre crollava con la schiena verso la spalliera della sedia.

 

“E allora prega!” disse ingenuamente la donna.

 

Dean si voltò verso di lei.

Sul volto un’espressione di rabbia e sarcasmo.

“Pregare? Pregare chi?” replicò ironico. “Dio??!” rispose prima che Tania potesse dire quel nome.

“Sì, Dean. Dio. Lui ascolterà le tue preghiere. Ascolterà il tuo dolore e saprà...”

Ma Dean la fermò con un verso seccato.

“Saprà fare cosa? Aiutarmi? Consolarmi? Far risvegliare Sam? Cosa???” e istintivamente una sua mano andò a toccare quella del fratello abbandonata sul bordo del letto.

“Dean..” lo richiamò dolcemente. Cautamente.

Ma il ragazzo sembrava così perso in quelle dolorose emozioni di paura, rabbia e impotenza.

Poi, lo sentì parlare ancora, senza però, che Dean alzasse gli occhi dal volto del fratello addormentato. “L’ho pregato, Tania. L’ho supplicato!” fece con trattenuto astio. “L’ho implorato di ridarmi il mio migliore amico quando lo hanno ucciso davanti a me. L’ho supplicato di riportami mia madre quando mi è sparita davanti agli occhi. Cazzo!, l’ho pregato perfino per il mio peggior nemico!” confessò ritornando con la mente al retro di quella tavola calda di North Cove e a quella porta presa a pugni inutilmente. Provando per un attimo, lunghissimo, il dolore la frustrazione e la disperazione di quei momenti. “A causa di quello che ci accade ogni giorno, lo imploro ogni notte di tenerlo al sicuro...” ma non disse nomi. Bastarono i suoi occhi fissi su Sam a far capire alla donna per chi implorasse protezione Dean. “Eppure...eppure, guarda!” fece , poi, alludendo al fratello ferito e in fin di vita.

 

Tania si fece poco più vicina e gli mise una mano sulla spalla in segno di incoraggiamento. “Dean, Lui può..”, ma il giovane si scostò da quel gesto.

“Perdonami...perdonami, Tania. Ma se tu sapessi quello che so io, credimi ….cominceresti a vedere le cose in maniera decisamente diversa. Cominceresti a vedere Lui in maniera diversa!!”

“Non potrei mai vedere Dio in maniera diversa.” cercò di mediare , la donna.

Dean scosse , sconsolato, la testa. Ridendo sommessamente.

“Credimi, Tania. Lui e tutte le sue regole, tutti i suoi buoni propositi, tutti i suoi insegnamenti non sono altro che giustificazioni infilate ad arte nelle nostre vite per giustificare la sua assenza.” fece con risoluta convinzione.

La donna sospirò affranta, decisamente delusa e poi incrociò le braccia al petto.

 

“Te l’ho già detto una volta, Dean. So che hai avuto un’ infanzia difficile, ma smettila di confondermi con tuo padre!!!”

 

Cuore e respiro, per la seconda volta in quell’assurda giornata, smisero di funzionare nel cacciatore.

Dean sentì una sorta di panico sovrastarlo e lentamente voltò il viso verso la donna che gli aveva appena rivolto quelle parole. La guardò. La scrutò come se volesse oltrepassarla con lo sguardo stesso.

“Tu?” fece perplesso e anche spaventato.

 

Bastò un battito di ciglia e dinnanzi a lui, ai piedi del letto di Sam, Tania smise di essere Tania, per prendere le sembianze conosciute di Dio.
Chuck!

 

Questi fece un leggero gesto con le mani e la porta della stanza si chiuse alle sue spalle così da garantire maggiore privacy.

“Sei...sei tornato?!” azzardò Dean che con movimenti lenti si era alzato dal suo posto accanto a Sam. “Sei sempre stato tu?” riferendosi a Tania.

“No, Tania è sempre stata Tania e ora è di là con sua figlia.” rispose semplicemente. “Gli ultimi dieci minuti sono stati un prestito...temporaneo.” spiegò con naturalezza.

E poi, come se qualcosa si fosse accesso nel cervello di Dean. Un’ipotesi assurda. “Aspetta...aspetta!! Ho ucciso Morte. Cas ha ucciso Billie anche se a quanto pare ha avuto una promozione , ma tu...” guardò Sam e poi guardò Chuck. “Non sarai...non sarai venuto per..”

“Andiamo Dean!!” lo fermò , con aria dolce ma leggermente offesa l’Altro. “Credi che sia qui per prendermi la vita di Sam?!” poi con un misto di affronto e presunzione: “Credi che abbia bisogno di palesarmi per prendermi la vita di qualcuno? ”

Dean gli si avvicinò appena e benchè fosse sconcertato da quella presenza, non voleva mostrarsi debole.

“Non so perché tu sia qui, ma se tra le tue motivazioni c’è il volermi consolare per quello che sta succedendo, beh!, puoi andartene anche a farti...”

“Dean!!” lo fermò prima che potesse dire altro. “ Ricorda con chi stai parlando!” lo ammonì severo. “Ti ho già perdonato un “figlio di puttana” di troppo!!”

Dean deglutì e allo stesso tempo capì a cosa si riferiva Chuck. La sua sfuriata a North Cove era stata piuttosto esplicita.

Ma non cedette all’imbarazzo.

“Andiamo, non fare il puritano con me!” lo provocò Dean. “So che hai detto e fatto di peggio durante la tua lunga vacanza. Perché sei qui?!”

Chuck fece spallucce. “Amara sta sperimentando la creazione di un mondo tutto suo e io volevo rivedere dei vecchi amici!” rispose con gentilezza.

“Beh! Se intendi quei vecchi amici che ti hanno salvato la vita aiutandoti a rimettere a posto le cose con tua sorella?, arrivi tardi. Sono tutti morti. Crowley, Rowena E non grazie a te abbiamo riavuto Castiel...” poi istintivamente spostò per un attimo lo sguardo anche su Sam, per poi riportarlo, furioso, sul volto del Dio che gli stava davanti. “Solo Lucifero se l’è goduta. Anzi, tanti auguri ...nonnino!!” lo provocò ancora, alludendo al nephilim.

“Sì, ho sentito!” fu la più che banale risposta che invece, il cacciatore, ebbe in ricambio.

Dean era senza parole. Completamente sconcertato.

“Hai...tu hai sentito?!” replicò ironico, incredulo. “Questa è l’unica cosa che sai o puoi dire? Tu hai sentito?!” acuendo indispettito , la voce.

“Sai che non intervengo mai con i piani divini.” fece e poi alzando gli occhi al cielo. “Con i miei piani!!” precisò , un po’ troppo compiaciuto.

 

Dean sentì una voglia irrefrenabile di prenderlo a pugni, ma sapeva che sarebbe stato inutile oltre che doloroso. Fu doloroso quando prese a pugni Cas in quella stanza dove lo aveva portato Zaccaria, figurarsi prendere a pugni….Dio!!

 

“I tuoi piani? Uccidere Rowena , costringere Crowley al sacrificio, lasciare che Castiel morisse in quel modo per mano di Lucifero...era un tuo piano?!” chiese sarcastico.

“Il mio disegno era portare un Lucifero di nuovo fuori controllo oltre quello strappo dimensionale. Il modo lo avete scelto voi. Vostro era il piano. Vostre, le scelte. Libero arbitrio, Dean. Libero arbitrio. Conseguenze comprese.” rispose pacatamente, mentre, piano si spostava lungo il bordo del letto di Sam.

 

Dean era decisamente frastornato. Praticamente, Chuck, stava dando loro la colpa di tutto quello che era successo, di tutte le morti che quelle decisioni avevano causato. In pratica, Chuck, se ne stava lavando di nuovo le mani.

“Non ci posso credere!”

“In effetti è da un po’ che non credi più a niente, Dean!” lo spiazzò Chuck.

Dean in quel momento si rivide dire a Sam che non credeva più a nulla, che aveva bisogno di una piccola vittoria e poi...poi era tornato Castiel, ma nonostante quello sprazzo di luce, tutto era tornato incasinato e avevano perso Jack.

E ora, il cacciatore, oramai era stanco. Fisicamente. Psicologicamente.

Tenere testa ai mostri , alla magia e a chiunque fosse parte del soprannaturale era una cosa, ma tenere testa a Dio, Beh!, questo era decisamente fuori dalla sua portata e ora , ora , non ce la faceva più.

 

“Lucifero è un grandissimo figlio di puttana infernale, ma su una cosa aveva ragione: è sfiancante parlare con qualcuno quando quel qualcuno è Dio!!” e poi, decisamente rassegnato continuò. “Ascolta, se sei qui per fare qualcosa ...per Sam. Falla e basta!” disse con tono sconfitto. “Se per farla, vuoi che ti supplichi ancora, lo farò!”, proseguì Dean. Gli occhi liquidi per la stanchezza e la disperazione. “Se hai bisogno di vedermi in ginocchio per poter salvare la vita di mio fratello, io...” e chiudendo gli occhi, Dean , si inginocchiò a capo chino davanti a Dio.

 

L’uomo giusto ai piedi del suo Dio!

 

Per la prima volta, forse anche Chuck, nella sua incommensurabile esistenza, si lasciò sorprendere da un simile gesto.

Quando era grande l’amore fraterno che legava quei due ragazzi? Fin dove era capace di spingersi quel fratello maggiore pur di salvare il minore? Fin dove si sarebbe spinto anche Sam, per Dean?

L’aveva davvero creato lui quel legame così profondo? O era qualcosa insita e preziosa in quei due semplici esseri umani, che di semplice non avevano decisamente niente?

 

“Dean..” fu l’inatteso e gentile richiamo.

“Ti prego...ti prego salvalo..” sussurrò Dean senza avere il coraggio di alzare lo sguardo. Piegato. Seduto sui talloni per sottomettersi in cerca di pietà.

“Dean, alzati!” lo incoraggiò docilmente, Chuck, mettendogli le mani intorno alle spalle.

“Se hai bisogno di questo da me, lo avrai. Se vuoi che io creda di nuovo, io….io ci proverò...ti giuro che ci proverò, ma tu...”

“Dean, alzati e guardami!” fece ancora, stringendo appena la presa intorno all’uomo prostrato.

“Tu devi salvarlo. Lui ha diritto ad una vita. Lui non è...me. Lui è...migliore di me. Lui deve vivere!” fu l’ennesima supplica.

 

Chuck si ritrovò, in quel momento, a socchiudere gli occhi.

 

L’ultima volta che Dean lo aveva pregato, anzi , l’ultima volta che lo aveva supplicato, lo aveva fatto per lui, perché stava soffrendo profondamente. Voleva stare bene, rivoleva sua madre, rivoleva Cass. Rivoleva perfino Crowley!!

Quella volta aveva pregato esclusivamente per lui.

Ora...ora invece...

Aveva appena udito la preghiera più bella. Quella fatta per la salvezza non della propria vita ma per la vita di un altro.

L’estremo sacrificio.

 

“Dean, ascoltami.” fece poi, con tono risoluto, riportando in piedi, il cacciatore.

“Tu devi...ti prego...” continuava Dean, mentre i suoi occhi diventavano sempre più lucidi.

“Ascoltami!” lo fermò severo e Dean si zittì, colpito da quel rimprovero. “Il tuo destino ancora non si è compiuto….” iniziò mentre il ragazzo, ansioso, cercò di mediare ancora per la vita di Sam.

Ma Chuck non gliene diede tempo. “Così come non è compiuto il destino di tuo fratello. Ha rischiato la sua vita per la vita di altre persone. Gli eroi non sempre muoiono, Dean. A volte, hanno la forza, il desiderio e la tenacia di riaprire gli occhi!” disse sorridendogli e accennando a qualcosa alle sue spalle. “Continua ad essere forte, continua ad essere tenace. Continua a desiderare di esserlo!”

Lasciò la presa e permise a Dean di voltarsi.

 

Dean boccheggiò. Sorpreso. Immediatamente sollevato.

Sam era sveglio. Lo guardava e sembrava, sembrava addirittura che gli stesse sorridendo.

“Sei sveglio!” sussurrò il maggiore che rinsavendo immediatamente si voltò di nuovo verso Chuck, trovandosi però, di nuovo da solo.

Si guardò stranito attorno. Nessuno. Più nessuno.

 

Perchè Chuck era tornato? Perché quello strano incontro?

Che avesse solo voluto spingerlo a quel gesto di sottomissione?

Che avesse solo voluto vederlo umile ?

Che avesse voluto fargli capire che, nonostante tutto, Lui , c’era ancora?

Che , davvero, non erano soli a combattere quella loro infinita battaglia contro il Male?

 

Ma avrebbe risposto a quelle sue domande, o per lo meno c’avrebbe provato, un’altra volta.

Ora, ora Sam era sveglio e lo stava addirittura chiamando. Flebilmente, a causa dell’intubazione parziale, ma comunque ci provava.

“Sono qui, Sammy! Sono qui fratellino.” rispose a quel richiamo , quando si avvicinò di nuovo a lui. “Mi hai davvero fatto prendere un colpo questa volta. Mi devi un pranzo , una cena e una colazione abbondante quando saremo fuori di qui!!” scherzò sorridendo e sospirando più rilassato quando vide anche il sorriso di Sam.

 

 

Pochi giorni dopo, Sam e Dean, erano fuori da quell’ospedale. Quando fu dimesso , con grande sorpresa da parte dei medici, Sam fu ringraziato calorosamente per il suo gesto eroico. Tania e sua figlia Jenny, per prima.

Dean, dopo aver salutato quella nuova imprevista amica e dopo essersi assicurato di aver preso le medicine di cui Sam aveva ancora bisogno, mise in moto e partirono. Direzione: Bunker, Lebanon, Kansas.

 

Durante il viaggio che sembrava uno dei soliti loro viaggi in macchina, Sam all’improvviso si fece serio e Dean lo notò.

“Ehi, stai bene?!” chiese il maggiore preoccupato.

“Cos…? Sì, sì. Sto bene!” lo rassicurò, l’altro.

“E allora che hai?!” insistette, Dean.

Sam lo guardò e Dean potè notare sul volto del fratello una certa indecisione nel voler parlare. “Andiamo, Sammy!! sputa il rospo. Che hai!?” chiese, però, senza astio.

Sam sbuffò appena e si lasciò convincere.

“Senti...lo so che può sembrare strano...”

“Strano?” replicò ironico Dean. “Sammy, siamo noi. I Winchester. Cacciamo il male, abbiamo a che fare con angeli, demoni e tutto il resto. La parola “strano” non ci appartiene!!” scherzò per alleggerire la tensione che vedeva in Sam.

“Hai ragione!” convenne sorridendo sommessamente, il minore. “Il fatto è che quando mi sono svegliato..in ospedale...io..io, credo di aver...” e davvero non voleva crederci.

Lo aiutò Dean.

“Hai creduto di aver visto Chuck?!” lo spiazzò, sorridendogli sghembo.

Sam stralunò gli occhi.

“Cazzo!! allora non me lo sono immaginato!!” fece il giovane girandosi meglio verso il fratello.

Dean fece spallucce.

“Ok!” disse risoluto Sam. “Ferma questa macchina e raccontami tutto.”

“Sam, possiamo farlo al bunker.”

“No, lo facciamo adesso. Ferma tu o tiro il freno a mano io!!” lo minacciò mettendo una mano sul freno.

“Ok! Ok!!” lo tranquillizzò il maggiore. “Cavolo, fratellino. Dovresti davvero prendere qualcosa anche per la tua sindrome premestruale!” lo prese in giro, mentre accostava ai lati della statale e spegneva il motore.

“Allora? Era davvero Chuck? Perchè è tornato? Che succede? Che cosa vuole? Problemi con Amara? Perchè...” lo inondò di domande.

“Ok!Ok! Sammy, datti una calmata o ti verrà un ictus!” fece Dean.

“D’accordo. Ma tu parla!”

Dean lo guardò e sospirò. Avrebbe tanto voluto rispondere a tutte le domande di Sam, ma il problema era che nemmeno lui sapeva le risposte.

“Non ti mentirò, Sam, ma la risposta alle tue domande è che non lo so.”

“Non lo sai!?” ripetè perplesso, il giovane.

“Credimi, gli ho fatto le tue stesse domande quando me lo sono ritrovato davanti nella tua stanza di ospedale e come al solito Lui...non ha risposto.” fece sconsolato. “Ma sai?!, credo davvero che non ci fosse un motivo ben specifico della sua presenza. Lui deve essersi trovato lì per caso e ha sentito che io...insomma ha sentito....” e quello che disse Sam, lo spiazzò definitivamente.

“La tua preghiera….per me!” disse Sam, sapendo di aver detto il giusto, quando vide il tipico imbarazzo sul volto di suo fratello maggiore.

Per un attimo silenzio. 

“Non potevo non pregare per te , Sammy. Anche perché sei l’unico per cui lo faccio!” si ritrovò ad ammettere, arrossendo appena.

Sam, si sentì in colpa. Inspiegabilmente.

“Dovresti pregare anche per te , ogni tanto!” cercò di rimediare così all’imbarazzo del fratello e al proprio senso di colpa.

Dean sorrise a quella richiesta. “A quanto pare non funziona così, Sammy!”

“Che significa?!” domandò curioso.

“Niente tornaconto personale!”

“Quindi dovrei essere io a pregare per te?!” fece con tono scherzoso Sam.

“A quanto pare, fratellino!!” replicò con lo stesso tono, il maggiore.

“Hai idea di quello che significa?!” lo provocò, l’altro.

“Ho paura a chiedertelo!”

“Se tu hai pregato per me e Dio...Chuck...ti ha ascoltato, potrebbe farlo anche con me, il giorno in cui, io pregherò per te.”

“E allora?” fece , rimettendo in moto.

“Potrei chiedergli di farti rinsavire.”

“Ti annoieresti. Io sono Ian Solo e non Yoda!!”

“O essere meno avventato!”

“Il mio istinto ci ha salvato il culo parecchie volte! ”

“O meno ossessivo nei miei confronti.”

“E chi pregherebbe per te , poi?!”

E punto sul vivo, Sam ricambiò.

“O magari meno fissato con le donne!”

“Ehi!! ora calma fratellino. O mi riprendo il bonus vitae che Chuck ti ha appena dato!!!” lo minacciò bonariamente e subito dopo, entrambi, scoppiarono a ridere.

E tra una risata e l’altra, fu Sam il primo a riprendere fiato.

“Ehi, Dean?!” fece.

“Sì?” ancora leggermente affannato.

“Lo farò!” disse un attimo dopo.

“Farai cosa, Sammy!?” chiese perplesso ma non preoccupato.

“Pregherò io per te.”

Dean si ritrovò a deglutire. Niente più scherzi. Niente più battute. Solo loro e il loro essere legati.

“Lo so, Sammy. Lo so.”

 

Mai nessun dubbio su quella promessa!
 

 

(Brother, Gavin de Graw ft. Needtobreathe

https://www.youtube.com/watch?v=0N1ti_pD-eg

cantata da Jensen!!!!)

   
 
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