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Autore: __roje    26/11/2017    1 recensioni
-- QUESTA STORIA CONTIENE SCENE DI SESSO ESPLICITE! --
Aki Nomura è solo un ragazzo di 16 anni che ha sempre sognato di poter condurre una vita scolastica del tutto normale, fatta di amicizia e nuovi amori. Tuttavia la realtà in cui si trova non è affatto così; a causa di diversi eventi il suo carattere è diventato molto più rude e introverso e i primi due anni di scuola non sono stati esattamente ciò che credeva ed una delle ragione è la continua presenza nella sua vita di quello che una volta era il suo migliore amico: Hayato Maeda. Un ragazzo di straordinaria bellezza che viene definito da tutti "Principe" per i suoi tratti e i suoi modi, ma la realtà è ben altra infatti Aki scoprirà presto i nuovi gusti sessuali della persona che credeva di conoscere bene e da quel momento tutta una serie di strani eventi cominceranno a susseguirsi nella vita di questo giovane ragazzo.
IKIGAI: è l'equivalente giapponese di espressioni italiane quali "qualcosa per cui vivere" o "una ragione per esistere" o "il motivo per cui ti svegli ogni mattina".
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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CAPITOLO 24

“Avrei voglia di pasta” disse Hayato e lo trovai imbambolato davanti al reparto di pasta e udon, sembrava come incantato dall’immagine di un gustoso piatto di pasta italiano appena preparato.
Ci pensai io a riportarlo alla realtà strappandogli di mano il pacco di pasta “Non sappiamo cucinare quindi prendi ciò che ci serve e basta.”
Hayato mi fissò cupo, quasi indispettito dal mio tono autoritario “Non sei per niente carino” e sbadigliò.
“Non devo essere carino infatti!”
Era incredibile come da semplice teenager fossi passato a convivere con Hayato e ora mi trovavo pure costretto a fare la spesa con lui, o saremmo morti di fame in quello che sarebbe stato un lungo weekend.
Tuttavia la mia agitazione sembrava essere sparita, anche grazie al fatto che Hayato si comportava come al solito attirando l’attenzione di mezzo supermercato.
Diverse volte gli avevo lanciato uno sguardo e avevo trovato diverse donne e ragazzine che lo fissavano intensamente borbottando qualcosa tra di loro. Quella scena si ripeteva ovunque ormai e Hayato non sembrava nemmeno accorgersene, anzi, se ne stava in piedi e impalato a fissare quale salsa di pomodoro comprare, ancora con l’idea di cucinare una pasta che nessuno dei due sapeva fare.
Mi avvicinai ancora più irritato. “Ehi Nomura qui dice che si prepara in dieci minuti” commentò mostrandomi il barattolo di salsa.
Glielo strappai di mano “Abbiamo già una lista, quindi cerca questa roba” e gli piazzai il foglio tra le mani e lo spinsi via da quello scaffale, non solo perché ero stufo che se ne stesse a guardare quella roba ma volevo anche privare quelle donne del loro spettacolo mattutino.
Una volta mandato il principe in missione udon mi concentrai su ciò che dovevo fare, e non potevo credere di essere già esausto solo per una semplice spesa. Sì, quei giorni sarebbero trascorsi davvero lentamente e mi maledissi da solo nel momento stesso in cui avevo deciso di andarci.
Il corpo mi faceva abbastanza male e dovevo quasi limitare ogni mia azione, manco fossi un vecchietto pieno di acciacchi. Anche quello era tutto colpa di Hayato.
Mi chinai per prendere delle salse e nuove fitte si fecero sentire, mi sentii sconfitto e chinai la testa in segno di resa sentendo ogni parte del mio corpo andare a fuoco. Perché lo avevo fatto.
Improvvisamente però mi fu piazzato davanti agli occhi un pacco di biscotti al cioccolato e la cosa mi lasciò stupito li per li, “Questi sono i tuoi preferiti vero? Che dici li prendiamo?”
Mi voltai a guardare Hayato con questo pacco di biscotti in mano, mi sorprese vedere che ricordava ancora una cosa tanto vecchia. Quei biscotti li mangiavo da bambino e lui se ne ricordava.
Volevo nascondere quel sentimento di felicità che provavo, o meglio non riuscivo nemmeno ad esternarlo più di tanto per la vergogna, così lo guardai e basta ma Hayato si accorse del mio disagio, non aggiunse altro e mise i biscotti nel carrello tornandosene nell’altro reparto.
Mi dispiaceva, mi comportavo davvero male e non riuscivo ad essere pienamente sincero con me stesso ma era tutto così nuovo per me. Lui era praticamente il mio ragazzo, il mio primo amore e avevamo fatto sesso. Troppe cose insieme, e ciò mi impediva di essere sincero. Accidenti, mi dissi.
Mi diedi una bella scrollata e tornai a concentrarmi sulla spesa per il pranzo e così continuai a girare alla ricerca di alcune verdure e quando le trovai, e mi avvicinai per prenderle un altra mano mi sorprese e si posò quasi sulla mia. Una mano delicata e piccola, un tocco caldo e dolce. Mi voltai a guardare di chi fosse quella piccola mano e mi sorprese che si trattasse proprio di Mayu, così come lei si stupì di vedermi li davanti a se.
“Aki-chan” esordì con stupore tirando via la mano velocemente.
“Mayu...” Non sembrò neppure in grado di guardarmi in faccia in quel momento e piombò un silenzio quasi imbarazzante. “Mayu io...”
“Mi dispiace!” squittì veloce lasciandomi sorpreso che si stesse inchinando, “Non volevo metterti in difficoltà quella volta, mi dispiace che il tuo amico si sia arrabbiato con te ma davvero non volevo trattenerti così tanto.”
Si stava sul serio scusando per quella volta, ma non doveva. L’unico che forse doveva scusarsi ero io, strinsi i pugni pensandoci su “No dispiace a me, quella volta ti ho mollato li così e non dovevo” sorrisi.
Mayu mi osservò sorpresa di ricevere delle scuse e arrossì stranamente. Quella ragazza era stata la mia prima cotto così come la mia prima delusione, e pensarci adesso con Hayato accanto a me, non faceva più così male, anzi cominciavo a vedere tutto sotto un altro punto di vista e non le portavo più nemmeno rancore. Magari potevamo sul serio ritornare ad essere amici, come era successo con Hayato negli ultimi tempi. Quel pensiero mi mise stranamente di buon umore.
“Sono contenta che sia tutto a posto. Allora... sei venuto anche tu a fare spese per il pranzo?”
Annuii “Si, sai sono venuto a comprare qualcosina o penso che rimarrò digiuno oggi” ridacchiai ripensando a quanto facesse schifo anche Hayato nel cucinare.
“Sei hai problemi chiamami, potrei aiutarti in qualche modo” ricambiò con un sorriso sincero.
“Lo farò, allora ci becchiamo a scuola?”
Mayu annuì contenta “Ciao Aki-chan” e mi salutò con un cenno di mano sparendo in un altro settore.
Le cose avevano preso a sistemarsi da sole, e improvvisamente la scuola era diventata molto più piacevole da vivere. Avevo un amico come Yoshida, e c’era Hayato ora accanto a me e poi sembrava tutto sistemato con Mayu, sembrava che il tempo avesse ripreso a scorrere a colori regalandomi delle belle giornate. Mi resi conto di avere un sorriso da ebete stampato in faccia e non mi accorsi neppure che era tornato.
“Perché hai quella faccia da ebete?”
Sussultai per quella domanda e tutto il mio corpo percepì una scossa “Mi hai spaventato maledetto!”
“Idiota... comunque ho preso ciò che mancava, credo che possiamo pure andare a pagare no?”
“Ah, si.”
Mi domandai se dovessi dirgli di Mayu, a pensarci quella ragazza aveva avuto una bella cotta per lui a suo tempo e ciò la rendeva una mia rivale? Ma erano passati diversi anni da quel periodo e tante cose erano cambiate, noi stessi eravamo cambiati a pensarci. E poi Hayato non l’avrebbe mai ricambiata perché era innamorato di me, quindi non c’era nulla di male a dirgli la verità, no? Eppure avevo paura. Il timore che Mayu potesse sul serio essere una minaccia per me. Fu per causa sua se tanto tempo fa io e Hayato avevamo litigato. Non volevo che tutto tornasse a come quando ci odiavamo a morte.
“Ti fa male qualcosa?” domandò improvvisamente Hayato mentre percorrevamo la strada di ritorno insieme, con le buste della spesa in mano.
“No... sto bene.”
“Stai pensando a qualcosa però o sbaglio? Di solito ti lamenti continuamente e non smetti di parlare.”
Andai a storcere il naso “Io non mi lamento!”
Hayato mi derise “Certo che no. Allora vuoi dirmi che ti frulla per la testa?”
Magari potevo dirglielo cautamente. “Hayato, tu ti ricordi quanto tempo è passato da quel giorno? Io me lo ricordo bene il giorno del nostro litigio, e ciò che mi dicesti. Mi ricordo di te che avevi rifiutato Mayu-chan, e la cosa mi ferì molto a suo tempo perché mi piaceva davvero tanto e tu che ne avevi la possibilità non ci sei uscito insieme” ridacchiai per smorzare la tensione che sentivo.
“Perché improvvisamente tiri fuori questa storia. E’ roba vecchia.”
Strinsi i pugni attorno le buste, nemmeno lui voleva parlarne. “Già, penso sempre a cose stupide... beh muoviti o non mangeremo mai!” e aumentai il passo verso casa con l’intento di volermi lasciare indietro anche quella conversazione.
Mayu era stata innamorata di Hayato, ma lui a quei tempi già provava qualcosa per me. Sapevo ciò eppure non riuscivo a togliermi di dosso un disagio che non mi lasciava stare. Mi sentivo quasi soffocato da una confusione che avevo nella testa ma che non volevo mostrargli.
Aprii per primo la porta di casa “Abbiamo preso tutta questa roba e ora la bella domanda è riusciremo a farci qualcosa?” ridacchiai poggiando le buste sul tavolo della cucina. Hayato non aveva più detto nulla da quando avevo aperto quel discorso, se ne stava in silenzio a guardarmi e la cosa mi metteva agitazione addosso, “magari possiamo trovare qualche ricetta su internet che dici?”
Hayato si era improvvisamente avvicinato, serio e bello come sempre e mi strappò il cellulare dalle mani impadronendosi prepotentemente delle mie labbra in un lungo e profondo bacio con la lingua. Lo lasciai fare, ma poi mi resi conto che non ero il solo ad essere strano e lo cacciai via liberandomi dalla sua presa.
Lo guardai confuso che avesse fatto improvvisamente ciò ma non proferì parola “Perché Hayato? Che hai?”
“Io? Questo devi dirmelo tu cosa ti prendere improvvisamente, sei tu quello che di colpo tira fuori storie passate e si mette a parlare di una persona che io avevo persino rimosso.”
Si riferiva chiaramente a Mayu. Maledizione a me e alla mia boccaccia, era chiaramente nervoso. “Ma no, era giusto per parlare un po’ niente di più” abbozzai un sorriso.
“E allora parla di altro!” gridò all’improvviso. Mi lasciò sorpresa quella sua reazione, e lo avevo già visto così furioso prima, ogni qual volta era stato geloso di qualcuno o qualcosa. “Credi che io abbia bei ricordi di quel periodo? Quello è stato il momento in cui ho perso ogni speranza di poterti avere e la causa fu di quella maledetta Mayu che tu tanto adoravi!”
“Hayato...”
“Io ricordo perfettamente quanto lei ti piacesse, è stata il tuo primo amore e non lo sono stato io. Quando scoprii che era lei la ragazza che avevi scelto non riuscii a dormire per notti intere ed ero furioso con me stesso perché non ero una dolce ragazzina come lei, ma ero un ragazzo e questo mi faceva rabbia perché non potevo competere!”
Aveva contratto i muscoli e sollevato le spalle incassando il collo, sembrava sul serio a disagio nel dirmi una cosa del genere ma più che disagio vedevo chiaramente un dolore nascosto nel ricordare certi avvenimenti. Mi resi conto allora che era vero, non ero stato l’unico a soffrire quella volta, ma era stato per tutti e due un periodo orribile sebbene per motivi diversi.
Mi resi conto di aver agito senza pensare, e dolcemente gli accarezzai il viso con la mano per impedirgli di dire altro. Hayato si sorprese di quel gesto e sgranò gli occhi fissandomi.
“Mi dispiace di averti fatto tanto male” dissi con un filo di voce nascondendogli il viso. Cercai di mettermi nei suoi panni, e chissà cosa aveva provato. Era un ragazzino innamorato del suo migliore amico, e non solo non poteva dichiararsi ma aveva convissuto con quei sentimenti in maniera nascosta restandomi accanto. Al posto suo non avrei avuto la sua stessa forza, visto che era bastato un semplice rifiuto da parte di una ragazza a farmi star male.
“Non dovevo tirare fuori questa storia, mi dispiace tanto Hayato.”
Hayato rilassò mascella e fronte, toccò la mia mano con la sua “Non importa, è passato.”
Lo era ed era incredibile come tutti quegli avvenimenti ci avessero in qualche modo segnato. Ripensai alle parole di Kuro, aveva detto che era colpa mia di tutto il male che era successo ad Hayato, e sebbene volessi convincermi che non fosse così non riuscivo a togliermi l’angosciante sensazione che fosse tutto vero e senza accorgermene avevo portato il mio sguardo verso la sua spalla sinistra.
Volevo chiederglielo, ma se fosse stato vero come avrei convissuto con quel peso? Non potevo essere stato io la causa di tanto dolore, non lo accettavo.
  
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