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Autore: audreyny    23/06/2009    5 recensioni
La vita di Oscar e Andrè narrata per bocca dei due protagonisti; una carrellata dall'infanzia alla maturità, tratteggiando quelli che per me sono stati i punti salienti della loro storia individuale e della loro storia d'amore. Perchè Oscar e Andrè sono una persona sola e la loro è un'unica vita, narrata a due voci.
Genere: Romantico, Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ho ventotto anni e nascondo un segreto nell’animo

Ho ventotto anni e nascondo un segreto nell’animo.

 

Il dottore dice che il mio occhio è compromesso per sempre. Dice che avrei dovuto dargli ascolto e non togliermi la benda per nessuna ragione al mondo e che pagherò molto cara la mia sventatezza. E che, tra l’altro, se non faccio molta attenzione, se non intraprendo uno stile di vita più tranquillo, più sano e più morigerato, anche l’altro occhio potrebbe essere seriamente a rischio.

Cieco, potrei diventare cieco.

Questo è quello che ha detto il dottor Lasonne e non ho motivo di non credergli, primo perché è un medico molto competente, secondo perché mi vuole bene come ad un figlio ed ho visto il dolore sul suo volto quando mi ha dato questa notizia ed ho sentito lo strazio nella sua voce e terzo perché non avrebbe alcuna ragione per emettere una diagnosi eccessivamente pessimistica.

Ma il dottore non sa, lui non può sapere che tutta la farmacopea del mondo, tutta la scienza e la medicina finora scoperte non potrebbero liberarmi, guarirmi da quello che è il mio vero tormento, il supplizio con cui convivo ormai da sempre, da quando ho memoria, da quando la mia mente ha appreso l’arte del pensiero razionale.

Porto un segreto nell’animo, che mi sta logorando e scavando dall’interno e per il quale non c’è più sollievo, non c’è più refrigerio, non c’è più riparo.

La mia Oscar era in pericolo ed io ho fatto l’unica cosa che potessi fare: sono andato a riprendermela e me la sono riportata a casa. Senza se e senza ma.

Non mi importa di avere gli occhi se non posso guardare il suo viso, né di avere le orecchie se non poso udire la sua voce; non mi curo di avere mani se non possono servirle, né gambe se non possono correre da lei; e il mio corpo, tutto intero, se non potesse viverle accanto ogni giorno ed andare dove lei va ed essere dove lei è, allora non sarebbe che un involucro vuoto e senza forma.

Per questo non potevo seguire le raccomandazioni del buon dottore. Per questo ho dovuto togliere la benda che proteggeva la mia vista, indossare ancora una volta quel ridicolo costume da ladro mascherato e correre a liberare la mia donna. Perché lei aveva bisogno di me.

Testona, Oscar, ti sei avventurata da sola nel palazzo reale, dove dimora il duca d’Orleans, e sono anni che discutiamo su quanto poco ci fidiamo di quel nobile, che con i suoi modi fintamente liberali sta raccogliendo accoliti con il dichiarato scopo di propugnare le idee illuministiche, ma con l’unico vero fine di prendere per sé il trono di Francia.

Coraggiosa la mia Oscar, come sempre il dovere innanzi tutto, mai la paura, mai un cedimento. Un soldato abnegato, obbediente, coerente fino all’ultimo.

Impulsiva, amica mia, non hai voluto aspettare qualche giorno che io potessi accompagnarti, ma hai voluto cercare da sola l’uomo che mi ha ferito.

Ti sei sentita in colpa, Oscar, amore mio, e non dovevi; non è colpa tua se quell’uomo in nero mi ha ferito durante la battaglia, ma mia, non sono stato abbastanza veloce, non sono stato abbastanza attento. Avresti dovuto inseguirlo e catturarlo allora, invece hai preferito lasciarlo scappare per rimanere vicino a me. Mi stringevi la mano e ti sentivo urlare “Andrè, Andrè, che cosa ti ha fatto?!” mentre il sangue irrorava il mio viso ed un dolore mai provato prima mi faceva bruciare, mi spaccava la testa in due. Mi stringevi la mano e mi parlavi con voce colma di strazio e di angoscia ed io, ferito, a terra, tra le tue dita, non potevo pensare ad altro che al calore del tuo corpo così vicino e quasi sono stato grato a quel ladro, che ancora non conoscevo, perché mi stava dando un’opportunità unica, la possibilità di sentirti così vicina, così preoccupata per me.

Mi vuoi bene, Oscar, mi vuoi bene anche tu, ti preoccupi per me. Questo pensiero mi ricolma di un orgoglio selvaggio.

Quasi me ne vergogno, dovrei essere io a prendermi cura di te e proteggerti, invece finisce sempre che sei tu che mi guardi le spalle. Ma la vergogna non basta a non farmi sentire dentro la gioia e l’orgoglio muto che monta nel mio cuore quando ti sento così vicina, quando sento il tuo cuore che batte all’unisono col mio.

E quindi, dopo averti inflitto questo dolore, non potevo certo fare come voleva il dottore, lasciare che qualcuno ti facesse del male, che ti tenessero prigioniera, che ti costringessero a fare qualcosa di alieno dalla tua volontà e dalla tua purezza d’animo.

Ti tenevano in quella segreta sotto la minaccia del ricatto. Ma nessuno può ricattare la mia Oscar, nessuno può piegare la sua volontà. Il suo cuore è integro ed il suo animo puro. Oscar è una creatura che non si piegherà mai ad un volere che sente sbagliato, anche solo chiederglielo costituisce una violenza su di lei ed io non potevo permetterlo, non potevo.

Mi sono portato via la mia Oscar perché la sua volontà incoercibile non la ponesse in una situazione rischiosa per la sua incolumità. Mi sono portato via il mio amore perché senza di lei la mia vita non è che una mera esistenza senza luce.

C’era anche lei quando il dottore ha emesso il suo terribile verdetto di condanna al buio per sempre; l’ho osservata impallidire, le tremavano le labbra; mi ha guardato con una ferocia che un osservatore meno attento avrebbe potuto scambiare per odio, ma non io, non io. Lo so a che cosa stai pensando, amore mio, che non sarei dovuto venire da te, ma sprechi il tuo tempo e lo sai bene.

Si è precipitata nella stanza dove l’uomo che è risultato chiamarsi Bernard Chatelet dormiva, ferito da una pallottola proveniente dalla sua pistola, urlando che avrebbe fatto a lui ciò che la sua lama aveva fatto a me.

L’ho seguita per impedirle un gesto folle e insensato, ma sapevo già che era una precauzione inutile.

La nobiltà di Oscar non le permetterebbe mai di colpire un uomo disarmato ed indifeso, inerme nel suo letto, nemmeno per vendicare me.

Ecco perché la amo di un amore così incommensurabile. Perché Oscar, al di là di ogni sua altra innegabile qualità, oltre tutta la sua indiscutibile bellezza, è una persona buona.

È buona ed io sono in pena per lei, perché questo mondo ingiusto in cui viviamo sembra fatto apposta per ferirla e per farla soffrire.

Non m’importa dell’occhio, davvero. Posso ancora vedere il sole e le altre stelle. Posso ancora vedere il tuo viso. E poi sono contento che sia successo a me e non a te. Il tuo viso è troppo bello, troppo perfetto per deturparlo con una cicatrice.

Hai detto che consegnerai Chatelet alle guardie della Regina che comandi, un messo è già stato mandato ad avvertire tuo padre del nuovo successo ottenuto da suo figlio in campo militare.

Ma io so che non lo farai Oscar. Tu non consegnerai Bernard, ma aspetterai che sia guarito e poi lo lascerai andare. E lo farai non perché in fondo al tuo cuore pensi che ciò che lui sta facendo per il popolo francese sia giusto e sacrosanto; e nemmeno perché ritieni che il Terzo Stato abbia bisogno di un suo paladino e lo abbia trovato in questo eroe che se ne va in giro mascherato, rubando ai ricchi per donare a chi ha meno.

No, Oscar, non per questo.

Tu lo lascerai andare a continuare la sua opera a favore dei poveri e dei dimenticati del regno perché te l’ho chiesto io.

Lo farai per me.

È questo il nostro segreto. Questa è la complicità che noi condividiamo.

E questo segreto mi riempie l’animo di una gioia inconfessabile, che mi ripaga di ogni dolore, fintanto che starò al tuo fianco e tu sarai per me gli occhi che un giorno non avrò più.

 

   
 
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