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Autore: Shatzy    23/06/2009    11 recensioni
[Terza classificata al Dream Contest, indetto da Erin_Ino]
“Ci vediamo” lo salutò.
Il ragazzo rimase a guardarla mentre si allontanava nel bosco, poi Temari si girò all’improvviso, pensierosa. “Dimenticavo una cosa…” disse.
“Cosa?” chiese lui.
“Avrai il tuo bacio tra un mese” chiarì. “Insieme alla tua risposta.”
E lui stava sorridendo quando lei si voltò.
[ShikaTema (Black Day <3)]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kankuro, Temari, Shikamaru Nara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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replica Disclaimer: i personaggi citati non appartengono a me, ma ai legittimi proprietari, e nel fruire di essi non vi è alcuno scopo di lucro da parte mia.

Note: questa fanfic ha partecipato al Dream Contest indetto da Erin_Ino, classificandosi terza.
L’idea c’era da un po’ di tempo, e questo contest mi ha dato l’opportunità di scriverla, dato che di solito sono troppo pigra per prendere l’iniziativa da sola…
Comunque, le parti allineate a sinistra sono nel presente e proseguono in modo lineare nel tempo, giorno dopo giorno, le parti a destra invece sono sempre flashback e vanno a ritroso nel tempo, dall’ultimo giorno al primo.

Ringrazio tantissimo Lely per l’aiuto che mi ha fornito X3 (è solo un terzo posto, ma ti faccio spazio sul podio, ok? ^^). E Vale, per il supporto morale.

E felice ShikaTema Day a tutte! <3





***

“Che ci fai qui?”
“Secondo te?”
Temari non si mostrò nemmeno troppo sorpresa di vedere Shikamaru attenderla appoggiato alle mura esterne del Villaggio. Si limitò solo a sbuffare, e ad avvicinarsi.
“Tu non eri quello che non doveva presentarsi, stamattina?”
“Ho detto solo che non ti avrei salutata, non che non sarei venuto” le fece sapere, alzando le spalle.
“E allora che vuoi? Non dirmi che è per il quinto motivo…”
“No” sorrise. “Voglio fare pace.”
Lei lo guardò scettica. “Tu?”
“Io. Abbiamo già sprecato questa settimana, non voglio perdere altro tempo.”
Temari lo scrutò, cercando di capire la serietà oltre quelle parole. “E quindi? Vuoi cancellare quello che mi hai chiesto? Far finta di niente?”
“Voglio solo far pace, poi hai tutto il tempo che vuoi per decidere.”
“D’accordo” accettò sconfitta.
Shikamaru sogghignò. “Allora… Temari” cominciò, mentre lei lo guardava scettica. “Come stai?” chiese, e lei alzò gli occhi al cielo.
“Propensa a lasciare questo Villaggio, in ritardo per tornare nel mio, e infastidita da questa conversazione.”
“Mh… La mattina sei sempre nervosa” scherzò, guadagnandosi un’occhiataccia da parte di lei. “E hai mangiato bene in questi giorni? Non sei più stata alla tua locanda preferita…”
“Curioso di sapere dove ho mangiato o geloso di sapere con chi?” lo provocò.
“Preoccupato della tua salute alimentare, dovresti farci più attenzione” precisò, mentre lei sorrideva soddisfatta.
“Ci vediamo, eh” lo salutò poi.
“Oggi è una bella giornata” dichiarò lui, fermandola di nuovo.
“Sei finito a parlare del tempo… Non hai altri argomenti?” lo prese in giro.
“Intanto tu sei ancora qui” evidenziò.
“Comunque sì, bella giornata. Ora posso andare?”
“Di già? Devo ancora parlarti delle nuove ricette culinarie di mia madre, dei progressi di Kurenai con la bambina, mi devi far sapere cosa hai fatto nel tuo tempo libero e come hai dormito senza di me. Ah, e devo chiederti il resoconto di quello che ti ha detto l’Hokage in questa lunga settimana” enumerò.
“E va bene, pace fatta” capitolò, esasperata. “Ora devo proprio andare però” disse, sorridendogli velocemente e muovendo un paio di passi verso il bosco.
“Temari” la richiamò subito, afferrandole il polso. “Hai tutto il tempo che vuoi, ma… Il mese prossimo verrò a Suna, ho già controllato la lista delle missioni nel tuo Villaggio” chiarì, guardandola seriamente negli occhi.
“Non avrai problemi con il tuo Kage se perdi tempo nel mio Villaggio?” chiese.
“Ho già pensato anche a questo” disse. “Ho accettato una stupida missione burocratica nel confine a Nord, mi terrà occupato almeno un paio di settimane, così Tsunade sarà contenta e io sarò libero di passare le mie ferie dove voglio.”
Lei sorrise, sinceramente. “Hai pensato a tutto…” notò. “Va bene.” Shikamaru si avvicinò al suo viso, provando a baciarla. “Ho detto che ti aspetto a Suna, non che puoi baciarmi” precisò lei.
“E perché no? Abbiamo fatto pace…” domandò deluso e frustrato.
“Perché ho bisogno di tempo per perdonarti del tutto” ghignò, notando la sua espressione infastidita. “E perché un bacio sembra tanto un saluto… che tu non devi darmi, no?”
Shikamaru mise le mani in tasca, mentre borbottava qualcosa come un “donne…”
Lei ridacchiò. “Ci vediamo” lo salutò.
Il ragazzo rimase a guardarla mentre si allontanava nel bosco, poi Temari si girò all’improvviso, pensierosa. “Dimenticavo una cosa…” disse.
“Cosa?” chiese lui.
“Avrai il tuo bacio tra un mese” chiarì. “Insieme alla tua risposta.”
E lui stava sorridendo quando lei si voltò.


R eplica
I’m waiting for you



Today is gonna be the day
That they're gonna throw it back to you
By now you should've somehow
Realized what you gotta do




Se c’era una cosa che restava impressa davvero negli occhi di uno spettatore, era il fascino che esercitava il Villaggio di Suna. Era lì, nascosto nel deserto, con le sue costruzioni brune e tonde, le strade impolverate, la gente schiva ma che non rinunciava a un sorriso sincero di fronte a chi riteneva alleato. E il sole caldo, le urla dei bambini che giocavano all’aperto, l’aria pulita. E il Kazekage e la sua famiglia. Belli, forti, quasi splendenti, come uno specchio illuminato da uno spiraglio di luce, quasi accecanti.  
Kankuro aprì leggermente la porta di legno, infilandosi all’interno della stanza. “Temari…” chiamò, mentre la sorella si voltava a guardarlo, allontanandosi dalla finestra a cui era appoggiata mentre il sole arancione del tramonto rendeva visibili i vortici dei piccoli granelli di sabbia, sospesi all’interno della camera.
“Kankuro” lo salutò lei.
“Come stai?” domandò, avvicinandosi.
“Benissimo” gli sorrise radiosa. “Oggi non ci siamo visti…”
“No…”
“E credo nemmeno domani” e si perse in un sospiro, lanciando un ultimo sguardo fuori dalla finestra.
Lui si sedette sul letto, facendole segno di seguirlo. “Hai mangiato bene a pranzo?”
“Uhm? Sì, mi pare di sì” rispose, sedendosi accanto a lui.
Il ragazzo la guardò appena, per poi farsi coraggio. “Perché domani non vieni ad allenarti con me? Ce ne andiamo nel deserto come ai vecchi tempi e-”
“Domani non posso” lo fermò. “Né domani, né nei prossimi giorni…” precisò, guardando il sole scomparire oltre le mura del Villaggio.
Kankuro sbuffò seccato. “Temari, non-”
“Sei geloso?” domandò con un ghigno.
“Ma figurati” negò.
“Mi prometti allora che lo tratterai decentemente?” provò, più seria. “Lui mi vuole bene davvero” precisò.  
L’altro sospirò, tentando di trovare una posizione più confortevole. “Perché non te lo dimentichi una volta per sempre? Sarà solo un bene per tutti, credimi!”
Lei rise sinceramente, per poi tornare immediatamente seria. “Non cambierà nulla, vedrai. Saremo una famiglia come le altre, tornerò a Suna ogni mese, e anche tu potrai venire a trovarmi quando vuoi. Andrà tutto bene, fidati” lo rassicurò. E mai quegli occhi erano stati tanto limpidi e felici.
“No, Temari, ascoltami, non è così che deve andare, lo capisci?”
“Non ti credevo così geloso!” lo prese in giro ridendo.
Lui sospirò, alzandosi.
“Lascia perdere.”
“Te ne vai di già?” gli domandò stupita.
“Immagino vorrai provare a riposare un po’…”
“Non riuscirò a dormire! Kankuro, non credevo di potermi mai sentire così agitata per qualcosa, secondo te è normale?”
“Va tutto bene” la rassicurò. Va tutto bene. “Stanotte resterai sveglia fino a tardi e poi crollerai verso l’alba, sognando il tuo bel matrimonio.”
“Stai bene?” chiese perplessa.
Lui le sorrise. “E’ tutto a posto. A domani” la salutò, avviandosi verso la porta.
“Buonanotte” rispose, sorridendogli ancora.
Kankuro si richiuse la porta alle spalle, mentre un’ombra scura passava sul suo viso.
No, non era possibile.
Andava tutto bene.

*

“Qual è il quarto motivo?”
Temari sembrava quasi minacciosa piantata in mezzo alla via con le braccia incrociate e lo sguardo fiero. Shikamaru si stupì di trovarla là, sulla strada di casa. E si stupì anche di come i raggi del sole si rifrangessero gradevolmente sui suoi capelli, che sembravano così morbidi ora…
“Allora?” insistette lei, decisa.
Il ragazzo si riscosse dal torpore in cui era caduto. Quel tono non faceva decisamente parte di un sogno.
Sorrise, sbuffando piano. “E da quando sei così curiosa?”
“Da quando non hai fatto altro che assillarmi con questa storia nei giorni passati” rispose. “Questo è l’ultimo, quindi sbrigati e lasciami tornare a casa mia.”
Lui prese tempo, soppesando le parole. “Ah, torni a Suna domani, vero…”
“Già.”
“Non ci siamo visti mai in questa settimana…” si lamentò, quindi.
Lei alzò gli occhi al cielo. “Nel caso non te ne fossi accorto, noi due stiamo litigando.”
“Lo so, lo so… Inutile sperare che ti sia passata, giusto?”
“Sì. E ora dimmi il quarto motivo.”
“Ma poi perché abbiamo litigato?” chiese, più a se stesso che alla ragazza.
“Me lo vuoi dire o attendi il mio ritorno al tuo Villaggio? Perché il tal caso non so quando-”
“Qualcuno è impaziente?” Shikamaru ridacchiò.
Temari s’imbronciò, pestando con il piede la terra. “Sì, tu. Di sposarmi. Quindi dimmi il quarto motivo per cui dovrei accettare la tua proposta.”
Il ragazzo si fece serio, avvicinandosi a lei. “Il tempo stringe e tu vuoi una scusa che ti faccia mettere da parte l’orgoglio, o no?”
Lei sbuffò seccata, assottigliando gli occhi. “Shikamaru!”
“Perché mi ami” rispose secco.
Temari restò a fissarlo per qualche secondo, incapace di formulare una risposta a quel motivo così… così stupido. Poi si decise a chiudere la bocca e a sbattere le palpebre. “Amo anche i miei fratelli, se è per questo” gli fece notare, con una punta di divertimento.
“Non nello stesso modo” dichiarò lui, muovendo un altro passo verso la ragazza. “Spero” aggiunse con un sorriso.
“Potrei innamorarmi di qualcun altro, sai?”
“Nessuno ti sopporterebbe come faccio io” evidenziò.
Temari sospirò, sollevata. “Quanta sicurezza…” scherzò. “Non hai alcuna certezza.”
Shikamaru sorrise. “No” dichiarò, scendendo su di lei. “Ma a volte basta l’istinto” sussurrò. “Buon rientro a Suna” la salutò poi, baciandole piano una guancia.
Temari rimase per un attimo immobile, per poi riprendersi. “Se mi saluti ora, domani che scusa inventerai per farti trovare fuori le mura del Villaggio all’alba?” lo prese in giro.
“Domani non passerò a salutarti, abbiamo litigato, no?” le fece sapere, voltandole le spalle e incamminandosi verso casa.
“Ci sarai!” gli ordinò. Ci sei sempre.
Shikamaru si limitò ad alzare una mano per salutarla, lasciandola lì in mezzo alla strada con un piccolo sorriso soddisfatto sulle labbra.

*

“Temari!” Kankuro tuonò, entrando nella stanza con passo pesante.
La ragazza spostò la sua attenzione dalla finestra alla porta. “Che succede?”
Il fratello si piantò in mezzo alla stanza, con le braccia incrociate al petto e uno sguardo minaccioso. “Che vuol dire che non hai fame?”
Temari lo guardò alzando gli occhi al cielo. “Kankuro, sono abbastanza grande per badare a me stessa, lasciami in pace.”
“Non puoi saltare il pranzo.”
“Sì che posso, non succede niente se per un giorno mangio di meno.”
Lui sbuffò spazientito, andando a sedersi sul suo letto. “Va bene, ma promettimi che a cena mangerai qualcosa…”
“D’accordo, mamma” lo prese in giro.
Kankuro si limitò a guardarla di sbieco. “Almeno dimmi come stai oggi…”
“Uhm, come al solito” scrollò le spalle.
“Agitata?”
“No.”
“Esuberante?”
“No.”
“Nervosa?”
“Kankuro, la smetti di farmi il terzo grado? Sto bene.”
Lui si calmò, riflettendo. “Come vuoi… però non hai risposto all’ultima-”
“Kankuro!” lo richiamò, fintamente arrabbiata.
“D’accordo, ho capito” dichiarò lui, alzando le braccia in segno di resa.
Temari si sedette accanto al fratello, sospirando pesantemente e lasciando nascere un piccolo sorriso sulle labbra. “L’allenamento come è andato oggi?”
Il fratello la guardò stupito. “B-bene… Come sempre” si vantò poi.
“Mi piacerebbe vedere i tuoi miglioramenti, sai?” gli fece sapere. “Come ai vecchi tempi.”
“Beh, domani puoi venire insieme a me, andiamo al vecchio campo di addestramento, saremo solo noi due” propose entusiasta.
Lei rise. “Domani non posso.”
E lui si fece ad un tratto serio. “Che vuol dire che non puoi?”
“E’ passato un mese, domani lui arriverà qui” spiegò.
L’altro sbuffò, passandosi una mano tra i capelli. “Temari, ascolta… Tutto questo non ha senso.”
“Kankuro, io voglio dargli quella risposta, è giusto così.”
“No che non lo è!” si alterò lui, alzandosi in piedi. “Non è giusto, non ha senso, lo capisci?” sbottò, ritrovando la calma subito dopo, incrociando gli occhi tranquilli di lei. “Temari, ascoltami…”
“No, ascoltami tu” lo fermò. “Andrà tutto bene, te lo prometto. Non hai niente di cui preoccuparti, sarò felice, me lo sento.”
“Perché non lo dimentichi?” riprovò.
“Non posso. È tutto a posto” lo rincuorò sorridendogli.
E quel sorriso non faceva altro che fargli salire ancora di più la rabbia.
Quel sorriso che non doveva essere per lui.
Kankuro sbuffò, avviandosi verso la porta. “Non lo è” affermò, prima di richiuderla alle spalle con forza.
Temari sentì il suo “a domani” attutito a malapena dal legno.
“Buonanotte” sussurrò, prima di tornare a guardare fuori dalla finestra il giorno che si spegneva lento.

*

Il sole del mezzogiorno picchiava forte sulla tettoia di legno della locanda, ma l’ombra ricavata era davvero piacevole, il luogo adatto per pranzare in pace.
O almeno così pensava Temari.
“Buongiorno” Shikamaru si sedette sulla panca di fronte a lei, tenendo in mano il pranzo appena comprato.
Temari si limitò a far scivolare il pezzetto di carne dalle bacchette, stupita. “Oggi sei mattiniero” lo prese in giro fintamente seria. “Come mai da queste parti?”
“Mh, avevo voglia di mangiare qualcosa di diverso” commentò atono, alzando le spalle.
“Casualmente proprio nella mia locanda preferita…” ironizzò lei.
“Già…” si limitò a dire, aprendo la carta e scrutando l’interno della confezione.
Lei lo ignorò, riprendendo a mangiare, tanto in fondo lo sapeva che sarebbe successo…
“Hai sentito che buoni questi funghi?” chiese lui, indicando il suo piatto.
“Sì, chissà che qualità sono…” conversò lei.
“Possiamo chiederlo al proprietario” propose Shikamaru, indicando l’uomo dietro al bancone. “Forse al mercato li troviamo.”
“A saperli cucinare…”
“Mia madre lo sa fare” evidenziò lui.
“Ah…”
E il discorso cadde, mentre i due riprendevano a mangiare.
“Oggi fa caldo, eh?” disse Shikamaru.
“Sì” confermò.
“La giornata ideale per riposare sotto un albero…”
“Mh.”
Mangiarono in silenzio qualche altro boccone, fino a quando Temari non proruppe in un: “dimmi questo terzo motivo e vattene a casa.”
Shikamaru sorrise vittorioso, posando le bacchette sul tavolo e sistemandosi meglio sulla sedia. “Curiosa?”
“Seccata.”
“Ma guarda il caso, lo sai che anche io di solito-”
“Shikamaru! Non è il momento di giocare” lo riprese.
Il ragazzo si fece serio improvvisamente, inspirando. “Non posso lasciare Konoha.”
“Se è ancora per la storia del clima…”
“Temari, fosse per me ti seguirei a Suna anche ora, così la facciamo finita con questa sceneggiata.”
“Ah, certo…” s’imbronciò, incrociando le braccia. “Però non puoi.”
“No” confermò, guardandola con un sorriso. “Ho una promessa da mantenere, lo devo al mio sensei.”
Temari lo guardò per un attimo, poi chiuse gli occhi ed espirò. “Lo so.”
“Mi dispiace” disse a mo’ di scusa.
“Immagino tu non possa chiedere a Kurenai e alla bambina di trasferirsi a Suna con te, vero?” provò.
“Sarebbe un po’ complicato” ci pensò su. “Non posso portarle via dal ricordo di Asuma.”
La ragazza sorrise amaramente. “Giusto… E non puoi lasciarle.”
“No. Ma non voglio lasciare nemmeno te” le disse seriamente. “La tua risposta, quindi?”
Temari sospirò. “E’ ancora no.” Lui ridacchiò, nascondendo la delusione, e si alzò dalla panca, pronto per andarsene. “Per ora” precisò poi lei, fermandolo.
Shikamaru sorrise, lasciando i soldi del pranzo per entrambi sul tavolo. “A domani, Tem” la salutò, avviandosi verso l’uscita.
“A domani” sussurrò lei, contenta.

*

 “E così alla fine ho completato la missione nella metà del tempo previsto!”
Temari sgranò gli occhi dopo il discorso del fratello. “Non ci credo!”  
“E’ vero!” Kankuro si batté una mano sul petto, borioso. “E dovevi vedere la principessa come era entusiasta dei miei servigi! Sono sicuro che richiamerà me come scorta la prossima volta che dovrà spostarsi dal suo Villaggio…” ammiccò.
“Ah… a questo non credo nemmeno se lo vedo” scherzò lei, ferendo l’orgoglio del ragazzo di fronte a lei.
“Come no?”
“No.”
Kankuro però sorrise. “E non vuoi sapere che è successo dopo?” chiese, mentre lei annuiva. “Allora prima finisci di mangiare il riso” ordinò pacato, indicando la scodella che lei teneva tra le mani.
“Non sono una bambina!” sbuffò lei. “E non sono nemmeno malata!”
“Lo so. Ma se non lo mangi me lo dovrò finire io, e se ingrasso nessuna principessa mi vorrà più come guardia del corpo…” chiarì fintamente triste.
Temari ridacchiò piano. “Ti salvo io” propose, portando le bacchette alla bocca. “Tu va’ avanti.”
Kankuro si prese un momento per guardarla mangiare, sorridendo. Poi ritrovò la sua euforia. “Beh, sappi soltanto che Gaara si è congratulato con me di fronte a tutto il consiglio riunito!”
“Cosa?!” e rischiò di strozzarsi, stupita.
“Te lo giuro! Dovevi vedere le facce di quei vecchiacci!” rise forte.
“Non so che avrei dato per esserci!” ammise sincera, ridacchiando.
“Tu finisci quel piatto, e magari la prossima volta ci sarai pure tu” si accordò, indicando il vassoio di carne accanto a loro.
“E non rompere…”
“Ehi! È così che ti rivolgi al tuo fratello venerato dal consiglio dei vecchi?” scherzò.
Temari rise. “E amato dalle principessine, non lo dimentichiamo.”
“E come potrei farlo?” evidenziò.
Temari sospirò, rimanendo con il sorriso sulle labbra. “Gaara… Da quanto è che non lo vedo? Da ieri?” chiese pensierosa.
Lui la guardò serio, soppesando le parole. “Da ieri, sì. È molto occupato, lo sai.”
“Mi sembra così tanto…”
E Kankuro decise che era il momento di cambiare discorso. “E non ti ho ancora detto dei miglioramenti dei miei allievi all’Accademia!”
“Davvero?”
“Se continuano così saranno Chuunin entro l’anno! Ma in fondo, con un maestro bravo come me…” si vantò.
Lei sorrise appena. “Mi piacerebbe vedere i tuoi progressi sul campo.”
“Stavolta ti batterei subito, Tem!”
“Questo lo dici tu! Non mi batterai mai, scordatelo” precisò.
“Vogliamo scommettere?”
Temari lo guardò seriamente, con un sorriso amaro. “Mi mancheranno i nostri scontri.”
“No!” sbottò lui. “Non ci provare nemmeno, mi avevi promesso che non saresti entrata nel discorso.”
“Ti ho promesso che avrei cenato davanti a te, mentre tu mi raccontavi le ultime novità” precisò.
“Beh, continua a mangiare, non hai finito.”
“Ma sei così geloso?” ridacchiò lei.
“Non è una questione di gelosia” si difese. “Temari, se non ne parli, domani ti porto anche Gaara, va bene?” propose.
“Domani non posso, lo sai. Sarò impegnata” chiarì, guardando il cielo scuro di Suna oltre la grande finestra.
Kankuro sbuffò. “D’accordo… Allora perché non mi dici come stai oggi? Io in cambio ti porto un bel gelato dopo, che ne dici?” propose.
“Al cioccolato?”
“Sì.”
“Io sto bene, contento? Vai a prendermi quel gelato, ora” ordinò. “Ma come vuoi che stia? Sono un po’ nervosa perché domani accetterò di sposarlo, ma-”
“No. Avevamo detto niente argomento spinoso” la bloccò lui.
Temari sbuffò, un po’ infastidita da tutta quella gelosia fraterna. “D’accordo. Ora che ho finito la cena mi lasci dormire? Se avrò le occhiaie dubito che mi vorrà ancora” ridacchiò.
Kankuro si alzò dal letto, notando con piacere che la ciotola di riso era vuota.
Stanotte resterai sveglia fino a tardi e poi crollerai verso l’alba, sognando il tuo bel matrimonio. Come ogni sera.
Recuperò il vassoio della cena, per poi salutare la sorella, che si stava sedendo sul balcone a guardare il cielo.
“Ehi, Tem?” la chiamò, ormai sulla porta. Lei lo guardò incuriosita, facendogli cenno di continuare. “Se torno qui anche domani, mi prometti che andrà tutto bene?”
Temari annuì. “Sì.” Andrà tutto bene.
“A domani, allora.”
E lei sorrise. “Buonanotte.”

*
 
Temari uscì dal palazzo dell’Hokage dirigendosi a passo svelto e deciso verso il suo albergo. Il lavoro era terminato, la giornata svolgeva al suo termine, e quel leggero venticello fresco sembrava darle maggior vigore. Konoha era un bel Villaggio al tramonto, mai quanto le distese arancioni delle dune di Suna, ovvio!, ma anche la Foglia aveva il suo fascino, con tutti quei colori vivaci e le costruzioni imponenti.
Svoltò a un angolo, e si trovò di fronte Shikamaru con le braccia incrociate e la schiena poggiata al muro. Lei si irrigidì e camminò oltre, ignorandolo.
“Ti aspetto da almeno mezz’ora …” la richiamò lui.  
Temari si fermò, senza voltarsi. “Nessuno te l’ha chiesto.”
Il ragazzo sbuffò, scostandosi dalla parete e muovendo qualche passo verso di lei. “Hai avuto problemi con la burocrazia?”
“Non sono affari tuoi” troncò il discorso, stringendo i pugni.
Ma Shikamaru non desistette. “Temari, è da ieri che mi eviti…”
“E chissà perché, eh?” ironizzò, voltandosi a guardarlo. “Nel caso stessi dormendo in quel momento, noi due abbiamo litigato.”
Lui alzò gli occhi al cielo mentre infilava le mani nelle tasche. “Lo so.”
“E allora che vuoi?” chiese brusca.
“Farti sapere il secondo motivo.”
Temari si calmò per un istante, stupita. Poi incrociò le braccia sul petto e piantò lo sguardo a terra, imbronciata. “D’accordo, sentiamo…”
Shikamaru sorrise, avvicinandosi a lei. “Stai bene, vero?”
“In che senso?” si mise sulla difensiva.
“Qui a Konoha. Tu ci stai bene, è inutile che lo neghi” precisò con un sorrisetto di sfida.
“A Suna si sta molto meglio” commentò lei sicura di sé, non volendo dargli ragione.
“Ma questo clima ti piace di più” evidenziò, mentre si alzò un’altra folata di vento che li avvolse dolcemente.
Temari si lasciò accarezzare per un attimo dalla brezza, prima di rispondergli. “Questo clima è soltanto diverso. E almeno io so adattarmi ovunque, tu non sopravvivresti un solo giorno a Suna.”
Shikamaru ghignò soddisfatto. “Esatto. Non sono in grado di abituarmi al clima del tuo Villaggio, quindi è più logico che tu ti trasferisca qui, o no?”
La ragazza perse per un attimo la concentrazione, sgranando gli occhi per il tranello in cui era caduta, ma si ricompose subito, guardandolo con aria di sfida. “No” ribatté soltanto, prima di allontanarsi minacciosa da lui a grandi passi.
Shikamaru la guardò andare via, sapendo di aver fatto centro. Sorrise.
Domani avrebbe continuato con il suo piano.   
 
*

“Avanti” disse, sentendo bussare sul legno. Temari spostò lo sguardo dal cielo rossastro di Suna alla porta della sua camera, notandovi la figura del fratello. “Kankuro, come mai qui?”
Il ragazzo richiuse l’uscio alle sue spalle, piano, e si spostò accanto a lei sul balcone, fin troppo lentamente. “Non posso venire a trovare mia sorella?”
“Oggi non ci siamo visti, è vero” ci pensò su lei. “Come stai?”
E lui non disse nulla. “Tu piuttosto” si limitò a chiedere. Ma il sorriso raggiante di Temari stavolta si specchiò in quello amaro del fratello. “Domanda stupida, eh?”
“Sì” ridacchiò lei.
Ed entrambi rimasero a fissare il tramonto, e quei colori sempre più scuri scendere su Suna.
“Ti sei allenato oggi?” domandò curiosa.
Lui rimase a fissare il Villaggio davanti a sé. “No.”
“No?!” Temari alzò la voce, stupita. “Che vuol dire?”
“Che non ne avevo voglia.”
La ragazza lo guardò pensierosa, chiedendosi forse quanto a lungo insistere per comprendere la stranezza del fratello.
“Tem, non c’è niente di strano, domani sarà tutto come sempre.” Purtroppo.
“D’accordo…” commentò. “Non ci sarà una ragazza in mezzo, vero?” s’informò curiosa. E Kankuro rise di cuore.
“Non nel senso che intendi tu.”
“Ah…” Temari si fece pensierosa, tornando poi a guardare il cielo con un sorriso. “Io ho quasi fame. Ceniamo insieme?” propose allegra.
“No… Non mi va molto, stasera” ammise piano.
“Cosa?” si stupì lei. “Sicuro che non sia un problema di cuore, eh? Perché in tal caso verrai con me a Konoha, e lì troverai qualche ragazza degna di te” dichiarò sicura.
Lui sorrise appena. “Temari, parlami un po’ di lui.”
“Davvero?” chiese stupita. “Non credevo ti piacesse più di tanto…”
“Non mi piace, ma voglio che me ne parli. Cosa ti attrae in lui, perché funziona così bene tra voi, come ti ha chiesto di sposarlo…” chiarì.
E lei sorrise apertamente. “Ah, per quello abbiamo litigato una settimana! Lo sapevo che non era tipo da proposta con tanto di anello e fiori, e lui sapeva che non sono tipo da accettare tanto facilmente una cosa del genere.”
“Lo hai fatto patire?”
“Veramente non gli ho mai detto sì” ci pensò. “E se domani non verrà perché si è stancato di aspettarmi e si è trovato un’altra?” chiese insicura.
“Dove pensi che possa esistere un’altra in grado di sopportarlo? E poi è passato solo un mese!” Solo un mese… “Vedrai che domani ci sarà.”
“Lui c’è sempre” sorrise.
“Temari, non credo che stanotte riuscirai a dormire, perché non mi racconti tutto?” propose, sistemandole una ciocca dietro l’orecchio.
“Quanta gentilezza stasera… Secondo me c’è qualcuna” continuò, maliziosa.
Kankuro sbuffò, prima di prenderla per mano e rientrare nella stanza. Temari si sdraiò sul suo letto, invitando il fratello a fare altrettanto. “Che vuoi sapere? Le cose più piccanti non te le dico” precisò ghignando.
“Sono io a non volerle sapere!” evidenziò lui arrossendo.  
“D’accordo…”
E poi si persero in racconti e discussioni fino a notte fonda, ripensando a come Temari e Shikamaru si fossero conosciuti, a come facilmente si fossero innamorati e a come avessero rinchiuso quei sentimenti dentro di loro per anni, prima di trovare il coraggio di viverli. Parlarono di quanto fosse bella Konoha in primavera, con tutti quei colori, e di come affascinasse anche in inverno, con i toni di grigio. Risero di quanto quei quattro motivi fossero assurdi, ma a modo loro romantici. E litigarono sul modello di abito che Temari avrebbe indossato per il suo matrimonio, per finire a sognare quello di Kankuro con qualche bella principessa lontana. E non ricordarono di aver mai passato tanto tempo insieme in modo così spensierato.
Fino a che Temari non si addormentò, con un sorriso sulle labbra, e Kankuro si limitò a coprirla con il lenzuolo e ad osservarla ancora per un po’, in pace. Le passò una mano sui capelli, in un’impacciata carezza, e le sussurrò la buonanotte, prima di alzarsi e uscire dalla camera.
Sarebbe andato tutto bene, si disse.
Peccato che il domani non volesse più arrivare.

*

La finestra aperta lasciava entrare i raggi del sole del pomeriggio che si andavano a riflettere ai piedi del letto, l’aria era calma e non c’era il minimo rumore udibile dalla strada, un paio di piani sotto.
Temari si rigirò tra le lenzuola, lasciando che una gamba fuoriuscisse da quell’involucro, per raffreddare un po’ la pelle; si ritrovò quindi a fissare il soffitto per poi dedicarsi alla figura accanto a lei. “Che c’è?” chiese curiosa e incerta, notando che Shikamaru la stava fissando.
“Niente” sospirò lui, rivolto con il viso nel cuscino. Fuori si stava alzando un venticello che faceva frusciare le fronde di un albero.
“E allora non mi guardare così.”
“Come ti starei guardando?” domandò assonnato.
Temari arrossì un po’, tornando a fissare il soffitto. “Non eri stanco?”
“Sì.”
“Beh, dormi allora.”
L’aria era così tiepida a Konoha, sarebbe stato bello se davvero tutto si fosse fermato in quel momento, nel silenzio statico del primo pomeriggio.
“Stavo pensando…” cominciò Shikamaru, allungando una mano fino a tirarle piano una ciocca di capelli, spostando l’attenzione di lei su di sé. “Forse se ci vedessimo tutti i giorni io mi stancherei di meno, e tu smetteresti di lamentarti… almeno su questo” aggiunse, mentre le sfiorava la guancia con le dita, in una delicata carezza.
Temari sorrise. “E questa cosa sarebbe? Una pigra proposta di convivenza?” lo prese in giro.
“Di matrimonio. E preferisco pensarla come originale” spiegò calmo, mentre lei gli baciava debolmente la mano.
Temari sorrise ancora di più. “Dovrai ingegnarti meglio, se vuoi sentire un sì dalle mie labbra.”
Shikamaru espirò, ma in fondo la sua risposta non era niente che non avesse già calcolato. Si avvicinò a lei, stringendola con un braccio. “Non credo tu abbia molta scelta.”
“No?! Spiegami perché dovrei accettare” sussurrò, contenta della sua vicinanza.
“Per quattro motivi.”
“Quattro?” ridacchiò lei. “Sentiamo…"
“Primo, perché i nostri figli saranno belli e intelligenti” spiegò, baciandole una tempia.
“Non stai correndo un po’ troppo? Non ho ancora accettato la tua mano” lo prese in giro.
“Saranno forti e coraggiosi…” continuò, scendendo a sfiorarle la guancia.
“Se prenderanno da me” appuntò lei, spostando la testa da un lato e permettendogli la più totale libertà mentre passava a baciarle la pelle sensibile del collo.
“… E saranno ottimi candidati per diventare Hokage. O Kazekage” aggiunse, dopo il pizzico che ricevette sul braccio.
“Già li vedo con la veste azzurra da Kage” ammise lei, perdendosi in quel piccolo sogno.
“Rossa casomai, dato che cresceranno qui a Konoha” le fece notare.
E Temari si irrigidì di colpo, spostandolo per guardarlo negli occhi. “E questo chi lo dice?”
Lui la guardò spaesato, e aggiunse con tono sicuro: “E’ la scelta più logica.”
“Ma io potrei voler vivere nel mio Villaggio, non ci hai pensato?”
“Temari, Suna è un deserto, mi sembra più normale costruirci una vita qui, dove l’aria è almeno respirabile” cercò di farla ragione.
“Che stai dicendo? Sei tu che non ti sai abituare, io al mio Villaggio mi trovo benissimo, è qui che sto male” alzò la voce, portandosi a sedere e tenendo le lenzuola sul suo corpo.
“Non mi sembra che poi te ne lamenti più di tanto” sussurrò, riavvicinandosi al suo viso.
Ma lei lo fermò, seria. “Shikamaru, non sto scherzando.” E lo gelò con i suoi occhi profondi.
Lui espirò, sedendosi di fronte a lei. “Non posso muovermi da Konoha, mentre tu sei libera. Che ti costa?” spiegò. “Inoltre qui il clima è vivibile, e i nostri figli sapranno che colore sia il verde” scherzò, accarezzandole una mano. Che lei ritirò subito.
“E’ così quindi?! Poi sono io quella egoista!” s’infuriò, spingendolo lontano con un braccio, mentre cercava di alzarsi dal letto. “Bene!”
“Temari, ma che-”
“Non ho intenzione di crescere i miei figli senza che conoscano il mio Villaggio” ammise, alzandosi in piedi e tentando di vestirsi, ma i nervi saltati non aiutavano.
“Non ho mai detto questo, solo che-”
“Lo so benissimo cosa hai detto. Anzi, te la dico io una cosa: trovati un’altra!” s’infuriò.
“E dai, smettila…” sbuffò esasperato, poggiando le spalle sui cuscini.
“La smetto subito, certo. Figurati, non avrai più a che fare con me. Non ci sarà nessun matrimonio!” gridò, infilandosi la camicia da notte. “E nessun bambino. Niente di niente!” puntualizzò infine, sbattendo poi la porta del bagno dietro di sé.
Shikamaru sospirò infastidito, scalciando le lenzuola dal suo corpo. Iniziò a rivestirsi in silenzio, passandosi più volte le mani tra i capelli, in un gesto seccato.
C’era sempre qualche piccola cosa che mandava tutto all’aria, mai una volta che qualcosa andasse nel verso giusto. Assurdo come fosse impossibile avere un po’ di pace nella sua vita, da quando stava con lei. E sapeva che Temari avrebbe accettato la sua proposta, un giorno, come sapeva che sarebbero vissuti a Konoha. Ma lei doveva sempre dire di no, come prima risposta, e complicare tutto.
A volte pensava che prima o poi sarebbe successo qualcosa che le avrebbe fatto capire quali fossero le cose importanti della vita.
Lui l’avrebbe amata sempre, e lei lo sapeva, ora doveva solo aspettare che Temari si calmasse e ponesse fine a quello stupido litigio. Doveva solo attendere un po’ di tempo.
Tempo… quello che i ninja proprio non avevano.

*

“A domani, Temari” la salutò, uscendo dalla stanza. Si sentì un leggero “buonanotte”, prima che Kankuro si chiudesse la porta alle spalle e sospirasse appoggiando le spalle ad essa, come ogni sera.
Anche per quel giorno era finita.
“Come sta?”
Kankuro si voltò di scatto, sorpreso da quella presenza discreta nel corridoio alla sua sinistra. “Come sempre” lo informò.


“Temari, la smetti?”
“Di fare cosa?”
“Di sorridere in quel modo!” sbottò Kankuro.
La sorella lo guardò freddamente e in tono minaccioso aggiunse. “Che c’è che non va nel mio sorriso?”
“Mi dà fastidio.”
Temari lo aggredì. “Ah, è così?! Gaara, hai sentito?”
“Sto lavorando” chiarì il fratello, non perdendo tempo nemmeno ad alzare gli occhi dai fogli che stava leggendo, comodamente seduto alla sua scrivania.
La ragazza accavallò le gambe, affondando meglio la schiena nel divano. “E comunque non stavo sorridendo.”
“No infatti, è solo da stamattina che hai quell’espressione stupida stampata in faccia” Kankuro la prese in giro.
“Non è vero!”
“Sì! E solo perché domani arriva quell’idiota…” precisò borbottando.
“Quell’idiota sarà presto un tuo parente.”
“Non lo farai!”
“Sì che lo farò!”
“Scordatelo!”
“Kankuro, non rompere!”
“Cosa?! Gaara!” si lamentò, guardando speranzoso il fratello, in cerca di appoggio.
“Sto lavorando…”


Gaara rimase immobile con le spalle contro la parete, osservando silenziosamente il fratello. “Ha mangiato oggi?”
“Perché non glielo chiedi di persona? Potresti anche vederla ogni tanto!” lo aggredì.
“Tu vai a trovarla ogni giorno.”
“Adesso è colpa mia?!”
“Il medico ha detto di non affaticarla troppo” spiegò.
Kankuro sbottò: “e io continuo a dire che uno shock forte potrebbe solo farla stare meglio!”
“Kankuro, non possiamo rischiare.”
Tu non vuoi rischiare. Tu te ne stai tutto il giorno chiuso nel tuo ufficio a pensare al Villaggio, dimenticando di avere una sorella che ha bisogno anche di te!”


“Se vuole sposarlo non possiamo impedirglielo.”
“Cosa?” Kankuro si ribellò, mentre Temari sorrideva vittoriosa.
“Sei solo geloso” lo rimbeccò la sorella.
“Non è vero!”
“Non cambierà niente, te lo assicuro” provò poi, in tono più dolce e sincero.   
Kankuro sbuffò. “Intanto non sarai più qui…” borbottò.
“Puoi venirmi a trovare quando vuoi.”
“Non sarà la stessa cosa. Tem, non sarà mai più la stessa cosa! Perché non vi trasferite a Suna? Si sta bene” provò.
Temari alzò gli occhi al cielo. “Lascia perdere… Ho ben quattro stupidi motivi per vivere a Konoha.”
“Kankuro, lasciala in pace” lo rimproverò mite Gaara.
“Certo, tanto a te non importa!” lo aggredì.
“Smettila!” lo sgridò lei, notando l’occhiata furiosa del minore.
 “Siamo una famiglia, non puoi andartene ora! E non per uno stupido matrimonio inutile! ” si ostinò.
 “Ti stai comportando come un bambino, Kankuro” si alterò, passandosi le mani tra i capelli, esausta.
“Non mi importa come, ma farò di tutto per tenerti qui!”


Gaara si scostò leggermente dal muro, assottigliando gli occhi. “Se il consiglio sapesse le sue condizioni non si farebbe scrupoli a prendere provvedimenti, e allora non potresti più vederla nemmeno tu. La difendo ogni giorno, da un mese” sibilò. “Non osare dirmi che non penso a lei.”
Le sue condizioni? Non riesci nemmeno a dirlo, Gaara?”

La porta risuonò per due volte sotto un battito deciso e forte. La guardia s’intromise veloce nello studio del Kazekage, trafelata. I tre fratelli la guardarono tra un misto di curiosità e preoccupazione…
Non aveva atteso il permesso di Gaara per entrare.

Gaara indurì lo sguardo, stringendo impercettibilmente i pugni. “Ha solo bisogno di tempo.”

“Kazekage-sama, ho bisogno di parlarle in privato.”
Gaara lo guardò serio, indurendo i lineamenti.
Pessimo presentimento.
“Non c’è niente che i miei fratelli non possano sapere.”
“Ma…”
“Parla.”

“Tempo?!” ironizzò Kankuro, sorridendo amaramente. “Ne ha fin troppo.” I giorni non passavano, Temari aveva cristallizzato i suoi sentimenti di attesa nell’attimo in cui li aveva persi del tutto. Il domani non sarebbe sorto mai più.

“Sono appena arrivate notizie da Konoha.”

“Non c’è niente che non vada in lei” chiarì freddo Gaara, voltando le spalle al fratello ed incamminandosi lungo il corridoio.

“Il fronte a nord della Terra del Fuoco è stato attaccato. Era del tutto inaspettato.”

Kankuro lo guardò tristemente andare via e percorrere lentamente quei passi che lo separavano dalla realtà, e notò come la sua schiena fosse appena incurvata, appesantita. Come forse anche la sua…
“Non puoi negarlo, Gaara. Lo so bene, è tutto inutile” gli fece sapere. “Come è inutile arrabbiarsi, patteggiare o deprimersi. Puoi solo accettarlo.”

“Ci sono state delle perdite, abbiamo la lista dei nominativi.”

Ma l’altro continuò a camminare, ad allontanarsi, mentre Temari rimaneva chiusa nella sua stanza, nell’immobilità del suo tempo.
Kankuro sentì qualcosa incrinarsi dentro di lui, ritrovandosi a metà tra i due fratelli e non sapendo chi seguire. Appoggiò le spalle contro la porta della camera della sorella, urtando il legno con la testa.

“Nara Shikamaru è morto da eroe, salvando la sua squadra.”

E quel qualcosa si ruppe quando capì che era la sua famiglia che stava andando in pezzi.

E Temari si accasciò a terra. Perse la forza di parlare, di muoversi, o anche solo di respirare. Sentì a malapena le urla di Kankuro che le ordinavano di alzarsi, e percepì il tocco di Gaara che la sollevava.
Rivolse un’ultima occhiata alla finestra, il sole stava tramontando lento.
Domani gli avrebbe detto il suo orgoglioso .
E poi non vide più nulla.


“Peggio di così non può andare, Gaara” sussurrò appena.

***

Temari amava davvero il suo Villaggio. Suna era sempre stata considerata da tutti un luogo inospitale, nascosto nel bel mezzo del deserto, dove la gente era schiva e prevenuta, non abituata agli stranieri, e le urla dei bambini che giocavano nelle piazze, i colori troppo accesi del mercato, l’aria afosa, il sole troppo caldo, erano fattori che giocavano a suo svantaggio.
Ma Suna aveva fascino. E una volta entrati oltre le mura si rimaneva abbagliati da quanto quel piccolo Villaggio fosse attaccato alla vita.
Temari ogni sera si sedeva sul balcone della sua camera, poggiava le braccia sopra la balaustra, e fissava il sole tramontare oltre le dune.
Le dava pace e serenità vedere la normalità con cui il giorno terminava, per poi rinascere poche ore dopo. Era in qualche modo rilassante sapere che quel ciclo non l’avrebbe abbandonata mai, e sarebbe continuato incurante di qualsiasi cosa fosse accaduta nel mondo.
I bambini nascevano, i vecchi morivano, le ragazze amavano incondizionatamente e gli uomini costruivano una società sempre migliore. Ogni giorno.
Uno dei suoi fratelli non si arrendeva nemmeno davanti l’evidenza, mentre l’altro, quello considerato un mostro di spaventevole forza, non aveva il coraggio nemmeno di guardarla.
E lei semplicemente non aveva voglia di continuare.
Ogni giorno.
Pensò che fosse stupido lasciarsi morire per amore, e fu certa che fosse ancora più stupido morire per salvare qualcun altro. Però lui lo aveva fatto.
E allora forse questo cambiava tutto quanto.
Adesso voleva che uno dei suoi fratelli accettasse la realtà, e voleva che l’altro dimenticasse di aver avuto una sorella. Per non farli soffrire più.
Guardò il sole sparire dietro le mura rocciose del Villaggio, l’orizzonte era una sottile lama arancione. Sentì il vento fresco della sera accarezzarle i capelli, e si sporse per lasciarsi sfiorare ancora.
Notò le strade impolverate sotto di lei, e qualche timida ombra che vibrava appena per l’afa.
Il mondo sarebbe andato avanti lo stesso, a qualunque costo.
E sorrise.

Today was gonna be the day
But they'll never throw it back to you
By now you should've somehow
Realized what you're not to do
[Wonderwall - Oasis]


FINE




Note finali: l’idea è che Temari viva in un suo personale sogno in cui Shikamaru non è morto e lei aspetta il suo arrivo a Suna, quando potrà finalmente dirgli il suo sì. Per questo però rivive lo stesso giorno da ormai un mese, perché non lo accetta. Il sogno quindi è inteso in senso lato, come realtà che lei prende per vera.
Le parti del presente, a Suna, riprendono i cinque momenti del dolore: negazione, rabbia, patteggiamento, depressione e accettazione, ma non li vive Temari, ma Kankuro, proprio perché lei sta sognando e non accetta ancora nulla.
Il finale è volutamente aperto, l’interpretazione è libera.
Uhm, che altro dire, i colori del titolo sono verde speranza e nero tragedia XD E la canzone scelta è Wonderwall degli Oasis, una delle mie preferite in assoluto.


Riporto il giudizio della giudice:
Originalità: 10 /10
Attinenza al tema: 9 /10
Grammatica e lessico: 9 /10
Trattazione del personaggio: 8.5 /10
Gradimento personale: 5 /5

41.5 /45

Commento: Cosa posso dire se non che questa fic è veramente bella? È particolare, soprattutto per come tratti la scena. Senza dubbio mi sono disperata quando ho letto della morte di Shikamaru, ma quello che mi ha fatto soffrire di più è la reazione di Temari e quella di Kankuro.
La trama del sogno appunto si tramuta in una cieca speranza che non vuole vedere il futuro ma che rimane nel presente. I flashback che vengono raccontati con una cronologia dall’ultimo al primo motivo beh sono spiazzanti, come la voglia di tornare indietro che purtroppo non si potrà realizzare.
Temari mi è sembrata un po’ troppo diciamo docile, è una ninja normalmente aggressiva e responsabile che non si fa scrupoli a risultare irascibile; mi è sembrato anche troppo “non seccato” Shikamaru, mi sembra strano che non si lamenti neanche un po’ durante tutta la tirata dei motivi. Per il resto Kankuro è lui e anche Gaara, Kankuro il bambinone che si dispera per la sorella e che fa l’impossibile per lei, che litiga con Gaara per la sua freddezza al problema.
Per la grammatica e il lessico non c’è molto da dire, non hai fatto errori di sorta, pochi errori di distrazione che sicuramente sono ininfluenti al fine della lettura.
Complimenti!



Dopo aver letto questo giudizio, mi sono sorti dei dubbi. Probabilmente la mia fanfic è poco chiara, lo so che è un po’ difficile.
Temari “docile”. La vera Temari è quella dei flashback, una che sceglie di far patire il povero fidanzato per giorni solo per non dirgli subito di sì, anche se sanno entrambi benissimo che lei alla fine vuole accettare. Docile lì non mi sembra XD è diversa nei momenti del presente, ma c’è da considerare che è come se vivesse perennemente in uno stato di euforia/agitazione/attesa, ed è mezza impazzita, e non ho dubbi che anche lei sia umana, soprattutto relazionata al fratello, l’unico con cui si mostra per quel che è veramente e con cui ha un rapporto “normale” (anche più normale rispetto a quello con Gaara, no? È con Kankuro che ha vissuto a stretto contatto).
Per Shikamaru… poco seccato, mi è stato detto. Ma non mi piace stereotipizzarli. Ok, lui è pigro, siamo d’accordo, ma per le cose a cui tiene (e a Temari ci tiene se le ha chiesto di sposarlo, no?) si dà una svegliata. Insomma, insiste un po’ con lei, ma sta aspettando anche lui la sua risposta, mi sembrava un comportamento normale. O chissà, magari lui dormirebbe lo stesso, chi se ne frega di Temari, del matrimonio e della sua stessa vita.
E poi c’è Kankuro, preoccupato per la sorella sicuramente, ma un vago senso di colpa per l’ultima frase che le rivolge quando lei è ancora “normale”, io ce lo sento. Come non sento tutta questa freddezza da parte di Gaara, ma anche tanta paura e incapacità di risolvere la situazione.

Detto ciò, ho dato una rilettura alla fic e ho cambiato qualche parola, solo qualche sinonimo, nient’altro. Forse ci sono errori vari nella fanfic, me ne scuso, odio postare qualcosa che sia poco corretto grammaticalmente, ma non li riesco a trovare. Sto attendendo ancora le correzioni della giudice…

Grazie a chi ha letto, commentino? ^^
   
 
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