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Autore: Dominil    23/06/2009    8 recensioni
Gridò ancora una volta, sperando che solo questo bastasse a far tornare tutto come prima. Non avrebbe mai dovuto toccarlo.
Si coprì il volto con quello che era rimasto delle sue mani per poi sentire due sfere che cadevano pesantemente sui suoi palmi. Erano viscide, e questo fece sì che cadessero a terra.
Erano i suoi bulbi oculari.
Genere: Dark, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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 N.B. I fatti raccontati non sono accaduti realmente (e solo la rielaborazione di un mio sogno), i personaggi non mi appartengono e non scrivo a scopo di lucro.


Maybe it wasn't just a nightmare

Un urlo agghiacciante.
Uno sparo.
E poi il silenzio.
Frank venne svegliato da quel tacito rumore assordante, il ronzio sinistro dell’aria lo perforava dall’interno. Si voltò subito alla sua destra per istinto e un brivido lo percosse, quando si ritrovò a fissare un cuscino stropicciato e lenzuola sgualcite.
Sospirò per cercare di calmarsi, di fermare le sue mani che tremavano troppo nervosamente.
Non riuscendoci si alzò di scatto e infilò le ciabatte che aveva sistemato prima ai piedi del letto, pelose e a forma di coniglio, per poi scendere le scale e raggiungere il piano inferiore della sua abitazione.
“G-Gerard.” chiamò, spaventato nel buio del suo corridoio, non percependo nessun  segnale che l’avvertisse della presenza del suo fidanzato.
Procedette a tentoni per qualche passo, prima di raggiungere l’interruttore ed accendere la luce.
C’erano cocci disseminati per il pavimento e i mobili non erano più al loro posto, addirittura alcuni erano per terra. E la finestra del soggiorno era spalancata, lasciando entrare un’aria gelida.
Ladri, non c’era altra spiegazione.
Delle macchioline scure sulla moquette verde però, attirarono l’attenzione del ragazzo. Seguì il breve percorso che tracciavano, per poi posarsi una mano sul petto, rischiando di svenire.
“Gee!” urlò avvicinandosi subito a quello che ormai era solo il cadavere del suo ragazzo.
Era disteso a pancia in giù e Frank gli accarezzò la schiena scuotendolo dolcemente ma si ritrovò a toccare solo un pezzo di carne, non era più qualcosa di vivo.
Carne fredda e cruda.
Il viso dell’altro stava annegando nelle lacrime, annaspando tra un singhiozzo e l’altro.
“Amore…”
La sua voce era solo un labile sussurro smorzato dal suo respiro. “Gerard…”
Si decise ad afferrarlo per le spalle e, con un po’ di fatica, lo girò dall’altra parte per poi fissare i suoi due specchi verdi e immobili, assenti. Frank si soffermò però su quello che era il petto, ora ridotto a una macchia rossastra, informe e appiccicaticcia. Non aveva mai visto così tanto sangue in vita sua e quell’abbagliante rosso scuro lo affascinava in modo sinistro.
Gli accarezzò una guancia, una delle poche parti del suo corpo che aveva conservato il suo candore e poi scese, fino a insanguinarsi le mani. Si sporcò per bene, percependo una scossa elettrica sempre più acuta partire dalle terminazioni nervose dei polpastrelli e sentì la voglia impellente di ridere.
Si alzò in piedi, guardandosi intorno, per poi decidere di andare in bagno e darsi una pulita. C’era odore di morte ovunque, misto al putrido.
Salì di nuovo le scale macchiando anch’esse con le sue ciabatte a forma di coniglio, che ormai erano inzuppate di sangue. Era strano vedere quell’ammasso divertente di pelo, rovinate da qualcosa che era tutto, tranne che innocente.
Arrivato nel corridoio del piano superiore lo percorse tutto, fino a raggiungere il bagno. Aprì la porta lasciandoci un’impronta e si lasciò abbagliare dal lucentezza delle piastrelle bianche.
Voglio che il mio bagno sia bianco.
Gerard aveva deciso che fosse così, e Frank l’aveva accontentato. Del resto aveva deciso tutto lui, toccava un po’ anche al maggiore dei due.
Raggiunse il lavandino con passo cadenzato, trattenendo un ghigno.
Posò le mani sulla ceramica, anche questa bianca ovviamente, e poi ci posò lo sguardo, prima di gettare un urlo. Le portò davanti agli occhi, per poi guardare il loro riflesso nello specchio, contorcendosi dal terrore.
Non aveva le dita.
Cristo non aveva più le dita!
Si erano sciolte, si erano raggrinzite fino a diventare polvere e sparire. Ora aveva solo dei brandelli, consumati dal sangue.
Era il sangue di Gerard a consumarlo, a scioglierlo come acido.
Continuò a guardarsi allo specchio, a fissare quella superficie cristallina che rifletteva lo scempio che stava diventando.
Senza dita, con la pelle nera là dove c’era il sangue, come un enorme ematoma.
Gridò ancora una volta, sperando che solo questo bastasse a far tornare tutto come prima. Non avrebbe mai dovuto toccarlo.
Si coprì il volto con quello che era rimasto delle sue mani per poi sentire due sfere che cadevano pesantemente sui suoi palmi. Erano viscide, e questo fece sì che cadessero a terra.
Erano i suoi bulbi oculari.
Piccoli come due palline da golf roteavano sul pavimento mentre la vista di Frank era del tutto oscurata. Del sangue colava dalle due cavità che prima occupavano i suoi occhi.
Urlò, un urlo che fece rabbrividire lui stesso.
Non era la sua voce, non aveva più nemmeno quella.
 
“Aaaaaaaah!”
Frank si svegliò di scatto, guardandosi intorno. Il sudore freddo della fronte gocciolava lungo le tempie, facendolo rabbrividire.
Si guardò le mani e poi si toccò il viso, per assicurarsi che fosse tutto apposto. Poi si voltò, per controllare che Gerard dormisse tranquillamente al suo fianco.
Fece un sospiro di sollievo, quando vide la sua massa di folti capelli neri spuntare dalle lenzuola.
Un fruscio però lo fece voltare dall’altra parte, e il ragazzo notò un’ombra scura disegnata sulla porta.
Forse non era solo un sogno.
   
 
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