Don’t say a word (prima parte)
Mother always said:
“My son, do the noble thing
You have to finish what you started
No matter what
Now sit, watch and learn
It’s not how long you
live
But what your morals
say
Cannot keep your part of the deal
So don’t say a word!”
(“Don’t say a word” – Sonata Arctica)
Trascorsero
tre giorni durante i quali il clima a villa Mikaelson rimase cupo e teso.
Hayley continuava ad organizzare attività fuori casa per Hope e la bambina
trascorreva nella villa solo il tempo necessario a dormire e alla prima
colazione. Tuttavia il suo piano cominciava a scricchiolare e il malumore
cresceva non soltanto in Elijah, ma anche in tutti gli altri membri della
famiglia.
Freya,
ad esempio, impegnata com’era a ricercare le ossa di Inadu
e a tenersi in contatto con Vincent per proteggere la famiglia, non aveva
troppo tempo per uscire con Hayley e la nipote e cominciava a sentire la
mancanza della bambina; dal canto suo, Klaus iniziava seriamente ad irritarsi
per il fatto di dover essere sempre lui a cercare la figlia in giro per New
Orleans e sospettava anche che, in fondo, il vero obiettivo di Hayley fosse
ancora una volta quello di tenere Hope tutta per sé ed escluderlo dalla sua
vita.
Così
quel giorno, di fronte all’ennesima uscita di Hayley e Hope per attività note
solo a loro, Klaus perse la pazienza e decise di convocare una sorta di
riunione di famiglia per fare il punto della situazione e, possibilmente,
risolverla. Hayley, ovviamente, non sarebbe stata presente, ma per Klaus la cosa
importante era che ci fossero Elijah e Tristan perché, secondo la sua visione,
sarebbero stati loro a dover trovare un rimedio, visto che il problema nasceva
proprio dalla presenza del Conte De Martel.
Si
trovavano tutti nel patio di villa Mikaelson, seduti sulle poltrone o sulle
eleganti sedie imbottite, per affrontare questo argomento tanto delicato e
spinoso. Klaus li fissò uno alla volta e poi iniziò a parlare.
“La
situazione non può proseguire così” esordì. “Hope è una Mikaelson e deve vivere
con la sua famiglia e nella sua casa.”
“Non
potrei essere più d’accordo” replicò subito Rebekah, “ma è Hayley che ce la
tiene lontana e che, soprattutto, non vuole farle vedere Elijah.”
“Non
approvo assolutamente che Hayley si serva di Hope per punire Elijah, tuttavia
credo che l’unica soluzione sia quella di accettare il suo ricatto” riprese
Klaus. “Hope è mia figlia e io la voglio accanto a me, nella nostra casa, non
voglio essere costretto a inseguirla per tutta New Orleans.”
“Questo
non è giusto, Niklaus” intervenne Elijah, prendendo
la parola per la prima volta. “Tu stesso riconosci che ciò che Hayley fa è
sbagliato sia nei confronti della bambina sia nei confronti della famiglia,
eppure ritieni che dovrei mandare via Tristan per accontentarla?”
“So
benissimo che non è giusto, ma non c’è altro da fare” tagliò corto Klaus.
“Per
quanto si stia comportando male” aggiunse Freya, “Hayley è pur sempre parte
della famiglia. Quante volte siamo venuti incontro alle esigenze di Kol, di
Rebekah o di Klaus nonostante sapessimo che stavano sbagliando? Questo è ciò
che significa essere una famiglia.”
“E
Tristan non ne fa parte, è questo che vuoi dire, non è così?” replicò Elijah,
spazientito.
“Beh,
questa è la realtà, non puoi addomesticarla a tuo piacere” disse Klaus, prendendo
le parti della sorella maggiore. “Hayley è infuriata per la presenza di Tristan
in casa nostra e vuole che Hope stia lontana da lui, su questo non mi sento di
darle torto…”
“Tristan
non rappresenta un pericolo per Hope!” reagì Elijah con veemenza. “Ritieni
forse che lo vorrei accanto a me se pensassi anche solo per un istante che
potrebbe essere una minaccia per mia nipote? Per chi mi prendi, Niklaus?”
“Nessuno
di noi ha detto questo” riprese Freya, tentando di appianare la discussione.
“Il punto è un altro: Hayley terrà Hope lontana da questa casa fintanto che ci
sarà Tristan.”
“Pertanto,
dato che Hayley è parte della famiglia e Tristan no, è lui che se ne deve
andare” concluse Klaus laconico.
“Vi
prego, continuate a parlare di me come se io non fossi presente” commentò il
giovane Conte in tono ironico, intervenendo per la prima volta. “E’ esilarante,
quasi come partecipare al proprio funerale. Inoltre noto con piacere che,
ancora una volta, sono stato condannato senza processo e senza appello… dev’essere
una vostra caratteristica di famiglia.”
Tristan
si mostrava volutamente insolente e sarcastico per mascherare il dolore che
provava di fronte alla cruda realtà: nonostante le promesse, ancora una volta
Elijah non era in grado di imporsi e di scegliere lui a dispetto della sua
famiglia.
“Non
ho detto altro che la verità, piccolo mostro” ribadì tranquillamente Klaus.
“Klaus
Mikaelson, sei un vero diplomatico:
sono sorpreso che le Nazioni Unite non se ne siano ancora accorte” replicò
sarcastico il giovane Conte, senza scomporsi.
“Per
cortesia, Tristan, non dire un’altra parola, non peggiorare la tua situazione”
lo rimproverò Elijah, esasperato. Sapeva che era ingiusto prendersela con il
giovane Conte, ma in verità era infuriato con se stesso perché non sapeva
trovare il modo di opporsi a suo fratello e a sua sorella. Avrebbe dovuto
lottare per la sua creatura e invece lo stava nuovamente abbandonando, come
aveva sempre fatto…
“Definisci
peggiorare, Elijah, ti prego” lo
canzonò il ragazzo. “La tua famiglia ha già deciso di cacciarmi perché
rappresento un ostacolo per Miss Perfezione Marshall e, nonostante io sia la
tua prima creatura e abbia salvato le vostre miserabili vite dall’Ombra, non
sono ancora degno di far parte della ristretta cerchia dei Mikaelson. Cosa ci
potrebbe essere di peggio? A meno che, ovviamente, non abbiate intenzione di
rinchiudermi di nuovo in un container e liberarvi di me una volta per tutte.”
“Smettila,
Tristan, non dirlo nemmeno per scherzo!” reagì Elijah con violenza, irrigidendosi.
Il solo accenno a quella terribile condanna lo aveva trafitto al cuore…
“In
realtà non è un argomento sul quale io scherzi volentieri” mormorò allora
Tristan, rabbuiandosi improvvisamente.
“Nessuno
vuole condannarti” intervenne Freya, cercando ancora una volta di calmare gli
animi, “a meno che tu non faccia qualcosa per meritartelo, e non mi sembra
questo il caso. Stavamo semplicemente dicendo che questa è l’unica soluzione
possibile per il bene di Hope. Non siamo noi a non volerti in questa casa ma,
se dobbiamo scegliere, è naturale che la nostra preferenza ricada sui membri
della nostra famiglia.”
“E
perché i De Martel non potrebbero essere parte della nostra famiglia?”
s’intromise, a sorpresa, Rebekah. “Marcel lo è diventato, no?”
“Marcel
non c’entra affatto con questa storia” ribatté secco Klaus. “Ad ogni modo, noi
lo abbiamo adottato ancor prima che io lo trasformassi ed è stato cresciuto da
me e da Elijah: è a tutti gli effetti un membro della famiglia. E comunque, se
fossi costretto a scegliere tra lui e Hope, sceglierei comunque mia figlia.”
“Questo
è naturale, Nik, ma il punto è che non sei tu a dover
scegliere e, soprattutto, non stiamo parlando di scegliere tra Tristan e Hope,
bensì tra i capricci di Hayley e la permanenza di Tristan in questa casa”
obiettò Rebekah. “Voi vi ostinate a ripetere che è normale cedere al ricatto di Hayley perché considerate che lei
faccia parte della famiglia e Tristan no, ma io vi sto domandando: perché i De Martel non potrebbero essere
reputati membri della famiglia esattamente come Hayley o Marcel?”
“Beh,
forse perché Tristan ha tramato contro di noi e quella pazza di sua sorella ha
cercato più volte di ucciderci?” rispose, caustico, Klaus.
“Perché
non puoi considerare il fatto che le persone possano cambiare?” replicò la ragazza, con calore. “Eppure tu ne sei la
prova vivente, il tuo amore per Cami ti ha salvato e
redento come nessuno di noi era riuscito a fare! Tristan ha rischiato la sua
stessa vita per salvare Elijah e Aurora… Aurora è stata curata dagli Antenati e
ha perduto la memoria, non ricorda più niente del suo passato. Ho parlato con
lei e l’ho vista così felice di potermi incontrare, così emozionata quando le
raccontavo episodi felici di mille anni fa…”
Sorpreso
dall’appassionata quanto inattesa difesa di Rebekah, Tristan si voltò verso di
lei, fissandola a lungo con quegli occhi così chiari nei quali parevano
spuntare delle lacrime a stento trattenute.
“Rebekah
ha ragione” concordò Elijah. “Aurora non è più quella di un tempo ed è stato
tutto merito di Tristan. Approfittando della sua perdita di memoria, lui le ha
parlato soltanto di ciò che non le avrebbe risvegliato dolore o rabbia, non le
ha mai detto nulla del nostro abbandono, né di ciò che abbiamo fatto loro: ha
voluto che fosse in pace con se stessa e con gli altri. Inoltre le ha insegnato
a nutrirsi soltanto con sacche di sangue, reprimendo l’istinto predatorio e
riservandolo esclusivamente a momenti eccezionali. Immagino che voi non
sappiate che, a Londra, un uomo che stava per bruciare viva la sua compagna è
stato ritrovato completamente dissanguato e che le forze di polizia non hanno
saputo spiegare il singolare omicidio…”
Freya
si voltò a guardare Tristan, stupita, ma lui non se ne accorse nemmeno, assorto
com’era a contemplare prima Rebekah e poi Elijah che, adesso sì, finalmente,
stava combattendo per lui…
“Dici
sul serio, Elijah?” domandò la strega Mikaelson.
“Puoi
controllare sui notiziari online, se non mi credi. Il fatto è accaduto tre mesi
fa, proprio nel periodo in cui Tristan e Aurora si trovavano a Londra” rispose
Elijah, dimostrando così di aver seguito passo passo
gli spostamenti della sua creatura nel lungo periodo della sua assenza.
“Sì,
ne avevo sentito parlare, ma non me ne ero curato più di tanto. Come fai ad
asserire con tanta sicurezza che siano stati loro? Perché te lo ha raccontato
il tuo mostriciattolo?” ribatté Klaus,
sarcastico. “Perdonami se non mi fido ciecamente di ogni sua parola…”
“Lo
so perché me lo hanno riferito degli informatori, vampiri che avevo messo sulle
loro tracce. Non sono l’ingenuo che credi, Niklaus”
tagliò corto il vampiro Originale.
La
notizia inaspettata parve incrinare le certezze di Klaus e Freya. La strega
rifletté per un istante prima di riprendere la parola, adesso con un tono più
conciliante.
“Tuttavia
il problema rimane: Hayley non accetterà mai un compromesso e noi…” iniziò a
dire, ma si interruppe quando nel patio di villa Mikaelson fece il suo
ingresso, improvvisamente, un Vincent dall’espressione molto preoccupata.
“Per
fortuna siete tutti qui, o quasi. Devo parlarvi urgentemente, si tratta di Hope
e della sua sicurezza!” esordì lo sciamano.
Fu
come se avesse buttato una bomba. Klaus e Elijah si alzarono in piedi di scatto
e l’ibrido quasi lo aggredì.
“Mia
figlia è in pericolo? A che cosa ti riferisci, Vincent? Avanti, parla!”
esclamò, con occhi fiammeggianti.
“Non
lo è ancora, per fortuna, ma potrebbe esserlo” rispose lo stregone. “Ho avuto
una visione degli Antenati che mi hanno rivelato il vero scopo di Inadu: impossessarsi del corpo di Hope. Non voleva un corpo
qualsiasi, voleva proprio lei per il suo particolare potere e per il legame di
sangue che ha con lei.”
“Ciò
che quell’essere vuole o non vuole non è più di nostro interesse, visto che gli
Antenati l’hanno imprigionata. Non è forse così, Vincent? O c’è ancora qualcosa
che dobbiamo sapere?” insisté Klaus con veemenza.
“Sapete
già che il miglior modo per assicurarci che Inadu
perda i suoi poteri è trovare le sue ossa e distruggerle” riprese a spiegare lo
sciamano, “tuttavia gli Antenati mi hanno rivelato che quelle ossa non possono
essere distrutte e che il modo per renderle inutili è un altro.”
“Quale
sarebbe, dunque?” domandò Elijah.
“Quando
la tribù di stregoni nativi americani uccise Inadu e
bruciò il suo corpo, distrusse anche le sue ossa, ma quattro rimasero intatte.
Allora, per indebolire il potere della creatura e impedirle di reincarnarsi,
quattro famiglie della tribù decisero di custodirne una ciascuna. Le famiglie
dovettero separarsi e non incontrarsi mai più, perché solo così avrebbero
impedito a Inadu di riacquistare i suoi poteri.”
“Questo
cosa significa?” chiese brusco Klaus.
“Che
anche voi dovrete fare lo stesso” rispose Vincent. “Non appena avrete
recuperato le quattro ossa, dovrete scegliere tra voi quattro custodi: ognuno
prenderà un osso e lo conserverà al sicuro, ma non potrà mai più incontrare gli
altri tre, affinché Inadu resti inoffensiva per
sempre. Un eventuale riavvicinamento potrebbe permettere a quello spirito
maligno di riacquistare potere.”
Un
silenzio cupo e opprimente calò come una coltre di nebbia sui Mikaelson.
Vincent
aveva appena dichiarato che quattro di loro avrebbero dovuto sacrificarsi,
custodendo per sempre un osso della malefica strega e abbandonando New Orleans
e gli altri membri della famiglia.
Quattro
Mikaelson separati per l’eternità…
Fine prima parte