Seconda parte
“Perché
proprio noi? Perché non può essere qualcun altro a custodire le ossa?” protestò
Klaus, indignato per quella che vedeva come una plateale ingiustizia.
“Per
secoli avete fatto in modo che fossero gli altri a sacrificarsi per voi, per
mantenere unita la vostra famiglia. Qualsiasi brutalità e omicidio era
giustificato pur di salvare la famiglia Mikaelson e le vite degli altri non
contavano nulla. Ebbene, questa volta non potrete cavarvela così facilmente”
replicò Vincent, ancora una volta spazientito di fronte all’egoismo dei membri
della famiglia. “Le ossa di Inadu veicolano il suo spirito che, al momento, è
prigioniero degli Antenati, ma in futuro potrebbe venire liberato da un
traditore o da un nemico della vostra famiglia. Perciò soltanto dei vampiri
Originali come voi sono abbastanza potenti da contrastare lo spirito malvagio
della strega: chiunque altro ne verrebbe soggiogato e finirebbe per diventare un
suo tramite, com’è accaduto a Sofya Voronova. Questa volta non troverete chi
faccia il lavoro sporco al vostro posto.”
“Quattro
vampiri Originali” mormorò Elijah, come parlando tra sé, “quindi Klaus,
Rebekah, Kol e… io. Dovremo cercare le ossa di Inadu, impossessarcene e poi
separarci per sempre.”
“Esatto,
Elijah” disse Vincent.
“Dovrà
pur esistere un’altra soluzione” protestò Freya. “Ho ancora tanti libri e
documenti antichi da consultare, potrei trovare un modo per…”
“Forse,
ma nel frattempo saresti pronta a mettere a rischio la vita di tua nipote e di
tanti altri?” la interruppe lo stregone. “Il tuo egoismo giunge a tal punto?”
“Non
puoi chiederci questo” mormorò Klaus. In lui la rabbia sembrava aver lasciato
il posto a una sorta di ottundimento. “Dovrei condannarmi a un’eterna
solitudine, senza mai più rivedere i miei fratelli, le mie sorelle e… mia
figlia?”
“E’
necessario, se vuoi essere sicuro che Hope non corra pericoli” rispose Vincent,
inesorabile. “Dovrai lasciare New Orleans e non avere più alcun contatto con
gli altri tre custodi. Potrai rivedere tua figlia, ma solo raramente e per un
periodo di tempo molto breve.”
“Potrebbe
non essere necessario” intervenne Tristan, lasciando tutti di stucco. Le
rivelazioni di Vincent erano state talmente sconvolgenti da aver fatto quasi
dimenticare a tutti che lui era ancora in mezzo a loro. “Quando troverete le
quattro ossa, potrei prenderne uno io e ripartire per l’Europa con Aurora. A
quel punto uno di voi non sarebbe più costretto al sacrificio.”
“Perché
mai dovresti voler fare una cosa del genere? Da quando in qua ti preoccupi per
noi?” obiettò Klaus, squadrando il giovane Conte con sospetto. “E poi tu non
sei un Originale!”
“E’
vero, non lo è, ma è anch’egli un vampiro millenario quasi quanto voi e i suoi
poteri sarebbero sufficienti a contrastare Inadu. Del resto, l’ha già
combattuta una volta. Sì, Tristan potrebbe essere uno dei quattro custodi”
disse Vincent, rimanendo ancora una volta piacevolmente sorpreso per la
risolutezza del Conte De Martel.
“Non
mi fido della sua offerta” ribatté Klaus. “Se è disposto a fare una cosa del
genere, sicuramente ha un secondo fine.”
“Hai
ragione, ho un motivo particolare per offrirmi come custode” ammise Tristan,
con molta calma. “Non mi importa niente della vostra inutile famiglia e non ho
nessuna intenzione di sacrificarmi per voi. Sarò uno dei quattro custodi
soltanto se potrò liberare Elijah da
questa imposizione.”
“Elijah?
Ma questo non è affatto giusto!” protestò Freya, mentre Vincent assisteva alla
scena con un sorrisetto: ancora una volta il giovane Conte De Martel riusciva a
stupirlo. “Dovrebbe essere Klaus a rimanere esentato da quest’obbligo, per
poter vivere con sua figlia!”
Tristan
si alzò in piedi e, con un sorriso ironico, fece per andarsene, avviandosi verso
le scale che portavano alle camere; ma prima si voltò per la battuta finale.
“Come
ho detto, sarò uno dei quattro custodi solo se potrò sostituire Elijah” disse,
pacato. “Questa è la mia sola e unica offerta: prendere o lasciare.”
Elijah
era rimasto di sasso a quelle parole: Tristan si era offerto di custodire
l’osso di Inadu al suo posto, era pronto a lasciare nuovamente New Orleans per
permettergli di restare accanto alla sua famiglia… Freya aveva ragione, non era
giusto nei confronti di Niklaus, ma… ma Tristan era disposto a sacrificarsi per
lui senza chiedere niente in cambio.
“E
tu non dici niente, Elijah?” si stizzì Klaus. “A che gioco sta giocando la tua
creatura?”
“Nessun
gioco. Dice sul serio” mormorò il vampiro Originale, ancora molto scosso.
“Potrebbe
essere una soluzione vantaggiosa anche per tutti voi” intervenne allora
Vincent. “Se Elijah non fosse obbligato a divenire un custode e ad
allontanarsi, potrebbe continuare a vivere qui con Freya, Hayley e Hope.
Proteggerebbe la bambina e, avendo la possibilità di mantenere i contatti anche
con gli altri tre custodi, porterebbe regolarmente a Klaus notizie di sua
figlia; inoltre, restando qui, aiuterebbe Freya a trovare una soluzione per
eliminare definitivamente Inadu.”
Freya,
Klaus e Rebekah rimasero a riflettere sulle parole dello sciamano. Era vero,
Klaus avrebbe avuto maggior diritto di essere liberato da quel peso e di poter
vivere accanto a Hope, ma Elijah era più affidabile sia per la protezione della
bambina sia per l’aiuto che avrebbe potuto dare a Freya, collaborando con lo
stesso Vincent e con Marcel alla ricerca di una soluzione definitiva e meno
straziante per i Mikaelson.
“Ad
ogni modo non dovete decidere ora, visto che attualmente non abbiamo in mano
quelle ossa” riprese Vincent. “Avete ancora del tempo per prendere la decisione
più giusta per tutti. Nel frattempo sia io sia Freya continueremo a cercare un
modo per distruggere quella creatura e potrei avere altre informazioni dagli
Antenati.”
“E’
vero. Ci sono ancora molti volumi antichi che non ho consultato e forse uno di
essi potrà esserci utile. Mi metto subito al lavoro” disse Freya.
Vincent
era pronto a lasciare casa Mikaelson per riprendere anche lui la ricerca, ma
aveva ancora una cosa da dire agli Originali.
“Mi
auguro che tutti voi siate capaci di superare i vostri preconcetti e di
rendervi conto di che cosa Tristan De Martel è disposto a fare” disse in tono
grave. “Quando vi ho parlato delle ossa, la vostra prima reazione è stata di
rifiuto, non eravate disposti a tollerare un sacrificio e avete cercato delle
strade alternative. Lui, invece, si è reso disponibile a prendere questo
fardello su di sé benché non gli fosse stato chiesto. Questo dovrebbe farvi
riflettere.”
Con
queste parole, lo stregone si voltò e uscì dal palazzo.
Rebekah
fissò Klaus e Freya, senza dire niente, ma sul suo volto si poteva leggere una
domanda inespressa. Vincent aveva avvalorato ciò che lei pensava già da qualche
tempo: Tristan non era più quello di prima, era cambiato… per amore di Elijah.
“Suppongo
che, di fronte a un tale cambio di prospettiva, potrei prendere in
considerazione la possibilità di lasciare che il mostriciattolo resti a vivere qui, perlomeno fino a quando non
saremo costretti a caricarci del fardello delle ossa di quella maledetta
strega” dichiarò Klaus, dopo una lunga pausa.
“Io
sono d’accordo, ma come faremo con Hayley? Lei non accetterà mai questa
situazione e…” chiese Freya, ma Klaus la interruppe.
“Hayley
farà esattamente ciò che le dirò di fare” replicò in tono gelido. “La situazione
è più grave del previsto e non ho tempo per i suoi capricci: ciò che conta è la
sicurezza di Hope e io voglio che mia figlia sia al sicuro in questa casa. Non
le permetterò più di portarla in giro per la città senza controllo. Hope
resterà con la sua famiglia e dovrà essere Hayley a scegliere se restare qui
con lei o andarsene.”
Rebekah
represse un sorrisetto. Nel suo modo brusco e indiretto, Klaus aveva appena
accettato di considerare Tristan un membro della famiglia tanto quanto Hayley,
né più né meno.
“Ti
ringrazio, Niklaus” disse Elijah al fratello.
“Non
devi ringraziarmi, non lo faccio certo per quel piccolo Conte spocchioso e
insolente” tagliò corto l’ibrido. “Non sono felice di averlo in casa, ma adesso
abbiamo bisogno di lui e i meschini ricatti di Hayley sono quanto meno fuori
luogo. Non appena si degnerà di riportarmi Hope, le farò un bel discorsetto e
sarà meglio per lei che abbia voglia di ascoltarmi.”
Elijah
strinse con affetto e riconoscenza il braccio del fratello prima di avviarsi
verso le scale. Non voleva assistere alla scena tra Klaus e Hayley, non era
contento che le cose fossero finite così e avrebbe preferito che la ragazza non
si fosse dimostrata tanto ostile. Era così difficile? La minaccia che li
sovrastava non si era dissolta e, per lui, la sicurezza della famiglia era più
preziosa di tante piccole ritorsioni e vendette personali.
Il
vampiro Originale andò nella sua stanza pensando di trovarci Tristan, ma il
giovane non c’era.
Dove
poteva essere andato? Era possibile che, a causa dell’ostilità di Klaus e
Freya, avesse deciso di tornare a Davilla Estate? Ma, in quel caso, avrebbe
dovuto vederlo uscire, erano stati tutti nel patio fino a pochi minuti prima.
Si
concentrò intensamente per tentare di udire il battito del cuore del ragazzo.
Sì,
poteva sentirlo, per cui non poteva essere lontano. Seguendo il rumore regolare
del suo battito, giunse alle stanze che erano state preparate per ospitarlo. L’impresa
edile aveva terminato i lavori e le stanze attendevano soltanto di essere
arredate secondo il gusto del loro occupante. Al momento erano ancora semivuote
e Tristan… Tristan sedeva per terra, con la schiena appoggiata al muro, appena
visibile nella penombra in quello che sarebbe diventato il suo salottino
privato.
“Tristan,
cosa ci fai qui?” gli chiese Elijah, entrando nella stanza.
Il
giovane Conte trasalì, poi riprese il suo contegno abituale, si alzò e si
guardò intorno con aria di approvazione.
“Devo
farti i miei complimenti, Elijah” disse, ostentando una disinvoltura che era
ben lungi dal provare, “l’idea di unire queste due stanze per ricavarne un
appartamento è stata veramente brillante. E’ un peccato che nessuno lo occuperà…”
“Questo
appartamento è per te, Tristan, lo sai bene” sottolineò Elijah con enfasi,
facendo qualche passo verso il ragazzo. “Devi soltanto dirmi come vuoi
arredarlo e potrai averlo già a partire da domani. Klaus e Freya hanno compreso
il loro errore e sono disposti a farti restare qui anche a costo di litigare
con Hayley.”
Tristan
scosse il capo lentamente. Fece una pausa prima di parlare, nel tentativo poco
riuscito di mantenere ferma una voce che voleva spezzarsi.
“Quando
saranno ritrovate le ossa di Inadu, dovrò ripartire immediatamente per l’Europa.
Forse sarebbe più conveniente se, nel frattempo, abitassi a Davilla Estate”
replicò, in tono grave.
“No,
non permetterò che tu te ne vada un’altra volta!” reagì Elijah, avvicinandosi
improvvisamente al giovane e afferrandolo per le spalle, costringendolo a
voltarsi verso di lui.
“Sai
bene che è necessario che io lasci New Orleans dopo essere diventato uno dei
quattro custodi” replicò Tristan, lottando per mantenere il controllo sulle
emozioni che rischiavano di travolgerlo. “A meno che tu non abbia deciso di
rifiutare la mia offerta…”
“Perché
vuoi farlo? Perché vuoi prendere su di te questo fardello?”
“Cosa
vorresti che ti rispondessi, eh? Qualche frase a effetto, forse…” il Conte De
Martel si sforzò di assumere un atteggiamento ironico. “No, il motivo per cui
lo faccio è che voglio che tu sia libero, Elijah. Voglio darti la possibilità
di stare con la tua famiglia, se sarà questo ciò che sceglierai, oppure… di
venire in Europa con me, se sarà ciò che vorrai veramente. O magari entrambe le
cose, trascorrere del tempo con me e poi tornare dalla tua famiglia per cercare
con loro una soluzione. Quello che conta è che non dovrai subire alcuna
costrizione: se sceglierai me, sarà perché ne sarai davvero convinto.”
Gli
occhi azzurri di Tristan parevano scintillare anche nella penombra della stanza.
Perdendosi in quello sguardo limpido, Elijah comprese con la massima chiarezza
qualcosa che fino a quel momento aveva solo sfiorato vagamente nei suoi
pensieri.
Lui
si era imposto di non pensare a Tristan, lo aveva ritenuto la parte più
negativa e malvagia di se stesso e aveva cercato di estirparlo dalla sua mente
e dal suo cuore, perfino con i mezzi più atroci. Si era autoconvinto che
avrebbe potuto redimersi solo
allontanando la tentazione perversa di quel giovane e imponendosi una vita
ordinaria e tranquilla accanto a Hayley, a Hope e alla sua famiglia. Aveva
voluto credere che Hayley potesse essere la sua salvezza, così come Camille lo
era stata per Klaus.
Ma
Hayley non era Camille, non era la salvezza e la redenzione.
Hayley
era egoista, meschina e ipocrita. Non aveva esitato a ricattarlo pur di farlo
tornare da lei e aveva usato persino la sua stessa figlia per ottenere il suo
scopo, facendo leva sull’affetto che lui nutriva per la bambina.
Al
contrario, Tristan era disposto a prendere in consegna un osso della malvagia
strega Inadu e a lasciare New Orleans per liberarlo, per concedergli la
possibilità di restare accanto ai suoi familiari.
E
lui cosa aveva fatto? Quante volte aveva straziato Tristan per restare al
fianco di Hayley, convinto che fosse la cosa
giusta da fare?
Ma
non era la cosa giusta, non lo era mai stata.
“Tu
non te ne andrai da questa casa, non finché potremo evitarlo” mormorò allora,
stringendo tra le braccia il giovane Conte e spingendolo contro la parete. “E
quando quel giorno arriverà… allora vedremo, ma non è questo il momento di
pensarci. Ora tu sei qui con me, sei qui per
me, ed io non ti lascerò andare. Non questa volta.”
Lo
baciò con intensità e profondamente, imprigionandolo tra il muro della stanza e
il suo corpo. Divorò ed esplorò la sua bocca, mentre gli strappava i vestiti di
dosso con un’urgenza incontrollabile; si liberò anche dei propri abiti e a quel
punto lo prese tra le braccia e rotolò con lui sul nudo pavimento della stanza,
continuando a baciarlo sulle guance, sulle palpebre, agli angoli della bocca,
su ogni centimetro di quella pelle tenera ed elastica che aveva messo allo
scoperto quando lo aveva spogliato. Lo prese così, per terra, avvertendo fino
in fondo la meravigliosa sensazione dei loro corpi uniti che sembravano fatti
per stare insieme, creati l’uno per l’altro; si mosse con lentezza e profondità
dentro di lui perché la loro unione fosse intima, tenera, meravigliosa e
infinita. Tra un bacio e l’altro su quelle labbra di seta si incantò a guardare
come le palpebre chiuse del suo amante fremessero al ritmo delle onde di
piacere, si eccitò ascoltando i suoi ansiti e i gemiti trattenuti, continuando
a farlo suo per ore e ore, accarezzandolo con dolce e languida lentezza, fino a
giungere entrambi all’apice della passione, stravolti da brividi e spasimi.
“Sei
mio e lo sarai per sempre” sussurrò infine Elijah all’orecchio del ragazzo,
prima di rivestirsi con gli abiti spiegazzati che erano stati scaraventati a
terra nella fretta di averlo, di sentirlo fondersi totalmente con lui. Quando
anche Tristan, scarmigliato e ansante, si fu rivestito, lo condusse senza altre
parole nella sua stanza e tutto ricominciò da capo, per una notte intera, senza
limiti e senza condizioni.
Elijah
non voleva pensare a cosa sarebbe accaduto una volta ritrovate le ossa di
Inadu, non voleva soffermarsi sull’idea di allontanarsi di nuovo da Tristan.
Voleva baciarlo fino a rubargli il respiro e a cacciare via ogni tristezza,
stendersi su di lui e possederlo finché il mondo intero non fosse andato in
pezzi attorno a loro, senza requie e senza riposo.
Nessuna
parola tra loro quella notte, solo sussurri, ansiti e gemiti di piacere nella
totale e profonda unione dei loro corpi e delle loro anime.
FINE