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Autore: Chiara_BarianForce    28/11/2017    0 recensioni
"Nonostante io chiedessi pietà loro non me ne facevano grazia, uno di loro un giorno mi disse che la pietà non è un diritto, è un lusso."
Maya è una ragazza di 16 anni come tante e non vede l'ora di costruirsi un futuro ma purtroppo il fato ha altro da riservarle; d'altronde si sà, di rado il destino lascia a noi la scelta del momento della chiamata.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, McClain Lance, Nuovo personaggio, Thace
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo, Violenza
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-svegliati umana.- 
Maya alzò il viso dalle ginocchia e si ritrovò a fissare l'uomo che prima l'aveva scortata nella cella.
Era un uomo dalla corporatura muscolosa ma non troppo massiccia e portava un pizzetto strano formato da una pelliccia di un viola più scuro rispetto la pelle, pelliccia presente anche sul capo e che formava, intorno alle orecchie quasi feline, una pettinatura provvista di basette.
Sembrava un gatto, pensò la ragazza.
Gli occhi dell'uomo erano gialli come quelli di tutti in quel posto ma, notò, non erano così freddi e sprezzanti come quelli del trio precedentemente incontrato.
L'Alieno se ne stava semplicemente a fissarla, come studiandola, e probabilmente intuì il suo disagio e la sua confusione.
-Ti trovi nella navicella spaziale del grande Zarkon, imperatore del glorioso impero Galra, e tra poco combatterai per la tua vita.
-c-che?! M-ma io n- la ragazza venne interrotta quasi subito dalle parole dell'alieno.
-non importa cosa tu dica, non otterrai pietà qui. Combatti o muori.- e detto questo la prese rudemente per il braccio e la buttò fra le mani di altri due alieni, questi però erano vestiti ugualmente di un armatura grigia e avevano gli occhi coperti.
Maya concluse che si trattasse di scagnozzi ma capì che ribellarsi non sarebbe servito a molto quindi si lasciò condurre, o meglio spingere, fino a un enorme portone che si spalancò dopo che uno delle due guardie fece scannerizzare la propria mano.
La guardia che la tratteneva la scortò poi lungo un corridoio sudicio ai cui lati stavano armi su armi e infine una griglia di ferro rovinato e sgangherato.
La guardia finalmente le lasciò il polso e se ne andò uscendo dal corridoio e chiudendo il portone alle sue spalle.
Maya aveva paura. Una paura folle.
Strinse i pugni fino a farsi sbiancare le nocche e si avvicinò alla grata per osservare.
Infondo meglio analizzare,non poteva far altro che combattere, ormai.
Non era una persona violenta, tutto il contrario infatti, ma non avrebbe esitato pur di sopravvivere.
Dietrò la grata si poteva vedere un enorme arena consumata dai continui combattimenti e allestita con quattro enormi colonne somiglianti ad artigli.
Intorno ad essa si estendevano dei palchi pieni zeppi di persone, uno anello intero era riservato agli alieni viola, gli altri invece erano popolati da alieni diversi fra loro.
Maya spostò lo sguardo nell'arena dove un enorme colosso dall aria un pò stupida, combatteva contro un alieno verde mingherlino.
Il colosso aveva una pelle grigia coperta da squame piu scure e brandiva un ascia affilata e letale ma pesante.
La ragazza si rese conto che se l'alieno massiccio l'avesse anche solo sfiorata, l'avrebbe spezzata in due, visto che era alto e massiccio quanto un dinosauro, be forse non così tanto, ma diciamo che era molto più grosso di lei.
Maya vide con orrore il grosso alieno afferrare l'alieno più piccolo e gettarlo a terra con violenza.
Si sentì un forte crack e sotto il corpo del piccolo alieno comparve una pozza vermiglia.
Il pubblico esplose esultante acclamando il vincitore.
Non era molto diverso da quello che facevano i romani, pensò Maya disgustata e impaurita al contempo.
Si scoprì a tremare ma si fece coraggio; se voleva tornare a casa avrebbe dovuto sopravvivere.
La ragazza si avvicinò quindi alle armi esposte e le studiò attentamente.
Non era una persona veloce ma era più forte delle normali ragazze ed era agile. Quale arma avrebbe fatto al caso suo?
Non era sufficientemente audace per una spada, che l'avrebbe costretta a un faccia a faccia diretto.
Non aveva la forza necessaria per brandire un ascia, una mazza o un martello stile Thor.
Alla fine tre armi attirarono la sua attenzione. Una lancia, due pugnali e una frusta.
Maya infilò quindi i pugnali negli stivali che si era trovata addosso, allaccio la frusta alla cintura e prese la lancia.
La frusta, piu che piacerle, le serviva per mettere in atto il suo piano.
Quando il corpo del piccolo alieno fu portato via si aprì la grata che la separava dall'arena.
Appena il tempo di prendere un respiro e fu spinta dentro con decisione da una guardia che poi richiuse la grata.
Fu in quel momento che Maya sentì la paura invaderla, mentre osservava il sangue a terra e sulla lama dell'avversario.
Nella sua vita non avrebbe mai immaginato di arrivare a combattere per la sua vita; nel suo paese non si doveva combattere per sopravvivere, era un paese civilizzato.
A pensarci bene ormai l'umanità intera era civilizzata, se non nei paesi poveri, non era più necessario combattere.
Eppure ora non contava la sua provenienza e la sua preparazione. Doveva sopravvivere, lo doveva alla sua famiglia...non poteva morire senza aver rivisto i suoi genitori...chissà come erano preoccupati...No. non poteva arrendersi.
Dicendosi queste parole di incoraggiamento guardò l'alieno che aveva ormai preso la rincorsa contro di lei brandendo la spada.
Aspetto fino all'ultimo pregando che le sue gambe stessero ferme e, quando l'avversario alzò la spada per calarla su di lei, la ragazza si spostò di lato e con decisione colpì il fianco.
Le placche osse dell'alieno stridetterò e il mostro non subì nessun danno. Evidentemente erano placche durissime.
Maya fece appena in tempo ad abbassarsi per schivare la sciabolata di contrattacco per poi tirarsi indietro guardigna studiando l'avversario.
Ora che sapeva che le placche erano troppo dure da distruggere avrebbe mirato ai piccoli spazi tra esse.
Neanche il tempò di riflettere che l'alieno le fu addosso e lei fu costretta a deviare la sua arma con la propria.
In un confronto diretto non ce l'avrebbe fatta.
Scartò indietro continuando a schivare gli attacchi.
Le gocce di sudore le imperlavano la fronte gia dopo poco tempo, non poteva continuare all'infinito.
Prese la frusta e la srotolo aspettando che l'alieno si avvicinasse.
La folla urlava visibilmente compiaciuta dallo scontro e nell'aria si avvertiva l'adrenalina che scorreva negli sfidanti.
Quando l'alieno si avvicino a sufficenza lei lanciò la frusta verso un sasso e blocco la corda che rimase attaccata tramite un dispositivo che aveva prima studiato e lei scartò di lato.
L'alieno cadè inciampando nella corda.
Era la sua occasione, si disse, e ne approfittò brandendo la lancia contro l'alieno e affondandola nel fianco.
Il gladiatore però, gridando come una furia, la sbattè via con una manata micidiale mandandola a sbattere contro una colonna di roccia.
Maya spalancò gli occhi e la bocca non riuscendo neanche a respirare per un secondo.
Sentì chiaramente il sapore del sangue in bocca e il dolore al ventre e alla schiena.
Annaspò appoggiandosi alla colonna mentre anche l'alieno prese respiro alzandosi ferito.
La ragazza strinse i denti, non poteva perdere. Non avrebbe perso.
Brandì i due pugnali, la lancia era finita chissà dove, e digrignò i denti, quasi in un ringhio.
Negli occhi di Maya si poteva leggere la determinazione, e anche l'alieno rifletteva la stessa emozione negli occhi.
Nessuno dei due era disposto a cedere.

  
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